TITOLO: Generazione Hikikomori, isolarsi dal mondo fra web e manga
AUTORE: Anna Maria Caresta
CASA EDITRICE: Castelvecchi
PAGINE: 115
COSTO: 13,5 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788832822304
Parto immediatamente con il grande pregio di questo scritto, cioè trattare la situazione recente degli hikikomori in Giappone. Infatti tutti gli ultimi saggi sugli hikikomori si riferiscono a scritti dei primi anni 2000, per chi come me li ha letti tutti, sono delle minestre semi riscaldate...
L'autrice,
che è una giornalista, si è recata in Giappone, ha intervistato sia
hikikomori che persone che cercano di aiutarli, dai medici ai
ricercatori, passando per i semplici volontari.
Il
fatto che il libro di Anna Maira Caresta tratti l'attualità degli
hikikomori potrebbe sembrare una ovvietà, ma se si clicca
l'etichetta "Hikikomori", ci si potrà rendere conto che non lo è
per nulla.
Ora
tocca ai difetti, o comunque quelli che io considero come dei
difetti:
il libro è un lungo articolo giornalistico, formato da brevi, anche brevissimi, capitoli.
il libro è un lungo articolo giornalistico, formato da brevi, anche brevissimi, capitoli.
L'autrice
pone delle domande a degli esperti, italiani e giapponesi, e ne
riporta le risposte. Quasi tutto il libro procede in questo modo.
Manca una analisi generale, che metta assieme tutti i fili dei
discorsi accennati.
E' presente, a mio avviso, un grande equivoco, fin nel titolo,
riguardo al fatto che si trattano sia gli hikikomori giapponesi che i
ragazzi italiani che soffrono di dipendenza da web e videogiochi. Non
sono la medesima cosa... volerli raggruppare in uno stesso libro,
cosa che hanno fatto anche altri autori, resta, secondo me, un grande
errore. Tra l'altro non ho capito cosa centri quel “fra web e
manga” del titolo, quando i manga sono trattati molto marginalmente e mai come
causa di hikikomori.
Faccio
notare che manca sia la bibliografia che la sitografia, a quali fonti
informative si è rifatta la giornalista?
Dal
suo profilo professionale, presente in quarta di copertina, non pare
abbia mai avuto un particolare interesse per il Giappone, gli anime o
i manga. Sarebbe interessante capire come mai si sia accostata a
questa tematica.
Il
fatto che l'autrice parrebbe non avere una conoscenza della società
giapponese lo si nota da come procede, cioè fa le domande e lascia
spazio a chi conosce il Giappone e gli hikikomori. Tanto spazio che
almeno in un paio di occasioni mi sono ritrovato a pensare che
leggerei con molto interesse un libro scritto da due italiani che lei
intervista.
Questa
non conoscenza della società giapponese comporta che i capitoli
oscillino dall'interessante al lievemente scandalistico (in stile “Studio Aperto”), dall'essere in tema hikikomori allo
scivolare off topic, come si direbbe nei forum.
Il
libro è formato da 17 capitoli, che in più casi sono un
esageratamente corti.
Koyasan
Nella
località di Koyasan ci sono dei templi che offrono il “servizio”
del funerale da vivi, vi si recano molto genitori di hikikomori.
L'autrice intervista il direttore del tempio di Kongobuji e il
responsabile della scuola materna di Kyosan. Alla fine c'è una sola
domanda inerente gli hikikomori...
Cari,
fragili hikikomori
L'autrice
intervista un hikikomori di 37 anni di Tokyo. Capitolo di 4 pagine.
Una
ragazza perbene
Tocca
una ragazza di 24 anni, che dalla descrizione a me non è parsa
essere una hikikomori. Altre 4 pagine.
Il
2000, annus horribilus
Viene
intervistato un insegnate di italiano in Giappone, Riccardo
Gabarrini, che racconta di numerosi atti di violenza perpetrati da
hikikomori nel 2000. Considerando che fanno hikikomori centinai di
migliaia di giapponesi (forse più di un milione), quale valore
statistico potranno avere alcuni casi?
L'autrice,
dopo aver lasciato la parola a Gabarrini, termina il capitolo con
questa frase:
“Tanti
gli episodi, comunque, che hanno visto gli hikikomori portatori di
violenza e al tempo stesso di disperazione”.
Considerando
il numero reale degli hikikomori giapponesi, se fossero gli episodi
fossero veramente
tanti,
ci sarebbero decine di migliaia di morti, che in confronto l'Isis
sarebbe un gruppo di boyscout...
Capitani
coraggiosi: l'uomo senza una gamba, la madre-leonessa, il giovane
camaleonte
Sono
raccontate le storie di tre persone che aiutano gli hikikomori:
Okuyama Masahisa; Kayo Ikeda; Masaki Ikegami.
Particolarmente
interessante la testimonianza di Masaki Ikegami.
La
reazione delle istituzioni
Hino
Toru, vicedirettore del dipartimento del Benessere di Tokyo risponde
ad 11 domande su come agiscono le istituzioni per aiutare gli
hikikomori. Ottima idea quella di capire il punto
Il
vento del domani
Viene
intervistato il professor Tamaki Saito, tra i primi ad interessarsi
degli hikikomori, e che dirige la clinica psichiatrica “Ashita no
kaze” (Il vento del domani).
Cure
giornaliere al day-care
Viene
intervistato un 26enne non hikikomori che frequenta il day-care della
clinica “Ashita no kaze”.
Come
viene raccontato il fenomeno
Interessante,
almeno nelle intenzioni, questo capitolo, in cui si vorrebbe rendere
conto di come viene trattato l'argomento hikikomori sui media
giapponesi, peccato che in 4 pagine non se ne parli molto
dell'argomento. Magari sarò io a non aver capito.
E in
Italia cosa accade
Con
questo capitolo si inizia a lanciare uno sguardo agli hikikomori
italici.
“Mauro,
18 anni, nasconde lo sguardo dentro un fumetto manga”.
Fumetto
manga... un po' come scrivere cuore cardiaco o acqua acquosa...
Purtroppo,
però, il ragazzo ha sofferto fin da bambino di dipendenza da
videogiochi e web, che nesso c'è con gli hikikomori?
Il
professor Federico Tonioni del policlinico Gemelli, risponde alle
domande dell'autrice, che trattano della dipendenza dal web...
Una
sera di febbraio
Si
parte con fatti di cronaca inerenti ragazzi italiani dipendenti da
videogiochi e web, nonostante che nelle stesse righe del capitolo
venga pure specificato che solo il 10% degli hikikomori nipponici
abbia la medesima problematica.
Il
contratto
Viene
spiegato come cercano di aiutare i bambini/ragazzi che attuano il
ritiro sociale all'ospedale Regina Margherita di Torino.
E io
ti parlo di un fumetto
Questo
capitolo, di circa due pagine, non l'ho capito.
Dovere
e ribellione
Torna
l'insegnate italiano del quarto capitolo. L'autrice gli pone altre
domande, lui risponde e spiega la società giapponese e gli
hikikomori.
Riccardo
Gabarrini spiega sia all'autrice che al lettore, in modo tanto interessante che io,
se fossi al post della casa editrice Castelvecchi, gli proporrei di
scrivere un saggio sulla scuola giapponese, il bullismo, il mondo del
lavoro e gli hikikomori. Pare che di cose ne avrebbe da raccontare.
La
casa giapponese e il suo segreto
Dato
che gli hikikomori si rinchiudono in una stanza o in casa, il
capitolo racconta la storia della casa giapponese. Non ne ho capito
il senso.
I
ciliegi in fiore, manga e anime
Un
altro libro che leggerei con piacere, altro consiglio alla
Castelvecchi, sarebbe quello scritto dal dottor Francesco Pantò, che
è l'unico ricercatore europeo inserito nel team del professor Saito
(capitolo 7). Appassionato di anime e manga, anche grazie ai quali
impara il giapponese (probabilmente aiutato da un QI più alto della
media), vive in Giappone, dove lavora come ricercatore per trovare
una terapia che utilizzi anime e manga allo scopo di aiutare gli hikikomori.
Il
regno dei manga e degli anime
Si
può in 7 pagine raccontare l'universo di manga ed anime? No.
Infatti
l'autrice non ci riesce, ma per lo meno non commette errori
grossolani, purtroppo non si può trattare un tale argomento in così poco
spazio. Il capitolo, però, non è di 7 pagine, ma di 11, le altre 4
sono riservate a maga ed anime sugli hikikomori, di cui è riportata una breve sinossi.
Si
parte male, con “Rozen Maiden”, che io vidi ai tempi, e che non
ha come tema principale gli hikikomori...
“Welkome to NHK” tratta effettivamente
degli hikikomori.
La prima stagione di ReLife è di 13 puntate, penso che ci siano anche degli OAV, non so se ci sarà una seconda stagione. Comunque nelle 13 puntate il protagonista non è assolutamente un hikikomori, e neppure nessun altro dei personaggi!
A dire il vero ReLife è pure un po' noiosetto, ma di hikikomori nessuna traccia, zero totale T_T
Questi sono gli inconvenienti che capitano quando ci si affida al web senza vedere le serie che si citano. Non conosco l'età dell'autrice, probabilmente non è cresciuta a pane a cartoni animati giapponesi, ma se si scrive un capitolo sulle serie inerenti gli hikikomori, si potrebbe fare un piccolo sforzo e guardarsi i relativi anime.
Non si diventa dei disadattati guardando un cartone animato giapponese... o forse si? ^_^
Mentre gli altri titoli presentati, “Kami-sama no meno-cho”, “Ano Hana” e “Chaos Head non li conosco, ergo non mi esprimo.
La prima stagione di ReLife è di 13 puntate, penso che ci siano anche degli OAV, non so se ci sarà una seconda stagione. Comunque nelle 13 puntate il protagonista non è assolutamente un hikikomori, e neppure nessun altro dei personaggi!
A dire il vero ReLife è pure un po' noiosetto, ma di hikikomori nessuna traccia, zero totale T_T
Questi sono gli inconvenienti che capitano quando ci si affida al web senza vedere le serie che si citano. Non conosco l'età dell'autrice, probabilmente non è cresciuta a pane a cartoni animati giapponesi, ma se si scrive un capitolo sulle serie inerenti gli hikikomori, si potrebbe fare un piccolo sforzo e guardarsi i relativi anime.
Non si diventa dei disadattati guardando un cartone animato giapponese... o forse si? ^_^
Mentre gli altri titoli presentati, “Kami-sama no meno-cho”, “Ano Hana” e “Chaos Head non li conosco, ergo non mi esprimo.
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