TITOLO: Il cristianesimo in Giappone e il De Missione
AUTORE: Giuseppe Sorge
CASA EDITRICE: Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 115
COSTO: 3 €
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
CASA EDITRICE: Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 115
COSTO: 3 €
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
Altro acquisto on line, quindi senza averlo potuto sfogliare
preventivamente, ma l'argomento lo trovo assai interessante, e sulla
prima ambasceria giapponese in Europa non c'è molto.
L'unica pecca del saggio, a mio avviso, è che ci si limita alla
cronaca del viaggio, quale fu l'itinerario, quali città visitarono,
quali onori ricevettero, chi incontrarono, mentre a me sarebbe
interessato leggere anche cosa pensavo i quattro ambasciatori
nipponici. Ammesso che esistano documenti del genere, ma ritengo di
si.
Sono rimasto assai indispettito nel trovare brani in spagnolo e
latino non tradotti, anche perché in altri punti le traduzioni ci
sono...
Nel primo capitolo si riepilogano i primi contatti tra Europa e
Giappone, con i portoghesi sbarcati a Tanegashima nel 1543, e
l'arrivo del gesuita Francesco Saverio il 15 agosto 1549.
Nel secondo capitolo si riporta di Francesco Saverio, arrivato nelle
Indie, che cerca informazioni sul Giappone, incontrando Angero, un
giapponese convertitosi al cristianesimo.
Il terzo capitolo vede la partenza da Goa per il Giappone di
Francesco Saverio il 15 aprile 1549, accompagnato da altri due
missionari, due domestici ed il giapponese Angero. Giunge a Satsuma,
dove il daimyo locale gli permette di predicare il cristianesimo.
Il quarto capitolo riporta l'arrivo di Alessandro Valignano, che
prende il posto del defunto Francesaco Saverio. Valignano si recò in
Giappone tre volte, con tre shogun diversi, dal 1579 al 1582 (Oda
Obunaga), dal 1590 al 1592 (Toyotomi Hideyoshi), infine dal 1598 al
1603 (Tokugawa Ieyasu).
Valignano comprese che l'unico modo per i missionari di essere
accettati in Giappone era quello di uniformarsi agli usi e costumi
locali, compresa l'accettazione dell'ordine sociale gerarchico. Uno
dei problemi incontranti dai religiosi era che non avevano uno stile
di vita abbastanza decoroso per essere rispettati dai giapponesi, se
un frate in Europa poteva vivere in una misera casa, in Giappone i
giapponesi si aspettavano che vivesse come i loro bonzi. Quindi una
abitazione più che decorosa, meglio se con servitori, altrimenti
sarebbero stati considerati dei barbari, i cui insegnamenti non erano
da seguire.
Nel quinto capitolo ci viene spiegato l'altro grande ostacolo che
impediva che il cristianesimo venisse accettato in Giappone, cioè la
diffidenza dei daimyo sul perché questi fossero giunto nella loro
terra. Essi non credevano alla grandezza della civiltà europea e
della chiesa di Roma, in quanto non capivano perché qualcuno si
dovesse allontanare da un luogo dove si viveva floridamente. Per i
daimyo, se i missionari avevano affrontato un viaggio tanto lungo,
faticoso e pieno di pericoli, era la prova che la loro patria era
povera. Anche per questo motivo, cioè per far conoscere ai
giapponesi la grandezza dell'Europa, Valignano organizzò la prima
ambasceria giapponese:
la “De Missione” - 1582/1590.
Il sesto ed ultimo capitolo si focalizza sul viaggio dei quattro
ambasciatori nipponici in Europa, che erano incredibilmente giovani,
infatti la loro età oscillava fra i 13 e i 16 anni!
L'ambasceria partì il 20 febbraio 1582.
Valignano accompagnò il gruppo fino a Goa, ma lasciò ai suoi
confratelli europei un dettagliato prontuario in 56 punti su come
“gestire” i giovani nipponici. In particolare ai ragazzi dovevano
essere mostrate le grandezze d'Europa, nascondendone le divisioni e
le miserie, i giapponesi dovevano essere sempre “accompagnati” da
tre confratelli. Il viaggio doveva essere, nelle intenzioni di
Valignano, di forma privata, evitando di attirare attenzioni
eccessive.
Il 10 agosto 1584 l'ambasceria arrivò a Lisbona, ma l'idea di
Valignano di un viaggio di carattere privato e religioso venne subito
meno, in quanto reali, nobili di ogni rango, governanti ed alte
autorità religiose facevano a gare per accoglierli. Arrivarono a
Roma il 22 marzo 1585, dove si trattennero per 70 giorni. La cronaca
delle visita romana è molto dettagliata, come il tragitto di ritorno
da Roma a Genova, che li fece girare per mezza Italia, passando per
Firenze, Venezia, Mantova, Milano ed un infinito numero di altre
località.
Il viaggio per l'Italia li fece passare per l'alto Lazio, l'Umbria,
le Marche, l'Emilia e la Romagna, il Veneto, la Lombardia, toccando
il Piemonte fino ad arrivare a Genova. Si recarono nelle città di
Terni, Spoleto, Foligno, Assisi, Perugia, Macerata, Recanati, Rimini,
Cesena, Imola, Bologna, Ferrara, Venezia, Padova, Vicenza, Verona,
Mantova, Cremona, Milano, Pavia. Solo per citare le località più
note, ed in tutte queste vennero sempre accolti con grandi onori.
Come scrivevo sopra, mi sarebbe piaciuto leggere più spesso le
impressioni dei giovani viaggiatori nipponici, mentre ci sono solo
pochi brevi stralci dei loro scritti.
I quattro giapponesi arrivarono in patria il 12 luglio 1590, ma la
situazione politica locale non era più molto favorevole agli europei
cristiani.
Metto i link degli altri due saggi che trattano dei viaggi gipponesi in Europa in questo periodo storico:
Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
1615 un giapponese in viaggio verso Roma, il resoconto di Hasekura Rokuemon
Metto i link degli altri due saggi che trattano dei viaggi gipponesi in Europa in questo periodo storico:
Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
1615 un giapponese in viaggio verso Roma, il resoconto di Hasekura Rokuemon
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