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domenica 4 agosto 2019
Si trasforma in un razzo missile
TITOLO: Si trasforma in un razzo missile
AUTORE: Stefano Di Trapani (alias Demented Burrocacao)
CASA EDITRICE: Rizzoli Lizard
PAGINE: 207
COSTO: 17€
ANNO: 2019
FORMATO: 18 cm X 13 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788817138697
Mentre scrivo questa recensione sto ascoltando le sigle dei cartoni animati giapponesi che l'autore del libro ha scelto per parlare di se stesso e delle sigle stesse.
Mi è capitato spesso di scrivere che le sigle italiane degli anime non sono ancora state sufficientemente scandagliate sul versante saggistico/musicale, ed è un vero peccato, perché anche i miei amici ed amiche che non sono appassionati di animazione giapponesi si ricordano di quelle musiche, quindi qualcosa rappresenteranno pure, no?
Parto dall'inizio del libro, cioè dalla copertina, che mi ha lasciato un po' perplesso... un tizio in mutande con le cuffie che vola grazie a dei reattori nei piedi... ma che in realtà mi ha permesso di notare il libro nel reparto musica della libreria Hoepli di Milano, quindi un qualche senso deve avere ^_^
Ma poi quando leggi il titolo, i dubbi scompaiono e te lo porti felicemente alla cassa.
Premetto che io ho una cultura musicale pop e non pop pari allo zero, quindi in questa recensione non mi permetterò in alcun modo di criticare le valutazioni musicali che l'autore compie delle sigle dei cartoni animati giapponesi.
Ma ci sono punti dello scritto che si possono criticare?
A mio avviso no, tranne due o tre errorini su cui tornerò en passant più sotto, ma son proprio dettagli da fissati.
E' giusto precisare che questo non è un saggio sulle sigle, ma un diario personale dell'autore durante il quale si fanno considerazione sulle serie trattate e sulle loro sigle. Per fortuna l'autore, a differenza mia, ha un background musicale di un certo livello (così ho appreso grazie al web), quindi la sua analisi musicale delle sigle non sono parole a caso. Poi io non ci ho capito quasi nulla, ma è una mia deficienza personale, mica una sua responsabilità.
Più interessante, e per me comprensibili, le parti in cui sono raccontati gli autori e i musicisti di quelle sigle.
Ergo tutte le restanti maggioritarie parti del libro in cui l'autore racconta della sua infanzia nella periferia di Roma sono orpelli inutili del libro?
No, alla fine un quartiere popolare di Roma ed uno di Milano nel medesimo periodo temporale soffrivano dei medesimi problemi e positività: terrorismo, criminalità, droga, giochi in cortile, piccoli o grandi soprusi, problemi famigliari, amicizie, cartoni animati giapponesi in tv e relativi 45 giri delle sigle triturati nei mangiadischi.
L'autore è un pelino più piccolo di me, solo sei anni, oggi non sono nulla, ma ai tempi erano un bel gap generazionale, tipo che io ho visto da bambino senziente (più o meno) la prima puntata di Goldrake e tutto il resto dell'invasione nipponica, e l'autore, per mere cause anagrafiche, no ^_^
Tra l'altro, oltre ad un certo vissuto giovanile comune e alla passione per l'animazione giapponese, direi proprio che condivido con l'autore la medesima avversione per certe idee politiche che si sperava fossero tramontate...
Dalla lettura del libro intuisco che l'autore non riesuma le sigle dei cartoni animati giapponesi tanto per scrivere un libro, finire in qualche articolo promozionale e fare qualche (legittimo) soldino, ma risulta essere un vero appassionato, che seguì serie più moderne anche da adulto.
Il fatto che un libro come questo venga pubblicato da una casa editrice importante come la Rizzoli, mi fa ben sperare che qualcuno abbia capito che su questa tematica si potrebbe pubblicare anche uno scritto più organico che ripercorra la storia delle sigle italiane degli anime, dei suoi autori e musicisti, e ne analizzi i contenuti.
Direi che lo stesso Stefano Di Trapani potrebbe tranquillamente scriverlo, avendo tutte le conoscenze e la passione del caso.
Per completare la serie di complimenti al libro, aggiungo che è scritto in un italiano molto fluido e leggibile, è divertente, e lo si termina d'un fiato.
Fatta tutta questa sequela di lodi, che mi pare di essere un TG Mediaset ai tempi dell'impero berlusconiano... in conclusione della recensione torno sui due o tre errorini ^_^
Stante che è lo stesso autore (pagina 193) a scusarsi con i lettori e gli otaku per gli eventuali errori, non posso esimermi da far notare che... ^_^
A pagina 107, nel capitolo "Un dinosauro sedato", si legge che "Space Robot" fu la sigla della seconda serie/stagione del Getta, seppur concordo che delle due sigle fosse la più figa (consumai il mio 45 giri), quella fu la prima sigla, essendo la prima serie dell'anime, dove i nostri eroi combattono contro le armate dei dinosauri.
A pagina 125, nel capitolo "Ladri di stile", a proposito di Lupin III, viene erroneamente dato il nome di Margot a colei che subisce la stupenda tortura del solletico con le manine meccaniche (evidentemente quella scena non colpì solo me), ma fu, invece, Fujiko Mine a rimanere vittima delle manine nella prima puntata della prima serie, quella con Lupin che indossa la giacca verde.
Poi magari la stessa scena venne ripetuta nella seconda serie di Lupin III, che io non ho mai seguito, perché di Lupin III esiste una serie sola, la prima ^_^
Nel qual caso mi scuso dell'errato appunto.
Sempre riguardo a Lupin III, nel medesimo capitolo, trovo imperdonabile aver solo accennato a "Planet O"... ok, non fu esplicitamente una sigla, ma lo stesso autore parla della sigla del Gaiking, anch'essa un brano pop, non una sigla, quindi perché mettere all'angolo "Planet O"?
Penso solo per motivi anagrafici, l'autore è cresciuto con la sigla della seconda serie, io con la prima, immagio sia questo il motivo :]
Ma è chiaro che non c'è paragone tra Fujiko Mine ed una scialba copia come Margot!
Nel capitolo "Robofascisti" ci si scaglia ingiustamente sul testo della sigla di Daltanious, tra l'altro lo scrive lo stesso autore che gli autori non hanno responsabilità se 40 anni dopo la sigla pare essere diventata l'inno anti immigrati... questa aspetto mi era sconosciuto, non sono neppure andato a cercare la Meloni che la canta... non voglio rovinarmi la mattinata... però che colpa ne ha la sigla?
Ok, non è certo quella con il testo più profondo, ma la parte più censurabile è quella frase che ho sempre detestato: "Odia gli stupidi"...
Negli anni 70 gli estremisti di destra si impossessarono degli Hobbit come simbolo dei loro campi, quando mi son letto tutti i libri della "Terra di Mezzo", ho capito che gli Hobbit non erano fascisti...
Concludo con l'errouccio di pagina 174, nel capitolo "I mostri e i normali", dove si afferma che Bem e Bera fossero i genitori di Bero... questo è un errore da matita rossa! ^_^
In ogni capitolo si parla di una o due sigle degli anime, ecco quali:
Shooting Star; Atlas Ufo Robot; God Sigma; Supercar Gattiger; Freeway; Lamù la ragazza dello spazio; I ragazzi della Senna; Galaxy; Danguard al decimo pianeta; Ufo Diapolon; Gaiking; Astrorobot contatto Ypsilon; La principessa Zaffiro; La balena Giuseppina; Evelyn e la magia di un sogno d'amore; Mademoiselle Anne; Il grande Mazinger; Jeeg Robot; Love Hina; Bia, la sfida della magia; Il libro Cuore; Space Robot; Jet Robot; Capitan Harlock; I corsari delle stelle; La scuola dei Puffi; Ghimbirighimbi; Chobin; Cyborg, i nove supermagnifici; Planet O; Lupin; Il grande sogno di Maya; I bon bon magici di Lilly; Baldios; Blue Noah; Ranma Ranma; Megaloman; I-Zemborg; Gackeen, magnetico robot; Daltanious; Bem; La regina dei mille anni; Ken il guerriero; Conan.
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"non c'è paragone tra Fujiko Mine ed una scialba copia come Margot!"
RispondiEliminaUhm... ma non è lo stesso identico personaggio, in originale?
Esteticamente direi proprio di no ^_^
EliminaCambia lo stile di disegno, ma il personaggio è quello.
EliminaUn po' come dire che "Ryo Kabuto" e "Alcor" sono due personaggi diversi... XD
Alcor uno e trino :]
EliminaPer quanto riguarda Fujiko Mine/Margot è uno dei rari casi in cui l'adattamento a caso italico si è dimostrato calzare a pennello.
Fujiko Mine pare proprio un altro personaggio rispetto a Margot, ed io non mi voglio convincere che sia altrimenti ^_^