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mercoledì 14 febbraio 2018

Generazione H, comprendere e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale Hikikomori e sexting




TITOLO: Generazione H, comprendere e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale Hikikomori e sexting
AUTORE:
Maria Rita Parsi  
CASA EDITRICE: Piemme
PAGINE: 213
COSTO: 17,5 €
ANNO: 2017
FORMATO: 22 cm x 15 cm 
REPERIBILITA':
ancora reperibile a Milano
CODICE ISBN:
9788856661576


Quando ho visto questo titolo, e ho letto il sottotitolo, mi sono posto alcune domande, la prima se valesse la pena di acquistarlo, ed a cascata altre.
Questa è la prima volta che un personaggio “famoso” come la dottoressa Maria Rita Parsi, scrittrice, psicologa e psicoterapeuta (leggo da Wikipedia), si occupa di una tematica inerente la società giapponese, cioè gli hikikomori. Un personaggio che, oltre ad avere un curriculum professionale vasto e ad aver scritto tonnellate di libri, mi dicono sia presente regolarmente sulle televisioni nazionale in qualità di esperta sulle problematiche giovanili.
Le persone che usano la televisione come fonte primaria di informazione ascoltano il punto di vista dell'autrice, che parla sempre come “esperta” del settore. Ergo ciò che lei scrive e dice ha millemila volte più peso di quello che potrò mai scrivere io, o qualunque altro scribacchino del web :]
Genitori legittimamente spaventati dai nuovi costumi tecnologici, cercano la rassicurazione degli esperti, un po' come succedeva con i cartoni animati giapponesi nel periodo 1978/1982.
Quindi mi chiedevo come la sindrome da hikikomori venisse trattata, illustrandone il contesto sociale giapponese?
Le caratteristiche prettamente nipponiche?
Le cause, la storia, le terapie utilizzate in Giappone?
Oppure facendo del sensazionalismo e buttandoci dentro cose a caso che nulla avevano con le problematiche degli hikikomori?
Devo dire che, leggendo il sottotitolo del libro, cioè “comprendere e riconnettersi con gli adolescenti sperduti nel web tra Blue whale Hikikomori e sexting”, mi era sorto più che qualche timore... purtroppo le mie paure si sono rivelate molto fondate.
Direi che si sia replicato quello che succede con “Le Iene” quando si occupano di anime, manga e hikikomori. Solo che almeno “Le Iene” sugli hikikomori avevano intervistato Carla Ricci, che è una vera esperta dell'argomento, mentre nel libro di Maria Rita Parsi non ci sono esperti che ne trattano.
Il problema più grande di questo titolo, che raggiungerà più persone di quante Carla Ricci potrà mai fare, è che mischia assieme una quantità incredibili di problematiche del web, e a queste mette l'etichetta “Generazione H”, cioè “a rischio hikikomori” (citazione di pagina 11).

 
Un genitori leggerà questo libro e penserà che la sindrome da hikikomori possa avere un nesso con il “Blue whale challenge”, il vomiting, il sexting, le tossicodipendenze, i videogiochi, gli stalker, l'alcolismo, le gravidanze precoci, ma addirittura la jihad e l'Isis!!!
Ma non finisce qui, sono elencate tante altre problematiche inerenti il web, tutte con termini inglesi, tutte che non centrano nulla con gli hikikomori.
Io, prima di leggere questo libro, manco sapevo cosa fossero il vomiting, il sexting, lo youtube narcisim, il blog steaking, l'egosurfing, etc etc etc...
Questo perché all'interno del libro sono riportate testimonianze personali di ragazzi e ragazze su “Blue while challenge”, vomiting, sexting, tossicodipendenze, videogiochi, stalker, alcolismo, gravidanze precoci, fondamentalismo islamico.Tutte collegate all'uso del web.
A pagina 108 si arriva a coniare un nuovo termine medico-sociologico, il “sexting hikikomori”!!!
Quando l'ho letto sono quasi caduto dalla poltrona... in pratica una adolescente venne irretita da un maniaco adulto, che la convinse a mandargli foto e video osé, oltre che a fare sesso virtuale con lui, tutto questo squallidume umano viene chiamato “sexting hikikomori”... io penso che a Carla Ricci si accapponerebbe la pelle...
Ho grande rispetto per questi ragazzi e ragazze, e non posso altro che esprimere loro la mia più grande solidarietà per ciò che hanno dovuto passare, ma con gli hikikomori non hanno nessunissimo nesso!!!
In Giappone le persone che entrano in hikikomori lo fanno per traumi subiti a scuola, in famiglia o sul lavoro. Il web e i videogiochi li utilizzano massivamente perché non hanno nulla da fare, per occupare il tempo. Anzi, solo il 10/20 % degli hikikomori nipponici occupano il tempo con web e videogiochi, il restante 90/80% non è dipendente dal web. Per questo non ha senso collegare il web (e i videogiochi) come causa di hikikomori. Il web e i videogiochi sono, invece, una valvola di sfogo per molti, per mantenere un tenue collegamento con la realtà, senza il quale si diventerebbe veramente catatonici...
Inoltre nel libro della Parsi si parla solo di adolescenti, quando in Giappone ormai sono gli adulti ad entrare in hikikomori, altra enorme differenza che neppure viene citata.
Potrei andare avanti per parecchio, ma il tutto non avrebbe senso, mi limito ad avvertire che, se cercate un saggio sugli hikikomori, non acquistate questo libro, se, invece, volete leggere un libro su tutti i terribili pericoli del web, allora avete trovato il vostro libro.
Attenzione, non affermo che i pericoli insiti nel web (come in tutte le cose della vita) elencati nel libro non siano reali, soltanto che non è corretto etichettare i ragazzi che vi sono esposti come "Generazione H a rischio hikikomori".







Ribadisco, non contesto che un adolescente, ma anche un adulto, non sia esposto ai pericoli qua sopra elencati, contesto che non abbiano nesso che il termine "hikikomori".






La dipendenza dai web media esiste di certo, ma non è la causa di hikikomori, è un comodo successivo rifugio mentale.





Sexting hikikomori.
Penso che sia la prima volta che le due parole vengano accostate.





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