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giovedì 30 gennaio 2014

Star Trek (Raumschiff Enterprise) - Album figurine tedesco 1979



In Italia, purtroppo, l'album delle figu di Star Trek non è mai stato pubblicato, quindi mi son dovuto accontentare della versione germanica, che acquistai ad una fiera di Lucca tre anni fa, a meno di 20 euro. Tra l'altro l'album è tenuto benissimo, e le figurine sono attaccate molto bene, si vede che i bambini tedeschi sono meno casinisti di quelli italiani... me compreso.
Come spiegato in questo post la Panini pubblicava album in tutta Europa, non solo in Italia, andando incontro ai specifici gusti dei bambini di ogni nazione, e questo album fu disponibile solo per i bimbi di lingua teutonica (Germania dello Ovest, Austria e Svizzera tedesca).
Le storie presentate in questo album sono prese tutte dalla terza stagione, e sono:
Gideons Zeichen (Il marchio di Gideon)
Metamorphose auf Elba III (Il sogno di un folle)
Planet der Unsterblichen (Requiem per Matusalemme)
Zurück nach Eden (Viaggio verso Eden)
Strahlen greifen an (Le speranze di Zetar)
Ohne Identität (L'inversione di rotta)
Die auf Wolken leben (Una città tra le nuvole)
Das letzte Schlachtfeld (Sia questa l'ultima battaglia)
Seit es Menschen gibt (Sfida all'ultimo sangue)
Ein Schritt in die Vergangenheit (Un tuffo nel passato)

In gran parte sono puntate che non fanno parte delle mie preferite, non sono brutte, ma non sono il meglio. Tra quele presentate personalmente considero migliori queste: L'inversione di rotta; Sia questa l'ultima battaglia; Sfida all'ultimo sangue.
Da notare come quasi tutte le storie terminano in tre pagine, ovviamente non sono in grado di valutare quanto sia stato sacrificato della trama sull'altare della stringatezza.  Ma come si presentava lo Star Trek "tetesco di Germania"?
A dire il vero non molto bene, sarà che è una lingua che trovo acusticamente molto brutta, molto meglio la nostra intro, anche come recitazione del doppiatore di McCoy.



                       

 E qui l'introduzione all'album Panini.


martedì 28 gennaio 2014

Alle mie amate sorelle



TITOLO: Alle mie amate sorelle
AUTORE: Nakajima Shoen
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 128
COSTO: 9 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 978885485008

Nel primo capitolo la traduttrice, Chiara Candeloro (il cui libro nasce dalla sua tesi di laurea), redige un profilo storico della condizione della donna nell'epoca Meiji. Per esempio si dovette introdurre il termine “robu” dall'inglese “love” per spiegare il concetto di “amore spirituale”, non legato alle passioni, visto che non esisteva una parola in giapponese per riportare un tale sentimento. Infatti fu proprio il contatto, non voluto, con gli occidentali che generò la prima spinta alla rivendicazioni da parte delle donne giapponesi di maggiori diritti all'interno e fuori il nucleo famigliare. La “contaminazione” occidentale sui diritti delle donne avvenne tramite le scuole gestite da occidentali e tramite le riviste femminili (spesso dirette da giapponesi cristiani), proprio queste ultime permisero la nascita di una generazioni di scrittrici “femministe”, tra cui la cristiana Nakajima Shoen. Una parte di queste scrittrici non rivendicava la parità assoluta con gli uomini, accettando il ruolo femminile nella società giapponese (moglie e madre), ma pretendevano la fine delle discriminazioni all'interno del matrimonio e della donna nella società: il concubinaggio, la prostituzione, l'aborto, il diritto al voto, l'istruzione, l'eredità etc.
Il secondo capitolo illustra brevemente (tre pagine) la vita, terminata a soli 37 anni, di Nakajima Shoen. Basta accennare che a soli 16 anni fu chiamata a corte per istruire l'imperatrice Shoken. A 19 anni era già la più importante conferenziera del Giappone, e fu anche la prima donna a parlare in pubblico, motivo per il quale fu arrestata e messa in prigione.

lunedì 27 gennaio 2014

Calimero, la storia (1963-2013 la storia in mostra)


TITOLO: Calimero, la storia (1963-2013 la storia in mostra)
AUTORE: a cura di Dario Cimorelli
CASA EDITRICE: Silvana Editoriale
PAGINE: 96
COSTO: 18€
ANNO: 2013
FORMATO: 28 cm x 23 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788836627653

Proprio in questi giorni qui a Milano (fino al 9 marzo 2014) si sta svolgendo la mostra per i 50 anni di Calimero, questo libro nasce da questa mostra, ma, secondo me, lo si può considerare tranquillamente un art book di Calimero.
I disegni sono tantissimi e molto belli, e spaziano dai primi disegni preparatori dei fratelli Nino e Toni Pagot al nuovo Calimero in 3D che verrà trasmesso quest'anno in televisione. Non mancano gli storyboard, ma ciò che a mio avviso lo rende particolarmente interessante è la lunga intervista a Marco Pagot, che ci racconta un sacco di chicche su Calimero, che personalmente non conoscevo.
Una recensione di questo art book non può iniziare senza la prima puntata di Calimero (preso dal canale Youtube di Anecoico), la cui voce di Ignazio Colnaghi è eccezionale:


                             

domenica 26 gennaio 2014

"Con il buon cuore di Candy noi facciamo i miliardi", di Renata Pisu - La Stampa ottobre 1982



Vi sembra che il titolo  sia contemporaneamente fuorviante e tendenzioso?
Effettivamente non ci vuole molto a capirlo, e penso se ne fosse resa conto anche la giornalista Renata Pisu, ma l'articolo non era rivolto ai bambini, ma ai genitori, ergo...
Suo malgrado, e forse anche a "sua insaputa", l'articolo contiene comunque un certo numero di informazioni, non è neppure tra i peggiori che ho presentato fino ad ora, però si capisce che la Pisu proprio non le sopporta queste due giapponnesi che hanno fatto i soldi coi cartoni animati e i fumetti...
Sembra quasi che la giornalisti tiri alle due giapponesi una gufata mica da ridere, se pensiamo ai successivi litigi, che perdurano ancora, sui diritti di Candy Candy.
Superfluo far notare che in nessuna parte dell'articolo le due autrici giapponesi affermano quanto scritto nel titolo, ammesso che la traduzione sia corretta, si son limitate ad ammettere che Candy Candy le ha rese ricche, cosa strana per un giapponese, che di norma quando si tratta di parlare dei propri guadagni si comporta come gli italiani (anche se per motivi differenti dalla paura delle tasse...).
Quasi a voler smentire quello che ho appena affermato, e che cioè questo articolo non è tra i peggiori che ho postato ( Emeroteca anime ), Renata Pisu incappa subito in una topica non da poco, infatti sbaglia il nome della Mizuki... magari Komi è il suo secondo nome, chi lo può sapere, però per quello che sappiamo noi Candy Candy è stata creata dal duo Yumiko Igarashi e Kyoko Mizuki, e non Komi Mizuki... dico, almeno sapere i nomi delle intervistate...
La didascalia non è un refuso, visto che la Mizuki è chiamata Komi anche nell'articolo.



The official handbook of the Marvel Universe, vol. 1: Abomination to Circus of crime


Questa enciclopedia Marvel è composta da dieci volumi, i personaggi sono presentati in ordine alfabetico, ovviamente col nome in inglese. Benchè su questo primo volume ci sia scritto che l'anno di pubblicazione è il  1986, su Wikipedia ho trovato il 1990, ma sono propenso a dare più credito al volume.
Questi dieci volumi li ho acquistati un po' di anni fa (a circa 5 euro l'uno), un acquisto d'impulso dettato dalla mia passione per i personaggi Marvel, anche se quelli presentati qui iniziano ad essere un po' differenti da quelli a cui io sono affezionato, per fortuna il tratto del disegno è ancora simile a quello del mio imprinting con la Editoriale Corno. Ho notato, comunque, oltre ad una miriade di nemici che non rivordavo, anche molti costumi che iniziano ad essere diversi dagli originali, senza contare che nei Vendicatori, cioè gli Avengers, sono annoverati membri che io non ho mai letto, visto che smisi la lettura dei supereroi Marvel intorno ai primi anni 80.
Questo primo volume inizia con il cattivo "Abomination" (Abominio in Italia) per concludersi con il "Circus of crime" (Circo del crimine, che ho letto per la prima volta in una delle prime storie dei Vendicatori), ecco l'indice dei personaggi presentati.



Giochi e giocattoli degli anni 70


TITOLO: Giochi e giocattoli degli anni 70
AUTORE: Maurizio Gennari
CASA EDITRICE: autoprodotto dall'autore
PAGINE: 259
COSTO: 18€
ANNO: 2013 (questa edizione)
FORMATO: 17 cm x 11 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788891035554

Nella prefazione l'autore specifica che il libro non ha nessuna pretesa di essere una enciclopedia del giocattolo, contiene, nella sua quasi totalità, i giochi a cui era affezionato. Io l'ho inserito con l'etichetta "Saggistica collezionismo", in realtà non e una pubblicazione a cattere saggistico, ma solamente nostalgico (sempre nel senso buono del termine).
Personalmente mi ritrovo, vista l'età, in gran parte delle schede sui giocattoli inserite dall'autore (dei 9 giocattoli in copertina ne avevo 6), meno in quelle dei giochi (nonostante mi pare di capire si sia entrambi di Milano), che variavano molto da zona e zona di abitazione. Forse, è una opinione personale, si sarebbe dovuto tralasciare il capitolo giochi, per concentrare il libro sui giocattoli.
Per quanto riguarda l'anno di pubblicazione ipotizzo che la prima edizione sia antecedente al 2010, visto che all'interno si annunciano nuove edizioni di vecchi giocattoli per il 2010 e il 2011, e siamo nel 2014 (forse nelle nuove edizioni si potrebbero correggere questi refusi superati dal tempo).
La lettura del libro scorre via velocemente e piacevolmente, una successione di "io questo ce l'avevo!", che poi in parte è anche il senso di questo mio blog ( Giochi in scatola ; Giocattoli ; Catalogo giocattoli ).

giovedì 23 gennaio 2014

Il sistema educativo giapponese 1945/2002



TITOLO: Il sistema educativo giapponese 1945/2002
AUTORE: Daniela De Palma
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 81
COSTO: 7 €
ANNO: 2003
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788879994965

Purtroppo ho scoperto questo libro solo ora, visto che il soggetto del saggio lo trovo estremamente interessante, nonostante sia stato pubblicato nel 2003. Manga ed anime ci hanno messo in contatto con la scuola giapponese così costantemente che quasi ci sembra che si una nostra scuola adottiva. Termini come “ronin” (riferito ad uno studente”), ijime (o bullismo), capoclasse, turni di pulizie, test di ammissione, festival della scuola, club scolastici, che non hanno nessun nesso col sistema scolastico italiano fanno parte del nostro immaginario. Gran parte delle trame di manga ed anime hanno un contatto con la scuola, da quelle in cui è solo un corollario, a quello in cui è il fulcro della storia. Dalle serie robotiche, basti pensare a Trider G7, a quelle sentimentali, comiche o sportive, senza contare i lungometraggi animati, per esempio “La collina dei papaveri” dello Studio Ghibli.
Personalmente, per quel che può valere, ritengo che la scuola giapponese (ma penso valga per qualsiasi sistema scolastico al mondo) sia contemporaneamente la causa e l'effetto sia dei lati positivi che di quelli negativi della società giapponese. L'impressionante propensione dei giapponesi alla lettura (giornali, riviste, libri, qualsiasi cosa) nasce dalla scuola, come anche la capacità di mantenere al passo il mondo del lavoro (e la nazione) con le nuove tecnologie. Poi ci sono i lati negativi, che in parte sono creati dalla scuola giapponese stessa, ma per altri aspetti sono solo un effetto delle storture di una società che sacrifica l'individuo rispetto al gruppo.
Il libro fornisce una piacevole panoramica della scuola giapponese, a dire il vero più sul versante delle problematiche, peccato che è portatore di due difetti: il primo è l'anno di stampa (che non è responsabilità dell'autrice), il secondo è una eccessiva scarsità dello scritto.
Bisogna considerare che ci sono solo 81 pagine nel libro, inoltre lo spazio tra una riga e l'altra è ampio, e molto è lo spazio di bordo pagina. Mantenendo le 81 pagine si sarebbe potuto sfruttare meglio la pagina, direi, ad occhio e croce, raddoppiando la parte scritta, ed aumentando l'approfondimento (a tal proposito basta guardare la scan di una pagina che mostro più sotto).
Sovente le tematiche sono illustrate brevemente, senza addentrarsi sulle cause di certe problematiche, molte sono le statistiche riportate (ormai vecchie di più di un decennio), e moli i fatti di cronaca nera riguardanti studenti e professori, ma manca un accurato approfondimento sul perché siano capitate. Questo libro, più che un saggio sulla scuola giapponese, lo si può considerare un articolo giornalistico molto approfondito.
Detto ciò, secondo me il libro merita di essere letto, anche per il prezzo che, una volta tanto, è popolare, oltre al fatto che è l'unico libro che riassume tante tematiche inerenti la scuola giapponese.

domenica 19 gennaio 2014

Il Signore degli Anelli, cinealbum n. 1 - 1979



TITOLO: Il Signore degli Anelli, cinealbum n. 1 - 1979
AUTORE: J.R.R. Tolkien
CASA EDITRICE: Rusconi
PAGINE: 116
COSTO: variabile
ANNO: 1979
FORMATO: 22 cm x 26 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Bazzicare le fiere del fumetto e dei libri usati permette ancora di trovare qualche chicca, lo è questo libro recuperato all'ultima fiera di Lucca (tra l'altro ad un ottimo prezzo). Una recensione a questo libro non può essere disgiunta da una minima introduzione al film da cui trae spunto: il film d'animazione di Raplh Bakshi de "Il Signore degli Anelli"  ( al link di Wikipedia maggiori info ).
Il mio battesimo col mondo tolkeniano fu proprio col film di Bakshi, quando ancora non sapevo neppure che esistesse un mondo tolkeniano... Vidi il film ad ora tarda su Rai 2 intorno al 1986/88 (anno più, anno meno), come oggi, anche allora mamma Rai aveva questa simpatica abitudine di mandare in onda i film di animazione alle ore più bislacche (tipo Nausicaa di Miyazaki...).
Quindi quando lo vidi nulla sapevo del libro, dei personaggi e dell'ambientazione, nonostante ciò ne rimasi subito affascinato. La tecnica d'animazione particolare (rimando sempre al link di Wikipedia), con riprese dal vivo ed animazione fusi assieme, rendeva il film strano, come strana era la trama. L'unica delusione fu quella che il film non finiva...
Queste sono le parole con cui il mitico Romano Malaspina, che è la voce narrante, nel 1978 (quindi sentiamo la stessa voce di Actarus ed Hiroshi) chiude il film durante la battaglia del fosso di Helm (punto in cui finisce la prima parte):


                      


Le sere successive provai a vedere se al medesimo orario la Rai trasmetteva la seconda parte del film, ma nulla... finchè mi arresi... indicibili furono le maledizioni verso la solita Rai che non aveva nessun rispetto per gli "abbonati" (il canone lo pagavano i miei genitori, ma ero comunque un figlio di abbonati), mentre per una volta la colpa non era della Rai, quando si dice il pregiudizio... la colpa fu della United Artists, che, nonostante il film fosse riuscito ad incassare 30 milioni di dollari (contro un costo di 4 milioni), decise di non produrre la seconda parte.
Affrontare la trasposizione in film di un libro come "Il Signore degli Anelli" senza gli effetti speciali di oggi fu un vero atto eroico, e la scelta di Bakshi dell'animazione mista fu azzeccata. Ovviamente ci sono un sacco di tagli rispetto alla storia originale, visto che in sole 2 ore si arriva alla battaglia del fosso di Helm, ma la trama resta comprensibile.
Trama che è riproposta in questo cinealbum del 1979, assieme a ben 110 immagini sempre prese dal film di Bakshi.

domenica 12 gennaio 2014

Creature del male (voulme 4) - collana "Il mondo dell'occulto"



TITOLO: Creature del male (voulme 4) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Daniel Farson
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet 
CODICE ISBN:

Ecco un'altra puntata del Voyager cartaceo degli anni 70, sarebbe curisoso sapere se Roberto Giacobbo da bambino leggeva questa collana.
Il soggetto, anzi, i soggetti di questo numero sono le creature del male. Ergo i classici vampiri, lupi mannari e i morti viventi (ma non quelli alla Romero), a cui vanno aggiunte due categorie che nel mio immaginario non sono propriamente creature "del male": le fate e gli uomini selvaggi.
Benchè trovo che le fate dei film Disney sono le creature più del male che io conosca... ma l'autore non si rifersice a loro, o forse si?
Come tutti i libri di questa collana, oltre alle informazioni pseudo scientifiche e ai racconti in cui i fatti storici si mischiano a quelli mitologici, le immagini hanno un ruolo molto importante. Ogni pagina presenta almeno un disegno, una foto o un vecchio dipinto, cosa che rende interessante anche solo sfogliarlo. In questo titolo ho però trovato un paio di immagini molto crude, violente, che si riferiscono a fatti reali della storia del 900. Sono stato nel dubbio se mostrarle, visto che il blog riporta argomenti leggeri, però, visti i tempi che viviamo, un po' di memoria storica può far bene anche su un piccolo blog.

Ecco l'incipit de "Creature del male", pare di sentire Giacobbo: "Esiste un fondamento di verità in queste storie?".
La risposta è necessaria?


giovedì 9 gennaio 2014

Go Nagai Robot Collection 06 Garada K7



Sesta uscita, e per ora tutti i modellini mi sono arrivati integri (a parte il Mazinga Z bi-mancino... ). Questo Garada K7 trovo che sia particolarmente delicato nelle sue due corna/falci, attaccate alla testa con poco materiale, comunque tutto ok. La posa di Garada K7 non è brutta, come sempre un po' particolare, poco dinamica, quasi fosse stato immortalato in una attività differente dal devastare Tokyo, tipo quando si è al buio e si cerca l'interruttore della luce. La colorazione del mio modelino è accettabile, senza sbavature evidenti, è anche vero che quasi tutto il modellino è fuxia.
Questa è la prima uscita con un cattivo, il primo robot (assime a Doublas M2) avversario di Mazinga Z. In Giappone Garada K7, proprio per il suo valore primigenio, ha un'importanza particolare, qui da noi un po' meno, essendo solo uno dei tanti robot cattivi. Forse come primo modellino della folta schiera dei cattivi della Go Nagai Robot Collection si poteva puntare su qualcuno di più famoso, il Generale Nero o Vega.




mercoledì 8 gennaio 2014

"Allegri che c'è da piangere", di Elena Doni - L'Espresso (settimanale) agosto 1979



Quando dovevo decidere la tag (o etichetta) del blog per questi articoli giornalistici anni 70/80 ero indeciso tra il più tecnico Emeroteca anime , che poi ho scelto, e "Niente resterà impunito" di cuoriana memoria, che per articoli come questo (e per quasi tutti gli altri) sarebbe stata la tag più giusta.
Ribadendo che nel 1979 non era facile pubblicare un articolo sugli anime, non c'era nessun libro in italiano, nessun esperto da consultare, niente internet, non vuol dire, però, che si potessero scrivere cose a caso... esistevano comunque pubblicazioni in inglese e c'era sempre la possibilità di recarsi all'ambasciata o al consolato giapponese per avere un minimo di riscontro alle proprie tesi. Senza contare l'opzione "viaggio in Giappone" per avere fonti informative dirette. Scelta che venne messa in atto, ugualmente con scarsissimo profitto, da due giornalisti: Nientepopodimenoche Vittorio Zucconi e Carlo Morlondo .
Questo articolo di Elena Doni, giornalista e scrittrice, non è nei toni tra i più aggressivi che ho presentato fino ad ora (record di Nantas SalvalaggioAlberto Bevilacqua ex aequo ), però inanella una sequela molto lunga di luoghi comuni ed errori, una vera e propria disinformazione giornalistica a tutto campo.
Spesso mi accorgo di scrivere ripetutamente "cartoni animati giapponesi" (che è anche una delle tag del blog), nonostante, oltre a non essere il termine corretto, abbia un chiaro valore dispregiativo. Questo perchè "cartoni animati giapponesi" fu il quasi epiteto che li identificava, basta provare a contare quante volte Elena Doni in questo articolo lo utilizza, avrebbe potuto usare almeno una volta "animazione giapponese", ma non lo fece.
Premesso tutto ciò partiamo col lungo articolo di Elena Doni sul settimanale "L'Espresso", il più importante dell'epoca, che inizia col la sinossi della prima puntata di Remì. Personalmente non seguivo Remì, troppo lagnoso, però mi pare che il riepilogo della trama sia corretto.



martedì 7 gennaio 2014

Spazio 1999 - I naufraghi dello spazio - numero 1 collana editoriale "AMZ Editrice" 1976


Una cosa curiosa riguardo a questa collana della AMZ è la numerazione, questo dovrebbe essere il secondo numero, visto che quello che ho postato precedentemente è il primo ( Il distacco ), però le anticipazioni alla fine di questo volume si riferiscono al secondo numero (I pirati delle galassie), mentre dovrebbe essere il terzo.


Infatti il riepilogo delle uscite riporta che la prima uscita è il numero zero, ergo questa è la numero 1, la terza sarà la numero 2, tutto chiaro? No?


lunedì 6 gennaio 2014

Eureka, è scattata l'ora di Supergulp! - numero 7 luglio 1978



La rivista "Eureka" nel luglio 1978 pubblica un secondo articolo su "Supergulp!", dopo il primo dell'anno precedente ( Eureka: Tutto su "Supergulp!" ), intervistando di nuovo i due autori:
Giancarlo Governi e Guido De Maria.
A differenza dell'intervista dell'anno precedente nel luglio 1978 c'era stata una grande novità riguardo ai cartoni animati e ai programmi per bambini/e e ragazzi/e: Goldrake era atterrato in Italia!
Goldrake e i cartoni animati giapponesi decreteranno la fine di "Supergulp!" nel 1981, per Governi e De Maria sarà la "moneta cattiva (gli anime) che scaccia quella buona (Supergulp)" ( articolo correlato ), come ebbero a dichiarare in succesive interviste, ma forse la colpa fu un po' anche loro, che in nell'intervista qui presentata si vantano di aver inserito in questa nuova stagione di "Supergulp!" i fumetti degli anni 30, chiamandola "innovazione"...
Ecco una vignetta  (in cui Patsy ha a che fare con Remì e Goldrake) pubblicata sulla Stampa il 16 marzo 1981 che rende bene l'idea di quanto per gli adulti "Supergulp!" fosse considerato antagonista dei cartoni animati giapponesi, ovviamente la cosa non riguardava noi bambini nè i cartoni animati giapponesi. Da notare come gli anime siano equiparati alla pornografia...



In merito alla guerra "Supergulp! vs anime", dichiarata unilateralmente dal primo, si legga questo articolo anch'esso del 1981:
"Nick Carter saprà sconfiggere l'odiato Mazinga?"
Resta indiscutibile il valore innovativo di "Supergulp!", che diede ai cartoni e ai "fumetti in tv" uno spazio in prima serata, e per questo tutti i bambini e bambine di allora penso siano ancora grati a Governi e De Maria. Il rammarico è che se "Supergulp!" fosse nato prima forse sarebbe sopravvissuto per più tempo, perchè il raffronto con gli anime era improponibile.

Per eventuali giovinastri che capitassero su queste pagine il Canale 2 è l'attuale Rai 2.


Anna dai capelli rossi - Clementoni 1980



Di giochi in scatola coi personaggi dei cartoni animati giapponesi ne furono creati a bizzeffe, quindi non mi azzardo ad affermare che questo sia rarissimo o anche solo raro, personalmente non l'avevo mai visto alle fiere del giocattolo usato, di certo quello che rende questa confezione di valore è che è intonsa, nuova di pacca!
Addirittura le ghirlande sono ancora fustellate e i segnalini, assieme agli altri pezzi del gioco, sono nella bustina!

                              


Le foto e il video li ho effettuati in trasferta, a casa della proprietaria del gioco (di nuovo grazie Susy!!  ^_^), che lo reperì ad una fiera, ergo nessuno di noi ci ha mai giocato, cosa che non ci permette di valutarne la giocabilità. Devo dire che leggendo le spiegazioni mi è parso di intuire che non fosse un brutto gioco, ci sono alcune trovate che lo rendono non banale. Intanto lo scopo ultimo non è solo arrivare in chiesa, cosa che di per sè dovrebbe disincentivarne la partecipazione(...), ma anche completare la ghirlanda di fiori. Raccogliere i fiori durante il tragitto non è automatico, in quanto è legata alla condizione che il vaso si incastri con la carta estratta nel riquadro apposito (pagine 11 e 12 delle spiegazioni).
Bella l'idea di legare il gioco ad una delle vicende più divertenti (drammatica per Anna) dell'anime, il colore dei capelli di Anna: rossi, verdi o neri?

domenica 5 gennaio 2014

I 12 adesivi del "Club La Banda TV Ragazzi" - 1980



Tra le tante testate editoriali con fumetti che sfruttarono l'onda della pacifica invasione dei cartoni animati giapponesi ci fu "La Banda TV Ragazzi", che nei primi numeri usciva regalando una serie di adesivi, il cui scopo era diventare membri del club "La Banda TV". L'adesione al club permetteva di ricevere una tessera numerata (piccoli piduisti crescono... tessera 1816?), e una serie di regali, per far ciò bisognava spedire i primi dieci retro degli adesivi, però gli adesivi sono 12... forse l'undicesimo e il dodicesimo adesivo erano uno dei regali? No, l'11 e il 12 furono distribuiti con il numero 17 del periodico.
Svelato questo non mistero, ecco i magnifici 12.
Di seguito la scan con il retro del primo adesivo, dove era riportata la procedura per aderire al club di imberbi cospiratori televisivi.



Creature d'oriente, nel regno di Godzilla e del fantastico giapponese



TITOLO: Creature d'oriente, nel regno di Godzilla e del fantastico giapponese
AUTORE: Alberto Corradi e Maurizio Ercole
CASA EDITRICE: Tarab
PAGINE: 258
COSTO: 15/20€
ANNO: 1998
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788886675475

Cercavo questo libro da anni, nel 1998 mi era sfuggita la sua pubblicazione, anche a causa della distribuzione limitata delle piccole case editrici, e quando la casa editrice Tarab fallì il titolo scomparve con lei. Per questo Natale un'amica (grazie Susy!) è riuscita a reperire il libro e farmene dono, e finalmente, con qualche anno di ritardo, son riuscito ad apprezzarlo.
Il soggetto del libro di Alberto Corradi e Maurizio Ercole non è solo lo squamoso Godzilla, ma tutti quei mostri in gommapiuma che il cinema giapponese inventò, e che noi bambini vedemmo al cinema, all'oratorio (l'unico motivo personale per frequentare l'oratorio) e sulle prime televisioni private (che compravano qualsiasi programma da trasmettere pur di riempire il palinsesto).
Una caratteristica del libro che ho trovato particolarmente interessante è che in Italia nel 1998 era tra i primi saggi che approfondiva l'argomento del “fantastico giapponese”. Questo saggio fu precedute solo, se non erro, da “Godzilla il re dei mostri” ( link ), da “Anime, guida al cinema d’animazione contemporaneo” ( link ) e da “Osamu Tezuka, l’arte del fumetto giapponese” ( link ). Quindi il suo contenuto è da considerarsi in qualche modo pionieristico, l'avanguardia di un filone saggistico/nostalgico che oggi conta decine di titoli (basta consultare questo stesso blog). I libri citati sopra, assieme a questo, iniziavano a svelare a noi adulti i segreti del nostro immaginario infantile/adolescenziale.
Ogni capitolo si concentra su un mostro (Godzilla, Gamera) o su un filone narrativo (fantascienza, mutazioni, leggende e folklore), riepilogando la filmografia presa in considerazione (completa per Godzilla e Gamera, immagino parziale per gli altri capitoli) assieme ad una sinossi e a una breve analisi dell'opera.
Si inizia, ovviamente, con la creatura di Ishiro Honda: Godzilla.