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domenica 11 febbraio 2018

Generazione Hikikomori, isolarsi dal mondo fra web e manga




TITOLO: Generazione Hikikomori, isolarsi dal mondo fra web e manga
AUTORE:
Anna Maria Caresta 
CASA EDITRICE: Castelvecchi
PAGINE: 115
COSTO: 13,5 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
9788832822304


Parto immediatamente con il grande pregio di questo scritto, cioè trattare la situazione recente degli hikikomori in Giappone. Infatti tutti gli ultimi saggi sugli hikikomori si riferiscono a scritti dei primi anni 2000, per chi come me li ha letti tutti, sono delle minestre semi riscaldate...
L'autrice, che è una giornalista, si è recata in Giappone, ha intervistato sia hikikomori che persone che cercano di aiutarli, dai medici ai ricercatori, passando per i semplici volontari.
Il fatto che il libro di Anna Maira Caresta tratti l'attualità degli hikikomori potrebbe sembrare una ovvietà, ma se si clicca l'etichetta "Hikikomori", ci si potrà rendere conto che non lo è per nulla.
Ora tocca ai difetti, o comunque quelli che io considero come dei difetti:
il libro è un lungo articolo giornalistico, formato da brevi, anche brevissimi, capitoli.
L'autrice pone delle domande a degli esperti, italiani e giapponesi, e ne riporta le risposte. Quasi tutto il libro procede in questo modo. Manca una analisi generale, che metta assieme tutti i fili dei discorsi accennati.
E' presente, a mio avviso, un grande equivoco, fin nel titolo, riguardo al fatto che si trattano sia gli hikikomori giapponesi che i ragazzi italiani che soffrono di dipendenza da web e videogiochi. Non sono la medesima cosa... volerli raggruppare in uno stesso libro, cosa che hanno fatto anche altri autori, resta, secondo me, un grande errore. Tra l'altro non ho capito cosa centri quel “fra web e manga” del titolo, quando i manga sono trattati molto marginalmente e mai come causa di hikikomori.
Faccio notare che manca sia la bibliografia che la sitografia, a quali fonti informative si è rifatta la giornalista?
Dal suo profilo professionale, presente in quarta di copertina, non pare abbia mai avuto un particolare interesse per il Giappone, gli anime o i manga. Sarebbe interessante capire come mai si sia accostata a questa tematica.
Il fatto che l'autrice parrebbe non avere una conoscenza della società giapponese lo si nota da come procede, cioè fa le domande e lascia spazio a chi conosce il Giappone e gli hikikomori. Tanto spazio che almeno in un paio di occasioni mi sono ritrovato a pensare che leggerei con molto interesse un libro scritto da due italiani che lei intervista.
Questa non conoscenza della società giapponese comporta che i capitoli oscillino dall'interessante al lievemente scandalistico (in stile “Studio Aperto”), dall'essere in tema hikikomori allo scivolare off topic, come si direbbe nei forum.

Il libro è formato da 17 capitoli, che in più casi sono un esageratamente corti.
Koyasan
Nella località di Koyasan ci sono dei templi che offrono il “servizio” del funerale da vivi, vi si recano molto genitori di hikikomori. L'autrice intervista il direttore del tempio di Kongobuji e il responsabile della scuola materna di Kyosan. Alla fine c'è una sola domanda inerente gli hikikomori...

Cari, fragili hikikomori
L'autrice intervista un hikikomori di 37 anni di Tokyo. Capitolo di 4 pagine.

Una ragazza perbene
Tocca una ragazza di 24 anni, che dalla descrizione a me non è parsa essere una hikikomori. Altre 4 pagine.

Il 2000, annus horribilus
Viene intervistato un insegnate di italiano in Giappone, Riccardo Gabarrini, che racconta di numerosi atti di violenza perpetrati da hikikomori nel 2000. Considerando che fanno hikikomori centinai di migliaia di giapponesi (forse più di un milione), quale valore statistico potranno avere alcuni casi?
L'autrice, dopo aver lasciato la parola a Gabarrini, termina il capitolo con questa frase:
“Tanti gli episodi, comunque, che hanno visto gli hikikomori portatori di violenza e al tempo stesso di disperazione”.
Considerando il numero reale degli hikikomori giapponesi, se fossero gli episodi fossero veramente
tanti, ci sarebbero decine di migliaia di morti, che in confronto l'Isis sarebbe un gruppo di boyscout...

Capitani coraggiosi: l'uomo senza una gamba, la madre-leonessa, il giovane camaleonte
Sono raccontate le storie di tre persone che aiutano gli hikikomori: Okuyama Masahisa; Kayo Ikeda; Masaki Ikegami.
Particolarmente interessante la testimonianza di Masaki Ikegami.

La reazione delle istituzioni
Hino Toru, vicedirettore del dipartimento del Benessere di Tokyo risponde ad 11 domande su come agiscono le istituzioni per aiutare gli hikikomori. Ottima idea quella di capire il punto

Il vento del domani
Viene intervistato il professor Tamaki Saito, tra i primi ad interessarsi degli hikikomori, e che dirige la clinica psichiatrica “Ashita no kaze” (Il vento del domani).

Cure giornaliere al day-care
Viene intervistato un 26enne non hikikomori che frequenta il day-care della clinica “Ashita no kaze”.

Come viene raccontato il fenomeno
Interessante, almeno nelle intenzioni, questo capitolo, in cui si vorrebbe rendere conto di come viene trattato l'argomento hikikomori sui media giapponesi, peccato che in 4 pagine non se ne parli molto dell'argomento. Magari sarò io a non aver capito.

E in Italia cosa accade
Con questo capitolo si inizia a lanciare uno sguardo agli hikikomori italici.
“Mauro, 18 anni, nasconde lo sguardo dentro un fumetto manga”.
Fumetto manga... un po' come scrivere cuore cardiaco o acqua acquosa...
Purtroppo, però, il ragazzo ha sofferto fin da bambino di dipendenza da videogiochi e web, che nesso c'è con gli hikikomori?
Il professor Federico Tonioni del policlinico Gemelli, risponde alle domande dell'autrice, che trattano della dipendenza dal web...

Una sera di febbraio
Si parte con fatti di cronaca inerenti ragazzi italiani dipendenti da videogiochi e web, nonostante che nelle stesse righe del capitolo venga pure specificato che solo il 10% degli hikikomori nipponici abbia la medesima problematica.

Il contratto
Viene spiegato come cercano di aiutare i bambini/ragazzi che attuano il ritiro sociale all'ospedale Regina Margherita di Torino.

E io ti parlo di un fumetto
Questo capitolo, di circa due pagine, non l'ho capito.

Dovere e ribellione
Torna l'insegnate italiano del quarto capitolo. L'autrice gli pone altre domande, lui risponde e spiega la società giapponese e gli hikikomori.
Riccardo Gabarrini spiega sia all'autrice che al lettore, in modo tanto interessante che io, se fossi al post della casa editrice Castelvecchi, gli proporrei di scrivere un saggio sulla scuola giapponese, il bullismo, il mondo del lavoro e gli hikikomori. Pare che di cose ne avrebbe da raccontare.

La casa giapponese e il suo segreto
Dato che gli hikikomori si rinchiudono in una stanza o in casa, il capitolo racconta la storia della casa giapponese. Non ne ho capito il senso.

I ciliegi in fiore, manga e anime
Un altro libro che leggerei con piacere, altro consiglio alla Castelvecchi, sarebbe quello scritto dal dottor Francesco Pantò, che è l'unico ricercatore europeo inserito nel team del professor Saito (capitolo 7). Appassionato di anime e manga, anche grazie ai quali impara il giapponese (probabilmente aiutato da un QI più alto della media), vive in Giappone, dove lavora come ricercatore per trovare una terapia che utilizzi anime e manga allo scopo di aiutare gli hikikomori.

Il regno dei manga e degli anime
Si può in 7 pagine raccontare l'universo di manga ed anime? No.
Infatti l'autrice non ci riesce, ma per lo meno non commette errori grossolani, purtroppo non si può trattare un tale argomento in così poco spazio. Il capitolo, però, non è di 7 pagine, ma di 11, le altre 4 sono riservate a maga ed anime sugli hikikomori, di cui è riportata una breve sinossi.
Si parte male, con “Rozen Maiden”, che io vidi ai tempi, e che non ha come tema principale gli hikikomori...
“Welkome to NHK” tratta effettivamente degli hikikomori.
La prima stagione di ReLife è di 13 puntate, penso che ci siano anche degli OAV, non so se ci sarà una seconda stagione. Comunque nelle 13 puntate il protagonista non è assolutamente un hikikomori, e neppure nessun altro dei personaggi!
A dire il vero ReLife è pure un po' noiosetto, ma di hikikomori nessuna traccia, zero totale   T_T
Questi sono gli inconvenienti che capitano quando ci si affida al web senza vedere le serie che si citano. Non conosco l'età dell'autrice, probabilmente non è cresciuta a pane a cartoni animati giapponesi, ma se si scrive un capitolo sulle serie inerenti gli hikikomori, si potrebbe fare un piccolo sforzo e guardarsi i relativi anime.
Non si diventa dei disadattati guardando un cartone animato giapponese... o forse si?   ^_^
Mentre gli altri titoli presentati, “Kami-sama no meno-cho”, “Ano Hana” e “Chaos Head non li conosco, ergo non mi esprimo.




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