TITOLO: Generazione H, comprendere e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale Hikikomori e sexting
AUTORE: Maria Rita Parsi
CASA EDITRICE: Piemme
PAGINE: 213
COSTO: 17,5 €
ANNO: 2017
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILITA': ancora reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788856661576
PAGINE: 213
COSTO: 17,5 €
ANNO: 2017
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILITA': ancora reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788856661576
Quando
ho visto questo titolo, e ho letto il sottotitolo, mi sono posto
alcune domande, la prima se valesse la pena di acquistarlo, ed a
cascata altre.
Questa
è la prima volta che un personaggio “famoso” come la dottoressa
Maria Rita Parsi, scrittrice, psicologa e psicoterapeuta (leggo da
Wikipedia), si occupa di una tematica inerente la società
giapponese, cioè gli hikikomori. Un personaggio che, oltre ad avere
un curriculum professionale vasto e ad aver scritto tonnellate di
libri, mi dicono sia presente regolarmente sulle televisioni
nazionale in qualità di esperta sulle problematiche giovanili.
Le
persone che usano la televisione come fonte primaria di informazione
ascoltano il punto di vista dell'autrice, che parla sempre come
“esperta” del settore. Ergo ciò che lei scrive e dice ha
millemila volte più peso di quello che potrò mai scrivere io, o
qualunque altro scribacchino del web :]
Genitori legittimamente spaventati dai nuovi costumi tecnologici,
cercano la rassicurazione degli esperti, un po' come succedeva con i
cartoni animati giapponesi nel periodo 1978/1982.
Quindi
mi chiedevo come la sindrome da hikikomori venisse trattata,
illustrandone il contesto sociale giapponese?
Le
caratteristiche prettamente nipponiche?
Le
cause, la storia, le terapie utilizzate in Giappone?
Oppure
facendo del sensazionalismo e buttandoci dentro cose a caso che nulla
avevano con le problematiche degli hikikomori?
Devo
dire che, leggendo il sottotitolo del libro, cioè “comprendere
e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale
Hikikomori e sexting”, mi era sorto più che qualche timore...
purtroppo le mie paure si sono rivelate molto fondate.
Direi
che si sia replicato quello che succede con “Le Iene” quando si
occupano di anime, manga e hikikomori. Solo che almeno “Le Iene”
sugli hikikomori avevano intervistato Carla Ricci, che è una
vera esperta dell'argomento, mentre nel libro di Maria Rita Parsi non
ci sono esperti che ne trattano.
Il
problema più grande di questo titolo, che raggiungerà più persone
di quante Carla Ricci potrà mai fare, è che mischia assieme una
quantità incredibili di problematiche del web, e a queste mette
l'etichetta “Generazione H”, cioè “a rischio hikikomori”
(citazione di pagina 11).
Un
genitori leggerà questo libro e penserà che la sindrome da
hikikomori possa avere un nesso con il “Blue whale challenge”, il
vomiting, il sexting, le tossicodipendenze, i videogiochi, gli
stalker, l'alcolismo, le gravidanze precoci, ma addirittura la jihad
e l'Isis!!!
Ma
non finisce qui, sono elencate tante altre problematiche inerenti il
web, tutte con termini inglesi, tutte che non centrano nulla
con gli hikikomori.
Io,
prima di leggere questo libro, manco sapevo cosa fossero il vomiting,
il sexting, lo youtube narcisim, il blog steaking, l'egosurfing, etc etc etc...
Questo
perché all'interno del libro sono riportate testimonianze personali
di ragazzi e ragazze su “Blue while challenge”, vomiting,
sexting, tossicodipendenze, videogiochi, stalker, alcolismo,
gravidanze precoci, fondamentalismo islamico.Tutte collegate all'uso del web.
A
pagina 108 si arriva a coniare un nuovo termine medico-sociologico,
il “sexting hikikomori”!!!
Quando
l'ho letto sono quasi caduto dalla poltrona... in pratica una
adolescente venne irretita da un maniaco adulto, che la convinse a
mandargli foto e video osé, oltre che a fare sesso virtuale con lui,
tutto questo squallidume umano viene chiamato “sexting
hikikomori”... io penso che a Carla Ricci si accapponerebbe la
pelle...
Ho
grande rispetto per questi ragazzi e ragazze, e non posso altro che
esprimere loro la mia più grande solidarietà per ciò che hanno
dovuto passare, ma con gli hikikomori non hanno nessunissimo nesso!!!
In
Giappone le persone che entrano in hikikomori lo fanno per traumi
subiti a scuola, in famiglia o sul lavoro. Il web e i videogiochi li
utilizzano massivamente perché non hanno nulla da fare, per occupare
il tempo. Anzi, solo il 10/20 % degli hikikomori nipponici occupano
il tempo con web e videogiochi, il restante 90/80% non è dipendente dal web. Per
questo non ha senso collegare il web (e i videogiochi) come causa di
hikikomori. Il web e i videogiochi sono, invece, una valvola di sfogo
per molti, per mantenere un tenue collegamento con la realtà, senza
il quale si diventerebbe veramente catatonici...
Inoltre
nel libro della Parsi si parla solo di adolescenti, quando in
Giappone ormai sono gli adulti ad entrare in hikikomori, altra enorme
differenza che neppure viene citata.
Potrei
andare avanti per parecchio, ma il tutto non avrebbe senso, mi limito
ad avvertire che, se cercate un saggio sugli hikikomori, non
acquistate questo libro, se, invece, volete leggere un libro su tutti
i terribili pericoli del web, allora avete trovato il vostro libro.
Attenzione, non affermo che i pericoli insiti nel web (come in tutte le cose della vita) elencati nel libro non siano reali, soltanto che non è corretto etichettare i ragazzi che vi sono esposti come "Generazione H a rischio hikikomori".
Attenzione, non affermo che i pericoli insiti nel web (come in tutte le cose della vita) elencati nel libro non siano reali, soltanto che non è corretto etichettare i ragazzi che vi sono esposti come "Generazione H a rischio hikikomori".
Ribadisco, non contesto che un adolescente, ma anche un adulto, non sia esposto ai pericoli qua sopra elencati, contesto che non abbiano nesso che il termine "hikikomori".
La dipendenza dai web media esiste di certo, ma non è la causa di hikikomori, è un comodo successivo rifugio mentale.
Sexting hikikomori.
Penso che sia la prima volta che le due parole vengano accostate.
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