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lunedì 29 settembre 2014
La storia dello Zecchino d'Oro - 1973
Questo volume faceva parte di una piccola enciclopedia ("Enciclopedia dello Zecchino d'Oro") di sei volumi, ma solo il primo si riferiva alla manifestazione del Piccolo coro dell'Antoniano, gli altri cinque trattavano altri argomenti (vedi scan alla fine del post). Il periodo a cui fa riferimento il libro è dal 1959, l'anno del primo Zecchino d'oro, fino al 1973, il 15esimo concorso musicale.
Trovo interessante questa pubblicazione, oltre al fatto che mi ricorda qualche stupenda canzoncina, perché rende bene tutta l'organizzazione della manifestazione, la sua storia, che nasce all'inizio indipendente dal coro dell'Antoniano, cosa che non sapevo.
Tante sono le foto, sia dei protagonisti adulti (il mago Zurlì e Mariele Ventre) che dei bambini, questi paiono arrivati da un altro pianeta, non solo paragonandoli ai bambini di oggi, cosa abbastanza ovvia, ma facendo un raffronto tra le foto dei primi anni 60 e quelli dei primi anni 70 presenti nella pubblicazione..
Quando ho letto il libro mi è venuta voglia di andarmi a cercare online le varie canzoni, alcune le ricordavo bene (44 gatti, Il caffè della Peppina; La sveglia biricchina), altre mi erano proprio sconosciute, però mi son reso maggiormente conto del perché quando arrivarono le sigle dei cartoni animati giapponesi, ma specialmente le musiche di sottofondo (le BGM), divennero tanto popolari.
Le canzoni dello Zecchino d'Oro, anche quelle del 1973 e le successive, erano carine, ma per nulla coinvolgenti emotivamente. Riascoltare "La sveglia biricchina", che resta la mia preferita, riesce fin a commuovermi, ma non mi trasmette la medesima carica di "Shooting Star" o della sigla giapponese di Tekkaman, non c'è dubbio che la musica fu uno dei tanti fattori del successo degli anime dal 1978 in poi.
Nel libro viene citata anche la piccolissima Cristina D'Avena, ancora non in versione "canto tutto io", ma di semplice bimba canterina del "Valzer del moscerino".
Ogni capitolo del libro affronta un aspetto del concorso canoro per bambini più famoso al mondo, iniziando dalla sua storia.
domenica 28 settembre 2014
Sandokan - Album figurine Panini 1976
Quando arrivarono i "cartoni animati giapponesi" una delle accuse mosse loro era quella di essere lo strumento per lo sfruttamento economico dei bambini e delle bambine italiane, grazie ad una sequela infinita di gadgettistica, che coprivano tutte le esigenze ludico/vestiario/alimentari della fascia di età dai 5 ai 15 anni.
Peccato che la consuetudine era nata, a mio avviso, un paio di anni prima con lo sceneggiato di Sandokan, un prodotto d'intrattentimento televisivo italiano, che aveva innescato l'escalation consumistica: 45 giri della sigla tv; libri cartonati; pupazzi; gioco in scatola; cancelleria, album di figurine della Panini; etc etc.
E' noto, purtroppo, che il doppiopesismo è lo sport in cui eccelliamo in ambitro mondiale (dopo la criminalità organizzata e la corruzione politica, ovviamente), quindi ciò che era stato considerato un lecito enorme successo per Sandokan, diveniva un diabolico sfruttamento operato dagli eroi animati giapponesi.
Sul retro dell'album di figurine campeggiavano le pubblicità di un paio di libri legati allo sceneggiato, il bello è che avevano target di età differenti: "Le avventure di Salgari: Sandokan" per i più grandicelli; "Il primo salgari, Sandokan la tigre della Malesia" per i più piccini.
Diabolici questi giapponesi... ah no, era la Giunti Marzocco...
Tornando a Sandokan devo dire in sincerità che me lo ricordo a malapena, forse in parte mi annoiò pure, probabilmente ero ancora un po' piccolo, mentre, invece, ricordo con piacere l'ambum di figurine, la sigla, il gioco in scatola etc etc... il potere dello sfruttamento infantile...
Lo sceneggiato di Sandokan lanciò nell'olimpo televisivo italiano l'attore indiano Kabir Bedi, ci si può rendere conto della fama che godeva allora per il fatto che ancora oggi viene usato come testimonial!
Immagino i ventenni che saranno rimasti assai interdetti davanti a questa pubblicità, ovviamente indirizzata agli over 40.
"E io sono Sandokan"
Come sempre un album di figu della Panini è un piacere da sfogliare, ma anche da leggere. Infatti una caratteristica degli album di questo periodo, che poi un po' si perse negli album riservati all'animazione nipponica, era il cospicuo testo presente a compendio della figurina.
mercoledì 24 settembre 2014
Go Nagai Robot Collection 36 Comandante Hydargos
Ciò che io continuo a non capire della linea editoriale di questa Go Nagai Robot Collection è il perché i contenuti facciano quasi sempre (con l'eccezione in varia misura di Flora, Takeru e Miwa) riferimento esclusivo ai relativi manga, ma poi in copertina ci siano i nomi che i personaggi avevano nella serie televisiva...
Questo numero in copertina avrebbe dovuto recare il nome del comandante Blacky, mentre viene utilizzato quello ovviamente più conosciuto, anzi, l'unico conosciuto, di Hydargos, ma poi all'interno si raccontano (per quel poco di scritto che il fascicolino-ino-ino contiene) le gesta di Blacky del manga, che praticamente nessuno conosce.
Che senso ha tutto questo?
Qualcuno alla Fabbri/Yamato si è posto questo problema?
O meglio, lo considerano un problema?
L'Hydargos del disegno in copertina è un po' nella posa dell'armiamoci e partite del ventennio... mentre per la posa del modellino hanno avuto la saggezza (o magari è stato un fortuito caso) di spostare quel braccio destro sul fianco, perché se fosse stato proteso in avanti...
Obbiettivamente non è che sia facile rendere in forma di modellino il fisico di Hydargos, le proporzioni degli arti sono un po' tutte a caso, però mi pare che alla Go Nagai Robot Collection abbiano la tendenza al microcefalismo. Comunque, a parte quesa mia valutazione che può anche essere errata, il modelino non presenta grossolane mancanze, neppure evidenti sbavature di colore.
Ma nella serie tv Hydargos ha mai assunto quella posizione?
martedì 23 settembre 2014
Lettere dei lettori pro e contro Goldrake e soci - l'Unità e Radiocorriere TV 1979/80
In tutti gli articoli giornalistici che ho postato fino ad oggi nell'Emeroteca anime il mio commento si è sempre incentrato su ciò che scrivevano giornalisti, opinionisti ed intellettuali, ma esistevano anche le lettere ai giornali scritte dai lettori, di solito bambini/ragazzi che solo in quel modo riuscivano a far sentire la propria voce a favore degli anime. Mentre gli adulti, di norma, scrivevano solo per denunciare la violenza e la diseducatività degli eroi animati nipponici.
Ne presento qui un breve campionario, inviate sia da adulti che da ragazzi e anche ragazze, perché, a differenza forse di oggi, in quegli anni i cartoni robotici erano seguiti con piacere anche dal gentil sesso. E se ad una di queste ragazze gli toccavi Actarus erano dolori, ma proprio fisici...
Il 18 dicembre 1979 nella pagina degli spettacoli de l'Unità viene ospitata un lettera di alcune mamme lavoratrici (di sinistra, visto che scrivono a questo quotidiano), che esprimono il timore per i contenuti negativi che i loro figlioli assimilano dai cartoni animati giapponesi quando li guardano durante la loro assenza lavorativa.
La lettera, a parte un esilarantissimo refuso "Ugo Robot"(!!), contiene delle preoccupazioni anche comprensibili, però è molto contraddittoria. Da una parte ci si compiace dell'abolizione di Carosello, che mostrava solo "situazioni familiari idilliache", ergo ritenuto irreale, ma poi si auspica che i propri figli crescano con programmi educativi più sereni, nonostante loro stesse ammettano che la nazione in quel periodo attraversava una grave crisi sociale e politica. Ergo Goldrake e soci non vanno bene perché espongono i bambii alle storture del mondo reale.
Però, a mio avviso, non è che si possa contemporaneamente pretendere due cose opposte... oppure si?
Tutta la mia solidarietà, oltre che ai figli, va ai mariti di queste 14 madri-mogli-lavoratrici, perché immagino che la stessa logica argomentativa la utilizzassero nelle controversie familiari...
La cosa divertente è che il giornalista Giorgio Bini, i cui articoli contro gli anime ho già mostrato in altri due post ( 1 e 2 ), non è che fa notare alle 14 madri-lavoratrici questa loro piccola incongruenza, ma si associa alla loro denuncia.
Si vanta anche che l'Unità ha criticato con la "massima durezza questi spettacoli e la pratica di importare questo materiale preconfezionato" (per fortuna le cose miglioreranno nel 1980 con un articolo di Omar Calabrese), scagliandosi contro la logica del profitto di questi programmi, perché, invece, la Walt Disney, Hanna & Barbera e Bruno Bozzetto facevano i cartoni per beneficenza.
lunedì 22 settembre 2014
Danguard, il nuovo eroe televisivo l'ipergalattico contro Ufo Robot - Mondadori giochi 1979
Ovviamente tutti si ricordano che Goldrake fu il primo robottone arrivato in Italia, pochi, però, si rammentano che Danguard lo seguì di poco, ma essendo trasmesso da piccole tv locali (qui a Milano io lo vedevo sulla mitica Tele Radio Reporter), invece che dala Rai TV, non ebbe la fama che avrebbe meritato. Forse passò realtivamente inosservato perchè i combattimenti fra mecha non erano il fulcro della serie, incentrata sull'addestramento di Arin e soci, e sull'identità segreta del sadico capitano Dan. Personalmente Danguard era tra i miei preferiti, vabbè che ai tempi guardavo qualsiasi cosa, anche la principessa Zaffiro e Candy Candy... e cosa avrei fatto se avesi visto il gioco di Danguard in un negozio?
Avrei rotto i maroni per averlo... per poi scoprire, come ho scoperto solo nel 2014, che oltre ad essere abbastanza noioso, era scarno e pure una mezza truffa.
Noioso perchè alla fine si riduceva ad una simil dama.
Scarno perché oltre al tabellone ci sono solo altri 18 pezzi (9 dei quali sono le basi di plastica dei segnalini) a formare tutto il gioco, se almeno li avessero fatti in plastica...
Truffaldino perché chi ne ideò le regole non aveva visto neppure due minuti della serie tv, altrimenti non avrebbe considerato la "Freccia del Cielo", cioè l'apparecchio usato per l'addestramento dei giovani piloti e per i combattimenti, come un nemico di Danguard...
Ma questo è l'ennesimo esempio di quanto superficiali erano spesso i giochi e il materiale editoriale che utilizziva i cartoni animati giapponesi come specchietto delle allodole, e noi bambine e bambine eravamo le allodole, in realtà lo erano i nostri genitori che sganciavano il grano...
Comunque che qualcosa nel gioco della Mondadori Giochi non tornasse lo si poteva intuire anche dal titolo del gioco, che cacchio vorrà mai dire "il nuovo eroe televisivo l'ipergalattico contro Ufo Robot"?!
La prima parte era un auspicio, che Danguard facesse guadagnare a chi ne deteneva i diritti di sfruttamento in Italia un sacco di bei soldini come Goldrake, ma perchè "contro Ufo Robot"?!
Nel senso che Danguard si poneva in antitesi con Goldrake? Ma questa sarebbe stata una campagna pubblicitaria fallimentare (come poi si rivelo tale?), perché tutti volevamo emuli di Goldrake, non anti-Goldrake.
Forse nel senso che Danguard fosse un avversario di Goldrake, cioè "contro" gli Ufo Robot? Ma, di nuovo, non è che avesse molto senso, quale bambino (o bambina) avrebbe preso le parti del nemico del beniamino di tutti noi?
L'unica spiegazione è la stessa che mi son dato per le regole, parole a caso, tanto bastava il disegno sulla confezione per fregare le allodole.
Ecco qua un brevissimo video col gioco del povero Danguard, povero proprio nel senso di povertà...
domenica 21 settembre 2014
Il filo rosso della violenza, Ken il guerriero e i suoi antenati di Hong Kong
TITOLO: Il filo rosso della
violenza, Ken il guerriero e i suoi antenati di Hong Kong
AUTORE: Giorgio Mazzola
CASA EDITRICE: Edizioni Il Foglio
PAGINE: 146
COSTO: 14 €
ANNO: 2011
FORMATO: 19 cm X 13 cm,
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788876063381
Qualche
volta mi perdo un saggio sugli anime, ho rimediato con 3 anni di
ritardo, leggendo un libro che non parla solo di Ken il guerriero,
che per motivi anagrafici non fa parte del mio immaginario giovanile
(anche se l'ho seguito occasionalmente), dato che sono cresciuto con
altri anime di arti marziali, come Judo Boy, Hurricane Polimar e
l'Uomo Tigre. Il secondo soggetto del libro sono i film di arti
marziali ambientati in Cina e prodotti ad Hong Kong e Taiwan, questi,
invece, fanno pienamente parte del mio imprinting filmico. Infatti,
oltre che vederli nei cinema di ottava visione e all'oratorio,
venivano regolarmente trasmessi dalle prime tv private, sempre in
cerca di programmi a basso costo per riempire i loro palinsesti
televisivi.
Mentre
di saggistica sull'animazione giapponese ne ho letta a pacchi, per la
prima volta mi son ritrovato un libro che affronta in maniera critica ed
interessante i film cinesi di kung fu e di cappa e spada. L'autore parte dal
presupposto che la serie tv (ed il manga) di “Ken il guerriero”
abbia le sue radici nei film in costume di cappa e spada ambientati
in passati periodi storici cinesi (chiamato filone Wuxiapian) degli
anni 60, e nei film degli anni 70 con combattimenti a mani nude
(filone Kung Fu).
Il saggio si legge senza problemi, è scritto bene, senza particolari tecnicismi, e contiene abbastanza spiegazioni da permetterne la lettura anche ai non appassionati di animazione giapponese o di film cinesi di arti marziali.
L'anime
di “Ken il guerriero” viene messo a confronto con quattro film
del regista Chang Cheh: “The One Armed Swoardsman"; “The Golden
Swallow”; "Return of the one Armed Swoardsman"; "Two Heroes".
I
primi due capitolo introducono separatamente il lettore ad una minima
infarinatura dei due soggetti del saggio.
sabato 20 settembre 2014
Blip, The Video Games Magazine: "Spider-Man plays Spider-Man" - marzo 1983
Nel febbraio del 1983 due dei miei miti giovanili, Marvel e videogiochi, si univano per pubblicare una rivista molto naif, che ho scoperto da pochissimo, durante alcune ricerche web per un articolo sui videogiochi dal titolo "Video Follie", pubblicato in un TV Sorrisi & Canzoni del marzo 1983.
La Marvel aveva fiutato il nuovo affare dei videogiochi, sia per console domestiche che cabinati per sale giochi (mentre in Italia fecero il loro esordio nei bar), purtroppo l'ottimo olfatto non bastò per far sopravvivere la rivista, che durò solo per sette numeri.
Quella che propongo qui è la seconda uscita, l'unica in mio possesso, scovata per pura combinazione proprio oggi ad una fiera del fumetto, probabilmente se l'avessi vista una settimana fa neppure l'avrei considerata, o forse no... infatti in copertina c'è un altro mio idolo: l'Uomo Ragno che gioca ai videogiochi!
Nonostante il mio inglese scolastico sono riuscito a leggere questo numero 2, e se ci sono riuscito io deve essere scritta in maniera assai scolastica elementare(...), e personalmente l'ho trovato molto interessante, divertente, curioso ed in un certo modo profetico.
Interessante perché tratta di alcuni videogiochi a cui giocavo nel 1983.
Divertenteme perché contiene un articolo in cui il mitico (ed anche spassoso) Stan Lee promuove quello che immagino sia stato il primo videogioco dell'Uomo Ragno.
Curioso perché il breve fumetto dell'Uomo Ragno è un mega spottone del videogioco.
Profetico perché in un articolo su Tron si giudica negativamente il film in quanto bello a vedersi (cioè pieno di effetti speciali, il top di allora), ma senza trama, la qual cosa mi ricorda parecchi film di oggi e qualcuno della stessa Marvel.
Il sommario di questo secondo numero.
mercoledì 17 settembre 2014
Go Nagai Robot Collection 35 Generale Flora
Anche per Flora, come per Takeru e Miwa (riguardo alla sua tuta), la Go Nagai Robot Collection, che dovrebbe contenere solo personaggi tratti dai manga di Nagai, si rifà, invece, all'anime. Infatti nel fascicolino-ino-ino-ino non sono presenti immagini di Miwa tratte dal manga, ma alcuni disegni originali (che mostro poco sotto) fatti appositamente per questa collezione, le cui pose alla Fujiko Mine (tanto per rendere l'idea...) fanno veramente a pugni col personaggio dell'anime. Rimango sempre un po' sconcertato quando si vuole trasformare un personaggio da sensuale a sessuale, il generale Flora ha un bel personale, ma nella serie non ha mai un comportamento allusivo, anzi, è molto glaciale, considerando che è una mosta vivente...
Per i disegni potevano scegliere svariate pose ben confacenti alla Flora dell'anime, spietata o attanagliata dai dubbi, per esempio, ma hanno scelto di riprodurla ammiccante e invitante. Così facendo non ci si libererà mai dall'etichetta secondo la quale gli anime e manga sono pieni di scene sconvenienti, specialmente se le si inserisce quando non esistono!
Il modellino non è per nulla brutto, la posa è un po' da podista, però potrebbe essere anche di una Flora che dice "Maledetto Hiroshi! Ti sconfiggerò!".
Non mi sarebbe dispiaciuta, invece, una posa più drammatica, con Flora colpita a morte, tipo quella del video.
Quando ripenso a Flora non posso che ricordare il suo tragico e bellissimo destino, che nulla a che fare coi disegni del fascicolino-ino-ino-ino, che proprio non ne colgono la personalità.
"FLOOOOOOOOOOOOOOOORA!!!!"
martedì 16 settembre 2014
TV Sorrisi e Canzoni n° 10 06-12 marzo 1983 (articolo sui videogames)
Dopo due Tv Sorrisi e Canzioni del 1981 (gennaio, marzo) ed uno del 1982 ne presento un quarto del 1983, tanto per fare una panoramica sui gusti televisivi di quegli anni. L'articolo più interessante è quello sugli usi della televisione, intesa come elettrodomestico, in cui è presente una panoramica dei videogames del periodo. Articolo, in realtà, assai confusionario, visto che per commentare l'uso della tv con i videogiochi, grazie alle nascenti console, si utilizzano i videogiochi da bar, i coin-up o cabinati, e non le loro versioni casalinghe. Senza contare che l'autore dell'articolo, il cui titolo è un inequivocabile "Video Follia", si sbalordisce dell'invadenza della televisione negli Usa, e lui scrive su un settimanale che si chiama "TV Sorrisi e Canzoni".
Per il resto c'è l'immancabile articolo sui personaggi di Dallas (ma anche Dinastye Falcon Crest), che campeggiano anche in copertina, alcuni piacevoli (a rileggerli tanti anni dopo) articoli di attualità, che ti fanno capire sempre di più che in Italia non cambia mai nulla... il Presidente della Repubblica che tutti rinpiangiamo (visti i successori...), film e musica, infine il palinsesto televisivo dalla domenica al sabato.
domenica 14 settembre 2014
Hayao Miyazaki, un mondo incantato
TITOLO: Hayao Miyazaki, un mondo incantato
AUTORE: Valeria
Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 254
COSTO: 22€
ANNO: 2014
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788867761234
Come al solito ero
partito col prendere appunti mentre leggevo il libro, per scrivere
una delle mie classiche recensioni, capitolo dopo capitolo, annotando
pregi, spunti interessanti, difetti ed errori (che possono capitare).
Poi, man mano che leggevo, mi è sorto un dubbio, una sensazione di
“minestrone riscaldato”, diventato certezza personale arrivato
all'analisi dei film di Totoro, Kiki e Porco Rosso. A quel punto ho
smesso di prendere appunti, di confrontare fonti, non aveva più
senso, ma ci tornerò dopo. Di conseguenza ho iniziato ad
interessarmi a cosa aveva scritto l'autrice fino ad oggi (più in
basso c'è la scan della terza di copertina con il suo curriculum
editoriale), e non c'è nulla che riguardi manga o anime, ma neppure
animazione in generale. Certo, poteva essere un'appassionata come me
che si limitava a scrivere sul web, a cui finalmente era giunta
l'occasione di cimentarsi nella stesura di un libro sulla sua
passione primaria. Resta il fatto che dal punto di vista editoriale e
giornalistico questo pare essere il suo primo contatto con manga ed
anime.
Forse la casa editrice
aveva voluto cogliere la palla al balzo dell'ultimo e finale film di
Miyazaki per far uscire una pubblicazione un tantino commerciale?
Il primo sentore di
questa operazione commerciale è stato vedere lo spropositato numero di
immagini, più in basso metto qualche scan che dimostra quanto spazio
le immagini hanno nel libro, però mi pare più provante affidarmi ad
un po' di matematica:
delle 254 pagine del
libro solo 11 sono senza immagini;
di queste 11 pagine ben
10 contengono spazi bianchi dovuti all'inizio o alla fine di un
capitolo/paragrafo;
solo una pagina è
completamente scritta, cioè le parole la occupano per tutta la sua
larghezza (13 cm) e lunghezza (21 cm);
52 pagine contengono una
o più immagini, quindi non c'è neppure una parola scritta;
stante che la parte
scritta in una pagina occupa un'altezza di 21 centimetri, essendo le
pagine totali 254 in via teorica lo spazio disponibile per la
scrittura è di 5334 centimetri;
Togliendo, però, le 52
pagine con una o più immagini si arriverebbe ad una lunghezza
teorica totale di 4242 centimetri;
Mi son preso la briga di
misurare col righello (ci ho messo una mezz'ora) la reale lunghezza
dello scritto in ogni pagina (quindi senza le immagini), ed il
risultato è un desolante 1850 centimetri, che diviso per i 21 cm
disponibili in ogni pagina fa arrivare il numero reale di pagine a
solo 88!
Volendo stare un po'
larghi con le mie misurazioni, magari ne ho sbagliata qualcuna, e
portando da 1850 cm a 2000 cm il totale della lunghezza dello
scritto, sarebbero comunque solo 95 pagine...
E' vero che per un libro
non è corretto fare il rapporto tra le pagine (scritte) e il prezzo,
perché un libro è cultura, non una stoffa che compri al metro in
merceria, però il libro costa 22 euro, e mettere in vendita solo 95 pagine
scritte (stando molto larghi) mentre le restanti 159 (in realtà di più)
sono solo immagini mi pare una bella furbata...
La domanda successiva è:
ma almeno le 95 pagine sono valide?
venerdì 12 settembre 2014
"La moltiplicazione degli Ufo Robot", di Andrea Ferrari - Playboy luglio 1981
"Sette anni fa c'era solo Goldrake: ora lo squadrone galattico degli implacabili gremisce i cieli televisivi, ecco una guida per chi ha volgia di conoscerli tutti."
Tanti sono gli articoli che ho postato a dimostrazione di quanto furono "rivoluzionari" Heidi/Goldrake e soci rispetto a ciò che veniva propinato alle giovane menti prima del 1978, con annesse polemiche e schieramenti pro (pochi) e contro. Già il fatto che se ne occupassero parlamentari (Silverio Corvisieri, Partito Radicale), giornalisti (Vittorio Zucconi, Omar Calabrese, Michele Serra), intellettuali (Dario Fo, Gianni Rodari, Alberto Bevilacqua) e si potessero leggere articoli fin in prima pagina sui quotidiani nazionali più importanti, era il segno di una quasi psicosi collettiva nazionale. Non mancavano neanche le trasmissioni televisive informative (TAM TAM) e popolari ("L'altra Campana"), ma è quando ad interessarsi ai cartoni animati giapponesi erano testate che nulla avevano a che fare con loro che salta all'occhio quanto enorme fu l'interesse per quel fenomeno.
E qual era la testata che meno nesso aveva con Daitarn, Jeeg e I-Zemborg?
Direi proprio Playboy!
Al limite avrei compreso un articolo sulla lasciva Fujiko Mine, oppure sulle frequenti scene in doccia (potevano anche ricordare le "analoghe" scene della commedia sexy italiana del periodo), ma una sinossi con giudizo critico sulle serie di cartoni robotici e fantascienza è veramente qualcosa di anomalo.
Il testo in sè, a parte i numerosi errori, sarebbe stata la lettura sognata da ogni bambino del periodo, ma sul "Corriere dei Piccoli" oppure su Topolino, quanti bambini potevano accedere alla lettura di Playboy? E quanti adulti che leggevano Playboy erano interessati ai cartoni animati robotici?
A chi doveva essere destinato questo articolo? A degli otaku ante litteram?
L'autore dell'articolo, Andrea Ferrari, dopo una breve introduzione al fenomeno dell'animazione robotica, redige ben 18 mini schede su altrettante serie tv già presenti in televisione o di prossima trasmissione. Senza voler essere blasfemo, queste 18 schede potrebbero essere considerate una proto (molto proto) Encirobot, anche se, rispetto al sito enciclopedicorobotico, gli errori fioccano: il sottotitolo; nomi sbagliati o addirittura creati di sana pianta; trame rivisitate o inventate.
Esempi?
Chi conosce la serie "Ufo-Robot Grendizer Raids"? Quale robottone è pilotato dall'agente Joe Tempesta? Cos'è il "Dino Mech Gaiking"? Chi lancia la "Fiamma di Rosetta"? Chi è Enjiro Shima? E l'Impero sotterraneo Yama? Chi sono il dottor Kagetsu e sua filgia Mai Kagetsu? Chi è Eji Tsubmaya? Quale pilota combatte contro la stirpe della stella Gabaar?
In opposizione a tutti questi errori comici ci sono, però, precisi nomi originali, forse rivelati per la prima volta, trame grossomodo corrette (considerando le poche righe per raccontarle), giudizi critici dell'autore positivi o negativi, magari sballati, ma mai preconcetti.
Infine ogni scheda presenta un voto da 5 (gradimento massimo) a 1 (minimo), ma al posto della classiche stelline ci sono le conigliette di Playboy!
Posso solo anticipare che Capitan Harlock si becca 5 conigliette, Mazinga Z una...
mercoledì 10 settembre 2014
Go Nagai Robot Collection 34 Jun Hono
La prorompente Jun Hono è la 34esima uscita della Go Nagai Robot Collection, e, tralasciando le consuete sbavature di colore, direi che è venuta fuori bene: bella posa, espressione carina, rossetto sulle labbra, due bei meloni.
Probabilmente questo è il personaggio non robotico uscito meglio fino ad ora, di certo la migliore tra le tre pilotesse disponibili: Sayaka Yumi; Miwa Uzuki.
Ero sinceramente preoccuppato di trovare una Jun con meno seno del Tetsuya tettuto(...), invece il modellino rispetta la generosità dell'originale.
Si merita un bel primo piano, anche per metterla a confronto con le altre due colleghe.
martedì 9 settembre 2014
Catalogo giocattoli Mattel - Natale 1977
Tra il Natale 1977 e il Natale 1978 cosa cambiò nei cataloghi di giocattoli dei bambini italiani?
Goldrake.
Dal punto di vista giocattolo-storico quello del 1977 fu l'ultimo Natale con articoli non influenzati dall'animazione giapponese, questo valse anche per la Mattel, con Barbie e Big Jim che erano ancora la punta di diamante della multinazionale statunitense. Prossimamente mostrerò come pure la potente Mattel cercò di sfruttare i vecchi robottoni gonagaiani (e non) per aumentare il proprio fatturato. Tornando, invece, a questo catalogo Mattel del 1977, e ai suoi protagonisti Barbie e Big Jim (ma ci sono anche altri giochi), devo dire che ho apprezzato moltissimo le foto degli articoli. Non semplici immagini di giocattoli, come si possono trovare in tanti cataloghi del periodo, ma foto di veri e propri diorami, magari senza il rispetto maniacale della scala, però pieni di scene avventurose. Ovviamente mi riferisco a Big Jim, perché le scene immortalate per Barbie sono i classici luoghi simil Ikea con, al massimo, una scampagnata fantozziana...
Le immagini sono accompagnate anche da un testo scritto dettagliato, che invitava il bambino/a ad immaginare i tanti giochi che avrebbe potuto inventare con i prodotti Mattel.
Questo catalogo contiene una chicca che, per fortuna, mi era sconosciuta: un Ken con capelli "veri" e barba...
Cosa proponeva a noi bambini la Mattel nel Natale 1977?
domenica 7 settembre 2014
Io il Grande Mazinger - 1980
Questo cartonato da 152 pagine e con un formato 29 cm X 22 cm anticipò quello dal titolo "Mazinger contro i Mazinger" (1981), e contiene tre storie tratte dalla collana di 25 numeri (che cronologicamente fu la prima delle tre pubblicazioni), sempre della Fabbri Editore, che s'intitolava "Il Grande Mazinga".
Tutte queste pubblicazione sono la traduzione del manga originale di Nagai e Oota, e furono in assoluto il primo manga pubblicato in Italia, per nulla, a mio avviso, censurato. Rispetto al manga originale le tavole sono state colorate, per avvicinarsi alle abitudini editoriali italiche, e mi è sembrato che siano stati aggiunti alcuni commenti, lo ipotizzo perché in taluni casi il commento pare slegato da ciò che mostra la tavola. L'esempio più palese è la tavola in cui Jun è giù di morale a causa del colore della sua pelle, in cima alla tavola (ma fuori dei suoi confini originali) si può leggere "Gli amici cercano di consolarla", e poi Tetsuya le molla un sonoro ceffone...
Per un bambino del 1979/80/81 leggere delle storie e vedere dei disegni tanto crudi era una novità, trovo incredibile che siano passate indenni ad una qualsivoglia omissione grafica. A dire il vero non ci avrei neppure trovato nulla di scandaloso se la storia fosse stata un pelino edulcorata, visto che gli albi per bambini/ragazzi italiani non avevano contenuti del genere. Oltre ad una serie di scene splatter, e a dei dialoghi con tematiche delicate come la spietatezza della guerra ed il razzismo, in questo cartonato penso si possa ammirare il primo nudo quasi integrale dell'editoria per bambini/ragazzi: Jun sotto la doccia con le poppe al vento.
Immagino che questa scena fu precedentemente pubblicata in uno dei 25 numeri de "Il Grande Mazinga", da cui deriva questo cartonato, però questo formato grande con la copertina rigida lo rende più di pregio ed autorevole.
Al nudo di cui sopra vanno aggiunti la visuale delle mutandine di Jun (con commento ammiccante di Tetsuya) più la stessa in biancheria intima, inoltre, di nuovo per la prima volta, si può vedere quella che è una consuetudine per i lettori giapponesi, ma non per quelli italiani del periodo: il magaka (immagino Oota) che si immortala mentre disegna e rimprovera Boss, "Quant'è volgare questo Boss".
Come avevo notato per il cartonato "Mazinger contro i Mazinger" la personalità dei protagonisti del manga di Oota è assai diversa da quella dell'anime, che per me è la sola pietra di paragone, non avendo mai letto il manga originale, a parte questi due cartonati.
La prima parte dell'introduzione alle tre storie presentate in questo cartonato.
sabato 6 settembre 2014
Star Trek in Italy (catalogo mostra del 1997)
TITOLO: Star Trek in Italy (catalogo mostra del 1997)
AUTORE: a cura di Gianni Miriantini e Luigi Pedrazzi
CASA EDITRICE: Hazard Edizioni
PAGINE: 111
COSTO:
ANNO: 1997
FORMATO: 28 cm x 25 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788886991063
Tra i miei pochi pregi non c'è quello di frequentatore di musei e mostre d'arte, però se vengo a sapere di una mostra inerente una delle tematiche di questo blog cerco di essere presente, anche solo per recuperare l'eventuale catalogo della mostra. Nell'ormai lontano 1997, quando non avevo idea che avrei aperto questo blog (e non sapevo manco cosa fosse un blog), ebbi la fortuna di incappare nella mostra "Star Trek in Italy", ne ho ancora un bel ricordo, che metteva in vendita un gran bel catalogo: "Star Trek in Italy".
Oltre al grande formato e alle stupende immagini (nel 1997 non si poteva cercarle sul web...), il catalogo contiene un minimo di approfondimento, con annessa la storia delle varie serie e film prodotti fino al 1997. L'aspetto della mostra che più mi aveva colpito era l'aver visto per la prima volta dal vivo gli strumenti usati in Star Trek, non solo le varie versione di phaser, ma i comunicatori e il mitico Tricorder di Spock! Senza contare che ho potuto vedere il Teletrasporto, mi aspettavo in ogni momento che arrivasse Scotty!
Ed anche nel catalogo largo spazio è lasciato all'evoluzione di strumenti, armi ed astronavi, sempre fino al 1997.
La pubblicazione è in inglese ed italiano, e penso che il suo valore superi quello del semplice catalogo di una mostra, direi che sia un artbook fotografico con vari approfondimenti storici inerenti serie e film, non di carattere saggistico.
Il ritaglio di un quotidiano del luglio del 1997 che annunciava la mostra.
mercoledì 3 settembre 2014
Go Nagai Robot Collection 33 Dr. Hell
33! Gli anni di Cristo! No, il Dottor Inferno della Go Nagai Robot Collection!
Anche se nelle immagini proposte più sotto, quando è di profilo, un po' assomiglia al San Giuseppe del presepe...
Non essendo io un grande fan di Mazinga Z, in quanto venne proposto in televisione per ultimo, quando ormai ben più forti robottoni e piloti avevano riempito lo schermo con le loro gesta eroiche, non è che vedere il Dr. Hell mi trasmetta particolari emozioni, a parte la piacevole sorpresa di non trovare sbavature nella colorazione.
Ovviamente dopo aver visto i cattivi del Grande Mazinga il Dottor Inferno non mi faceva molto effetto, mentre ricordo con piacere la voce del doppiatore italiano, Lino Troisi, che doppiò anche il tenente Kojak.
Lo sguardo del Dottor Inferno è un po' allucinato, pare abbia assunto qualche droga sintetica, però conoscendo il personaggio ci può anche stare, non è che fosse psicologicamente molto stabile...
La barba del Dottor Hell mi pare un pelino corta, ma nell'anime non è sempre della medesima lunghezza (magari il Barone Ashura gliela spuntava un po' prima delle battaglie), quindi non mi pare il caso di fare questioni di centimetri alla Turone(...).
Mi pare che il viso flashato del Dottor Hell (LSD?) meriti un bel primo piano.
martedì 2 settembre 2014
La guerra russo-giapponese 1904-1905
TITOLO: La guerra
russo-giapponese 1904-1905
AUTORE: Geoffrey Jukes
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 151
COSTO: 18€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788861021600
A
molti la guerra russo-giapponese del biennio 1904/05 parrà lontana
sia nel tempo che geograficamente, una delle tante guerre che su un
libro di scuola meritano giustappunto due righe didascaliche, ed
effettivamente non è che queste persone avrebbero poi così tanto
torto, se non fosse che storicamente la vittoria del Giappone (e
quindi di una nazione asiatica “non bianca”) contro la potente
Russia zarista fu la miccia che innescò il colonialismo nipponico.
Il Giappone aveva sconfitto una delle nazioni che pochi decenni prima
le aveva imposto i trattati ineguali, forte della sua superiorità
tecnologica, dimostrando all'establishment nipponico che si poteva
muovere guerra, e vincerla, anche alle nazioni colonialiste bianche.
L'introduzione
del libro e il primo capitolo fungono utilmente da riepilogo ai
fatti storico-politici che portarono alla dichiarazione di
guerra giapponese, anticipata da un attacco a sorpresa, tattica che
venne usata in seguito contro gli americani.
I
libri facenti parte di questa collana si concentrano sull'aspetto
strategico-tattico militare, sulle forze in campo, sull'evolversi di
singole battaglie, mettendo in secondo piano le analisi storiche,
che, comunque, riguardo a questo avvenimento sono presenti.
Nel
quinto capitolo si riportano le condizioni di vita dei soldati di
entrambi gli schieramenti, peggiori per i russi, comunque anche i
soldati di fanteria giapponesi non erano sempre entusiasti della vita
in trincea, uno di questi si descrive come un “proiettile umano”. "Nikudan proiettili umani" è il titolo di
un libro pubblicato in Italia nel 1913 e scritto da Tadayoshi Sakurai
nel 1906, proprio sulla guerra di trincea a Port Arthur.
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