TITOLO: Il Giappone quale è –
Il Giappone conquistatore
AUTORE: Aloisio Mecs
CASA EDITRICE: Fratelli Treves Editori
PAGINE: 276
COSTO: 10/20€
ANNO: 1938
FORMATO: 22 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:
Come spesso accade in libri di questo periodo le
divagazioni all'interno di un capitolo (oggi li chiameremmo
off-topic), che tratta uno specifico argomento, non mancano, come non
sono assenti un certo numero di contraddizioni. Infatti capita che
Aloisio Mecs in un capitolo faccia una perentoria affermazione,
contraddetta poche pagine dopo una una opposta. L'autore fece anche un certo numero di previsioni storico-politiche,
alcune azzeccate, altre molto meno.
Per tutti questi motivi il libro è una lettura
interessante, specialmente se lo si riesce a recuperare a meno di 20
euro, cosa non impossibile.
A differenza di altri libri antecedenti la seconda
guerra mondiale, che ho recensito qui sul blog, scritti da italiani, e
quindi, purtroppo, infarciti di retorica fascista, essendo l'autore
un giornalista ungherese, al lettore sono risparmiate tutte quelle
stucchevoli leccate al regime... ciò non vuol dire che l'autore non
avesse sue simpatie personali, chiaramente a favore del Giappone.
Nonostante ciò, capita più di una volta che le sue lodi verso il popolo
nipponico siano, lette oggi, ben poco lusinghiere, come quando li
considera un popolo ingannatore.
Il libro è diviso in tre capitoli, nel primo (più o
meno) si ripercorre il grande balzo tecnologico e sociale del
Giappone dall'arrivo delle navi nere del Commodoro Perry fino al
1936, anche se poi l'autore narra in gran parte del suo rapporto con gli
spioni mandati dalla polizia giapponese. Nel secondo si spiegano i
motivi che spingevano il Giappone al predominio sia economico che
territoriale. Nel terzo ed ultimo capitolo ci si concentra
sull'aspetto militare e di politica estera collegato ai primi due,
cioè con quali mezzi militari quel Giappone avrebbe ottenuto
l'egemonia in Asia.
Una cosa curiosa che ho notato è che in tutto il libro
non si accenna mai all'imperatore Hirohito, viene citato Meiji, ma il
buon pacifista Hirohito viene ignorato, come anche il termine “imperiale”.
Un lettore del 1938 avrà pensato che il Giappone avesse a capo un
Presidente eletto dal popolo.
Ho insertito una ventina di scan con porzioni di scritto dell'autore, in quanto ritengo che alcune sue informazioni vadano lette direttamente.
Chiedo scusa per le numerose scan storte, ma la rilegatura del libro si è un pelino lasciata andare in questi 75 e passa anni.
Chiedo scusa per le numerose scan storte, ma la rilegatura del libro si è un pelino lasciata andare in questi 75 e passa anni.
Capitolo 1: Il Giappone in progresso
Il risveglio del Giapponese
Breve illustrazione del tipo di governo fosse quello
degli shogun Tokugawa, che curiosamente vengono chiamati “soguni”,
anche se in altri punti si può leggere il più classico shogun.
Il cammino del Giappone verso la posizione di potenza
mondiale
Si rievoca l'arrivo del commodoro Perry nel 1853, contro
cui i daimyo risposero in due modi:
guerra immediata;
fingere di cedere, apprendere le conoscenze dei “barbari bianchi”, arricchirsi e fortificarsi, infine, opporsi.
guerra immediata;
fingere di cedere, apprendere le conoscenze dei “barbari bianchi”, arricchirsi e fortificarsi, infine, opporsi.
Inutile dire che la tattica fu la seconda, aiutata dalla
capacita innata dei giapponesi di trarre in inganno il prossimo
Distaccamenti di esploratori giapponesi in Europa
Uno dei segreti del balzo tecnologico di quel Giappone
furono le missioni conoscitive svolte in Europa e negli Stati Uniti.
Nel raccontare di queste missioni dei giovani laureati
giapponesi, l'autore narra che nel 1700 lo shogun Joshimune (Tokugawa Yoshimune) si recò in
occidente per alcuni anni(?!)