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martedì 12 maggio 2015

Candy Candy, l'eroina di una generazione



TITOLO: Candy Candy, l'eroina di una generazione
AUTORE: Lidia Bachis
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 218
COSTO: 22€
ANNO: 2015
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867762972


In origine fu “Hayao Miyazaki, un mondo incantato", quindi Valeria Arnaldi pensò bene di creare una collana editoriale dedicata agli anime del first impact: “Ultra Shibuya".
La cui prima uscita è stata “Lady Oscar, l'eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda", quasi contemporaneamente è uscito questo libro su Candy Candy. Questa volta l'autrice non è Valeria Arnaldi, ma Lidia Bachis, purtroppo l'impostazione editoriale del libro è la medesima degli altri due: tante pagine; tante immagini, parte scritta meno della metà del totale; assenza di bibliografia e webgrafia.
Mi restava il dubbio se le “wikipediate” di Valeria Arnaldi fossero un marchio di fabbrica della collana “Ultra Shibuya” oppure un tratto distintivo del modus operandi della stessa Arnaldi.
Per “wikipediate” intendo la consuetudine di riportare intere parti di informazioni dal web, di norma Wikipedia, ma anche siti o forum, senza citarne la fonte.
Devo dire che in questo libro di Lidia Bechis non ho riscontrato evidenti “wikipediate”, comunque non paragonabili a quelle di Valeria Arnaldi, che riporta intere parti di notizie di Wikipedia senza citare la fonte. Addirittura Lidia Bechis in alcuni casi (se non ho contato male in tre casi) riporta tra parentesi la citazione degli autori di altri saggi sugli anime!
Nel primo caso cita erroneamente Luca Raffaelli come autore di “Con gli occhi a mandorla” (pagina 17), nel terzo caso cita Mario Rumor per “Come bambole, storia e analisi del fumetto giapponese per ragazze” (pagina 66). 




Ma la citazione più spassosa, e a dir poco sbalorditiva, è la seconda, presente a pagina 19, in cui viene citata, con tanto di nome, casa editrice (questa, ovviamente), anno di pubblicazione e pagina una frase di Miyazaki riportata dal libro della Arnaldi su Miyazaki.




A questo punto apro un parentesi che non riguarda totalmente il libro di Lidia Bechis, ma il concetto di citazione delle fonti.
Perché mi permetto di affermare che aver citato la Arnaldi è una cosa spassosa e sbalorditiva?
Perché la Arnaldi a pagina 15 e 16 (non 13 e 14 come scritto dalla Bechis) non cita da dove ha preso quel passo dell'intervista a Miyazaki!!!
Qui sotto riporto i due punti del libro su Miyazaki della Arnaldi dove si può notare l'assenza di qualsivoglia fonte della frase del maestro.


Ergo, escludendo per logica che il maestro abbia concesso un'intervista alla Arnaldi, vuol dire che lei ha citato qualche altra fonte (saggi o web che siano), ma non ha riportato la citazione. Poi Lidia Bechis cita la “fonte” Arnaldi che non ha citato a sua volta le sue fonti, e quindi, di colpo, Valeria Arnaldi diventa la FONTE della frase di Miyazaki!
Ma la domanda è anche un'altra: perché tanta precisazione nella citazione del libro della Arnaldi e non altrettanta precisione per gli altri saggi?
Spesso nelle mie recensioni affronto la questione del rapporto costo/pagine, e quindi anche quello del rapporto pagine scritte/immagini. Per esempio in tutte le recensioni delle due collane della Iacobelli “Japan Files” e “I Love Anime” ho ripetuto fino allo sfinimento che le immagini erano troppe, e che rubavano spazio alla parte scritta, Però quelle due collane avevano un costo per ogni singolo volume molto più basso di questo: 14,50 € “I Love Anime”; 12,50 € “Japan Files”; contro i 22 € di “Ultra Shibuya”.
Questo libro consta di 218 pagine, ben 75 sono solo di immagini, altre 16 contengono da una riga a sei righe di scritto, infine non c'è neppure una pagina che sia scritta per intero senza la presenza di vuoti o immagini.
Quindi 218-75= 143-16 =127 pagine, ed in queste 127 pagine lo scritto è sempre di mezza o due terzi di pagina. Alla fine se si arriva a 70 o 80 pagine di scritto sarà già tanto.
Ha senso far pagare 22 euro un libro con così poca sostanza?
Non sarebbe convenuto alla casa editrice (e al lettore) pubblicare un libro da 80 pagine a 12 euro?
Purtroppo come per le due collane della Iacobelli, i cui autori, comunque, inserivano informazioni incommensurabilmente più importanti (visto anche il curriculum degli autori), lo scopo di queste pubblicazioni è catturate il fan nostalgico (sempre nel senso buono), e per far questo servono le immagini, che in realtà trovi identiche sul web, gratuitamente... oppure ti compri un bel artbook con immagini e disegni di qualità.
Concludo questa lunga premessa e passo ai contenuti del libro.
Ho notato che non c'è un capitolo specifico sul manga di Candy Candy, questo potrebbe essere considerato un difetto, io, però, lo valuto positivamente. Perché l'autrice, probabilmente non avendolo letto, preferisce non carpire informazioni dal web, evitando “wikipediate”.
L'autrice inizia con il contestualizzare brevemente l'arrivo degli anime in Italia, riproponendo l'escalation di polemiche mediatiche. Mi pare che l'evolversi degli argomenti di questa parte iniziale del libro sia un po' caotica: storia degli anime in Italia; polemiche; Candy Candy in Italia; censure; sigla etc
Faccio una autocritica: è facile per me stare davanti al video del pc e fare le pulci al lavoro altrui (che comunque ho pagato acquistando un libro), trovando piccoli errori e beandomi di averli scovati, però assicuro che non riporto sempre tutti gli errori che trovo, mi limito a quelli che, a mio avviso, sarebbero stati facilmente evitabili.
Per esempio a pagina 21 si può leggere:


Nel 1989 non era stata ancora creata Mediaset, che nasce nel 1995, e la sigla dei Rocking Horse fu composta già per la prima messa in onda nel 1980.
Si passa al capitolo sulle autrici: Keiko Nagita e Yumiko Igarashi.
Sono (troppo brevemente) riportate le questioni che hanno causato il blocco internazionale di Candy Candy ed il processo tra le due ex amiche/socie.
A pagina 29 viene citato un articolo sul duo, quando ancora andavano d'amore e d'accordo, che ho postato anch'io qui sul blog: "Con il buon cuore di Candy noi facciamo i miliardi", di Renata Pisu - La Stampa ottobre 1982.


Sommato al fatto che a pagina 18 c'è uno spicchio di un articolo, quello inclinato a firma Maria Novella Oppo, che mi pare provenga proprio dal mio blog, guarda caso è coperta proprio la parte in cui ci sarebbe il nome del blog(!), direi che pure io sono stato “vittima” di qualche mancata citazione. Sono quasi fin onorato! 


E questa è la colonnina originale presente qui nel blog: "Una lacrima a transistor", di Maria Novella Oppo - l'Unità 20 dicembre 1982 
Guarda caso la medesima lunghezza e larghezza, con l'inizo alla medesima parola già iniziata, sarà il caso :] 
Magari mi sto sbagliando, ma non essendoci una bibliografia o webgrafia...



Sono proposte un po' di sinossi dei manga della Igarashi.
Segue il capitolo sull'anime, che non è facile da riassumere, viste le 100 e passa puntate, che io abbandonai all'incirca quando Candy va a studiare alla scuola per infermiere, in quanto mi aveva leggermente fracassato i maroni, detto con tutto il rispetto e l'affetto ^_^
L'autrice sceglie prima di rievocare i momenti salienti dell'anime, inserendo qualche ricordo personale, presenti in più punti del libro, e qualche analisi della società giapponese.
Su questa tematica ho riscontrato un errore, forse un po' più grave di altri. Quando a pagina 185 si descrive la consuetudine delle adolescenti giapponesi di accettare inviti da uomini adulti (talvolta conclusi con rapporti sessuali, ma non obbligatoriamente) in cambio di denaro per acquistare capi costosi o cellulari. Pratica che la Bechis chiama “ganguro gal”... quando basta fare una ricerca sul web (magari in questo blog) oppure leggersi un saggio sulla società giapponese (magari trovato su questo blog: Indice alfabetico) per sapere che si chiama, invece, “enjo kosai".
In tutta questa parte la protagonista degli eventi narrati è sempre Candy, gli altri personaggi sono lasciati quasi sullo sfondo, tranne per Terence, probabilmente la protagonista, come tante mie coetanee, aveva una cotta per lui ^_^
Seguono numerosi brevi capitoli sui singoli personaggi e i luoghi dove si svolge la serie.
Nel totale mi pare di aver notato una certa ripetizione nel libro di taluni eventi accaduti nell'anime: la morte di Anthony; il primo incontro con Anthony/Albert; l'incidente di Susanne, ed altri.
A questo punto c'è una delle caratteristiche di questa nuova collana: le pagine con gli omaggi artistici di disegnatori ed illustratori, tra cui l'autrice (conflitto d'interesse? ^_^).
Come ho scritto nelle altre due recensioni, per me sono pagine (in questo caso una trentina), totalmente inutili.

Di seguito riporto alcune parti del libro per dare un esempio della preponderanza delle immagini rispetto alla parte scritta, comunque si può fare riferimento anche agli altri due libri della Arnaldi, l'impatto è il medesimo.










9 commenti:

  1. Senza bibliografia anche questo? Non è che ora ti contatta l'autrice e ci scappa un'altra discussione? :D

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    1. Mi auguro di no, anche perchè ciò che ho scritto è abbastanza incontrovertibile ^_^

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    2. Io mi auguro di sì
      Potrebbe almeno ringraziarti per quello che ha preso dal blog (se lo ha preso dal blog, ma a me pare plausibile)

      Stengo non lo hai ancora letto "Occidente Giapponese" ?
      A me è piaciuto ^__^
      Alessandro

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    3. Che abbia preso da qui il trafiletto dell'articolo di Maria Novella Oppio è, di nuovo, incontrovertibile (nascondendone il watermark!) ^_^
      Probabilmente non è neppure una sua colpa, l'avrà fatto la casa editrice ("a sua insaputa"), come si usa dire oggi, purtroppo il nome sul libro è il suo...

      L'ho ordinato in libreria due mesi fa, ma non è ancora arrivato T_T

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    4. Ci tengo a fare una aggiunta a scanso di equivoci:
      Non sono mica offeso perchè la casa editrice ha preso una immagine da me scannerizzata, l'articolo non è mio, è della giornalista e del quotidiano. Io l'ho solo riesumato dal dimenticatoio totale in cui era.
      La cosa che mi sbalordisce è che sarebbe bastato che la casa editrice Ultra mi avesse mandato una mail chiedendomi le scan dell'articolo senza il watermark, che non ha lo scopo di affermare che una immagine è mia, ma solo che l'ho postata io, e lo avrei fatto con piacere e senza problemi.
      Invece hanno preso il trafiletto, lo hano inclinato un po', e ci hanno piazzato davanti un'altra immagine per nascondere il watermark del blog.
      Un po' ridicoli ^_^

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    5. Forse già ne sei al corrente. E' stato pubblicato nella stessa collana "Go Nagai. Il padre dei super-robot", Giorgio Giuliani, Carlo Mirra. Sfogliato in maniera rapidissima da Feltrinelli: al meno dal punto di vista dell'impaginazione, potrai tranquillamente copiaincollare le opportune osservazioni che hai già mosso agli altri volumi della collana. In copertina, poi, campeggia anche un bel Gakeen: fatta eccezione per alcune voci prive di fondamento documentato, non mi risulta essere una "creatura" di Go Nagai, nemmeno come ideazione/partecipazione (come nel caso di Gaiking e Groizer X).
      Avvocatocascione

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    6. Grazie dottò!
      Non lo sapevo!
      Ho telefonato per farmelo tenere via dalla libreria, non vedo l'ora di leggere le chicche di questo nuovo libro.
      Questa nuova collana ci riserva sempre delle trovate innovative :]

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    7. Grazie a Lei, carissimo nostro Virgilio nella selva oscura del Jappomondo!
      Senza le Sue preziose informazioni, frutto di autentica passione ed encomiabile spirito di sacrificio, avrei persino acquistato sia i volumi di questa "Ultra - Shibuya", sia quelli de "Il Caffé dei Filosofi" ... (mo' va a finire che Ti fanno causa!).
      Avvocatocascione

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    8. Già... coi tempi che corrono non lo escluderei...piuttosto che dare la colpa alla malattia la si da a chi la diagnostica :]
      Comunque, nel caso, spero di avvalermi della Sua arte avvocatizia, stile Ghedini? :]

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