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giovedì 31 luglio 2014

Go Nagai Robot Collection 28 Koji Kabuto (cioè in versione Alcor)



Dopo il primo Koji Kabuto con la tuta indossata per pilotare Mazinga Z ecco il secondo Koji Kabuto (bastava ed avanzava il primo...) con la tuta usata in Atlas Ufo Robot per pilotare l'imbattibile (ah ah ah) TFO e il Goldrake 2. A questo mi punto mi auguro vivamente che facciano anche la seconda versione cyborg di Hiroshi Shiba, visto che ne hanno sprecate due per Koji Kabuto/Alcor. In questo istante, però, mi assale l'atroce dubbio, quasi il terrore, che possano fare una terza versione di Koji per il terzo nome con cui lo si conosce in Italia: Ryo.
La posa è normale, nulla di fantasioso, ma neppure di ridicolo, purtroppo il mio pezzo ha una grossa sbavatura blu sul collo, più, oltre, ovviamente, un certo numero di piccole sbavature, ma quelle sono ormai abituali.
La cosa che mi ha impressionato di più è la totale mancanza di somiglianza tra Koji Kabuto ed Alcor, sono completamente differenti, l'unico punto in comune è l'altezza. Addirittura li differenzia anche il fisico, Alcor pare palestrato, dato che presenta un addome tartarugato.
Non c'è dubbio che tra le due versioni kabutiane questa sia la più somigliante con l'originale, non fosse altro per l'assenza degli occhiettini pallati...
In compenso questo Alcor, rispetto a Koji Kabuto, ha una forma iniziale di artrite reumatoide alle mani, ecco perchè pilotava cosi da schifo!



domenica 27 luglio 2014

Il fumetto "Actarus" N° 2 - "La trappola" - gennaio 1980



Ecco la seconda puntata dell'Actarus made in Edizioni Flash, con il numero uscito nel gennaio 1980, facente parte di quello che considero il primo spin-off del panorama editoriale italiano, che contiene anche il primo racconto di fan-fiction, "La vera storia di Actarus". Il titolo mi fa sorgere, però, un atroce dubbio, ma se nel racconto di fantascienza c'è "la vera storia di Actarus", la storia narrata nel fumetto è falsa?!
Nel primo numero di "Actarus" il principe di Fleed era stato mostrato in una ambientazione poliziesco/investigativa, con un finale western, questa volta vediamo un Duke Fleed alla Sandokan con pennelate di Navy Seals. Infatti, oltre ad un corpo a corpo con una tigre, ingaggerà un combattimento con tanto di lancio di bombe a mano contro i soldati di Vega.
Ma che fine ha fatto il nostro amato Actarus che combatte contro i Mostri Spaziali?
Il disegno dei mecha non è brutto, in pubblicazioni dello stesso periodo si vedono dei veri e propri obbrobri, sono quasi meglio i mezzi che i personaggi.
C'è da dire che Actarus e soci in questo fumetto girano il mondo, non sono più confinati in Giappone.
Ecco Daisuke che brandisce una bella scimitarra...


mercoledì 23 luglio 2014

Go Nagai Robot Collection 27 Doublas M2



Dopo Garada K7 ecco l'altro mostro meccanico del Dottor Inferno: Doublas M2.
Ad un bambino italico la visione di questi due mostri non generò la stessa fascinazione che ebbe nei bambini giapponesi o spagnoli, infatti noi, prima di Mazinga Z, vedemmo Goldrake ed "Il Grande Mazinga". I mostri che doveva affrontare quella pippa di Koji/Rio/Alcor erano veramente imbarazzanti rispetto ai loro relativi nemici...
Infatti non ho capito perchè la Fabbri/Yamato abbia puntato su questi due personaggi.
Anche questo pezzo soffre delle consuete sbavature di colore, in particolare sulle sporgenze gialle alle gambe, in una, addirittura, c'è la goccia di colore giallo. Per il resto non è un brutto modellino (sempre ribadendo che io non sono un collezionista), posa classica, nessun pezzo storto.
Come ho già scritto in precedenti post, questi modellini mi hanno permesso di notare alcuni particolari estetici imbarazzanti che nelle versioni animate non avevo mai preso in considerazione, nel caso di Doublas M2 al posto delle spalle Go Nagia gli fece un bel paio di chiappe...



lunedì 21 luglio 2014

Da Mimì Ayuhara a Oliver Hutton, gli anime sportivi e lo spirito di gruppo



TITOLO: Da Mimì Ayuhara a Oliver Hutton, gli anime sportivi e lo spirito di gruppo
AUTORE: Enrico Cantino
CASA EDITRICE: Mimemis
PAGINE: 64
COSTO: 4,9 €
ANNO: 2014
FORMATO: 17 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788857522050

Quarto titolo di Enrico Cantino riguardante anime e società giapponese (nel link sotto del terzo libro si trovano i link per gli altri due):


Questi quattro titoli sono presenti all'interno della collana “Il caffè dei filosofi”, a cui ne vanno aggiunti altri due titoli (“Filosofia nei manga” e “Generazione Goldrake”), a questo punto forse non sarebbe sbagliato se la Mimesis creasse una collana dedicata ad anime e manga.
A differenza degli altri tre saggi di Cantino, che avevano la tendenza a sprecare parte delle poche pagine del libro in sinossi eccessivamente dettagliate, il quarto è quello in cui questo difetto non è presente.
Le serie tv presentate nel libro sono: Tommy la stella dei Giants; Mimì e la nazionale di pallavolo; Mila e Shiro; I Superboys; Holly e Benji; Palla al centro per Rudy; Gigi la trottola.
Ringrazio l'autore per aver inserito l'unico anime calcistico degno di nota, “I Superboys”, ed aver sottolineato che Holly e Benji, rispetto a Shingo Tamai e soci, sono dei dilettanti allo sbaraglio e, aggiungo io, dei poppanti fighettini... Shingo Tamai è la via!

domenica 20 luglio 2014

Lady Oscar - Album figurine Panini 1982



Nel 1982 ero già troppo grande per collezionare figurine, ma da adulto non lo sono diventato abbastanza per non collezionare album di figurine. Questo quando ancora i prezzi alle fiere del fumetto erano umani, direi onesti, con 20 mila lire, e poi al massimo 20 euro, potevi portati a casa l'album della tua beniamina preferita: Lady Oscar!
Nella scannerizzazione dell'album ho dovuto fare almeno due scan per pagina, in quanto il formato avrebbe causato il taglio di qualche sua parte, in qualche caso ho operato tre scan, nei momenti più importanti dell'anime.
Questo album, come l'anime nella sua prima trasmissione televisiva, non contiene nessun taglio (a parte la famosa scena in cui Rosalie si offre ad Oscar credendola un uomo), soprusi, assassini, violenze, amori, tradimenti, amanti e morte sono tranquillamente mostrati. Cosa non da poco, visto che un album di figurine di nroma è indirizato alle bambine delle elementari.
La particolarità di questo album è il modo di presentare la storia, procede per capitoli (21, più il prologo finale), con una breve introduzione ai fatti narrati. Ovviamente riassume parecchio la trama, però mantenendosi molto fedele all'anime.
Tra l'altro questa mia considerazione è giustappunto anticipata dalla stessa introduzione all'album.
Se proprio si vuol fare i pignoli non sono state immortalate un paio di scene che avrebbero meritato: il momento in cui Andrè viene colpito all'occhio dal Cavaliere Nero, e Lady Oscar che indirizza il fuoco dei cannoni contro la Bastiglia.



 Anche la dedica tra le due immagini di Oscar è perfetta, proprio un bel album!


sabato 19 luglio 2014

Da Lamù a Kiss Me Licia, le dinamiche di coppia secondo l'animazione giapponese



TITOLO: Da Lamù a Kiss Me Licia, le dinamiche di coppia secondo l'animazione giapponese
AUTORE: Enrico Cantino
CASA EDITRICE: Mimemis
PAGINE: 74
COSTO: 4,9 €
ANNO: 2014
FORMATO: 17 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788857522043

Questo è il terzo saggino, nel senso di piccolo saggio, di Enrico Cantino, e ripete pregi e difetti dei precedenti due:


I pregi sono un testo quasi colloquiale, ergo abbordabile da tutti, ed una serie di considerazioni interessanti. Il difetto è uno: ci si perde in sinossi delle serie analizzate troppo particolareggiate, riducendo lo spazio, visto anche il numero esiguo di pagine, all'approfondimento.
L'autore inizia affermando che le problematiche amorose che si notano negli anime sentimentali nascono addirittura dal Hakagure, citando i passi che parlano dell'amore. Non contesto le citazioni portate, ma mi pare di ricordare, avendolo letto qualche anno fa, che dentro ci fosse tutto ed il contrario di tutto. Un testo che secondo me è troppo spesso portato ad esempio. Ovviamente è una mia opinione personale.
Si passa a spiegare le dinamiche relazionali sentimentali in Giappone: il “non detto” della lingua giapponese, la dipendenza affettiva chiamata “Amae”, la difficoltà di trovare un partner al di fuori dei gruppi abituali, ed altri aspetti.
In pratica viene svolta una breve introduzione sociologica sui rapporti personali/affettivi nella società giapponese, in particolare riguardante gli adolescenti.
A questo punto si passa dalla teoria alla pratica delle serie analizzate, e qui ritorna il medesimo difetto che avevo riscontrato negli altri due libri di Cantino, cioè le sinossi delle serie sono in alcuni casi troppo approfondite, e su particolari che esulano dal tema del saggio.

giovedì 17 luglio 2014

Giocattoli italiani in crisi e cartoni animati giapponesi - 5 articoli tra il 1978 e il 1980



In questa mie esposizione di vecchi articoli giornalistici riguardanti i "cartoni animati giapponesi" della fine degli anni 70/primi anni 80 si son potute leggere un sacco di accuse che venivano loro mosse, quasi tutte insensate, oppure inventate, però una non era poi così campata in aria: aver provocato la primi crisi della fiorente industria italiana del giocattolo.
L'articolo sopra fu pubblicato su "La Stampa" nel gennaio 1980, e non escluderei che una delle motivazioni che spinsero mamma Rai ad eliminare i robottoni dalla loro programmazione, oltre le polemiche sulla loro presunta violenza, furono le proteste degli industriali del giocattolo.
Ovviamente tutte queste mie considerazioni, supportate dagli articoli giornalistici, riguardano i giocattoli per maschietti, perché quelli per femminucce restavano tranquillamente al palo tecnologico, riproponendo i vari bambolotti piagnucolosi e urinanti, le perfette Barbie etc.
Ripensando ai miei gusti (e dei mie amici d'infanzia) del periodo non c'è dubbio che modificai molto ciò che richiedevo alla mia famiglia, meno soldatini Atlantic (chiedo perdono...) e più robottoni, meno macchinine e più videogiochi portatili.
Restavano i giochi in scatola, ma il soggetto si spostava dal Monopoli allo spazio.
C'è da dire che non furono solo i primi anime a generare questo cambio di gusti nei bambini italiani dell'epoca, basti pensare a Guerre Stellari, Star Trek (che nel medesimo periodo era trasmesso da Tele Monte Carlo) o Spazio 1999, però Goldrake, Heidi e Remì ebbero un impatto più violento sull'industria italiana del settore.
Senza contare che l'era dei videogiochi era ormai arrivata, ed un videogioco è un mondo a parte, l'Atlantic, per quanto si sforzasse di stare al passo coi tempi, partiva battuta in partenza.
Nei 3 cataloghi di giocattoli del periodo natalizio che fino ad ora postato già si nota il cambio dell'offerta. In quello del 1977 sono assenti i personaggi degli anime, ma in quello del 1979 e del 1980 il loro ingresso è massiccio, il tutto nel giro di pochi mesi.
Quindi le accuse degli industriali italiani del giocattolo, che si possono leggere anche nel quarto volume di "Viaggio nell'Atlantic", avevano un fondamento. Comunque gli stessi produttori italiani cercarono di ridurre i danni acquistando varie licenze di serie giapponesi, e producendo in Italia giocattoli a loro ispirati.
Come sempre, però, i giornalisti italiani ci mettevano del loro, riuscendo ad accusare i giocattoli made in Japan (anche se poi erano prodotti in Italia su licenza giapponese...) di essere addirittura nazisti!
Come scrisse tal Donata Gianeri su "La Stampa" nel giugno del 1979, a cui non parve abbastanza criticare il tipo di giocattolo ispirato agli eroi televisivi nipponici, ma dovette metterci il carico da 90 del nazismo.
Per la cronaca il "Karza" del titolo sarebbe il "Baron Karza" dei Micronauti, ergo anche lui jappo, benché non ispirato direttamente a nessuna serie animata nipponica, anche se le fattezze erano quelle di Jeeg, testa a parte.


mercoledì 16 luglio 2014

Go Nagai Robot Collection 26 Generale Angoras



Il secondo generale delle sette armate di Mikenes presentato è Angoras, che non è il comandante di tutti i gatti turchi e della lana pregiata, ma dei mostri anfibi e pesciformi. E' lapalissiano che il nemico più famoso di Angoras non può che essere Tetsuya Tsurugi, anche se poi mi pare sarà Jun a dargli il colpo mortale, però, secondo me, Sampei lo avrebbe incontrato con piacere!
I relativi anime dei personaggi delle Go Nagai Robot Collection ce li mostrano sempre dalle medesime posizioni, grazie a questa collezione (non che sia un grande merito...) ho notato alcuni particolari che mi erano sempre sfuggiti. In questo specifico caso non avevo mai prestato attenzione alla coda/pinna caudale inferiore, quella a forma di ventaglione posta sotto il sedere. Non so, posso solo immaginare le problematiche di Angoras a sedersi sul water, ammesso che lo utlizzasse, ovviamente...
Mi pare che anche questo modelino sia di accettabile fattura, qualche sbavatura non manca neanche in questa uscita, infatti penso che alla Fabbri /Yamato stiano pensando di brevettare il termine "sbavatura" come loro brand mondiale. Per il resto mi pare che non abbia grossi difetti, forse l'unico evidente è che la testolina umana sia stata colorata solo di rosa, venendo a perdere il contorno nero degli occhi, però c'è da dire che è un puntto assai minuto, meglio tutto rosa che un paio di macchie nere.


martedì 15 luglio 2014

Akira Toriyama, il mangaka sorridente



TITOLO: Akira Toriyama, il mangaka sorridente
AUTORE: Giorgio Mazzola
CASA EDITRICE: Edizioni il Foglio
PAGINE: 268
COSTO: 16€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788876064845

Mi pare giusto premettere che io non ho mai letto un manga di Toriyama, mentre per quanto riguarda gli anime vidi distrattamente qualche puntata di Dr, Slump & Arale nella sua prima trasmissione, ma ero già un po' grandicello e non lo seguì mai per più di pochi minuti. Diverso il discorso per Dragon Ball, quando venne trasmesso per la prima volta su Junior TV facevo il servizio militare. Ovviamente non potevo certo seguirlo regolarmente (anche perché aveva un target un po' per bambini), ma ricordo con piacere alcuni sabato pomeriggio, in cui eravamo confinati in caserma, duranti i quali ci riunivamo nella camerata del commilitone che aveva la mini tv portatile e ci facevamo quattro risate per 20 minuti con il piccolo Goku. In seguito l'ho seguito sulle reti Mediaset, un po' sporadicamente, ma comunque con piacere.
Detto ciò, il saggio di Giorgio Mazzola è diviso in tre capitoli, nel primo c'è la biografia di Akira Toriyama, nel secondo si analizza compiutamente la sua opera ed in quello finale si illustra l'evoluzione artistica del suo disegno.
In appendice sono presenti due saggi di Davide Tarò ed Alessandro Del Gaudio, sempre incentrati su Toriyama, di cui parlerò alla fine.
Ogni aspetto dei manga (ed anime) di Toriyama analizzato da Mazzola è sistematicamente accompagnato da esempi presi da vari episodi cartacei o animati, in modo da calare la “teoria” nella “pratica”. Mi capita spesso di permettermi di criticare la saggistica scritta in maniera “difficile”, chiedendomi se non sarebbe stato possibile renderla più abbordabile, Mazzola riesce, pare senza problemi, dove tanti altri autori non arrivano: rendere agevole la lettura.

domenica 13 luglio 2014

Festacolor Braccobaldo Show Harbert - 1967 (Give-A-Show Projector)



Prima, ma mooolto prima, di poter usare computer, tablet, DVD, VHS o anche solo il "Visore Mupi V35", per vedere i propri cartoni preferiti a casa esisteva solo il Festacolor della Harbert, cioè un semplice proiettore di diapositive.
Probabilmente per un giovane lettore under 20 la cosa parrà degna di poca nota, abituato questo a poter riprodurre in ogni dove ed in ogni momento il proprio cartone, telefilm o film preferito, ma nei primi anni 70 era un piacere unico riuscire a vedere su un muro le immagini di Magilla Gorilla o degli Antenati. Eravamo conciati proprio male...
La Harbert Italia produsse il nostro Festacolor su licenza della "Kenner Products Company" (Cincinnati Ohio, USA), infatti non era un prodotto italiano, ma statunitense, conosciuto negli Usa come "Give-A-Show Projector".
Il Festacolor in Italia ebbe una lunga ed onorata carriera, inzialmente era dedicato a tutti i bambini, ma con l'avvento dei vari Visori Mupi e dei cine-proiettori giocattolo, che finalmente mostravano i cartoni veramente animati, venne indirizzato ai bambini più piccoli. Consultando le pubblicità presenti su Topolino e qualche catalogo (che mostro più sotto) direi che la sua carriera sia durata dalla metà degli anni 60 fino almeno al 1979, ma probabilmente era in vendita anche nei primi anni 80, benchè non più pubblicizzato.
Questo esemplare è del 1967, oltre che sulla confezione è ben evidenziato sulle diapositive.



Ho trovato una pubblictà statunitense del Festacolor Harbert/Give-A-Show Projector, molto carina.

                             


sabato 12 luglio 2014

Marco Polo (sceneggiato Rai) - "Immagini" volumi 1 e 2 (di 8)



Sono ben conscio che talvolta corro il rischio di finire a fare il verso ai vecchietti che dicono che ai loro tempi era tutto bellissimo, mentre oggi fa tutto schifo, però ci sono casi in cui una considerazione di questo genere è un dato di fatto. Specialmente se si parla di programmi televisivi, e di Rai Tv in particolare, basta vedere cosa manda in onda la Rai oggi...
Nel 1982 la Rai trasmise lo sceneggiato (parola noiosissima...) "Marco Polo", ma la rete pubblica non si limitò a mandare in onda un "telefilm", lo produsse, in una co-produzione che conivolse quattro nazioni (Italia, Usa, Cina e Giappone). "Marco Polo" fu il primo vero colossal televisivo, con un budget multi milionario (10 milioni di dollari), un cast importante, delle location (come si dice oggi) fantasmagoriche ed una colonna sonora ad opera di Ennio Morricone (bella e tristissima).
Sfogliare questo volume mi ha fatto venir voglia di rivedere (a distanza di 30 anni) lo sceneggiato, e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, non pensavo che dopo tutti questi anni potesse rimanere così fresco. Di certo la trama si sviluppa in maniera più lenta rispetto ai film o telefilm di oggi, ma non è una lentezza noiosa, permette di apprendere assieme ai Polo le usanze dei popoli incontrati, ammirare i paesaggi e i monumenti delle nazioni attraversate, ma anche capire gli intrighi dei regnanti e dei loro tirapiedi. In particolare mi ha impressionato come vengano trattate le religioni, non ho notato nessuna preferenza verso i cristiani, mussulmani e buddisti sono presentati con uguale rispetto. Sono solo riportati i fatti storici di quel periodo, per esempio sono mostrati i massacri dei crociati verso la popolazione mussulmana in palestina. Mi chiedo se oggi sarebbe possibile affrontare nella stessa maniera l'argomento.
Lo sceneggiato fu trasmesso in 46 nazioni, e in Italia ebbe un successo clamoroso, con una media di 26 milioni di telespettatori, a cui seguì una quantità infinita di gadgettistica, tra cui tantissimo materiale editoriale.
La casa editrice della Rai, la Eri, pubblico anche 8 volumetti in gran parte contenenti immagini dello sceneggiato, che erano preceduti da un breve racconto riepilogativo della storia. La particolarità di questi 8 volumetti era che venivano regalati nei supermercati a fronte di una certa spesa effettuata. Quelli che presento qui erano in omaggio all'Esselunga, ma sfogliandoli mi son reso conto che li avevamo anche in casa nostra, ed i miei genitori facevano la spesa "grossa" alla Standa, ergo erano in omaggio in più supermercati.
Ogni volume non corrisponde esattamente ad una puntata dello sceneggiato, anche perchè le ultime due puntate (la settima e l'ottava) furono più lunghe delle altre, ma comunque ogni volume corrisponde sempre al punto che viene narrato nella parte iniziale scritta. Per rendere la trama più spedita viene fatto qualche taglio, ma è sempre rispettoso dello sceneggiato, benchè il racconto non sia esattamente quello del programma tv, ma al "Marco Polo" di Maria Villavecchia Bellonci, a cui si ispirarono gli sceneggiatori.
Le immagini sono veramente belle, e rendono appieno lo sfarzo dei costumi (bellissime le armature), la grandezza delle ambientazioni e la quantità di comparse che furono adoperate.




giovedì 10 luglio 2014

L'atlante della Terra di Mezzo di Tolkien



TITOLO: L'atlante della Terra di Mezzo di Tolkien
AUTORE: Karen Wynn Fonstad
CASA EDITRICE: Rusconi
PAGINE: 210
COSTO: 35000 lire
ANNO: 1997
FORMATO: 28 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788818121650

Nel 1997 i libri su Tolkien ed il suo stupendo mondo erano ancora una rarità, ne uscivano pochi, e di solito costavano cari, però, almeno, avevano sempre qualcosa di particolare da proporre. A tutte queste considerazioni non fa eccezione "L'atlante della Terra di Mezzo di Tolkien", quindi per me fu praticamente obbligatorio comprarlo. Purtroppo, nella foga dell'acquisto compulsivo, non diedi abbastanza peso al fatto che le cartine, tutte dettagliaitissime, non erano state tradotte. 
Il fattaccio lo si può notare chiaramente anche dalla copertina.
Ergo ci si ritroverà tutti i nomi di luoghi e personaggi in inglese, per esempio sulla relativa cartina non si leggerà mai "Sturoi" (una delle tre etnie in cui si suddivisero gli Hobbit), ma "Stoors". Oltre al fatto che le cartine hanno come unità di misura le miglia (o i piedi...), e non i chilometri... 
L'aver tradotto tutto il testo del libro, lasciando inalterato l'inglese nelle cartine , rende la fruizione delle stesse assai ardua, nonostante che nel testo ad ogni nome in italiano di luogo o personaggio sia aggiunto tra parentesi quello in inglese.
Questa grossa pecca del libro lo trasforma in una occasione persa, anche perché le cartine sono tantissime, riguardanti sia i luoghi che le battaglie, ma anche i viaggi, il clima e le lingue.
Mi auguro che nelle eventuali successive ristampe del libro si sia ovviato a questa mancanza.
La quarta di copertina.



mercoledì 9 luglio 2014

Go Nagai Robot Collection 25 Ministro Mimashi



Questa volta il distributore ha distribuito, l'edicolante ha potuto edicolare, e io ho pagato la mia 25esima uscita: un bel (per modo di dire, visto il soggetto originale...) Ministro Mimashi.
Devo dire che questo Mimashi mi aggrada, ben proporzionato, posa corretta (pare si stia complimentando con se stesso per un qualche piano riuscito), nessuna sbavatura evidente (fatto meritorio vista la dimensione del pezzo), 8 cm di modellino fatto bene.
Il problema di questa collezione è proprio questo, restare piacevolmente sorpresi per un pezzo di buona fattura (considerando sempre che io non sono un esperto in modellini et similia), mentre dovrebbe essere la norma.
Mi rendo conto solo ora che con questo numero sono arrivato al giro di boa della collezione, vediamo se i soldi mi bastano per fare il girone di ritorno...
Chissà di preciso quale dicastero occupava Mimashi, mentre ne "Il Grande Mazinga" gli incarichi sono ben specificati, nella seire di "Jeeg robot d'acciaio" non si capisce bene quale incarico abbia ciascun ministro.
Direi che il ministero dell'ambiente lo escluderei, e pure un qualsiasi dicastero del welfare... lo vedrei bene nella pubblica amministrazione. Non so, secondo me riuscirebbe ad incutere (o instillare) il giusto stimolo per un maggior impegno nel proprio lavoro, riducendo nel contempo il tasso di assenteismo e di spesa in orario di lavoro...




martedì 8 luglio 2014

Cristina D'Avena, 50 anni di sogni



TITOLO: Cristina D'Avena, 50 anni di sogni
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Laurana Editore
PAGINE: 119
COSTO: 12,90€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788898451043


E' d'obbligo una premessa: io non sono un fan di Cristina D'Avena.
Specifico meglio: non sono un fan della Cristina D'Avena che ha ricantato tutte le sigle di altri...
C'è da dire che anche quando ascoltavo da bambino lo Zecchino D'Oro il suo “Walzer del moscerino” non mi piaceva, preferivo “La sveglia biricchina”, quindi non ci fu mai molto feeling.
Ma finché si limitava a cantare le sigle dei “suoi” cartoni nulla da eccepire, possono piacere o meno, alcune le trovo anche belle (Occhi di gatto, Pollon), ma lo scempio artistico compiuto nel rifare tutte le sigle già esistenti, scritte e cantate da artisti di valore, non può essere emendato. Anche se, ovviamente, la decisione di rifare quelle sigle per non pagare i diritti ai primi esecutori fu della Fininvest, ma alla fine fu lei a ricantarle tutte, prestandosi a questo monopolio vocalistico che impoverì il panorama delle sigle dei cartoni animati.
Cosa non andava bene, per esempio, nella bella sigla di Doraemon? 
Chiaramente Cristina D'Avena non agì da sola, la sua “mandante” fu Alessandra Valeri Manera (artefice anche degli scempi di tagli, adattamenti e censure di tutte le serie trasmesse in quei decenni sulla Finivest/Mediaset), che taluni vogliono riabilitare giustificandola col fatto che lei “eseguiva solo gli ordini”. Scusa che non mi pare reggere, visto che ci si può sempre rifiutare e cambiare lavoro, vale anche per Cristina (nessuno la obbligava a ricantare le sigle dei suoi colleghi). Sia chiaro, probabilmente al suo posto le avrei ricantate anch'io, tutti abbiamo bisogno di uno stipendio.

Go Nagai Robot Collection 24 Comandante Gandal




Mercoledì scorso, dopo parecchie uscite puntuali, alla mia edicola non è arrivato il numero 24, pare che il distributore non l'abbia distribuito, o meglio, l'ha distribuito sabato, ma io l'ho ritirato solo oggi, pensando che ormai, memore di Venus Alpha, fosse perso per mesi...
Ergo ecco il ritardatario Comandante Gandal, in tutti i suoi 8 centimetri e mezzo di altezza.
Come per il generale Scarabeth , a cui non avevo mai visto le imbarazzanti zampe da pollo, riguardo a Gandal non avevo mai notato l'asso di picche sulla sua cintura, un emulo del più brutto robottone di sempre, Ginguiser?
La posa non mi dispiace, è quella giusta dopo ogni puntuale sconfitta, pare che dica "Maledetto Goldrake, la prossima volta ti distruggerò!", seeeeeeeeeeeeee, come no!
La testa ho l'impressione sia venuta un po' piccolina rispetto al corpo, ma posso sbagliare, non sono Quincy.
Gli occhi sono un pelino vitrei, però non deve essere stato facile dipingerli su una testolina così piccola, mi accontento che non ci siano sbavature.
Devo dire che la sua trasposizione dal 2D al 3D ne fa risaltare la somiglianza con Frankenstein, ma questa è una colpa attribuibile a Go Nagai.



lunedì 7 luglio 2014

"Lacrime giapponesi" - articoli de La Stampa (1979 e 1980), l'Unità (1981) e Il Giorno (1979)




Dopo la violenza, la stupidità, il pessimo disegno, l'uso del computer, lo sfruttamento commerciale, e di certo tralascio qualche altro peccato mortale (basta cercare nell'Emeroteca anime), l'altra accusa mossa contro i "cartoni animati giapponesi" erano le lacrime. Cartoni pieni di piagnistei, che facevano leva su buoni sentimenti e tragedie varie per commuovere i poveri piccoli telespettatori e tenerli appiccicati davanti alla televisione.
E quali erano i campioni delle lacrime della prima invasione degli anime?
Oltre alla stupenda Heidi gli eponimi dell'apparato lacrimale erano di certo "Anna dai capelli rossi" (a cui si riferisce l'articolo sopra), Remì e Candy Candy.
Mentre se per Heidi ed Anna i giornalisti toppavano alla grande, visto che a punti anche commoventi, non piagnistei immotivati, si opponevano tante puntate piacevoli, per Remì e Candy non è che avessero tutto questo torto. Infatti, personalmente, Remì non l'ho mai praticamente visto, e Candy l'abbandonai al suo destino quando iniziò a fare l'infermiera. E forse è questo l'errore che molti giornalisti commisero in questi articoli, pensare che un bambino o una bambina non potessero scegliere, cosa che, invece, facevamo tutti i santi pomeriggi.
Un altro aspetto che proprio i giornalisti non compresero, però non era facile arrivarci con le inforamzioni disponibili al momento (anche se una bella intervista a qualche autore giapponese avrebbe potuto svelare il mistero), è che il genere "World Masterpiece Theater" (o Meisaku) non era indirizzato al pubblico occidentale, ma era nato per regalare ai bambini nipponici delle storie dal gusto "orientale", infatti i giapponesi nutrono per noi europei e la nostra storia lo stesso fascino che noi nutriano verso di loro.
Remì attirò molte più attenzioni rispetto a Candy, anche perchè veniva trasmesso dalla Rai, oltre ad un articolo già postato in precedenza ("Allegri che c'è da piangere") qui presento due articoli, uno de La Stampa e l'altro de Il Giorno, entrambi del 1979.
L'articolo su Anna è sempre de La Stampa (1980) e quello su Candy è de l'Unità (1981).
Non tutti questi quattro articoli sono contro i personaggi che presentano, il soggetto giapponese serve solo per riflettere sul tipo di televisione che veniva proposta ai bambini.
Entrambi gli articoli su Remì sono delle anticipazioni, a dimostrazione di quanto interesse c'era al tempo, il primo fu pubblicato su La Stampa il 4 agosto 1979.




Il giornalista parte con la sinossi della prima puntata, tanto per far notare quanto sia sfigato questo Remì.

venerdì 4 luglio 2014

"Heidi trova un'amica", collana "Telefumetto" n° 3 - luglio/agosto 1979



La pastorella svizzera è un altro dei personaggi della collana "Telefumetto" della casa editrice Epierre, dopo Capitan Sherlock e Golzinga tocca alla povera Heidi, come se già nella vita non avesse sofferto abbastanza...
Mentre per Capitan Sherlock e Golzinga la scopiazzatura dei "cartoni animati giapponesi" è palese (oltre che esilarante) riguardo ad Heidi si potrebbe pensare che l'uscita quasi contemporanea con la seriet tv sia casuale, in fondo Johanna Spyri scrisse il romanzo nel 1880, quindi la Epierre potrebbe essersi ispirata al romanzo. In realtà ritengo non sia così, nonostante la dedica che campeggia in seconda di copertina.




Infatti, oltre ad illustrare accadimenti praticamente uguali all'anime, è presente un personaggio che nel libro della Spyri non c'era, inventato di sana pianta dai giapponesi: Nebbia.
Quindi anche questa Heidi della Epierre nacque per cavalcare l'onda del successo del primo anime boom italico, in che modo, poi, si salì in groppa è tutto un altro discorso.

mercoledì 2 luglio 2014

The official handbook of the Marvel Universe, vol. 3 Galactus to Kang



Il terzo volume di questa enciclopedia Marvel è piena di personaggi di peso, tipo Hulk o Ercole, peccato che alcuni vestano già costumi (la Donna Invisibile col celeste al posto del blu) e armature (Iron Man, a cui hanno tolto il gialo dell'armatura per sostituirlo col bianco...) differenti da quelle a cui ero (e sono) abituato io.
Per fortuna che il Divoratore di mondi non me lo avevano ancora toccato!



martedì 1 luglio 2014

TV Sorrisi e Canzoni n° 20 16-22 maggio 1982


Altro numero della rivista televisiva che meglio di tutte incarna la tv italiana, nel bene e nel male. Questo numero non presenta, a mio avviso, nulla di particolarmente interessante, è semplcemente interessante come tutti i Tv Sorrisi & Canzoni.
Una miniera di ricordi, fatti di costume, avventimenti poltici e sportivi, personaggi famosi ed ormai obliati. Per esempio, chi se la ricorda, con tutto il rispetto, Viola Valentino? Poi vedi su Youtube che cantò nel 1979  "Comprami", e lei ritorna ad essere un viso amichevole.
Simpatia che non può, invece, riguardare personaggi politici come Craxi e De Mita, le cui imcopenteze e/o furti ancora paghiamo, e Ciriaco ancora non si è ritirato...
Ho notato che in quasi tutti i numeri di Tv Sorrisi & Canzoni c'era un articolo inerente Dallas, in questo c'è un'intervista al cattivissimo Larry Hagman.
L'immancabile Mike Bongiorno, la dolce Sophie Marceu, un bel numero di cantanti, qualche sceneggiato e qualche trasmissione, sono gli altri protagonisti della settimana tra il 16 ed il 22 maggio 1981.
Infine i programmi tv, che personalmente sono il pezzo forte della rivista.