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domenica 16 aprile 2017

Giappone in pillole, un tuffo nella moderna società giapponese



TITOLO: Giappone in pillole, un tuffo nella moderna società giapponese
AUTORE: Ottone Mattei

CASA EDITRICE: Schena Editore
PAGINE: 132
COSTO: 20000 £
ANNO: 1988
FORMATO: 21 cm x 14 cm 
REPERIBILITA': reperibile online
CODICE ISBN: 8875142637


Altro libro recuperato sul web, ergo senza averlo potuto sfogliare preventivamente, quindi mi sono basato sul titolo e sul prezzo ^_^
Diciamo che questa volta non ho del tutto toppato. Considerando che è un libro scritto nel 1988, da un membro dell'ambasciata italiana in Giappone (non si capisce in quale ruolo), che vi ha risieduto per quattro anni, arrivando anche a parlare la lingua, le informazione e le impressioni che trasmette sono utili a comprendere che alcune cose non sono cambiate per nulla dal 1988 al 2017.
Purtroppo lo scritto manca di una qualsivoglia divisione per argomenti, neppure di carattere cronologico, mi basta aggiungere che non c'è neppure un indice, in quanto non esistono neppure i capitoli!
A mio avviso, se lo riesce a recuperare a pochi euro, può essere una lettura interessante.
Il libro è composto da 131 pagine di pensieri dell'autore, divisi solo da questo segno divisore a tre stelline: 



Per giunta, all'interno di ogni sua elucubrazione, non mantiene quasi mai il discorso su un singolo argomento. Diciamo che il tutto potrebbe risultare un pelino caotico.
Devo dire che lo stesso autore spiega, senza possibilità di repliche da parte del lettore, com'è strutturato il suo libro, e non ho gradito per nulla quelle poche righe, dato che, seppur con 30 anni di ritardo, il libro l'ho pagato...


La filosofia di Ottone Mattei, nello spiegare il suo Giappone, è semplice:
dato che la misteriosa nazione nipponica è composta da esseri umani, tutte le spiegazioni vanno ricercate sul piano umano.
Come accennavo sopra la lettura di questo libro farà risaltare quanti aspetti della società giapponese, e dei giapponesi stessi, siano rimasti immutati in 30 anni, per esempio:
come considerano la seconda guerra mondiale (cioè la guerra del pacifico), comprese le loro colpe verso i popoli assoggettati; la loro valutazione dei gaijin; la gelosia nei confronti della propria lingua; l'impossibilità per un non giapponese di essere considerato giapponese; etc etc

A cui, ovviamente, si possono aggiungere tantissimi altri argomenti, come il rapporto dei giapponesi con il proprio lavoro e la propria azienda, l'assenza di individualismi, il rispetto verso il bene pubblico, etc etc
Mi è parso di trovare anche delle inesattezze, oppure dei punti che mi sono parsi assai dubbi.
Un errore è di certo a pagina 54, dove si afferma che “lo shintoismo è una derivazione buddista frammista a riti animistici originari con qualche sapore nazionalista”.
Che lo shintoismo sia il raggruppamento di tante credenze non unitarie non c'è dubbio, ma è antecedente all'introduzione del buddismo.



Possibile che nel 1988 i contraccettivi fossero illegali? O_O



Non mi ha convinto l'affermazione che nel 1988 la yakuza (letteralmente “i buoni a nulla”?) non sfruttasse lo spaccio di droga, in altri libri, inerenti la criminalità organizzata nipponica, ho letto l'esatto contrario.



Il fatto che i giapponesi siano disponibilissimi verso l'occidentale che si arrabatta con la loro lingua, ma non gradiscano quello che sta cercando di impararla seriamente, e ci sta pure riuscendo, è un fatto che ho letto in moltissimi libri:



A pagina 76 si può leggere che barboni sono letteralmente i “burakuNin” (e che se ne vedono pochi), non ho ben capito se intendesse i “burakuMin” (cioè i fuori casta), ergo un refuso, oppure il termine giapponese per indicare i barboni sia proprio “burakuNin”.


Infine pare sia proprio inutile parlare con un giapponese dei crimini di guerra perpetrati dal Giappone nella guerra del pacifico, oggi come nel 1988:







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