TITOLO: La vendetta dei 47
ronin, Edo 1703
AUTORE: Stephen Turnbull
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 127
COSTO: 15€
ANNO: 2013
FORMATO: 24 cm X 17
cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788861022102
Il racconto della vendetta dei 47 ronin è ormai un classico, personalmente l'ho letto in vari libri, ma pare contenga alcune imprecisioni, dovute al fatto che ci si è sempre basati sulle rappresentazioni del teatro kabuki, e non ai fatti storici. Secondo i quali il codardo ed avido maestro di cerimonie Kira Yoshinaka non era poi così codardo ed avido, e si chiamava in realtà Kira Yoshihisa. La morte del daimyo Asano Naganori non fu diretta colpa di Kira, inoltre la decisione dello shogun Tokugawa Tsunayoshi di condannare sia Asano che i 47 ronin (che probabilmente furono 46 o 48) fu legalmente corretta. Infine anche la data normalmente citata è errata, non il 1702, ma il 1703.
Lo
scopo del libro, oltre ad illustrare i fatti storici appurati, è
quello di esaminare l'azione dei 47 ronin come un'operazione militare
su piccola scala, aspetto che io ignorerò volontariamente,
concentrandomi sul racconto storico.
Il
libro è piacevole, contiene numerose belle immagini, ma lo scritto è
molto ridotto, anche per le citate numerose immagini. Il che mi
permette di affermare che il prezzo finale di 15 euro è abbastanza
esagerato, specialmente se si pensa che il racconto ha più di 300
anni...
Il 34enne daimyo Asano era giovane, capace, ma incline alla bella vita, interessato più alle donne che al governo del suo feudo e al rispetto dell'etichetta.
Il 34enne daimyo Asano era giovane, capace, ma incline alla bella vita, interessato più alle donne che al governo del suo feudo e al rispetto dell'etichetta.
Il
60enne maestro di cerimonie Kira serviva fedelmente da 40 anni i
Tokugawa, il dover istruire al protocollo il poco serio Asano lo mise
probabilmente in difficoltà.
All'aggressione
di Asano verso Kira nel “corridoio dei pini” del palazzo
shogunale assistette un testimone: Kajiwara Yosobei Yoriteru.
Asano
aggredì Kira alla spalle gridando: “Ti sei dimenticato di quello
che mi hai fatto?!”.
Di
preciso non si conosce il motivo scatenante l'aggressione, perché in
sole sei ore Asano fu condannato ed eseguì seppuku, quindi non diede
mai nessuna testimonianza. Probabilmente Kira dileggiò Asano a causa
della sua ignoranza dell'etichetta, mentre gli insegnava lezioni di
cerimoniale. Oppure Kira criticò Asano per non aver ricevuto un dono
(consuetudine di allora) pari al proprio rango di cerimoniere.
Questa
velocità nella condanna ed esecuzione, assieme al fatto che Kira non
subì punizione alcuna, furono le cause che scatenarono la sete di
vendetta dei samurai di Asano.
Probabilmente
Kira non fu in alcun modo punito perché, oltre ad essere la vittima,
si astenne totalmente da reagire, non spargendo sangue altrui.
Mentre
la violenza di Asano fu punita duramente e velocemente in quanto era
considerata una irriverenza verso gli emissari dell'imperatore, dato
che lo spargimento di sangue implicava la profanazione di uno spazio
sacro come la dimora shogunale. Infine Asano aveva messo in cattiva
luce lo shogun di fronte agli inviati imperiali.
I
samurai di Asano, oltre al dolore per la perdita del loro signore,
iniziarono a preoccuparsi per il destino del feudo, infatti il 18
aprile 1701 venne decretata la sua confisca, e i suoi samurai
divennero ronin.
Quando
i 47 ronin decisero di vendicarsi di Kira erano consci di porsi al di
fuori delle leggi di allora, dato che la vendetta (katakiuchi) era
permessa in questi termini:
se
era stato ucciso un parente, non il proprio signore;
l'atto
doveva essere annunciato pubblicamente (non complottato in segreto) e
autorizzato dalle autorità;
la
persona da uccidere doveva aver a sua volta ucciso, mentre Kira era
stato vittima dell'ira di Asano, senza neanche difendersi.
Il
capo del complotto fu il samurai Oishi Kuranosuke Yoshio.
Kira,
temendo la vendetta dei samurai di Asano, si rifugiò e fu protetto
dal potente clan Uesugi, quindi i 47 ronin non potevano agire subito.
Inoltre Kira controllava le mosse Oishi, che di conseguenza si finse
dedito all'alcol e al gioco per sviare l'attenzione su di lui. Stessa
cosa fecero anche gli altri ronin, che simularono una totale perdita
di interesse per la vendetta del loro signore.
A
questo punto l'autore descrive con minuzia di particolari l'assalto
avvenuto il 30 gennaio 1703, che si concluse con la cattura e la
decapitazione di Kira, e la morte di 17 tra suoi samurai e servitori
(completamente innocenti rispetto alle eventuali colpe di Kira),
quelle morti furono considerate ingiuste.
Compiuta
la vendetta i ronin si diressero verso il tempio della famiglia Asano
a Sengakuji, a 10 chilometri dalla casa di Kira, in cui c'era la
tomba del loro signore, per depositarvi la testa dell'odiato nemico.
Fatto
ciò i ronin si consegnarono alle autorità shogunali, non fecero
seppuku sulla tomba di Asano, cosa che attirò loro molte critiche.
Il 20
marzo 1703 i ronin furono condannati ed eseguirono il suicidio
rituale. Il tempo intercorso tra l'atto e la condanna indica che ci
fu un certo dibattito sulla pena da comminare, ma lo shogun fu
irremovibile. Anche il fatto che non furono giustiziati come dei
normali delinquenti tramite impiccagione, dimostra che alla loro
vendetta fu assegnato un valore da samurai.
L'autore
analizza brevemente i giudizi positivi e negativi sul comportamento
dei ronin, a dimostrazione che la loro vendetta generò un dibattito
durato un paio di secoli, fino al 1900!
La piantina della dimora di Kra, luogo dell'assalto dei 47 ronin:
Un santuario per i 47 ronin:
E quello più minuscolo per gli innocenti servitori di Kra trucidati dai 47 ronin...
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