TITOLO: Manga Academica vol. 10, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 301
COSTO: 14,50€
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sito
della casa editrice
CODICE ISBN: 9788896133323
Purtroppo,
non essendomi recato a Lucca quest'anno, ed essendo stato tradito da
ibs, che non ha reperito l'ordine facendomi perdere circa un mese,
recensisco solo oggi il decimo Manga Academica. Un numero veramente
decennale, di ben 300 pagine, con i contributi di 16 esperti del
settore, quasi tutti autori di saggi recensiti qui sul blog.
L'unica
pecca del libro è, a mio avviso, che, nonostante il numero di pagine
più corposo di tutta la collana, 16 contributi hanno comportato che
alcuni di questi sono eccessivamente corti. Forse sarebbe stato meno dispersivo avere un numero minore di partecipanti, con un maggior numero di pagine per contributo. Ma sono conscio che sto facendo forse una critica eccessiva :]
Prima
di illustrare brevemente ogni contributo, mi corre l'obbligo di
replicare, come ogni anno, i miei complimenti alla casa editrice che
persevera, l'unica rimasta, a pubblicare con regolarità studi su anime e manga.
Tutte le altre case editrici si sono perse per strada...
Dieci anni di studi sul fumetto e sul cinema di animazione
giapponese
Gianluca
Di Fratta analizza la produzione saggistica su anime e manga degli
ultimi 20 anni, cercando di spiegare pregi e difetti di queste
pubblicazioni. A grandi linee dire, sperando che l'autore non si
offenda, più o meno quello che faccio qui sul blog, ma scritto in
maniera molto più erudita, e guardando all'insieme degli scritti.
Aggiungerei che concordo grandemente con le considerazioni di Di
Fratta, sarei solo stato un po' più fustigatore dei libri o collane
scarse, ma probabilmente questo non era l'intento del contributo. Ho
anche scoperto un paio di titoli che cercherò di recuperare
immantinente.
Dietro
la maschera. Significati politici, religiosi e sociali in L’Uomo
Tigre il campione
Fabio
Bartoli analizza i significati politici, religiosi e sociali nella
serie tv de "L'Uomo Tigre". Io la serie la vidi ai tempi
poi non più, quindi ricordo solo in parte le puntate e gli
accadimenti a cui fa riferimento l'autore, ma l'analisi è molto
puntuale e precisa, dando uno spaccato realistico della società
giapponese del post dopoguerra, che da bambini non potevamo certo
notare.
Dall’autore
al database. Per una svolta negli approcci italiani ai media pop
giapponesi
Una
delle tematiche cardine del contributo di Luca Paolo Bruno riguarda
le “light novel” e le visual novel”, che mi sono totalmente
ignote, ergo ho compreso il senso dello scritto, ma pur non
comprendendo i particolari riportati. Quindi, se non ho cannato, i
nuovi personaggi pop virtuali nipponici nascono attingendo ad un
database di informazioni inerenti l'immaginario giapponese. Senza
conoscere l'esistenza di questo database non ufficiale, e da cosa è
formato, è arduo analizzare un prodotto o un personaggio virtuale
nipponico.
Un
salto nel tempo. O, come Hosoda divenne Hosoda. Intervista ragionata
a YūichirōSaitō
Di
sole sette pagine questo intervento di Francesco Filippi.
Tradizionalismo
e nichilismo negli avversari dei super robot
Molto
interessante l'analisi dei “cattivi” negli anime robotici dal
1972 al 1980 portata avanti da Jacopo Nacci. Per qualche strano
motivo i cattivi degli anime sono scarsamente analizzati in
saggistica, tranne qualche famosa eccezione. Purtroppo l'argomento
avrebbe meritato più pagine, però lo avrei apprezzato maggiormente
se fosse stato scritto in maniera più abbordabile... ok che i
concetti complessi non saranno facili da spiegare, però non è che
bisogna avere per forza tre lauree per leggere un approfondimento sui
cartoni animati giapponesi :]
Brevi
cenni sulla dimensione economico-industriale dell’animazione
giapponese
Guido
Tavassi indaga i metodi di finanziamento degli studi di animazione
nipponici, una interessantissima disanima storico-economica,
purtroppo un po' troppo breve.
La
ricerca dell’assoluto. Violenza e trascendenza in Vagabond di Inoue
Takehiko
Non
ho mail letto “Vagabond” di Inoue Takehiko, ergo non mi esprimo
sull'analisi di Marcello Ghilardi.
Africani
e personaggi di colore nel fumetto e nell’animazione giapponesi tra
stereotipi ed evoluzioni
Uno
dei contributi più interessanti è questo di Massimo Soumaré su
come vengono rappresentate le persone di colore in anime e manga. Lo
scritto parte dai manga di Tezuka, in cui la rappresentazione era
molto stereotipata, fin un pelino razzista, per arrivare fino ai
giorni nostri. Nel totale viene messo assieme un esaustivo panorama
della problematica.
Performare
un’identità. Il travestitismo nella cultura pop giapponese
Nella
prima parte del contributo di Gloria Carpita si introducono le
dinamiche del gruppo in Giappone, che viene messo al primo posto
rispetto all'individualismo occidentale. Si passa a spiegare come il
takarazuka sia una forma di evasione dal ruolo femminile in Giappone.
A parte i miei problemi personali con l'uso del “quadrato
semiotico”, quello che non ho capito è come si possa considerare
una protesta il teatro takarazuka, che nasce nel 1914, mentre a me
parrebbe essere una semplice forma d'arte. Forse sbaglio nel
paragone, ma sarebbe come considerare il gruppo teatrale lombardo dei
“Legnanesi” una forma di protesta per come era trattata la donna
lombarda nel dopoguerra. La terza parte del contributo riguarda la
moda maschile con tendenza al travestitismo, come il “visula key”
ed il neo dandy edwardiano, dove meglio si capisce il tentativo
dell'uomo giapponese di fuggire dal ruolo del salaryman.
Funghi
nella foresta animata. Le esplosioni atomiche nell’animazione
giapponese
Perché
la distruzione del mostro nemico degli anime robotici e
fantascientifici era accompagnata dall'esplosione fungiforme? Marco
Pellitteri, dopo aver fatto la stessa domanda a numerosi protagonisti
di quella animazione robotica, e riportando una parte di quelle
risposte, ce ne spiega le motivazioni palesi, occulte o meramente
produttive.
Sunny.
Assenza di basi, surrogati affettivi e sguardi mancati nelle realtà
distorte del manga di TaiyōMatsumoto
Giorgio
Mazzola illustra le tematiche sociali del manga“Sunny”,
pubblicato nel 2010. Non conoscendo il manga non mi spingo oltre.
Spazi
digitali e identità dislocate. Come l’animazione giapponese ha
raccontato l’altra metà delle nostre vite
Giacomo
Calorio analizza come l'animazione giapponese degli ultimi 20 anni
abbia raccontato la nascita e l'evoluzione della società digitale in
cui viviamo oggi. La tematica è molto interessante, per me è
abbastanza ostica, perché faccio proprio fatica a capire certi
concetti un po' aleatori. Non condiviso l'analisi secondo cui alcuni
film dello “Studio Ghibli” (La città incantata, Il castello
errante di Howl, Ponyo) sarebbero leggibili anche sul versante
digitale. Talvolta bisognerebbe rassegnarsi a vedere nelle opere
degli autori ciò che mostrano più chiaramente, e non quello che ci
vorremmo vedere noi (mio punto di vista, sia chiaro). Concordo quando
si analizza “Summer War” come film che tratta della società
digitale, ma non Ponyo. Comunque sono analizzate numerose opere di
animazione, e lo scritto resta interessante al netto delle mie
elucubrazioni personali.
La
morte batte i denti (c’è Mazinga). Eccesso e tra
sgressione
nelle sigle italiane dei cartoni animati giapponesi degli anni
Ottanta
Come
scrivo spesso non ci sono abbastanza analisi sul fenomeno delle sigle
dei cartoni animati giapponesi. Marco Maurizi, che per professione si
occupa di filosofia della musica, cerca, tra i pochi, di colmare
questa incredibile lacuna. Purtroppo il suo contributo avrebbe
meritato molto più spazio. L'autore, oltre a mettere a confronto
partiture simili tra loro di diverse sigle, analizza i testi. La cosa
più valida dello scritto è che non viene portata avanti una
agiografia delle sigle e dei suoi autori, ma una critica ragionata,
comprensiva di eventuali considerazioni negativa, se necessarie.
Anime
incomprese. Viaggio di sola andata nel cinema di animazione
giapponese che nessuno vi ha ancora raccontato
Mario
Rumor ci informa sui lungometraggi animati recenti e passati poco
conosciuti dal grande pubblico. Dopo una carrellata di titoli
attuali, che mi ha permesso di conoscere alcuni film che mi erano
evidentemente sfuggiti, passa a quelli dei decenni passati. Alcuni di
questi li avevo scoperti grazie ad altre pubblicazioni.
Il
riarmo del Giappone e la rivincita pop
La
politica estera mi ha sempre interessato, la politica estera ed
interna giapponese pure, quindi il contributo di Cristiano Martorella
l'ho trovato perfetto. Comunque lo scritto è leggibile anche da chi
non conosce la materia, in quanto l'autore fa una esauriente
introduzione su tutti i protagonisti della regione, e dei vari punti
caldi di crisi tra le varie nazioni interessate. Il timore per le
rivendicazioni territoriali cinesi, e quello per la potenziale
aggressione nordcoreana, ha avuto riflessi anche in anime e manga.
Tommy
e Rocky Joe. Il valore della dedizione e del sacrificio nella cultura
giapponese moderna
Riccardo
Rosati si concentra su due opere del genere spokon del mangaka Ikki
Kajiwara, “Tommy la stella dei Giant” e “Rocky Joe”. Tra
l'altro il mangaka fu l'autore anche del maga dei Superboys. Gli anime sportivi tratti dai manga di Ikki Kajiwara hanno
appassionato tanti bambini degli anni 80, ma questo autore non è
conosciuto come Nagai, Leji Matsumoto o Rumiko Takahashi. Riccardo
Rosati cerca di correggere questa mancanza.
Per
una politica degli autori animata?
Andrea
Fontana si concentra sugli autori di anime.
L'indice.
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