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mercoledì 30 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection 120 Banta
Banta, cui prodest?
No, non mi sono messo a studiare latino, cercava solo nella saggezza del passato una spiegazione ai misteri del presente :]
Vabbè, ci sta che venga pubblicato anche Banta, in fondo è un personaggio della serie, però scompare dopo la prima parte delle puntate. Non lo si vede mai e poi mai più...
Basta solo andare su Encirobot e vedere come, mentre per Boss (e soci) e Don (e Pancio) ci sono tra le schede dei personaggi delle pagine a loro dedicate, Banta è stato relegato nella categoria "Altri personaggi (1)".
Banta è un tipico "Altri personaggi", se lo si mette in commercio, non si può omettere Don e Pancio, ma neppure la talpa rosa! ^_^
L'introspezione sul personaggio di banta non sarà molto approfondita, in quanto anche da bambino l'ho sempre ignorato. Già tolleravo a fatica Boss e Don, ma almeno loro partecipavano attivamente alle battaglie e alla trama della storia, Banta passa per la Betulla Bianca per caso, poi, forse, un giorno la madre decide di trasferirsi a Tokyo, di certo una città più sicura rispetto ad essere i vicini di casa dei Makiba...
Quello che non ho mai capito neppure da bambino era il perchè andasse in giro vestito da messicano, un otaku del paese centroamericano?
Già vedere Mizar vestirsi da mandriano era ridicolo, chissà a scuola come lo sfottevano (ed il bullismo già esisteva nella scuola giapponese...), ma almeno lui aveva la scusante di essere plagiato dal quel genio di suo padre, ma Banta? O_o
Magari Nagai rimase impressionato dai mondiali di calcio in Messico del 1970, chissà...
Il modellino non è per nulla brutto, carina la posa, buona la colorazione, forse il pezzo è un po' troppo grosso rispetto agli altri, però è giusto ricordare che tra le tante millanterie della Fabbri/Centauria non c'è mai stata quella che i modellini sarebbero stati in scala tra di loro.
"Altri personaggi (1)" dalle solite svariate posizioni.
sabato 26 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 21 Genocider F9
Penso che Genocider F9 sia uno dei mostri con il mecha design più antiestetico della storia dell'animazione mondiale di tutti i tempi :]
Però ha il suo fascino ^_^
L'espressione sembra quella di una supposta conscia che ti farà male >_<
Ma per il resto il modellino è fedele all'originale, il mio pezzo non presenta errori madornali, è fin quasi bello ^_^
La puntata ha una certa importanza, in quanto nel 34esimo episodio fa il suo esordio i Jet Scrander, ma oltre a questo avvenimento c'è qualche rivelazione, almeno per me, inoltre ci sono i soliti spunti comici. Tipo la frase di Koji Kabuto quando deve commentare l'ultimazione del Jet Scrander:
"Finalmente Mazinga potrà spaziare nelle vaste immensità del cielo!" O_o
La rivelazione, invece, riguarda la presenza di una miniera di Japanium proprio sotto l'Istituto di Ricerca Fotoatomica, con tanto di altoforno e azienda siderurgica incorporata!
Ma i fumi della fonderia dove finscono? O_o
Un'altra ingenuità è vedere la spia del dottor Inferno entrare nella base per sabotare il Jet Scrander, semplicemente spacciandosi per l'assistente di uno scienziato statunitense... o forse è veramente l'assistente dello scienziato missilistico?
Ma l'F9 di Genocider F9, è lo stesso del tasto F9 della tastietra del computer?
Perché sul web ho trovato a cosa serve il tasto F9...
F9: Questo tasto non serve a niente in Windows e nemmeno nei comuni programmi.
Genocider "non serve a niente" dalle solite svariate posizioni.
Go Nagai Robot Collection 119 Boonest S9
Sinceramente non avevo mai visto prima Boonest S9, fin quando non ho dovuto guardarmi la 86esima puntata di Mazinga Z per stilare questa recensione. Esteticamente fa abbastanza ribrezzo, non saprei se sia più uno yokai oppure uno yurei, ovviamente meccanico, magari un misto.
Boonest S9 è pilotato, o forse sarebbe più corretto scrivere "animato", dal visconte Pigman, che di suo fa già abbastanza ribrezzo...
Il mostro meccanico emette un inquietante rumore, ascoltare per credere... che non saprei se dover addebitare direttamente a Pigman. Forse qualcuno più esperto potrà darmi qualche delucidazione >_<
(Edit del 28/11: un lettore conferma che il suono è emesso da Pigman, non da Boonest S9)
Il modellino non è fatto male, la posa è da semi zombie, è colorato più che accettabilmente, non pende, è integro.
L'unico dubbio è il perchè si sia puntato su questo soggetto, dato che una volta messo faccia a faccia con Mazinga Z viene devastato in pochi secondi O_o
E' stato scelto forse perchè la puntata offre alcuni spunti assai comici, che non lo vorrebbero essere, per questo lo sono di più.
Tra l'altro l'unica arma del mostro meccanico in questione è un gas viola, in pratica emette puzzette colorate...
Chissà se i giganti de "L'attacco dei giganti" sono stati creati ispirandosi a Boonest S9.
Boonest S9 dalle solite svariate posizioni.
mercoledì 23 novembre 2016
Cataloghino pieghevole Editrice Giochi - 1976/78
I cataloghini pieghevoli come questo erano solitamente inseriti direttamente nel gioco in scatola che avevi comprato, e ti permettevano di desiderare immediatamente un altro gioco di società, praticamente una droga :]
Mi pare che occasionalmente il negozio di giocattoli della nostra città, che lavorava quasi in condizioni di monopolio, spacciava qualcuno di questi pieghevoli, non solo della Editrice Giochi, ma anche della Clementoni, tanto per mantenere vivo il livello di pretese di noi bambini.
Giocare ai giochi da tavolo per noi era una consuetudine, e non solo invernale, infatti noi li prediligevamo anche in piena estate, magari dopo una interminabile sfida a pallone, a scopo defaticante ^_^
Con il gioco in scatola era nostra simpatica consuetudine occupare alcuni punti strategici del cortile, tipo sotto i balconi dei piani rialzati, fatto che leggitimamente non rendeva molto ilari gli abitanti degli appartamenti sovrastanti.
Ricordo ancora un poveraccio che faceva il metronotte al secondo piano, e che il pomeriggio voleva solo cercare di riposare... lo capisco solo oggi T_T
Ci piazzavamo anche in un paio di stradine pedonali che erano della giusta larghezza per permettere di sederci a terra in 4/6 giocatori, più un numero indefinito di spettatori. Già, perchè oltre ai giocatori attivi, c'erano sovente gli aiutanti, i commentatori, i tifosi ed i semplici spettatori.
Queste stradine erano poste strategicamente all'ombra, altra scelta che non rendeva particolarmente contente le persone che, di nuovo leggitimamente, avevano la pretesa di trovare quelle vie sgombre da vocianti bambini intenti ad attività a loro ignote.
Nelle giornate piovose, ergo specialmente in autunno ed inverno, occupavamo, del tutto abusivamente, i pianerottoli delle scale dei nostri palazzoni popolari. Anche questa usanza non era particolarmente apprezzata, sia da quegli adulti che avevano la incomprensibile, per noi, pretesa di fare le scale senza doverci saltare (usate l'ascensore!!!), sia dagli sfortunati abitanti degli appartamenti limitrofi al pianerottolo che, complice una certa tendenza della tromba delle scale ad amplificare i suoni, si lamentavano del leggerissimo casino da noi operato...
Ma valli a capire sti adulti... se me lo facessoro oggi li scuoierei vivi sti mocciosi...
Accennavo poco sopra che, oltre ai giocatori attivi, intorno alla mappa di gioco stazionavano varie tipologie di bambini.
Gli aiutanti erano quelli che si prestavano, nel caso il gioco lo prevedesse, a fare da banca, oppure dispensavano i carrarmatini del Risko, tanto per fare un esempio concreto.
Tendenzialmente erano esentati dal dover prendere parte alle diatribe, non ho mai capito il gusto che provassero a "quasi giocare" O_o
I commentatori erano quelli che, più che darti un suggerimento, cosa che a grandi linee era vista assai male da chi stava giocando (e fatti i caxxi tuoi!!!), e che poteva portare a grossi rischi di incolumità fisica, davano giudizi a posteriori sugll'errori che avevi commesso. In pratica erano come quelli che DOPO che ha vinto Trump, ti hanno spiegato perchè ha vinto... mavvaffan....brodo... >_<
I tifosi si limitavano ad appoggiare il loro migliore amico, in piena modalità obbiettività alla Brunetta, gli davano ragione su tutto... mai sopportati...
Infine c'erano i semplici spettatori. Io, per esempio, mi divertivo un sacco a vedere i miei amici a giocare al gioco del "Giro d'Italia di Big Jim", avrò partecipato un paio di volte, per il resto ho sempre fatto da spettatore.
A dire il vero c'era un'ultima infida categoria, quelli che aspettavano il momento giusto per fregarti qualche pezzo del gioco in scatola... li chiamerei ladri, piccoli ladri, ma sempre ladri erano :(
Questa era a grandi linee la situazione ambientale e di compagnia in cui operavamo, che si riuniva attorno ai giochi in scatola che i bambini del cortile potevano riunire, ed erano veramente tanti. C'erano i classici intramontabili, come il Risiko, a cui si giocava ininterrottamente tutto l'anno, e poi c'erano i giochi che andavano forte per un certo numero di mesi, e poi venivano rimpiazati da altri, per poi essere riscoperti a distanza di qualche tempo.
Ovviamente ci si ritrovava a giocare anche in casa, in base all'accondiscendeza dei vari genitori, e pure in base a chi era invitato. Alcuni partecipanti erano mediamente ben accetti (io, per fortuna, ero uno di questi), ed i genitori non avevano obiezioni, altri compagni di giochi erano più ostici da far accettare, e, alla fine, avevano ragione i genitori. Il clima delle partite era assai differente tra location in cortile e location in casa, specialmente se era presente qualche parente (mamme, papà, nonne e nonni). In cortile il clima poteva diventare abbastanza infuocato, alcune volte finiva pure a botte... in casa si era più pacati, mediamente, anche perchè meglio rifocillati :]
Alcuni di questi sono presenti in questo pieghevole, che ho datato 1976/78 in quanto, nonostante nella prima paginetta sia presente l'edizione per il quarantennale del Monopoli (e quindi la datazione sarebbe 1975), tra i giochi presentati c'è "Scommettiamo?", la cui trasmissione a quiz di Mike Bongiorno andò in onda a fine 1976.
Il Corsaro Nero - Editrice Giochi - 1977
Risiko
martedì 22 novembre 2016
"Discutendo con i bambini di Mazinga e di fantasia", di Lella Longoni - "La Repubblica" 26 luglio 1980
Occasionalmente, molto occasionalmente, i giornalisti avevano la magnanima idea di dare la parola ai soggetti dei loro fiumi di parole scritte, cioè noi bambini.
Ed ancora più occasionalmente non usavano le loro testimonianze per strumentalizzarle.
Questo articolo è uno di quei rari casi, non che la giornalista non esprima la propria opinione, per altro assai pacata, ma lo fa all'inizio della pagina riservata alle interviste ai bambini, lasciando, per il resto dell'articolo, le loro parole senza alcuna chiosa da adulta.
A distanza di tanti anni queste interviste ci ricordano quello che noi stessi pensavamo, i nostri gusti e commenti, le diatribe su quale robottone fosse più forte. Ormai siamo adulti, e non ci metteremmo mai a litigare con altri adulti per far primeggiare il nostro robottone preferito... ed in fondo sarebbe uno sforzo inutile, in quanto il Grande Mazinga è il più forte di tutti! ^_^
A dire il vero un paio di batti e ribatti tra questi bambini e bambine mi ha ricordato i flame sui forum, dove gente di 30/40 anni si scannava per il primato di questo o quel robottone. Magari sono gli stessi dell'intervista :]
Il target è un po' più basso di quanto fosse la mia età nel 1980, ergo le risposte sono leggermente poco articolate, ma comunque non da ebeti, come ci volevano far passare regolarmente >_<
L'età degli intervistati è dai sei ai sette anni, comunque i bambini che rispondono alle domande sono parecchi, sia maschi che femmine, in vero parecchie, e qualcuna pare pure parecchio ferrata in materia.
Da notare che la redazione scelse la frase più impressionate, "il sangue dal naso del Generale Nero" per dare il titolo a questo spezzone di interviste. Il titolo ad effetto lo avevano nel DNA...
Alcuni passaggi sono esilaranti, ma non nel senso di ridicoli, divertenti, spontanei, freschi. La testimonianza che noi ci limitavamo a guardare un cartone animato, che era giaponese solo per puro caso, ne comprendevamo la trama e ci piaceva, mentre in altri casi la serie non ci garbava. A differenza di quello che pensavano giornalisti ed esperti vari non ci sorbivamo tutto senza capacità critiche... beh... tranne per quelli che si bevevano che Mazinga Z e Koji Kabuto meritassero considerazione...
Le prime domande vertono sull'utlizzo della televisione, e su quanto venga guardata, da cui si nota che a soli 6 o 7 anni stavano alzati fino alle 22,30 per guardare i film western, immagino assieme ai genitori.
Poi partono le domande più interessanti :]
Caro Lorenzo, pur apprezzando il fatto che tu sappia a memoria tutte le armi del Grande Mazinga, devo sinceramente dirti che la tua iniziale affermazione che "Mazinga Z è uguale a Mazinga (il Grande)", è smentita dai fatti. Ti perdono perchè magari ai tempi non avevi ancora visto le ultime puntate del Grande Mazinga, e neppure il film "Mazinga Z contro il Generale Nero" :]
Moira è l'esempio di quanto lo scontro tra Tetsuya e il Generale Nerò impressionò quelle giovani generazioni, una battaglia epica, che non si era mai vista prima in televisione.
L'unico appunto è che il Generale Nero non proferisce la frase citata da Moira ^_^
domenica 20 novembre 2016
Corpi e Anime, nudo ed erotismo nell'animazione giapponese
TITOLO: Corpi e Anime, nudo ed erotismo nell'animazione giapponese
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 191
COSTO: 22€
ANNO: 2016
FORMATO: 25 cm x 17 cm
REPERIBILITA': Ancora reperibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867763597
Per fortuna il 2016 è stato nobilitato dal sesto libro della collana
“Ultra Shibuya”, iniziavo a temere che le mie critiche avessero
sortito un qualche effetto demotivante :]
Valeria Arnaldi, la creatrice della collana, scrive il suo terzo
libro della “Ultra Shibuya”, dopo Miyazaki e Lady Oscar
l'argomento non è più un personaggio di anime e manga o un autore,
ma una tematica più generale, degna di un'opera divulgativa:
il nudo e l'erotismo negli anime e nei manga.
La questione è molto spinosa, in quanto è obbiettivamente uno dei
punti deboli dei fan di manga e anime. Difficile poter obbiettare
alle critiche altrui, quando si vedono certe serie sbandierate come
l'esempio della perversione sessuale di fumetti e cartoni animati
giapponesi.
La tematica è veramente vasta, parte dalle semplici allusioni
sessuali e/o battute divertenti, per arrivare alla più spiazzante
pornografia, ma ci tornerò più sotto.
Il problema che devo affrontare quando leggo un libro della “Ultra
Shibuya” è la diffidenza sulla genesi delle fonti informative
utilizzate dagli autori/autrici. Infatti, come per gli altri cinque
libri, neppure stavolta è presente una ben che minima bibliografia o
sitografia, ergo le domande che mi pongo sono sempre le stesse:
Valeria Arnaldi ha visto tutte le serie animate che descrive?
Ha letto i relativi manga?
Dove ha trovato le informazioni che riporta nel libro?
Rispetto agli altri cinque libri non ho trovato parti palesemente
copiate dal web, e questo mi fa sperare che questa volta l'autrice si
sia seriamente impegnata nella ricerca di fonti e le abbia elaborate
con maggiore perizia. Oppure, semplicemente, non ho trovato le fonti
web da cui ha attinto.
Capitolo immagini...
Sappiamo che la “Ultra Shibuya” è famigerata per l'uso
straboccante di immagini, spesso a caso, che occupano due terzi delle
pagine del libro (vedere le singole recensioni di ogni titolo), ma
quanto sono invasive questa volta?
Su 191 pagine abbiamo 28 pagine che contengono un'immagine a tutta
pagina, e ben 31 con la pagina interamente scritta!
Il neofita di questa collana potrebbe pensare che 31 pagine
completamente scritte siano poche, in verità è il record mondiali
della “Ultra Shibuya”!!!
Ovviamente questo implica che le restanti 132 contengano almeno una
immagine, che può arrivare a occupare la quasi totalità della
pagina, relegando lo scritto a pochissime righe.
Comunque è oggettivamente un passo in avanti.
La questione del numero esagerato, fin truffaldino (se pensiamo al
costo del libro), di immagini se la deve essere posta anche la casa
editrice, in quanto sul loro sito (LINK) è presente questa breve ma
esplicativa frase giustificativa:
“Corredato di un ricco apparato iconografico etc etc”
Ricco?
Ricchissimo!!!
Nasce, però, una nuova mia critica da questa frase, se le immagini
vogliono essere “un ricco apparato iconografico”, perché (come
in tutti gli altri 5 libri) non c'è mai uno straccio di didascalia?
A cosa serve avere delle immagini, che dovrebbero rendere più
immediata la comprensione del testo, se non si conosce mai la serie,
il nome del personaggio, l'anno dell'anime o del manga?
Ovvio che Lady Oscar la riconosco anch'io, ma le serie più recenti?
E se lo leggesse una persona quasi a digiuno di anime e manga?
Chi accidenti è la ragazza?
E' una di quelle citate nelle due pagine?
Perchè balla?
Quale anime rappresenta?
E' a questo che servono le didascalie...
Chi accidenti è la ragazza?
E' una di quelle citate nelle due pagine?
Perchè balla?
Quale anime rappresenta?
E' a questo che servono le didascalie...
E qui torno a quello che immagino sia lo scopo prioritario del libro,
cioè informare il non fan di anime e manga sul perché i giapponesi
non si facciano problemi ad usare scene osé e nudi.
Le informazioni riportate dalla Arnaldi sono tutte ampiamente
conosciute da chi segue fumetti ed animazione giapponese,
potrebbero comunque tornare utili a chi ignora l'argomento, oppure ha dei
preconcetti e vuole cercare di approfondire il tema.
Purtroppo sfogli il libro è ti ritrovi davanti una sequela infinita
di, scusate il francesismo, tette e culi... è veramente
imbarazzante... certo, in un libro che tocca il tema dell'erotismo e
della nudità è ovvio che ci siano immagini spinte e di nudo, ma
dovrebbero essere in qualche modo collegate allo scritte, non buttate
lì praticamente tutte a caso...
L'immagine che vedi sarà connessa direttamente a ciò che stai
leggendo?
La tipa tutta biotta a piena pagina, è la stessa di cui la Arnaldi
ti sta spiegando le erotiche gesta?
Mistero...
In alcuni casi le immagini riportate possono essere collegate allo
scritto, ma solo perché la serie è conosciuta, tantissime altre
immagini paiono solo voler rendere chiaro quanto maniaci siano i
giapponesi (magari cosa pure vera...).
Io temo fortemente che prima o poi questo libro venga sfogliato da un
giornalista di “Studio Aperto”, oppure dalle “Iene”, con
annesso servizio scandalistico...
Questa mancanza di chiarezza riguarda anche lo scritto, infatti,
nonostante la Arnaldi più volte cerchi di spiegare i motivi per cui
i giapponesi mostrano scene di nudo o sessualmente spinte in anime a
manga, ci sono troppe generalizzazioni.
"La violenza sessuale è spesso presente negli anime e non sono in quelli marcatamente erotici"?!
E questa sarebbe l'affermazione di chi sta cercando stroncare uno stereotipo?
"La violenza sessuale è spesso presente negli anime e non sono in quelli marcatamente erotici"?!
E questa sarebbe l'affermazione di chi sta cercando stroncare uno stereotipo?
giovedì 17 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection 118 Alecteus
Dopo Galgania abbiamo anche l'altro mostro guerriero della 27esima puntata, Alecteus, che in realtà è l'unico dei due che metterà in difficoltà Tetsuya Tsurugi nell'episodio.
Il modellino parebbe fatto bene, salvo mie clamorose sviste già accadute proprio con Galgania, dove non mi ero accorto della gravissima mancanza del secondo viso sul collo...
Qui, invece, ci sarebbe il dubbio sul viso sinistro del torace, che in base alle immagini teoriche del modellino presenti nel fascicolino-ino-ino, dovrebbe avere gli occhi dipinti di giallo e un accenno di bocca in nero.
Mentre sul pezzo reale della GNRC il viso risulta tutto rosso.
Però nella puntata è anch'esso tutto rosso, ergo, che colore dovrebbe avere questo viso sx?
Secondo me, riproponendo fedelmente ciò che si vede nell'anime, può andar bene completamente rosso, vuol dire che è cannata l'immagine del fascicolino-ino-ino-ino.
Per il resto non ci sono sbavature esagerate, nè difetti palesi, forse la posa non sarà eccessivamente dinamica, comunque è accettabile.
Alecteus dalle solite consuete e svariate posizioni.
mercoledì 16 novembre 2016
"Stacca Incolla, gioca... colora... leggi" n° 4 "L'Uomo Ragno e i Fantastici Quattro" - gennaio 1979
Quarto ed ultimo numero della collana "Stacca Incolla, gioca... colora... leggi" pubblicata nel 1979 dalla "Malipiero Editore", che dopo Mephisto e Tarantula vede l'Uomo Ragno in compagnia dei F4.
Ricordo ancora un mitico numero dei F4 in cui il tessiragnatele venne provato come nuovo membro del gruppo, in quanto Sue Storme aveva qualche paturnia personale, passò a pieni voti l'esame, ma poi declinò l'offerta. Non rammento se perchè preferiva agire in solitaria, oppure perché era dispiaciuto per la donna invisibile. Vado a memoria, non la leggo da quasi 40 anni, magari ricordo male. Mi piacerebbe ritrovare quella storia, ma ad oggi non ci sono mai riuscito T_T
La digressione di cui sopra solo per dire che ogni tanto capitava che la Marvel facesse lavorare assieme l'Uomo Ragno e i F4, e quindi la storiella presente nella pubblicazione, che vedi i cinque supereroi lavorare assieme, non era una novità alla fine degli anni 70.
Ecco i primi tre numeri:
"Stacca Incolla, gioca... colora... leggi" n° 1 "Lo straordinario Uomo Ragno"
"Stacca Incolla, gioca... colora... leggi" n° 2 "L'Uomo Ragno contro il bandito Tarantula"
"Stacca Incolla, gioca... colora... leggi" n° 3 "L'Uomo Ragno e il diabolico Mephisto"
martedì 15 novembre 2016
"Il gioco del west (a 3 dimensioni)" - Editrice Giochi (1974)
Questo era il mio gioco in scatola preferito, a parimerito con "Il gioco dello scudetto", guarda caso del medesimo anno.
Non ricordo bene l'anno in cui ne venni in possesso, ma non era di certo il 1974, ero troppo piccolo, direi dal '77 al '79, approssimativamente. Quando, crescendo, arrivò il fatidico momento in cui ci si sbarazza dei giochi da bambino, faticai a disfarmi de "Il gioco del west", perché vi ero molto affezionato, tenni duro su altri giochi di società, ma tradì lo sceriffo T_T
Finalmente, dopo eoni di senso di colpa, sono riuscito a recuperare una confezione completa e assolutamete integra, ad un prezzo non da trapianto di rene (20€!), come capita di vedere su Ebay...
I mercatini dell'usato sono ancora una manna per i collezionisti di qualsiasi cosa :]
L'unica delusione è stata l'aver appreso che la Editrice Giochi non inventò "Il gioco del west", ma si limitò ad un restyling all'italiana, perchè è un gioco di società statunitense, il cui nome originale è "The fastest gun" della "Denys Fisher Toys", pubblicato nel 1973.
Spesso l'ignoranza permette di mantenere vive quelle che sono solo delle illusioni.
Rispetto alla versione statunitense la Editrice Giochi rese il gioco maggiormente infantile, spostando l'attenzione dal duello fra cowboys (vedi il titolo in inglese) alla modalità monopoli, inserendo dei disegni con personaggi più buffi, che ho sempre trovato divertentissimi.
Queste mie considerazioni sono basate sull'osservazione delle immagini del link sopra ;)
L'accenno al "3D" del gioco è dato dalle due costruzioni in cartoncino ai fianchi dei duellanti, ai tempi le 3 dimensioni si ottenevano con poco.
Chissà se qualcuno riconosce la base audio ^_^
Comunque il punto forte del gioco sono i duelli, che si risolvono come da video sopra.
Mi rendo conto che oggi possa sembrare una cosa da poco, ma vedere il tuo pistoleros atterrato, magari causandoti l'eliminazione, era un vero tutffo al cuore T_T
A dispetto delle immagini buffe, la sopravvivenza era la prima regola, infatti i casi in cui si poteva essere eliminati dal gioco erano molteplici, dalla mancanza di denaro e/o beni, al morte cruenta in duello. Quest'ultima possibilità accadeva quando non si poteva assoldare un pistoleros causa scarsità di fondi, ergo si era obbligati a schierare il proprio segnalino sulla plancia, e se si moriva, si veniva eliminati.
L'insegnamento era che chi ha i soldi manda a morire il prossimo e sopravvive, mentre chi non li ha...
lunedì 14 novembre 2016
A piedi sporchi in Giappone, vista matematicamente scorretta del paese del Sol Levante
TITOLO: A piedi sporchi in Giappone, vista matematicamente scorretta del paese del Sol Levante
AUTORE: Stefano Maria Iacus
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 142
COSTO: 15 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul sito della casa editrice
CODICE ISBN: 9788898002818
L'autore si è recato per vari periodi in Giappone per lavoro, in
questo libro riporta le sue impressioni e riflessioni sul paese del
Sol Levante e sui suoi abitanti, oltre a tantissimi aneddoti. Il tono
è sempre spiritoso, tranne per gli ultimi capitoli in cui racconta
del triplice disastro del marzo 2011, terremoto, tsunami e incidente
nucleare.
Non che fosse obbligatorio, però avrei preferito capire meglio per
quanto si sia trattenuto in totale, e in che periodi, cosa che non è
specificata, tanto per capire il livello di conoscenza del Giappone.
Ho recensito libri di persone che sono state in Giappone poche
settimane o mesi, non mi pare proprio sia questo il caso dell'autore,
che vi ha vissuto anche con la famiglia, ma dal mio punto di vista di
lettore avrei preferito conoscere l'arco temporale in cui si sviluppa
il libro.
Devo dire che all'inizio ho storto un po' il naso, in alcuni casi le
opinioni dell'autore mi sono parse un po' troppo opinabili, e le
informazioni non proprio delle primizie, però con lo scorrere delle
pagine le cose sono migliorate, e la lettura è diventata più
interessante. Nel totale il libro è piacevole, forse un po' caotico,
confusionario, ma è la pecca di questo tipo di scritti, che mancano
di un preciso tema portante. In teoria per ogni capitolo il tema ci
sarebbe, ma poi le divagazioni non mancano, ed alcuni argomenti
vengono tirati in ballo e lasciati un po' in sospeso.
Magari sono io a non aver capito alcune parti ;)
Comunque l'umorismo non manca, ho trovato molto divertenti i racconti
che coinvolgono moglie e figli.
A mio avviso è preferibile leggere il libro se si è già letto
qualche altro titolo sul Giappone, tanto per avere dei riscontri.
La prima parte del libro di 22 capitolini è quella più leggera, in
cui l'autore cerca di spiegarci il suo Giappone, non per nulla si
intitola “Cambiare il sistema di riferimento”.
La seconda parte di 5 capitolini è quella sul disastro dell'11 marzo
2011, una bella testimonianza diretta dei giorni successivi al
cataclisma vissuto dai giapponesi.
La terza di 2 capitolini è “grammaticale” (vedi scan indice).
E' sinceramente difficile in poche parole descrive l'argomento
portante di ogni capitolino, proprio per i motivi che spiegavo sopra,
e i titoli dei capitoli non aiuteranno molto in questo senso. Bisogna leggerlo senza cercare di trovare una precisa chiave di lettura, farsi trasportare dal diario di Stefano Maria Iacus, altrimenti si rischia di prenderlo per il verso sbagliato :]
Chiaramente non è un "saggio" sul Giappone, e non è un libro “anti-nipponico”, ci sono sicuramente più apprezzamenti
verso la società giapponese che critiche, ma non arriva a diventare una stucchevole agiografia dei giapponesi e della nazione nipponica.
sabato 12 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection 117 Zume Zume
Con Zume Zume si conclude la tripletta di GNRC di questa settimana >_<
"Ziun", essendo un mostro del ghiaccio, ha portato con se un notevole abbassamento delle temperature, ma perchè la chiamo "Ziùn"?
Perchè è il nome che usano Gandal e Zuril, "Ziùn"... Ziùn... non sarà mica uno degli zii di Lone Wolf? O_o (battuta comprensibile solo se si leggono i commenti passati della GNRC)
Il modellino non pare malaccio, anche perché è praticamente tutto grigio... se sbavi il grigio sul grigio si nota poco :]
La posa è un po' da combattimento, nel totale un pezzo accettabile, anche se il protagonista cattivo della puntata non è Zume Zume, ma la scienziata Shira.
Eccola la giovane Shira, la cui storia è simile a quelle di altre aliene cattive obbligate in qualche modo a combattere contro la propria volonta. Benché, in questo caso, il suo personaggio mi è parso più una condanna verso quegli scienziati che accettano che le proprie invenzioni vengano usate per la guerra. Sulla puntata torno dopo le immagini di Zume Zume.
Ziun dalle solite svariate posizioni.
giovedì 10 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 20 Jeeg con missili perforanti
Ormai inaspettatamente è giunto in edicola il ventesimo speciale della GNRC, cioè la quarta versione di Jeeg, questa volta armato di missili perforanti. Ci manca quello col bazooka spaziale, gli idrocomponenti e gli astrocomponenti, sperando ci venga rispiarmiato quello con missili "super" perforanti >_<
Go Nagai Robot Collection 01 Jeeg
Go Nagai Robot Collection - Uscita speciale 4 Jeeg con Scudi Rotanti
Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 7 Jeeg + Antares
Ovvio che un Jeeg attiri di più i boccaloni... ehm... volevo scrivere i collezionisti, piuttosto che un Mechadon, però io avrei preferito le due versioni di quest'ultimo, che ad oggi pare non esistano.
Spero solo che i due Mechadon non li facciano uscire con la Anime Robot, perchè comunque io non li comprerei MAI, Fabbri/Centauria avvisata...
Com'è il modellino?
La posa ci può anche stare, peccato che, come al solito, le righine nere sul busto siano tracciate alla delirium tremens, oltre al fatto che il busto è tutto storto -_-
Comunque a me è andata di lusso, in quanto i miei adorati edicolanti mi hanno tenuto da parte l'esemplare intatto, perchè l'altro era conciato così T_T
Certo, alla Fabbri/Centauria potrebbe affermare che in realtà è una limited edition in cui Jeeg spara il missile perforante destro... ma sarebbero credibili quanto le scuse per i ritardi dovute "all'imprevedibile fino a pochi giorni fa" fallimento del vettore internazionale di trasporto!
Alla fine del post c'è un altro avviso ai naviganti riguardo il cambio di uscite speciali ;)
Ora torno al modellino, dalle solite svariate e ripetute angolazioni :]
mercoledì 9 novembre 2016
Go Nagai Robot Collection 116 Elephans Gamma 3
Con una settimana di ritardo ecco nella mia edicola Elephans Gamma 3, ma non ne faccio mica una colpa alla Fabbri/Centauria!
Loro, poverini, erano indaffarati a mandare in edicola la Anime Robot!
Mica si può pretendere che seguano anche la roba vecchia... poverini... e poi c'è stato "l'imprevedibile fino a pochi giorni fa" fallimento del vettore internazionale di trasporto!
"Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!"
Però la AR arriva lo stesso >_< arriverà con la transiberiana!!!
Elephans Gamma 3 fa parte di quel gruppo di mostri non meccanici, ma non ancora propriamente guerrieri, in quanto viene affidato dal Duca Gorgon ad un disperato Barone Ashura, ergo di fattura pre-Mikenes.
La puntata è pure pregna di avvenimenti, in primis la dipartita del povero Ashura, ormai allontanato dal suo adorato Dottor Inferno... ma mi soffermerò più sotto sulla puntata numero 78.
Il modellino non è malaccio, sbavature entro la media, non mi pare che sia mancante di qualche particolare, ma lo avevo scritto anche per Galgania senza accorgermi che mancava il viso supplementare...
Purtroppo, anche a causa della posa/postura, il mio pezzo pende abbastanza, resta comunque in piedi, ma non è del tutto eretto, è comunque un difetto abbastanza comune in questa GNRC... poi l'idea di farlo intento in una camminata distruttrice non è male, come capita nella sua puntata, però, magari, farlo dritto come i modellini della "Anime Robot"... >_<
Elephans Gamma 3 dalle solite svariate posizioni.
martedì 8 novembre 2016
TV Sorrisi e Canzoni N° 4 dal 27 gennaio al 2 febbraio 1980 - "Goldrake è nato proprio qui" di Paolo Cucco + "Il primo è stato un dinosauro" di Nicoletta Artom + Maurizio Costanzo vs Goldrake e Fonzie PARTE 1
Mi sono reso conto che fino ad oggi non avevo recensito "TV Sorrisi e Canzoni" dell'annata 1980, rimedio subito ^_^
Non riporterò la scan dell'indice in quanto mancano un paio di pagine iniziali, motivo per il quale lo comprai ad un prezzo più che onesto, comunque ho omesso un paio di articoli su due sceneggiati ("L'enigma delle due sorelle", "La Velia"), una mega intervista alla moglie dell'ex Scià di Persia, uno speciale sulle canzoni di Sanremo dei precedenti 30 anni, un articolo sulla tournè di Venditti.
Il "TV Sorrisi e Canzoni" numero 4 del 1980, oltre al mitico articolo di Paolo Cucco in cui la paternità di Goldrake e Capitan Harlock sono appioppate a Tadanao Tsuji, e al fatto che persista sull'uso del computer per gli anime, c'è anche un articolo di Nicoletta Artom che ripercorre la storia dell'animazione statunitense. Infine Maurizio Costanzo, nella sua rubrica settimanale, si concentra su Fonzie e Goldrake, e le sue considerazione avranno delle repliche in un numero successivo, che mostrerò dopo questo.
L'articolino del 20 aprile 1980 su Topolino dal titolo "Mazinga, Dragun, Goldrake"
immagino nasca proprio da quello di Paolo Cucco, uguali sono le (dis)informazioni, identiche le foto.
A dire il vero Maurizio Costanzo giudica negativamente più Fonzie che Goldrake, che ammette di rimanergli incomprensibile, ma allora perché ne parla?
Le considerazioni di Costanzo scateneranno le repliche di alcuni lettori, a cui lo stesso giornalista risponderà un po' piccato. Del tipo, io posso criticare, ma se voi criticate me che sto criticando qualcosa, il gioco non mi garba più :]
La cosa comica è che il pezzo di Paolo Cucco viene collegato dalla rivista a Mazinga Z, vedasi rete di trasmissione ed orario in alto sulla pagina destra, ma nell'articolo il robottone pilotato da Ryo/Koji Kabuto non è citato manco mezza volta! ^_^
Guardando la pagina viene spontaneo immaginare che stiano per replicare Goldrake, ed invece è Mazinga Z... >_<
E' citato "Mazinga", e ci si riferisce al "Grande Mazinga", che da noi arrivò prima dello zeta.
Ripropongo la rubrica di Costanzo un po' più in brande, e poi gli scritti di paolo Cucco e Nicoletta Artom.
Costanzo esprime comunque almeno un complimento verso gli anime, riguardo la qualità, poi ammette la sua ignoranza sui contenuti, forse troppo complessi per un adulto del 1980. Molto più aggressivo verso Fonzie, che probabilmente incarnava una propaganda statunitense esageratamente ottimistica.
domenica 6 novembre 2016
Cosplay Italia, potere alla fantasia
TITOLO: Cosplay Italia, potere
alla fantasia
AUTORE: Paolo Bianco
CASA EDITRICE: Tsunami Edizioni
PAGINE:192
COSTO: 24,50€
ANNO: 2016
FORMATO: 19 cm x 19 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788896131947
AUTORE: Paolo Bianco
CASA EDITRICE: Tsunami Edizioni
PAGINE:192
COSTO: 24,50€
ANNO: 2016
FORMATO: 19 cm x 19 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788896131947
Sfuggitomi
al “Lucca Comics 2016”, in quanto non era contemplato nelle
novità editoriali del sito di LC&G (salvo mia svista), l'ho
recuperato qui a Milano, dato che la casa editrice è milanese.
Se
non rammento male il libro sarà acquistabile in libreria, anche in Feltrinelli, da metà novembre, io sono riuscito a
recuperarlo al negozio Mariposa nei corridoi della metropolitana (MM1
piazza Duomo).
Benché
io riunisca tutti i libri sul cosplay sotto la voce "Saggistica cosplay", di vera e propria saggistica ne sono usciti pochi,
probabilmente solo uno, gli altri, compreso questo, hanno un taglio
più da appassionati. In particolare questo libro riporta il punto di
vista del fotografo di cosplay, anche da smartphone come lo posso
essere io, nelle fiere del fumetto. Infatti l'autore
nell'introduzione spiega che lui stesso segue da anni le fiere del
fumetto per immortalare questi artisti della trasformazione, ed ha
quindi pensato di omaggiare tutta la categoria, indipendentemente dal
loro livello di professionalità, con queste 192 pagine.
Dopo
una breve storia del cosplay in Italia, nel libro si alternano due
argomenti: interviste ad un cosplayer o ad un gruppo, e
foto di una tematica cosplay (anime, manga, videogiochi, film etc).
Purtroppo
le pagine scritte ammontano a sole 67, che in realtà sarebbero molte
ma molte meno, in quanto numerose sono le pagine di scritto che
contengono anche immagini che occupano mezza pagina (ben 28). Ergo su
192 pagine del libro lo scritto è di circa 40 pagine, stando larghi.
Di contro le pagine con sole foto sono circa 130... e di foto di
cosplayers sul web è abbastanza pieno, e sono tutte gratuite.
Probabilmente
io sono un po' fissato sulla questione che un libro, che non sia un
artbook o simile, debba contenere in preponderanza pagine di scritto
e non immagini, magari sbaglio io.
E'
vero che questo libro è un omaggio a chi fa cosplay, e quindi le
immagini ci possono anche stare, però, forse, si potevano trovare
ulteriori argomenti (scritti) per approfondire maggiormente la
tematica, credo che ne sarebbero stati contenti anche i fan. Magari
mettendo un numero maggiore di interviste, non per forza inserendo
una “noiosa” parte saggistica.
L'autore
intervista i seguenti personaggi e gruppi:
Giorgia
Cosplay; Simona Marletti e Luigi Meggiolaro; Prizmatec Cosplay; Leon
Chiro; il gruppo C.L.I.C.; la Umbrella Corporation; i Ghostbusters
Italia; la 501st Legion.
Le
interviste sono interessanti, in quanto le domande le pone un
appassionato, non un tizio che si è inventato esperto per pubblicare
un libro. In particolare ho apprezzato quella alla coppia Simona
Marletti e Luigi Meggiolaro (entrambi un mito!), a Prizmatec Cosplay,
e al gruppo C.L.I.C..
Non
che l'intervista a Giorgia Cosplay sia brutta, ma lei è già un
personaggio famoso, mentre gli altri intervistati sono meno
conosciuti, a mio avviso avrebbero meritato molto più spazio, il
libro sarebbe stato molto più interessante.
Per
la cronaca io chiedo sempre il permesso prima di fare una foto, non
sono un “photobomber”, categoria di fotografi poco gradita che
non conoscevo, e se qualche volta ho fatto foto un po' rubate, è
stato solo a causa della calca :]
Per ogni intervistato ho fatto una scan di "omaggio" ^_^
Alla fine del post, visto che sono in topic, ho aggiunto tutte e foto che ho fatto ai cosplayers a questa LC&G 2016 ;)
La prima intervistata non ha bisogno di presentazioni.
Alla fine del post, visto che sono in topic, ho aggiunto tutte e foto che ho fatto ai cosplayers a questa LC&G 2016 ;)
La prima intervistata non ha bisogno di presentazioni.
E questa è la coppia (forse la più famosa?) Simona Marletti e Luigi Meggiolaro!
sabato 5 novembre 2016
Mangaka, la vera storia di una fumettista giapponese in Italia
TITOLO: Mangaka, la vera storia di una fumettista giapponese in Italia
AUTORE: Keiko Ichiguchi
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE:155
COSTO: 15€
ANNO: 2016
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788898002900
Questo libro-confessione di Keiko Ichiguchi avrebbe dovuto far parte del saggio “Manga, la vera storia del fumetto giapponese in Italia”, che sarebbe dovuto uscire nell'ormai lontano dicembre 2013. Il primo capitolo di quel libro, cioè questo libro, si era infoltito di così tante pagine che la casa editrice ha pensato di farlo uscire con un titolo a sé stante. In pratica è diventato la prima parte o prologo di “Manga, la vera storia del fumetto giapponese in Italia”, che uscirà nel 2017. In questo “Mangaka, la vera storia di una fumettista giapponese in Italia” la Ichiguchi ci racconta la sua vita da aspirante mangaka e poi da giovane mangaka in Giappone, fino alla sua decisione di venire in Italia. Il successivo libro, invece, racconterà come lei divenne la traduttrice dei primi manga importati nella nostra nazione, trasformandola in una testimone importante di quella innovazione fumettistica.
Piccola
digressione inerente l'uscita della parte due. Mi son permesso di
dare una data per l'uscita del libro, che aspetto dal dicembre 2013,
perché ho avuto il piacere di scambiare qualche parola con l'autrice
allo scorso “Lucca Comics and Games”, appena dopo una
piacevolissima conferenza sulle diversità tra Italia e Giappone. Tra
l'altro, quando le ho fatto notare che aspettavo il suo libro da
circa tre anni, si è pure scusata, benché il mio non fosse un
rimprovero, promettendomi che si sarebbe impegnata al massimo per
farlo uscire entro il 2017 ^_^
Torno, ora, a
questo libro, che ho trovato interessante e scorrevole. L'autrice ci
mette al corrente della storia della sua infanzia, come si appassionò
ai manga e come decise di diventare fumettista, fino a descrivere
l'evolversi dei fatti che la fecero diventare una giovane mangaka e
poi abbandonare la professione per fuggire qui in Italia. Non mancano
anche parti parecchio personali, ma sempre scritte con un tono
leggero e diretto, quasi amichevole.
Leggendo l'indice
dei capitoli sarà agevole immaginarne il contenuto, senza che io mi rischi di spoilerare qualcosa.
L'unica cosa che
posso dire è che il libro merita di essere letto. Perché, tra i tanti
pregi, rende bene la difficoltà di diventare mangaka in Giappone,
anche se dal periodo narrato dalla Ichiguchi son passati circa 25
anni, ma di solito le cose tendono a peggiorare, raramente a
migliorare... inoltre fa intuire come taluni rapporti professionali e
personali in Giappone debbano essere veramente ostici.
Non mancano
informazioni utili, come il significato originale del termine “yaoi”,
che oggi viene utilizzato per un genere molto specifico, ma nacque
per le parodie dei manga presenti nelle fanzine di appassionati.
Infine è stracolmo di aneddoti spassosi, come solamente la Ichiguchi
riesce a narrarli.
Mi piacerebbe un
sacco assistere ad una conferenza dove lei racconti per intero questo
libro, tanto io l'ho già comprato :]
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