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domenica 4 novembre 2018

Le macchine simulanti: calcolatori, videogiochi, micro e personal computer, telematica (citati Mazinga e Goldrake!)




TITOLO: Le macchine simulanti: calcolatori, videogiochi, micro e personal computer, telematica
AUTORE: Giuseppe Perrella e Raffaele Strino
CASA EDITRICE: Theorema Edizioni
PAGINE: 160
COSTO: 18€
ANNO: 1980
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPEPRIBILITA': Reperibile sul web
CODICE ISBN:


Nello sfogliare vecchie riviste e quotidiani mi sono imbattuto in un articolino che recensiva l'uscita di questo saggio (anche) sui videogiochi nell'ottobre del 1980, ergo sono riuscito a recuperarlo, visto che parrebbe essere il primo scritto che analizzava seriamente i nascenti videogiochi, compresi i cabinati da bar.
Purtroppo, causa la mia ignoranza di base, ho fatto mooooolta fatica a comprenderne i contenuti... sia perché gli scritti fanno spesso riferimento a saggi antecedenti a me totalmente sconosciuti, sia perché è proprio scritto difficile... voto in divulgazione: zero spaccato...
Fa eccezione il contributo Enrico Ghezzi che, a differenza del Ghezzi che ascoltavo a "Fuori Orario", è decisamente comprensibile. La sua analisi ("Il giocatore incantato") è incentrata proprio sui videogiochi da bar, i cabinati, sul rapporto tra videogiocatore e macchina. Non credo che Ghezzi videogiocasse, si limitò ad osservare chi faceva le partite in sala giochi, comunque si possono leggere delle valutazioni, considerando che parliamo dell'alba dei videogiochi in Italia, abbastanza interessanti.
Ho quindi inserito per intero il suo contributo, che consta di sole 9 pagine.
Durante la lettura del libro mi sono imbattuto in due citazioni riguardanti Mazinga e Goldrake, e se il secondo è nominato proprio en passant, il primo è citato in quanto rappresentante dell'animazione giapponese.
Mi pare di notare che gli autori furono abbastanza influenzati dal giudizio negativo della stampa sugli anime.
Mazinga è citato nel contributo di Alessandro Cappabianca e Michele Mancini (appena antecedente a quello di Ghezzi), dal titolo "Scollamenti, pratiche base, servomeccanismi, reverie: i supporti del nuovo standard".
Ammetto che non ho capito neppure il titolo... figuriamoci il suo contenuto... mi son dovuto andare a cercare cosa significasse "reverie"   T_T
Mi pare che Mazinga venga tirato in ballo in senso negativo, però, non ne sono sicuro del tutto.



Inserisco tutto il contributo di Alessandro Cappabianca e Michele Mancini in quanto molto breve, anche per contestualizzare la citazione di Mazinga.




Nel punto in cui si sta trattando dell'animazione, dopo aver parlato della Disney, si può leggere:
"Situazione ribaltata, questa, da quando Mazinga e altri robot irrompono sulla scena dei cartoons, se è vero che una certa rigidezza e discontinuità di movimenti rappresentano proprio la naturalezza del robot, la sua paradossale verosimiglianza. Ecco allora che se qualche lapsus ancora può registrarsi, a livello di rappresentazione, sarà proprio laddove il robot appaia incongruamente umano, piangendo magari lacrime pietrificate... 
Forte della referenza di questi personaggi imbarazzanti, che sembrano dunque trarre la loro maggior vitalità e fascinazione prima che dall'antropomorfismo, soprattutto da un morfismo prevalentemente meccanico (giunture, leve, sganciamenti, prolungamenti, perdite e proliferazione di pezzi e accessori...), il modo di produzione del cartoon si trova finalmente a non dover inseguire la mole e la meticolosità del lavoro che doveva svolgersi alla silenziosa catena dei tavoli da disegno disneyani, ma può sfidare impunemente, con maggiore possibilità di successo di altri cartoons, proprio il rimosso disneyano: la stasi imbarazzante, lo scarto brusco - il altre parole: il risparmio produttivo...
... E dunque, su queste basi e su questi scollamenti, esibiti e addirittura valorizzati, sembra si supporti - problematicamente per noi e per tutti - un nuovo costituendo standard."

Mi pare si stia trattando della fluidità dell'animazione, di quanto fossero fluidi i cartoons disneyani, e di quanto poco lo fossero gli anime, che crearono un "nuovo standard", che dagli autori mi pare fosse poco apprezzato.
Non ho mai visto un Mazinga (né lo zeta né il guretto) "piangere lacrime pietrificate", ma forse gli autori facevano riferimento alle pantomime del Daitarn III  ^_^
Per fortuna, mi pare, non si faccia allusioni ai cartoni animati giaponesi fatti al computer (vista il tema del libro), ma i concetti sono per me così astrusi che magari mi sbaglio  :]
Se avessi compreso male il senso dell'analisi, me lo si faccia notare pure, non mi offenderei  ^_^




Finito lo scritto di Alessandro Cappabianca e Michele Mancini, c'è quello di Enrico Ghezzi:
a voi la lettura  ^_^










La citazione di Goldrake la si può leggere nell'analisi di Rosario Rinaldo, dal titolo "Suspence elettronico e racconto simulato", che inizia a pagina 89.



 A pagina inizia il paragrafo in cui è citato "Atlas Ufo Robot", lo metto per intero.



Mi chiedo come si possa paragonare due telefilm statunitensi ad un cartone animati giapponese... dove i primi due hanno trame quasi autoconclusive dei singoli episodi, mentre in Goldrake, se ti perdevi un paio di puntate, rischiavi di non comprendere il proseguo della storia...
Boh... gli esperti sono loro   ^_^







P.S.
Ho inserito anche l'etichetta "Saggistica anime", benché ci siano solo due sparute citazioni su Mazinga e Goldrake, questo perché è comunque uno dei primi casi in cui in un saggio, per giunta sui computer in ambito spettacolo, si parli degli anime.


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