TITOLO: Giappone delle meraviglie, miracoli del passato sfide del futuro
AUTORE: Vittorio Volpi
CASA EDITRICE: Egea
PAGINE: 209
COSTO: 24€
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di
Milano
CODICE ISBN: 9788883502354
Nel periodo prenatalizio ho trovato più titoli di
saggistica storica/sociologica sul Giappone, ho scelto questo perché,
oltre al passato, analizzava il presente e cercava di dare uno
sguardo al futuro del paese del Sol Levante.
Ho fatto bene?
Direi che sostanzialmente è un libro che ho trovato
interessante, anche se alcune parti mi sono incomprensibili per la
mia ignoranza delle tematiche economiche, ed in altri punti sono
rimasto un po' perplesso.
L'autore racconta i suoi quattro decenni di vita
professionale in Giappone, dove ha lavorato in campo
economico/bancario, e da dove scriveva per alcuni quotidiani italiani
(Il Giornale, Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore) della
situazione politica ed economica nipponica. Racconta tutte le
trasformazioni che ha vissuto e visto con i suoi occhi, ma anche
quelle precedenti al suo arrivo in Giappone, partendo dall'arrivo
delle navi nere del commodoro Perry. Sono riportati stralci di suoi
articoli scritti per i quotidiani italiani, in 20 anni di
collaborazione giornalistica.
Il punto di vista dell'autore è, come ovvio che sia,
prettamente economico, quindi valutare il valore finale totale del
saggio è per me problematico. La parte più storica mi è parsa valida, la parte economica l'ho letta con piacere. Bisogna
vedere quanto chi lo legge abbia fiducia nelle teorie economiche a
cui si rifà l'autore. Io ne ho poche, il perché lo si capisce
vedendo come funziona il mondo finanziario ( e di conseguenza la
società).
L'autore ha il coraggio, oltre che di analizzare la
situazione economica del Giappone degli anni passati, anche il
presente ed il futuro, benché questa parte sia minoritaria nel
saggio. Non è facile fare previsioni economiche, di solito gli
economisti e tutti i vari esperti sono in gamba a spiegarti il crollo
della borsa o una crisi finanziaria dopo che è successo il
patatrac... prima quasi mai... cosa che sarebbe grandemente più
utile...
L'obbiettivo dell'autore è incentrato sulle “aperture”
del Giappone verso l'esterno:
prima la Restaurazione Meiji poi
l'occupazione statunitense, quindi quelle passate, ma anche le
mancate aperture degli anni 90 e 2000, fino alle ipotesi di apertura
future, incarnate dal primo ministro Shinzo Abe.
Per Volpi il Giappone si è imposto al mondo quando si è
aperto verso l'esterno, mentre quando non lo ha fatto ha patito i
rovesci più grandi.
Prima di addentrarmi un po' di più nel contenuto del saggio ci tengo a far notare una grossa disfunzione editoriale. Il libro non contiene la bibliografia, non per la sua assenza, ma perché la si può consultare sul sito della casa editrice. Per fare ciò, però, bisogna digitare un codice presente nella quarta di copertina, a questo punto dovrebbe comparire sia la bibliografia che una "swot analysis" aggiuntiva dell'autore, che mi sarebbe piaciuto leggere, anche perchè il libro l'ho comprato...
Ho digitato il link, ma non ho neppure fatto in tempo ad inserire il codice, perchè...
Ritorno alla recensione.
Il secondo capitolo narra sia delle vicende della
seconda guerra mondiale, compreso il periodo del nazionalismo
militarista, che dell'apertura nata dall'occupazione statunitense,
con in boom economico degli anni 50 e 60.
Purtroppo sulla figura di Hirohito si leggono le solite
assoluzioni buoniste: non sapeva, non poteva, era pacifista, era
mite... poverino...
Il capitolo riporta tutti i successi industriali ed
economici fino all'esplosione della bolla speculativa nel 1990.
Con il terzo capitolo l'autore analizza le cause della
lunga recessione nipponica, considerandolo il periodo della mancata
terza apertura del Giappone. La prima causa di quella crisi
finanziaria viene individuata fu l'arroganza dei manager. Visti i
grandi successi degli anni precedenti i manager nipponici si
sentivano superiori a tutto il resto del mondo finanziario. Per
l'autore il Giappone non è riuscito a modificare il suo approccio ai
problemi del paese, a cambiare la sua cultura, fatto che gli ha
impedito di comprendere i cambiamenti economici mondiali. In questo
capitolo sono analizzati tutti gli errori che l'autore ha
individuato.
Viene riportato un dato interessante sui livelli di
speculazione immobiliare raggiunti prima dello scoppi della bolla:
nel 1989 nel quartiere di Ginza un metro quadrato arrivava a valere
200 miloa euro, e 50 mila euro era il valore delle zone residenziali
di Tokyo.
Una delle cause della crisi viene individuata nello
disgregarsi della famiglia e nelle carenze del sistema educativo. Ho
trovato questi paragrafi corrispondenti a tutti gli altri saggi sulla
società giapponese che ho letto (e recensito):
l'assenza del padre in famiglia; il calo della natalità;
le madri che spingono i figli ad eccellere nel percorso scolastico;
il nozionismo della scuola nipponica; il dramma degli esami; il
bullismo.
Incredibilmente non è mai citato, dico mai, una sola
volta il fenomeno Hikikomori. Rimango sempre sbalordito da
queste mancanze, che non affermo siano volontarie, visto che l'autore
non nasconde tante altre problematiche della società giapponese.
Rimango sorpreso dal fatto che o il fenomeno hikikomori esiste, e
quindi manca un tassello importante all'analisi sulla crisi della
società nipponica, oppure gli hikikomori in realtà sono un fenomeno
marginale, ergo ho letto dei saggi con un sacco di panzane...
Nell'ultimo capitolo viene ipotizzato quale dovrebbe
essere la terza apertura del Giappone verso l'esterno, dopo quella
mancata del ventennio 1990/2010. L'autore cerca di spiegare come la
società giapponese potrebbe uscire dal malessere culturale che le
impedisce una uscita definitiva e duratura dalla crisi economica.
E' interessante come venga fatto notare, a fronte della
crisi occidentale del 2007/08, che ancora attanaglia l'Italia, come
in fondo il Giappone abbia retto bene nel suo “ventennio perduto”.
Chiunque visiti il Giappone ne ritorna con una impressione
entusiastica, tutto funziona, e se quella giapponese è una crisi
economica, noi tutti vorremmo essere in crisi come loro. Anche se i
dati macro economici del periodo 1990/2010 sono pessimi, la società
giapponese non si è impoverita.
Sono spiegati brevemente dell'attuale primo ministro
Shinzo Abe di rivitalizzare l'economia, con la sua famosa
“Abenomics”. Le prime due parti dell'Abenomics sono state già
attuate: una politica monetaria espansiva e una politica fiscale
flessibile.
Per l'autore il punto focale di questa strategia
economica è la terza parte dell'Abenomics, formata da più
interventi riformatori, e quindi la più difficile da attuare e far
digerire alla popolazione e ai grandi potentati economici e sociali.
In particolare l'aspetto che dovrebbe permettere al Giappone l'inizio
della terza apertura mai avvenuta: un aumento della popolazione
attiva, anche tramite l'immigrazione.
Da notare che questo aspetto dell'Abenomics non è stato
ancora compiuto, come altre riforme strategiche.
Personalmente sono molto curioso di vedere se il
Giappone aprirà un minimo le frontiere all'immigrazione, con
annessi, ovviamente, più diritti per i nuovo lavoratori stranieri.
L'autore analizza tutti i vari fattori della terza parte
dell'Abenomics non ancora attuati.
L'indice del libro, da cui si possono chiaramente desumere gli argomenti trattati.
Seconda, terza e quarta di copertina.
Nessun commento:
Posta un commento