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venerdì 28 febbraio 2014

Subbuteo, storia illustrata della nostalgia



TITOLO: Subbuteo, storia illustrata della nostalgia
AUTORE: Daniel Tatarsky
CASA EDITRICE: Isbn Edizioni
PAGINE:109
COSTO: 15€
ANNO: 2007
FORMATO: 21 cm x 16 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 978887638065

Il libro di Daniel Tatarsky non è una novità editoriale, è stato pubblicato in Italia nel 2007, e la prima pubblicazione in inglese risalga al 2004, detto ciò rimane comunque uno scritto imperdibile per ogni giocatore o ex giocatore di Subbuteo. E' stato un piacere rileggerlo per questa recensione, è scritto in maniera scorrevolissima, pieno di immagini interessanti, di aneddoti e di informazioni “storiche”, il libro giusto per riscoprire l'emozione del Subbuteo. L'unica pecca, che non è ascrivibile all'autore, è che una parte dei ricordi riportati sono di matrice anglosassone, quindi non può rispecchiare in toto il vissuto di un ex bambino italico (per il cui versante nazionale è meglio rivolgersi al libro " Il manuale del Subbuteo ").
In questa recensione mi limiterò a qualche curiosità, comunque all'interno del libro sono riportate tutte le info su tutti gli aspetti del Subbuteo, comprese tutte le varianti del Subbuteo, che si possono vedere nei due cataloghini che ho già postato: 
L'osservatore più acuto noterà che il formato del libro è quasi il medesimo dei cataloghini del Subbuteo, che misuravano 23 cm X 14 cm (vei i due lik sopra), a mio avviso non è un fatto casuale.
Dopo aver spiegato il successo mondiale del Subbuteo l'autore procede in maniera cronologica: i giochi precedenti al Subbuteo (e che lo hanno ispirato); una mini biografia del padre del Subbuteo, Peter Adolph; l'inizio dell'ascesa, prima tramite le consegne postali e poi sugli scaffali dei negozi; il periodo del boom; il periodo del calo, anche dovuto alle scelte dei nuovi proprietari; un capitolo sul collezionismo; gli altri giochi inventati da Peter Adolph.
L'Inghilterra non è solo la patria del calcio giocato, ma anche quella del "calcio giocattolo". Infatti il Subbuteo non fu il primo del suo genere, che fu anticipato dai seguenti giochi:
Calcio soffiato, in cui bisognava soffiare in una cannuccia per indirizzare la palla, l'autore fa notare che in questo gioco la saliva si sprecava;


Calcio magnetico, si muovevano le figure tramite magneti che si azionavano da sotto un tavolo, era assai difficile trovare fin i proprio calciatori;
New Footy, inventato tra il 1925 e il 1929, a grandi linee era identico alla successiva prima versione del Subbuteo (perché il Subbuteo non nasce con le miniature in plastica), New Footy.



 
In Gran Bretagna i concorrenti del Subbuteo furono, oltre al New Footy, il Soccerama (il primo gioco da tavolo manageriale sul calcio), Wembley (altro gioco da tavolo), Striker (SCAN, un gioco che arrivò anche in Italia negli anni 70).




La versione italiana dello Striker, il mitico "Goleador Derby", la prima è una pubblicità su Topolino del 1975, la seconda del 1977.






Penso sia abbastanza risaputo l'aneddoto secondo il quale Peter Adolph nel 1948 mise un annuncio su un rivista a fumetti per promuovere il suo nuovo gioco ispirato al calcio (ancora non gli aveva dato un nome), senza aver pensato di preciso a come dovesse essere. Però l'annuncio ebbe un successo clamoroso, e i soldi che gli furono spediti dai potenziali acquirenti gli permisero di creare la prima versione del Subbuteo. Prima versione che prevedeva basi simili a quelle delle miniature “serie 00”, ma con i giocatori bidimensionali in cartoncino (come quelli della New Footy, per la precisione).
Inizialmente Peter Adolfh voleva chiamare il suo nuovo gioco in punta di dito “Hobby”, ma l'ufficio brevetti gli negò il nome perché era di uso comune, quindi si rivolse ad un nome ornitologico (la sua prima passione), quello del lodolaio euroasiatico: il falco Subbuteo, che mise anche nel logo.
Inizialmente l'azienda vendeva solo per posta, ma gli ordinativi crescevano così tanto che l'azienda non doveva crescere per forza. Con l'acquisto dei primi macchinari plastici si passo dagli omini in 2D in cartoncino a quelli in 3D in plastica dipinti a mano (la “serie 00” messa in vendita per il Natale 1961), e questa mossa decretò il fallimento dell'antesignano e concorrente del Subbuteo, la New Footy.
Nel 1963 Peter Adolph rilevò l'acerrimo rivale New Footy, e si narra che andò nella fabbrica di Liverpool, fece ammassare tutto il materiale dei magazzini in cortile e, alla presenza del personale della ex New Footy, diede fuoco a tutto (non al personale...).
L'autore riporta alcuni conti matematici per rendere l'idea del gravoso lavoro delle lavoratrici a domicilio (tutte casalinghe) che dipingevano le nostre belle squadre di Subbuteo: ogni miniatura doveva essere dipinta in due minuti, 28 miniature all'ora, 1000 alla settimana, il tutto per una sterlina e 10 scellini.
Fatto che scatenò numerose polemiche sullo sfruttamento di queste lavoratrici, che comunque non portò mai a cause penali.
Nel 1966 la Waddington (Monopoli, Cluedo) mise gli occhi sul Subbuteo, le trattative durarono fino al 1968, quando Peter Adolph vendette il suo gioco per circa 7/9 milioni di sterline (valore del 2004). Il 1968 è l'anno in cui si iniziò ad investire anche sui mercati europei, tra cui l'Italia, che, dopo la madre patria, era il mercato migliore.






Nel 1970 Peter Adolph si dimise dalla sua ex azienda per dissapori con la Waddington, che negli anni successivi fece anche delle scelte infelici, tipo la colorazione automatica (che costava meno ma era meno “calda”) e i famigerati “zombie” (miniature dalla posa da morti viventi), una riduzione degli accessori e delle squadre disponibili.
Questi errori portarono un calo degli appassionati, se nel 1982 se ne stimavano 7 milioni, già nel 1984 erano scesi a 5 milioni.
Quando il Subbuteo passò all'americana Hasbro ci fu il tracollo totale.
Nel libro è più volte nominato il nostro connazionale Andrea Piccaluga (che era un mio eroe personale), campione mondiale juniores del 1978. Era così bravo che venne portato in tournée in Gran Bretagna, e non perse neppure un incontro, tanto che il suo dito venne assicurato dalla stessa Subbuteo per un milione di sterline!





Molto divertente il capitolo sul collezionismo e i collezionisti di Subbuteo.
Nel capitolo “I figli del Subbuteo” finalmente ho potuto scoprire tante cose su quei giochi che vedevo nei cataloghi, tipo il rugby e il cricket, ed ho scoperto gli altri giochi (che ebbero un successo quasi nullo) della Subbuteo Games Ltd. come “Speedway”, “Viaggio nello spazio”, “Subbuteo Angling” (pesca!), “Snooker Express”, “Hockey”.




Stupenda la quarta di copertina!



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