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venerdì 28 settembre 2018

"Speciale inchiesta - Nel mondo dei bambini: il giocattolo", di Lucia Castagna e Paola Ricas - Bella 3 febbraio 1977



Uno dei fronti nella guerra santa contro i cartoni animati giapponesi fu causato dall'impatto che questi ebbero sui giocattoli di noi bambini.
Gli industriali del florido settore del giocattolo italiano si lamentavano perché i bambini volevano solo articoli inerenti gli anime, ergo senza licenza nessun giocattolo. Senza contare che, per esempio, i robot giocattolo arrivavano direttamente dall'Asia, creando un considerevole aumento dell'importazione, in un settore in cui eravamo ancora abituati ad esportare.
I genitori si lamentavano sia dei prezzi dei giocattoli collegati agli anime, sia del fatto che i figli desiderassero solo quelli, abbandonando i giochi più classici.
Anche su questo fronte, quindi, si versarono fiumi di parole scritte, quasi sempre contro i cartoni animati giapponesi, ma cosa dicevano i giornalisti dei giocattoli un po' prima che arrivassero Goldrake e soci?
Nel febbraio 1977, quindi un anno prima dell'avvento di Atlas Ufo Robot, la rivista prettamente femminile della Rizzoli dedicava ben quattro pagine di inchiesta sul giocattolo.



Eliminato, in quanto non ancora esistente, il nodo della discordia grendizeriano, l'articolo sembra essere più equilibrato. Giocare a giochi violenti, tipo simulare le guerre coi soldatini, non trasformerà tuo figlio in un Bush qualunque. Resta il giudizio negativo sui giocattoli tecnologici, rei di imbrigliare la fantasia del bambino, obbligandolo a seguire schemi troppo preordinati.
Qualche videogioco aveva già fatto la sua apparizione nei negozi, ma bisognerà aspettare un paio di anni per vedere l'avvento dei primi videogame portatili (link). Quando anche i videogiochi saranno parte stabile del mondo ludico dei bambini, inizierà la diatriba tra chi li considerava diseducativi e chi stimolanti, discussione che non è ancora terminata...
Nell'articolo potevano mancare gli immancabili esperti?   ^_^



"Per esempio, il bambino che recita un gioco aggressivo non soltanto controlla l'angoscia per un'aggressività interna, avvertita come pericolosa, ma riuscirà anche a prevenire, anticipandolo col gioco, il sorgere di quella eccitazione aggressiva.".

Ergo, in base a questa analisi, quando dall'aprile 1978, inizieremo a giocare ad essere Goldrake, gridando armi ed attacchi fantascientifici, nessuno dovrà preoccuparsi  ^_^



"Il bambino che gioca ai soldatini o con le armi non è un criminale in erba ma un bambino che, normalmente, utilizza il gioco per dominare la paura della propria aggressività.".

Quindo aver passato anni a giocare coi soldatini Atlantic, a simulare la guerra in cortile, oppure a vedere alla tv battaglie spaziali a colpi di alabarda spaziale e raggio protonico, non ha fatto di me un signore della guerra. Peccato che di tutti questi buoni propositi si dimenticarono tutti quando ci fu da dare addosso agli anime.
Diverso il giudizio sui "giocattoli tecnologici", che frustrerebbero il bambino, ma su questo aspetto non c'è comunanza di idee neppure oggi.



Lo psicologo (non si capisce se "infantile") avrà avuto pure ragione, il laureato era lui, ma pare quasi che volesse che noi si giocasse con due pezzi di legno e qualche straccio...



Stante il sensato discorso sui costi dei giocattoli fatto dalla mamma, però la parte finale su come una volta i giochi erano più fantasiosi e meno artificiali, la sento dire dai miei coetanei oggi   :]
E' una ruota che gira, il problema nasce quando non ci si rende conto di questo, e si vuole imporre ai bambini gusti ormai sorpassati.


Le seconde due pagine dell'articolo contenevano una piccola guida autarchica sul gioco senza giocattoli, e la prosecuzione dei pareri degli esperti.









La parola alla Polystil!
Ed infine ai miei coetanei e coetanee  :]



2 commenti:

  1. Molto interessante l'articolo: non che dica nulla che oggi non dovremmo sapere già, ma per l'epoca piena di pregiudizi immagino che fosse molto avanti.
    Non ho mai riflettuto sul fatto che uno dei motivi dell'ostracismo verso i cartoni animati giapponesi sia stato il fenomeno collegato dell'"invasione" anche in altri settori merceologici. Un pezzo decisamente illuminante.

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    1. Mi fa piacere aver ripescato qualcosa che ti sia stato utile ;)

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