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lunedì 1 dicembre 2014

"Il Signore degli Anelli", film d'animazione del 1978 (VS "i giapponesi e il computer") - La Stampa, Corriere della Sera, l'Unità 1979/80




Nelle sale cinematografiche del dicembre del 1979, a circa un anno dalla sua uscita negli Usa (come succedeva regolarmente una volta), fece la sua comparsa "Il Signore degli Anelli" del regista Ralph Bakshi, di cui ho già trattato nel post sul libro "Cinealbum n 1". Pare che il riscontro di pubblico italiano non fu eccezionale, comunque positivo anche in Italia, e i giudizi della stampa spacializzata(?) furono abbastanza altalenanti. Una minoranza dei giornalisti apprezzarono il film, mentre la gran parte lo stroncarono con differenti motivazioni: la pesantezza dela trama, i nomi astrusi, la tecnica di animazione mista, la politica, etc.
In più casi i giornalisti ricordano come alcuni personaggi di Tolkien (gli Hobbit) furono utilizzati dalla destra di Almirante come testimonial per le loro attività politiche, cioè l'opposto di quello che politicamente Frodo e Bilbo avrebbero mai potuto pensare...
In questo post presento una serie di articoli in ordine cronologico di tre quotidiani nazionali che riportano giudizi differenti sul film, sia positivi che negativi, ma anche questa volta non poteva mancare chi metteva in mezzo en passant i soliti "cartoni animati giapponesi fatti al computer". L'autrice della battuta, che è poi la solita sentenza senza appello sparata a caso, è Teresa Buongiorno, della quale ho già mostrato un paio di articoli dal tono neutro sugli anime: "Radiocorriere TV anteprima Goldrake" e "Heidi piccola orfana in versione giapponese".
L'articolo di Teresa Buongiorno, pubblicato il primo dicembre 1979, informa il lettore della pubblicazione del Cinealbum del film", nel far ciò entra nel dettaglio di come furono fatte le animazioni del lungometraggio, paragonandole subito all'animazione giapponese fatta al computer, mentre il film di Bakshi era disegnato a mano, come i cartoni animati giapponesi, del resto...
Teresa Buongiorno giudica positivamente il film di Bakshi, sia per la mole di lavoro che stava dietro alle tre ore della pellicola, che per l'innovativa tecnica d'animazione mista.





"Mentre i giapponesi semplificano l'animazione usando il computer...", mezza riga è gli anime erano sistemati.





Il 7 dicembre su "Il Corriere della Sera" compaiono ben tre articolini, in realtà uno di questi era uno spot promozionale a favore del film.
Il primo è a firma Giovanni Grazzini, che apprezza lo sforzo sul versante dell'animazione, ma ne stronca la trama considerata noiosa, benché a me pare si intuisca che non avesse mai letto un libro di Tolkien.





Il microfilm dell'emeroteca che ho consultato aveva la parte finale della colonna rovinata, lo inserisco lo stesso nel caso qualcuno abbia capacità crittografiche.




A me pare assai strano che lo studioso di lingua angolsassone e filologo di fama internazionale dell'università di Oxford si sia ispirato a Walt Disney...




Il secondo articolo è di Tullio Kezich, del cui titolo mi resta oscuro il significato... il giudizio è di nuovo negativo, questa volta su tutto il fronte, anche dell'animazione, e mi pare che, di nuovo, neppure questo giornalista avesse mai letto nulla di Tolkien.







L'ultimo articolo (sempre del 7 dicembre) è in realtà una pubblicità (lo si legge in alto a destra del titolo), è ovviamente positivo, ma fa il paio con i giudizi negativi causa disinformazione degli altri due giornalisti. In qualità di messaggio promozionale informa il lettore potenziale spettatore su alcuni dati tecnici interessanti, e direi che gli altri giornalisti lo abbiano usato come fonte informativa.








L'8 dicembre su l'Unità anche il giornalista che si firma solo con "ag. sa." stronca il film di Bakshi.
Alla fine è fin comprensibile che gli anime furono così tanto osteggiati da gran parte dei giornalisti italiani, per loro l'animazione era solo Walt Disney, tutto quello che si discostava da quel tipo di tecnica, come il film di Bakshi, era follia...




Il 16 dicembre su "La Stampa" il critico Stefano Reggiani, dopo aver dato conto dell'appropriazione indebita operata dalla destra italiana verso gli Hobbit(...), esprime un giudizio non del tutto positivo sul film, paragonandolo, come i giornalisti precedenti, ai cartoni Disney, con i quali nulla aveva da spartire.








Il giorno dopo (17 dicembre), sempre su "La Stampa", compare un articolo un po' più positivo di "a. vald.", anch'esso pare non aver mai letto Tolkien, dato che appioppa a Frodo del nano, mentre sarebbe stato il minimo sapere che è un Hobbit...
Anche qui si tira fuori la questione politica destra/sinistra.







Dopo 4 mesi (9 aprile 1980) su "La Stampa Sera" si possono leggere due articoli del medesimo giornalista (mi pare), il primo fan un bilancio del successo del film nelle sale, un bilancio in chiaroscuro.
Gianni Pennacchi esprime un giudizio equilibrato, e pare conoscere un minimo i libri di Tolkien.







Nel secondo articolo, a firma "g. pen." (sempre Gianni Pennacchi?) si concentra più sulla parte editoriale che sul film, spiegando perchè in Italia le storie di Tolkien vennero considerate di destra, e di come Bakshi sia riuscito a far capire che "Il Signore degli Anelli" è solo una bella storia, senza connotazioni politiche italiche.









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