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domenica 2 aprile 2023

Hirohito, un imperatore fra due epoche



TITOLO: Hirohito, un imperatore fra due epoche
AUTORE: Alarico Lazzaro
CASA EDITRICE: Historica Giubilei Regnani
PAGINE: 260
COSTO: 20 
ANNO: 2023
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788833374369



Toccando il tema dell'Imperatore Hirohito ho più volte annotato che i saggi scritti quando egli era ancora in vita sono di norma molto attenti a discolparlo da responsabilità per l'espansionismo nipponico, il conflitto nel pacifico, i crimini di guerra (per esempio Nanchino e l'Unità 731), la continuazione del conflitto anche quando era chiaro che il Giappone stava soccombendo, infine la non accettazione della resa dopo la prima bomba atomica sganciata dagli Usa.
La saggistica scritta dopo la morte di Hirohito di norma, invece, non nasconde i fatti sopra elencati.
Questo saggio mi ha sorpreso perché pare pubblicato nel 1953 in Giappone, mentre è stato pubblicato nel 2023 in Italia, in quanto prende sempre le difese di Hirohito, mancando di elencare alcune responsabilità dell'Imperatore e quando cita responsabilità nipponiche, precisa sempre che Hirohito non sapeva, non voleva, era contrario, fu obbligato etc. etc. etc.
Impressionante quante volte si ripete che Hirohito era un pacifista, alla fine del saggio quasi ne ero convinto pure io, quasi... e meno male che era un pacifista, perché se fosse stato cattivello...  ^_^
Confrontando la bibliografia riportata dall'autore (vedere a fine post) con l'elenco dei libri presenti qui sul blog, a parte i libri in inglese per me non fruibili, forse manca qualche titolo, che magari avrebbe reso lo scritto meno sbilanciato sul versante del pacifismo di Hirohito.
Spesso viene fatto riferimento al saggio di Leonard Mosley ("Hirohito") della Longanesi pubblicato nel 1970 in Italia, che è l'unico in italiano che non ho letto, sarà mia premura recuperarlo, ma mi chiedo se non c'era un qualche scritto un po' più recente su cui fare così tanto affidamento, tipo questo:

Nel caso non si fosse capito, paleso che il saggio non l'ho apprezzato, assolutamente di parte, in maniera antistorica, non c'è più motivo di difendere la figura di un personaggio ormai defunto da trenta e passa anni in un contesto internazionale mutato. L'unico fattore che non è cambiato, rispetto a quando Hirohito era in vita, è l'incapacità nipponica di assumersi in pieno le responsabilità dei crimini guerra commessi dall'esercito imperiale.
Nel libro non è mai citata l'Unita 731, come mai citato è il colonnello Ishii, nonostante qualche connessione con la famiglia imperiale esiste.
Uno dei tanti aspetti che mi ha colpito negativamente di questo saggio sono le parole con cui ci si riferisce ad Hirohito, sempre discolpandolo a priori, sempre precisando il suo pacifismo.
Visto che questo aspetto lessicale agiografico verso Hirohito mi ha molto impressionato fin dall'inizio dello scritto, ho iniziato ad annotarmi termini e pagina, poi, ad un certo punto, ho smesso, perché non avrei mai finito di leggere il libro a forza di riportare tutte le frasi hirohitiane:
pag. 7 "divino padre della patria" (fu Meiji il padre della patria moderna)

pag. 10 "leader silenzioso" (leader? Quindi era ascoltato...)

pag. 11 "E' innegabile, tuttavia, il dolore con cui l'Imperatore visse i suoi anni al governo" (chi lo dice che è innegabile?)

pag. 13/14 "Il suo nome racchiude l'intrinseca magnificenza della carica che presto ricoprirà e nasce dall'unione di Hiro inteso come gentile e benevolo e Hito traducibile con virtù o benevolenza. Hirohito è quindi un portatore di benevola virtù o gentile benevolenza, fin dal primo momento in cui apre gli occhi" (Ma quindi, se Hitler significasse "gentile ed umano", sarebbe stato intrinsecamente buono?)

pag. 14 "(semplifico) l'Imperatore Meiji era un militarista, l'antitesi di Hirohito" (ancora pacifista)

pag. 16 "Hirohito... si addosserà le colpe anche davanti a Douglas MacArthur

pag. 23 "il giovane mostrava ottime doti balistiche e atletiche" ( "Hirohito era un bambino mingherlino, camminava trascinando i piedi, non restava dritto a causa della scoliosi, era miope (nonostante questa miopia rimase dei mesi senza occhiali perché “un imperatore non li porta”), i suoi fratelli erano tutti più prestanti di luiHirohito, l'imperatore opaco: mito e verità

pag. 28 "Che Hirohito potesse perdere di proposito (a golf) è possibile, considerato che abbiamo già constatato, fin dall'infanzia, la natura mite, disponibile ed estremamente dubbiosa circa la propria divina invincibilità"

pag. 40 A proposito del terremoto del Kanto nel 1923 "... il popolo giapponese avrebbe avuto la forza per ricostruire Tokyo seduta stante, se i vertici del governo avessero permesso a Hirohito di uscire dalle ieratiche mura del palazzo" (ma chi era?! Super Salvini?!?!)

pag. 45 "Quando Hirohito diventò finalmente Imperatore, decise di chiamare il suo regno Showa, dal significato di Pace Illuminata, a posteriori un vero e proprio ravviso del sarcasmo concretizzatosi a causa della fatalità di un destino distruttivo" (fatalità? destino distruttivo?)

pag. 61 "L'uscita dalla Società delle Nazioni fu un durissimo colpo per l'Imperatore"

pag. 95 ""L'Imperatore usciva di rado, era di umore cupo, dal viso pallido e sentiva sulle sue spalle il peso di un'escalation che non aveva voluto" (se ne sentiva il peso, magari sapeva di aver avuto delle responsabilità...)

pag. 99 "...a crederci (alla pace) sembrava realmente solo Hirohito durante tutti i colloqui con tutti i Primi Ministri..."

pag. 144 "Che Hirohito fosse un pacifista non è in dubbio, ma le fonti ci consegnano un ritratto di un Monarca che prova addirittura a spingere Tojo a negoziati di pace" (nel febbraio 1942 con la guerra in favore del Giappone)

Ribadisco, alla fine ho smesso di prendere nota delle frasi di questo genere, starei ancora leggendo il libro...

Eppure i quesiti posti nell'introduzione erano interessanti, peccato che a tutte quelle domande l'autore replica in un solo modo: Hirohito è innocente!
Quando si è un "capo" (eletto o meno) ci sono due opzioni nel caso di decisioni importanti:
ne eri al corrente, e quindi le condividi, se non ti sei opposto;
non ne eri al corrente, quindi sei un incapace a compiere i tuoi doveri.

Il primo capitolo parte dall'infanzia di Hirohito fino alla scelta della moglie. Fin qui accettabile, Hirohito non aveva ancora fatto nulla, difficile discolparlo a priori da qualcosa  :]

Il secondo capitolo descrive il viaggio in Europa (tra cui l'Italia) del futuro Imperatore (marzo 1921).
A fine paragrafo l'autore afferma che al rientro dall'Europa Hirohito era pronto ad essere un ponte tra la cultura Occidentale a nipponica, inoltre apprezzava la democrazia anglosassone. Mi chiedo, quando fu necessario, Hirohito mise in pratica questi buoni intenti? Non mi pare che la storia dica ciò.

Nel terzo capitolo vengono descritti gli anni 20, in cui Hirohito fu nominato Principe Reggente, a causa dell'inabilità del padre.
A proposito dell'attentato ad Hirohito del 27 dicembre 1923, l'autore riporta che questo avvenne "nonostante gli altissimi indici di gradimento e devozione del suo popolo".
A parte che per subire un attentato basta uno scontento, un invasato oppure un semplice malato di mente, ma nel 1923 in Giappone erano in auge le indagini demoscopiche o i sondaggi?
Quale è la fonte dell'autore?
Un suddito nipponico aveva una seconda opzione se non essere devoto al futuro Imperatore?
La contestazione di un membro imperiale comportava la pena di morte, ovvio che fosse amato.

Il quarto capitolo inizia con l'era Showa il 25 dicembre 1926.
Per l'autore, in seguito a vari problemi politici, Hirohito spinse il Primo Ministro Tanaka alle dimissioni (pag. 49), quindi l'Imperatore aveva un potere materiale e lo esercitava, ma solo quando voleva, a quanto pare.
Hirohito viene descritto come travolto dagli eventi in occasione dell'inizio dell'invasione della Manciuria nel 1931, che secondo l'autore non auspicava. Ovviamente Hirohito fu tenuto all'oscuro di tutto, non poté intervenire perché i Genro temevano per lui, vista l'aggressività dei militari.

Il quinto capitolo inizia dopo l'invasione della Manciuria, periodo 1931/32. Viene illustrato l'assassinio del Primo Ministro Inukai, su cui Hirohito puntava per frenare i militari. Vi puntava così tanto che Inukai fu l'ultimo Primo Ministro democratico e che uno dei sostenitori del suo omicidio, il generale Sadao Araki, entrò nel successivo governo.
In questo libro Hirohito non è l'unico a diventare un fervente pacifista, anche il fratello Chichibu viene descritto come pacifista ed antimilitarista:

Mentre su Hirohito, probabilmente per il suo ruolo di Imperatore, c'è sempre stato un dibattito sul livello di coinvolgimento nella disfatta nipponica, è la prima volta che leggo che il fratello fosse un antimilitarista ed un pacifista. 
Boh... avrò letto male io...

Il sesto capitolo illustra la rivolta di alcuni ufficiali dell'esercito il 26 febbraio 1936, in cui vennero compiuti altri omicidi politici e vari tentativi di omicidio. Hirohito si oppose fermamente alle richieste degli insorti, li fece desistere con una semplice dichiarazione, e poi, una volta che questi si arresero, li fece condannare a morte.
Questo episodio, lo ribadisco sempre in occasione di recensioni simili, è la prova ultima delle responsabilità di Hirohito, che quando ha voluto (ne ebbe il coraggio?) si è imposto ai fanatici militaristi. Continuare a dipingerlo come vittima della cricca militare, dopo questo episodio storico, mi pare sia sintomo di non voler vedere cosa capitò.
Da pagina 70 a 82 il capitolo si conclude con delle considerazioni su degli scritti di Yukio Mishima, inerenti questa rivolta del febbraio 1936, che nel totale non ho ben compreso quale senso avessero nel contesto storico descritto. Si vede che io e l'autore abbiamo punti di vista e processi mentali (ammesso io ne abbia) differenti   ^_^

Il periodo temporale del settimo capitolo va dal post febbraio 1936 fino al secondo finto incidente in Cina del 7 luglio 1937, che permise all'armata del Kwantung di invadere il resto della Cina. 
Uno dei primi effetti di questa seconda invasioni fu il massacro di Nanchino.



All'inizio dell'ottavo capitolo viene subito messo in chiaro che si seppe dei massacri a Nanchino solo dopo la guerra, quando, invece, sappiamo che membri della famiglia Imperiale vennero inviati a Nanchino per valutare la situazione.
A pagine 96 ci viene spiegato che fu l'embargo anglosassone a spingere il Giappone nelle braccia di Hitler, ma perché ci fu l'embargo?
Segue il Patto Tripartito "Ro-Ber-To", che Hirohito, ovviamente non voleva.

Il nono capitolo si occupa della preparazione da gennaio 1941 dell'attacco a Pearl Harbor, di cui (pag. 108) Hirohito era inconsapevole.
Alla fine, durante il Consiglio Imperiale che decise la strategia contro gli Usa, l'Imperatore intervenne. Per l'autore le sue parole indicavano il desiderio di pace, declamò una poesia del nonno Meiji... si vede che i militari presenti non avevano buoni voti in antologia, perché capirono altro...

Nel decimo capitolo il generale Hideki Tojo diviene Primo Ministro, la guerra è ormai inevitabile. Per l'autore ovviamente la colpa è di Tojo, mai di Hirohito.
Tanto che a pagina 131 si specifica che Hirohito non dormiva e che si doveva uniformare alla politica militarista di Tojo. Un Imperatore Dio vivente che si doveva uniformare ad un generale, qualcosa non torna...
Riguardo alla dichiarazione di guerra agli Usa giunta in ritardo, si specifica che Hirohito aveva sottolineato quanto fosse importante che la dichiarazione di guerra venisse consegnata prima dell'attacco a Pearl Harbour, aggiungendo che:
"Questo non mina la totale e accertata contrarietà del Tenno alla guerra, piuttosto sottolinea quanto fosse radicato alle formalità e alla buona educazione anche nei momenti concitati di chi si prepara a un conflitto sanguinoso e imprevedibile" (pag. 125)

Questa è una frase che avrei dovuto inserire nella selezione inziale. Si inizia dando per incontrovertibile un concetto, cioè la totale (quanto? TOTALE) ed accertata (da chi?) contrarietà alla guerra di Hirohito, per poi sottolineare che il Tenno era educato... non credo che ai marinai statunitensi di Pearl Harbour sia cambiato molto il fatto che il Tenno fosse educato o meno.

Nell'undicesimo capitolo viene trattato il post Pearl Harbour, con la prima espansione nipponica e l'inizio della riconquista statunitense dopo la vittoria nelle Midway e l'attacco aereo del colonnello Doolittle. Il primo (Midway) era un successo reale, il secondo (Doolittle) psicologico, il Giappone non era più intoccabile.
A pagina 144 l'autore si chiede cosa facesse nel frattempo Hirohito, dopo le notizie dei primi rovesci militari nipponici. Ovviamente era preoccupato ed angosciato. 
Avrei voluto, però, sapere anche cosa facesse Hirohito dopo le prime iniziali folgoranti vittorie. Da altri scritto ho appreso che Hirohito era galvanizzato dalle prime vittorie, quando il Giappone conquisto un territorio vastissimo in breve tempo.

Il 12esimo capitolo narra l'evoluzione della guerra fino alla richiesta di resa del 26 luglio 1945.

Il 13esimo affibbia agli Usa la responsabilità della non accettazione della resa da parte del Giappone per la mancanza di assicurazioni sul futuro del trono imperiale.
E' probabile che se gli alleati fossero stati più morbidi magari il Giappone si sarebbe arreso, ma il coltello era totalmente dalla parte del manico statunitense. Perché le nazioni attaccate ed invase dal Giappone (Usa, Cina e Gran Bretagna, Olanda etc.) avrebbero dovuto fare concessioni al nemico?
Gli Usa sapevano di avere l'arma ultimativa, non avevano bisogno di essere magnanimi, l'arma dovevano usarla, l'avevano costruita...
Quello che non ho mai capito, e che l'autore di questo saggio non mi ha spiegato, è perché dopo lo sgancio della prima atomica, il pacifista Hirohito non fece subito ciò che fece dopo lo sgancio della seconda atomica.
Quei tre giorni per pensarci forse furono troppi... e se gli Usa non avessero sganciato la secondo bomba atomica, Hirohito si sarebbe deciso ad arrendersi?



Belle parole quelle sopra, ma espresse con tre giorni di ritardo e con una bomba atomica in più...
Alla fine, ma proprio alla fine, scopriamo che Hirohito poteva interferire nei fatti di governo e nelle decisioni prese dai militari, che volevano continuare la guerra.

Il 14esimo capitolo ha un titolo che mi è parso fuorviante, se valutato con il resto dello scritto:
"Hirohito pone fine alla guerra"

No, le due bombe atomiche posero fine alla guerra, e poteva essere una sola o nessuna, se Hirohito avesse fatto, dopo la dichiarazione di Pstdam, ciò che fece la notte tra il 9 e il 10 agosto.

Nel 15esimo capitolo giunge in Giappone il nuovo shogun Douglas MacArthur, salva Hirohito e tutta la famiglia imperiale, compreso il fratellino Chichibu, il pacifista antimilitarista.
Vengono prese come verità tutte le dichiarazioni che discolpavano Hirohito, da quelle del generale Tojo al principe Fumimaro Konoe, passando per Koichi Kido, che ovviamente erano motivati dalla salvaguardia del trono.
Come non attendibili sono le frasi assolutorie di MacArthur verso Hirohito, prese ad esempio nello scritto, che aveva bisogno di un fantoccio in funzione anti URSS.

Con il 16esimo e 17esimo capitolo si affronta l'Hirohito democratizzato ed umanizzato del post guerra. A Milano si sarebbe detto che ad Hirohito fecero "Nà lavada, nà sugada, la par nanca duperada", cioè "Una lavata, una asciugata, non pare neanche usata"   ^_^
La nuova vita  post 1945 di Hirohito occupa solo due capitoli per un totale di 32 pagine, concordo sul fatto che non è importante quanto i 45 anni precedenti, ma magari qualcosa in più si poteva scrivere.
Per esempio le richieste di risarcimento delle "Confort Woman" coreane (e non solo), oppure una verifica se nelle dichiarazioni di Hirohito ci furono minimi accenni ad una presa di coscienza delle proprie responsabilità.

Finalmente nelle conclusioni finali l'autore trova una colpa di Hirohito, cioè la cecità di fidarsi di uomini che avevano tradito il suo volere e le sue aspettative pacifiste.
Beh, povera stellina... questo unico errore, però, pare che lo commise ininterrottamente dal giorno della sua incoronazione all'agosto del 1945... magari svegliarsi prima   ^_^   (sono ironico) 

Alla fine di questa recensione chiedo scusa se in alcuni punti ho scherzato, ho grande rispetto per chi si impegna a scrivere un libro del genere, specialmente nel 2023, però i contenuti del saggio non li ho apprezzati. Mio punto di vista.
La figura storica di Hirohito la valuto molto diversamente dall'autore.









 

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