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sabato 27 dicembre 2014

"...ma mica è vero che guardare Mazinga fa così male ai bambini" - di Gianni Palma - l'Unità 23 luglio 1983



Il quotidiano comunista l'Unità ha quasi sempre avuto un giudizio critico sui "cartoni animati giapponesi", o meglio, i giornalisti de l'Unità non sopportavano Goldrake, Mazinga e Candy Candy.
Eccone un esempio:
Una lacrima transistor;
Michele Serra vs i cartoni animati giapponesi;
Nick Carter vs l'odiato Mazinga;
Dario Fo vs Goldrake

C'erano comunque delle eccezioni, come Omar Calabrese, e Gianni Palma. Quest'ultimo, pur non apprezzando nè i programmi tv in generale nè gli anime, e neppure l'elettrodomestico televisivo, cercava di capire il perché delle sue preoccupazioni, comprendendo che, alla fine, non erano Mazinga e Candy Candy ad avere colpe, ma la televisione in se, specialmente se si lasciava il bambino da solo a guardarla.
Il giornalista racconta le sue (legittime) paure di padre, avendo l'accortezza, però, prima di sparare l'ennesimo anatema contro i "cartoni animati giapponesi", di rivolgersi anche ad altri per avere opinioni maggiormente ferrate in materia.
Ovviamente tutto dipendeva da come la pensava l'esperto/a di turno, se avevano un minimo di apertura mentale, ed un minimo di fiducia nei bambini, scattava la rassicurazione, altrimenti ripartiva la condanna senza appello. In questo caso, per fortuna, il giornalista incontra due esperti più aperti, che evitano di addossare agli anime colpe che non avevano.


venerdì 26 dicembre 2014

Giapponesi poverini! Il sistema nipponico ovvero la ricetta della infelicità



TITOLO: Giapponesi poverini! Il sistema nipponico ovvero la ricetta della infelicità
AUTORE: Lio Giallini
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 422
COSTO: 22,90 €
ANNO: 2012
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788866187509


Da che parte stia il libro di Lio Giallini è chiaro sia dal titolo che dal sottotitolo, critica la società giapponese e i suoi cittadini che sottostanno alle sue regole, che l'autore considera la causa dell'infelicità della popolazione.
Ho scoperto questo libro dopo due anni dalla sua pubblicazione, e nel tentativo di informarmi se valeva la pena acquistarlo, anche in considerazione del prezzo non basso (da considerare, però, che è rilegato con una copertina rigida), ho letto una moltitudine di giudizi negativi. Mi son deciso d'acquistarlo, nonostante le stroncature dei lettori, perché conosco per esperienza diretta (sui forum) che c'è una larga fetta di appassionati del Giappone totalmente incapaci di accettare qualsivoglia critica sulla loro nazione preferita. Non che tutte le critiche al libro siano campate in aria, alcune le farò anch'io nella recensione, ma semplicemente ho pensato che una persona che vive e lavora in Giappone dal 1995 avrà pur accumulato un minimo di esperienza in loco. Esiste sempre la possibilità che abbia inventato tutte queste storie solo con lo scopo di rendere più interessante e vendibile il libro, ma avrebbe ottenuto un risultato migliore scrivendo che il Giappone è il paese più felice del mondo, senza prendersi gli insulti dei nippofanatici.
Comunque l'autore non lesina i complimenti per altri aspetti positivi della società giapponese, e non dimentica mai di ricordare le cattive abitudini italiche o di altri paesi, però non c'è dubbio che i giudizi negativi sulla società giapponese sono prevalenti. Critiche che, in ogni caso, collimano con tanti altri libri più scientifici di questo, che non ha pretesa di esserlo, visto che l'autore ci tiene a specificare che lui ha riportato solo casi da lui vissuti o che gli sono stati raccontati nell'arco della sua vita giapponese. Infatti il fine di Lio Giallini non è spiegare il perché certe dinamiche sociali accadano in Giappone, né da dove nascano storicamente, si limita a raccontarle, non facendo mancare mai un suo commento al fatto. I fatti narrati sono reali, mentre le identità delle persone, il periodo e i luoghi sono stati modificati per preservare la privacy delle persone.

mercoledì 24 dicembre 2014

Tyco Super Turbo Formula 1 - Le auto più veloci del mondo



Visto che è Natale (ed è cominciato veramente bene...) mi pare giusto inserire una rece di un must degli anni 70 e 80: la pista delle macchinine.
Personalmente non conoscevo la Tyco, che ipotizzo in Italia venisse ditribuita dalla Arcofalc, ho sempre giocato solo con piste Polistil, questo articolo mi è stato regalato, proprio per questo Natale, da un amico che l'aveva in box: ed è veramente bellissima.
Si vede che è un articolo molto più professionale delle controparte Polistil, la scala delle macchinine è più piccola, ma la velocità sulla pista rispetto alla casa italiana mi pare, a memoria, più alta, ed anche la tenuta sulla pista è maggiore.
La lunghezza totale è smisurata, questo modello prevedeva uno sviluppo di 12 metri, un vero spettacolo per gli occhi, senza contare il divertimento a montarla.
Sulla Tyco Toys non ho trovato notizie in italiano, solo in lingua inglese: Wikipedia.
Pur con il mio limitato inglese non ho trovato notizie della collaborazione Tyco/Arcofalc, ho solo scovato un sito di un appassionato che presenta questo stesso articolo, http://www.trackhobbies.com (lo si trova verso la fine), ma senza nessuna informazione aggiuntiva, mentre è più dettagliata la parte riguardante le macchinine: http://www.trackhobbies.com/Tyco .
Nei cataloghi di giocattoli in mio possesso non ho nessuna pista elettrica della Arcofalc o della Tyco, quindi ipotizzo che la pista fosse stata messa in commercio non prima del 1983, visto che sulla confezione è riportata una legge sui giocattoli del 1983.
La scatola misura 78 cm per 56 cm, e quando la si apre il contenuto si dimostra molto sostanzioso, contenuto che risulta completo.




Ma la pista fungica?


      

martedì 23 dicembre 2014

Go Nagai Robot Collection 48 Minerva X




Con Minerva X si completano i robot femminili (una scan di gruppo è più sotto), che io mi son permesso di soprannominare, viste le pose osè dei disegni presenti nel fascocolino-ino-ino, le "robattone"...
Dato che Minerva X mi è totalmente sconosciuta, mi sono andato a cercare la puntata numero 38 della serie tv di Mazinga Z, tanto per capire chi avevo fra le mani. Vedere per la prima volta da adulto una puntata del genere non è, ovviamente, come vederla da bambino, infatti mi ha lasciato assai perplesso. A parte tutte le incongruenze logiche della puntata, vedere un robottone pilotato da un umano (ammesso che Koji Kabuto abbia qualcosa di umano) flirtare con un robot meccanico ha dell'assurdo ben oltre la soglia della sospensione della incredulità.
La posa del modellino mi è parsa da cecità momentanea, pare quasi brancoli nel buio.
Nel ventre ha la gemma di comando in modalità "amica di Mazinga Z", cioè di colore blu (mentre se è gialla è comandata dal Dottor Inferno), questo l'ho appreso vedendo la 38esima puntata.




domenica 21 dicembre 2014

"Dramma al Luna Park" - L'Incredibile Hulk N° 1 aprile 1980


Hulk non è mai stato tra i miei supereroi Marvel preferiti, quando, dopo aver partecipato alla sua costituzione, uscì dai Vendicatori già al secondo numero, non versai neppure una lacrima.
In questo primo numero della nuova testata "L'incredibile Hulk" non c'è nessuno scontro epico, nessuno nemico con iper poteri, Hulk si scontra con la cattiveria umana, una storia molto simile alle puntate del telefilm di Hulk con Lou Ferrigno.
La morale della storia è abbastanza edificante, penso di conforto a tutti quei bambini che lessero il fumetto e subivano delle violenze: non si picchiano i bambini!
Oddio, magari un paio di scapaccioni ogni tanto, ma certo non le cinghiate e i cazzotti...
Infatti il povero bambino co-protagonista della storia ne subisce un po' di tutti i colori un po' da chiunque... e la colpa iniziale è proprio di Hulk.
La trama in breve è la seguente: Todd si reca al Luna Park/circo che è ancora in allestimento, peccato che nel contempo ci passi anche Hulk, che involontariamente appica un incendio, di cui poi ovviamente si disinterssa. La colpa viene addossata al piccolo Todd, che inizia a prendere legnate a caso...
Bruce Banner, non più Hulk, incontra il bambino e capisce di avergli creato un pelino di problemi. Poco dopo lo scienziato viene assunto come forza lavoro al Luna Park, e per farsi perdonare invita Todd all'apertura. Solo che il proprietario riconosce il giovane innocente piromane, lo mena di nuovo, e questo scatena Bruce Banner: "Hulk spacca!".
A questo punto, come ogni buon americano che si rispetti, il proprietario del Luna Park/circo fiuta l'affare di usare Hulk come fenomeno da baraccone. Chiede quindi a Todd di essergli complice, per intrappolare il bestione verde, ma il bambino si rifiuta, prendendo altre botte, che riscatenano Hulk. Finale con lieto fine, in cui Hulk fa capire cortesemente al padre di Todd che non si azzardi più a prenderlo a cinghiate, non so perché, ma risulta assai convincente.
In seconda pagina è presenta una interesante nota informativa sulle tematiche del fumetto di Hulk, informazioni preziose nel 1980, quando la Marvel non era così famosa in Italia, ed eravamo ben i pochi noi suoi fan ;)
Piccola nota finale, in ultima pagina c'è un mini poster dell'Hulk televisivo, la didascalia recita:
"Billy Bixby l'Hulk televisivo e cinematografico".
Quando, in realtà, era Lou Ferrigno ad impersonare Hulk, Billy Bixby faceva solo Bruce Banner.






giovedì 18 dicembre 2014

Ninja, 1460-1650


TITOLO: Ninja, 1460-1650
AUTORE: Stephen Turnbull
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 116
COSTO: 16€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA':Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788861021488

Nell'introduzione l'autore mette subito in chiaro che per scrivere questo libro sui ninja ha attinto solo a fonti certe, scritti del periodo e stampe originali. Il libro non contiene miti sui ninja, sui loro poteri magici o super poteri che li facevano volare, vengono esaminati come gruppo militare dedito alle attività segrete e in copertura, con spiegazione della loro storia, delle tattiche e strategie di infiltrazione e spionaggio (compreso l'assassinio su commissione). Non manca un corposo elenco delle armi e degli strumenti usati dai ninja, sia tramite stampe dell'epoca, che con disegni eseguiti per questo libro (più esplicativi rispetto ai disegni originali).
Gran parte del libro si basa sulle gesta dei ninja (o “shinobi-no-mono”) delle province di Iga e Koga, che sono tra le poche documentate. Infatti le operazioni dei ninja, ovviamente anche a causa del fatto che erano segrete, raramente trovano riscontri scritti, questo perché l'operato dei ninja era disprezzato dai samurai, in quanto contrario all'etica del bushido. Quindi i daimyo che assoldavano i ninja, o che li avevano al loro servizio, come Tokugawa Ieyasu, spesso preferivano non lasciar traccia del loro utilizzo.
Basta pensare che i ninja, essendo un mercenario, partecipava alle battaglia sotto pagamento, mentre i samurai disprezzavano il denaro.
I testi originali più importanti utilizzati per la stesura del libro sono: Bansenshukai; Okufuji monogatari; Buke meimokushi; Mikawa go fudoki.
Sono riportate le battaglie in cui è certa la partecipazione dei ninja, con descrizione del loro operato: Sawayama (1558); Maibara (1561); Udono (1562); Sekigahara (1600); Osaka (1615); Shimabara (1638).

L'indice del libro.



domenica 14 dicembre 2014

Fenomenologia dell'eroe di cartone. Jeeg, Mazinga ed altre meraviglie del sol levante



TITOLO: Fenomenologia dell'eroe di cartone. Jeeg, Mazinga ed altre meraviglie del sol levante
AUTORE: Nicola Angelo Spinella
CASA EDITRICE: Youcantprint
PAGINE: 175
COSTO: 12 €
ANNO: 2013
FORMATO: 1 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788891108500

Il libro di Nicola Angelo Spinella non è propriamente di taglio saggistico, è una via di mezzo tra il nostalgico (sempre in senso buono) e la parziale analisi di alcune tematiche, con una spruzzata di curiosità varie. Forse una decina di anni fa avrebbe avuto maggiore valore informativo, oggi, tra internet e le decine di titoli pubblicati sugli anime (Saggistica anime), tende ad essere in alcune parti un po' ripetitivo. In altri punti, invece, l'autore prova a trovare nuove chiavi di lettura degli anime robotici, anche se in alcuni casi, a mio avviso, si spinge un po' oltre ai contenuti che un po' tutti riconosciamo loro.
Nel totale il mio giudizio è positivo, anche grazie al costo abbastanza contenuto.
L'autore non prende in esame tutti gli anime robotici della prima invasione, ma si focalizza su tre serie (con qualche citazione di altre): Jeeg (fino a pagina 82); i Mazinga (fino a pagina 135); Goldrake (quest'ultimo è spesso richiamato anche in relazione agli altri due).
Una delle chiavi di lettura scelte dall'autore è quella religiosa, non solo buddista o shintoista, ma anche cristiana (e di altre religioni), che secondo me, non fu quella che gli autori giapponesi (popolo notoriamente non molto religioso) avevano in mente. Il fatto che a posteriori si possa ipotizzare che alcune situazioni richiamino aspetti della religione cristiana, non vuol dire che in origine queste fossero state d'ispirazione per l'anime. In particolare viene illustrata una teoria sul significato religioso della trinità cristiana in collegamento con vari personaggi ed oggetti di Jeeg. Comunque, pur non concordando su queste ipotesi, è la dimostrazione che l'autore ha tentato di andare oltre le analisi già lette in altri saggi o sul web.
Più pagine sono dedicate al tentativo di svelare la natura di Hiroshi Shiba, più robot o più umano? Inutile dire che anch'io concordo con l'autore che Hiroshi era di certo più umano, altrimenti non avrebbe indossato dei vestiti alla Elvis.
Come ho accennato sopra ci sono punti del libro in cui si avanzano ipotesi un po' esagerate, tipo quella, riguardo le armi di Jeeg, in cui si ipotizza che i “Super Neutroni” e la conseguente stretta distruttrice, siano un atto di sodomia di Jeeg verso i mostri di Himika...

sabato 13 dicembre 2014

Go Nagai Robot Collection - Uscita speciale 2 Great Mazinger



La domanda sorge spontanea: ma a 17 euro era proprio necessaria questa seconda versione del Grande Mazinga?
Risposta spontanea: No...
A parte la posa alla Tony Manero e la postura da incontro di fioretto (toccato!), ma alla Fabbri  hanno intenzione di pubblicare un Grande Mazinga per ogni sua arma? Mentre lancia il Grande Boomerang? Mentre spara il Missile Centrale? Mentre salva da sicura distruzione Mazinga Z?
asp... quest'ultima mi garberebbe assai :]
Trovo che questa seconda uscita speciale se la potevano tranquillamente evitare, magari puntando su qualche mostro guerriero, o magari sulla Base Vulcanica della Marchesa Yanus.
Più sotto ho messo a confronto la prima versione de Il Grande Mazinga, uscita con numero 3, con questa speciale, e hanno cambiato alcuni colori del modellino!
Anche se io non sono un collezionista di modelini et similia, mi pare un errore abbastanza grave.
Immagino che alcuni stampi della prima uscita siano stati riutilizzati per questa seconda, quindi li ho pagati due volte :]





Go Nagai Robot Collection 47 King Gori



King Gori impressionò molto il me stesso di 35 anni fa perché, oltre ad aver strappato di netto un braccio a Goldrake, cosa mai accaduta fino a quel momento, fu la prima volta (che io ricordi chiaramente)  in cui  provai l'ansia di non potere vedere subito come terminasse una puntata, visto che era divisa in due parti. E forse fu anche la primissima volta in cui tutti i bambini italici videro gli ideogrammi giapponesi per indicare "continua...", cioè "つづく" (tsuzuku).
Per fortuna che Gandal e Zuril diedero a Goldrake una bella mano... altrimenti il nostro eroe avrebbe fatto l'ignominiosa fine di Mazinga Z...
Passando dai miei ricordi al modellino di questa 47esima uscita, devo dire che non è fatto male, non mancano le sue belle classiche sbavature di colore, e bisogna passare sopra ai mutandoni marroni a pannolone che indossa, però quello che ha attirato subito la mia attenzione, quando ho aperto la scatola, è stata una piccola robina bianca e rossa nella zampa destra di King Gori, cosa era? 




Non ci posso credere! Venusia!
Oppure un omino biscottino mezzo masticato...




giovedì 11 dicembre 2014

"Mazinga, il suo regno è finito: le televisioni private lo espellono" - di Florido Borzicchi - Il Resto del Carlino 20 aprile 1980




Nell'articolo di Florido Borzicchi, oltre al fatto che verrà semplicemente smentito dai palinsesti dei mesi ed anni successivi, si nota il fastidio del genitore adulto che non si può più vedere in pace il TG o "90esimo Minuto", perché i suoi figli pretendono di vedere Jeeg, Goldrake e Mazinga. Alla fine mi sa proprio che tutte le polemiche sulla violenza e diseducatività dei "cartoni animati giapponesi" nacquero esclusivamente perché le tv private mandavano in onda gli anime al medesimo orario dei programmi per adulti, fatto che provocava ovvi dissidi famigliari, quando ancora in casa c'era spesso una sola televisione. Se Goldrake fosse stato trasmesso alle 3 del pomeriggio, con i genitori al lavoro, può essere che nessuno se ne sarebbe neppure accorto.
Il giornalista pare quasi che scriva: "bambini, guardate un po' quello che volete, ma non quando vogliamo vedere qualcosa noi adulti".
Da notare che questo articolo venne pubblicato in prima pagina, a dimostrazione di quanto "Il Resto del Carlino" si interessò al primo fenome anime:
I genitori di Imola colpiscono ancoraIl ritorno dei genitori di Imola vs Goldrake e MazingaBonvi vs i cartoni animati giapponesi.
Per smentire il fatto che, nell'aprile del 1980, le tv private stessero per dismettere dai loro palinsesti gli anime robotici e fantascientifici, basta solo riportare le serie trasmesse dopo la pubblicazione dell'articolo. Alcune delle serie che riporto sotto (con eventuali miei errori e dimenticanze) vennero trasmesse poco dopo, Daitarn 3 addirittura il mese dopo:
Astrorobot, Baldios, Blue Noah, Daikengo, Daitarn 3, Daltanious, Gackeen, Gaiking, Getta Robot G, Spaze Robot, Ginguiser, Gloizer X, Godsigma, Gordian, Gotrititron, Kyashan, Microsuperman, Strablazers, Starzinger, Trider G7, Ufo Diapolon, Vults V, Zambot 3.
Comunque, questa erronea informazione, non fu obbiettivamente responsabilità del giornalista, che si limitava a riportare le mendaci dichiarazioni degli addetti ai palinsesti delle tv private. Sono certo che Florido Borzicchi avrà successivamente scritto un articolo che denunciava l'ipocrisia di quei dirigenti televisivi, io non l'ho trovato, ma di certo esisterà :]
Esilarante che il responsabile dei programmi di Telenova si vantasse di mandare in onda l'educativa Ape Magà, che era di una violenza e tristezza ben più devastanti di qualsiasi anime robotico, a dimostrazione che proprio non li guardavano i cartoni che ci propinavano...
La parola "Atlas" per i giornalisti era diventata ormai il sinonimo di un qualcosa di negativo:
"Noi scoprimmo Danguard, uno degli Atlas meno violenti, ma sempre Atlas.".
Ma se Danguard era così "Atlas", e voi eravate, invece, dei dirigenti non "Atlas", perché lo trasmettavate lo stesso? Domanda banale che Florido Borzicchi non si azzarda a fare.



Nino Negri, proprietario della "HDH Film tv", vuol fare l'espertone spiegandoci che il mercato estero sta cambiando, che ora i giapponesi fanno i cartoni strappalacrime, pecato che li facevano anche prima e durante le serie robotiche.
Non manca il piccolo accenno al computer, seppur non esplicitamente riferito agli anime fatti al computer: "Svillaneggiato dai computerizzati sganciamenti di Jeeg...".
Ma sì! Fateci vedere in pace il TG e Paolo Valenti!
Il mio amico(...) Silvio trasmise anche Astroganga? Io lo vedevo su Tele Monte Carlo, mai visto su Telemilano

martedì 9 dicembre 2014

Kiku-san, la moglie giapponese



TITOLO: Kiku-san, la moglie giapponese
AUTORE: Pierre Loti
CASA EDITRICE: O barra O Edizioni
PAGINE: 176
COSTO: 14€
ANNO: 2014
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897332640


Pierre Loti era un ufficiale della marina francese che arrivò con la nave da guerra Trionphante nel porto di Nagasaki nel luglio 1885. In quel tempo ad uno straniero (ricco) era permesso prendere una moglie giapponese per il periodo della sua permanenza sul suolo nipponico, il tutto era regolato da una serie di leggi ed adempimenti, tanto che l'atto di matrimonio, cioè il contratto tra le due parti, andava firmato alla presenza della polizia, e depositato presso il posto di polizia più vicino alla dimora dei novelli sposi. Ovviamente alla controparte femminile era elargita una somma di denaro, spesso non indifferente.
Pierre Loti decide che non passerà il periodo della sua permanenza in Giappone (che poi saranno 36 miseri giorni) da single, tramite un intermediario finisce con lo sposarsi il 7 luglio 1885 con Kiku-san, una ragazzi di circa 18/19 anni.
Il suo libro riporta le impressioni, quasi sempre negative, in quei 36 giorni: su sua moglie, sui giapponesi, sulle loro tradizioni ed abitudini e sul paesaggio, in pratica un diario personale.
Leggendolo oggi acquista un minimo di valore storico, solo perché ci riporta le consuetudini di quel Giappone, anche se in alcuni punti ho avuto dubbi sull'attendibilità dello scritto. Per esempio più volte Pierre Loti scrive che le ragazze giapponesi avevano la tendenza ad abbracciare e baciare il prossimo, quando, invece, più volte ho letto che il contatto fisico (non parliamo poi dei baci), anche alla fine del 1800, era evitato.
Oggi soffiarsi il naso in pubblico è considerato per i giapponesi maleducato come tirare sù col naso per noi occidentali, a quanto pare nel 1885 non era un problema, visto che l'autore racconta più volte che le musmè (ragazze), compresa la moglie, si soffiavano il naso con dei fazzolettini di carta che poi appallottolavano e buttavano dalla finestra, senza mai curarsi di chi passasse sotto.
Se il libro è un minimo interessante (non più di un minimo), totalmente negativo è il giudizio sulla persona dell'autore, che, nonostante fosse un uomo di cultura, compra un altro essere umano per 20 piastre e poi passa tutto il libro a sparare sentenze sui giapponesi. Ad un certo punto Pierre Loti si sorprende perché Kiku-san appare triste (chissà come mai...), ma poi aggiunge che “per lui è lo stesso, l'ha presa per distrarsi”.
Ovviamente 130 anni non sono passati invano, e le cose che si potevano fare nel Giappone del 1885 non sono più ammissibili, resta la parzialità del contenuto del libro. Visto che esprime sempre e solo il punto di vista dell'autore, di quella che dovrebbe essere la protagonista, e vittima, del libro, Kiku-san, non conosciamo mia il punto di vista. 
A sinistra Yves, l'amico fraterno di Loti, al centro Kiku-sa, a destra Pierre Loti.


lunedì 8 dicembre 2014

Catalogo Polistil 1980


La Polistil è una delle tante gloriose aziende italiane di giocattoli che è scomprasa dal mercato, tanti posti di lavoro persi e tante professionalità smarrite. Ci restano i suoi giocattoli e tanti bei ricordi. Ogni bambino degli anni 70 e 80 aveva per forza qualcosa della Polistil in casa, che fosse la classica pista elettrica o le macchinine, oppure i giochi elettronici o qualche robottone farlocco.
Il catalogo che qui presento è veramente sterminato, ben 168 pagine (con un formato 30 cm x 21 cm), che si focalizzano in particolare sulle macchinine e sulle piste elettriche, con una piccola propaggine nei giochi eelttronici e nei robot simil Mazinga/Goldrake. Una delle infinite prove di quanto Goldrake e soci cambiarono l'immaginario dei bambini di quella generazione è data dai giocattoli Polistil che imitavano i robottoni gonagaiani. Anche i giocattoli vennero influenzati da quella invasione nipponica, e le aziende che non riuscivano a seguire i desideri dei bambini subivano grosse perdite: Giocattoli italiani in crisi e cartoni animati giapponesi - 5 articoli tra il 1978 e il 1980.
Per rendere l'idea del contenuto del catalogo metto qui sotto l'indice, ho comunque eseguito 80 scan delle 168 pagine totali, ma restano fuori molti modellini di automobili e moto, e molte pagine sulle piste elettriche.



 Meglio lasciare, come sempre, spazio alle immagini.

domenica 7 dicembre 2014

Conoscere i videogiochi



TITOLO: Conoscere i videogiochi, introduzione alla storia e alle teorie del videoludico
AUTORE: Marco Pellitteri e Mauro Salvador
CASA EDITRICE: Tunuè
PAGINE: 234
COSTO: 24€
ANNO: 2014
FORMATO: 23cm x 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867901302

Lo scopo primario del libro è quello di conferire al lettore qualche strumento analitico per poter meglio comprendere la propria passione.
Il libro è sia un saggio di analisi sul linguaggio dei videogiochi, e di quanto e come il linguaggio si sia evoluto nei decenni, che un libro sulla storia dei videogiochi e dei videogiocatori.
Ovvio che ognuno di noi abbia la sua storia di videogiocatore, la mia, come quella dei miei coetanei, inizia prima (tiè!) dei videogiocatori arrivati dopo (ciàpasù!), in quanto noi vivemmo l'arrivo di questo nuovo svago da bar, portatile e casalingo. Il prino videogame a cui io giocai, un cabinato da bar del costo di 100 lire a partita, fu Space Invaders. Seguirono tutti gli altri coin-op del periodo, fino a quando videogiocare nei bar e nelle sale giochi divenne (dalle mie parti) quasi impossibile a causa del bullame vario che vi imperversava... poi i primi videogiochi portatili, infine le prime console casalinghe. Seguì un lungo periodo dormiente, risvegliato dalla Play Station nel lontano 1997, ora ho quasi smesso di videogiocare per mantenere un minimo di rispettabilità dovuts all'età, ma la tentazione di comprarmi una console di nuova generazione è sempre lì dietro l'angolo.
Gli autori hanno deciso di procedere per blocchi temporali, prima la storia di un periodo, a cui segue l'analisi, per poi passare al periodo successivo e alla sua analisi, fino ad arrivare ai giorni nostri.
In questo modo anche chi non ha vissuto personalmente un determinato periodo storico dei videogiochi riesce a contestualizzare la parte di analisi, questo perché ha ancora bene in mente il capitolo precedente. 
La parte di storica è sempre leggibilissima, la parte di analisi lo è quasi sempre. Scrivo "quasi" perché talvolta vengono riportate consecutivamente più citazioni di studiosi (sia italiani che stranieri) prese da altri saggi, creando frasi in cui ci si perde un tantino, specialmente se la tematica trattata è fuori dal proprio campo conoscitivo.
Personalmente ho apprezzato la parte in cui si riportano le teorie pro e contro i videogiochi, entrambe con un giudizio critico degli autori. Probabilmente per un problema di linguaggio sono analizzate le teorie nordamericane ed europee, mancano, se non per qualche citazione, quelle di matrice nipponica.
C'è un'approfondita panoramica sulla situazione dei videogiochi in Italia, comprensiva delle polemiche create dai mass-media, in cui si valuta anche il videogiocatore italiano, il mercato nostrano, la stampa specializzata, la stampa generalista con i suoi "esperti" e gli appassionati del web.  
Infine non vengono neppure tralasciati i "social game", i videogiochi dei telefonini e i videogiochi tratti da fumetti i film (a loro volta tratti da fumetti).
Nella terza di copertina riporto le biografie dei due autori, non sarebbe stata una cattiva idea aggiungere il loro curriculum da videogiocatori.
Vista la vastita dei temi trattati nel saggio ho scannerizzato tutto l'indice, in modo che sia più facile valutarne il contenuto oltre qualsiasi mio giudizio.

sabato 6 dicembre 2014

Go Nagai Robot Collection 46 Fortezza Demonika




Non so perché ma io l'ho sempre chiamata Fortezza Demoniaka, magari nel doppiaggio italiano qualche volta la chiamarono così, personalmente le preferivo la versione precedente, più vintage, più "ellenica": Mikeros
La Demonika mi ha dava l'impressione di essere troppo "metallica", troppo liscia, priva di fascino, progettata da degli ingegneri senza troppa fantasia :] e poi quei due tubi di scappamento al posto delle orecchie erano inguardabili anche da bambini...
Il 46esimo (che una volta sarebbe stato il quart'ultimo...) modellino (o come lo si voglia apostrofare) della GNRC mi pare rispetti in tutto e per tutto l'originale animato, a parte le immancabili sbavature di colore. Un po' di marrone sul giallo, un po' di marrone sul grigio, un po' di nero ovunque. L'importante è non guardare i modelini da troppo vicino (mai farne una scan!!!), oppure togliersi gli occhiali, come terza opzione lasciarli dentro la loro confezione all'interno del blister.
Mi auguro solo che alla Fabbri non venga l'idea di allungare ancora il brodo delle 80 uscite non speciali con una seconda versione a fauci spalancate... già mi sento abbastanza preso per i fondelli.



giovedì 4 dicembre 2014

STOP settimanale di attualità, politica(?) e cultura(?!) - N° 1547 del 27 maggio 1978 - Viaggi nel mistero!




Cosa aggiungere dopo aver letto un titolo come quello sopra e visto la foto del testimone oculare?
Intanto che probabilmente quello che vide l'odontopittore non era un marziano, ma il TFO di Alcor/Koji/Rio, mi pare abbastanza evidente.
Che con tutta la gente che qui sulla Terra cerca di affibbiarci croci e monete, c'era proprio bisogno che venisse uno da un'altra galassia?
Infine che i 20 anni son scaduti nel maggio del 2000... e i marziani?
Incredibile a dirsi ma i dipinti di Giuseppe Lanzillo vengono tuttora esposti nelle gallerie!
Al link c'è pure il sito con le sue opere, una breve sua storia e un rassagna stampa, che però non riporta questo articolo di STOP, forse perché il contenuto è un pelino poco credibile?
Oltre a questa perla di articolo posto anche altre perlate dello stesso numero, non del medesimo livello, però sempre abbastanza soddisfacenti :]




La prima parte dell'articolo riassume il suo periodo di pittore della fase rem, purtroppo la mia soglia di scetticismo in questioni come queste è assai alta, quasi insormontabile.



mercoledì 3 dicembre 2014

Gundam Manual (30 marzo 1981)



Opzione 1: mi sono introdotto nottetempo nella sede della Sunrise e ho trafugato tutti i progetti segreti di astronavi e mobil suit di Zion e della Federazione Terrestre.
Opzione 2: ad una fiera ho recuperato questo libricino che raccoglie 17 poster da 35 cm X 45 cm, che contengono i disegni tecnici di tutti i mezzi della prima serie (e anche unica) del Gundam.
I poster sono ospitati all'interno di un raccoglitore (le cui due copertine anteriore e posteriore sono le scan qua sopra e sotto) e piegati in un formato da 22 cm X 19 cm, quando l'ho aperto i 17 poster erano ancora rilegati con la colla alla custodia, ergo, per aprirli, ho dovuto staccarli. Un po' mi piangeva il cuore, perché la pubblicazione era rimasta intatta per tutti questi anni, però comprare per non aprire non fa parte della mia filosofia di "raccoglitore di materiale editoriale".
Non mi è possibile datare questo articolo, essendo tutto scritto in giapponese, ipotizzo sia coevo della serie, anche perché le pieghe dei poster non a colori sono stupendamente ingiallite dal tempo.
Ci vorrebbe qualcuno che fosse capace di leggere la datazione in giapponese :]
EDIT: un lettore che sa leggere il giapponese ha svelato che la data di pubblicazione è il 30 marzo 1981, ringrazio sentitamente :]
Inutile dire che i poster sono stupendi, da veri otaku del Gundam!
Quando l'ho sfogliato in fiera, quindi senza poterli vedere aperti, già mi aveva conquistato, appena li ho stesi per le foto ne sono rimasto ammirato. Ci sono tanti artbook con i disegni tecnici dei mezzi della serie, però il formato è sempre quello di un quadernone, in questo caso la dimensione da poster rende il tutto ancora più stupenderrimo.
Nella copertina posteriore qua sotto si può leggere in inglese il contenuto dei poster.
Sarà un post con poco scritto e tante nerdissime immagini, come spesso mi capita sul blog (le immagini contano più di mie mille parole scritte), per ogni poster ho prima scattato una foto totale, e poi effettuato un certo numero di scan particolareggiate
A mio avviso i poster più belli sono il numero7, con l'esploso della Base Bianca, e il numero 9, che mostra la rotta completa effettuata dalla Base Bianca e dal suo equipaggio dalla prima alla 43esima puntata.
Non ho scannerizzato il poster numero 8, con le varie uniforme della serie.
Dal decimo poster al 17esimo la stampa pare proprio voler imitare quella di piani segreti, mi son sentinto un po' Peter Rei che sfoglia il manuale con le istruzione del Gundam :]
Bando alle ciance e via con le scan!





lunedì 1 dicembre 2014

"Il Signore degli Anelli", film d'animazione del 1978 (VS "i giapponesi e il computer") - La Stampa, Corriere della Sera, l'Unità 1979/80




Nelle sale cinematografiche del dicembre del 1979, a circa un anno dalla sua uscita negli Usa (come succedeva regolarmente una volta), fece la sua comparsa "Il Signore degli Anelli" del regista Ralph Bakshi, di cui ho già trattato nel post sul libro "Cinealbum n 1". Pare che il riscontro di pubblico italiano non fu eccezionale, comunque positivo anche in Italia, e i giudizi della stampa spacializzata(?) furono abbastanza altalenanti. Una minoranza dei giornalisti apprezzarono il film, mentre la gran parte lo stroncarono con differenti motivazioni: la pesantezza dela trama, i nomi astrusi, la tecnica di animazione mista, la politica, etc.
In più casi i giornalisti ricordano come alcuni personaggi di Tolkien (gli Hobbit) furono utilizzati dalla destra di Almirante come testimonial per le loro attività politiche, cioè l'opposto di quello che politicamente Frodo e Bilbo avrebbero mai potuto pensare...
In questo post presento una serie di articoli in ordine cronologico di tre quotidiani nazionali che riportano giudizi differenti sul film, sia positivi che negativi, ma anche questa volta non poteva mancare chi metteva in mezzo en passant i soliti "cartoni animati giapponesi fatti al computer". L'autrice della battuta, che è poi la solita sentenza senza appello sparata a caso, è Teresa Buongiorno, della quale ho già mostrato un paio di articoli dal tono neutro sugli anime: "Radiocorriere TV anteprima Goldrake" e "Heidi piccola orfana in versione giapponese".
L'articolo di Teresa Buongiorno, pubblicato il primo dicembre 1979, informa il lettore della pubblicazione del Cinealbum del film", nel far ciò entra nel dettaglio di come furono fatte le animazioni del lungometraggio, paragonandole subito all'animazione giapponese fatta al computer, mentre il film di Bakshi era disegnato a mano, come i cartoni animati giapponesi, del resto...
Teresa Buongiorno giudica positivamente il film di Bakshi, sia per la mole di lavoro che stava dietro alle tre ore della pellicola, che per l'innovativa tecnica d'animazione mista.





"Mentre i giapponesi semplificano l'animazione usando il computer...", mezza riga è gli anime erano sistemati.