TITOLO: Giappone in pillole, un tuffo nella moderna società giapponese
AUTORE: Ottone Mattei
CASA EDITRICE: Schena Editore
PAGINE: 132
COSTO: 20000 £
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 14 cm
REPERIBILITA': reperibile online
CODICE ISBN: 8875142637
Altro libro recuperato sul web, ergo senza averlo potuto sfogliare preventivamente, quindi mi sono basato sul titolo e sul prezzo ^_^
Diciamo che questa volta non ho del tutto toppato. Considerando che è
un libro scritto nel 1988, da un membro dell'ambasciata italiana in
Giappone (non si capisce in quale ruolo), che vi ha risieduto per
quattro anni, arrivando anche a parlare la lingua, le informazione e
le impressioni che trasmette sono utili a comprendere che alcune cose
non sono cambiate per nulla dal 1988 al 2017.
Purtroppo lo scritto manca di una qualsivoglia divisione per
argomenti, neppure di carattere cronologico, mi basta aggiungere che
non c'è neppure un indice, in quanto non esistono neppure i
capitoli!
A mio avviso, se lo riesce a recuperare a pochi euro, può essere una lettura interessante.
A mio avviso, se lo riesce a recuperare a pochi euro, può essere una lettura interessante.
Il libro è composto da 131 pagine di pensieri dell'autore, divisi
solo da questo segno divisore a tre stelline:
Per giunta, all'interno di ogni sua elucubrazione, non mantiene
quasi mai il discorso su un singolo argomento. Diciamo che il tutto
potrebbe risultare un pelino caotico.
Devo dire che lo stesso autore spiega, senza possibilità di repliche
da parte del lettore, com'è strutturato il suo libro, e non ho
gradito per nulla quelle poche righe, dato che, seppur con 30 anni
di ritardo, il libro l'ho pagato...
La filosofia di Ottone Mattei, nello spiegare il suo Giappone, è
semplice:
dato che la misteriosa nazione nipponica è composta da esseri umani,
tutte le spiegazioni vanno ricercate sul piano umano.
Come accennavo sopra la lettura di questo libro farà risaltare
quanti aspetti della società giapponese, e dei giapponesi stessi,
siano rimasti immutati in 30 anni, per esempio:
come considerano la seconda guerra mondiale (cioè la guerra del
pacifico), comprese le loro colpe verso i popoli assoggettati; la
loro valutazione dei gaijin; la gelosia nei confronti della propria
lingua; l'impossibilità per un non giapponese di essere considerato
giapponese; etc etc
A cui, ovviamente, si possono aggiungere tantissimi altri argomenti,
come il rapporto dei giapponesi con il proprio lavoro e la propria
azienda, l'assenza di individualismi, il rispetto verso il bene
pubblico, etc etc
Mi è parso di trovare anche delle inesattezze, oppure dei punti che
mi sono parsi assai dubbi.
Un errore è di certo a pagina 54, dove si afferma che “lo
shintoismo è una derivazione buddista frammista a riti animistici
originari con qualche sapore nazionalista”.
Che lo shintoismo sia il raggruppamento di tante credenze non
unitarie non c'è dubbio, ma è antecedente all'introduzione del
buddismo.
Possibile che nel 1988 i contraccettivi fossero illegali? O_O
Non mi ha convinto l'affermazione che nel 1988 la yakuza
(letteralmente “i buoni a nulla”?) non sfruttasse lo spaccio di
droga, in altri libri, inerenti la criminalità organizzata
nipponica, ho letto l'esatto contrario.
Il fatto che i giapponesi siano disponibilissimi verso l'occidentale
che si arrabatta con la loro lingua, ma non gradiscano quello che sta
cercando di impararla seriamente, e ci sta pure riuscendo, è un
fatto che ho letto in moltissimi libri:
A pagina 76 si può leggere che barboni sono letteralmente i
“burakuNin” (e che se ne vedono pochi), non ho ben capito se
intendesse i “burakuMin” (cioè i fuori casta), ergo un refuso,
oppure il termine giapponese per indicare i barboni sia proprio
“burakuNin”.
Infine pare sia proprio inutile parlare con un giapponese dei crimini di guerra perpetrati dal Giappone nella guerra del pacifico, oggi come nel 1988:
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