TITOLO: Sistema Media Mix, cinema e sottoculture giovanili del Giappone contemporaneo
AUTORE: Stefano Locati
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 371
COSTO: 28 €
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 97888857587424
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 371
COSTO: 28 €
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 97888857587424
Di norma non leggo la saggistica sul cinema giapponese, argomento troppo vasto e che richiederebbe una cultura filmica a me sconosciuta, ho fatto un'eccezione perché nel titolo si parla di "sottoculture giovanili del Giappone contemporaneo", quindi ipotizzavo che contenesse anche parti più sociologiche.
Non ho sbagliato, un intero capitolo è sugli otaku e molte parti trattano della società giovanile giapponese.
Pensavo di trovare anche i lungometraggi animati, dove sono più ferrato rispetto ai film live, ma qui ho sbagliato previsione, infatti già dall'introduzione viene subito spiegato che il saggio tratterà principalmente il cinema dal vivo.
Il saggio è in buona parte scritto con una terminologia un po' tecnica, forse si poteva fare uno sforzo maggiore verso la divulgazione, molti concetti mi sono parsi esageratamente arzigogolati.
In questi casi, però, resta sempre il dubbio se sia colpa dell'autore che non ha fatto lo sforzo di scrivere meno difficile (stiamo parlando di cinema e della società giapponese, non di buchi neri...) oppure del lettore (in questo caso io), che non ha le conoscenze sufficienti per comprendere appieno lo scritto.
Il media mix in campo cinematografico è il continuo influenzare o essere influenzati dagli altri media, come anime, manga, videogiochi romanzi, serie tv e merchandising. Ormai un'opera si fruisce su più livelli, e questa particolarità è preminente in Giappone.
Ovviamente le parti del libro che trattavano di animazione, che conosco di più, le ho potute apprezzare maggiormente rispetto alle parti che analizzavano lungometraggi dal vivo a me sconosciuti.
Prima di partire con la mia recensione e magari sparare troppe cavolate, lascio leggere cosa scrive l'autore per descrivere gli intenti del saggio.
Il saggio è diviso in due parti, nei primi quattro capitoli viene svolta un'analisi storica dell'industria cinematografica giapponese in rapporto agli altri media e al media mix, nei capitoli dal quinto all'ottavo si individuano alcuni temi considerati più importanti.
Nel primo capitolo viene fornita una spiegazione generale del "Program Picture", cioè la programmazione di film a basso budget affiancati a film più importanti.
Da questi "B kyu eiga" (B movie) nasce il filone di Godzilla e soci, il filone dei "mostri giganti", i cui effetti vediamo ancora oggi.
In realtà il capitolo ignora il lucertolone radioattivo, concentrandosi su altre saghe cinematografiche degli anni 50/60/70. Per esempio i film con protagonista Ishihara Yujiro, ma soprattutto i 47 film di Tora-san.
Non conoscevo la figura di Tora-san e i suoi film, ma cercando qualche video sul web mi sono reso conto che il suo personaggio è stato riproposto anche negli anime, per esempio l'allenatore di Rocky Joe, Danpei Tange.
Comunque il capitolo l'ho trovato molto interessante.
Il secondo capitolo tratta nel primo paragrafo dell'animazione seriale giapponese, citando lungamente il saggio "Anime System, il successo polimediale dell'animazione giapponese", i cui temi sono similari a quelli di questo libro, ed anche Astroboy (il soggetto del saggio linkato).
Nel secondo paragrafo ci si concentra sul genere tokusatsu dagli anni 50 agli anni 80. In questa trattazione l'autore sostiene che le tecniche di animazione ridotta e il media mix furono presenti anche nelle serie live di tokusatsu.
In pratica l'autore non concorda con Marc Steinberg ("Anime System") sul fatto che il media mix nacque con Astroboy, anticipando il fenomeno al cinema dal vivo e alle serie di tokusatsu.
Ho notato che nella bibliografia e nelle note a fondo pagina la quasi totalità è di saggistica non italiana, anche se per alcuni temi sono presenti analisi in italiano, inoltre il saggio di Steinberg viene citato nella versione in inglese, mai (mi pare) nell'edizione italiana della Tunuè.
Il terzo capitolo inizia temporalmente nell'autunno 1976, quando viene proiettato il film "The Inugami family", che rappresentò le nuove pratiche del media mix, l'era di "Kadokawa Pictures"
Il sistema dei decenni passati con tanti film a basso costo era andato in crisi, La Kadokawa iniziò a produrre meno film, ma Blockbuster, per richiamare più pubblico nelle sale.
La casa editrice nipponica introduce in Giappone lo sfruttamento del media mix romanzo-film-colonna sonora. Il capitolo analizza numerosi film della Kadokawa e altre case cinematografiche che producevano lungometraggi per il target degli adolescenti e dei giovani in generale.
Durante la lettura delle analisi dei film ho cercato i trailers di questi film, sono titoli anomali, ma che ben si collegano all'immaginario di manga ed anime del periodo.
Anche "Anime System" (linkato poco sopra) ha un capitolo dedicato ai film della casa editrice Kadokawa, che ben si integra con questo capitolo, ma di nuovo l'autore non concorda con le conclusioni di Steinberg.
Il quarto capitolo tratta dei cambiamenti nel mondo cinematografico a partire dal 1997, l'anno della rinascita del cinema giapponese.
E' indagato il nuovo sistema di media mix nato con le serie tv "Bayside Shakedown", che nonostante consti di sole 11 puntate, ebbe un successo duraturo, passando sul grande schermo.
Sono spiegati i modelli organizzativi "seisaku iinkai" delle case di produzione televisive, editrici e cinematografiche, che si associano per produrre e promuovere un'opera su più piattaforme, ma queste unioni sono momentanee, atte a promuovere quel singolo film, sfruttando tutte le sinergie possibili.
E' analizzato anche il "daibitto" (grande hit), cioè un film da Blockbuster.
Un film prodotto con il sistema del "seisaku iinkai" diviene "daibitto", cioè di grande successo", in base all'incasso al botteghino.
Sono presenti alcune tabelle che identificano i 611(!) film giapponesi con maggiore incasso (daibitto) dal 1997 al 2019, per capire quanti di questi si basino sul sistema produttivo "seisaku iinkai", sono moltissimi, peccato che lo scritto delle tabelle sia microscopico, illeggibile.
Per 28 euro si poteva trovare il modo far comprendere le tabelle oppure non inserirle...
Nel quinto capitolo si passa dal versante produttivo ai fruitori, tra cui gli otaku, soggetto del capitolo, e la sottocultura "moe". Viene affrontato il tema otaku lungamente e con numerosissime citazioni di studiosi giapponesi, non facile da affrontare nonostante non sia la mia prima lettura del tema.
Il secondo paragrafo si concentra sul "moe", il sentimento affettivo verso personaggi di finzione.
Il sesto capitolo illustra il modificarsi del media mix in base alle teorie di sociologi e studiosi nipponici (tra cui Mita Munesuke, Miyadai Shinji, Osawa Masachi, Uno Tsunehiro).
Il capitolo in più punti è un po' troppo ostico per me, l'ho compreso maggiormente quando vengono trattati film o anime che conoscevo per illustrare le teorie degli studiosi di cui sopra.
Il settimo capitolo analizza il testo trans mediale (forum online, romanzo, videoclip, film) "All about Lily Chou Chou", che ha come protagonisti giovani studenti, in modo da approfondire il rapporto tra realtà e finzione e come questo ha modificato il cinema dal vivo nel contesto mediale contemporaneo giapponese.
Preciso che ho riportato lo scritto di inizio capitolo 7, non conoscevo nulla di tutto ciò ^_^
L'ottavo capitolo analizza il soggetto di molti film giapponesi: i giovani.
Questi sono diventati il modo per raccontare il Giappone moderno, questa tendenza nasce negli anni 50, come già illustrato nel saggio, ma nei decenni la tendenza diviene sempre più presente.
In particolare si analizza il filone dei film "J-Horror", purtroppo io detesto i film dell'orrore, ergo la mia conoscenza del tema e quasi nulla.
Il secondo paragrafo sviluppa l'attenzione di sociologi e media verso le problematiche dei giovani nello stesso periodo in cui il genere "J-Horror" diviene sempre più importante, gli anni 90.
Nascono nuove parole ed analisi su hikikomori, single parassiti, uomini di tipo erbivoro, bullismo, rifiuto scolastico, enjo kosai, freeter, neet etc.
Si analizzano i media mix (manga, romanzi, film, videogiochi etc.) che trattano questi argomenti facenti parte delle tre categorie "nichijo kei" ("tipo quotidiano"), "sekai kei" ("tipo mondo"), "sabaiba kei" ("tipo survival").
Le tre tipologie vengono spiegate ed analizzate nel sesto capitolo.
Nel totale consiglio la lettura del saggio, poi chi avrà una maggiore conoscenza del cinema giapponese rispetto a me lo apprezzerà di più :]
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