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venerdì 15 dicembre 2017

"Playgulp 1: arrivano i pornofumetti di Playboy"- 14 numeri dal dicembre 1980 al febbraio 1982 - "Benvenuto Bonvi", di Giovanna Tettamanzi - Playboy dicembre 1980



Nel dicembre del 1982 Plaboy inaugurava una nuova serie di fumetti, le strisce erano disegnate dal grande Bonvi, ovviamente la tematica, vista la testata, era un pelino osé, il titolo era: Playgulp.
E' chiaro che il "Play" identificava la rivista vietata a minori, mentre con "Gulp" si voleva alludere al mitico "Supergulp!", non per nulla i tre personaggi che introducono la storia e portano avanti questa improbabile inchiesta invesigativa sono Nick Carter, Patsy e Ten. Cioè... in realtà non sono proprio loro... infatti Nick Carter perde i baffi e mi pare che cambi il cappello, oltre al fatto che il nome diventa Nick Starter. Patsy diventa Papsy e non ha più la bombetta, mentre Ten mi pare più o meno identico, ma non viene mai chiamato per nome. Comunque i tre sosia scompaiono nei numeri successivi.
Questi cambiamenti furono probabilmente dovuti al fatto che il personaggio di Nick Carter non era una esclusiva invenzione di Bonvi, ma era stato pensato assieme a Guido De Maria, ed inoltre l'investigatore era impegnato in "Supergulp!" alla Rai, non penso che il servizio pubblico avrebbe apprezzato di vederlo anche su Playboy.
Oltre ad essere un pelino osé, spesso più sul versante del linguaggio che per i disegni, le tavole di Bonvi avevano un tono molto dissacrante, e quale era il soggetto smitizzato per primo?
Goldrake!
Ma non solo lui, i personaggi degli anime sono numerosi e maggioritari. A dimostrazione di quanto gli anime avessero colpito l'immaginazione degli italiani, anche di chi lavorava nel settore dei fumetti e dei cartoni animati. Nella prima tavola si possono riconoscere, oltre a l'onnipresente Goldrake, un simil Grande Mazinga, un simil Mazinga Z, Heidi, il nonno di Heidi, Peter, Rigel, Remi, e pure un Actarus esibizionista con tanto di casco ed impermeabile!
Ma nel primo numero c'è spazio anche personaggi più classici del fumetto, come Braccio di Ferro ed Olivia.
Già in un articolo del 19 aprile 1980 su "Il Resto del Carlino", in piena bufera mediatica provocata dai 600 genitori di Imola, Bonvi non era stato molto tenero con i cartoni animati giapponesi:
"Ma il lupo cattivo si chiama businnes"

Si vede che non li apprezzava artisticamente, inoltre era dispiaciuto che le televisioni italiane, in particolar modo la pubblica Rai TV, erano disposte ad investire sugli anime, ma non su cartoni animati italiani.
Il suo stupendo "Supergulp!" arrancava, mentre qualsiasi anime veniva trasmesso a qualunque orario su le più disparate tv locali private e sulle reti pubbliche nazionali.
Il disappunto di Bonvi era anche comprensibile, peccato che, nonostante il grande fumettista fosse del mestiere, fece sue alcune bufale della carta stampata, come quella dell'uso del computer da parte degli studi di produzione giapponesi.



Il medesimo articolo venne rilanciato su "Il Corriere della Sera" il 22 aprile, lo scritto è il medesimo, cambiano i titoli, un po' più duri verso gli anime, ed in particolare verso Goldraken :]
Quando si "interviene in una polemica", prendendo legittimamente posizione, può capitare che qualche decennio dopo vengano fatte notare alcune questioni non corrette della polemica.

Il numero totale di "Playgulp" dovrebbe essere di 15, in quanto nell'ultimo numero del febbraio 1982 c'è la dicitura "(15-fine)", ma anche perché Heidi, nell'ultima tavola dice la seguente battuta:
"Finalmente!!! Ci sono volute ben 15 puntate di questo ripugnante fumetto, ma finalmente ce l'ho fatta! Era l'ora!!!"
Peccato che materialmente ne ho trovati solo 14!
Si passa dal numero 13, presente nel Playboy del gennaio 1982, al numero 15, nel Playboy di febbraio 1982 .
Non essendo stato pubblicato nessun numero supplementare di Playboy tra quello di gennaio (numero 1) e febbraio (numero 2), ipotizzo che Bonvi e la redazione della rivista fecero un po' di confusione con la numerazione, anche perché la trama (se la si può chiamare così) del fumetto non denota una qualche mancanza.
Quindi, in realtà, "Playgulp" è composto da 14 numeri (salvo una mia clamorosa svista...).
Ad esclusione del primo numero, formato da quattro pagine, e dell'ultimo, formato da tre pagine, tutti i restanti episodi sono di due pagine l'uno.
Chiaramente in due pagine non c'era molto spazio per l'evoluzione di una qualche trama, improntata ad un tono assai grottesco. Inoltre viene utilizzato un linguaggio che, per certi versi, nel 2017 potrebbe essere equivocato, ben poco politically correct. Bisogna, però, anche contestualizzare delle strisce satiriche di 35 e passa anni fa, pensate per una rivista che poteva essere letta solo da adulti.
Premetto ciò perché anche a me, pur non ritenendomi un bacchettone, alcuni dialoghi (assieme ai disegni) hanno un po' impressionato, però averli letti nel 2017 è un po differente che averli letti nel 1980.


Il primo numero di "Playgulp" era accompagnato da una breve intervista a Bonvi.







Qui sotto le quattro pagine del primo numero.
Spero che nessuno gridi allo scandalo, ricordiamoci che abbiamo avuto un premier che conosceva la nipote di Mubarak... 





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