TITOLO: Dentro il Giappone, scuola, formazione professionale. Lavoro
AUTORE: di Ronald P. Dore e
Mari Sako
CASA EDITRICE: Armando
Editore
PAGINE: 223
COSTO: 29000 £
ANNO: 1994
FORMATO: 21 cm x 13 cm
REPERBILITA': di
difficile reperimento
CODICE ISBN: 9788871443867
Il sistema educativo giapponese, specialmente dagli anni 90 ad oggi, ha subito parecchie critiche per il suo carattere nozionistico, e per la poca creatività ed individualità che stimola negli studenti nipponici. A cui vanno aggiunte le critiche al sistema di punteggio hensachi. Senza contare i suicidi per gli esami falliti o per l'imperante bullismo scolastico. Gli anni 90 sono stati, però, il decennio della deflazione (“il decennio perduto”), quindi tutto il sistema giapponese subì pesanti critiche.
Come, invece, era visto il medesimo sistema educativo dopo 10 anni di
grandi successi economici come 1980?
Perché si sa che gli esperti sono molto bravi a spiegarci il perché di
un fenomeno quando questo è già capitato, è raro che riescano a
anticipare una qualsiasi crisi valutando le storture in essere (mia
opinione).
Il presente saggio è stato tradotto in Italia nel 1994, ma risale al
1989, quindi i dati economici, i dati statistici sulle ore di lezione
e sul numero di studenti ed istituti analizzati è ormai inutile, ma
resta, a mio avviso, interessante la fotografia del sistema
educativo giapponese.
Uno dei difetti di base del saggio, per un lettore italiano, è che
gli autori fanno riferimenti alle diversità tra il sistema educativo
giapponese e quello anglosassone (Inghilterra ed Usa), quindi se non
si conosce il secondo, i paragoni saranno poco esplicativi. Inoltre
gran parte dei termini giapponesi (non tutti) è stato tradotto in
inglese, ergo manca un qualche raffronto con i termini scolastici
giapponesi moderni.
La cosa interessante che ho capito è che in generale la scuola
giapponese predispone per una istruzione di “cultura generale”,
perché le aziende prediligono questa formazione, in quanto saranno
poi loro a formare il neo assunto specificatamente. Anche in
ingegneria ci sono molti più corsi di “cultura generale”, perché
le aziende (grandi) non vogliono “specialisti” (vedere tabelle del terzo capitolo).
Per esempio in epoca Tokugawa la scala dell'ordine sociale era
“shi-no-ko-sho”, cioè prima venivano i samurai, poi gli agricoltori,
l'artigiano ed infine il commerciante. Per la scuola la scala di
importanza è diventata “fu-sho-ko-no”, prima le scuole di
cultura generale, commercio, industria, agricoltura.
La concorrenza è forte tra gli studenti, ma lo è altrettanto tra
gli istituti scolastici, se il prestigio della scuola cala, gli
studenti che faranno richiesta di ingresso avranno un hensachi più
basso, che porterà ad un ulteriore calo del prestigio scolastico e
via discorrendo.
Si legge spesso che entrare in una università giapponese prestigiosa sia arduo, ma una volta ammessi i quattro anni di studio sono
relativamente poco impegnativi. In parte questo è dovuto al fatto
che gli studenti sanno che ormai l'azienda che li assumerà non
guarderà più agli esami dati, ma al solo fatto di essere in quella
università. Inoltre il basso numero di bocciature universitarie (il
20/25% nel 1989) è dato dall'omogeneo alto livello di istruzione
degli studenti in ingresso. In pratica se passi l'esame d'ingresso avrai pochi problemi a laurearti.
Sono passati quasi 30 anni da quando fu scritto il saggio, non sono
sicuro che il sistema scolastico sia rimasto invariato, a me pare che
da quello che posso capire da Wikipedia sia rimasto lo stesso
(link).
Comunque il capitolo spiega bene tutte quelle dinamiche presenti
nella scuola giapponese che ho letto in altri saggi (magari
accennate), visto negli anime e letto sul web. Non mancano le scuole
che offrono a pagamento i corsi preparatori per gli esami.
In
12 anni di istruzione primaria e secondaria uno studente nipponico va
a scuola tante ore quante uno inglese in 14 anni! Poi dicono che è
stressante...
Gli
autori parlano di clima disteso in classe, pochi atti violenti (in
rapporto agli Usa), professori motivati ed interessati
all'insegnamento. Forse sono stati un po' troppo positivi, visto che
il bullismo esisteva ampiamente già nel 1989...
Benché le tabelle siano ormai vetuste (più di 30 anni...), magari a qualcuno/a potranno essere utili. Per parte mia le ho capite pochino >_<
Ovviamente corrispondono al capitolo relativo.
Benché le tabelle siano ormai vetuste (più di 30 anni...), magari a qualcuno/a potranno essere utili. Per parte mia le ho capite pochino >_<
Ovviamente corrispondono al capitolo relativo.
Capitolo 2
Si
legge sempre delle università e licei giapponesi di prestigio,
quelle scuole che spingono gli studenti a fare massacranti esami di
ammissione, scuole che permetteranno (o permettevano) allo studente
di avere l'impiego a vita. Mai si legge, invece, delle altre scuole,
quelle che sono una scelta di “ripiego”. Il capitolo spiega bene
quale tipo di formazione diano le scuole di minor prestigio, e
analizza anche le scuole professionali (periti, ragionieri etc etc).
Comunque queste scuole “professionali” non sono per forza
considerati “posti per ragazzi sottodotati”, dipende molto dalla
prefettura presa in esame e dal (di nuovo) prestigio dell'istituto.
E'
spiegato dettagliatamente il metodo di selezione degli studenti che
basandosi sul punteggio hensachi, li smista già in partenza per
scuole “adatte” alle proprie capacità, quindi una scuola di
alto, medio o basso prestigio. Una volta avuto il proprio punteggio
hensachi, lo studente, affiancato da genitori ed insegnanti, deve
effettuare una vera e propria scelta tattico strategica. I posti
disponibili per una data scuola sono limitati, e se le capacità
dello studente non sono all'altezza (in base all'hensachi) viene
considerato inutile sprecare energie nel tentativo di ammissione.
Quindi lo studente deve valutare scuole alternative, anche in base
alle distanze da casa. Ed è in questo frangente che entrano in gioco
le scuole che offrono i corsi supplementari per superare gli esami di
ammissione.
Se
una scelta del genere deve essere pesante per un 18enne che si
appresta ad entrare all'università, deve essere una responsabilità
schiacciante per un ragazzino che deve scegliere (e poi affrontare
gli esami) per un liceo.
Capitolo 3
Il
capitolo è dedicato alla scuola “secondaria” (licei) con
indirizzo professionale, cioè finito il percorso di studio si può
anche entrare in una azienda. Sono spiegate le materie insegnate,
dove c'è sempre molta matematica, ma la cultura generale resta una
parte importante delle lezioni. Questo perché eventualmente lo
studente, grazie alle materie di cultura generale, potrà passare ad
una università. Se la scuola non fornisse queste materie di studio
di cultura generale, che magari, in base ai nostri criteri, sarebbero
meno importanti, potrebbe perdere appeal verso gli studenti.
Capitolo
4 e 5
A
dire il vero non sono sempre riuscito a capire di quale tipo di
scuola si stesse argomentando. Alcune sembrerebbero semplici scuole
professionali da triennio, altre durano fino a 4 anni, oppure un anno
o un biennio, sono presenti anche corsi per il week end.
Evidentemente il sistema scolastico giapponese è troppo variegato
rispetto al nostro.
Capitolo
6
Il
motivo per cui le grandi aziende prediligono assumere studenti con
una ampia “cultura generale”, è che, in funzione dell'impiego a
vita, sarà l'azienda a formare specificatamente il neo assunto. In
Giappone le aziende non si lagnano della scarsa preparazione
materiale dei neo assunti, come capita in Italia, perché
preferiscono occuparsene in prima persona. Un aspetto dell'impiego a
vita è anche avere una forza lavoro a tutti i livelli continuamente
aggiornata, a cui le aziende nipponiche dedicano un grosso sforzo
economico.
Capitolo
7
Pare
che le aziende giapponesi, almeno quelle grandi, siano fissate con il
controllo del livello di preparazione dei dipendenti, non solo per le
figure manageriale, ma addirittura per i saldatori. Rivelatore il
paragrafo sui corsi e certificazione richiesta ai parrucchieri.
Capitolo
8
Il
capitolo soffre l'avere dei dati statistici ormai inutili (come il
resto del saggio), fa eccezione il paragrafo sui costi sostenuti
dalle famiglie giapponesi, che già nel 1989 gli autori valutavano
“considerevoli”.
Capitolo
9
Non ho letto il libro, ma l'argomento è assai interessante. Per esperienza personale (le mie due figlie vanno a scuola qui in Giappone) posso dire che le elementari sono abbastanza "rilassate" con poca competizione e di positivo insegnano anche la responsabilità delle cose pubbliche (pulisci la classe, pianti verdure nel campo vicino, ecc.).
RispondiEliminaLa rottura avviene dalle medie e (o dalle superiori) dove cominciano i test, gli esami e la fortissima competizione fra alunni e fra scuole. Ma secondo me il grande mistero e ciò che rende il sistema educativo giapponese un mondo a sé è il juku (le scuole serali/pomeridiane private) dove molti se non tutti gli studenti vanno per studiare in preparazione e per superare i test scolastici più importanti.
MatteoB
Grazie della testimonianza direttissima ;)
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