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sabato 14 novembre 2020

I cartoni animati degli anni 70 e 80 - Bia, Creamy, Heidy e le altre eroine





TITOLO: I cartoni animati degli anni 70 e 80  Bia, Creamy, Heidy e le altre eroine 
AUTORE: Syrius
CASA EDITRICE: Senso Inverso Edizioni
PAGINE: 179
COSTO: 15 €
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm X 16 cm
REPERIBILITA': on line 
CODICE ISBN:9788867934713


Ho fatto fatica ad inquadrare questo libro, anzi, non ci sono riuscito, per vari motivi.
Intanto si concentra solo su otto anime più per femminucce che per maschietti (per quello che può valere la divisione per sesso):
Bia la sfida della magia; L'incantevole Creamy; Magica Emy; I bon bon magici di Lilly;
C'era una volta Pollon; Heidi; Charlotte; Hello Sandybelle.

Di queste ne conosco solo una bene, Heidi, le altre mi sono abbastanza sconosciute nel dettaglio della trama di ogni puntata e dei personaggi, dato che non le ho mai seguite fino all'ultimo episodio, alcune non le ho proprio mai viste.
Di Bia e Lilly vidi un po' di puntate un po' random, ma mai il finale.
Pollon la seguì veramente a sprazzi, nel corso di questi decenni.
Charlotte la detestavo a morte... in primis la nenia iniziale, cioè la sigla...
Creamy, Emy e Sandybelle le conosco, ma non le ho mai seguite.
Heidi la adoro, basta cliccare sul link: la pastorella svizzera

Mi è parso giusto precisarlo, tanto per far comprendere che una valutazione sulla validità dello scritto la posso dare solo per Heidi. Chiaramente non sono andato a riguardarmi ogni singola puntata della serie, ma dato che l'avrò vista una decina di volte (completa), posso dire che le brevi sinossi di ogni puntata sono corrette.
Ecco, da super fan della serie creata da Isao Takahata, avrei preferito delle sinossi un po' meno striminzite. Un'altra questione riguarda gli autori giapponesi delle serie analizzate, che non sono mai citati, sembra quasi che non esistano. In un caso è citato erroneamente Takeo Watanabe, l'autore delle musiche di Heidi. Erroneamente non perché non fu lui a comporle, ma perché noi non ascoltammo le sue BGM né l'opening, ma ci torno più sotto.
In un libro che si intitola "I cartoni animati degli anni 70 e 80" e che tratta otto anime, manca una parola: "giapponesi". 

Questa assenza dell'animazione giapponese come genere è presente in tutti i capitoli, ogni tanto salta fuori un accenno, ma sembra quasi un caso che tutti e otto fossero produzioni nipponiche. Capisco che l'autore si sia iper concentrato solo sulle serie, estraniandosi quasi completamente (quasi) dal resto, ma non menzionare mai un Osamu Tezuka, un Isao Takahata oppure una delle case di produzioni, mi pare un po' lacunoso.
Dalla quarta di copertina (su cui torno a fine post) apprendiamo che l'autore ha scoperto queste serie in età adolescenziale, nel 2006, quindi non fa parte della generazione Goldrake, ma neppure di quella Dragon Ball (1988/89), visto che dovrebbe essere nato nei primi anni 90. Potrebbe quindi essere "etichettato" come un "post-nostalgico" (sempre in senso buono) oppure un "nostalgico di ritorno". Cioè un appassionato che vide queste serie non nella loro prima trasmissione televisiva e non da bambino. Non trovo nulla di male nella giovane età dell'autore, il problema che ho incontrato nel leggere il libro è che pare che prima di questo scritto non esista nulla, altra saggistica, riviste, fandom, siti web. Niente bibliografia o sitografia.
C'è Syrius che ci riassume queste otto serie, fine. 
Poi è giusto menzionare il fatto che penso che alcune di queste sia la prima volta che vengono proposte in un libro con una sinossi di ogni puntata, ma ad altre sono stati dedicati capitoli e capitoli di saggi e pure interi libri. 
Talvolta (forse un po' più che talvolta) l'autore se ne esce con dei commenti che non ho ben compreso il nesso che avessero con la serie, forse erano semplici battute, ma che mi sono sembrate "off topic", più sotto inserisco un commento su Heidi.
Ogni capitolo è strutturato più o meno del medesimo modo:
introduzione generale alla serie; qualche curiosità; l'ambientazione; quando è ambientata; la trama; i personaggi; la recensione; la sinossi degli episodi; la censura che subì la serie in Italia (nulla per Heidi); un commento finale sugli errori più grossolani della serie. 



Come accennavo sopra, l'unica serie su cui posso permettermi di mettere bocca è quella di Heidi. 
A pagina 119 si possono leggere molti apprezzamenti sulle musiche (che in un anime sono composte da BGM + vocal) ad opera di Takeo Watanabe. Peccato che la versione di Heidi che vedemmo ed ascoltammo noi (la medesima dei DVD) ha le musiche composte da Gert Wilden, perché per la trasmissione del settembre 1977 i tedeschi decisero di riscrivere tutta la colonna sonora. La Rai comprò in blocco quella versione teutonica, e quindi noi bambini del 1978 e pure quelli fino al 2020 non ascoltarono i brandi composti da Takeo Watanabe, ma quelli di Gert Wilden.
E devo dire che, avendo io entrambe le colonne sonore, devo ammettere che la versione tedesca è molto più varia, poi io vi sono affezionato, e quindi non posso tenere in considerazione la versione nipponica.




Questo è il CD con le musiche di Takeo Watanabe, o Watanabe Takeo, se vogliamo scriverlo alla giapponese.




Questo è un CD con le musiche tedesche con cui abbiamo avuto l'imprinting musicale  ^_^

In realtà ci sarebbero altri punti del libro che mi hanno fatto sorgere dei dubbi, come quando si afferma che "I bon Bon magici di Lilly" fu trasmesso per la prima volta da Rete 4 nel 1982, io (e no solo io) sono abbastanza certo di averlo visto su emittenti minori prima del 1982, tipo Teleradioreporter.
Sempre per Lilly si afferma che l'uso delle pillole colorate provocò polemiche, di articoli giornalistici del periodo io ne ho qualcuno, ma non ricordo nulla del genere. Mi sarebbe piaciuto poter leggere su quale testata e la data, così almeno recuperavo qualche nuovo articolo.
Ovviamente questo non è un saggio, ma fa parte dei libri di carattere nostalgico (sempre e solo in senso buono), per questo motivo bisognerà valutare se le serie prese in considerazione siano tra le proprie preferite.



Capitolo commenti "off topic".
E' vero che Deith tira in ballo gli avvocati (o fu il doppiaggio italiano a farlo, bisognerebbe avere una versione con i sottotitoli fedeli al giapponese per comprendere molti dialoghi), ma alla fine il nonno accetta che sia Heidi a decidere, purtroppo la bimba crede alle menzogne della zia. Sarebbe questa la scena più importante, non la minaccia di addire alla vie legali. Questo aspetto, cioè  che la bambina non ci vuole andare a Francoforte, solo che Deith le promette che la sera sarà di ritorno a casa, non viene riportato nello scritto, neppure nella breve sinossi dell'episodio numero 18. 
Poi si potrebbe commentare il comportamento del nonno che non è presente nel momento in cui Deith parla con la nipotina, e che non corre a fermare la bambina.


L'indice.








"in maniera impeccabile;
con una ricerca minuziosa;
esaminandole quasi scientificamente"

Ecco, forse stare un po' più schisci, come si dice a Milano, poteva essere saggio. 
Perché, altrimenti, i saggisti italiani un po' più impegnati nella ricerca sull'animazione giapponese, cosa avrebbero dovuto scrivere in quarta di copertina dei loro libri?  ^_^

5 commenti:

  1. Terribile che Heidi, in copertina e retrocopertina, sia chiamata Heidy.
    In ogni caso, mi pare di capire sia uno di quei manuali che nulla toglie e nulla aggiunge.
    Didascalico e poco approfondito.

    Moz-

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    1. Si, lo avevo notato, ma non volevo fare oltremodo il pignolo dopo aver fatto una recensione un po' critica :]
      Magari è stato un refuso della tipografia, visto che lo scritto riporta "Heidi".

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  2. Io ero già un po' grandicello per Emi, Creamy, Pollon e Sandybell. Come ho scritto nella rece Charlotte la detestavo.
    Bia e Lilly le avrei viste con piacere tutte, ma ai tempi c'erano veramente troppe serie da seguire contemporaneamente ^_^

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  3. Forse ho trovato un saggio su uno studio che parlava anche di te ;)

    http://imagorecensio.blogspot.com/2020/11/i-figli-della-tv.html

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  4. Ma erano fuori target anche i bambini!

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