CERCA NEL BLOG

lunedì 21 dicembre 2015

Il corpo in una stanza, adolescenti ritirati che vivono di computer



TITOLO: Il corpo in una stanza, adolescenti ritirati che vivono di computer
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 300
COSTO: 34 €
ANNO: 2015
FORMATO: 23 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788891712752

“Eremiti metropolitani”, è così che i ragazzi vittime del “ritiro sociale” vengono ribattezzati nella prefazione del saggio. Libro che parla dei nostri hikikomori, non di quelli della lontana società giapponese, ed il modo di trattarne, nonostante la terminologia medica, comprensibilissimo. I vari capitoli riportano le esperienze dei terapeuti della Cooperativa Minotauro di Milano, che assiste gli adolescenti con varie problematiche, e supporta le loro famiglie. Una di queste problematiche è il rifiuto scolastico, con successivo ritiro sociale, che in Giappone viene chiamato, appunto, hikikomori.
Ma ci sono somiglianze tra gli hikikomori giapponesi ed i nostri?
Nell'introduzione a cura di Antonio Piotti si individuano in particolare tre similitudini:
la fobia scolare; il legame con la figura materna; l'interesse per il mondo dei videogiochi online, manga ed anime.
Ho molto apprezzato che si sottolinei che alcuni hikikomori non facciano uso del computer, e che per tutti il saggio non si scarichi mai nessuna colpa sul web, anime o manga. Mentre si spieghi più volte che il web funga, per l'adolescente auto reclusosi nella sua stanza, come difesa attiva, una valvola di sfogo per i rapporti umani che sono stati troncato nella vota “reale”.
Nella prefazione e nella introduzione viene sostanzialmente spiegato che gli hikikomori, che non soffrano nel contempo di nessuna altra problematica psicologica grave, si ritirano per un senso di inadeguatezza sociale e di vergogna per il proprio corpo. In pratica la stessa motivazione nipponica, dove in Giappone è spesso il bullismo a scatenare l'autoisolamento. Una volta interrotti i rapporti con l'esterno e reclusosi nella propria stanza, parte dei ragazzi italiani (ogni 4 maschi una è femmina) sostituiscono la socializzazione diretta con il web, i manga e gli anime. Come ho già scritto poco sopra, ma ci tengo a ribadirlo perché non è una cosa scontata, per tutti il libro, prefazione ed introduzione compresa, non si accusano mai web (o il computer), i manga o gli anime di essere la causa della sofferenza di questi ragazzi. Specialmente l'uso del computer ed i giochi online vengono considerati, dai terapeuti che hanno scritto questo libro,una importante ciambella di salvataggio del giovane, quella che forse potrà portarlo di nuovo sulla scena sociale assieme ai suoi coetanei.
Prima di passare alla mia classica illustrazione del contenuto dei singoli capitoli ci tengo ad affrontare qualche altro concetto generale inerenti questo scritto, in primis il suo costo: 34€.
Prima di acquistare questo libro, visto, appunto, il prezzo un po' esoso, avevo il dubbio di ritrovarmi poi un libro illeggibile, pieno di terminologia psicologica. Ovviamente ci sono parti un po' tecniche, con termini un po' ostici (ma basta fare qualche ricerca web almeno per comprenderli a grandi linee), ma nel totale il libro è accessibile a tutti, anche perché se l'ho capito io...
E' sottinteso che il lettore che conosca almeno un po' l'argomento hikikomori sarà più agevolato nella lettura, comunque gli autori spiegano anche la situazione nipponica, oltre a quella italiana.
Ritengo importante sottolineare che, come si può leggere dal sottotitolo, il saggio si occupa essenzialmente degli adolescenti, quindi non di adulti, e di adolescenti che utilizzano massivamente il computer. Non tutti gli hikikomori sono adolescenti, e non tutti, adolescenti compresi, fanno uso del computer.
Mi auguro che in un prossimo futuro sia possibile pubblicare un secondo libro che ci permetta di capire anche la situazione dei “non più studenti” che non usano il computer.
Concludo con una considerazione sull'ottimismo dello scritto. Infatti, rispetto alla saggistica che illustra la situazione degli hikikomori in Giappone, che è sempre molto fosca e con poche speranze per il futuro degli hikikomori, questo libro racconta per la quasi totalità un'esperienza finale positiva.
A quanto pare la situazione italiana (o solo milanese?) lascia molte speranza di un happy end, pur con modulazioni differenti per ogni soggetto.

L'adolescente ritirato
1)
Antonio Piotti, Alessandra Lupi, Sull'orlo della vergogna: il trauma in Campo narcisistico
I ragazzi presi in cura non dimostrano di aver subito traumi precedenti, hanno genitori che si interessano a loro, in gran parte non hanno subito atti di bullismo. La loro decisione di fare hikikomori nasce dal non riuscire ad accettare la vergogna di non essere nella loro realtà quello che si erano immaginati. Non riescono ad accettare la vergogna verso se stessi, dei propri limiti. Si evita lo sguardo altrui ed il senso di vergogna, sia per il fisico che per il proprio ruolo nel gruppo, chiudendosi nel luogo rassicurante ed accogliente della cameretta. A questo punto il web permette al ragazzo di crearsi una nuova immagine di sé, più vicina a quella ideale che ha scoperto essere inarrivabile.

2) Maria Chiara Fiorin, Il confronto con il corpo: la bruttezza immaginaria
Il capitolo fa capire le motivazioni di una delle possibili cause del ritiro sociale: la vergogna del proprio corpo.
3) Tania Scodeggio, La difficile relazione con i pari
Si analizza il contesto sociale del futuro hikikomori prima che si auto recluda: stile d'abbigliamento; rapporti d'amicizia; l'assenza di nuovi stimoli/interessi che sostituiscano quelle dell'ex bambino.
Il primo sintomo di disagio il ragazzo di norma lo ha a scuola, nella propria classe, luogo in cui le insicurezze del ragazzo esplodono.

4) Gina Federica Zavarise, L'incontro impossibile con l'universo femminile
Si cerca di capire/spiegare se il mancato concretizzarsi di un rapporto d'amore con l'altro sesso sia una delle cause del fare hikikomori. Di contro se l'innamorarsi possa essere il primo passo per uscire dallo status di ritirati sociali.

5) Alba Quintavalla, Mauro Di Lorenzo, L'esperienza del ritiro e l'immaginario Manga
Per una fetta dei ragazzi che fanno hikikomori, aiutati dalla Cooperativa Minotauro, la lettura di manga è un passatempo coinvolgente, che permette loro di identificarsi con i personaggi di quelle storie, che vivono problematiche reali, a differenza dei fumetti supereroistici statunitensi. Gli autori hanno preso come testo sui manga il saggio di Jean-Marie Bouissou "Il Manga, storia e universi del fumetto giapponese".
Sono analizzati alcuni manga per evidenziare le affinità tra queste trame ed il vissuto di un adolescente, in particolare si prende in esame “Welcome to the NHK” e “Death Note”.
L'unica confusione che fanno gli autori, forse non appassionati di anime e manga, e che si concentrano sulle versioni anime, e spesso le due versioni differiscono nella trama.

6) Roberta Spiniello, Crescere nella Rete: costruzione dell'avatar e socializzazione virtuale
Il capitolo si concentra sull'uso della rete da parte dei ragazzi che fanno hikikomori, e l'importanza che questo ambito virtuale rappresenta per loro. Come ho già scritto gli autori non colpevolizzano l'intenso uso del web, cosa che, invece, fanno (anche comprensibilmente) per prima cosa i genitori spaventati dall'autoreclusione del figlio. Per questi ragazzi il web è un modo di trovare sollievo dalla loro solitudine.

7) Teresa Susi Citriniti, Valore e significati del gioco on-line
Questo capitolo entra più nel dettaglio dei vari generi di videogiochi online, compresi i MMORPG, in particolare “World of Warcraft”.
Per illustrare meglio l'approccio di questi terapeuti metto la scan di pagina 100, che rende meglio di qualsiasi mia spiegazione ciò che loro intendono.



8) Elena Paracchini, Aurora Rossetti, Considerazioni diagnostiche
E' questo un capitolo più “medico” degli altri, ma che in gran parte resta comprensibile. Le autrici, tra i tanti spunti interessanti, fanno un parallelismo tra le dinamiche della famiglia giapponese e quella italiana, considerata, tra quelle occidentali, la più vicina per certi suoi aspetti a quella nipponica.
Sono riportate, ed ovviamente spiegate, le seguenti possibili cause del ritiro sociale: fobia scolare (ritiro scolare), fobia dello sguardo; fobia del desiderio; dismorfobia.

I genitori di fronte al ritiro del figlio
9)
Davide Comazzi, Il gioco delle distanze: dipendenze e autonomie tra madre e figlio
Viene indagato il rapporto madre-figlio nei ragazzi hikikomori, compresa la figura paterna. L'autore spiega come nei colloqui con i ragazzi essi si dimostri restii a parlare del rapporto coi genitori. E' riportato sia il punto di vista del figlio che della madre.

10) Antonio Piotti, Insegnare il fallimento: una nuova funzione paterna
In quasi tutti i casi analizzati il padre era sempre stato molto presente, attivo, partecipativo nell'educazione del figlio. L'autore spiega le difficoltà incontrate dal padre e come può fare per aiutare la nuova situazione del figlio.

Il trattamento del ritiro sociale
11)
Roberta Spiniello, Alba Quintavalla, La presa in carico dell'adolescente nel contesto
Si affronta il lavoro sul campo del terapeuta, come si inserisce nell'ambito familiare, come si approccia ai genitori ed al ragazzo, e come, soprattutto, cerca di farlo uscire dal suo auto isolamento.

Katia Provantini, Alessia Lanzi, Lo psicologo nei laboratori
12) Viene illustrata l'attività dei laboratori, che hanno lo scopo di dare nuovi interessi, che a causa dell'isolamento in cui vivono hanno perso molti stimoli creativi. E' questo un capitolo incentrato più sulla funzione dei laboratori, che sugli hikikomori.

13) Tania Scodeggio, L'intervento domiciliare
E' riportato nel dettaglio come si struttura un intervento domiciliare verso un hikikomori italiano (o milanese?), anche in raffronto con l'esperienza nipponica. Sono riportati brani di testimonianze dirette dei terapeuti.

14) Maria Chiara Fiorin, Marilena Capellini, Davide Comazzi, Il sostegno al ruolo genitoriale
Sono di nuovo i genitori il fulcro di questo capitolo: come aiutarli ad aiutare lo psicoterapeuta prima e in seguito il proprio figlio nella quotidianità.

Davide Comazzi, Conclusioni
Il saggio termina con l'analisi riepilogativa di Davide Comazzi, in cui si risponde ad alcune domande che i terapeuti della Cooperativa Minotauro si sono fatti fare sovente in questi loro 10 anni di attività:
Sono ragazzi malati?
Sono ragazzi viziati?
Ci sono delle cause?
Quali sono le reali difficoltà evolutive?
Cosa fanno con il computer e la rete?
Sono dipendenti dal computer?
I genitori cosa possono fare?
Quali sono le linee guida per l'intervento con il ragazzo ritirato?
Come va a finire?
Saranno in grado di amare?

Nelle appendici è presente un interessante approfondimento su come viene affrontato il ritiro sociale (o hikikomori) in altre nazioni:
Giappone (più lungo); Cina; Stati Uniti; Corea del Sud; Spagna (gli ultimi tre solo accenni).

L'indice del saggio.




Il CV degli autori ed autrici.





La quarta di copertina.



7 commenti:

  1. Stengo nel libro c'è più teoria o casi di vita concreta?
    Nei paragrafi si fa sempre riferimento a casi concreti?
    Sembra interessante ma il prezzo mi mette dubbi
    Alessandro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono anche casi concreti, ma più che altro viene spiegato il loro metodo di lavoro e si cerca di far capire cosa non fare in quelle situazioni.

      Elimina
  2. Non ho capito quali sono i motivi che fanno diventare hikikomori : non dimostrano di aver subito traumi precedenti, hanno genitori che si interessano a loro, in gran parte non hanno subito atti di bullismo poi in quasi tutti i casi analizzati il padre era sempre stato molto presente, attivo, partecipativo nell'educazione del figlio ecc. ecc.

    E' solo un "trauma in Campo narcisistico" ? Non mi permetto di giudicare chi soffre ma vorrei capire - mi sembra una situazione molto diversa da quella giapponese

    Non capisco perché si parli di Death Note - per quello che ricordo in Death Note non si parla degli argomenti di questo libro

    L'avrai capito non mi fido della Franco Angeli ^__^ in passato - su altri argomenti - libri che costano un occhio della testa e argomenti trattati in modo vago astratto e non vorrei che parlando di videogiochi anime manga mi accorgessi che scrivono per sentito dire ( e i paragrafi mi sembrano tutti piccoli...)

    Solo alla GNRC permetto di fregarmi

    Alessandro


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vergogna, come la motivazione nipponica.
      Magari le cause sono diverse rispetto al Giappone, ma la molla è sempre la vergogna di non essere adatti, di non riuscire a fare ciò che fanno i coetanei.
      Considera che il libro si riferisce solo agli adolescenti italiani.
      Si parla anche della situazione giapponese, ma solo come paragone e speigazione a quella italiana. Sugli accenni inerenti gli hikikomori nipponici non ho trovato errori, rispetto ai saggi scritti fino ad oggi.
      Su Death Note concordo, infatti ho scritto che penso non siano molto pratici di anime e manga.
      I tuoi dubbi sulla Franco Angeli sono leciti, basta ricordare l'indimenticabile "Nippocartoon"... però questo saggio mi è piaciuto, magari leggiucchialo prima in libreria, visto il prezzo ;)
      Ci sono 15 diversi interventi, agili ed esaurienti.
      Per me merita l'acquisto, ma se lo trovi scontato è meglio.

      Elimina
    2. Sia chiaro, io non ho ovviamente gli strumenti per valutare la parte terapeutica del saggio, posso solo valutare le parti su videogiochi (un po' meno), anime, manga e quelle sulla situazione nipponica, che non sono il fulcro del saggio.
      Le parti su cui posso esprimermi mi son sembrate corrette, a parte qualche obbiezione sugli anime/manga, ma poca cosa ;)

      Elimina
    3. Te lo spiego io dall'alto della mia ignoranza. La gente per vivere deve mangiare, bere ma anche cibarsi di informazioni. In passato (intendo negli anni 50 dalle mie parti) l'unico modo che la gente avesse per accedere a delle informazioni era parlare con degli esseri umani, anche i libri erano fuori discussione in un paesino di contadini e pastori analfabeti dove erano la miseria e la fame a bacchettare. Le informazioni naturalmentete erano nella quasi totalità i fatti altrui. Il break point si è passato quando la quantità e la qualità delle informazioni che passano per il cavo telefonico ha superato la quantità e qualità delle informazioni che puoi recuperare sfruttando la tua rete di conoscenze. Il vecchio meme del tizio alla festa che vorrebbe essere a casa a videogiocare appare quanto mai esemplificativo. Cosa può darmi la chiacchera da bar più di un episodio di Guren Lagan? Sentire per la milionesima volta il solito mantra del" io possiedo" "io ho vinto un confronto con x" "io ho conquistato y" "io ho ripetuto i tre punti precedenti ma in un locale all'estero, confermando la sfericità del pianeta" Il tutto amplificato dal fatto che gli umani sono diventati degli stereotipi ambulanti, in pochi decenni i media mainstream hanno creato eserciti di gente che pensa, parla e agisce allo stesso modo. Visto uno visti tutti. Amicizia, amore e famiglia sono state per secoli convenzioni cui piegarsi per far parte di società che, anche nei casi modello, ha come denominatore comune l'eliminazione del più debole per il rafforzamento di sé stessa. Oggi però il più debole può sopravvivere. E magari mentre guarda Guren Lagan fare il tifo per Antispiral.

      Elimina
    4. Scusa, lo spieghi a chi? Rispondendo a cosa?
      Perdonami, lungi da me entrare anche in una minima polemica ^_^ ma quando scrivi:
      "in pochi decenni i media mainstream hanno creato eserciti di gente che pensa, parla e agisce allo stesso modo. Visto uno visti tutti."
      Ergo includi anche te stesso e me. Se vuoi includere te stesso libero di farlo, però non includere me, grazie :]
      Sul resto del tuo pensiero non mi esprimo, ogni punto di vista è legittimo e personale ;)

      Elimina