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domenica 29 ottobre 2017
STOP settimanale di attualità, politica(?) e cultura(?!) - N° 1560 dal 19 al 25 agosto 1978 - Viaggi nel mistero 3!
Ogni tanto mi perdo qualche pezzo che avevo iniziato a postare, tipo gli articoli improbabili di Stop...
Dei settimanali di spettegulèss degli anni 70, quello di Stop era di certo il più truce, quello che rovistava nel torbido più di tutti, quello che faceva appello alla morbosa curiosità delle lettrici (e dei lettori), quello che non si faceva nessuno scrupolo di mettere immagini di bambini, adulti e anziani sofferenti. In pratica l'anticipazione di una qualsiasi edizione del TG4 o di "Studio Aperto"...
Non solo tradimenti coniugali o extraconiugali, ma abbondavano malattie, operazioni, abbandoni, incidenti, superstizioni religiose, paranormale ed anche ufo ed extraterrestri.
In particolare esisteva la rubrica "Viaggi del mistero", che conteneva perle uniche, cioè cosa capitava quando un settimanale scandalistico faceva incontrare gli italiani e gli ufo :]
"Ho sviluppato le foto e ho visto l'ufo! Sarebbe la prova dell'esistenza degli extraterrestri"
Da notare la forma dubitativa, "sarebbe", perché il settimanale aveva una sua reputazione, e non voleva mica buttarla alle ortiche dando notizie prive di fondamento! ^_^
Quello che io continuo a non capire è come mai, fino all'avvento dei cellulari e smartphone dotati di macchina fotografica digitale più telecamera digitale, gli avvistamenti capitavano tanto spesso, quanto di pessima qualità fossero le immagini. Oggi che tutti noi ce ne andiamo in giro con una piccola regia portatile, gli ufo e gli extraterrestri sono scomparsi >_<
Qualche miscredente potrebbe avanzare l'ipotesi che l'oggetto visibile della foto possa essere un deltaplano in volo notturno, oppure un mero inganno fotografico, ed invece io posso rivelare che si trattasse dell'Astrocaccia di Alcor, conosciuto in Giappone con la sigla JFO.
Probabilmente il signor Gatti non seguiva l'anime di "Atlas Ufo Robot"...
sabato 28 ottobre 2017
Hikikomori: un fenomeno di autoreclusione giovanile
TITOLO: Hikikomori: un fenomeno di autoreclusione giovanile
CASA EDITRICE: Carocci Editori
PAGINE: 106
COSTO: 12 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 13 cm
REPERIBILITA': ancora reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788843089291
Gli
ultimi saggi sugli hikikomori soffrono, a mio avviso, di alcuni punti
deboli. Il primo, e forse più importante, è quello che si rifanno
tutti a libri già pubblicati (anche questo), pare che nessuno
studioso/a italico/a abbia più avuto la possibilità, dopo Carla
Ricci (iper citata anche in questo saggio), di recarsi in Giappone
per informaci di quale sia la situazione in Giappone OGGI. Non la
situazione all'epoca dei primi scritti di Carla Ricci (2008), che è
stata la prima saggista in Italia a farci scoprire il fenomeno
hikikomori, ma cosa stia succedendo in Giappone nel 2017. Il bello (o
il brutto) è che le ultime pubblicazioni sugli hikikomori citano
altri saggi sugli hikikomori che citato i primi scritti di Carla
Ricci, ma solo i primi libri di questa studiosa nascevano da analisi
sul suolo nipponico, gli altri successivi sono solo “teorici”.
Quindi si sta accumulando una saggistica, che si auto cita a cascata,
di “esperti” che non si sono mai recati nel luogo di origine del
fenomeno hikikomori. Tra l'altro anche gli ultimi due saggi di Carla
Ricci non sono altro che riproposizioni di quello che aveva scritto
nei primi due. Parrebbe che il fenomeno hikikomori in Giappone, per
gli studiosi italiani (e quindi per i lettori), si sia
cristallizzato al 2008 e 2009...
Ergo,
per concludere il mio deliro argomentativo, sono ormai parecchi anni
che non esce un saggio che ci informi della situazione reale
giapponese degli hikikomori nel 2017.
Quando
verrà pubblicato qualcosa di attuale sugli hikikomori giapponesi?
L'altro
punto debole di questi ultimi saggi è che, dopo aver illustrato la
situazione giapponese (non attuale!!!), si esamina quella italiana,
volendo raffrontarla a quella nipponica.
Se
ciò può aver avuto un senso nei primi saggi, con lo scopo di far
venire alla luce eventuali similitudini tra Italia e Giappone, ne ha
sempre meno nel momento in cui si mettono a confronto situazioni
attuali italiane con situazioni nipponiche risalenti al 2008/2009...
Infine,
sempre a mio avviso, la società giapponese, la scuola giapponese, la
famiglia giapponese e anche il mondo del lavoro giapponese, sono
esageratamente troppo differenti dai corrispettivi italiani. Che
senso ha, dunque, continuare con i confronti?
Premetto
che questo libro di Karin Bagnato è scritto bene,
comprensibilissimo, forse un po' troppo breve, visto che pretende di
analizzare sia la situazione (vecchia) in Giappone che quella
italiana.
Sono
citati molti saggi in inglese, a dimostrazione che l'autrice si è
documentata molto.
Mi ha
sorpreso un po' leggere nel titolo che il fenomeno di autoreclusione
chiamato “hikikomori” sarebbe “giovanile”. In realtà, in
Giappone, ci sono anche persone che hanno superato i 40 anni che ne
continuano a soffrire, oppure che vi entrano per la prima volta.
Saranno forse delle eccezioni, ma non è che a 30 e passa anni ci si
può considerare “giovanili”...
Il
saggio è diviso in tre parti, nella prima si analizza la situazione
(al 2008/2009) giapponese, facendo riferimento esclusivamente ad
altri saggi, ergo l'autrice non ha svolto una ricerca sul campo.
Nella seconda parte si analizza la situazione italiana, mantenendo la
medesima impostazione della parte inerente il Giappone. La terza ed
ultima parte contiene una serie di proposte per prevenire ed
intervenire sulla situazione degli hikikomori italiani.
Personalmente
a me interessa la situazione in Giappone, quindi la prima parte del
saggio.
Ad
inizio del primo capitolo si riporta che il fenomeno hikikomori
risale agli anni 70. Rispetto ad altri saggi che lo pongono negli
anni 80 e 90, trovo già incoraggiante che si inizi a retrodatare la
nascita della sindrome di autoreclusione, ma da un articolo da me
casualmente scovato su “La Stampa”, le prime avvisaglie sarebbero risalenti agli anni 60!
mercoledì 25 ottobre 2017
Articoli sul pre-cosplay tratti da "La Stampa" e Corsera 1979, 1980, 1982
Il precedente post, quello che mostra il catalogo dei costumi carnevaleschi "A&M Casarini del 1980, mi ha spinto a fare una breve ricerca sugli articoli giornalistici inerenti il successo di Goldrake e soci durante il Carnevale. Ho reperito 11 articolini in cui si parla di travestimenti in personaggi degli anime, dal gennaio 1979 al febbraio 1982. Considerando che non mi pare che in Giappone esista una tradizione come il nostro Carnevale, si potrebbe affermare che la pratica di giocare coi costumi possa rappresentare l'esempio di un pre-pre-cosplay. L'idea potrebbe essere anche una forzatura, visto che a Carnevale ci si vestiva del personaggio preferito, e Goldrake & soci erano i beniamini di tutti, però alla fine il concetto base tra il Carnevale e il cosplay è simile. Inoltre ho scovato una serie di articoli su un concorso per bambini, svoltosi a Milano nell'agosto 1979, in cui i "cosplay" per il miglior costume di Heidi e Peter si sarebbero aggiudicati in viaggio a Berlino Ovest (oppure il corrispettivo in denaro!).
Quindi, ricapitolando, c'era un concorso a premi (di valore), c'era una giuria, c'erano dei bambini che impersonavano Heidi e Peter e infine i migliori vincevano. Non è cosplay?
Ovviamente dell'articolo sopra ("La Stampa" dell'11 febbraio 1979) colpisce come sempre lo straordinario successo che ebbe "Atlas Ufo Robot", il negoziante ci informa che tra maschere e costumi avevano una richiesta di circa 5000 pezzi al giorno, e le aziende produttrici, tipo la "A&M Casarini", non riuscivano a soddisfare la richiesta dei clienti. I costumi non costavano poco, dalle 50 alle 60 mila lire, e le maschere 2000 lire, moltiplicando il tutto per 5000 richieste al giorno...
Il concorso di "cosplay" ebbe luogo al parco Sempione di Milano, nell'agosto 1979, manifestazione, mi pare giusto farlo notare, ovviamente non collegata al Carnevale, e quindi, dal mio punto di vista, molto più interessante.
Intanto siamo ad agosto, col caldo torrido della Milano anni 70, che non è paragonabile a quello di oggi, e quindi ci voleva una grande motivazione per parteciparvi, che andava molto al di là dei premi messi in palio.
L'articolino sopra è del 18 agosto (sempre 1979), nelle pagine delle notizie locali, e ci informa che l'iniziativa è portata avanti dal secondo canale della tv tedesca, che il primo settembre vedrà i due migliori costumi di Heidi e Peter partecipare alla trasmissione "Majas Party", il soggiorno a Berlino (Ovest) sarebbe durato ben 4 giorni, dal 31 agosto al 3 settembre.
Da altri articoli che mostro più sotto scopriamo che questo era un concorso internazionale, infatti vi partecipavano anche Francoforte, Lione e Birmingham. La presenza della città di Birmingham solleverebbe l'interessante quesito se la serie di Hedi fosse vista anche in Gran Bretagna. In realtà il meccanismo era un po' differente, ogni città aveva scelto dei personaggi animati diversi. Birmingham i Muppets, Lione l'ape Maia e Willy, Francoforte Sinbad e Heidi(?).
Tutto ha un termine, e il 15 febbraio 1982 il Corsera ci informa che i costumi di Goldrake, Candy e Mazinga non sono più di moda, bisognerà aspettare i veri cosplayers degli anni 2000!
Qui sotto propongo tutti gli 11 articolini, o spezzoni di articoli, nel caso in cui gli anime siano semplicemente citati nel titolo e presenti nelle foto.
Il primo riscontro che ho trovato è del 29 gennaio 1979, sulla "Stampa Sera", e si limita ad informare che tra i personaggi che sfileranno ci sono ance dei Goldrake.
domenica 22 ottobre 2017
"Dalle fate ai supereroi" - catalogo costumi "A&M Casarini" del Carnevale 1980
Prima, molto prima, che il cosplay venisse inventato dai giapponesi, l'Italia aveva già sperimentato una pratica simile, benché relegata solo alle manifestazione per il Carnevale. Non ho idea se in altre nazioni europee capitò la medesima cosa, probabilmente in Francia e in Spagna, ma durante il Carnevale degli anni 1979 e 1980, abbondavano i "cosplayers" dei personaggi di "Atlas Ufo Robot", Capitan Harlock, Remì e Heidi.
A questi pionieri in costume, seguirono altri personaggi animati giapponesi che vedevamo in televisione, anche perché le aziende di abbigliamento fiutarono subito la possibilità di vendere caterve di Actarus, Alcor(...), Maria e Venusia, senza contare che chiunque avrebbe dato un rene per poter diventare Goldrake!!!
Per il Carnevale 1980 l'azienda di Modena "A&M Casarini" inserì nel suo catalogo tutti questi stupendi costumi degli anime, affiancando agli articoli usuali, questi nuovi personaggi provenienti dal lontano Giappone, da qui il titolo del catalogo: "Dalle fate ai supereroi".
Il formato del catalogo è molto grande, ben 32 cm x 23 cm, e presenta una copertina con una doppia pagina apribile. Sulla copertina visibile normalmente possiamo ammirare gli eroi di "Atlas Ufo Robot", tanto per chiarire ai bambine e alle bambini che quello era il pezzo forte del catalogo, a dimostrazione del successo della serie e verso chi andava l'affetto dei giovani telespettatori.
Assai curiosa è la parte della copertina ripiegata, che ci mostra, oltre a Capitan Harlock e all'Alcadia, un tarocchissimo Mazinga!
L'Ultimo giorno del Carnevale 1980 fu il 19 febbraio, fatto ben specificato appena dietro le due copertine (scan che metto alla fine del post), quindi Mazinga Z aveva appena fatto capolino sulla Rete 1 della Rai. Inoltre il Grande Mazinga andava già in onda sulle tv private locali da qualche settimana. Perciò, al momento della pubblicazione di questo catalogo, i due Mazinga erano ben conosciuti ai bambini.
Il bello è che dei personaggi di Mazinga non c'è nessuna traccia!
Chissà per quale motivo produttivo o contrattuale, la "A&M Casarini" non mise alcun Mazinga nel suo catalogo, ma, soprattutto, perché piazzò quel tarocchissimo Mazinga in copertina?
La "A&M Casarini" si aggiudicò i diritti (credo non a buon mercato) per commercializzare i costumi degli anime trasmessi dalla Rai, tramite un accordo con la concessionaria Sacis. Dato che la furbizia non ci ha mai fatto difetto, dovettero scrivere a chiare lettere nel catalogo che solo loro potevano mettere in commercio i costumi dei personaggi di queste serie animate, e che chiunque altro si fosse azzardato a farlo, ne avrebbe subito le conseguenze penali e civili.
Quindi su un versante minacciava i produttori abusivi, in quanto detentrice della concessione Sacis, per contro faceva disegnare in copertina un simil Mazinga Z/Grande Mazinga, che avrebbe fatto invidia al sudcoreano Taekwon V!
Personalmente non ricordo di aver mai visto bambini vestiti dai personaggi di "Atlas Ufo Robot", c'è da dire che io non ho mai gradito molto il Carnevale. Dalle mie parti i casinisti c'erano tutto l'anno, ma a Carnevale praticamente regnava l'anarchia, e i "casinisti" ci sguazzano nell'anarchia >_<
Ciò non toglie che un bel costume di Goldrake non mi avrebbe mica fatto schifo ^_^
Quella sopra è la doppia pagina che spiegava come prendere le misure al proprio figlio per scegliere la taglia corretta.
Da notare lo sfondo spaziale ;)
mercoledì 18 ottobre 2017
"Filo diretto con..." in "Cartoni in tivù" - Le risposte dei personaggi animati giapponesi ai lettori - parte 1
Chi non avrebbe voluto sentirsi rispondere dal proprio eroe animato preferito?
"Cartoni in tivù", dall'ottobre del 1981, pensò bene di inaugurare una nuova rubrica, in cui alla lettera di un lettore, faceva seguito la risposta diretta dell'interlocutore animato nipponico. Quindi non più risposte generiche della redazione nella rubrica della posta, ma un "filo diretto" tra i giovani lettori e i personaggi degli anime.
Per loro stessa ammissione nella rubrica della posta, arrivavano alla redazione una quantità immane di letterine, ergo ebbero questa idea molto carina, e, a distanza di 35 e passa anni, portatrice di un certo numero di chicche.
Devo dire che sono rimasto assai sorpreso da due caratteristiche di queste missive:
la grande passione delle femminucce verso anime prettamente per maschietti;
le lettere di ragazzi e ragazzi dai 14/15 anni in sù.
Ovviamente tutte le mie elucubrazioni sono basate sui miei ricordi, anche a livello di fan in cortile e a scuola, Quindi, tralasciando il fascino che Actarus esercitò sulle bambine e ragazze italiane, mi ero fatto l'idea che, dopo il bel tenebroso fleediano, i gusti si fossero reindirizzati verso anime più aderenti al proprio sesso. Mentre da tutte queste letterine scopro che, per esempio, Shingo Tamai riscuotesse un largo successo tra le giovani telespettatrici, e si trattava di un anime calcistico!!!
Poi, magari, le stesse ex bambine, sono quelle che oggi spaccano i maroni al marito perché si guarda mezza partita alla settimana... ^_^
Probabilmente oggi sarebbe impensabile per un/a 14enne scrivere una lettera direttamente a un personaggio animato su una rivista di fumetti per bambini, men che meno per dei 17enni, invece in queste pagine si possono trovare missive e quesiti anche di ragazzi e ragazze che non frequentavano più le medie inferiori. Forse, ai tempi, avevamo un po' meno fretta di diventare adulti.
Si possono leggere anche informazioni sui disegnatori originali, come quella a Stefano Tanci sul Gundam, in cui il tenente Brait cita addirittura il "maestro" Kunio Ogawara!
Le notizie dirette, e spesso indirette, che si possono cogliere dalle risposte, ma spesso anche dalle domande, sono veramente molte. Piccole sfumature che ci ricordano che, per esempio, il segnale delle tv locali non sempre era forte e chiaro. Ce lo ricorda Andrea Roselli nella sua domanda a Kyashan, quando lamenta che non può vedere tutte le puntate del ragazzo androide, perché nella sua zona il segnale arrivava "un giorno si e due no".
La prova dell'interesse femminile per serie più per maschi, come Kyashan, la leggiamo nella terza lettera, in cui Anna Ricciardi chiede che, al suo eroe robotico, venga affiancata una donna robot. La cosa interessante, però, è la motivazione di questa richiesta, cioè dare a Kyashan e alla ragazza robot un futuro felice, cosa che, per la bambina di Roma, non sarebbe stato possibile tra un ragazzo androide ed una umana come Luna. Penso che Luna risponda esaurientemente ^_^
Ogni numero presentava due pagine distinte della rubrica "Filo diretto con...", nei primi numeri le lettere su singoli personaggi dovevano essere state così tante che permetterono alla redazione di inserirle in un riquadro per un eroe animato specifico. In seguito la rubrica conterrà domande per più personaggi.
Un altro aspetto importante di queste testimonianze, oltre a capire cosa incuriosisse il telespettatore/lettore, è il dato statistico approssimativo sui personaggi preferiti, sempre in base a cosa veniva trasmesso in televisione. Non sempre, però, il cartone in voga, era il destinatario delle lettere e dei quesiti, restavano sempre dei fan di serie non più trasmesse, come "Atlas Ufo Robot", che manteneva sempre vivo un nutrito numero di appassionati "nostalgici",nostalgici a 12 anni! ^_^
Le due pagina sopra sono di "Cartoni in tivù" n° 48 del 9/10/1981
Daitan 3 o Daitarn 3?
La domanda mi ricorda un sacco le discussioni sui forum, quando si riscoprivano i vecchi cartoni animati giapponesi, e dove utenti storici oppure occasionali, aprivano topic con quesiti di tutti i generi. Per conto mio cantavo "Daitan", però faccio poco testo, perché sono andato avanti anche da adulto a dire e scrivere "Daltaniu(o)s" senza la "o"...
Non comprendo, invece, come si potesse mandare una lettera a Charlotte... >_<
lunedì 16 ottobre 2017
"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 9 e 10
Prima di addentrarmi nelle due interlocutorie puntate di questa recensione, mi corre l'obbligo di riportare una annotazione nei commenti delle puntate 7 e 8, inerente l'immagine di cui sopra.
Mi è stato fatto giustamente notare (Oxido docet) che Shingo è stato disegnato mentre calcia col piede sinistro della gamba destra!!!
Incredibile... senza contare che la gamba destra è chiaramente amputata all'altezza del ginocchio! :]
Forse è per questo che i tiri di Shingo risultavano tanto imparabili, tirava col piede opposto alla gamba >_<
Detto ciò, come scrivevo sopra, queste due puntate sono un intermezzo alla preparazione dei successivi incontri ben più provanti, che non possono passare che per l'abbandono di Shingo della seconda squadra, per passare nelle file della prima, ma non voglio spoilerare gli eventi successivi.
Ricordo che, a causa dei dialoghi che sovente sembrano abbastanza campati in aria, in alcuni punti mi limiterò alla dicitura "dialoghi a caso", perché è impossibile renderne conto scrivendo ciò che si sente.
Avevamo lasciato Matsuki che sfidava Shingo alla classica sfida ai rigori.
La voce narrante, che in un contesto autarchico vocale come quello in cui fu doppiata la serie è sempre la voce di Matsuki, ci riepiloga la fine della precedente puntata:
il calcio di rigore totale globale finale!
domenica 15 ottobre 2017
"Il comandante Ed Straker in: Ufo distruggete Base Luna" - Edizioni Salani Firenze (1975)
La madre di chi avrei dovuto uccidere per avere il gioco in scatola di "Ufo Shado"?
Per fortuna, delle madri altrui, non mi dovetti mai porre questo quesito ai tempi, perché non ricordo di aver mai visto in negozi di giocattoli o a casa di amici questa stupenda confezione.
Si, perché l'illustrazione sul coperchio è veramente bellissima, tremendamente evocativa, già ti immagini a respingere orde di ufo rotanti con i tuoi Intercettori, e a far schizzare fuori dall'acqua gli Skydiver per annientare gli ufo scampati agli Intercettori. Purtroppo il contenuto, salvo l'enorme tabellone, è abbastanza povero, a cui vanno sommate delle dinamiche di gioco un po' deludenti.
Poi, magari, a giocarci ad otto anni ti sembrerà il più bel gioco in scatola del mondo, ma io temo, invece, che possa aver avuto l'effetto che ebbero su di me i giochi di società di "Guerre Stellari (Il grande gioco di fantascienza)" e del "L'Uomo Ragno e i Fantastici 4!", una delusione totale...
Infatti la meccanica di gioco si riduce ad un mini gioco dell'oca, che si conclude con un quiz finale con domande sulla serie tv e sul programma spaziale.
In pratica un giocatore impersona Ed Straker (io! io! io! io!), gli altri (per un massimo di 4) sono gli ufo alieni. Scopo del gioco dei singoli ufo e quello di seguire la propria (in base al colore) rotta fino alla Base Luna senza farsi abbattere (2 colpi ricevuti = ufo distrutto) dal colonnello Straker, poi scendere, indossare delle tute spaziali della Shado, infiltrarsi nella base e sabotare la rampa di allunaggio.
Per compiere quest'ultima parte della missione bisognerà rispondere correttamente a tre domande poste da Ed Straker.
Ma perché un extraterrestre, una volta superati indenni gli Intercettori, sarebbe dovuto scendere dal proprio potente ed armatissimo ufo, per poi travestirsi con una tuta spaziale terrestre?
Perché non sarebbero dovuti procedere dritti dritti verso la Base Luna e distruggerla?
Perché sabotare la rampa di allunaggio? Alla fine serviva solo per i rifornimenti...
E la tua spaziale della Shado l'avevano già sull'ufo? Perché cambiarsi sulla superficie lunare non credo sia molto salutare, neppure per un alieno...
Ma, soprattutto, un tizio con la pelle verde aliena, e gli occhi alieni, sarebbe potuto passare inosservato anche rispondendo correttamente alle tre domande?
Infine c'è la questione dei quesiti... si sa come sono fatti i bambini... io già conosco degli adulti che quando si gioca diventano più irragionevoli di un 12enne... figuriamoci dei bambini veri...
Per evitare inutili discussioni infantili, le domande devono avere risposte secche, chiare, non contestabili, tipo questa:
"Come si chiama l'ente che dirige tutte le attività aeronautiche e spaziali degli USA?"
Mentre se la domanda è questa, il rischio di polemiche è molto alto:
"Che cosa sono le comete?"
Tra l'altro molte domande non sono neppure molto facili, anzi, direi difficili...
Il problema più grosso per la longevità del gioco sono proprio le domande, come in tutti i giochi con le domande, non per nulla oggi esistono le espansioni :]
Perché in tutto nella scatola ci sono 30 carte, con due domande per carta, per un totale di 60 domande. Se a queste si tolgono quelle facili e quelle che magari uno sapeva, le restanti saranno state imparate a memoria nel giro di qualche partita, rendendo il gioco un mero giro dell'oca
La musica di sottofondo era obbligata ^_^ e resterà una delle più belle di sempre :]
Penso che il titolo del gioco fosse collegato all'omonimo film di montaggio che uscì nel 1971:
UFO - Distruggete Base Luna
Il trailer cinematografico del periodo
E' indubbio che l'elemento che colpisce di più è l'enorme tabellone di gioco, impreziosito anche dalle immagini della serie tv, che misura ben 88 cm x 64 cm!
In pratica ci avranno giocato bambini che erano più bassi del tabellone!!!
sabato 14 ottobre 2017
Conan il ragazzo del futuro
TITOLO: Conan il ragazzo del futuro
CASA EDITRICE: GoWare
PAGINE: 181
COSTO: 12 €
ANNO: 2016
FORMATO: 23 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788867974788
E' questo il primo saggio dedicato alla serie di “Conan il ragazzo
del futuro”, in assoluto una delle serie più di valore
contenutistico arrivate in Italia. Con questo anime i bambini del
1981 entravano direttamente in contatto con un'opera completa di
Hayao Miyazaki, senza che noi se ne fosse consapevoli. In precedenza
avevamo visto il Lupin III in giacca verde, qualche sua
partecipazione in altri anime e lungometraggi cinematografici, ma
soltanto parecchi anni dopo ci rendemmo conto che tutti questi
piacevoli ricordi erano legati ad un unico autore.
Più volte mi sono chiesto perché nessun saggista si cimentasse in
un'analisi di questa serie, tranne che per alcuni capitoli in diversi
saggi, e sinceramente non mi sono mai dato una risposta, forse è
troppo complessa?
Comunque sia, nel 2016 è uscito questo saggio, e lo ha scritto un
nato nel 1998!
Questa cosa mi ha, nel contempo, sbalordito, onorato ed anche un po'
preoccupato.
Sbalordito perché, nonostante ritenga che la serie meriterebbe di
essere vista dalle nuove generazioni, e sono certo che piacerebbe,
non credevo che un classe 98 se ne potesse appassionare così tanto.
Onorato perché vedere tanto impegno nell'analizzare la serie, vuol
dire che non ha valore solo per la mia generazione. Questo impegno
andrebbe seguito da altri autori di libri sull'animazione, in primis
quelli della Ultra Shibuya...
Preoccupato perché a 18 anni, per quanti anime si possono aver
visto, e per quanti testi si possono essere studiati, forse manca un
po' di conoscenza generale di entrambi i campi.
A questo punto debbo fare una premessa sulla serie di “Conan il
ragazzo del futuro”, su quante volte l'ho visto. Lo vidi nella
prima visione su Videodelta nel 1981, poi ne registrai le puntate in
VHS in una replica del 1991 o 1992 su una piccola tv locale che si
vedeva malissimo, seguì l'acquisto delle VHS Yamato, poi i DVD
Yamato, infine i cofanetti Dynit. Mi sono letto anche il romanzo da
cui Miyazaki prese spunto per elaborare la serie, modificandola
tantissimo rispetto all'originale cartaceo, “The incredibile tide”,
scritto da Alexander Key nel 1970. Noto che in tutto il saggio non è
mai citato il romanzo originale, neppure di sfuggita.
Tutto ciò non fa di me il depositario della verità sula serie,
però, almeno, quando solleverò qualche critica a questo saggio,
spero che la si consideri basata su qualcosa :]
Penso, comunque, che ogni appassionato della serie dovrebbe leggere
questo titolo, per potersi fare un'idea personale delle
argomentazioni presenti.
Il libro è diviso in quattro parti.
Nella prima ci sono le sinossi delle 26 puntate, forse un po' troppo
didascaliche, grandemente corrette, ma con qualche piccola
imprecisione. Nulla di eclatante, però, forse, sarebbe bastato un
po' più di attenzione per non errare mai. E' innegabile che l'autore
abbia visto la serie, ed immagino più di una volta. Comunque sulla
prima parte tornerò alla fine della recensione, in cui inserirò dei
fermi immagine per far notare alcune imprecisioni.
La seconda e la terza parte analizzano la serie, prima gli ambienti,
poi i personaggi.
Entrambe le sezioni sono veramente dettagliate, quasi maniacali (in
senso buono), sono descritti i momenti, il titolo della puntata,
l'argomento che si sta trattando. L'unica pecca, che si estende a
tutto il libro, è che, in alcuni casi, a mio avviso, si eccede un
po' nella ricerca di significati reconditi. In particolare, talvolta,
si fanno ricostruzioni che non sono per nulla presenti nell'anime,
ipotesi non basate sulla trama. In pratica si parte un po' per la
tangente, immaginando scenari con troppa fantasia, ma ci tornerò più
sotto.
Il linguaggio usato, che in generale è comprensibile, diventa in
certi momenti assai criptico, anche per termini poco usuali.
Ovviamente all'autore non può essere ascritta la colpa della mia
ignoranza su certi argomenti, ma non c'era un altro modo per
esprimere il concetto di “agnito terenziana”?
Faccio presente che in questo stesso momento il programma “Open
Office”, con cui sto scrivendo la recensione, mi segnala “agnito”
come errore...
Assai stucchevole, inoltre, leggere in continuazione la parola
“ontologico”, in tutte le sue possibili declinazioni. Ad un certo
punto volevo iniziare a contarle, ed ho sbagliato a non farlo. Capita
di leggere questa parole anche tre o quattro volte nella stessa
pagina, poi scompare per un po', ma poi ritorna di nuovo. Sarà
ripetuta 50 volte? 60? Di più? Non conta, conta che è una
ripetizione esagerata...
Alla casa editrice non ce l'hanno qualcuno/a che verifica gli scritti
degli autori?
Ribadisco che è encomiabile l'impegno nella descrizione degli
ambienti, anche se, forse, non sempre c'è un motivo per tutto.
Magari Miyazaki decise uno scenario solo perché era il migliore per
portare avanti la storia.
La seconda parte inizia con il primo ambiente che vediamo, “l'isola
perduta” in cui vivono Conan ed il nonno. Qui c'è una piccola
imprecisione riguardo a cosa dice il nonno in punto di morte a Conan.
Secondo l'autore Conan fa al nonno tre promesse in punto di morte:
salvare Lana; farsi degli amici; tornare sull'isola. Farò la figura
del pignolo, però non è così... Il nonno, prima di morire, gli
chiede di “andare a cercare il mondo nuovo” e di “trovare dei
buoni amici e di vivere con loro e per loro”. Non glie chiede
altro, nessuna promessa. Sarà, invece, Conan, sulla tomba del nonno,
a fare quelle tre promesse. Puntualizzo questa piccola questione,
perché l'autore ribadisce più volte questo aspetto delle tre
promesse fatte in punto di morte.
giovedì 12 ottobre 2017
Go Nagai Robot Collection: Panoramica finale dei 180 modellini
Certo che guardando il mio tavolo mi sono accorto che ci potevano stare un'altra ventina di uscite, forse 30!
No vabbè, scherzo ^_^
Con questo post panoramico totale globalico posso chiudere definitivamente l'avventura della Go Nagai Robot Collection.
Come il Grande Mazinga e Mazinga Z vennero riposti nel museo della pace, anche i miei scatoloni della GNRC, debitamente imballati e protetti dall'umidità, sono stati riposti fuori dai maroni :]
Spesso (più di quanto avrei voluto...) nelle 180 recensioni avevo scritto che singolarmente i modellini soffrivano delle note magagne qualitative, ma le foto di gruppo acquistavano valore, se poi metti assieme 180 uscite, ottieni un'armata.
E questa è una grande armata!
Fanno la loro porca figura :]
(alla fine del post c'è un video più lungo)
Inizialmente era mia intenzione fare delle singole foto di tutti i gruppi, divisi per serie, e al loro interno tra buoni e cattivi, ma poi la sola idea di dover movimentare millemila volte 180 modellini, col rischio che me ne cadesse qualcuno e si sfasciasse... mi ha fatto passare la voglia.
Ego ho virato per una soluzione meno scenica, ma più veloce.
Ci sono sempre le foto per gruppi, ma si intravedono i modellini precedentemente posati sul tavolo.
Mi sono così reso conto di una enorme mancanza, grave quanto quella dei due Mechadon, del Prof Shiba 2.0 e di Lady Gandal: Manca Actarus in abiti civili!!!
martedì 10 ottobre 2017
"Il Giappone e le sue forze armate" - 1942
In questo opuscolino propagandistico il regime fascista italico voleva far partecipe il popolo fascista italico del gaudio per essere alleati del regime fascista nipponico, sinceramente non so quanto il regime fascista nipponico si bullò col suo popolo fascista di avere come alleato il regime fascista italico ed il suo popolo...
Non ce lo vedo il ministero della guerra giapponese che pubblica un libricino simile a questo dal titolo: イタリアとその軍隊
Più che altro perché non ha molto senso avere un alleato dall'altra parte del globo, se poi l'alleato è l'Italia, il senso viene meno immediatamente, ma è comunque ben poco utile in generale.
Bisognava comunque fare vedere quanto erano ganzi i nostri amici giapponesi, perché loro erano dei fedeli sudditi dell'Imperatore Hirohito, mica come noi italiani che avevano questa fissa di opporsi al regime...
Dei soldati impavidi, mica come noi italiani che appena le cose andavano male cercavano di salvarsi la pelle...
Dei conquistatori rispettosi dei popoli assoggettati, mica come noi... ah no, anche noi eravamo molto "rispettosi" dei popoli conquistati.. forse non quanto i giapponesi, ma ce la cavavamo benino >_<
Giustamente si obbietterà che questa era tutta propaganda, peccato che la gran parte dei giapponesi ci credesse e la seguisse...
Ecco qualche stralcio dei vari consigli.
L'articolo 4 del primo Consiglio:
"Bisogna morire piuttosto che lasciare la posizione in mano al nemico".
Oppure l'articolo8 del secondo Consiglio:
"Finché si è in vita, non si deve subire l'onta di essere catturati dal nemico."
Purtroppo gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati nipponici non sempre dimostravano di conoscere bene i consigli qui presentati.
Tipo il finale dell'articolo 2 del primo Consiglio:
"La missione delle armate del Tenno è quella di rendere le virtù imperiali oggetto di ammirazione universale, praticando la giustizia con magnanimità".
Simile l'articolo 1 del terzo Consiglio:
"Non bisogna mai sottovalutare i nemici e disprezzare la popolazione delle terre occupate".
Divertente l'articolo 6 del terzo Consiglio, considerando che gli approvvigionamenti non erano considerati nei piani militari giapponesi:
"Dobbiamo rispettare i beni, la proprietà e le riserve del nemico. La requisizione, l'appropriazione e la distribuzione del materiale ecc. si effettuino secondo le norme stabilite e per ordine espresso dei comandanti".
Gli articoli 7, 8 e 9 del terzo consiglio sono devastanti...
Il finale dell'articolo 5 B, sempre del terzo consiglio, l'aveva vista giusta:
"Le armate giapponesi, quindi, agiscano nel territorio occupato in modo da tramandare per sempre un nome profumato di buona reputazione e di valore".
Per tramandare è stato tramandato, che questo nome sia profumato, invece, ho qualche dubbio.
Quando vedo Hirohito, penso subito al pacifismo, non so come mai :]
lunedì 9 ottobre 2017
Onda Tv dal 22 al 28 marzo 1981 - "Bia, una deliziosa, piccola strega", di Andreina Repetto + trafiletto su Megaloman
Gli "Onda TV" hanno per me un particolare valore di testimonianza, in quanto riguardano espressamente le tv locali lombarde e di Milano, peccato che siano già rare le riviste del 1981, ma praticamente introvabili quelle delle tre annate precedenti...
I programmi delle 3 reti Rai hanno uno spazio limitato, la Rete Uno e Due nella prima pagina dei palinsesti, mentre alla Rete 3 è riservata metà colonna rispetto alle prime due. Il punto forte della rivista erano le tv locali, un piccolo paradiso per chi come me ricerca quei palinsesti dimenticati.
Quando poi, come in questo numero 12 dell'anno IV, vi è contenuto un articolo sulla piccole deliziosa Bia, e pure un trafiletto su Megaloman, il tutto non può che finire per direttissima qui sul blog.
Lo spazio per articoli inerenti trasmissioni nazionali è quasi nullo, nei numeri in mio possesso ci si concentra su personaggi televisivi "minori", nazionali e locali, di solito due o tre articoli per numero, anche perché il numero delle pagine totali ammontava ad una 50ntina.
Il carattere localistico della rivista lo si desume anche dalle inserzioni, raramente vi si trova prodotti di largo consumo, preferendo articoli di nicchia, spesso sono pubblicizzate aziende e negozi di provincia, persino macellerie :]
L'articolo firmato da Andreina Repetto è molto positivo verso il cartone di Bia, forse il giudizio fu in parte motivato dal fatto che la stessa (credo) casa editrice che pubblicava "Onda TV", andasse in edicola con "Telefumetto", che ospitava le storie di Bia ed altre serie nipponiche, ed altre due teste simili. Infatti in questo stesso numero c'è una piccola pubblicità. Difficile che stroncasse il cartone, anche perché alla fine dell'articolo fa un bello spottone a "Telefumetto" ^_^
Per la giornalista Bia ci insegnava valori come l'amore, la tolleranza (anche se la ragazzina non era mica poi tanto tollerante ci fratellini "acquisiti"...), l'ottimismo e la fede nella vita e nel prossimo.
Personalmente questa serie non mi dispiaceva, preferivo Noa a Bia, ma la seconda non mi stava antipatica. Non seguivo la serie continuativamente, c'erano troppi cartoni da vedere, e qualcosa dovevi pur saltare, ma ogni tanto una Bia in vestaglia trasparente me la guardavo con piacere :]
L'aspetto del cartone che non ho mai tanto apprezzato, invece, erano le menzogne magiche della prima puntata verso il padre padre e i due figli "naturali" (Rabi e Apo), che non sopportavo. Il fatto che Mammy ingannasse marito i figli spacciando Bia per consanguinea, non era molto politically correct... però, alla fine, la simpatia della serie, ed il proto fan-service ivi contenuto, credo che mi fecero passare in secondo piano gli aspetti etico-morali ^_^
Direi che la sinossi della serie è grandemente corretta, e come accennavo sopra, i giudizi sui contenuti sono molto positivi. Non viene neppure menzionato il fatto che sovente Bia si ritrovi a mostrare al giovane pubblico la biancheria intima, e neppure che Ciosa sia chiaramente il prototipo di un maniaco sessuale...
L'unico errore che mi pare di aver riscontrato nella sinossi è che Mammy non ha rinunciato ai suoi poteri magici
Secondo l'autrice dell'articolo noi telespettatori eravamo saturi di robottoni, io no, magari le bambine, che quindi si reindirizzarono verso cartoni più vicini ai loro gusti.
sabato 7 ottobre 2017
"Finalmente dal nonno - La favola televisiva di una bimba come te" - Heidi n° 1 (marzo 1980)
Adoravo questo telefilm che trasmettevano sulla Svizzera, e quindi mi indispettisce un pelino nel titolo di questa pubblicazione sia scritto "La favola televisiva di una bimba come te"...
Oh! Io mica ero una bimba... >_<
Si vede che noi bambini avevamo gusti più aperti di quelli che pensavano gli adulti.
Purtroppo non sono mai riuscito a recuperare i DVD di questa serie, che rivedrei con sommo piacere, quindi non ricordo assolutamente la trama degli episodi, ergo non saprei dire se quello narrato in questo mensile corrispondesse al telefilm. Sinceramente ipotizzo riproponga semplicemente la serie tv, anche perché non riprende fedelmente nè il romanzo originale della Spyri, nè l'anime di Takahata.
Infatti già nelle prime righe la zia Dete diventa la zia Jeanne, e prima di arrivare nella baita del nonno, incontrano un sacco di gente che nel romanzo e nell'anime non si vede. Inoltre Heidi incontra il nonno solo a pagina 16, su un totale di 50 pagine. Non ho letto tutta la pubblicazione, mi sono limitato ad una scorsa veloce, ma direi che gli autori del telefilm intrapresero una terza via, un po' differente sia dal romanzo che dall'anime.
Ma prima di tutto c'è sempre la sigla ^_^
Come accennavo sopra io vedevo questo telefilm grazie al canale della Svizzera Italiana, che ai tempi raggiungeva anche Milano (bei tempi), ma ho scoperto che successivamente venne trasmesso in replica anche da alcune tv locali private.
Nei primi mesi del 1980 la "Fotoeditivu" pubblicò questo mensile, che è, per quello che ho trovato io, l'unica fonte di immagini italiche della serie, con in più la trama delle puntate.
In realtà, sempre nel 1980, la Fabbri pubblicò una versione del romanzo originale, ma con le immagini di questo telefilm, ma solo le immagini, tanto per "truffare" un po' i bambini, che magari volevano rivivere le avventure viste nel telefilm :]
Inutile dire che recuperare questi numeri non è molto agevole, oltre a questo numero 1, ho recuperato solo il 3 ed il 4... spero di raccattare almeno il 2 ^_^
Ho scannerizzaro per intero questo primo numero, visto che di materiale su questo telefilm sul web se ne trova ben poco.
Buona lettura ;)
venerdì 6 ottobre 2017
"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 7 e 8
Avevamo lasciato uno Shingo leggermente alterato, fatto strano per un ragazzo tanto equilibrato, a causa della sconfitta subita nella rivincita con la prima squadra allenata da Matsuki, che alla fine della gara gli aveva concesso una terza partita, cioè la bella. Cosa si inventerà Tamai per battere Matsuki?
Perché è certo che Shingo, un 16enne autodidatta che gioca a calcio da un mesetto, qualcosa si inventerà di sicuro. Nella rivincita il ragazzo non ha potuto praticamente mai tirare in porta, a causa delle marcature asfissianti impostate da Matsuki, che arrivavano fin a quadruplicare la marcatura!
La voce jappo che grida il titolo della puntata pronuncia un bel "doroppo kikku", che io tradurrei con un "tiro a caduta", oppure "tiro a goccia"?
Direi che "tiro a goccia" sarebbe un nome più che ganzo, indipendentemente dal fatto che abbia un qualsivoglia senso, però i bambini giapponesi potevano già capire che la puntata prevedeva qualche sviluppo fantasmagorico. Il titolo italiano della puntata è "Il colpo segreto", quindi anche noi intuimmo che ci sarebbe stato da divertirsi. E gli allenamenti di Shingo per cercarsi una skill devastante sono assai divertenti e fantasiosi, direi inverosimili, a dir poco, così inverosimili che il pomeriggio stesso ci avremmo provato tutti ad inventarci il nostro personale colpo segreto. Per conto mio non ne avevo alcun bisogno, dato che i miei tiri in porta era già incredibilmente ad effetto, così ad effetto che qualche amico li chiamava "tiri a banana", ma solo per ignoranza... T_T
martedì 3 ottobre 2017
Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
TITOLO: Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
AUTORE: Giuseppe Sorge
CASA EDITRICE: Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 118
COSTO: 3 €
ANNO: 1991
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
PAGINE: 118
COSTO: 3 €
ANNO: 1991
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
Quando venne pubblicato questo saggio era, probabilmente, uno dei
pochi sull'argomento, mentre oggi si può leggere il più recente
(2013) “1615 un giapponese in viaggio verso Roma, il resoconto di Hasekura Rokuemon “, però questo saggio è la
prosecuzione del primo scritto di Giuseppe Sorge (link), ergo hanno un
valore d'insieme.
Noto che il saggio del 2013 tende a dare più importanza a questa seconda ambasceria, rispetto a presente scritto di Sorge.
Noto che il saggio del 2013 tende a dare più importanza a questa seconda ambasceria, rispetto a presente scritto di Sorge.
La seconda ambasceria giapponese in Europa fu ispirata dal
francescano Luigi Sotelo, promossa dallo shogun Tokugawa Ieyasu e dal
daimyo Date Masamune. Il periodo, però, era già quello delle
persecuzioni dei cristiani, e della successiva cacciata dei
missionari europei, quindi in una congiuntura ben poco favorevole,
molto meno della prima ambasceria.
Nel primo capitolo sono illustrate le beghe politico religiose tra i
vari ordini religiosi in base alla nazionalità, cioè portoghesi e
spagnoli, in relazione agli interessi coloniali delle due nazioni.
Capitolo che mi ha interessato poco.
Capitolo due sugli organigrammi ecclesiastici del periodo in Asia e
Giappone, probabilmente necessario in un saggio del genere, ma per
nulla interessante da leggere.
I primi due capitoli servirebbero per spiegare che ai gesuiti, che
avevano avuto inizialmente il monopolio dei missionari in Giappone,
si affiancarono anche i francescani, con relative gelosie e lotte
intestine.
Il terzo capitolo spiega gli scopi della seconda ambasceria
nipponica, che erano diversi a seconda dei promotori. Sotelo, oltre alla
questione religiosa e al prestigio personale, voleva rinsaldare i
legami tra Spagna e lo shogunato, nel momento in cui entravano in
scena i protestanti olandesi. Il daimyo Date Masamune ambiva ad
aumentare la sua ricchezza e a trovare una sponda militare in un suo
futuro tentativo di diventare esso stesso shogun. Lo shogun Tokugawa
Ieyasu, che avrebbe iniziato la cacciata dei missionari, pensava
ancora ai vantaggi economici dei rapporti commerciali con la Spagna.
Il quarto capitolo illustra le richieste ufficiali dello shogunato
alla Spagna per rapporti commerciali stabili. Vengono spiegati i
potenziali vantaggi per i giapponesi, e perché gli spagnoli non
erano, invece, interessati, e quindi respinsero tali offerte.
lunedì 2 ottobre 2017
Il cristianesimo in Giappone e il De Missione
TITOLO: Il cristianesimo in Giappone e il De Missione
AUTORE: Giuseppe Sorge
CASA EDITRICE: Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 115
COSTO: 3 €
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
CASA EDITRICE: Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 115
COSTO: 3 €
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
Altro acquisto on line, quindi senza averlo potuto sfogliare
preventivamente, ma l'argomento lo trovo assai interessante, e sulla
prima ambasceria giapponese in Europa non c'è molto.
L'unica pecca del saggio, a mio avviso, è che ci si limita alla
cronaca del viaggio, quale fu l'itinerario, quali città visitarono,
quali onori ricevettero, chi incontrarono, mentre a me sarebbe
interessato leggere anche cosa pensavo i quattro ambasciatori
nipponici. Ammesso che esistano documenti del genere, ma ritengo di
si.
Sono rimasto assai indispettito nel trovare brani in spagnolo e
latino non tradotti, anche perché in altri punti le traduzioni ci
sono...
Nel primo capitolo si riepilogano i primi contatti tra Europa e
Giappone, con i portoghesi sbarcati a Tanegashima nel 1543, e
l'arrivo del gesuita Francesco Saverio il 15 agosto 1549.
Nel secondo capitolo si riporta di Francesco Saverio, arrivato nelle
Indie, che cerca informazioni sul Giappone, incontrando Angero, un
giapponese convertitosi al cristianesimo.
Il terzo capitolo vede la partenza da Goa per il Giappone di
Francesco Saverio il 15 aprile 1549, accompagnato da altri due
missionari, due domestici ed il giapponese Angero. Giunge a Satsuma,
dove il daimyo locale gli permette di predicare il cristianesimo.
Il quarto capitolo riporta l'arrivo di Alessandro Valignano, che
prende il posto del defunto Francesaco Saverio. Valignano si recò in
Giappone tre volte, con tre shogun diversi, dal 1579 al 1582 (Oda
Obunaga), dal 1590 al 1592 (Toyotomi Hideyoshi), infine dal 1598 al
1603 (Tokugawa Ieyasu).
Valignano comprese che l'unico modo per i missionari di essere
accettati in Giappone era quello di uniformarsi agli usi e costumi
locali, compresa l'accettazione dell'ordine sociale gerarchico. Uno
dei problemi incontranti dai religiosi era che non avevano uno stile
di vita abbastanza decoroso per essere rispettati dai giapponesi, se
un frate in Europa poteva vivere in una misera casa, in Giappone i
giapponesi si aspettavano che vivesse come i loro bonzi. Quindi una
abitazione più che decorosa, meglio se con servitori, altrimenti
sarebbero stati considerati dei barbari, i cui insegnamenti non erano
da seguire.
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