CERCA NEL BLOG

sabato 22 febbraio 2014

Venti parole da un altro mondo



TITOLO: Venti parole da un altro mondo
AUTORE: Bruno Picozzi
CASA EDITRICE: Aracne Editrice
PAGINE: 217
COSTO: 15 €
ANNO: 2013
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854859760


Riporto subito ciò che scrive Bruno Picozzi nella premessa riguarda al suo libro:
“...i capitoli seguenti non vogliono essere un trattato esaustivo sulla mentalità e sulla cultura dei giapponesi – non basterebbe un'enciclopedia – ma solo una collezione documentata di immagini, opinioni e punti di vista, messi insieme con perizia giornalistica, senza alcuna pretesa di assoluto. Il mio non è un ragionamento perfetto ma un racconto veritiero, una rappresentazione pertinente della realtà che troverà d'accordo alcuni, in disaccordo altri.”
Il libro non è brutto, fa parte di quella categoria di saggistica più o meno sociologica che offre una panoramica allargata di ciò che maggiormente noi consideriamo caratteristico del Giappone e dei giapponesi. Ci sono, però, dei punti (a mio avviso) che non sono molto “una collezione documentata di immagini, opinioni e punti di vista, messi insieme con perizia giornalistica”, paiono un po' buttati lì a caso, senza troppa perizia o documentazione giornalistica.
Il fastidio più grosso che mi ha trasmesso la lettura del libro (a parte qualche errore grossolano che si poteva evitare) è quando durante l'esposizione di un argomento per me interessante si salta ad altri argomenti, che hanno scarso nesso col titolo del capitolo, o con ciò che si era appena letto. Sui forum on line si chiamerebbe Off Topic, ecco, Bruno Picozzi su un forum rischierebbe sovente il ban.
E' vero che il taglio del libro è giornalistico, 20 scorrevoli articoli giornalistici, ed è anche un pregio, ed è anche vero che qualche cavolata la scriviamo tutti (io per primo), ma in alcuni casi ho avuto l'impressione che siano riportate opinioni altrui senza conoscere bene gli argomenti.
Sconsiglio il libro ai megafan(atici) del Giappone, coloro che considerano il paese del Sol Levante il luogo più bello del pianeta, e i giapponesi il popolo eletto, perché giustamente l'autore ne illustra anche i lati negativi, e le storture della sua società.
Secondo me il libro va letto come spunto per poi approfondire gli argomenti che più ci interessano.


Capitolo 1
Arigato o dell'amabilità
Un esempio di come è strutturato il libro lo si ha fin dal primo capitolo, che partirebbe dall'usanza giapponese di ringraziare sempre sentitamente il prossimo, ma poi si passa alla Rivoluzione Meiji, al bullismo lavorativo e scolastico, fino alla questione delle “Confort Woman” e dei zainichi coreani.
A pagina 23 è riportata una statistica che può essere utile a quelle persone che sognano di trasferirsi a studiare e poi a lavorare in Giappone: nel 2008 solo 11 mila dei 130 mila studenti stranieri usciti dalle varie scuole giapponesi avevano trovato lavoro in Giappone.
In pratica il Giappone non incentiva in nessun modo la stabilizzazione professionale di queste persone, cercando, invece, di sbarazzarsene.
Il capitolo, a mio avviso, piuttosto che sul “arigato” è incentrato sull'accoglienza verso gli stranieri.

Capitolo 2
Banzai o della fede
Uno sguardo, anche sul versante storico (compreso il periodo militarista), della religione shintoista. Viene toccata la questione delle responsabilità storico/penali del tenno Hirohito. In generale il capitolo si sofferma sul ruolo dell'imperatore nel Giappone moderno, e di come e quanto (pare assai poco) la popolazione percepisca questo ruolo. Si accenna anche al partito religioso “Kofuku Jitsugen-to”, che nel suo programma politico promette la felicità(...).

Capitolo 3
Kamikaze o della ponderazione
Il capitolo pare che parta con la storia dei Kamikaze durante la seconda guerra mondiale, compresa la sanguinosa battaglia di Okinawa, ma poi vira sulla convivenza tra gli abitanti di Okinawa e soldati statunitensi delle numerose basi presenti sull'isola (noi italiani ne sappiamo qualcosa, tipo il Cermis...).

Capitolo 4
Samurai o dell'effimero
Il capitolo inizia spiegandoci che i ninja non erano quelli dell'iconografia attuale in film e fumetti, ma incaricati di raccogliere informazioni, semplici spie. Si passa quindi ai samurai e al bushido.

Capitolo 5
Sudoku o della naturalezza
Il capitolo prende spunto dal sudoku (di cui viene raccontata origine i significato del nome) per raccontare del rapporto tra i giapponesi e la natura, e successivo passaggio quasi obbligato a bonsai, ikebana, giardino zen, origami e i ciliegi in fiore (hanami). Il capitolo è un po' metafisico, per questo non l'ho capito tanto, a parte la spiegazione del sudoku!

Capitolo 6
Shinkansen o dell'orgoglio
Quando nel 1964 in Italia un Intercity era un sogno futuristico, in Giappone inauguravano il primo percorso dello Shinkansen, e noi siamo rimasti fino a poco tempo fa agli Intercity... Il capitolo esalta, giustamente, le tratte ferroviarie giapponesi ad alta velocità, senza dimenticare di informare il lettore che il biglietto costa caro: circa 120 euro per una tratta tipo Roma-Bologna.
L'autore illustra anche la guerra commerciale dell'alta velocità tra il Giappone (una volta unico protagonista del mercato asiatico) e la Cina.

Capitolo 7
Salaryman o della felicità
Il salaryman è il soggetto del capitolo, ed è anche statisticamente il soggetto che più spesso decide di suicidarsi. Tra gli adulti dai 20 ai 40 anni il suicidio è la prima causa di morte. Il salaryman è la figura professionale che ha creato il successo industriale ed economico, ma è anche l'anello più debole, chi non riesce a piegarsi sotto al peso del lavoro (o della sua assenza) si spezza suicidandosi, o muore vittima del karoshi. Negli ultimi 20 anni in Giappone si sono suicidate abbondantemente più di 500 mila persone, di tutte le fasce di età e ceti sociali, ma per i governi sono solo scelte personali. Il ritmo di vita indiavolato e massacrante dei salaryman non inizia col lavoro, ma con l'inizio della scuola, per questo il suicidio in età scolastica non è più una notizia.

Capitolo 8
Hikikomori o della sconfitta
Oltre a spiegare la problematica hikikomori ( Hikikomori ) l'autore riporta la storia della giovane Arika. Il capitolo è fatto bene, per esempio si spiega la “sindrome del compagno di merenda” o “benjo-meshi” (“riso al cesso”). In pratica all'ora di pranzo una parte degli studenti, piuttosto che affrontare lo stress di mangiare con degli sconosciuti, si rifugiano in bagno per consumare la “schiscetta”. Stranamente l'autore non cita mai il bullismo (ijime) come causa scatenante della scelta di fare hikikomori, nonostante citi l'anime “Welcome NHK”, probabilmente lo nomina senza averlo visto.

Capitolo 9
Manga o della passione
Il capitolo dal titolo “Manga” contiene anche il tema “anime”, e questo, assieme a ciò che ho letto riguardo alla serie “Welcome NHK” nel capitolo precedente, mi fa ipotizzare che l'autore non sia un appassionato di animazione. Non che denigri i manga o gli anime, e neppure i i fan, ma si possono leggere alcune imprecisioni, oltre a poco trasporto nello scritto. Per esempio l'autore scrive che in Giappone si vedono cosplayers (ma usa il termine “cosplay” per indicare chi lo fa) che vanno al supermercato in costume. Per quello che ho letto io i cosplayers giapponesi (come quelli di tutto il mondo) si recano “vestiti da” solo alle manifestazioni a tema, o a qualche raduno specifico in spazi pubblici. Riguardo alle dojinshi afferma che in Giappone il giro di affari di questo genere di manga sia di 3 miliardi di euro!!! Forse un refuso? Visto che la cifra di 3 miliardi di euro mi è parsa stratosferica (in yen farebbe 422 miliardi!), ho fatto una breve ricerca sul web, e ho trovato un articolo su Animeclick che trasmette l'idea delle cifre del mercato delle dojinshi:
Toranoana la catena di doujinshi non conosce crisi 
Dispiace che, piuttosto che approfondire i tanti manga ed anime di valore artistico, l'autore passi subito ai temi più scabrosi, come manga ed anime a sfondo sessuale. Non che il genere non esista, ma c'è anche altro.

Capitolo 10
Geisha o della signorilità
Non poteva mancare l'argomento “geisha”, che personalmente non mi ha mai affascinato. Picozzi spiega gli erronei luoghi comuni occidentali sul considerarle delle prostitute. Mi chiedo sempre, quando leggo queste argomentazioni, a parte una minoranza di geisha che avevano raggiunto la notorietà (e che potevano opporsi a richieste sessuali), se le altre decine di migliaia potessero permettersi un no. In altri libri ho letto che il primo rapporto sessuale di una geisha aveva un alto valore economico, e che decideva con chi si sarebbe svolto la sua “okasan” (la padrona della casa), questo non è sfruttamento?

Capitolo 11
Kogal o della trasgressione
Il capitolo si intitola “kogal”, che sarebbe la ragazza giapponese, qual è il tema? La scuola? L'adolescenza in Giappone? No, la prostituzione in generale e quella minorile in particolare, incarnata dal classico “enjo kousai”. Argomento reale e lecito, ma allora perché non intitolare il capitolo “enjo kousai”?
Il capitolo offre una ampia panoramica su tutte le attività teoricamente vietate alle adolescenti nipponiche.

Capitolo 12
Sushi o della sostenibilità
Oltre ai classici sushi e sashimi ci viene illustrata la pratica culinaria del “odorigui”, cioè mangiare cibi ittici ancora vivi, spesso parzialmente cotti. Per il resto il capitolo elenca i cibi classici della cucina giapponese, anche con accenni storici. E' spiegato il termine “mottainai”, che indica il rifiuto allo spreco, anche riguardo i cibi, ergo si mangia tutto quello che c'è nel piatto. Non bisogna, però, confondere “mottainai” con sostenibilità, anche sul versante alimentare, in quanto il Giappone è bel lungi dall'essere una nazione eco-sostenibile. E qui entra in scena lo sfruttamento intensivo degli oceani, e il massacro a scopo alimentare (non scientifico) dei cetacei.

Capitolo 13
Shiatsu o dell'immaginario
Il tema del capitolo è la passione nipponica per i massaggi delle poltrone “massage chair”, dei massaggi casalinghi, fino al professionale “shiatsu”, inventato nel 1940 a Tokyo da Namikoshi Tokujiro. Si passa quindi al massaggio “ashi tsubo”, al massaggio di origine cinese “anma”

Capitolo 14
Tsunami o del destino
Il capitolo evidenzia le buone regole di costruzione antisismica e le numerose esercitazioni (cose che in Italia ci sogniamo), ripercorrendo vari disastri avvenuti in Giappone. Poi passa ai disastri ambientali avvenuti nella storia dell'umanità, un po' troppo off topic...
A voler fare il pignolo (non sia mai!), secondo me, l'autore sbaglia ad associare Godzilla a simbolo giapponese dei terremoti, il lucertolone radioattivo nacque, appunto, in risposta agli incubi atomici di Hiroshima e Nagasaki, non ai timori dei terremoti. Probabilmente l'autore, oltre a non essere un appassionato di manga ed anime, non lo è neppure del filone kaiju dei film giapponesi.

Capitolo 15
Hibakusha o del rinnovamento
Questo capitolo, che di per sé non è brutto, è un altro esempio di come procede il libro: troppo fuori tema.
Schematicamente:
Titolo “hibakusha” –> calo natalità = aumento anziani –> anche gli hibakusha sono ormai tutti anziani –> situazione delle centrali nucleari dopo Fukushima + proteste della popolazione (stop centrali nucleari e poi ripartenza voltagabbanesca governativo/lobbistica) –> conclusione con i nuovi hibakusha post Fukushima.

Capitolo 16
Judo o della tradizione
Si parla di arti marziali nel presente e nel passato, non solo judo, ma anche del bushido (o cultura del budo), del sumo etc etc.

Capitolo 17
Karaoke o dell'incomunicabilità
L'autore coglie l'occasione del karaoke (tema comunque trattato) per raccontare il caos di suoni che esiste nella vita quotidiana giapponese, un continuo inquinamento acustico, ovviamente non poteva mancare il simbolo del caos: il pachinko.
Si passa quindi alla scarsità di contenuti culturali nei programmi televisivi

Capitolo 18
Tamagotchi o della solitudine
Il capitolo racconta i problemi dei giapponesi ad instaurare rapporti personali, dalla semplice conoscenza con estranei, all'amicizia, fino ai rapporti amorosi. Un emblema di ciò sono le numerose chat per incontri virtuali (ma forse in questo i giapponesi hanno solo anticipato i tempi) e i videogiochi di appuntamenti galanti (genere sconosciuto nel panorama videoludico occidentale). La solitudine porta taluni all'autolesionismo, a varie dipendenze (gioco, alcol, droghe, web), e li spinge verso le sette religiose.
A questo punto l'autore commette, a mio avviso, un errore abbastanza grosso nell'annoverare l'ormai vetusto Tamagotchi ad una risposta alla solitudine, in sostituzione di un animale domestico. Secondo me il Tamagotchi fu solo un videogioco, bello o brutto che fosse (per me brutto), è sbagliato caricarlo di altre valenze. Ipotizzo che Picozzi non sia neppure un appassionato di videogiochi.
Il capitolo si conclude con il fenomeno del “kodoko-shi”, quando una persona muore e ci si accorge del decesso solo alcuni giorni o settimane dopo (situazione che sta iniziando a capitare anche agli anziani italiani).

Capitolo 19
Yakuza o del buongoverno
Il capitolo tratta essenzialmente di politica giapponese. Viene illustrata l'instabilità politica dei premier e delle maggioranze parlamentari, in contrasto con il potere della burocrazia e delle lobby industriali, con sullo sfondo la corruzione e la yakuza.
In materia di corruzione e malavita organizzata si raccontano i rapporti tra la yakuza e la lobby nucleare (tra cui la stessa famigerata Tepco), con i lavori sulla sicurezza all'interno delle centrali nucleari appaltati alla criminalità organizzata.

Capitolo 20
Harakiri o del futuro.
Si spiegano le modalità e la filosofia del suicidio rituale.
Mi permetto di far notare un errore che si poteva evitare con poco (pagina 210): nel capitolo si legge che l'imperatore Meiji era il nonno dell'attuale imperatore Akihito.
Il nonno di Akihito era l'imperatore Taisho, l'imperatore Meiji era il nonno di Hirohito.
Di colpo si passa dal seppuku alla perdurante crisi economica, all'estinzione della gru giaponese, alla scomparsa della neve dalle cime del monte Fuji,.
Forse a voler rappresentare il seppuku di una nazione?





Nessun commento:

Posta un commento