CERCA NEL BLOG

sabato 1 aprile 2023

Ainu, un popolo alla ricerca dell'identità negata


TITOLO: Ainu, un popolo alla ricerca dell'identità negata
AUTORE: Susanna Marino e Stefano Vecchia
CASA EDITRICE: In Riga Edizioni
PAGINE: 171
COSTO: 20 
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788893644082



Il libro, oltre alla storia e alle tradizioni, racconta l'attualità della vita degli Ainu in Giappone. Questo aspetto è abbastanza raro, in quanto spesso la saggistica, specialmente per tematiche di nicchia, guarda al passato (vedere i libri sugli Hikikomori, dove non si legge più nulla che informi sulla situazione attuale in Giappone).
L'indice del libro rende abbastanza palesi le tematiche trattate, parrà una banalità, ma non lo è affatto.
In vari punti dello scritto sono presenti dei codici QRCODE per poter vedere un video inerente al tema trattato, questo torna utile nella trattazione dei rituali Ainu e per capire come realmente erano e vivevano. Purtroppo, ovviamente non per colpa degli autori del saggio, essendo i filmati ripresi da macchine cinematografiche della fine del 1800 o dei primi del 1900, ci mostrano delle persone (non conta che siano Ainu) che si muovono in maniera ridicola, ed essendo dei filmati di popolazioni aborigene, pare quasi ridicolizzarli. Sembrano le vecchie comiche di Ridolini, neanche Stanlio e Olio, quelle erano più fluide , mio punto di vista  ^_^
Difetti: 
ampia spaziatura ai lati della pagina che riduce di molto lo scritto;
qualche riferimento errato nello scritto alle immagini presenti;
qualche ripetizione di concetti.

Nel primo capitolo si ripercorre la storia degli Ainu e dei loro progenitori dei tempi più antichi. Essendo gli Ainu un popolo senza scrittura, e che quindi tramandava la propria tradizione oralmente, si tratta di ipotesi basate su ritrovamenti archeologici e sugli scritti nipponici. Il mistero sulle origini degli Ainu nasce anche dal fatto che pure i giapponesi fino all'ottavo/nono secolo erano un popolo che non conosceva la scrittura, quindi anche le informazioni di riflesso sugli Ainu da fonte nipponica iniziano molto tardi.
In pratica l'origine e la storia degli Ainu è un mistero che probabilmente non verrà mai pienamente svelato.





Le popolazioni che facevano capo agli Ainu o ai loro antenati stanziavano in una area abbastanza vasta, che andava dalla foce del fiume Amur, l'isola di Sakhalin, l'Hokkaido, le isole Curili, fino ad alcune zone della Kamtchatka.
Poco più sotto inserisco una chiara tabella del libro che illustra come procedettero le culture Ainu e nipponica. In pratica prima degli Ainu esistevano le culture Satsumon e Okhotsk, tra l'800 e il 1200 d.C., la cultura Ainu iniziò attorno al 1450 d.C.. Lo scontro con i giapponesi per il controllo dell'Hokkaido termina con l'inizio dell'era Meiji, quando le popolazioni autoctone iniziano ad essere forzosamente assimilate dai Wajin, l'etnia giapponese.
Oggi di persone di origine al 100% Ainu penso che non ne esistano più, quindi, seppur è giusta e onorevole la lotta per far sopravvivere la loro cultura, questa è scomparsa dall'era Meiji, se parliamo della forma originaria.
Diverso è il discorso riguardo alle lotte contro le discriminazioni che i discendenti degli Ainu (che non sono più neanche Ainu al 100%!) debbono subire sia dalla popolazione giapponese che dalla legislazione, ma questo non sorprende chi conosce un minimo la società giapponese, che non digerisce alcuno che non sia giapponese totalmente (e in vari casi neppure i loro "pari"...).
Lo scritto solleva dubbi sul fatto che gli Emishi (o Ebisu) fossero gli antenati degli Ainu scacciati dall'Honshu fino in Hokkaido, quindi parrebbe che l'Ashitaka di "Mononoke Hime" non fosse il nonno degli Ainu  :]
Il secondo capitolo descrive le informazioni sugli Ainu riportate dagli Occidentali arrivati in Giappone in un arco temporale tra il 1500 e i primi del 1900, ma anche dei funzionari nipponici in epoche passate.
Sono riportati stralci delle impressioni di questi primi contatti, gli Occidentali citati sono:
Girolamo De Angelis; La Perouse; Wilhelm Joest; Lucy Bird; John Batchelor; Frederick Starr; Gordon Munro; Fosco Maraini.

Il terzo capitolo si concentra sulle caratteristiche culturali degli Ainu, le informazioni che non conoscevo sono molte. Per esempio che le donne in età di marito ricevevano dalla madre una cintura da indossare sotto le vesti e che doveva restare segreta, per rendere chiaro a quale linea matrilineare questa appartenesse. Lo scopo era, dato che erano le donne a cambiare villaggio quando si sposavano o venivano date in spese, di non prendere un marito che era un parente.


           

Ovviamente viene dato spazio al culto dell'orso, lo Iyomante (o Iyomande), il rito più importante della loro cultura.
Nel quarto capitolo sono illustrati numerosi manufatti Ainu con annessa spiegazione del loro scopo.
Il quinto capitolo mostra un altro aspetto poco o per nulla conosciuto, le biografia di personaggi Ainu che si sono distinti in vari campi.
Il sesto capitolo racconta nel dettaglio l'attualità delle lotte presso il governo giapponese per il riconoscimento della cultura Ainu, oltre alle discriminazioni che portano i discendenti degli Ainu a nascondere le proprie origini ("Ainu Silenti") a scuola o nel mondo del lavoro, senza contare i problemi per essere accettati dalle famiglie giapponesi in caso di matrimonio misto. 
Basti pensare che la prima legge moderna sugli Ainu, che aboliva quella del periodo Meiji, è del 1997, ma che in pratica introduceva a mala pena buoni propositi, per aver una legge un po' migliorativa si dovrà aspettare il 2019, dove gli Ainu vengono riconosciuti come "popolazione indigena", e quindi, di contro, i giapponesi come "invasori e usurpatori".
A pagina 137 si può leggere come il funzionario responsabile dell'Ufficio per la politica onnicomprensiva giapponese per gli Ainu (sono bravi quanto noi a trovare nomi assurdi per la burocrazia...), Hiroshi Koyama, giustificava i limiti della legge:
"Cedere alle richieste degli Ainu avrebbe portato a focalizzare l'attenzione sulle negatività del passato e non sul futuro". 
Il saggio termina con un utile glossario dei termini Ainu utilizzati nello scritto


La tabella a cui mi rinfierivo più sopra.


Un esempio dei rimandi ai video tramite il QRCODE.

L'esplicativo indice.


 

3 commenti:

  1. In pratica i giapponesi sono riusciti (o stanno riuscendo) a condurre una politica di "pulizia etnica" senza tanto clamore e opposizione internazionale. Devo dire che gli Ainu mi hanno sempre un po' ricordato i nativi americani.
    Comunque, leggendo i tuoi post rimango sempre stupito da quanto poco sia "antica" l'antichità del Giappone. La cultura Ainu inizia dal 1450 D.C.?
    Ma questo vale anche per quello che convenzionalmente viene chiamato periodo (o regno) Yamatai, ovvero l'epoca della regina Himika (o Kimiko che dir si voglia). Secondo Wikipedia il periodo Jomon va dal 1000 A.C. al 300 A.C.
    Rispetto alla Grecia, ad altre realtà europee, ma anche alla Cina, c'è molta confusione (almeno per me) sul periodo "arcaico" del Giappone.
    E' una cosa molto strana. Voglio dire, Mikene era ben più antica di Yamatai.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oddio... la pulizia etnica la fecero quando il termine non esisteva, manco il concetto.
      Fecero quello che facevo tutti i popoli forti contro i popoli deboli, quello che ha fatto Bolsonaro con le popolazioni Indios durante la pandemia Covid...
      I giapponesi iniziarono la conquista dell'Hokkaido in epoca Tokugawa, non è che il diritto internazionale valesse molto :]
      Neppure in epoca Meiji aveva molto valore, per nessuna nazione, neppure quelle teoricamente democratiche..
      Diverso è il discorso della discriminazione che gli Ainu subisco ancora oggi.

      Si, Mikene era più antico dell'Impero Yamatai ^_^
      Ma infatti i giapponesi se la tirano tanto per la loro cultura e poi, se la paragoni con la storia di altri popoli, è ben poca cosa.
      Un bagno di umiltè (come recitava Crozza/Sacchi), sarebbe utile.
      Dubito che i giapponesi siano abbastanza umili da farlo ;)

      Elimina
    2. Più razzisti in generale non saprei, di certo il fatto che si rifiutino di far entrare immigrati nonostante abbiano un calo demografico impressionante, qualcosa fa capire.

      Elimina