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lunedì 2 ottobre 2017

Il cristianesimo in Giappone e il De Missione




TITOLO: Il cristianesimo in Giappone e il De Missione 
AUTORE: Giuseppe Sorge  
CASA EDITRICE:  Editrice Clueb Bologna
PAGINE: 115
COSTO: 3 €
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web   
 
CODICE ISBN:


Altro acquisto on line, quindi senza averlo potuto sfogliare preventivamente, ma l'argomento lo trovo assai interessante, e sulla prima ambasceria giapponese in Europa non c'è molto.
L'unica pecca del saggio, a mio avviso, è che ci si limita alla cronaca del viaggio, quale fu l'itinerario, quali città visitarono, quali onori ricevettero, chi incontrarono, mentre a me sarebbe interessato leggere anche cosa pensavo i quattro ambasciatori nipponici. Ammesso che esistano documenti del genere, ma ritengo di si.
Sono rimasto assai indispettito nel trovare brani in spagnolo e latino non tradotti, anche perché in altri punti le traduzioni ci sono...
Nel primo capitolo si riepilogano i primi contatti tra Europa e Giappone, con i portoghesi sbarcati a Tanegashima nel 1543, e l'arrivo del gesuita Francesco Saverio il 15 agosto 1549.
Nel secondo capitolo si riporta di Francesco Saverio, arrivato nelle Indie, che cerca informazioni sul Giappone, incontrando Angero, un giapponese convertitosi al cristianesimo.
Il terzo capitolo vede la partenza da Goa per il Giappone di Francesco Saverio il 15 aprile 1549, accompagnato da altri due missionari, due domestici ed il giapponese Angero. Giunge a Satsuma, dove il daimyo locale gli permette di predicare il cristianesimo.
Il quarto capitolo riporta l'arrivo di Alessandro Valignano, che prende il posto del defunto Francesaco Saverio. Valignano si recò in Giappone tre volte, con tre shogun diversi, dal 1579 al 1582 (Oda Obunaga), dal 1590 al 1592 (Toyotomi Hideyoshi), infine dal 1598 al 1603 (Tokugawa Ieyasu).
Valignano comprese che l'unico modo per i missionari di essere accettati in Giappone era quello di uniformarsi agli usi e costumi locali, compresa l'accettazione dell'ordine sociale gerarchico. Uno dei problemi incontranti dai religiosi era che non avevano uno stile di vita abbastanza decoroso per essere rispettati dai giapponesi, se un frate in Europa poteva vivere in una misera casa, in Giappone i giapponesi si aspettavano che vivesse come i loro bonzi. Quindi una abitazione più che decorosa, meglio se con servitori, altrimenti sarebbero stati considerati dei barbari, i cui insegnamenti non erano da seguire.

Nel quinto capitolo ci viene spiegato l'altro grande ostacolo che impediva che il cristianesimo venisse accettato in Giappone, cioè la diffidenza dei daimyo sul perché questi fossero giunto nella loro terra. Essi non credevano alla grandezza della civiltà europea e della chiesa di Roma, in quanto non capivano perché qualcuno si dovesse allontanare da un luogo dove si viveva floridamente. Per i daimyo, se i missionari avevano affrontato un viaggio tanto lungo, faticoso e pieno di pericoli, era la prova che la loro patria era povera. Anche per questo motivo, cioè per far conoscere ai giapponesi la grandezza dell'Europa, Valignano organizzò la prima ambasceria giapponese:
la “De Missione” - 1582/1590.
Il sesto ed ultimo capitolo si focalizza sul viaggio dei quattro ambasciatori nipponici in Europa, che erano incredibilmente giovani, infatti la loro età oscillava fra i 13 e i 16 anni!
L'ambasceria partì il 20 febbraio 1582.
Valignano accompagnò il gruppo fino a Goa, ma lasciò ai suoi confratelli europei un dettagliato prontuario in 56 punti su come “gestire” i giovani nipponici. In particolare ai ragazzi dovevano essere mostrate le grandezze d'Europa, nascondendone le divisioni e le miserie, i giapponesi dovevano essere sempre “accompagnati” da tre confratelli. Il viaggio doveva essere, nelle intenzioni di Valignano, di forma privata, evitando di attirare attenzioni eccessive.
Il 10 agosto 1584 l'ambasceria arrivò a Lisbona, ma l'idea di Valignano di un viaggio di carattere privato e religioso venne subito meno, in quanto reali, nobili di ogni rango, governanti ed alte autorità religiose facevano a gare per accoglierli. Arrivarono a Roma il 22 marzo 1585, dove si trattennero per 70 giorni. La cronaca delle visita romana è molto dettagliata, come il tragitto di ritorno da Roma a Genova, che li fece girare per mezza Italia, passando per Firenze, Venezia, Mantova, Milano ed un infinito numero di altre località.
Il viaggio per l'Italia li fece passare per l'alto Lazio, l'Umbria, le Marche, l'Emilia e la Romagna, il Veneto, la Lombardia, toccando il Piemonte fino ad arrivare a Genova. Si recarono nelle città di Terni, Spoleto, Foligno, Assisi, Perugia, Macerata, Recanati, Rimini, Cesena, Imola, Bologna, Ferrara, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Mantova, Cremona, Milano, Pavia. Solo per citare le località più note, ed in tutte queste vennero sempre accolti con grandi onori.
Come scrivevo sopra, mi sarebbe piaciuto leggere più spesso le impressioni dei giovani viaggiatori nipponici, mentre ci sono solo pochi brevi stralci dei loro scritti.
I quattro giapponesi arrivarono in patria il 12 luglio 1590, ma la situazione politica locale non era più molto favorevole agli europei cristiani.

Metto i link degli altri due saggi che trattano dei viaggi gipponesi in Europa in questo periodo storico:

Il cristianesimo in Giappone e la seconda ambasceria nipponica in Europa
1615 un giapponese in viaggio verso Roma, il resoconto di Hasekura Rokuemon  





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