Ai primi di dicembre la Rai ha riesumato (anche) Portobello, affidandolo ad Antonella Clerici. Dopo "Che Tempo che fa" e "Rischiatutto", anche l'amato programma di Enzo Tortora è tornato nei palinsesti degli anni 2000 e passa. Non è mia intenzione fare un raffronto tra le due trasmissioni, sono passati troppi decenni, così tanti che mi pare di aver letto le proteste degli animalisti per il fatto che il pappagallo era legato al trespolo... negli anni 70 non lo si considerava un problema.
L'unica cosa che noto, è che la Rai, tra i format importati dall'estero e le trasmissioni riprese dal dimenticatoio, dimostra veramente poco fantasia produttiva, ma contenti loro, contenti tutti (ed io pago!) ^_^
Comunque, dopo aver fatto qualche ricerca su YouTube mi sono reso conto che la trasmissione di Tortora, assieme a momenti divertenti (tipo quello del tizio che voleva eliminare la nebbia nella pianura Padana spianando il Turchino), conteneva quella che mi è parsa essere la pre-tv del dolore. Certo, i toni non erano drammatici come quelli di oggi, però si cercava la lacrima: racconti di tragedie mancate e non, persone che si incontravano dopo decenni, gente che andava in televisione per ridicolizzarsi.
Il tutto era fatto con il garbo e l'educazione di Enzo Tortora, però il meccanismo mi è parso il medesimo, quindi non me la sento di tirare la croce addosso alla Clerici, visto che ormai la tv è tutta un pianto...
Detto ciò, vedere che il logo di Portobello era tornato in auge, mi ha ricordato che da qualche parte dovevo avere la seconda versione del gioco in scatola della Clementoni, quella del 1978, mentre la prima è del 1977, e le due confezioni differiscono solo per le cabine di gioco.
Premetto che ai tempi non ho mai giocato a questo gioco in scatola, ergo non posso riportare quanto giocabile fosse. Leggendo il regolamento mi è sembrato abbastanza originale, in quanto la vittoria finale è data dalla somma dei soldi ottenuti dalla vincita di più prove.
Ho trovato scomodo il montaggio delle cabine telefoniche, che per fortuna nella mia confezione sono praticamente nuove, perché penso che non avrebbero retto ad una decina di montaggi e smontaggi da parte di bambini, troppo fragili.
Come al solito la dotazione dei giochi in scatola anni 70 targati Clementoni era corposa, manca il tabellone di gioco (non previsto dal regolamento), ma ci sono le sei cabine telefoniche e il telefono, senza contare i tanti tipi di carte.
Una nota dolente, invece, viene proprio dal regolamento, che mi è parso un poco confusionario, nonostante io non abbia più 10 anni e lo abbia riletto un paio di volte... ci sono punti che mi lasciano un po' perplesso sul come sarebbero stati applicati in una partita con sei bambini/e impegnati a primeggiare.
Lo scopo del gioco era formato da cinque opzioni diverse:
A) acquistare le carte degli "oggetti" al minor prezzo possibile, per poi inserirle nel montepremi personale;
B) completare una o più collezioni, a cui sarebbe stato dato un valore;
C) risolvere il gioco del "Dove Sei";
D) riuscire a far parlare quello strxxxo del pappagallo!
E) avere più soldi in contenti grazie agli scambi.
Dato che la trasmissione di Tortora si basava sulle telefonate, oltre alle sei cabine, c'è anche un telefono, il cui meccanismo di funzionamento mi è parso il punto debole del gioco. Infatti solo se si trovava libera la linea, finestrella verde (col rosso era occupata), si poteva contrattare un articolo con gli altri giocatori. Immagino la frustrazione di dovere ruotare di continuo il disco telefonico e non vedere mai il verde.
Comunque, dato che, come ho accennato sopra, da bambino non ci ho mai giocato, non posso essere certo che il telefono fosse un Duplex ^_^ (questa la capiranno in pochi).
Nella parte anteriore della cabina telefonica si posizionava la carte dell'oggetto che si voleva vendere.
Il numero in basso è quello che si doveva comporre sul disco telefonico per contattare il giocatore che aveva l'oggetto che ci interessava.
Il lato interno della cabina con il valore dell'oggetto singolo e a coppia, più il bordino ripiegabile che fungeva da raccoglitore di collezioni.
A me il regolamento è parso poco chiaro, grave rischio in un gioco per bambini... a pensarci anche per un gioco per adulti...
Metto solo una cabina, cambia solo il colore.
I sei bordini inferiori con i sei numeri di telefono.
Oltre ai numeri dei sei concorrenti, si poteva telefonare al 9790 e al 7777, se in alto compariva "Portobello" si poteva far parlare quella merxa del pappagallo...
Le carte degli oggetti, che sono presenti in due versioni (per un totale di 40 carte: 20+20), una versione meno costosa ed una più costosa.
Se si riusciva ad ottenere le due carte di un oggetto, si sommavano i valori e li si poteva raddoppiare.
Quelle sopra sono le carte del Pappagallo, il cui dorso giallo e quello sotto.
Quello sopra sono le carte Tortora, il ci dorso blu è quello sotto
Quelle sopra sono le carte Portobello, per far parlare il pappagallo. Non mi è molto chiaro di come funzioni questa parte...
Le carte "Dove Sei" (sopra e sotto), andavano divise in tre gruppi, in base al cartoncino "Dove Sei" presente sotto. Seguendo questo schema bisognava ritrovare il personaggio scomparso.
Le collezioni da completare, oppure da raggruppare in un numero minimo di 3 pezzi, sotto il quale non era dato alcun premio in denaro.
Gli oggetti da collezionare sono: lampade ad olio; farfalle; minerali; pipe; bottiglie di alcolici (molto educativo); soldatini.
I quattro tagli dei soldi.
La prima versione di Portobello, anno 1977.
Con tutto il rispetto per il povero Enzo Tortora vittima a mio parere di gravi errori giudiziari, Portobello è una di quelle trasmissioni che non ho mai retto. E devo confessare che anche su antenna 3 non l'ho mai seguito nonostante la sua grande professionalità secondo me aveva uno stampo troppo vecchio e poco innovativo al contrario di Mike Bongiorno. Comunque bello che allora facessero questi giochi in scatola. Io con un volantino trovato a terra quando facevo le elementari ebbi un ingresso gratuito per me accompagnato da mia mamma per la proiezione di un film al Dal Verme,della Walt Disney di cui ora non ricordo nemmeno il titolo, e alla fine vi fu una presentazione di Febo Conti che era uno dei presentatori più "sfigati" tenuto poco in considerazione che mi omaggiò del gioco in scatola del suo quiz. Altri tempi...
RispondiEliminaFebo Conti per noi era solo il venditore di enciclopedie nei cinema :]
RispondiEliminaProbabilmente è vero che Bongiorno meglio si adattò alla tv commerciale e ai suoi ritmi.