TITOLO: La guerra
russo-giapponese 1904-1905
AUTORE: Geoffrey Jukes
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 151
COSTO: 18€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788861021600
A
molti la guerra russo-giapponese del biennio 1904/05 parrà lontana
sia nel tempo che geograficamente, una delle tante guerre che su un
libro di scuola meritano giustappunto due righe didascaliche, ed
effettivamente non è che queste persone avrebbero poi così tanto
torto, se non fosse che storicamente la vittoria del Giappone (e
quindi di una nazione asiatica “non bianca”) contro la potente
Russia zarista fu la miccia che innescò il colonialismo nipponico.
Il Giappone aveva sconfitto una delle nazioni che pochi decenni prima
le aveva imposto i trattati ineguali, forte della sua superiorità
tecnologica, dimostrando all'establishment nipponico che si poteva
muovere guerra, e vincerla, anche alle nazioni colonialiste bianche.
L'introduzione
del libro e il primo capitolo fungono utilmente da riepilogo ai
fatti storico-politici che portarono alla dichiarazione di
guerra giapponese, anticipata da un attacco a sorpresa, tattica che
venne usata in seguito contro gli americani.
I
libri facenti parte di questa collana si concentrano sull'aspetto
strategico-tattico militare, sulle forze in campo, sull'evolversi di
singole battaglie, mettendo in secondo piano le analisi storiche,
che, comunque, riguardo a questo avvenimento sono presenti.
Nel
quinto capitolo si riportano le condizioni di vita dei soldati di
entrambi gli schieramenti, peggiori per i russi, comunque anche i
soldati di fanteria giapponesi non erano sempre entusiasti della vita
in trincea, uno di questi si descrive come un “proiettile umano”. "Nikudan proiettili umani" è il titolo di
un libro pubblicato in Italia nel 1913 e scritto da Tadayoshi Sakurai
nel 1906, proprio sulla guerra di trincea a Port Arthur.
Dal
capitolo due si inizia ad entrare nel “vivo” delle battaglie, con
la definizione della potenza militare di entrambi gli schieramenti.
Il Giappone, se proprio doveva fare la guerra ad una nazione
colonialista (come lo stava diventando il Giappone), aveva scelto
l'avversario meno temibile: la Russia dal 1814 aveva partecipato a
soli due conflitti non coloniali, uno vinto ed uno perso.
In
entrambe le nazioni vigeva la coscrizione obbligatoria, ma in Russia
chi poteva riusciva ed evitarla facilmente, con il risultato che tra
i soldati c'erano gli strati della popolazione più indigenti ed
analfabeti, mentre i soldati nipponici, oltre ad avere un morale più
alto, erano tutto alfabetizzati.
L'esercito
e la flotta russa erano superiori numericamente, ma non
tecnologicamente, inoltre, a parte la flotta russa presente a
Vladivostok, le altre flotte zariste erano dislocate in luoghi
distanti, mentre la flotta nipponica era vicino ai porti nazionali.
I
russi sottovalutarono la forza dei giapponesi anche per un sentimento
razzista, ritenevano impossibile perdere una guerra con una nazione
fatta da “scimmie gialle”.
Il
terzo ed il quarto capitolo si soffermano in modo puntuale sulle
varie battaglie della guerra.
I
giapponesi rispettarono in toto la convenzione di Ginevra sui
prigionieri, a dimostrazione che la spietatezza del soldato
giapponese non era ancora stata forgiata. C'è da dire che gli
osservatori militari stranieri (in entrambi gli schieramenti) erano
numerosi, e che i giapponesi ci tenevano a dimostrare di non essere
più dei sanguinari samurai, ma un esercito moderno rispettoso delle
regole di guerra. Diverso il discorso riguardante il trattamento
della popolazione cinese, verso cui i giapponesi si comportarono
meglio rispetto ai russi, tanto che, benché i cinesi detestassero
entrambi gli eserciti, propendevano parzialmente per i giapponesi.
Il
fanatismo nazionalista giapponese fece capolino nei giorni del
compleanno dell'imperatore Meiji, per fargli un regolo vennero
effettuati numerosi velleitari attacchi alle linee difensive di Port
Arthur, che sortirono l'effetto di far morire altri 4800 soldati, ma
che bel regalo...
I
restanti capitoli fanno il punto sul dopo guerra e sulle conseguenze
militari e politiche di quel conflitto, anche a lunga distanza,
dando, assieme all'introduzione e al primo capitolo, una buona
panoramica storica di ciò che rappresentò la guerra
russo-giapponese
L'indice del libro.
Il comandante delle forze giapponesi in Manciuria, Oyama Iwao.
L'ammiraglio Togo che sconfisse la marina russa.
Il generale Nogi, che assediò e prese (per resa) Port Arthur.
Una delle tante mappe belliche del libro, in questo caso della battaglia navael di Tsushima, dove Togo sconfisse definitivamente i russi.
La quarta di copertina.
Buongiorno,
RispondiEliminala scheda del libro (di cui viene offerta una impeccabile presentazione) sarebbe più completa con il nome del traduttore.
Grazie per l'attenzione e un cordiale saluto.