Datto che dovrebbe essere imminente il mio cambio di gestore telefonico, con annesso upgrade di connesione dalla vetusta ADSL alla potentissima fibra milanese, avverto gli avventori che resterò per un certo periodo, teoricamente breve, senza connessione.
Il cambio dovrebbe essere immininente, ma considerando che il pre contratto con il nuovo gestore l'ho siglato il 19 di agosto... che facevano prima a tirarmi direttamente un cavo dalla centralina più vicina a casa mia...
La mancanza di connessione dovrebbe essere breve, ma considerando come lavorano i gestori telefonici italici, vedi sopra, e che il nuovo modem mi deve arrivare tramite corriere privato...
Oggi speravo di recensire la nuova uscita della GNRC, ma in edicola non è arrivata, magari domani, se avrò ancora la connessione ^_^
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giovedì 29 settembre 2016
martedì 27 settembre 2016
Telepiù N° 31 dal 18 al 24 ottobre 1980 - Articoli su: Candy Candy; Star Blazers; Danguard; Gackeen; Doppiatrici di Candy Candy, Peline, Charlotte
Questo numero di Telepiù è il più ricco di articoli sugli anime di tutte le riviste in mio possesso. Non solo ospita la signorina tutte lentiggini in copertina, ma le dedica ben due articoli, uno è incentrato su un concorso della rivista, ma l'altro è una vera e propria anteprima della seconda serie:
"Il suo fidanzato non è più un miraggio - La seconda serie di Candy Candy" di Roberto Valentini.
Inoltre si riparla di Candy Candy nella pagina delle "Tele Proteste", in cui una giovane fan si lamenta che invece della nuova serie le rifilarono la replica della prima:
"Delusa per Candy"
Sempre nella pagina delle "Tele Proteste" sono chiamati in causa Danguard e l'ape Magà:
"Danguarda bruscamente interrotto"
"Non c'è solo lape Magà"
C'è un articolo di anteprima su "Star Blazers", messo a confronto con gli anime robotici:
"Una lancia spezzata contro gli Ufo-Robot - Arriva sulle TV locali il cartone animato Star Blazers"
Un altro articolo lascia spazio alle doppiatrici Laura Boccanera, Roberta Paladini e Paola Del Bosco:
"Le bambine parlanti - La voce di Candy e delle sue sorelline Peline e Charlotte" di Roberto Valentini.
Infine nella prima pagina dei palinsesti televisivi c'è un breve trafiletto per annunciare l'avvento di un nuovo eroe robotico:
"Si chiama Gackeen l'ultimo super robot"
Meno gossipparo l'articolo su Star Blazers, in cui non si accenna mai che questa sia un'altra opera di matrice nipponica, mentre si può leggere del grande successo della serie avuto negli Stati Uniti.
Da tutti questi articoli si può trarre la considerazione che la redazione di Telepiù, con intensità maggiore rispetto alle altre riviste televisive, decise di puntare sui fan dei cartoni animati giapponesi. Basta consultare i primi tre numeri cronologici di Telepiù che ho scannerizzato, dove in due su tre ci sono articoli sugli anime, e questo vale anche per altri numeri in mio possesso.
Per prima ecco la pagina con la mini anteprima su Gackeen, sono poche righe, ma dimostrano l'attenzione della rivista verso gli anime, e il mostruoso interesse che i bambini e le bambine del periodo riservavano agli eroi nipponici.
Il Dottor Gategsu, invece che il Dottor Kazuki.
La figlia perde il cognome (errato) paterno per acquistarne uno a caso, Mai Kagetsu...
Infine il protagonista maschile diventa Takern Hajo, invece che Takeru Hojo, ma qui quasi ci avevano azzeccato ^_^
Ok, lo si poteva guardare sul circuito della SEPI, ma se poi non specificate quali siano le emittenti del gruppo...
Da ricordare che "Gackeen il robot magnetico" venne interrotto alla 26esima puntata, io lo vedevo su TeleRadioCity, e dato che non la captavo molto bene non mi accorsi del fattaccio. Faceva solo parte di quelle numerose serie che avevi iniziato a guardare, magari ti attiravano pure, ma non eri riuscito a vederle per intero.
Curioso il fatto il trafiletto specifichi proprio che la serie è di 26 puntate, mentre in totale erano 39, mi sorge il dubbio che furono acquistate solo le prime 26 e basta, facendole passare per una serie intera.
domenica 25 settembre 2016
"Lo chiamavano Jeeg Robot" - Focus sulle scene del cartone animato, ovvero "Oh no! Oh mamma mia!"
In questo post non è mia intenzione azzardare una recensione di "Lo chiamavano Jeeg Robot", in merito si sono già espressi un sacco di critici e di siti specializzati, che di certo sono in grado più di me di valutare questa opera cinematografica.
Premettendo che il film mi è piaciuto tantissimo, nonostante all'inizio fossi estremamente scettico, vista la matrice italica del lungometraggio, mi focalizzerò su un aspetto totalmente marginale ed ininfluente rispetto al valore dei suoi contenuti:
le scene in cui viene citato Jeeg o si vedono spezzoni dell'anime.
Stante che, ci tengo a ribadirlo, il film è molto coinvolgente, commovente, e addirittura verosimile, mi chiedo se, una volta che si decide di mettere "Jeeg Robot" nel titolo del film, spezzoni dell'anime "Jeeg Robot" nelle scene del film, e "Jeeg Robot" ed Hiroshi Shiba sono da esempio per i due protagonisti buoni del film, non si potesse trattare un po' meglio il cartone animato di "Jeeg Robot" dentro il film ^_^
Attenzione, le successive elucubrazioni rasentano, anzi, probabilmente vanno oltre la logica umana, considerazioni che uno spettatore a digiuno di "Jeeg Robot" neppure avrà notato, però ci sono pure gli spettatori che "Jeeg Robot" lo conoscono :]
Sappiamo che la protagonista è in fissa col cartone animato di Jeeg Robot, ergo ne consegue che lei lo abbia visto tantissime volte fin dall'infanzia, ergo lo conosce di sicuro meglio di noi.
Perchè Alessia chiama l'Imperatore del drago il "signore del fuoco"?
Certo, la ragazza ha subito una quantità immane di traumi, quindi ci può stare che chiami i personaggi un po' come le pare a lei.
Quello che, invece, non ho compreso è il perchè i dialoghi degli spezzoni di "Jeeg Robot" siano stato ridoppiati, e per giunta malissimo...
Ci sono stati problemi di diritti per l'acquisizione di poche frasi del doppiaggio originale?
Va bene, ergo hanno dovuto ridoppiare i dialoghi, ma perchè farlo così male? T_T
So bene che pure i dialoghi italiani non furono rispettosi dell'originale, ma se bisogna ridoppiare una scena, perchè non rimettere le stesse battute dell'anime?
Perchè aggiungere o togliere delle frasi?
Perchè ridoppiare senza nessuna recitazione?
Perchè tanto è solo un cartone?
Ma allora perché gli autori lo hanno inserito nel titolo del loro film e nelle scene del loro film?
Ovvio che lo spettatore si sarebbe concentrato sul film, non di certo sui dialoghi del cartone, ma visto che è il cartone ad essere stato tirato in ballo dagli autori, perchè trattarlo così male?
Non che i cambiamenti stravolgano il senso della serie, sono poche scene, ma sentire in sottofondo al minuto 50 e 30 secondi Miwa recitare queste battute mi ha inorridito:
"Oh no! Oh mamma mia!"
In originale la bella voce di Emanuela Rossi/Miwa diceva "Attenzione, missili!", che non è proprio esente da critiche come frase, però almeno era una frase ben recitata, col pathos del primo combattimento di Jeeg.
Invece "Oh no! Oh mamma mia!" è veramente inascoltabile, cacofonico, per un fan della serie.
L'altra questione che mi ha ancor di più sbalordito (negativamente) riguarda un altro aspetto della medesima scena del film. Perchè mentre Enzo ed Alessia stanno guardando sempre la prima puntata di Jeeg, il regista non ha fatto uno sforzo per mostrare le scene dell'anime dell'ordine corretto?
Di nuovo, io capisco bene che per un non fan non sia cambiato nulla, ma chi l'anime di Jeeg lo conosce avrà notato che le scene non seguono l'evolversi reale della puntata.
Si vedono Enzo ed Alessia che guardano (ed ascoltano la voce di uno che non è Malaspina...) la scena in cui Jeeg sta lanciando il doppio maglio perforante contro Ragan, che lo respinge con la sua lancia (minuti 50 e 3 secondi).
Quindi da questo punto la puntata dovrebbe scorrere in sincronia con le scene del film, invece ci sono continui avanti ed indietro.
La scena, peraltro assai drammatica e bella, dura poco più di tre minuti (fino al minuto 53 e 10 secondi), ma non sono i tre minuti successivi all'immagine sopra, in quanto nella scena finale si vedono Enzo ed Alessia abbracciati e come sfondo le immagini dell'inizio della prima puntata, quando il professor Shiba viene catturato da Ikima e dai suoi soldati.
Perché?
Cosa sarebbe costato recitare le scene in sincronia con l'evolversi corretto della puntata?
Ho visto alcune interviste degli autori in cui si parla di Jeeg etc etc etc bla bla bla, cosa costava trattarlo un po' meglio? ^_^
sabato 24 settembre 2016
Almanacco delle sigle TV, catalogo illustrato della discografia italiana - Volume 1
TITOLO: Almanacco delle sigle TV, catalogo illustrato della discografia italiana - Volume 1
AUTORE: Corrado Paganelli
CASA EDITRICE: Edizioni Stimmgraf
PAGINE: 333
COSTO: 49 euro
ANNO: 2016
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILTA': solo su
internet
CODICE ISBN: 9788896689769
Il mondo delle sigle televisive è praticamente ignorato a livello editoriale, i libri che ne trattano sono veramente pochissimi ( Saggistica sigle anime ). Esiste qualche capitolo all'interno di saggi che trattano degli anime, come in "Mazinga nostalgia" con il bel quinto capitolo ("Musica, sensei") ad opera di Paolo Bozzola, ma in generale è una tematica quasi mai approfondita.
Quindi questo "Almanacco delle sigle TV", pur non colmando le lacune sul versante saggistico, in quanto non contiene alcuna analisi sulle sigle televisive o una sua storia, è una rarità editoriale. Quando mi è stata sottoposta la possibilità di acquistare questo libro, senza averlo mai neppure sfogliato e senza sapere cosa contenesse di preciso, non ho avuto dubbi, nonostante il prezzo non sia propriamente popolare, però se ti possono vendere 60 pagine a 31 euro... ci possono stare 333 pagine a 49 euro. Io non sono un collezionista di dischi delle sigle tv, ma penso che lo avrei comprato anche se lo avessi potuto consultare preventivamente, in quanto è indubbia la sua completezza.
In questo primo volume sono ospitate tutte le copertine (fronte/retro) dei 45 giri pubblicati dal 1965 ("La marcetta di Topo Gigio") al 1991 ("Il mistero della pietra azzurra").
Per chi si appresta ad intraprendere la carriera del collezionista di dischi delle sigle questo è un vademecum indispensabile, sostituisce il classico "ce l'ho, manca".
Diverso il discorso per chi cerca uno scritto di approfondimento, che magari ripercorra la storia dei gruppi, nulla di tutto questo è presente in questo almanacco. In realtà uno scritto esauriente su questa tematica non è ancora stato pubblicato.
In alcune scan più sotto si può notare la struttura delle schede, metto l'indice, tanto per rendere conto di come procede l'almanacco.
Il mondo delle sigle televisive è praticamente ignorato a livello editoriale, i libri che ne trattano sono veramente pochissimi ( Saggistica sigle anime ). Esiste qualche capitolo all'interno di saggi che trattano degli anime, come in "Mazinga nostalgia" con il bel quinto capitolo ("Musica, sensei") ad opera di Paolo Bozzola, ma in generale è una tematica quasi mai approfondita.
Quindi questo "Almanacco delle sigle TV", pur non colmando le lacune sul versante saggistico, in quanto non contiene alcuna analisi sulle sigle televisive o una sua storia, è una rarità editoriale. Quando mi è stata sottoposta la possibilità di acquistare questo libro, senza averlo mai neppure sfogliato e senza sapere cosa contenesse di preciso, non ho avuto dubbi, nonostante il prezzo non sia propriamente popolare, però se ti possono vendere 60 pagine a 31 euro... ci possono stare 333 pagine a 49 euro. Io non sono un collezionista di dischi delle sigle tv, ma penso che lo avrei comprato anche se lo avessi potuto consultare preventivamente, in quanto è indubbia la sua completezza.
In questo primo volume sono ospitate tutte le copertine (fronte/retro) dei 45 giri pubblicati dal 1965 ("La marcetta di Topo Gigio") al 1991 ("Il mistero della pietra azzurra").
Per chi si appresta ad intraprendere la carriera del collezionista di dischi delle sigle questo è un vademecum indispensabile, sostituisce il classico "ce l'ho, manca".
Diverso il discorso per chi cerca uno scritto di approfondimento, che magari ripercorra la storia dei gruppi, nulla di tutto questo è presente in questo almanacco. In realtà uno scritto esauriente su questa tematica non è ancora stato pubblicato.
In alcune scan più sotto si può notare la struttura delle schede, metto l'indice, tanto per rendere conto di come procede l'almanacco.
giovedì 22 settembre 2016
Go Nagai Robot Collection 112 Cleo
Devo ammettere che da piccolo la nona punta del Grande Mazinga con protagonista Cleo non mi ha mai entusiasmato, non perchè fosse brutta, anzi, ma semplicemente perchè io preferivo le battaglie.
Cleo, che non credo sia il classico mostro guerriero, mancando del viso secondario, ma più che altro un cyborg, girovaga nella sua forma umana per il Giappone, poi arriva quello scassaballe del duca Gorgon che le ricorda che non è in ferie :]
Quindi ci ritroviamo di fronte ad una cattiva che si è affezionata agli umani, e che piuttosto che far loro del male, in quanto non può opporsi agli ordini quando viene trasformata in robot, preferisce tentare il suicidio. Scena che oggi non credo verrebbe mostrata, ma ai tempi penso fu solo parzialmente modificata nei dialoghi, edulcorando alcune parole. La mia è una ipotesi, in quanto non ho la nuova versione Yamato Video coi sottotitoli fedeli all'originale, perciò mi sono basato solo sui dialoghi italici.
Non credo che in orginale Cleo dicesse "Arrivederci a tutti" mentre sosta sul ciglio del vulcano prima di lanciarsi nel vuoto.
Comunque dopo le immagini del modellino mi soffermerò parecchio sulla puntata, che si apre con un colpo di genio di Shiro Kabuto...
Il mio pezzo è colorato benino, e devo dire che la posa la trovo più che azzeccata. Ci viene mostrata una Cleo incerta, spaurita, spaesata, che si muove quasi in uno stato di sonnambulismo, obbligata a compiere azioni che la disgustano.
Peccato che anche questo mostro femminile è più piccolo dei mostri maschili. Una scelta assai curiosa della GNRC per tutti i mostri femminili usciti fino ad oggi (vedere più sotto).
martedì 20 settembre 2016
Il mito e la cultura negli audiovisivi giapponesi, tradotti ed adattati in Italia
TITOLO: Il mito e la cultura negli audiovisivi giapponesi, tradotti ed adattati in Italia
AUTORE: Ilaria Di Cola
CASA EDITRICE: Edizioni
Accademiche Italiane
PAGINE: 63 (+34 in
inglese)
COSTO: 31 euro
ANNO: 2016
FORMATO: 22 cm x 15 cm
REPERIBILTA': solo su
internet
CODICE ISBN: 9783639779608
In
questo 2016 così avaro, anzi, avarissimo, di titoli su
anime/manga/Giappone esce il secondo (solo il secondo) saggio
sull'animazione giapponese, e siamo ormai a settembre inoltrato.
Ormai è chiaro che il 2016 sarà l'anno con il minor numero di
titoli pubblicati inerenti anime e manga degli ultimi 20 anni (Libri (e librettini) su anime e manga dal 1980 ad oggi: un inizio 2016 in forte calo... ).
E
questo non sarà, a mio avviso, uno scritto che resterà nella storia
della saggistica italiana (o tedesca?).
Alcune
responsabilità vanno ascritte totalmente alla (a me)
sconosciutissima casa editrice:
il
costo (31€!);
sul
sito non è specificato che delle 97 pagine totali ben 34 sono in
inglese(!);
le
librerie si rifiutano di ordinarlo;
acquistabile
su MoreBooks (mai sentito, ma non un sito italiano), Amazon, oppure
su Ebay ma solo (ad oggi) da venditori tedeschi, perché è stampato
in Germania!
Se è
stampato in Germania sarà perfetto!
No,
ci sono alcuni refusi, e i caratteri di stampa cambiano magicamente
di grandezza durante una stessa frase. Mi chiedo se bisognava
stamparlo così lontano, con relativi costi aggiuntivi di spedizione
(6 euro), per avere un risultato tanto scarso... non esisteva una
tipografia incompetente in Italia?
Poi
apri il pacchetto, sfogli il saggio e ti ritrovi una spaziatura tra
le righe abbastanza larga, se fosse stata scelta una spaziatura più
normale le pagine sarebbero crollate a 50?
Intendo
quelle in italiano... perché l'altro fattore che fa imbufalire è
che le ultime 34 pagine sono in inglese, e sono la ripetizione del
testo in italiano. Immagino a beneficio di altri alti accademici non
italici, ma dato che io non sono un accademico (si nota?), avrei
gradito non trovare la sorpresa.
La
grave scorrettezza, a mio avviso, è che sul sito della casa editrice
(link) non è mica scritto che un terzo del libro è in inglese, e
che, comunque, anche a conoscere la lingua, è la ripetizione della
parte in italiano... anzi, sul sito la lingua è ben specificato essere quella
italiana!
Quindi
31 euro : 63 pagine (in italiano) = 0,5 centesimi a pagina!!!
Mi
costava meno fotocopiarlo :]
Ovviamente
più i 6 euro di spedizione dalla Germania.
Vabbè,
ma nelle restanti 63 pagine (con una spaziatura tra le righe
abbastanza generosa) ci sono dei contenuti interessanti?
Teoricamente
ci sarebbero potuti essere, ma visto il tema assai impegnativo scelto
dall'autrice, a cui devono essere aggiunti le censure e gli
adattamenti degli anime in Italia, come si può pensare di
analizzarli tutti in sole 63 pagine?
Magari
Ilaria Di Cola aveva pronte 500 pagine super analitiche, che la casa
editrice ha tagliato impunemente, ma a questo punto io avrei evitato
di uscire con sole 63 pagine.
Aggiungo
che il libro è scritto in maniera comprensibilissima, e fa intuire
che se fosse stato maggiormente approfondito sarebbe potuto essere un
saggio interessante, ma le informazioni presenti in così poche
pagine non sono sempre novità assolute. Mi pare che il target siano
lettori abbastanza a digiuno di anime, e di anime in Italia.
Obbiettivo
dello scritto è valutare come gli anime siano stati recepiti in una
cultura (quella italiana) completamente differente da quella per/in
cui sono stati creati/pensati.
Nell'introduzione
c'è una breve storia dell'animazione giapponese, ma si passa dagli
“kamishibaiya” itineranti al primo filma colori animato,
“Hakujaden” del 1958. Passi per una sintesi, ma senza tagliare
50 anni di animazione, forse era meglio evitare il riassuntone.
Sempre
nel mini capitolo d'introduzione sono spiegati i vari generi
d'animazione, tra cui vine citato il “classico”:
“Il
genere classico comprende tutti quegli anime solitamente tratti da, o
basati su, romanzi di formazione, con ambientazioni spesso
occidentali”.
lunedì 19 settembre 2016
"Reporter nuovo gioco del giornalista"- Editrice Giochi (1976)
Questo gioco in scatola mi ha sempre incuriosito, lo vedevo sulle pagine pubblicitarie dei Topolino e ne rimanevo affascinato. Alla fine degli anni 70 la professione del giornalista godeva ancora di una buona fama, ed era anche un lavoro remunerativo e di prestigio, non che non ci fossero i pennivendoli, ma per lo meno avevano la decenza di occultare la propria partigianeria, quasi se ne vergognavano. Oggi essere un giornalista di parte (con un certo numero di eccezioni), di una sola parte, è fin un motivo di orgoglio, oltre all'essere l'unico requisito per venire assunti :]
Mi chiedo quale bambino/a oggi vorrebbe giocare al giornalista, considerando anche le paghe che percepiscono i neo professionisti, stipendi da fame e pure a cottimo (meno il giornalista è pagato, più sarà semplice fargli scrivere ciò che si vuole, o non fargli scrivere ciò che non si vuole).
Da considerarsi che negli anni 70/primi anni 80 fare bene il giornalista era anche pericoloso per la propria salute, non pochi vennero feriti e uccisi dai terroristi o dalle varie mafie italiche.
Essere un inviato dall'estero, che è il soggetto di questo gioco in scatola, era pericoloso allora come oggi, forse oggi lo è fin di più, dato l'incredibile maggior numero di conflitti locali, che al tempo della Guerra Fredda non c'erano (o erano tenuti sotto controllo dalle due super potenze).
Per noi bambini degli anni 70 la professione del reporter era incarnata dal giornalista della Rai che trasmetteva le notizie da New York, Londra, Mosca, Parigi o dall'Asia. Per quanto mi riguarda ho iniziato ad avere un'idea più precisa dell'inviato speciale dall'estero con l'invasione sovietica dell'Afghanistan, con i "mujaheddin del popolo" che erano dipinti come i nostri eroi (come cambiano i tempi).
Però mi sa che sono grandemente off topic...
Come accennavo sopra questo gioco da tavolo della Editrice Giochi l'ho sempre e solo visto sui Topolino, quindi non posso dare un giudizio sulla sua effettiva giocabilità. Leggendo il regolamento e valutandone la meccanica di gioco potrei azzardare che non fosse un brutto gioco. Di certo diverso dagli altri, forse un po' lungo come tempistiche. Visto che lo scopo finale è completare il quotidiano per cui si scrive con quattro articoli, basandosi sulle notizie del telex ed il lancio del dado, ergo tutto incentrato sulla casualità. Non mi pare che ci sia la possibilità di attuare una qualche strategia atta alla vittoria finale, se non quella di posizionare i propri reporter in modo da coprire al meglio il tabellone di gioco e ed essere il più vicino possibile alle città che il telex nominerà.
Ciò che a mio avviso rendeva assai lunga una partita a Reporter era che, oltre a dover attendere che un avvenimento accadesse in una città vicina ad un proprio reporter, e che il dado ci permettesse di raggiungerla, era che bisognasse estrarre dal mazzo una carta degli "Avvenimenti" e sperare che fose del medesimo argomento citato nel telex. Solo in questo caso l'articolo poteva essere posto sul proprio quotidiano. Il fatto che la parttia potesse essere un po' lunghetta non è per forza un fatto negativo, se il gioco è divertente.
Sarebbe interessante avere un'opinione in merito di qualche ex bambino/a che ci giocò ai tempi, che poi è il giudizio più attendibile :]
Il tabellone di gioco, dopo il telex, era l'elemento della scatola che mi attirava di più.
domenica 18 settembre 2016
"Sordi s'imbatte nel marziano Remi", di Alberto Bevilacqua - "Corriere della Sera" 28 ottobre 1979
Di certo tra gli estimatori dell'animazione giapponese alla fine degli anni 70 e nei primi anni 80 non si poteva annoverare lo scrittore Alberto Bevilacqua, purtroppo, oltre alla narrativa, si occupava di scrivere sui quotidiani. In particolare teneva un regolare rubrica sul Corsera, "Controvideo di Bevilacqua", in cui faceva il critico televisivo. Soltanto sei mesi dopo l'articolo che espongo oggi Alberto Bevilacqua ne firmerà un altro che è rimane nella top five della virulenza contro gli anime, il cui titolo ne fa intuire il contenuto:
"Mazinga e Tekkaman droghe d'iniziazione per telebambini soli"
Si vede che lo scrittore e giornalista non detestava solo Mazinga, Tekkaman e Goldrake, ma neppure Remi ed Heidi gli andavano a genio :]
In questa rubrica si fanno un po' di citazioni dotte, che non sempre ho compresso appieno, ma comunque mi pare di aver intuito che non fossero mai degli apprezzamenti verso i personaggi dei cartoni animati giapponesi.
Ovviamente mi sfugge il perchè venne usato Sordi come pietra di paragone, probabilmente sulla Rai venivano trasmessi una serie di suoi film, viene citata una sua canzone del 1971, che non conoscevo:
"Il bimbo che non conobbe infanzia"
Sinceramente, dopo averla ascoltata, non ne ho capito il nesso con l'anime di Remi, ma di certo sono io che non colgo qualcosa.
Pare di capire addirittura che per Bevilacqua guardare Goldrake (in età da scuola elementare...) implicava diventare atei, fatto che, sinceramente, non vedrei come una colpa, ma un atto meritorio. Sarebbe bastato far seguire una volta sola "Atlas Ufo Robot" a tutti i bambini del pianeta per evitarci milioni di morti in guerre religiose dagli anni 70 ad oggi...
Quello che colpisce è la durezza delle accuse, che mi paiono veramente spropositate per dei cartoni animati di 20 e rotti minuti.
C'è la possibilità, oviamente, che Bevilacqua scrivesse in questo modo ogni suo articolo, tanto per fare un po' il provocatore ma senza crederci più di tanto.
Però leggere:
"Insomma, questi giapponesi sono implacabili. Non gli è bastato togliere ai bambini l'illusione, almeno quella, che il regno dei cieli sia abitato da Dio, scaricandovi i fulmini fantascientifici di Ufo Robot (Goldrake è un abrasivo più radicale di Attila: dove passa, Dio non ha più spazio); l'anima dell'Europa ora la vogliono tutta, e hanno capito, con fine cineseria, che per averla devono robotizzare, oltre alle nostre fantasticherie, il nostro vecchio sentimentalismo".
sabato 17 settembre 2016
Go Nagai Robot Collection 111 Apollon Alfa 1
Il modellino di Apollon Alfa 1 è saltato fuori fatto bene, bella la posa, poche le sbavature di colore. La puntata in cui appare il mostro guerriero è bella, piena di rivelazioni e con una battaglia assai lunga e combattuta, oltre ad esserci una nuova e ridicola arma di Mazinga Z.
Faccio notare che Apollon Alfa 1, nonostante manchi del volto supplementare sul corpo, viene portato dal Duca Gorgon, ed è, quindi, un mostro guerriero di Mikenes, e non un mostro meccanico del Dottor Inferno.
L'unica cosa che non ho capito, questa volta come tutte le altre volte, è il perché la Fabbri/Centauria, o chi per loro, si ostini a pubblicare personaggi che noi ex bambini non vedemmo mai in televisione, in quanto le puntate relative non furono mai doppiate e trasmesse. Mi pare logico che la stragrande maggioranza di chi compera questa GNRC sia formata da persone che vedevano le serie gonagaiane, adulti che si affezionarono a personaggi, robottoni e finanche cattivi.
Ma se un personaggio, come questo Apollon Alfa 1, è la prima volta che lo vedi in vita tua, quali ricordi, ergo emozioni, potranno mai tornarti alla mente?
Certo, in edicola hanno da relativamente poco terminato per la prima volta la pubblicazione dell'intera serie di Mazinga Z, ma vederle da adulti non è la stessa cosa...
Vedere questa puntata da bambini avrebbe generato dei ricordi epici, da adulti la si apprezza, oltre a ridere molto della nuova arma di Mazinga Z :]
Più sotto darò largo spazio agli accadimenti della 72esima puntata, torno, per ora, al modellino, che non presenta il classico viso secondario sul corpo. Chissà come mai fu fatta una scelta di questo tipo.
venerdì 16 settembre 2016
Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 19 Istituto di ricerca per l'energia fotoatomica
"Istituto di ricerca per l'energia fotoatomica"
Quasi quasi il nome usciva dalla copertina del fascicolino-ino-ino!
Basetta verde, tanto bianco ed un po' di azzurro: la colorazione poteva andare peggio.
Da notare il lampione (è un lampione, no? >_<) sulla sinistra leggerissimamente storto. Forse Koji Rimba Kabuto ci sarà andato a sbattere in una delle sue improbabili manovre da dilettante?
Il lampione non è l'unica cosa storta, chi trova l'altra? (non è un concorso a premi...).
Non essendo un fan della serie la base di Mazinga Z non mi suscita questa gran euforia, era da fare, ne prendo atto ^_^
Se poi la facevano col lampione dritto sarebbe stato meglio, ma ho trovato una soluzione semplice e a costo zero per risolvere il problema: vedere più sotto.
L'uscita 111 non è ancora uscita nella mia edicola, probabilmente domani, questa, comunque, aveva il solito prezzo delle uscite speciali, nessun aumento (e ci mancherebbe altro!).
Da questo lato si può ammirare il portone del garage dove riparano Mazinga Z, però mi son sempre chiesto come passasse da dietro al portone a sotto la piscina O_o
Ma nella piscina non ci si poteva buttare? :]
Nella prima puntata di Mazinga Z ho trovato una foto della IREF (Istituto di ricerca per l'energia fotoatomica) scattata prima che venisse costruita la piscina, che è una struttura che tutte le IREF o qualsiasi altra base di robottone ha in dotazione, ovviamente. Altrimenti dove te la fai una bella nuotata?
La visuale dall'alto acquista un po' più di autorevolezza.
martedì 13 settembre 2016
"Yamato Magazine" n°1 (1997) - Ovvero come sarebbe potuto essere il fascicolino-ino-ino-ino della GNRC
Nell'ormai perduto nel tempo 1997, la "Yamato Video" di Milano pubblicava regolarmente degli anime in VHS in edicola, anche allora bisognava giustificare la videocassetta con del materiale carteceo. La casa editrice di Milano pensò bene di allegare alla VHS uno spillato di 8+8 pagine, che in totale farebbero 16. Dove una metà di queste 16 pagine erano di commento alla VHS che si stava comprando e dava qualche info su altri anime ed autori, in questo primo numero c'è un articolo di mario A. Rumor su Dezaki Osamu. Le altre 8 pagine (centrali) si potevano raccogliere ad ogni uscita, e alla fine ci si sarebbe ritrovati in mano con il libro, sempre pubblicato dalla "Yamato Video", "Anime in tv, storia degli anime prodotti per la televisione" di Saburo Murakami.
Attenzione, questo libro a fascicoli venne pubblicato prima (o al massimo in contemporanea) della controparte cartacea, ergo era un'anteprima!
Quindi, ricapitolando: 8 pagine di info varie di esperti + 8 pagine di un saggio sull'animazione.
Cosa offre, invece, il fascicolino-ino-ino-ino della "Go Nagai Robot Collection"?
All'inizio conteneva ciò (Go Nagai Robot Collection 02 Ufo Robot Grendizer):
Pagina 2, inizio della trama del manga (non si parla dell'anime) disegnato da Megumu Matsumoto;
Pagina 3, immagini del manga;
Pagina 4, continuazione della trama del manga;
Pagina 5, immagini del manga;
Pagine 6 e 7, prosecuzione della rubrica "La galassia dei giganti" dal precedente numero;
Pagine 8 e 9, le armi di Grendizer;
Pagina 10, un paio di curiosità (sempre sul manga);
Pagina 11, disegno di Goldrake.
Poi le pagine sono scemate(!) alle attuali 8, e lo scritto è passato dalle 2 paginette circa iniziali (numero sopra) ad una o poco più.
La Fabbri Centauria non poteva contattare uno dei numerosissimi autori di libri su anime e manga, magari a tema robotico, per inserire nel fascicolino-ino-ino-ino qualcosa di un minimo valido e decente da pubblicare?
Sia chiaro, io non affibbio nessuna responsabilità alla persona che materialmente si occupa del testo del fascicolino-ino-ino-ino, di certo lui (o lei) avrebbe voluto e potuto riempiere quelle pagine interamente di informazioni, curiosità, analisi e chi ne ha più ne metta, ma è la casa editrice che comanda, ovviamente.
Quanto sarebbe potuto essere utile allo sviluppo del settore, per esempio, un fascicolo contenente uno dei volumi della Iacobelli, tipo quello su "Mazinga, da Mazinga Z a Mazinkaiser:l’epopea di un guerriero robot"?
Magari sarebbe stata la stessa Fabbri Centauria a trarne dei vantaggi economici a lungo termine, creando un ritorno di interesse in quei clienti non fan di anime e manga, che forse si sarebbero potuti incuriosire ed essere invogliati a fare altri acquisti di DVD, manga o libri.
Ed invece ci ritroviamo (a pagare) 8 paginette assolutamente superflue, con uno scritto limitato all'osso e un sacco di immagini/disegni dello stesso modellino che si è appena comprato.
Qui sotto l'introduzione del primo "Yamato Magazine" al libro inserito nel fascicolo allegato alla VHS.
Le altre pagine dello "Yamato Magazine", da considerare che il formato è più piccolo rispetto a quello della GNRC: 19 cm x 14 cm contro 25 cm x 17 cm.
Quante cose si sarebbero potute scrivere in 25 cm x 17 cm? >_<
domenica 11 settembre 2016
"Daltanious" - Album figurine Panini 1981
La serie robotica di Daltanious è indubbiamente tra quelle con più contenuti drammatici e atroci dubbi etico morali, assieme allo Zambot 3. Probabilmente la serie più bella della seconda ondata di anime robotici arrivati in Italia, perchè Zambot 3 è più negativa, mentre Daltanious riesce a mantenere un minimo di positività e speranza nel futuro, che per un bambino è un aspetto positivo non da poco. Infatti l'incipit dell'album toppa alla grande quando afferma che la serie è nuova nel nome, "poiché, per il resto, non è che si discosti troppo dai suoi fratellini meccanici". Invece non credo ci sia paragone tra le serie gonagaiane e questa di Daltaniuos. Non che possa essere usata come prova incontestabile, ma, per esempio, il significato del termine "clone" l'ho imparato grazie a questo cartone animato.
E' giusto usare cloni come pezzi di ricambio?
Per un bambino era un quesito non da poco, e anche per qualche adulto non è una domanda troppo semplice, visto che in alcuni paesi (tipo la simpatica Cina) si espiantano gli organi dei condannati a morte per venderli ai ricchi.
L'unica pecca della serie sono, a mio avviso, gli eccessivi siparietti comici per stemperare i momenti drammatici, cosa anche comprensibile, ma io non li ho mai potuti digerire. Del maialino ci avrei fatto subito porchetta, vista la penuria di cibo dovuta alla guerra contro gli Akron.
Un altro aspetto che mi colpì subito fu che i protagonisti erano le prime vittime di una guerra:
i bambini.
Mi ricordavano i racconti di mia madre (e mia nonna) durante i bombardamenti a Milano, la mancanza di cibo, essere sfollati, temere il soldato straniero (gli Akron), ma anche i tuoi stessi concittadini (i fascisti).
E questo gruppo di bambini, non avendo nessuno che poteva pensaro alla loro sopravvivenza, si arrabattavano come potevano, arrivando fin a rubare il cibo. Con la pancia piena si fa presto ad essere onesti... oddio, c'è chi non è onesto neppure con il conto in banca strapieno, ma questa è un'altra storia.
Questo album, rispetto a molti altri, racconta sia l'inizio della serie che la sua fine, ma dato che 47 puntate sono un po' troppe da mettere in un album di figurine, c'è un vistoso salto narrativo, che vede i nostri eroi catapultati nello spazio nel tentativo di sconfiggere il Mega Imperatore. Si pasa dalla puntat numero 20 addirittura alla quarantesima, in questo buco ci si perde un sacco di cose, tipo la mitica Tigre dello Spazio :]
Per questo post ho pensato di sfruttare una mia abbastanza dettagliata recensione della serie che avevo postato nel lontano luglio del 2009 su un altro lido web.
Metterò la recensione della puntata corrispondente a a quella presente nell'album e poi, alla fine, tutte le sinossi delle singole puntate.
sabato 10 settembre 2016
Inchiesta sul Giappone della "Domenica del Corriere" 16 e 23 novembre 1978, di Edgarda Ferri
La giornalista Edgarda Ferri scrisse questa inchiesta sulle pagine della "Domenica del Corriere" nel novembre 1978, ergo dopo l'avvento di Goldrake, chissà se in parte lo scritto fu stimolato dal successo del Giappone animato trasmesso dalla Rete 2 della Rai.
Dalle prime due pagine dei due articoli si comprende bene che il taglio degli articoli è abbastanza negativo, a dire il vero non ho notato particolari errori, in base a quello che ho letto in questi anni, la pecca è più che altro ci si concentra esclusivamente sugli aspetti negativi della società giapponese. Personalmente mi sono convinto che gli aspetti positivi della società giapponese non compensino quelli negativi, ma è una mia opinione personale. Poi, se sei un turista danaroso, e ti puoi comprare un sacco di stupende cavolate, il punto di vista cambia radicalmente. Purtroppo, in una inchiesta giornalistica, sarebbe stato interessante leggere anche qualche aspetto positivo, non soltanto info terrorizzanti e toni apocalittici.
Mi ha sorpreso molto leggere che per Edgarda Ferri la yakuza, che non nomina col suo nome, è "una organizzazione mafiosa dinanzi alla quale la nostra fa ridere", forse la giornalista non era ben informata sul potere della mafia in Sicilia (Lima e compagnia?) e a Roma (Andreotti?) e non solo, senza contare le altre mafie, ne abbiamo almeno quattro... basta vedere quanti servitori dello Stato le mafie uccisero fino al novembre del 1978. Dopo aver letto una cosa del genere si sarebbe portati a considerare nullo il valore di tutto il resto, invece, depurato da un tono abbastanza scandalistico, lo scritto permette di fare una piccola, forse un po' sfuocata, fotografia della società giapponese al 1978.
Pur non chiamandoli col nome corretto, "Love Hotel", ci parla degli "alberghi dell'amore, della situazione economica dei cittadini con uno stipendio normale, dello stress da esami e dell'alta competitività scolastica e lavorativa, dove solo chi ha frequentato una buona scuola otterrà un buon impiego.
La giornalista si dilunga molto sulle cause dell'alto tasso suicidi, non annoverando mai il bullismo tra queste, specifica che un brutto voto a scuola può portare lo studente a suicidarsi, ma di "ijime" nessuna traccia. Possibile che le sue fonti le abbiano taciuto questa piaga endemica della società giapponese?
Pare che una di queste fonti, la principale, sia stato il professor Annibale Fantoli (di cui non ho trovato nessuna traccia sul web), che viveva in Giappone da 20 anni ed era insegnante di italiano all'univesità di Tokyo. Darei per scontato che Edgarda Ferri si sia recata in Giappone per questa mega inchiesta, ma non è specificato, neppure per quanto vi si sia eventualmente trattenuta.
E' indubbio che il lettore/lettrice ebbe un'impressione totalmente negativa della società giapponese leggendo questo articolo, dove si scrive che addirittura si "mangiava poco, pochissimo, anzi niente", fatto che mi è parso abbastanza inverosimile... oguno/a, comunque, si farà la propria idea leggendo cosa scrisse Edgarda Ferri in quel novembre 1978.
Il primo articolo: "I tristi figli dei samurai".
venerdì 9 settembre 2016
Go Nagai Robot Collection 110 Gulasos
Inizio con l'info più importante: Non ci sono stati aumenti di prezzo, costa sempre 12,99€.
Notizie secondarie: è un bel modellino.
Devo dire che, anche grazie all'originale animato, il pezzo non è per nulla malaccio. Sbavature quasi assenti, postura non molto fantasiosa, ma comnunque coerente col mostro guerriero. Nel mio pezzo ci sono, purtroppo, un paio di chiazze di colla essiccata.
Pare che sia quasi impossibile avere dalla Fabbri/Centauria due uscite consecutive esenti da difetti, proprio non ci riescono... quando la GNRC sarà terminata, ammesso che termini(...), il settore del "Controllo Qualità (CQ)" a livello mondiale sarà regredito di un trentennio. Dopo 128 uscite totali mi sento autorizzato a sentenziare che le aziende che producono/assemblano/colorano/distribuiscono la GNRC non abbiano la ben che minima idea di cosa sia l'implementazione del CQ in un processo produttivo >_<
C'è almeno un injegneeer gestionale tra chi legge queste recensioni?
Faccio un appello: se ci fosse anche un solo "gestionale", scriva una lettera alla Fabbri/Centauria per spiegar loro la "Lean Production". Grazie ^_^
Vabbè...
Gulasos, uno dei due (in realtà sarebbero tre con Bosso Robot) mostri guerrieri che compare nella 51esima puntata, fa parte di quel corposo gruppo di mecha nemici del Guretto che da bambino mi garbavano assai. Venne fuori proprio bene dalle matite dei disegnatori Toei, un bel samurai con una pre-alabarda spaziale :] ed anche la puntata non è malaccio, più sotto ne faccio un'ampia cronaca.
A dire il vero parte un po' male, dato che sembrerebbe ritorni Mazinga Z, e quindi Koji Kabuto, ma poi è solo un vaneggiamento di Boss :]
Gulasos mostrato dalle solite svariate angolazioni.
martedì 6 settembre 2016
Dizionario del mondo fantastico, l'universo di J.R.R. Tolkien dalla A alla Z
TITOLO: Dizionario del mondo fantastico, l'universo di J.R.R. Tolkien dalla A alla Z
AUTORE: Società Tolkeniana Italiana
CASA
EDITRICE: Rusconi Libri
PAGINE: 420
COSTO: 25 €
ANNO:
1999
FORMATO:
22 cm X 14 cm
REPERIBILITA':
Reperibile su internet
CODICE
ISBN: 9788818121933La mia raccolta di libri e saggistica su Tolkien si è quasi del tutto fermata all'uscita della trilogia hollywoodiana, fino ad allora il materiale era abbastanza raro e di valore contenutistico, con lo scatenarsi della pubblicità dei film sono arrivate grandinate di libri, spesso grandemente commerciali. Alla fine un dizionario fatto bene sull'universo di Tolkien è abbastanza, tanto non verrano più creati personaggi nuovi...
Quindi l'opera della "Società Tolkeniana Italiana", assieme al "Il bestiario di Tolkien", propongono un panorama informativo più che esaustivo, che non necessità, a mio avviso, di ulteriori integrazioni. Fermo restando che quello che si può trovare sul web, oltre a non dare molte certezze sulle fonti delle notizie, non si sa mai quanto possa restare online.
Un bel libro è sempre la soluzione più affidabile, consiglio agli appassionati dell'universo Tolkien di reperirlo immantinente, evitando Ebay, visto che ad oggi i pochi pezzi disponibili hanno un costo che varia dai 40 ai 90 euro, senza spese di spedizione!
Gli autori del libro, i cui nomi sono mostrati più sotto con una scan, sono una garanzia sulla validità delle informazioni, se le cose non le sanno quelli della "Società Tolkeniana Italiana"! :]
Le voci presenti nel dizionario non si limitano ai nomi propri di personaggi, luoghi o razze, ma sono contemplati anche eventi, concetti/filosofie della saga o singole opere di Tolkien.
L'unica pecca di qualsiasi dizionario è che, se non ti ricordi il nome del soggetto che vuoi approfondire, non lo troverai mai.
Ogni dizionario che si rispetti inizia dalla lettera A ^_^
lunedì 5 settembre 2016
TV Sorrisi e Canzoni N° 35 dal 30 agosto al 5 settembre 1981 - "Pronto? Mazinga..." di Enzo De Mitri (i bambini telefonano a Sorrentino/Mazinga)
Questo numero di TV Sorrisi e Canzoni contiene un interessante articoli di anteprima dei programmi del primo e secondo canale Rai (e Rai 3?), che è il tema anche della copertina, e mi ha fatto ricordare alcuni programmi e telefilm che proprio avevo rimosso.
Per il resto non vi ho trovato nulla particolarmente interessante, infatti ho omesso numerosi articoli.
Unica eccezione alla mia valutazione della rivista sono ben quattro pagine in cui i miei coetanei potevano parlare con Mazinga!
La redazione di Tv Sorrisi e Canzoni ebbe la geniale idea di mettere in contatto le voci degli eroi ed eroine animati con i loro fans, dopo la chiacchierata con Malaspina/Actarus presento quella con Claudio Sorrentino alias Koji/Rio Kabuto, che nell'articolo viene semplificato tout court in Mazinga.
Comprendo anche che per Sorrentino sia preferibile essere ricordato come la voce di Mazinga, piuttosto che come voce di un poppante, inabile alla guida di robottoni...
Questo fu il primo articolo di numerosi altri con vari doppiatori delle serie animate giapponesi, purtroppo l'idea della redazione di "Sorrisi" prese spunto dalla tragedia di Alfredino Rampi, fatto ammesso all'inizio dell'articolo, in cui al povero bambino venne promesso che sarebbe arrivato Mazinga a salvarlo...
A mio avviso la redazione poteva anche omettere la genesi dell'idea, tanto non aggiungeva molto alla bella iniziativa.
Di articoli sul coinvolgimento di un incolpevole Mazinga nel disastro di Vermicino ne ho trovati parecchi, sono, però, nel dubbio se pubblicarli, perchè il tema è veramente atroce...
Non si fece, invece, scrupoli a rievocare Vermicino il giornalista Vittorio Zucconi, in quella che penso fu la prima intervista a Go Nagai della stampa italiana:
Vittorio Zucconi VS Go Nagai - La Stampa 16 giugno 1982
Noto che del tutto casualmente la data della rivista è la medesima di oggi, 5 settembre, solo 35 anni dopo. Fa sempre riflettere, leggendo le domande che i bambini pongono a Mazinga, che questo disgraziato paese non cambi mai, e la colpa non può sempre essere dei cattivi politici o dei politici cattivi...
L'articolo non manca di qualche svarione, tipo un vocabolario delle armi di Mazinga abbastanza inventato... o l'immancabile parere dello psicologo, tal Ferenc CS. Schuch.
Come scrive Enzo De Mitri è meglio lasciare la parola ai miei coetane e coetanee :]
domenica 4 settembre 2016
Collecting Star Wars Toys 1977-1997 an unauthorized practical guide with price
TITOLO: Collecting Star Wars Toys 1977-1997 an unauthorized practical guide with price
AUTORE: Jeffrey B. Snyder
CASA
EDITRICE: Schiffer Publishing
PAGINE:
176
COSTO: 15€
ANNO:
1998
FORMATO:
28 cm X 21 cm
REPERIBILITA':
Reperibile su internet
CODICE
ISBN: 0764306510
Certo, la Harbert ebbe l'inemendabile colpa di ammorbarci l'infanzia con il "Dolce Forno (Harbert)", però si fece in parte perdonare, ma solo in parte, grazie al fatto che commercializzò i personaggi di "Guerre Stellari" della Kenner. Ovviamente da bambino ero convinto che fossero prodotti dalla Harbert, ed ero altresì convinto che fosse una azienda americana, mentre era milanesissima. Le pubblcità dei "pupazzetti" di "Guerre Stellari" campeggiavano sempre su Topolino, ed erano incredibilmente attraenti, erano presentate in una ambientazione verosimile, con tutti i personaggi più importanti del film lì a farsi desiderare.
Non per nulla il motto della Harbert era:
"Non puoi giocare senza Guerre Stellari della Harbert: sarebbe un peccato!
Il nome del soggetto della pubblictà cambiava ogni volta, ma il motto era sempre quello con cui si concludevano le pubblicità cartacee.
L'italica Harbert non si limitava al "Dolce Forno" (sob..) e ai personaggi di "Guerre Stellari", ma, per esempio, fin dai primi anni 70 produceva il Festacolor, guarda caso sempre della Kenner, evidentemente l'azienda milanese fungeva da importatore italiano della marca statunitense.
In questo libro, assieme ad una non trascurabile parte saggistica (ovviamente in inglese), ci sono le immagini di tutti gli articoli su "Guerre Stellari" commercializzati dal 1977 al 1997 (mi pare che ne esista una nuova versione che arriva fino ai giorni nostri), ma a me interessa solo la parte dei primi tre film, cioè... dei tre film di mezzo, insomma... degli episodi IV-V-VI.
"Guarda, Guerre Stellari!" ^_^
Oltre a quello che potevamo ammirare sulle pagine pubblicitarie di Topolino, oppure nei negozi di giocattoli, ci sono un sacco di altri articoli che non arrivarono mai in Italia.
Tipo il gioco elettronico dell'immagine sotto: stupendo!!! ♥_♥
Mi pare di intuire che lo scopo finale sia nientepopòdimeno che distruggere la Morte Nera!
Peccato che il gioco penso sia più divertente immaginarlo in funzione, che vederlo in funzione: sob
L'indice del libro rende bene l'idea del suo contenuto, rammento che ho omesso tutte le immagini che vanno oltre al 1983, sarabbero state un off topic ;)
In pratica, ad avere tutti i personaggi qui sotto presenti, si sarebbe potuti riprodurre i tre film nella propria cameretta, ci sono anche i personaggi della taverna di Mos Eisley, con la band disegnata su uno sfondo di cartoncino ^_^
sabato 3 settembre 2016
Go Nagai Robot Collection 109 Comandante Haruk
Sono rimasto gradevolmente sorpreso da questa 109esima (T_T) uscita, anzi, visti i numerosi obbrobri pubblicati fino ad oggi, sono sgomento dalla felicità :]
Intanto il mio pezzo è colorato proprio bene, inoltre la posa direi che sia veramente azzeccata, dato che il comandante Haruk tiene sul braccio sinistro due esemplari dei suoi amati piccioni alieni, che sono identici ai piccioni terrestri, ma questo solo per ricordarci quanto sia piccolo l'universo.
Io non vado mai a vedere le anteprime dei pezzi sul sito della Centauria o della Gazza, preferisco la sorpresa (>_<) quindi nel rivedere la relativa puntata per questa recensione avevo pensato a quanto sarebbe stata giusta la presenza almeno di un piccione, invece ne hanno messi ben 2!
L'unica cosa che stona un po' è che il comandante Haruk sta brandendo con l'altra mano la catena, pare quasi che si appresti a mazzulare i due molesti piccioni... magari sono la coppia che ha fatto il nido sull'albero fuori della finestra della sua camera da letto, come i due simpatici volatili che stanziano da me...
Spero vivamente, ma sono conscio che non capiterà mai, che tutte le prossime uscite siano colorate dalla medesima azienda.
La figura del comandante Haruk è un po' anomala, non è il classico "cattivo ma buono", ma un cattivo che è buono solo coi piccioni e con Mizar, perchè Mizar è buono coi piccioni.
Agli eventuali giovincelli (o addirittura bimbiminkia) che si soffermino su questa recensione va rammento che ai tempi era una assoluta novità che un cattivo avesse un qualche tipo di motivazione per essere tra i cattivi, oppure che fosse cattivo per obbligo o per inganno. Un cattivo, poi, allevatore di piccioni non credo che l'avesse mai visto nessuno in Italia, io i piccioni li vedevo in piazza del Duomo (prima che iniziassero a popolare l'intero globo terracqueo...).
La puntata contiene qualche chicca esilarante, ed anche Alcor/Koji Kabuto si è ritagliato la sua bella parte :]
La scena in cui Haruk ricorda i momenti felici con i suoi amici piccioni, chissà guanto guano felice :]
La precedenza alle immagini del modellino, visto che è venuto fuori fatto bene.
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