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lunedì 5 agosto 2019

"Dossier: I mostri d'acciaio" - 9 articoli su La Repubblica del 3 gennaio 1981


All'inizio di gennaio 1981 il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari pubblicò addirittura un dossier sui cartoni animati giapponesi, che nel titolo parrebbe dedicato solo ai robottoni, in realtà trattava varie serie arrivate in Italia.
Non per nulla nella prima pagina dello speciale si può ammirare Goldrake che stringe nel suo pugno Candy Candy.
A dire il vero La Repubblica non si distinse per una particolare attenzione verso l'animazione giapponese in Italia, fino ad oggi ho rinvenuto solo 17 articoli, si fece perdonare con questo dossier.
Immagino l'iniziale curiosità del bambino/a o ragazzino/a a cui il padre o la madre passarono queste quattro pagine dense di analisi ponderate: i propri eroi animati campeggiavano sul quotidiano comprato da mamma e papà!
La curiosità mista ad uno spicchio di felicità si tramutarono presto in delusione, quindi in rabbia:
i giornalisti che si erano occupati dell'inchiesta sparavano a zero sui cartoni animati giapponesi...

Vabbè... sparavano ad alzo zero un po' tutta la carta stampata, perché la redazione de La Repubblica avrebbe dovuto fare diversamente?  ^_^
Solo che i bambini che, eventualmente, lessero queste pagine non potevano contestarne le informazioni: "era scritto sul giornale!"



Actarus, stritola Candy Candy, ti prego!  ^_^
L'articolo d'apertura del dossier è a cura di Marco Giovannini, che nelle tre (non poche) colonne ribadisce tutte le cose che si scrivevano a proposito degli anime, sia quelle corrette che quelle inventate di sana pianta...
Accidenti... è uno speciale, immagino preparato con un certo anticipo rispetto ai normali articoli del resto del quotidiano, perché non cercare una fonte giapponese che spiegasse la realtà dell'animazione giapponese?
Non sarebbe stato un bello scoop?
Ed infatti uno degli articoli fu scritto da un inviato in Giappone, ed il contenuto risulta veritiero, peccato che gli stessi colleghi del giornalista di questo dossier, non lessero il suo scritto...




Ho modificato l'incolonnamento dell'articolo per renderlo più leggibile senza doverlo spezzettare  ;)
Inutile dire e il giornalista è abbastanza aggressivo verso i cartoni animati giapponesi, la cui invasione fu etichettata come "subdola", senza parlare "dell'occupazione paramilitare" dei canali televisivi... ma chi comprava gli anime?
Mi sembra un po' lo stesso discorso di alcuni milanesi che danno addosso ai cinesi perché in questi anni hanno comprato a man bassa gli esercizi commerciali... prima i negozianti milanesi incassano il cash cinese, poi si lagnano della perdita dell'amato negozio che avevano da generazioni...
Tralasciando gli errori dei nomi, bellissimo il lungo elenco delle serie nipponiche che invadevano le televisioni, peccato che il giornalista ci mise dentro pure "Josie e le Pussycats", della americanissima "Hanna & Barbera"  ^_^
Ci viene spiegato che Tadanao Tsuji, oltre ad essere il papà di Goldrake, era l'inventore pure di Capitan Harlock, alla faccia di Leiji Matsumoto  ^_^
I genitori di Imola passano da 600 a 1600, forse a causa dell'inflazione galoppante del periodo?
Sono riportate correttamente le notizie anche commerciali del successo degli anime in Italia, ma perché fruttavano così tanto le serie animate giapponesi?
"... perché i giapponesi continuando ad usare computer e mano d'opera coreana per abbassare i prezzi, difficilmente possono trovare concorrenti.".

Ma perché se i giapponesi avevano questi fantascientifici computer, dovevano usare la mano d'opera coreana? Facciamocela una domanda  :]
Sul finale dell'articolo posso sbagliare, ma a me pare che non furono i giapponesi a fare una seconda edizione di Godzilla per il mercato statunitense, ma furono gli americani per venire in contro ai propri gusti e per non dover vedere dei giapponesi che erano protagonisti del film...
Quindi, se non  rammento male io, successe proprio l'opposto di quello che scriveva Giovannini.







Per lo stesso motivo per cui il diavolo si nasconde nei dettagli, sono i trafiletti a dare le notizie più importanti, cioè che i robottoni scomparirono dalle televisioni nipponiche 12 anni prima, mentre Heidi e Remi sono stati banditi da 7 anni!
Asp... mument... ma se l'articolo è datato 3 gennaio 1981... 1981-12 = 1969...
Un paradosso temporale?
Goldrake e Mazinga scomparirono dalla televisione giapponese prima che di essere disegnati!
Stesso discorso per Heidi e Remi...
Ma se uno parte da questo presupposto informativo, il resto del trafiletto quale autorevolezza potrà mai avere?  >_<



"CINQUE EROI DA DIMENTICARE"


Siamo nell'agosto del 2019, quindi 38 anni e passa dopo l'articolo, questi cinque eroi sono stati dimenticati?   ^_^
Ottima profezia!
Da notare che nella scheda su Goldrake è scomparso, giustamente direi, Alcor   ^_^






Ma l'apoteosi allucinogena la si ottiene leggendo la scheda della povera Candy Candy... ok, ai tempi a me aveva frantumato i cojones... però darle della "puttanella" mi pare esagerato  :]
E da quando Terence era un drogato? Magari pure comunista radical chic?
C'è da dire che ho riso molto, e di questo devo solo ringraziare, con 38 anni di ritardo, colui o colei che scrisse queste righe.
Per fortuna che almeno ad Anna non viene dato della ragazzina dai facili costumi... e neppure Marilla e Matthew sono tacciati di essere dei tossici...
Anche il nostro Capitano (quello vero, mica quello da spiaggia...) se la cava, a parte la tinta ai capelli, ovviamente...




Ipotizzo che Daniela Pasti autrice dell'articolo incentrato su Candy Candy, non fu la persona che stilò la scheda di cui sopra, visto che nello scritto non le viene mai data della meretricella   ^_^
In questo articolo si ha l'ennesima conferma che l'anime di Candy andava oltre il target originario, era seguito dai maschietti, dagli adolescenti e pure dagli adulti, quindi un qualche merito autoriale doveva pur averlo, no?






All'inizio dell'articolo invocavo che i giornalisti che si occuparono di questa inchiesta cercassero informazioni dirette dal Giappone, di prima mano, ed Emilio Floberti si recò a Tokyo!
Seiji Arihara ovviamente non lavorava per la "Nushi" (refuso), ma per la "Mushi Production" di Osamu Tezuka , però il suo nome almeno era corretto.
L'articolo è incredibilmente informativo!
Il giornalista lasciò spazio a chi conosceva il mondo dell'animazione giapponese (Seiji Arihara), senza chiose inutili, e ci ritroviamo a leggere un ottimo articolo, dove, faccio notare, mai si parla dell'uso del computer!
Avrebbero dovuto leggerlo per primi i colleghi di Floberti!   ^_^




 Mazinga Z scavalca lo schermo per schiacciare noi poveri piccoli telespettatori!  ^_^



Caro il mio Mino Fuccillo, che quando compravo (per decenni) La Repubblica leggevo sempre con interesse, rimbambito sarà lei!  :]




M. G. elenca un certo numero di codici di autoregolamentazione, alcuni stranieri, ergo inutili, che avrebbero potuto impedire l'invasione animata nipponica.
Ma siamo la nazione che, nonostante esistesse una LEGGE che impediva a chi fosse titolare di concessioni pubbliche di candidarsi ad lezioni, non ebbe il coraggio di applicarla al titolare di Mediaset...



Per fortuna Irene Bignardi fa notare che anche verso i cartoni Disney ci sarebbe da far polemiche a causa dei loro contenuti non del tutto democratici... e che furono per primi gli statunitensi a sfruttare i bambini con un merchandising a tappeto.



Nulla da fare, M. G. non li poteva proprio digerire gli anime  ^_^


3 commenti:

  1. Beh comunque tutte queste sciocchezze rendono l'articolo davvero comico. Candy con i fiocchi da funerale, puttana e Terence un lurido drogato. Ah!Ah! 😂 me lo immagino con la siringa di eroina infilata nel braccio.

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    1. Guarda, la mia memoria potrebbe sbagliare, ma mi pare che Candy, in occasione del funerale di Antony, indossasse dei fiocchi ai capelli di color nero. Quindi il giornalista, almeno per quel particolare, mi sa che ebbe ragione ;)

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    2. Mi sa che il tizio che scrisse l'articolo in quei giorni che lo scrisse fece una passeggiata al parco Lambro e gli capitò di vedere un tossicodipendente simile fisicamente a Terence, così ha scambiato realtà con fantasia, sennò non si spiega un un'articolo così surreale. Per quel poco di puntate che ai tempi guardai (anche se il ricordo è molto vago) Terence era dedito all'alcol. Antony dunque mori? Questa però me l'ero persa. Non si può certo dire che era molto di buon auspicio questo anime giapponese. Io lo guardavo solo perché tele radio reporter di Rho era una delle poche emittenti locali che si riuscivano a vedere nella nostra TV.

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