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lunedì 4 settembre 2017

Dentro il Giappone, scuola, formazione professionale. Lavoro



TITOLO: Dentro il Giappone, scuola, formazione professionale. Lavoro
AUTORE: di Ronald P. Dore e Mari Sako
CASA EDITRICE: Armando Editore
PAGINE: 223
COSTO: 29000 £
ANNO: 1994
FORMATO: 21 cm x 13 cm
REPERBILITA': di difficile reperimento
CODICE ISBN: 9788871443867

Il sistema educativo giapponese, specialmente dagli anni 90 ad oggi, ha subito parecchie critiche per il suo carattere nozionistico, e per la poca creatività ed individualità che stimola negli studenti nipponici. A cui vanno aggiunte le critiche al sistema di punteggio hensachi. Senza contare i suicidi per gli esami falliti o per l'imperante bullismo scolastico. Gli anni 90 sono stati, però, il decennio della deflazione (“il decennio perduto”), quindi tutto il sistema giapponese subì pesanti critiche.
Come, invece, era visto il medesimo sistema educativo dopo 10 anni di grandi successi economici come 1980?
Perché si sa che gli esperti sono molto bravi a spiegarci il perché di un fenomeno quando questo è già capitato, è raro che riescano a anticipare una qualsiasi crisi valutando le storture in essere (mia opinione).
Il presente saggio è stato tradotto in Italia nel 1994, ma risale al 1989, quindi i dati economici, i dati statistici sulle ore di lezione e sul numero di studenti ed istituti analizzati è ormai inutile, ma resta, a mio avviso, interessante la fotografia del sistema educativo giapponese.
Uno dei difetti di base del saggio, per un lettore italiano, è che gli autori fanno riferimenti alle diversità tra il sistema educativo giapponese e quello anglosassone (Inghilterra ed Usa), quindi se non si conosce il secondo, i paragoni saranno poco esplicativi. Inoltre gran parte dei termini giapponesi (non tutti) è stato tradotto in inglese, ergo manca un qualche raffronto con i termini scolastici giapponesi moderni.
La cosa interessante che ho capito è che in generale la scuola giapponese predispone per una istruzione di “cultura generale”, perché le aziende prediligono questa formazione, in quanto saranno poi loro a formare il neo assunto specificatamente. Anche in ingegneria ci sono molti più corsi di “cultura generale”, perché le aziende (grandi) non vogliono “specialisti” (vedere tabelle del terzo capitolo).
Per esempio in epoca Tokugawa la scala dell'ordine sociale era “shi-no-ko-sho”, cioè prima venivano i samurai, poi gli agricoltori, l'artigiano ed infine il commerciante. Per la scuola la scala di importanza è diventata “fu-sho-ko-no”, prima le scuole di cultura generale, commercio, industria, agricoltura.
La concorrenza è forte tra gli studenti, ma lo è altrettanto tra gli istituti scolastici, se il prestigio della scuola cala, gli studenti che faranno richiesta di ingresso avranno un hensachi più basso, che porterà ad un ulteriore calo del prestigio scolastico e via discorrendo.
Si legge spesso che entrare in una università giapponese prestigiosa sia arduo, ma una volta ammessi i quattro anni di studio sono relativamente poco impegnativi. In parte questo è dovuto al fatto che gli studenti sanno che ormai l'azienda che li assumerà non guarderà più agli esami dati, ma al solo fatto di essere in quella università. Inoltre il basso numero di bocciature universitarie (il 20/25% nel 1989) è dato dall'omogeneo alto livello di istruzione degli studenti in ingresso. In pratica se passi l'esame d'ingresso avrai pochi problemi a laurearti.

Capitolo 1
Sono passati quasi 30 anni da quando fu scritto il saggio, non sono sicuro che il sistema scolastico sia rimasto invariato, a me pare che da quello che posso capire da Wikipedia sia rimasto lo stesso (link).
Comunque il capitolo spiega bene tutte quelle dinamiche presenti nella scuola giapponese che ho letto in altri saggi (magari accennate), visto negli anime e letto sul web. Non mancano le scuole che offrono a pagamento i corsi preparatori per gli esami.
In 12 anni di istruzione primaria e secondaria uno studente nipponico va a scuola tante ore quante uno inglese in 14 anni! Poi dicono che è stressante...
Gli autori parlano di clima disteso in classe, pochi atti violenti (in rapporto agli Usa), professori motivati ed interessati all'insegnamento. Forse sono stati un po' troppo positivi, visto che il bullismo esisteva ampiamente già nel 1989...

Benché le tabelle siano ormai vetuste (più di 30 anni...), magari a qualcuno/a potranno essere utili. Per parte mia le ho capite pochino  >_<
Ovviamente corrispondono al capitolo relativo.










Capitolo 2
Si legge sempre delle università e licei giapponesi di prestigio, quelle scuole che spingono gli studenti a fare massacranti esami di ammissione, scuole che permetteranno (o permettevano) allo studente di avere l'impiego a vita. Mai si legge, invece, delle altre scuole, quelle che sono una scelta di “ripiego”. Il capitolo spiega bene quale tipo di formazione diano le scuole di minor prestigio, e analizza anche le scuole professionali (periti, ragionieri etc etc). Comunque queste scuole “professionali” non sono per forza considerati “posti per ragazzi sottodotati”, dipende molto dalla prefettura presa in esame e dal (di nuovo) prestigio dell'istituto.
E' spiegato dettagliatamente il metodo di selezione degli studenti che basandosi sul punteggio hensachi, li smista già in partenza per scuole “adatte” alle proprie capacità, quindi una scuola di alto, medio o basso prestigio. Una volta avuto il proprio punteggio hensachi, lo studente, affiancato da genitori ed insegnanti, deve effettuare una vera e propria scelta tattico strategica. I posti disponibili per una data scuola sono limitati, e se le capacità dello studente non sono all'altezza (in base all'hensachi) viene considerato inutile sprecare energie nel tentativo di ammissione. Quindi lo studente deve valutare scuole alternative, anche in base alle distanze da casa. Ed è in questo frangente che entrano in gioco le scuole che offrono i corsi supplementari per superare gli esami di ammissione.
Se una scelta del genere deve essere pesante per un 18enne che si appresta ad entrare all'università, deve essere una responsabilità schiacciante per un ragazzino che deve scegliere (e poi affrontare gli esami) per un liceo.







Capitolo 3
Il capitolo è dedicato alla scuola “secondaria” (licei) con indirizzo professionale, cioè finito il percorso di studio si può anche entrare in una azienda. Sono spiegate le materie insegnate, dove c'è sempre molta matematica, ma la cultura generale resta una parte importante delle lezioni. Questo perché eventualmente lo studente, grazie alle materie di cultura generale, potrà passare ad una università. Se la scuola non fornisse queste materie di studio di cultura generale, che magari, in base ai nostri criteri, sarebbero meno importanti, potrebbe perdere appeal verso gli studenti.





Capitolo 4 e 5
A dire il vero non sono sempre riuscito a capire di quale tipo di scuola si stesse argomentando. Alcune sembrerebbero semplici scuole professionali da triennio, altre durano fino a 4 anni, oppure un anno o un biennio, sono presenti anche corsi per il week end. Evidentemente il sistema scolastico giapponese è troppo variegato rispetto al nostro.
Più interessante il paragrafo sui corsi infermieristici per aspiranti Candy Candy  ^_^



Capitolo 6
Il motivo per cui le grandi aziende prediligono assumere studenti con una ampia “cultura generale”, è che, in funzione dell'impiego a vita, sarà l'azienda a formare specificatamente il neo assunto. In Giappone le aziende non si lagnano della scarsa preparazione materiale dei neo assunti, come capita in Italia, perché preferiscono occuparsene in prima persona. Un aspetto dell'impiego a vita è anche avere una forza lavoro a tutti i livelli continuamente aggiornata, a cui le aziende nipponiche dedicano un grosso sforzo economico.

Capitolo 7
Pare che le aziende giapponesi, almeno quelle grandi, siano fissate con il controllo del livello di preparazione dei dipendenti, non solo per le figure manageriale, ma addirittura per i saldatori. Rivelatore il paragrafo sui corsi e certificazione richiesta ai parrucchieri.

Capitolo 8
Il capitolo soffre l'avere dei dati statistici ormai inutili (come il resto del saggio), fa eccezione il paragrafo sui costi sostenuti dalle famiglie giapponesi, che già nel 1989 gli autori valutavano “considerevoli”.

Capitolo 9
L'ultimo capitolo avanza delle proposte per il miglioramento del sistema educativo britannico, oltre alle conclusioni finali degli autori.







2 commenti:

  1. Non ho letto il libro, ma l'argomento è assai interessante. Per esperienza personale (le mie due figlie vanno a scuola qui in Giappone) posso dire che le elementari sono abbastanza "rilassate" con poca competizione e di positivo insegnano anche la responsabilità delle cose pubbliche (pulisci la classe, pianti verdure nel campo vicino, ecc.).
    La rottura avviene dalle medie e (o dalle superiori) dove cominciano i test, gli esami e la fortissima competizione fra alunni e fra scuole. Ma secondo me il grande mistero e ciò che rende il sistema educativo giapponese un mondo a sé è il juku (le scuole serali/pomeridiane private) dove molti se non tutti gli studenti vanno per studiare in preparazione e per superare i test scolastici più importanti.
    MatteoB

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