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mercoledì 30 aprile 2014

Go Nagai Robot Collection 15 Regina Himika



Dopo il Mazinga Z bimancino, di cui pare io sia l'unico possessore al mondo: Uscita 04 Mazinger Z
Dopo Re Vega con solo due cornini (il terzo caduto era un cornino da latte?): Uscita 12 Re Vega
Dopo Tetsuya Tsurugi con le tette(...): Uscita 13 Tetsuya Tsurugi
Ecco La Regina Himika con la falce boomerang...

Ci tengo a precisare che in edicola erano presenti ben due (incredibile!) esemplari di Regina Himika, e quindi ho potuto scegliere quello migliore, vi lascio immaginare il modellino peggiore...
L'arma di Himika è così storta che non le si vede neppure la faccia!
Perché il bastone e la falce superiore sono così storti?
Forse la Regina Himika qualcuno se la ricorda così timida da corpirsi il volto?
Probabilmente, invece, sia per il materiale troppo morbido che per un eccessivo ritiro del materiale stesso, dovuto ad una eccessiva velocità di produzione, anche se non sono certo sul tipo di processo produzione, per iniezione termoplastica?
Legato a quest'ultimo aspetto c'è la possibilita, ipotizzo, che i pezzi siano stati accatastati ancora caldi, cosa che li ha ulteriormente arcuati.
Se in fase di collaudo dello stampo (lo avranno pur fatto un collaudo, no?) si sono accorti del problema, perché non hanno sostituito l'arma fatta con questo materiale con un più resistente o completamente differente? 
Mi chiedo quali sistema di qualità abbia (ammesso ne abbia uno...) l'azienda che ha prodotto questi modellini, e quali siano i critieri di qualità che la Fabbri/Yamato si siano posti come base di questa pubblicazione editoriale, ma una volta che alla Fabbri/Yamato (ricordo che la Go Nagai Robot Collection è stata presentata in anteprima allo stand della Yamato al Lucca Comics and Games 2013) hanno visto il risutlato finale di Himika, non potevano  semplicemente ritirarla dal mercato?
Avrebbero fatto di certo più bella figura.




Cucù!


martedì 29 aprile 2014

Eiji Tsuburaya: Master of Monsters



TITOLO: Eiji Tsuburaya Master of Monsters: Defending the Earth with Ultraman, Godzilla, and Friends in the Golden Age of Japanese Science Fiction Film
AUTORE: August Ragone
CASA EDITRICE: Chronicle Books
PAGINE: 208
COSTO: 27€
ANNO: 2014
FORMATO: 27 cm X 22 cm
REPERIBILITA': Presso il negozio Hoepli di Milano
CODICE ISBN:  9781452135397

Nonostante la barriera linguistica non ho potuto esimermi dal comprare questo bel libro sul creatore di tanti mostri gommosi che da bambino mi esaltavano e, talvolta, mi impaurivano. Magari fra qualche tempo seguirò un corso d'inglese che mi permetterà di leggerlo agevolmente, ma, fino ad allora, mi accontenterò di guardare le immagini, tantissime e bellissime, quasi a trasformarlo in un artbook sui mostri di Eiji Tsuburaya.
La biografia di Eiji Tsuburaya ne racconta anche i natali, non dimenticando la scuola, la sua carriera di soldato e aviatore, per poi, ovviamente concentrarsi su quella di mago degli effetti speciali per il cinema e la televisione. Quando ancora il computer, a differenza di quello che qualche anno dopo avrebbero pensato i giornalisti italiani, non esisteva, e tutto era artigianale.
L'autore del libro, August Ragone, è un grande esperto in questa materia, al link il suo blog: augustragone.blogspot.it
Questo mago della fantasia morì a 70 anni, posso immaginare quale ne fu la causa, visto che nelle tantissime foto che lo immortalano ha quasi sempre in mano una sigaretta...
Ho fatto un breve video del contenuto del libro (che comunque si può ammirare anche qui: Immagini del libro), in sottofondo c'è l'opening eseguita dal vivo di Ultra Seven, anch'esso presente nel libro.



                      


domenica 27 aprile 2014

Japan Pop: parole, immagini, suoni dal Giappone contemporaneo




TITOLO: Japan Pop: parole, immagini, suoni dal Giappone contemporaneo
AUTORE: autori vari a cura di Gianluca Coci
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 711
COSTO: 27 €
ANNO: 2013
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854860025


Il corposo saggio curato da Gianluca Coci si divide in quattro parti tematiche, per un totale di 20 capitoli a cura di altrettanti autori, sia italiani che stranieri. C'è subito da dire che il sottotitolo del libro che recita“...dal Giappone contemporaneo” è veritiero, infatti tutti i temi trattati, pur comprendendo spesso un riepilogo storico, arrivano fino ai giorni nostri. Sottolineo questo aspetto perché mi è capitato di leggere altri saggi con una struttura come questa, ma i cui contributi erano datati o riciclati da altri libri.
Una bella caratteristica del saggio è che a conclusione di ogni singolo contributo viene presentata una intervista al soggetto dell'analisi, oppure ad uno dei personaggi citati, tutto questo rende più diretto il saggio, permettendo al personaggio di esprimersi, oltre al piacere di leggere spesso degli aneddoti di artisti famosi e talentuosi, rendendo piacevole la lettura anche di argomenti in cui si è poco o per nulla ferrati. Tanto per fare un solo esempio io sono totalmente ignorante riguardo la poesia, non parliamo poi di quella giapponese, ma l'intervista a Tanikawa Shuntaro l'ho trovata interessantissima.
Mi pare corretto avvertire che dei quattro temi in cui è diviso il saggio io mi posso considerare un minimo ferrato della “Parte II, Anime e Manga”, ho una conoscenza superficiale della “Parte III, Cinema”, ma per il solo motivo che ho visto qualche film giapponese. Mentre le mie conoscenze sono assai scarse riguardo la “Parte I, Letteratura”, e praticamente nulle per ciò che concerne la “Parte IV, Arte-Poesia-Teatro”, se non per la lettura di altri saggi, che, per esempio, trattavano le opere di Mori Mariko.


giovedì 24 aprile 2014

Go Nagai Robot Collection 14 Afrodite A



Incredibilmente, a distanza di una sola settimana, l'edicola che mi spaccia la "Go Nagai Collection", molto più arduo da recuperare che una qualsiasi droga illecita (che io non ho ma assunto, sia chiaro), è riuscita a fornirmi, non "robba bbuona", ma la 14esima uscita: Afrodite A.
Come si può vedere la posa scelta per il disegno è abbastanza inquietante, quasi allusiva, da dama di compagnia, di certo non quella di un robot femminile impegnata, suo maglrado, in cruente battaglie. Per fortuna la posa del modellino, in pieno stile Rocky Joe, è meno effemminata, direi più che acettabile. E' anche vero che quando si ha la fortuna di uscire appena dopo Tetsuya Tettuto, e le tette le si porta legittimamente, non si può far altro che una bella figura.
Più della posa ho trovato un pelino esile la rappresentazione di Afrodite A, forse è per questo che andava in pezzi ad ogni puntata...



lunedì 21 aprile 2014

Goldrake torna in tv (secondi 25 episodi: 12-12-1978/ 12-01-1979), articoli di Repubblica, Corriere della sera, Stampa, l'Unità



Nel precedente post riguardo l'esordio tv di Goldrake si era visto che non aveva suscitato alcuna polemica, anzi, c'era stata pure la giornalista del Corriere della sera Giulia Borgese che aveva elogiato la serie robotica giapponese.
Il 12 dicembre succesivo inizia la seconda parte della serie, che la Rai aveva diviso in tre tranche, e per un mese esatto Goldrake resterà sugli schermi televisivi. Questa volta i giornalisti non resteranno con la penna in mano come durante la prima trasmissione, scatenando un una serie di polemiche sulla diseducatività del cartone, ma ci sarà qualche (più di quelli che immaginavo) giornalista che prenderà le difese di Goldrake.
La scan sopra riporta come il Corriere della Sera il 12 dicembre 1978 annunciava il ritorno di Goldrake sulla Rete 2, l'articolo si sofferma sul cartone animato giapponese solo nelle prime righe, annunciando semplicemente il "gradito" ritorno di Goldrake. Nessuno strale, nessun allarmismo, niente censure preventive.



A questo punto bisogna dar conto di una notizia di cronaca che campeggiava addirittura sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali, e che, a mio avviso, svolse una parte, magari minima, nello spostare l'attenzione su Goldrake: una serie di avvistamenti di UFO nel napoletano.
Propongo solo l'articolo di Repubblica, ma la stessa notizia venne commentata anche dagli altri quotidiani nazionali, in questo caso l'articolo di prima pagina è a firma non di un giornalista di secondo piano, Paolo Guzzanti (molto prima della sua conversione berlusconiana...).
C'è da dire che con tutte le notizie luttuose del periodo (basta fare una minima ricerca sul web) quella dell'UFO partenopeo era di carattere leggero e divagatorio.


Onore e spada, il Giappone dei samurai



TITOLO: Onore e spada, il Giappone dei samurai
AUTORE: Marino Corona
CASA EDITRICE: Edizioni Res Gestae
PAGINE: 296
COSTO: 24€
ANNO: 2013
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788866970583

Prima di addentrarmi nei contenuti del saggio storico di Marino Corona devo cercare di rendere chiara una domanda che mi ha assalito durante la sua lettura: di che anno è questo libro?
E' questo il quesito che mi ponevo mentre lo leggevo, inizialmente, leggendo la data di pubblicazione (2013), avevo dato per scontato che il saggio fosse attuale, ma durante la sua lettura mi era sorto il dubbio che potesse essere una ripubblicazione di un saggio scritto nel dopoguerra, al massimo negli anni 60. Questo perché l'autore, oltre a citare spesso il saggio di Ruth Benedict "Il crisantemo e la spada", parla del dopoguerra giapponese come se fosse un periodo passato da poco, mentre è un libro del 2013. In un libro storico scritto nel 2013 non mi pare molto sensato rifarsi al Giappone del dopoguerra come prova che l'etica del samurai è ancora viva e vegeta nel 2013. Il dopoguerra è passato da più di 50 anni, motivo per il quale ancora più illogico è continuare ad usare il bellissimo saggio di Ruth Benedict come emblema del Giappone contemporaneo. “Il crisantemo e la spada” è uno stupendo saggio, basilare per iniziare a conoscere il Giappone, ma è una partenza, ormai ha 70 anni, e quando lo trovo ancora come esempio reale di quello che è la società giapponese di oggi rimango sempre un po' basito. In questo l'autore non è solo, altri scrittori lo utilizzano ancora come paradigma del Giappone contemporaneo, pare quasi che la sociologia del Giappone scritta in occidente e tradotta in italiano si sia fermata al 1940.
Detto ciò, questo saggio storico non procede nella classica maniera cronologica di ogni libro storico, ma parte dalla vendetta dei 47 ronin (scelto come racconto emblematico dell'etica samurai) per poi fare un po' avanti ed un po' indietro nel tempo, per terminare al punto di inizio, l'epoca Tokugawa.
Il taglio è molto romanzato, relativamente poche le date storiche, resi al minimo i nomi dei personaggi storici e dei luoghi, molto spazio è riservato alla vita di corte, alla cultura delle varie epoche, allo stile di vita delle classi sociali. Questo approccio lo rende di facile lettura, anche se si scontra con le problematiche sopra esposte, oltre a soffrire di una certa dispersività.
L'autore vuole spiegare come la cultura dei samurai di epoca Tokugawa ha forgiato il Giappone moderno (ed è in questo frangente che considera “moderno” un Giappone del dopoguerra), inculcando nella mente dei giapponesi dei modelli comportamentali difficilmente eludibili.
In tutto il primo e secondo capitolo si parte da un racconto popolare (i 47 ronin, le rappresentazioni teatrali in stile joruri, il racconto di “Gihei e Koharu”, etc) per evidenziare alcuni singoli punti della vita di un samurai e della società giapponese di quel periodo. Un espediente che rende la lettura dei due primi capitoli piacevole e scorrevole, a parte la tendenza presente nel secondo capitolo a giustificare il comportamento giapponese nella seconda guerra mondiale come retaggio storico dei samurai (dal “ho eseguito gli ordini” al “è colpa dei samurai”).
Nell'indice non sono riportati i titoli dei paragrafi, cosa che avrebbe permesso di avere un'idea più precisa del contenuto del libro, ergo illustrerò per sommi capi questi paragrafi.

domenica 20 aprile 2014

Golzinga n° 1 "Il pericolo di Morlok", collana "Telefumetto" n° 5 - ottobre 1979



Dopo Capitan Sherlock, clone italico di Capitan Harlock, arriva Golzinga, nome mixato da Goldrake e Mazinga. Non per nulla la "Collana Telefumetto" della Epierre si ispirava ai cartoni trasmessi dalla tv, e quale scelta più ovvia che creare un nome che ricordasse i due beniamini robotici del Sol Levante? Magari scegliendo un'ambientazione con qualche leggero riferimento ai medesimi cartoni, con qualche altro nome assonante e personaggi che scimmiottavano quelli originali. Forse, in qualche modo, la si potrebbe considerare un qualche tipo di dojinshi ante litteram, forse, in qualche modo...
Come nel caso di Capitan Sherlock, e di tutti gli eroi di questa collana, i disegni sono opera (o colpa) dello staff di "if".
La "Collana Telefumetto" era diretta da Gianni Bono, una figura autorevole del fumetto italiano, che però in questa occasione si limitò a cavalcare un successo altrui, più serio ed interessante è un alltro suo lavoro, il "Kodansha comic catalog".
L'incipit di Golzinga è già tutto un programma.



sabato 19 aprile 2014

The official handbook of the Marvel Universe, vol. 2: Clea to Gaea




Ecco il volume due dell'enciclopedia Marvel pubblicata nel 1986 (Volume uno), in un periodo in cui i film della Marvel targata Disney (sob... sigh... e anche gasp...) fioccano come neve sull'Everest ecco una pubblicazione per cercare di fissare alcuni punti fermi, tipo che Capitan America non è il primo Vendicatore ( prova inconfutabile! ).
A differenza del primo volume non conosco nè la prima nè l'ultima eroina, ma tra loro due ci sono dei gran bei personaggi, sia buoni che cattivi.




venerdì 18 aprile 2014

Go Nagai Robot Collection 13 Tetsuya Tsurugi



Il tredicesimo numero della Go Nagai Collection presenta uno dei miei eroi preferiti: la spietata macchina da guerra che risponde al nome di Tetsuya Tsurugi.
Senza paura, presuntuoso, spietato (col nemico), devastante in combattimento, insuperabile pilota, collerico, dotato di una tempra d'acciao ed ora lo scopro anche dotato di tette...
Va bene che io non sono un collezionista di modellini, e fino ad ora ho considerato i 12 numeri della Go Nagai Collection di fattura accettabile, ma Tetsuya Tsurugi col seno no... questa è blasfemia...
Ok, per tutta la serie Tetsuya lavora a stretto contatto con una patatona come Jun e non la degna neppure di uno sguardo, magari sarà stato timido, ma un Tetsuya tettuto vi prego no...




Inoltre gli hanno fatto uno sguardo torvo da lombrosario, forse volevano farlo grintoso, ma è uscito una chiavica...

La volontaria reclusione, Italia e Giappone: un legame inquietante



TITOLO: La volontaria reclusione, Italia e Giappone: un legame inquietante
AUTORE: Carla Ricci
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 217
COSTO: 12 €
ANNO: 2014
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854869264


Questo è il quarto libro di Carla Ricci sul fenomeno hikikomori e sugli hikikomori: 

E' stata l'autrice a far scoprire tale problematica ai lettori italiani, un disagio (non solo giovanile) che si pensava essere prettamente nipponico, mentre ci si sta accorgendo che sta proliferando in altre nazioni (asiatiche ed occidentali), tra cui l'Italia. Carla Ricci svolge i suoi studi sugli hikikomori direttamente in Giappone da circa sei anni, durante i quali è riuscita ad instaurare un proficuo scambio accademico con i medici giapponesi.
Questo suo quarto libro inizia con l'illustrare la situazione giapponese, per poi spostarsi in Italia, terminando l'analisi con una comparazione tra i due paesi.
Da notare che in queste prime righe non mi sono riferito al libro di Carla Ricci come “nuovo”, infatti non è possibile scrivere “il nuovo libro di Carla Ricci”, perché di nuovo ha ben poco.
Purtroppo il contenuto del libro non è quello che io mi aspettavo in una pubblicazione del 2014, essendo il suo primo libro del 2008 immaginavo, errando, che in questo l'autrice fornisse gli sviluppi attuali riguardanti hikikomori in Giappone e in Italia.
Invece in gran parte è un bel riciclone degli scritti precedenti, alcuni ormai assai datati (2008 e 2009), con l'aggravante che erano già stati ripubblicati estratti dei primi due libri nei suoi successivi lavori (e pure in un terzo libro ad opera di un'altra autrice! "Hikikomori e adolescenza" ), quindi, in realtà, siamo al riciclo del riciclo...
Di certo ci saranno sue considerazioni recenti, però basate su racconti e testimonianze vecchie, che ormai, dopo averle lette più volte, conosco quasi a memoria. Tra l'altro nel libro è la stessa autrice ad avvertire il lettore che sta leggendo estratti da suoi libri precedenti, un po' la sagra dell'auto-“copia ed incolla”...
A questo punto, a mio avviso, la discriminate per l'acquisto del libro è l'aver letto o meno i precedenti libri della Ricci. Se il fenomeno hikikomori risulta esservi nuovo, il libro mantiene un suo valore informativo, anche se personalmente consiglierei di leggere i suoi primi due saggi, più esaustivi, in quanto in questo ci sono solo degli estratti delle testimonianze degli hikikomori. Se i tre libri precedenti a questo sono già stati leggi, allora vi assalirà un fastidiosa sensazione e sorgeranno un certo numero di dubbi.
La sensazione è quella di essere stati turlupinati. Come ho già scritto sopra, se si acquista un libro nel 2014 di un'autrice che ha già trattato nei precedenti scritti il medesimo argomento è abbastanza ovvio dare per scontato che si leggeranno le novità inerenti quell'argomento. Quando ci si accorge che si sta leggendo una sequela di estratti dei precedenti saggi, si inizia a domandarsi perché si sian spesi altri 12 euro invece di rileggere gratuitamente i libri che avevi già pagato...
Inoltre, a questo punto, nel recensire questo “nuovo” libro della Ricci potrei, anch'io, riciclare le vecchie recensioni, con l'attenuante che gli eventualissimi lettori non avrebbero pagato nulla.
Altri dubbi sorgono sulla vastità del fenomeno hikikomori.
Perché l'autrice, vista l'ampia casistica e la sua lunga permanenza in Giappone per studiare la problematica, non riesce a presentarci nuove testimonianze? Oppure, più semplicemente, la prosecuzione delle testimonianze già raccontate, sarebbe stato comunque interessante.
Avendo letto anche altre fonti ritengo che la gravità del fenomeno hikikomori in Giappone sia veritiera, ergo ci si ritrova semplicemente di fronte ad una strategia editoriale per vendere nuovi libri sfruttando vecchie analisi.
Un altro dubbio sorge sull'estendersi degli hikikomori anche in Italia, visto che secondo l'autrice il contagio parrebbe esteso e veloce, perché i casi italici presentati sono quelli dei precedenti libri?
Comprendo bene che un/una hikikomori non raccontano spontaneamente la loro situazione, in fondo se hanno deciso di tagliare i ponti con la società è ovvio che non vogliano spiegarne le motivazioni, però ci restano sia i terapeuti giapponesi (ed italiani) che le famiglie degli hikikomori da cui attingere qualche nuova informazione.
Esternate tutte le mie perplessità sul senso editoriale di questa pubblicazione, non sui suoi contenuti (che ritengo validi in quanto sono i medesimo dei libri precedenti...), cercherò comunque di illustrarne i capitoli (ribadendo le mie obbiezioni).

domenica 13 aprile 2014

Libro pop-up Banso di "Una sirenetta tra noi (Maho no Mako-chan) - 1971



Nel 1970 la "Toei Animation" produceva "Maho no Mako-chan" una serie di 48 episodi del genere maghette, in Italia arrivò solo col titolo "Una sirenetta tra noi" nel 1988 sul circuito Junior TV e poi sulle reti Fininvest (che, tanto per cambiare, censurò il contenuto delle puntate alterando il finale originale non a lieto fine). Nelle prime trasmissioni venne proposta con le sigle originali giapponesi, mentre nelle successive made in Fininvest arrivò la sigla dell'immancabile Cristina d'Avena.
Il materiale editoriale giapponese, a differenza di quello italiano, talvolta non reca nessuna data di stampa, in questo caso nella quarta di copertina (vedi scan finali) campeggia un "1971", ipotizzo sia l'anno in cui la casa editrice Banso lo pubblicò. Rispetto agli altri due libri in mio possesso ( "Libro pop-up di Goldrake e Gaiking") in questo è ben visibile il nome "Banso", che mi ha permesso di appurare che anche gli altri due erano della medesima casa editrice, che evidentemente si dedicava a questa nicchia dell'editoria per bambini. Una breve ricerca mi ha permesso altresì di venire a conoscenza che la Banso produceva anche giocattoli di plastica: Banso's plastic toys.
Inutile dire che questi libri pop-up sono veramente unici, questo in particolare, anche rispetto ai due di Goldrake e Gaiking, presenta anche vari movimenti delle figure (evidenziati con delle freccine rosse) e la confezione del libro.
Ringrazio Marco e Cinzia che sono andati a recuperarmi un po' di libri pop-up nello store interrato della mitica Mandarake a Shibuya (io penso che ci morirei dentro...), i soliti esagerati!  ^_^

Ecco il mini video che illustra la sua bellezza.


                            


sabato 12 aprile 2014

Masters of the Universe - Catalogo Mattel 1986 (parte uno)



I "Masters of the Universe" non fanno parte del mio immaginario pre-adolescenziale, ero già un po' grandicello quando arrivarono gli (orrendi) "cartoni animati americani" che diedero il là al successo (realtivamente breve, ma intenso) della linea di giocattoli omonimi.
Riconosco, comunque, il loro forte valore nostalgico (sempre in senso buono), che li inserisce tra i feticci degli anni 80. In parte i Masters possono essere accostati al successo dei "cartoni animati giapponesi", seppur portatori di messaggi e valori ampiamenti scarsi.
Ribadendo che non sono un esperto, nè un estimatore, dei "Signori dell'Universo", ho recuperato un catalogo americano della Mattel in cui c'è una sezione a loro dedicata.
La caratteristica di questo catalogo è la bellezza delle foto, non semplici immagini di giocattoli, ma diorami di mondi fantastici. Difficile non apprezzarle.
In questa "parte uno" del catalogo Mattel posterò quelle relative ai "Masters of the Universe", cercando di evitare facile ironie sui personaggi.
Essendo un catalogo del 1986 ormai la linea di giocattoli era già nella sua fase matura e calante di vendite.
Spesso le immagini sono a doppia pagina, come quella sopra che ho "incollato", quindi non ho potuto scannerizzarle per intero. In altri casi ho duvuto suddividere la pagina in più scan per permettere di vedere i particolari e le didascalie.


lunedì 7 aprile 2014

Esordio TV di Goldrake (primi 25 episodi: 4 aprile/6 maggio 1978), articoli di Repubblica e Corriere della Sera



Più volte ho postato articoli giornalistici di fine anni 70 e primi del 1980 (anche un libro del 1983) che mostravano le polemiche (in misura minore la loro difesa) contro i "cartoni animati giapponesi", ed in particolare Goldrake (almeno nel primo periodo), ma non fu così da subito. Inizialmente Goldrake, nonostante il successo, venne praticamente ignorato, e i pochi articoli erano addirittura a favore!
La trasmissione di Goldrake avvenne in tre tranche:
Dal 4 aprile al 6 maggio 1978 le prime 25 puntate;
Dall'11 dicembre 1978 al 12 gennaio 1979 le seconde 25 puntate;
Dall'11 dicembre 1979 al 6 gennaio 1980 le ultime 22 puntate.
Di preciso quando inzia a montare la polemica contro il violento, ergo diseducativo, Goldrake?
Di certo non durante o dopo la prima trasmissione.
Non ho fatto una ricerca su tutti i quotidiani italiani dell'epoca, mi son limitato a Stampa (che non pubblicò nulla), Repubblica e Corriere della Sera, e qualcosa potrà anche essermi sfuggito (non mi pare, però non potrei escluderlo). In questo primo post inserirò i pochi articoli inerenti lo sbarco di Goldrake sul pianeta italico.
Il Corriere della Sera il 4 aprile 1978 annunciava nel modo che si può vedere nella scan sopra l'esordio televisivo "di una serie di cartoni animati, dal titolo Atlas Ufo Robot, di produzione giapponese". Nel titolo Goldrake neppure compare, e l'articolo di tre colonnine si sofferma sulla novità per sole 14 righe.




Repubblica si accorge di Goldrake solo il 13 aprile 1978, ergo quando questo è già andato in onda da alcuni giorni e, presumo, lo si è già potuto valutare. Il giornalista non è per nulla preoccupato dalla novità nipponica, anzi paragona positivamente Actarus a Clark Kent (l'altro cartone animato presentato nel contenitore "Buonasera Con..."), come è ovvio che sia, visto che la loro storia è simile.

sabato 5 aprile 2014

Go Nagai Robot Collection 12 Re Vega



Dopo 12 numeri ricapitolo qualche considerazione su questa "Go Nagai Robot Collection":
I modellini non sono proprio eccelsi, tanto che gran parte dei collezionismi li ha stroncati;
Il fascicolino-ino-ino-ino fa letteralmente cacare, scusate il francesismo.
Ergo si potrebbe intuire che, essendo alla Fabbri/Gazzetta dello Sport consci (sono consci?) di queste due grosse mancanze, almeno le uscite siano facilmente reperibili in edicola. Invece no... gli edicolanti a cui mi sono rivolto concordano che farsi arrivare un singolo numero è più arduo di recuperare le sette sfere del Drago... che comunque non sarebbero in grado di farmi recuperare i numeri arretrati della "Go Nagai Robot Collection", tropo difficile anche pèer il drago.
Infatti io sono arrivato al numero 12, mentre sul sito (fatto confermatomi anche via telefono) della Gazzetta dello Sport sono arrivati al numero 14.
Quale strategia imprenditoriale sta dietro ad una gestione di questo tipo della distribuzione in edicola?
Secondo il "Servizio Clienti" della "Edicola Fabbri" loro stanno inviando regolarmente i numeri, qualunque responsabilità riguardo una cattiva distribuzione è del distributore della singola edicola. Ma quando sono tantissime le singole edicole che non ottengono il loro bravo nuovo numerino della collezione?
Alla Fabbri non ci possono fare nulla, ma se tu vendi un prodotto, e questo non arriva materialmente al potenziale cliente che, nonostante i due punti illustrati sopra, continua pervicacemente a voler spendere 13 euro ogni settimana, non sarebbe il caso che indagassi su questi problemi di distribuzione?
Mi chiedo, ma perchè continuo a fare questa collezione?
Fondamentalmente per masochismo, o peggio.
I modellini dei cattivi della "Go Nagai Robot Collection" sono probabilmente l'unico altro motivo per continuare la collezione (oltre al masochismo o peggio), e tornando a questo dodicesimo numero della "Go Nagai Robot Collection", vedendo Vega, posso solo dire una cosa: rosa...
Non mi ricordavo che nell'anime il suo mantelo fosse così rosa, quasi imbarazzante per uno spietato conquistatore della galassia.
Ergo stavolta, essendo il modelino un mantello con una testa sopra, la qualità dovrebbe per forza essere alta, mentre, a parte le solite sbavaturine di colore, ci sono due particolari che non mi convincono molto:
Il teschietto che chiude i lembi del mantello;
le antenne di Re Vega.



venerdì 4 aprile 2014

Guerre Stellari - Album figurine Panini 1978




Grazie ad una fiera del fumetto di parecchi anni fa riuscii a recuperare questo album di figurine di Guerre Stellari, quando ancora i prezzi degli album Panini erano ragionevoli, non beni rifugio di valore, tipo i marenghi d'oro...
Sinceramente non ricordo perchè ai tempi non terminai l'album di figu del mio film preferito, è rimasto uno dei crucci della mia vita (scherzo...), forse la causa furono alcune incongruenze rispetto al film, da bambino(?) dovevo essere un pelino intransigente su queste cose.
Per fortuna son riuscito a trovare questa copia abbastanza malandata, probabilmente farebbe più figo scrivere "vissuta". Trovo inquietanti quegli album di 30 anni fa nuovi di pacca che si trovano in qualche fiera, saranno di certo originali, ma a me danno l'impressione di essere farlocchi, un vecchio album deve avere qualche segno di vecchiaia, e questo ne è pieno.
Tornando all'album si possono notare un certo numero di adattamenti, alcuni accettabili (visto la necessiata di riassumere la storia) altri meno (vere e proprie mutilazioni), per questa versione della Panini, in pratica la medesima cosa che capitò al Fotolibro di Guerre Stellari.
La cosa affascinante di questo album è il grande formato (34 cm X 24 cm), che successivamennte la Panini mi pare abbandonò, e i conseguenti enormi collage di immagini. Inoltre sono presenti alcuni disegni al posto di certe scene del film, disegni che non avevo mai visto, quindi ipotizzo possano essere disegni orginali della Lucasfilm.
Già l'incipit, che penso da bambin manco lessi, è un po' opinabile.



martedì 1 aprile 2014

TV Sorrisi e Canzoni n° 11 15/21 marzo 1981



33 anni fa usciva questo numero di "TV Sorrisi e Canzoni" (o "Sorrisi e Canzoni TV", non l'ho mai capito...), tre deceni in cui è cambiato tutto, o forse poco e nulla, leggendo gli articoli certi dubbi vengono.
Personalmente trovo che le riviste televisive siano la fonte più valida per recuperare, oltre ad immagini ed articoli, lo spirito di quel periodo (fine anni 70 e primi anni 80), che manteneva ancora un po' di genuinità, rispetto al proseguo degli anni 80 e ai successivi decenni.
Spero che le pagine scannerizzate abbiano la grandezza minima necessaria per poter leggere gli articoli, magari con un po' di sforzo ottico.
Questo numero non contiene nulla di eccezzionale, se non quella che allora era veramente una grande novità televisiva, o meglio, una grande comodità televisiva: i programmi delle tv locali (oltre 300 in tutta Italia) erano nelle medesime pagine della programmazione nazionale.
Infatti fino a questo numero i palinsesti dei canali televisivi locali erano ospitati a metà rivista in un piccolo spillato staccabile (lo mostrerò in un successivo numero), un inserto abbastanza scomodo.
La copertina mostra Mike Bongiorno e Raffaella Carra a braccetto con Hulk e Jill, due star televisive nostrane e due internazionali "tutte assieme". Ovviamente visi di Lou Ferrigno e Farrah Fawcett sono stati appiccicati, ben prima di Photoshop, sui corpi di due comparse (in un articolo interno si parla chiaramente di fotomontaggio), la cosa è abbastanza visibile sulla Fawcett.
Il direttore è il mitico Gigi Vesigna, che lo fu dal 1973 al 1994, mi pare che fu tra i primi ad essere silurato dopo la discesa in campo dell'ex cavaliere, visto che Vesigna non si era "allineato" ai voleri del padrone.