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mercoledì 2 settembre 2015

"Lo sbarco giapponese è diventato occupazione stabile", di Adriano Bevilacqua - Cineforum n° 214 5 maggio 1982




La gran parte degli articoli che ho postato fino ad ora erano di giornalisti non specializzati, pochi quelli di giornalisti, non dico esperti in animazione, ma almeno in cinematografia. Ergo le castronate, seppur non giustificabili, erano, almeno, prevedibili, specialmente quando si è abituati a scrivere senza informarsi sull'argomento dell'articolo. Le testate che hanno pubblicato questi articoli sugli anime sono delle più disparate, dai quotidiani o riviste mensili/settimanali nazionali, fino al Guerin Sportivo (che posterò più avanti), passando per Playboy, Penthouse e Topolino. Ma è la prima volta che trovo un articolo (in realtà sono due) di una rivista specializzata, i cui giornalisti scrivono con cognizione di causa, e che, all'occorrenza avrebbero potuto cercare informazioni aggiuntive durante qualche festival, magari sul cinema giapponese.
Il risultato finale è migliore?
Di certo è più approfondito.
Infatti Cineforum dedicò ben 10 pagine (con due articoli distinti) ai "cartoni animati giapponesi".
I contenuti dei due articoli, invece, pur non raggiungendo le vette di scempiaggini che si possono leggere in "Emeroteca Anime", sono abbastanza deludenti, anche perché nel 1982 c'era ormai stato il tempo di recuperare qualche informazione aggiuntiva. Non si era più nel Natale del 1978, colti di sorpresa dal successo dall'alieno Goldrake, dopo quattro anni (come recita anche il titolo di Adriano Bevilacqua), erano passate sugli schermi televisivi decine e decine di anime.
Purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vule sentire, e neppure vedere, dato che leggere anche qui della "fantasia computerizzata", mi ha lasciato sgomento...
Ho sfogliato quattro annni delle pubblicazioni di Cineforum, e ho visto numerosi articoli dedicati al cinema giapponese, i cui toni erano sempre entusiastici, quindi la rivista non aveva nessun preconcetto contro le produzioni nipponiche, per lo meno cinematografiche.
Già il titolo è tutto un programma. Anche se oggi "occupazione stabile", vista la penuria di posti di lavoro, sarebbe un complimento, nel 1982 lo era ben poco. I giapponesi ci avevano invasi, dopo lo sbarco della testa di ponte di Goldrake ci avevano, infine, occupati...




Poteva mancare un bel Goldrake che sparava raggi mortali? No.
Notare la didascalia.




Comunque il giornalista, non so in base a quali fonti, dirette (le persone interessate) oppure indirette (precedenti articoli giornalistici), pare abbastanza informato sull'acquisto da parte della Rai di "Atlas Ufo Robot" al Mifed, peccato canni l'anno, non il 1976, ma il 1977.
Anche lui, dopo Nicoletta Artom (la protagonista della storia), afferma che Goldrake non lo voleva nessuno, e che il venditore francese non riusciva a piazzarlo.
Che l'esordio di Goldrake non ebbe grande fortuna, lo può scrivere solo uno che nel 1978 era adulto...






La metafora guerresca continua, dopo "sbarco" e "occupazione stabile", tocca ad "arma".
Giusto ricordare che il primo fenomeno che io ricordi che sfruttò a manetta il famigerato merchandising fu l'italianissimo Sandokan.




Il giornalista azzecca, pur esagerando, che parte degli anime trasmessi giacevano nei magazzini della case produttrici nipponico, ma solo una parte, perchè in quegli anni arrivarono anche molte serie prodotte in Giappone solo uno o due anni prima.
Sui costi di un minuto di Goldrake non mi pronuncio, mentre sul guadagno finale penso che fu anche maggiore.





Nell'articolo ci sono notizie fondate, tipo quello della coloritura a domicilio e del sub-appalto, ma poi c'è quasi sempre il luogo comune che salta fuori. Infatti iniziano i botti delle super tecnologie avanzatissime usate da diabolici nipponici: l'artigianato!





No no, la fantasia e la creatività non erano le caratteristiche principale di questi cartoni animati: robot combattenti, supereroi di ogni forgia ed estrazione, animaletti tra i più svariati, maghette, storie d'amore, avventura e colpi di scena.


Tutte queste cose ce le sognavamo con Hanna & Barbera o la Warner Bros...

Ed eccola, buttata lì, come una cosa ovvia, ormai scontata, che nessuno si azzarda a contraddire:

"Le vicende ed i personaggi sono elaborati con il computer e gli stessi metodi di costruzione delle sequenze sono stati rivoluzionati."

Non soddisfatto il giornalista inventa, di sana pianta, un nuovo metodo di lavorazione, con un macchinario, il computer, che neppure esisteva!
Ricordo che questa è una rivista specializzata, non il Gazzettino di Arcore...

"Al posto dei tradizionali disegni vengono costruiti dei modellini che riproducono la scena: quindi, con il computer, vengono scomposte le varie fasi ed i vari fotogrammi, riportati su fogli trasparenti, vengono colorati a mano con speciali vernici". 



La mancanza di fantasia nipponica è dovuta all'uso del computer. Ovvio, no?
Ma quindi, se il giornalista oggi potesse ammettere che i disegnatori nipponici non avevano mai usato il computer, ammetterebbe che avevano una enorme fantasia?
Grazie alla quale sopperivano alla scaristà di qualità.
A questo punto bisogna capire il perchè ai bambini/e piacevano così tanto i cartoni animati giapponesi: la colpa era delle televisioni italiane, che riempivano i palinsesti di programmacci.

Pare che non gli passi neppure per l'anticamera del cervello che magari gli anime fossero belli e con dei contenuti.






Purtroppo il watermark capita proprio su un paio di parole determinanti:
"sofisticazione tecnica"
Non so nel 1982, ma nel 2015 "sofisticazione" vuol dire una cosa poco simpatica:
Modificazione o alterazione intenzionale delle caratteristiche chimiche o fisiche di un prodotto naturale o artificiale, realizzate mediante sottrazione, per lo più parziale, di un componente pregiato, o mediante aggiunta di una sostanza poco pregiata, sia essa un componente naturale del prodotto, sia un componente estraneo, operata generalmente allo scopo di ricavare un illecito profitto, o di migliorare l’aspetto del prodotto.

E' "l'uso del computer per elaborar storie e personaggi" che dimostra quanto artificiali siano queste opere, nate solo per guadagnare, mentre la Disney faceva beneficenza...





Il giornalista si lancia nell'analisi di Goldrake, peccato che la fattoria non fosse altro che... una fattoria...






Quindi tocca a Mazinga (Z).




E poi a Capitan Harlock e Capitan Futuro.





Mi scusi, egregio Adriano Bevilacqua, ma pare che l'unico che sia "incapace di capire", qui sia lei...




Poi si torna su Vega con una boiata megagalattica: non sapevamo perché Vega attacasse la Terra.
Come no, lo si apprende quasi da subito... ma sarebbe stato necessario che il giornalista fosse informato su ciò che scriveva.
Tocca alla povera Heidi, Candy e Remì...







Ammetto che l'Ape Maia la guardavo anch'io, ma sinceramente non ricordo questa sua carica rivoluzionaria... boh...
Si conclude con una bella contraddizione:
"Il successo di queste serie animate sembra(?) però dimostrare anche il loro rifiuto da parte del pubblico dei bambini".

Cioè... visto che tutti li guardavamo, vuol dire che non ci piacevano?!  O_o




Io ero sempre giù in cortile, fin troppo direi, ed il cortile era pieno di bambini e bambine. Non so proprio dove abitasse questo signore.
Ma a tutto c'è una spiegazione, se i genitori sono dei rincoglioniti che guardano Superman, vorrai mai che i figli possano esserlo meno?




Alcuni disegn dell'articolo.




Le tavole con l'Ape Maia le inserirò nel secndo articolo.



8 commenti:

  1. Giusto per essere precisi il buon Bevilacqua all'inizio ha toppato l'anno. il Mifed è quello del 1977 e non del 1976. Comunque complimenti per la scoperta, credevo di essere l'unico ad avere una copia di questa rivista :-)

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    1. Cavoli!
      Graziue Massimo, e pensa che c'è anche scritto nel link inserito nel nome "Nicoletta Artom" all'inizio del post... si vede che ieri sera ero cotto...

      Grazie di nuovo, ora correggo ;)

      P.S.
      Sei sicuro di averla ancora? Controlla.
      Non so dove abiti, ma i furti su commissione servono anche a questo :]

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  2. Sono sotto chiave nella mia nuova libreria.. e l'allarme è sempre inserito ^^ Prossimamente ti manderò nuovo foto per farti un po' ingolosire :-)

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    1. Ciao Massimo
      Se vuoi farmi passare la fame pubblica il tuo nuovo libro ^___^
      A proposito come va la ricerca di un editore? Spero proprio che tu non debba cercare troppo, se penso a certi articoli tipo questo >__< su anime e manga .... il tuo dovrebbero richiederlo direttamente gli editori !

      Stengo tu che hai contatti dovunque :-) sai qualcosa del nuovo libro di Pellitteri Shooting Star e non ricordo il resto del titolo O__O ?
      Se non ricordo male usciva proprio a Settembre o me lo sono sognato?

      Alessandro

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    2. E' quello che credi tu, ovviamente il furto su commissione prevede anche la sostituzione con copie farlocche degli originali :]

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  3. Ciao Alessandro il libro é finito. Sto sistemando un po' l'editing. Spero di dare buone notizia a breve
    Sono 569 pagine^-^ dove svelo per la prima volta tantiisteri mai risolti come quello dell'Atlas di Goldrake. Ma questa é solo la punta dell'iceberg.
    Il libro di Marco Pellitteri che io sappia é pronto e dovrebbe essere pubblicato al piú presto
    É un saggio sociologico-politico su Goldrake.

    Stengo quando avró pubblicato ti faró una proposta indecente per un progetto che da anni mi frulla in testa.

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    1. Una proposta indecente?
      Guarda che non voto Silvio :]

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  4. L'articolo di Bevilacqua è profondamente ignorante e tipico di chi non ha mai visto un solo episodio degli anime in questione.
    Per altro, confonde il conformismo e bigottismo dei cartoni USA facendolo passare per caratteristica dei nipponici : se c'è una cosa chenon si può dire degli anime, è che che abbiano una differenza schematica di bene e male e un ottusità nel confrontarsi col diverso.
    Ritengo che il più bell' affresco di quegli anni sia la storia di Braccio di Ferro scritta da Motta, dove il nostro critica Pisellino di essere un videodipendente di questi cartoni venuti a farci il lavaggio del cervello, ma poi lui stesso è un "colonizzato" di telefilm USA, di cui non può perdere un episodio ( Dallas) senza andare di matto.

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