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venerdì 30 dicembre 2016
Go Nagai Robot Collection 123 Capitano Beetle
Questa 123esima(T_T) uscita ci presenta, in un certo senso, un piccolo scoop editoriale, in quanto il capitano Beetle non mi pare che nella puntata lo si veda mai in posizione eretta, e neppure di spalle. Ergo dal torace in giù e di retro lo si può ammirare per la pirma volta in the world solo grazie alla Go Nagai Robot Collection!!!
Un po' mi sento orgoglione di postare queste immagini in anteprima universale :]
La puntata è incentrata sulle uscite segrete dalla base di Goldrake, una delle caratteristiche più intriganti della serie, oltre che innovativa, visto che gli anime che arriveranno a cascata, ma prodotti prima, vedranno il robottone uscire fuori sempre dal medesimo prevedibile luogo.
Fa il suo esordio il Goldrake 2, pilotato da... coso... come si chiama... ma si... quello che pilotava il robottone scarso... ho una amnesia :]
Il modellino non è malaccio, sempre che io non mi stia accorgendo (causa un po' di fretta) di qualche magagna, è abbastanza più massiccio degli altri personaggi cattivi della serie, ma per quello che ne sappiamo noi potrebbe anche essere una caratteristica della sua razza aliena.
Per quello che si può vedere guardando la puntata il capitano Beetle potrebbe anche avere solo il busto >_<
Il capitano Beetlejuice, l'alienello porcello, dalle solite consuete svariate posizioni.
martedì 27 dicembre 2016
Scusi, manca molto per il Giappone? Disavventure di un ferrarese nel Sol Levante
TITOLO: Scusi, manca molto per il Giappone? Disavventure di un ferrarese nel Sol Levante
AUTORE: Davide Bassi
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 141
COSTO: 15€
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788898002788
La lettura di questo libretto necessita, a mio avviso, di alcuni prerequisiti:
essere pressoché a digiuno di informazioni sul Giappone (si resterà allo stesso livello una volta conclusa la lettura);
voler leggere qualcosa di leggero e semplice;
riuscire a farsi regalare il libro oppure trovarlo a metà prezzo;
essere di Ferrara...
L'ultimo dei prerequisiti è praticamente un obbligo...
Va bene che in copertina c'è un panino ferrarese, e nel sottotitolo si parla espressamente di un soggetto umano nativo di Ferrara, però non avrei immaginato che tutto lo scritto fosse ferraresecentrico.
Il punto di vista del Giappone è prettamente ferrarese, qualsiasi cosa significhi e/o implichi, le battute quasi sempre sono inerenti Ferrara, cose, via, luoghi, persone. Addirittura ci sono frasi/proverbi e concetti in dialetto ferrarese (con traduzuone italica).
Non vorrei sembrare sgarbato, ma io sono di Milano, maccheccacchio me ne frega a me di Ferrara? O_o
Poi qualche aneddoto è anche simpatico e mi ha fatto sorridere, ma il sottotitolo sarebbe dovuto essere:
Se non sei di Ferrara tienti i 15 euro!
Si, perché 15 euro sono sinceramente un po' troppi per leggere solo aneddoti di una persona che si reca in Giappone un paio di vote all'anno per lavoro.Tra l'altro avrei apprezzato uno straccio di data, almeno l'anno all'inizio di ogni storiella, tanto per capire l'arco temporale in cui si sviluppano i viaggi dell'autore.
Ogni capitolino-ino-ino si conclude con una piccola morale di Davide Bassi, spesso ferraresecentrica >_<
Si dirà che è solo un libro scherzoso, non per nulla l'ho inserito nell'etichetta "Libri ironici su Giappone e anime", però l'esborso di 15 euro non mi ha fatto molto ridere :]
Non vorrei sembrare di nuovo scortese, ma ho il dubbio che la Kappalab cominci a pubblicare libri a tutti quelli/e che si rechino due o tre volte l'anno in Giappone, il tutto a 15 euro il libro.
Cara Kappalab, pubblicate libri a chi ha da comunicare al prossimo qualcosa sul Giappone, anche se ci va una volta sola all'anno, sia chiaro, ma che il libro abbia dei contenuti, anche per i non ferraresi.
Il capitolino-ino-ino-ino "Passatelle per pranzo" non è neppure inerente al Giappone, lo si poteva mettere in un libro sulla cucina ferrarese, almeno non lo pagavo io...
lunedì 26 dicembre 2016
Super Robot Files, 1979/1982 l'età d'oro dei robot giapponesi nella storia degli anime del collezionismo
TITOLO: Super Robot Files,
1979/1982 l'età d'oro dei robot giapponesi nella storia degli anime
del collezionismo
AUTORE: Fabrizio Modina
CASA EDITRICE: Edizioni
BD
PAGINE: 224
COSTO: 25 euro
ANNO: 2016
FORMATO: 24 cm x 18 cm
REPERIBILITA': Ancora
reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788868837716
Prima di scrivere questa recensione al volume due di “Super Robot
Files” mi sono andato a rileggere la prima (Super Robot Files 1963/1978), e devo dire che
non posso altro che ribadire i medesimi pregi e difetti della
pubblicazione precedente, con l'unico elemento peggiorativo riguardante la
scarsa notorietà di molte delle serie presenti nell'arco temporale
analizzato. Una cosa è leggere (e vedere i modellini) di Goldrake,
Mazinga, Jeeg e soci, diverso è leggere di serie a me sconosciute
come Ideon, God Mars, Daioja e soci. Ovviamente questa non
conoscenza, o ignoranza, riguarda più il lettore che l'autore, ma il
risultato finale non cambia: vedi e leggi di argomenti che non
conosci.
Dato che fondamentalmente lo scritto presenta la sinossi di ogni
serie, sempre la prima puntata e poi della trama tutta, compreso il
finale, per quanto mi riguarda il calo di interesse è collegato alla non conoscenza diretta delle serie.
Per fortuna ultimamente ho letto due saggi che trattano lo stesso
argomento robotico, seppur da versanti assai differenti, e quindi
qualche serie che non avevo mai visto non mi era del tutto
sconosciuta (tipo Ideon).
Riportare una sinossi di una serie non è
facile, specialmente quelle più incasinate alla “giapponese”, e
devo dire che ho faticato un po' a seguire la descrizione di Modina.
Non che siano scritte male, ma nei succitati due saggi le sinossi
erano un po' più lineari/chiare (mio punto di vista).
Probabilmente questa mia critica nasce, come già scritto, dal fatto
che delle 26 serie presenti nel libro ne ho viste massimo 6, ed altre
4 o 5 le conosco indirettamente, per le restanti buio totale >_<
Come nel primo libro ci sono i nomi originali, con quelli italici
solo accennati, io propendo più sull'uso dei nomi italioti, per
quanto non corretti, ma l'autore la vede in un altro modo, spiegandolo
nella prefazione. Son punti di vista. Diciamo che un fan giapponese
apprezzerà la presenza di tutti i nomi originali, addirittura in
alcuni casi con ideogrammi e pronuncia corretta(!), poi bisogna
vedere quanti giapponesi conoscano l'italiano e leggeranno questo
libro.
Resta la problematica legata alla grandezza delle immagini e delle didascalie, che sacrificano un po' i bellissimi modellini.
Leggendo la prima recensione, dove prevedevo un secondo volume, mi
son reso conto di aver toppato alla grande, in quanto ci sarà anche
un terzo volume, che arriverà fino al 1984. Il problema è che non
fu una mia idea, ma era espressamente scritto dall'autore, pagina 18
ultima riga del primo volume:
“...questo volume tratta il periodo compreso tra il 1963 ed il
1978, mentre il secondo volume, di prossima pubblicazione, analizzerà
i super robot prodotti tra il 1979 ed il 1984.”.
Lo stesso Modina nella prefazione ringrazia noi lettori per il
successo del primo volume, ipotizzo che la casa editrice abbia deciso
di cavalcare un po' le vendite positive facendone addirittura un terzo, comprendendoci la seconda parte del
1982, che in questo secondo volume non è completa, fino al 1984.
Questo implica che il terzo volume sarà, per me, ancora meno familiare...
Faccio notare che il primo volume costava 20 euro per 200 pagine,
questo secondo volume costa 25 euro per 224 pagine. Ben 5 euro in
più, cioè un aumento del 25% in due anni, con una inflazione
praticamente restata sullo zero spaccato, mi pare un incremento un
po' eccessivo, a cui andrà aggiunto l'esborso per il terzo volume.
Questa scelta mi è parsa una bella furbata editoriale...
Qualche scan con l'indice di ogni anno e qualche immagine dei bei modellini.
giovedì 22 dicembre 2016
"Tutto Giocattoli - Il bimbo nel suo mondo meraviglioso" - Catalogo Natale 1977/78
Visto che siamo quasi a Natale mi pare corretto festeggiarlo con un'orgia di immagini festose, foto di vecchi giocattoli, provenienti direttamente dall'era pre goldrakkiana, il cui avvento modificò sostanzialmnte il nostro modo di giocare, assieme ai videogiochi.
Un catalogo estremamente ricco di articoli, alcuni abbastanza conosciuti dai miei coetanei e coetanee, altri parecchio misteriosi, che mi hanno incuriosito molto.
Uno degli elementi interessanti del catalogo sono i prezzi "concordati", come recita la scritta sulla copertina, che il consorzio "Tuttogiocattoli" consigliava ai genitori dei potenziali giovani clienti natalizi.
Ho scoperto che il mio Petropolis costava più del doppio del mio adorato "Il gioco dello scudetto", ben 11 mila lire contro solo 4500 lire!
Petropolis costava addirittura di più della "Battaglia Sottomarina" a 3 dimensioni!
Posso ipotizzare che il costo così alto di Petropolis potesse essere dovuto alla novità del gioco in scatola.
Nel catalogo c'è un'ampia gamma di giochi della società "Edilio Parodi", gli stessi Parodi che importarono per primi il Subbuteo, ma non solo questo.
Due pagine sono dedicate alla Atlantic, poi la Sebino, Giaccaglia, Trudi, Italocremona, Sticktoy, Kosmos, Cogis, Comi, Groupe Djin, una nascente Gig, Migliorati, Fagea, Tonka (Toyura), Corgi, "Zeni Giocattoli Import-Export", Nylint, Il Giocattolo, Biemme Giocattoli, Miniminiera, Baby Line.
Senza contare le più famose Mattel, la già succitata "Editrice Giochi", Fisher Price, Chicco e la Harbert.
Un certo numero di queste aziende non fabbricavano giocattoli, ma si limitavano ad importarli, come la "Edilio Parodi".
Ho dovuto "giuntare" alcune scan perchè il formato del catalogo è un bel quadratone da 24 cm X 24 cm, ergo non rientrante nel mio povero scannerizzatore, in altri casi mi son limitato a spezzare la pagina in un punto che non rovinasse le immagini :]
Altra particolarità del catalogo è l'ultima pagina, dove veniva pubblicizzato sia il concorso "Quel che piace a me" per il Natale 77/78, che i risultati di quello dell'anno prima. Il concorso era stato indetto dalla "Associazione commercianti al dettaglio in giocattoli della provincia di Milano", non per nulla in copertina c'è il timbro, un po' rovinato, del negozio "Giocattoli Trieste" di piazza Sempione 5(?) qui di Milano. La pagina contiene le fotografie fatte durante la consegna dei premi nell'aprile 1977, belle immagini in bianco e nero di bambini e bambini al settimo cielo, da guardarsi leggendo il testo nel riquadro centrale, in base al numerino di riferimento.
Ingrandisco un po' le foto, nel caso che i bambini e bambini delle foto capitino su questi lidi:
Laura Crenna; Yuri Radaelli; Alberto Bellondi; Silvana Severini; Antonio Clivio; Bibiana Parodi (spero non parente dei Parodi importatori di giocattoli...); Alesandro Soncini.
martedì 20 dicembre 2016
Go Nagai Robot Collection 122 Genko
La 32esima puntata di Jeeg è veramente pregna di eventi, intanto si vede la famiglia Shiba prendersi una domenica di svago (durato poco...), poi la sommossa orchestrata dai ministri di Himika, ed infine la dipartita del buon Mimashi.
Mi permetto una chiosa riguardo al mito della diseducatività di questi anme. Ovvio che un bambino ha da imparare ancora un umero infinito di parole e concetti, però conta, a mio avviso, anche grazie a quale medium li apprende. Per quanto mi riguarda, oltre ai concetti di cyborg/robot che ho compreso grazie a questi anime, c'è anche, per esempio, quello meno facile ed usuale (ai tempi) di "clone", grazie a Daltanious. A cui va aggiunto, tra i tanti, la comprensione di cosa fosse un "colpo di stato"/"rivolta contro il potere costituito", che è il fulcro di questa puntata. Puntata numero 32 in cui si capisce sia il motivo di facciata per cui i ministri di Himika si ribellano, in quanto il Signore del Drago è un "usurpatore" e aveva assassinato la loro regina, quindi la vendetta e l'onore, ma anche il motivo reale, cioè temevano di essere uccisi essi stessi una volta che il Signore del drago avesse sconfitto Jeeg. A dire il vero la puntata avrebbe insegnato al futuro "usurpatore", nel caso che tra i giovani telespettatori ce ne fosse stato uno, che i complottardi non vanno risparmiati, come viene fatto per Ikima e Amaso, infatti ci riproveranno più avanti...
Poi, volendo, ci sarebbe una lettura più storica, legata al periodo vissuto dal Giappone prima della seconda guerra mondiale, con i ripetuti interventi dei militari nei governi civili degli anni 20 e 30, e in particolare del tentativo di rivolta dei militari quando il buon Hirohito aveva registrato il discorso di resa del Giappone.
Anche se di rivolte contro figli degli shogun/figli degli imperatrori, e pure di svariati usurpatori, la storia antica del Giappone è piena, ma forse è meglio non addentrarsi in discorsi troppo complessi :]
Detto ciò torno al modellino, che non è malaccio, tranne per le solite sbavature, più evidenti rispetto alle ultime uscite, e al fatto che a Genko non hanno fatto le punte aguzze sulle spalle, ma solo dei foruncoli >_<
Edit del 21 dicembre 2016:
Mi è stato giustamente fatto notare che il colore di Genko è incredibilmente cannato, ancora più incredibile è che non ci abbia fatto caso...
Ok, cambiare tonalità di marrone, ma farlo violetto invece che marrone è qualcosa di osceno...
Ma perché proprio non riescono a fare una uscita senza magagne?
Hanno un ufficio apposito per commettere errori?
Forse vogliono mettere alla prova il nostro spirito di osservazione? T_T
Forse un bel foglietto di scuse andrebbe allegato alle prossime uscite:
Ci scusiamo se Genko aveva il colore cannato, i nostri responsabili della progettazione sono tutti daltonici, ergo, il difetto nasce per motivi tecnici indipendenti dalla loro volontà!!! E' colpa della genetica!!!
Poi ci sarebbe il discorso dell'espressione non propriamente sveglia di Genko, ma in questo caso la responsabilità è dei disegnatori della serie.
In altre recensioni ho criticato la scelta della Fabbri/Centauria di pubblicare il modellino di un mostro piuttosto che un altro in quanto lo si vedeva per pochi secondi nella serie, oppure non metteva in nessuna difficoltà il robottone. Genko, in realtà, ha entrambi questi due difetti (addirittura non incontra mai Jeeg!), ma ha un senso farne un modellino, sia per la trama della puntata, sia perché quasi uccide l'odiato usurpatore.
Genko il mostro putschista :]
Che fine hanno fatto le punte accuminate sulle spalle?
In qualche commento è stata sollevata la questione della condizione del fascicolino-ino-ino che arriva in edicola. Questo è com'è arrivato Genko a me, e devo dire che non è neppure uno dei più conciati... la rigaccia che vedete nella scan in alto è proprio causata dalla piegatura della carta.
domenica 18 dicembre 2016
"Odissea veneziana nel paese delle meraviglie", di Almo Paita - Historia dicembre 1982
Nel dicembre del 1982 la febbre da "Milione" stava contaggiando il pubblico televisivo italiano, il kolossal Rai era pronto per sbarcare nelle case degli italiani, replicando il successo avuto negli Usa, dove pare che ebbe 100 milioni di spettatori (fonte questo stesso articolo).
Quindi la rivista Historia gli dedico un interessante approfondimento, quasi totalmente storico, con un riquadro sullo sceneggiato.
Le immagini, invece, sono quelle della co-produzione Rai, dove spicca il protagonista Ken Marshall, che ho scoperto solo da relativamente poco (grazie ad altri articoli) non fosse il protagonista designato, in quanto subentrò dopo un doppio forfait, a cui accenna anche il giornalista.
La parte inerente lo sceneggiato.
Il lungo ed interessante articolo storico sull'avventura di Marco Polo.
sabato 17 dicembre 2016
"Goldrake baby-sitter", di Luca Goldoni - "Corriere della Sera" 26 aprile 1980
Luca Goldoni fu uno dei non numerosissimi giornalisti, oltretutto di una testata importante e di una notevole notorietà, che si schierò dalla parte di Goldrake durante le prime polemiche del gennaio 1979 sulla diseducatività dell'anime gonagaiano, nate in occasione della seconda tranche di 25 puntate.
Il suo articolo, comparso sul Corsera il 6 gennaio 1979, dal titolo "Arriva Goldrake arrivano i nostri (scorrere il post fino alla quinta scan) anticipò di un giorno la condanna senza appello dell'onorevole Silverio Corvisieri.
Passato un anno e mezzo, non due anni come afferma lo stesso Luca Goldoni, le polemiche infuriano più forti che mai, e stavolta Luca Goldoni tentenna un po', non si erge più a difensore del difensore della Terra. E' ragionevole pensare che, come scrive lo stesso giornalista, forse si fosse stufato di tutti i cloni (dal suo punto di vista adulto) di Goldrake, oppure non se la sentì di andare contro lo tsunami dilagante che ormai si era abbattuta sui fan dei robottoni.
Comunque, pur non difendendolo più a spada tratta, Luca Goldoni tende a stigmatizzare il panico anti goldracchiano scatenato dai 600 impavidi genitori di Imola:
600 genitori di Imola 1
600 genitori di Imola 2
600 genitori di Imola 3
600 genitori di Imola 4
600 genitori di Imola 5
Un lettore gli "rinfaccia" il suo appoggio iniziale a Goldrake (come eravamo messi... tipo Guelfi e Ghibellini...), come se il successo di Actarus e soci fose colpa di Luca Goldoni... e lui un po' si schermisce, e un po', invece, fa presente le contraddizioni dei pedagoghi in materia di ciò che avrebbe fatto bene o male ai bambini.
Coloro che sparavano a palle incatenate contro Goldrake erano gli stessi che avevano una coerenza degna di Verdini (che poi a modo suo è coerente...).
Pur dando a Goldrake del "cretino galattico", fa presente che tolto il robottone non è che si sarebbe eliminata la violenza in tv.
Peccato per quel "cretino galattico" T_T
venerdì 16 dicembre 2016
"Kojak, il grande gioco poliziesco (presentato in TV da Telly Savalas)" - Editrice Giochi (1976)
Personalmente ho sempre preferito i giochi in scatola con una corposa dotazione di materiale:
carte, cartine, segnalini (possibilmente non anonimi), meccanismi plastici e cartacei, ruote, roulette, tanti dadi etc etc...
Ed il gioco in scatola di Kojak rispettava alla perfezione questo prerequisito, inoltre la meccanica del gioco era particolare, necessitando anche di una certa manualità per preparare il tabellone, che era una fase facente parte essa stessa del divertimento globale. Il regolamento era ben spiegato, lasciando poco margine alle interpretazioni, che dalle mie parti erano praticamente la regola che sostituiva il regolamento...
Infine le dinaimiche di gioco contemplavano l'utilizzo di una certa dose di tattica ed astuzia, per impedire a qualche furbastro di vincere la partita dopo che l'investigazione l'avevi fatta tutta tu... ma se, di contro, anticipavi troppo la soluzione del caso, potevi rischiare l'eliminazione.
Ma quale era lo scopo del gioco?
Diventare Kojak!!!
No... non nel senso di grego e/o pelato... ma abile tenente del 13esimo distretto di Manhattan!
Qualche considerazione sulla bella immagine della scatola.
Per prima quella un po' triste, lo skyline di New York non è più quello della foto...
Telly Savalas era il richiamo principale del gioco, oltre al nome campeggia il suo simpatico faccione, che, stranamente, non era intento a suggere il classico lecca lecca, ma impegnato a telefonare.
Per questa confezione la "Editrice Giochi" inserì il suo logo all'interno di un distintivo da tenente del "New York Police Departiment".
Purtroppo scopro nuovamente, dopo "Il gioco del west (a 3 dimensioni)", che il gioco non fu una invenzione della Editrice Giochi, ma una riedizione della versione statunitense della "Arrow Games":
Kojak Detective Game (1975)
Dalle immagini del link sopra (dove ci sono due versioni del gioco), confrontate con il video qua sotto e alle scan, si può notare, comunque, le numerose modifiche apportate alla versione italica. Tipo il numero di edifici, il tabellone, alcuni segnalini e la confezione interna, dove si può vedere un'altra immamgine di Kojak in bianco e nero.
Rispetto al solito nel video non si vedrà il tabellone di gioco già assemblato, il perché lo spiego più sotto ;)
Come accennavo il regolamento è ben fatto, particolarmente originale, non la classica modalità da gioco dell'oca.
giovedì 15 dicembre 2016
Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 22 Astronave del Signore del Drago
La puntata 41 di di Jeeg vede l'esordio dell'astronave del Signore del Drago, con un design un po' particolare, con quel castello buttato lì un po' a caso, tipo costruzione abusiva, che è forse l'oggetto fuori posto del mezzo. Comunque io ho sempre preferito l'astronave di Himika. Escludendo la serie di Mazinga Z, in cui sono meno ferrato, rispetto a Goldrake e al Guretto, in Jeeg coabitano contemporaneamente due astronavi, la vecchia e la nuova, cosa che negli altri due anime non mi pare accada mai (vado a memoeria, senza fare ricerche confermative).
Devo dire che il modellino non è malaccio, e non è neppure piccolo, neanche rispetto all'astronave di Himika, che è occupa più spazio a causa dei draghi. L'astronave dell'usurpatore non si può consederare più piccola neppure rispetto alle altre, più o meno sono tutte grandi uguali. Sempre ricordando che mai la GNRC aveva promesso modellini in scala tra di loro, l'unica cosa che non aveva millantato...
Mi ero riproposto di non tornare sul contenuto del fascicolino-ino-ino-ino, impegno che ho mantenuto. Questa volta farò un'eccezione in quanto mi ha colpito il fatto che nella paginetta di testo riguardante l'astronave del Signore del Drago si narri dell'epilogo del manga... tanto per ribadire che la schizzofrenia sulle versioni manga/anime continua incessantemente. Non che ci sia nulla di male a racontare le pagine finali del manga, ma si genera confusione in chi non lo ha mai letto (direi la stragrande maggioranza), sarebbe bastato specificare che il commento scritto non si riferiva alla versione animata, ma al fumetto. Aggiungendo, magari, a quale fumetto, vista l'abitudine gonagaiana di fare millemila remake di qualsiasi cosa...
L'astronave del Signore del Drago dalle solite svariate posizioni.
mercoledì 14 dicembre 2016
Go Nagai Robot Collection 121 Dera Dera
Arrivato con una settimana di ritardo, per motivi tecnici indipendenti dalla loro volontà, che ormai ha rimpiazzato il mitico "a mia insaputa", ecco Dera Dera, è il mostro spaziale pilotato da Haruk, protagonista dell'uscita 109.
Visto che la recensione della puntata l'avevo già fatta in occasone dell'uscita di Haruk, questa volta mi concentrerò solo sullo scontro tra Dera Dera e Goldrake. Devo dire che il mostro spaziale di Vega ha messo in difficoltà il nostro eroe robotico, e se non fosse stato per il senso di colpa instillato da Actarus nella coscienza di Haruk, chissà come sarebbe finito lo scontro...
Ok, sono comunque cartoni animati, però vedere un invasore spaziale che va in crisi per aver ucciso un piccione, quando la sua missione sulla Terra è quella di sterminare il genere umano, fa un pelino ridere :] però, riflettendoci, avrebbe potuto avere una carriera politica >_<
Piccola chiosa un po' fuori tema.
La settimana scorsa mi sono recato al negozio della Yamato Video di Milano, era un po' che non ci andavo, hanno spostato tutto, pure la cassa... creando un angolo strapieno di GNRC, su cui campeggia il simpatico cartello che si può leggere qua sotto.
La prima considerazione che mi viene in mente è che di pezzi gliene sono avanzati parecchi, e se qualcuno necessita di qualche uscita, ci faccia un salto, visto l'offerta in fatto di quantità e prezzo.
Considerando che ho visto in alcune fiere interi scatoloni pieni di confezioni della GNRC, la speranza che la collezione possa acquistare un qualche valore in futuro, credo che sia una mera illusione :]
Dera Dera dalle solite consuete varie angolazioni.
domenica 11 dicembre 2016
Guida ai super robot, l'animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980
TITOLO: Guida ai super robot, l'animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980 AUTORE: Jacopo Nacci
CASA EDITRICE:Odoya
PAGINE: 302
COSTO: 20€
ANNO: 2016
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': Ancora reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788862883290
Parto subito con l'antipatia. Secondo me il titolo sarebbe dovuto essere “Guida filosofica ai super robot”, perché le interessanti analisi e conclusioni dell'autore sono, purtroppo, un pelino ostiche.
Questa non è una semplice (in tutti sensi) guida sui robottoni dal
1972 al 1980, con trama e schede, come avevo pensato dal titolo, ma
un vero e proprio trattato filosofico.
Ovviamente che lo scritto sia ostico è un mio punto di vista, di
certo chi avrà qualche infarinatura filosofica non incontrerà
nessun problema a districarsi fra le frasi, che in alcuni punti mi
hanno fatto ingarbugliare il cervello >_<
Devo comunque ringraziare Jacopo Nacci per il mini “glossario
mitologico”, come lo titola lui, senza il quale avrei avuto molti
più problemi.
Infatti l'autore conia una serie di termini per identificare le varie
dinamiche tra i personaggi delle serie robotiche, anche allo scopo di
far risaltare le similitudini narrative tra i vari robottoni:
abisso; avvenuto-cataclisma; catastrofe-già-avvenuta; cosmogonia dell'orfano alieno; cosmogonia dualistica; cosmogonia monistica; decremento dell'abisso; figura spiritualizzata; guardiano del varco; incremento dell'abisso; irruzione dell'abisso; irruzione nell'abisso; mediatore di mondi; orfano alieno; padre della tecnica; varco.
Per ognuno di questi termini alla fine del libro ci sono delle
spiegazioni su come vanno interpretati ed inseriti nel contesto del
saggio, purtroppo io me ne sono accorto verso la fine del libro T_T
Forse era meglio metterli all'inizio... comunque avviso subito i
potenziali lettori, andate a pagina 287 prima di iniziare la lettura e, comunque, quando avrete il cervello in
stato confusionale :]
Anche i titoli dei capitoli e dei paragrafi sono un po' ricercati, per esempio sono stato preso un po' dallo sconforto quanto ho letto
il titolo del paragrafo 14.2 “Prolegomeni a ogni metafisica
futura”... prolegocosa?! O_o
Per fortuna esistono i vocabolari, e con un pochino di sforzo, più o
meno quasi forse all'incirca ho capito. Scriverlo un po' più facile?
>_<
Questo non vuol dire che le elucubrazioni dell'autore siano delle
“supercazzole” ultrashibuyane, per nulla, sono tutte molto
interessanti. Molte mi hanno colpito, qualcuna non mi ha convinto, su
almeno una sono in disaccordo.
C'è da dire che, probabilmente, io non sono in possesso degli
strumenti culturali per contestare gran parte delle analisi
filosofiche dell'autore, comunque a me son sembrate in gran parte
sensate.
Nella “Avvertenza” iniziale Jacopo Nucci chiarisce subito che in
caso di disaccordo con lui vale il: “e per il resto pazienza:
ogni sguardo è personale”.
Concetto che mi ha ricordato un po' la formula “visto e piaciuto”
di alcune aste online
:]
sabato 10 dicembre 2016
Parole, numeri e magia (volume 7, 1976) - collana "Il mondo dell'occulto"
TITOLO: Parole, numeri e magia (volume 7) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Stuart Holroyd
CASA
EDITRICE: Rizzoli
PAGINE:
144
COSTO:
8€ (variabile)
ANNO:
1976
FORMATO:
26 cm X 21 cm
REPERIBILITA':
Reperibile su internet
CODICE
ISBN:
Sommando il mio scarso feeling con la matematica, alla mia intolleranza all'occultismo et similia, ne risulta che questo volume della stupenda collana "Il mondo dell'occulto" non mi ha galvanizzato come i precedenti che ho recensito... le perle non mancano, ma non ha lo stesso spessore del volume sugli extraterrestri o sulle facoltà paranormali.
L'autore ci buttò dentro anche un po' di Giappone, lo si nota già dalla copertina, mi rimane oscuro il perchè >_<
Parole, numeri
e magia
L’influenza degli astri
Culti, sette e profeti
I sogni e i loro messaggi
Realtà inesplicabili
Il fascino dell’alchimia
Stregoneria e magia
Al di là del
tempo e dello spazio
L'incipit del volume è molto sorpassato, ormai basta pasturare a soldi ed ottieni tutto il potere che vuoi, magari con uno spruzzo di tv e giornali, un po' di becero populismo, una stuzzicata alla pancia degli elettori impauriti, ed il gioco è fatto.
Altro che aurea, numerologia, cabala, talismani, destino, incantesimi o monumenti preistorici, basta andare dal chirurgo plastico e raccontare qualche bestialità, pare funzioni ottimamente :]
Il primo capitolo indaga la casualità, ovviamente per l'autore il caso non esiste, non esiste il libero arbitrio, tipo Berserk, che credo ai curatori della collana sarebbe piaciuto un sacco :]
Ovviamente l'autore avvalora le sue strampalate teorie con la scienza, gli scienziati, ma anche la filosofia, che non sono mica la medesima cosa.
giovedì 8 dicembre 2016
"Il regno dei sogni e della follia" un film di Mami Sunada - Lucky Red (2013)
Non posto la recensione di un DVD appena uscito, ma quella di un documentario già sul mercato da qualche tempo. Era un po' che riflettevo se comprarlo o meno, temevo fosse una stucchevole agiografia di Miyazaki e dello Studio Ghibli, ed anche dopo averlo acquistato a Lucca ci ho messo un po' per decidere di vederlo. Ovviamente non è che nelle due ore del documentario si spari a palle incatenate contro i membri dello Studio Ghibli, in fondo è un omaggio ad un genio dell'animazione (e non solo) e ad uno studio di animazione che ha creato delle piccole opere d'arte, però non è una leccata (scusate il francesismo) lunga 120 minuti.
E' un film molto giapponese, è la prima volta che vedevo un documentario di matrice nipponica, ed effettivamente un po' ti spiazza, come ti avevano spiazzato i primi lungometraggi che avevi visto anni or sono. Ci sono molti silenzi, ma anche molte opinioni dei protagonisti, magari queste non sono tra loro correlate, cioè non sempre seguono un filo logico (o magari il filo io non l'ho notato), ma nel totale si capiscono aspetti che dalla mera lettura dei saggi su Miyazaki e lo Studio Ghibli non si riescono a cogliere. Probabilmente sono solo inezie, piccole abitudini, ma Hayao Miyazaki dopo questo documentario ha acquistato uno spessore più reale, nè migliore nè peggiore, semplicemente un po' più materiale.
Come al solito metterò i fermo immagine di alcuni momenti del documentario, cercando quasi sempre di non spoilerare fatti importanti, limitandomi a mostrare le curiosità che mi hanno colpito. Ho dovuto ben selezionare le immagini, perchè di momenti interessanti il documentario è pieno. Il protagonista assoluto è ovviamente Miyazaki, avviso che di Takahata se ne parla abbastanza (comprese molte critiche!), ma si vede solo alla fine, e non parla mai in prima persona. L'altro personaggio dello Studio Ghibli che contende la scena al capo, è il produttore Toshio Suzuki.
Come accennavo si potranno ascoltare un certo numero di critiche verso Isao Takahata, che in quel momento era all'opera con "La storia della principessa splendente", tutte incentrate sulla sua tendenza a non rispettare le scadenze.
Il documentario immortala Miyazaki verso la conclusione di "Si alza il vento", e lo stesso regista non lesina critiche a se stesso e alla società moderna, compresa quella giapponese. Comunque non è un documentario "politico", è una finestra aperta sullo Studio Ghibli, noi ci si può dare un'occhiata da fuori, per vedere ciò che abbiamo sempre immaginato. Alcune cose sono come le ipotizzavamo, altre decisamente no.
Le sorprese iniziano subito nel vedere Miyazaki col grembiulino :]
Altra sorpresa è stata la voce che doppia Miyazaki, quella di Robin Williams, Carlo Valli, che non è proprio quella di Mork, però l'ho trovata veramente adatta.
Considerando che il DVD della Lucky Red costa veramente poco, mi pare che a Lucca l'ho pagato 6 o 7 euro, non averlo originale è veramente un delitto, non so se mi spiego >_<
mercoledì 7 dicembre 2016
Yamato, mensile italo giapponese - Settembre 1942
Sono riuscito a recuperare altri tre numeri della rivista italo giapponese "Yamato", purtroppo non quasi gratuitamente con il primo numero che ho postato ( Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1942 ), ergo ho dovuto scegliere i numeri con gli articoli che mi sembravano più interessanti. Quello che ho adocchiato immediatamente è stato questo, per un incredibile articolo dal fantascientifico titolo "Umanità del soldato giapponese"!!!
Ovviamente non mi permetto di affermare che tutti i soldati, i sottufficiali e gli ufficiali nipponici fossero dei massacratori abituali, ma purtroppo la cronaca storica riguardo il trattamento riservato ai civili e ai prigionieri non depone a favore dell'umanità dell'esercito imperiale.
Si replicherà che questa era una rivista propagandistica, vero, ma lo stupro di Nanchino venne commesso alla fine del 1937, voler far passare il soldato nipponico come buono e servizievole, manco fosse Lupo de Lupis, è addirittura grottesco...
Oltre a questa perla sono presenti altri articoli interessanti, uno che dimostra quanto i giapponesi (e non solo) considerassero importante l'India e le nazioni vicine come ulteriore fronte di guerra, sperando in sommosse popolari contro i colonizzatori inglesi. Un articolo a doppia pagina con molte immagini sui torii, presente anche i copertina. Un altro scritto inerente i fanti giapponesi al fronte, tratto dai diari dei soldati. Due articoli di carattere agricolo-ittico, entrambi interessanti. La rivista si conclude con un breve articolo sul "più potente degli esplosivi", che per l'autore era lo spirito combattivo nipponico, purtroppo saranno gli stessi giapponesi a sperimentare che sarà un esplosivo totalmente scientifico a spazzare via la "forza ideale" del popolo giapponese.
Parto con il sommario della rivista, la numero 9 del settembre 1942.
L'articolo sull'umanità del soldato giapponese sarebbe circa a metà rivista, ma è così fantasioso che merità d'essere mostrato per primo.
Non solo non venivano citati i casi di massacri compiuti verso le popolazioni inermi, e questo si può anche comprendere vista la natura propagandistica della pubblicazione, ma addirittura si raccontava di quanto l'esercito nipponico corresse in aiuto della popolazione sofferente!!!
lunedì 5 dicembre 2016
TV Sorrisi e Canzoni N° 8 dal 24 febbraio al 1° marzo 1980 - Maurizio Costanzo vs Goldrake e Fonzie PARTE 2 + "L'ape Maia insegna ad amare anche gli insetti" di Tiziana Casetti Cerusico
Questo numero che presento è, purtroppo, mancante dell'inserto coi programmi delle tv locali, inoltre alcune pagine si sono perse nei decenni. Nonostante questa condizione non felice della rivista il numero merita, in quanto, oltre all'articolo dell'esordio tv dell'ape Maia, c'è la contro replica di Maurizio Costanzo alle lettere di protesta dopo i giudizi che il baffuto giornalista aveva espresso su Fonzie e Goldrake nel numero 4.
Costanzo pare abbastanza seccato dalle veementi proteste dei fans di Fonzie e Goldrake, probabilmente non si aspettava una levata di scudi così agguerrita per qualche critica a dei programmi insulsi. In fondo è lui ad essere il giornalista, lui critica, gli altri devono accettare le critiche. Evidentemente "gli altri" non accettarono le critiche a Fonzie e Goldrake :]
Personalmente non digerivo Fonzie, mai sopportato, ergo posso anche condividere gli strali di Costanzo.
Su Goldrake, verso il quale, a dire il vero, nel numero 4 si era solo limitato a dire che non lo capiva, Costanzo poteva risparmiarsi delle ulteriori spiegazioni, limitandosi a ribadire che, vista la sua età, non gli interessava l'argomento. Perché, a mio avviso, la contro replica su Goldrake è parecchio peggio della critica iniziale.
In pratica se Costanzo non aveva compreso chi fosse Actarus la colpa non era sua che non si era informato, e che magari aveva visto mezza puntata manco dall'inizio della serie, ma, udite udite "di chi racconta queste storie"!!!
Adesso mi metto a leggere qualcosa di Shakespeare, ma non dalla prima pagina, ma dalla numero 527, e poi scrivo una rece in cui affermo che non si capisce una mazza :]
Non contento insisteva:
"Non si possono scrivere storie pensando che vengano seguite tutti i giorni e, quindi, solo lentamente si capisca chi è il buono e chi è il cattivo. Personaggi e intreccio devono essere chiari sin dalla prima puntata. Se questo non avviene, sono realizzati con confusione.".
Grazie Maurizio Costanzo, grazie veramente per questa perla di saggezza.
Veramente non si possono scrivere storie che necessitano di essere seguite regolarmente per comprenderne la trama?!?!
Forse solo per i bambini o anche per gli adulti?
Perché noi la storia l'avevamo capita, pare che, invece, alcuni adulti faticassero assai, di solito tutti giornalisti...
Inutile aggiungere che nella prima puntata, ma anche nelle successive, viene ben spiegato per ogni personaggio chi esso sia, da quale parte stia, e persino le motivazioni dei cattivi, che non sono cattivi per partito preso. Più chiaro di così!
Certo, prima di scrivere quello di cui sopra, il paffuto giornalista si sarebbe dovuto guardare veramente un paio di puntate, oppure, evitare di scrivere cose a caso.
Lunedì 25 febbraio 1980 esordiva sulla Rete 2 alle ore 17,00 la simpatica Ape Maia, che grazie alla sua neutralità di contenuti non generò mai alcuna polemica. Per fortuna la lobby degli imenotteri vespidi, che nel cartone fanno occasionalmente la parte dei cattivi, non ha mai conquistato il potere in quotidiani, settimanali e telegiornali, ergo la serie non era considerata pericolosa :]
Anche se un giornalista imenottero assai velenoso già imperversava...
Inoltre la positività dell'ape Maia nasceva anche dall'essere identificata come teutonica, non giapponese come i robottoni. Ovviamente nell'articolo non è specificato che venne prodotta dalla Nippon Animation, oppure che, essendo pensata per un target di bambini più piccoli (genere kodomo) non poteva contenere le tematiche di Goldrake o Jeeg.
L'articolo inizia con un bel "Arrivano dalla Germania"... est o ovest?
Direi molto est, appena oltre la Cina ^_^
L'autrice dell'articolo, Tiziana Casetti Cerusico, sempre nel marzo 1980, scrisse un altro articolo sull'ape Maia, ma per il numero zero di Telepiù:
Telepiù N° zero dal 15 al 21 marzo 1980 - "Mazinga ha sedotto Apemaia... Può esser si!" di Tiziana Cerusico
domenica 4 dicembre 2016
Il fumetto "Actarus" N° 9 - "Terrore nei laghi" - agosto 1980
Il nono fumetto della collana "Actarus" è incentrato sulla paleontologia, che come tutti ricordiamo occasionalmente faceva capolino in qualche puntata delle serie gonagaiane. Inutile dire che in questo fumetto i dinosauri diventano i protagonisti della storia, da cui scompare un qualsiasi accenno a Vega, a Goldrake e alla fantascienza in generale. Mi rendo ben conto che insistere nel criticare un qualcosa è abbastanza puerile, però veramente non comprendo cosa spinse l'editore a pagare i diritti di sfruttamento per Goldrake alla Sacis, per poi non inserirlo praticamente mai nel fumetto >_<
Non ho mai notato questo fumetto in edicola da bambino, ma non avrei letto mai un secondo numero, non c'era Goldrake!!!!!!!!!!!!!!!!!
Come inizia l'avvincente avventura?
Vanno tutti allo zoo!!!!! O_O
Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale.
Vengo anch'io. No, tu no.
Per vedere come stanno le bestie feroci
e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone,
e vedere di nascosto l'effetto che fa.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!
Procton, se erano anni che non andavi allo zoo, ci sarà pure stato un perché...
Inizia Quark, con Procton un po' in versione Piero Angela e un po' Roberto Giacobbo :]
venerdì 2 dicembre 2016
C'era una volta... Prima di Mazinga e Goldrake, storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni settanta
TITOLO: C'era una volta... Prima di Mazinga e Goldrake, storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni settanta
AUTORE: Massimo Nicora
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 186
COSTO: 16€
ANNO: 2016
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': su internet
CODICE ISBN: 9788892633308
Il contenuto del saggio di Massimo Nicora è già ben chiaro dal titolo del libro, e si completerà con il successivo incentrato su Goldrake, partendo, quindi, da dove finisce questo. L'arco temporale abbracciato dall'autore è molto lungo, dall'epoca Tokugawa ai primi anni del 1970, ovviamente concentrandosi su robot e personaggi robotici/cyborg di matrice nipponica. In particolare nei primi due capitoli si farà sovente richiamo alla storia, alla situazione sociale e politica del periodo, in quanto robot e personaggi robotici vennero ispirati dal Giappone reale. Per chi non ha mai letto nulla sul paese del Sol Levante potrebbe essere un buono spunto per approfondire qualche tematica storico-sociologica (saggistica storica + saggistica sociologica )
Il saggio è scritto in maniera comprensibilissima, non sono presenti
citazioni in lingua straniera (grazie!!!) e, a beneficio dei lettori non fan,
anche le serie solamente citate hanno una nota a fondo pagina con una
breve sinossi. In pratica lo possono leggere tutti, non necesita di una laurea in robottonica applicata :]
Inoltre il prezzo, considerando che è una auto pubblicazione edita
da Youcanprint, è abbastanza basso.
Ma perché Nicora inizia la sua trattazione dall'epoca Tokugawa?
La passione dei giapponesi per gli automi, i robot e i cyborg nasce
proprio in epoca Tokugawa, con i karakuri, la cui storia è ben
sviscerata nel primo capitolo. Questa prima parte in realtà era
stata già pubblicata su “Manga Academica 3", come
avverte l'autore nelle note. Di norma non sono molto incline ad
accettare le riproposizioni di scritti già pubblicati, ma nel
leggerla ho avuto l'impressione che quella fu veramente una prima
parte di una analisi più approfondita, che si sviluppa in questo
libro e che terminerà nel prossimo su Goldrake. Non è una mera
ripetizione del 2010, ma una prosecuzione.
Per il contenuto del primo capitolo rimando alla mia recensione di "Manga Avademica 3" che ho linkato sopra.
Per il contenuto del primo capitolo rimando alla mia recensione di "Manga Avademica 3" che ho linkato sopra.
Il secondo capitolo inizia storicamente dove era terminato il
primo, raccontando come il processo di ammodernamento tecnologico,
nato dall'apertura forzata all'Occidente, permise lo sviluppo di una
editoria popolare, comprese le prime riviste a fumetti. La prima
rivista che conteneva vignette e brevi fumetti, a carattere di
critica e satira politica e sociale fu “The Japan Punch”, fondato
dall'inglese Charles Wirgman nel 1862. L'autore propone una breve
storia di queste prime riviste che con il tempo iniziarono ad
ospitare regolarmente fumetti, passando dalla satira, ormai sempre
meno accettata dal potere governativo, alle storie a fumetti. Fin
quando anche i fumetti vennero arruolati a scopo propagandistico e
bellico, nascevano così gli “heitai (soldato) manga”. Nel 1934
nasce il primo eroe robotico dei manga, “Tanki Tankuro”,
disegnato da Gajo Sakamoto. Viene spiegato quali furono le azioni
governative per obbligare tutti i mangaka a disegnare questi fumetti
di propaganda militare. Proprio in una di queste riviste di
propaganda verrà ospitato il primo robot gigante alla fine del 1943,
“Kagaku Senshi” (“Il guerriero della scienza”).
Anche gli anime vennero arruolati nella propaganda militarista, una
di queste star animate fu il cane Norakuro.
Molto interessante la cronaca di come il dramma teatrale “Rossum's
Universal Robot” di Karel Capek venne rappresentato nel 1924, con
il titolo “Jinzo ningen” (“Uomo artificiale”), paragrafo in
cui viene anche spiegato influenzò gli autori di allora.
Il terzo capitolo è incentrato sul dopo guerra, come, sulla scia
della sconfitta militare e tecnologica, iniziarono a proliferare
storie a carattere scientifico ed avventuroso. Ovviamente si analizza
lungamente il lavoro di Osamu Tezuka, in primis di “Tetsuwan Atom”,
prima nella versione manga, poi in quella animata, con tutte le
notizie riguardo all'esportazione negli Stati Uniti, per esempio sul
perché venne cambiato il nome della serie animata in “Astroboy”.
L'autore si concentra sugli aspetti anti discriminatori di
“Astroboy”, che Tezuka voleva trasmettere ai sui concittadini. Mi
permetto di chiosare che il messaggio non mi pare sia giunto a buon
fine...
Nel quarto capitolo si analizza il primo anime robotico, “Tetsujin
28”, che negli Usa fu ribattezzato “Gigantor”, si parla anche
dell'adattamento statunitense.
Per il quinto capitolo si prendono ad esempio altri personaggi
robotici antesignani degli anime gonagaiani: Robot Santohei; Tetsujin
13 gou Hasshin seyo”; “Tetsu no Samson”; “Midori no Mao”;
Muteki Gouriki”.
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