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sabato 29 luglio 2017

Hikikomori, nuova forma di isolamento sociale




TITOLO: Hikikomori, nuova forma di isolamento sociale
AUTORE: Iveta Vrioni
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 99
COSTO: 11 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web 

CODICE ISBN: 9788892646414


Talvolta mi capita di far la figura del criticone, e considerando che mi manca una scolarità specifica su qualsiasi argomento, tra cui gli hikikomori, rischio pure di sembrare presuntuoso >_<
Questo è l'ottavo saggio che ho potuto leggere sulla sindrome hikikomori, più qualche paragrafo su saggi che trattano della società giapponese, quindi, perlomeno, mi è possibile fare un raffronto tra le informazioni che ho letto, considerando che tutti questi libri non li ho studiati a memoria, ma solo letti, ergo qualche sfumatura o concetto mi sarà sfuggito oppure non lo avrò capito appieno.
Tutta questa premessa non per dire che il libro non sia da leggere (bisogna sempre farsi un'idea propria, mai fidarsi del blogger che spara sentenze a caso), però in alcuni punti sono rimasto un tantino perplesso.
Intanto il numero delle pagine è un po' limitato, specialmente se si decide di trattare il fenomeno hikikomori sia in Giappone che in Italia, sarebbe stato, forse, meglio concentrarsi solo su uno dei due paesi.
Inoltre sovente, mentre leggevo, non ho capito di quale scenario si stesse trattando, il giapponese o l'italico? Si passa dagli hikikomori giapponesi a quelli italiani senza che ce ne si renda conto, oppure sono io che non l'ho capito, può benissimo essere una mia mancanza di comprendonio. Comunque sarebbe stato meglio dividere il saggio in due sezioni ben distinte, una sugli hikikomori in Italia, ed una sugli hikikomori in Giappone.
Tutte le testimonianze di hikikomori riportate nel libro non sono frutto di interviste compiute dall'autrice, ma prese da altri saggi (qui recensiti) oppure dal web, quindi nessuna è attuale. Questo non è per forza un difetto, mi limito a farlo notare. Come ho notato che manca un qualsivoglia curriculum vitae dell'autrice, non so neppure la sua età. Non che mi interessi per fare del pettegolezzo, ma l'autrice esprime alcuni giudizi sulla pericolosità di videogiochi e web (che mi hanno lasciato un pelino basito), e sapere la sua età mi avrebbe fatto meglio comprendere se ad un videogioco possa averci mai giocato.
Nella premessa/introduzione vien individuato nella fine degli anni 80 il nascere del fenomeno hikikomori, in realtà a me, del tutto fortuitamente, è capitato di scovare un articolo su “La Stampa” del 27 novembre 1981, che lo retrodata fino dagli anni 60!

Fenomeno hikikomori in un articolo de "La Stampa" del 27 novembre 1981 - "Molto onorevoli ospiti del Sol Levante" di Alberto Gaino  

Il bello di queste poche righe è che stroncano in solo colpo le accuse, mosse pure dall'autrice, che una delle cause del fenomeno hikikomori possano essere anime, manga, videogiochi e web.
Infatti tra gli anni 60 ed il 1981 il web non esisteva, i videogiochi nascono alla fine degli anni 70, e si parla di “Space Invaders” o Pacman... Anime e manga, pur esistendo, non erano ancora un fenomeno tanto coinvolgente per un ragazzo giapponese, e comunque le tematiche erano molto elementari, Candy Candy, i robottoni, l'Uomo Tigre etc etc, e li potevi seguire solo in televisione, nessun videoregistratore o lettore DVD che ti permettesse di chiuderti nella tua cameretta e guardarli tutta la notte.
Questo breve spezzone dell'articolo stra dimenticato del giornalista Alberto Gaino, non è stato ancora scoperto dai saggisti o studiosi italici del fenomeno hikikomori, questo è un blog troppo di nicchia ^_^
Se queste brevi righe fossero conosciute, si eviterebbe, a mio avviso, di scrivere certe sentenze contro web, videogiochi, anime e manga.


Prima o poi dovrò riunire tutte le traduzioni/definizioni italiane della parola hikikomori, capisco che il giapponese sia una lingua astrusa, ma ognuno/a la traduce un po' a piacere, questo è ciò che scrive l'autrice:

venerdì 28 luglio 2017

"Concilia? Il più bello, divertente, affascinante, istruttivo gioco sulla educazione stradale" - Clementoni 1968



Ho notato che i giochi in scatola della Clementoni, tra la fine degli anni 60 ed i primi anni 70, presentavano sulla confezione una intestazione abbastanza prolissa. Certo, in questo modo il genitore poteva avere la rassicurazione che il gioco non fosse solo divertente, ma anche affascinante ed istruttivo. Il bambino, invece, penso si concentrasse esclusivamente sulle stupende illustrazioni di Sergio Minuti, o almeno era quello che capitava a me  ^_^
Questo gioco di società è stato ristampato più volte dalla Clementoni, fino ad arrivare agli anni 90:
Versione anni 90
Si potrà vedere che le differenze con la versione originale non sono poche, ora i bambini girano in bici... ok... giravamo in bici pure noi, ma almeno ci lasciavano sognare di poter girare in auto... eccheccacchio... vabbè  il gioco istruttivo, ma senza cadere nel ridicolo...
Resta il tabellone di grande formato, ed il meccanismo che permette di modificare i segnali stradali, ma ci tornerò più sotto.
A "Concilia?", quello originale, penso di averci giocato massimo un paio di volte, quindi non ne ho un ricordo preciso, comunque positivo.
Il bello di questi giochi in scatola era la confezione di grandi dimensioni, che se la si pensa in mano ad un bambino di 7/12 anni, la trasforma in una scatola enorme, mentre la "Editrice Giochi" li faceva leggermente più piccoli.
La dotazione interna è sempre molto corposa, come capitava in quel periodo, in particolare le banconote erano "riprodotte fedelmente dalle reali", come recita in cataloghino pieghevole della Clementoni.



Come ho scritto sopra non ricordo le dinamiche di gioco, ergo non posso entrare nel dettaglio di eventuali pregi o difetti sulla giocabilità, ma, forse, leggendo il regolamento, mi pare che potesse durare un po' troppo tempo, in quanto vige la regola del "ne rimarrà solo uno".
Per il resto, se ne ho un bel ricordo, vuol dire che era abbastanza vario ed avvincente, anche se di sicuro non mi attirava per nulla la questione della simulazione del codice della strada, e non mi tangeva alcun intento educativo pensato dalla Clementoni.
Comunque la scatola faceva la sua bella figura  ^_^

       

giovedì 27 luglio 2017

I love Tokyo, viaggio nella capitale del Sol Levante con La Pina




TITOLO: I love Tokyo, viaggio nella capitale del Sol Levante con La Pina
AUTORE: La Pina  
CASA EDITRICE: Vallardi
PAGINE: 230
COSTO: 15,9 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': Ancora reperibile a Milano
 
CODICE ISBN: 9788869873522


Non ho comprato questo libro perché sono un fan di La Pina, farò la figura del cavernicolo, ma prima di questa lettura non sapevo neppure chi fosse... dato che non ascolto la radio, non ho mai seguito le sue trasmissioni, ergo la sua notorietà mi era totalmente sconosciuta.
Di norma non compro guide turistiche, ma questa mi pareva più sul versante “racconti di viaggio”, ho preso il libro sul web, ergo non l'ho potuto sfogliare prima, nel qual caso, probabilmente non l'avrei comprato. Non perché sia una brutta lettura, ma perché non ha i contenuti che mi interessano, per me la guida ideale resta "Tokyo, la guida nerd".
Sia chiaro, l'autrice è più che titolata a scrivere un libro del genere sul Giappone, ci è stata più di 40 volte!!!
Se non lei, chi altri?
I consigli dell'autrice sono molto concreti, e li ritengo assai utili per chi si appresta a fare un viaggio in Giappone, però pare che ci si rivolga a persone che si avvicinano al paese del Sol Levante per la primissima volta. Vi ho letto cose che, pur non essendo io mai stato in Giappone, sapevo abbastanza a memoria, solo per avere letto altri libri o esperienze altrui sul web.
Forse, vista l'incontestabile esperienza dell'autrice, si poteva scegliere di dare abbastanza per scontato certe informazioni, e passare ad altre più dettagliate, oppure dare lo stesso quelle più conosciute, ma inserire più parte scritta per aumentare l'approfondimento del libro.
Mi è difficile fare una stima in percentuale di quante pagine siano scritte su 230, però 73 pagine non contengono scritto (sono pagine bianche, foto, titoli, disegni, cartine etc etc), un'altra ventina ha uno scritto inferiore a mezza pagina (alcune contengono poche righe), e nelle restanti c'è sempre una foto, disegnino etc etc.
Il taglio è assai leggero, simpatico, scorrevole, pieno di aneddoti divertenti, ma con più scritto ci sarebbero stati molti più aneddoti da leggere...
Interessante l'idea di inserire dei QR Code da cui scaricare la musica scelta dall'autrice per ogni capitolo, poi non è sempre fattibile poterla ascoltare, e mi sa tanto che io e La Pina abbiamo gusti musicali differenti, ma l'idea resta buona.
L'argomento anime e manga è toccato solo in un paragrafo di 3 pagine(...) nel settimo capitolo, nulla di male se l'autrice non è interessata alla tematica, oppure se ha preferito non concentrarvisi troppo, però c'è un prospetto informativo che mi ha convinto un po' pochino.




In questa pagina sono spiegati (con due righe due) i target dei vari generi di manga.
“Shojo manga – josei manga : Robe di ragazze, non più pischelle ma con ancora tanta voglia di patemi”

Magari sbaglio, ma sarebbero proprio due target differenti, con contenuti differenti. Tanto diversi che dubito che ci siano ragazze che leggano gli josei manga, magari capita tranquillamente che delle donne adulte facciano il contrario, ma una sedicenne non si legge gli josei manga.

martedì 25 luglio 2017

Enciclopedia Diecast – Parte prima: Popy GA e PA dal 1973 al 1979



TITOLO: Enciclopedia Diecast – Parte prima: Popy GA e PA dal 1973 al 1979
AUTORE: Alain Bernardi
CASA EDITRICE: Edizioni Centroffset
PAGINE:
500 (?)
COSTO: 23,9 €
ANNO: 2017
FORMATO: 22 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul sito http://www.robotvintage.com  

CODICE ISBN: 9788897996112


Parto con una premessa d'obbligo: io non sono un collezionista di chogokin ed affini.
A parte la GNRC... non vabbè, scherzavo :]

Detto ciò, il motivo che mi ha spinto all'acquisto del libro è la mera curiosità, oltre al piacere di vedere tante belle immagini di così tanti modellini vintage, senza dover affrontare la spesa per comprarli, che poi è la stessa motivazione che mi spinge a ricercare i cataloghi di giocattoli, invece dei giocattoli stessi (tranne per qualche eccezione).
Inoltre c'è da aggiungere che ho ancora tutti i “giocattoli” dei robottoni che avevo da bambino, e rivederli nella loro forma intonsa (e comprensivi di scatola), visto che a forza di giocarci li ho pesantemente danneggiati, mi ha fatto un gran piacere.
A mio avviso corrisponde al vero ciò che l'autore scrive in quarta di copertina:
Primo libro completamente in italiano che raccoglie immagini, informazioni e schede tecniche di tutti i modellini in metallo prodotti dalla ditta Popy tra il 1973 al 1979”.

Ci sarebbe "Anime d'acciaio", ma il libro di Guglielmo Signora è un saggio di approfondimento sul collezionismo robotico, direi il saggio più importante e probabilmente l'unico in tema.
Mentre questa pubblicazione non è (e non vuole essere) un'opera saggistica, ma una enciclopedia diecast, ovvero dei modellini in metallo pressofuso degli anime robotici, una guida passo passo per futuri collezionisti (o collezionisti già navigati), in cui sono presenti tantissimi consigli ed avvertimenti materiali per evitare di prendere fregature, e cercare di comprare veramente ciò che si desidera.
La catalogazione è assai accurata, ed il testo aiuta a comprendere cosa valutare prima di fare un acquisto.
Il tutto è possibile grazie ad un comparto iconografico di primissimo livello, una singola pagina può contenere fino a 6 immagini, che illustrano non solo il robottone in questione, ma la confezione, le differenze tra confezioni di versioni differenti e addirittura i particolari che permettono di identificare varie versioni di modellini!
Direi un approccio che si potrebbe definire maniacale, ma nel senso buono del termine.
Sono presenti anche due indicatori che evidenziano il livello di rarità dell'articolo, e la sua quotazione media alle aste. Ovviamente certe valutazioni sono suscettibili di contestazioni, ma per un collezionista in erba sono, a mio avviso, abbastanza utili, anche se con il tempo perderanno il loro valore informativo.


      


In questo primo volume sono presenti i modellini GA e PA della Popy, per GA si intendono i modellini dei robot, i PA sono i mezzi ausiliari, astronavi, navette e basi.
Mi pare giusto precisare che lo stesso autore non pretende né di aver scritto una bibbia né che le sue considerazioni non possano contenere degli errori, ma nascono comunque da 20 anni di collezionismo.
Errori, invece, abbastanza presenti in forma di refusi, probabilmente il prezzo da pagare per una auto pubblicazione.
Il secondo ed ultimo appunto che mi permetto di fare alla pubblicazione riguarda la copertina del libro, da cui, solo per averlo letto, ha iniziato staccarsi la prima pellicola protettiva (vedi scan sotto), spero che per i successivi volumi vengano scelte delle soluzioni diverse, più resistenti.

sabato 22 luglio 2017

"Il robot Goldrake al posto di Pollicino", di Marisa Paltrinieri - "Grazia" 18 febbraio 1979


Trovo interessante questo articolo per molteplici motivi, intanto la testata, tipicamente femminile: "Grazia".
A dimostrazione che il successo di Goldrake lo fece atterrare sulle pagine di riviste che poco o nulla avevano a che fare con l'animazione e/o la televisione, ma ormai il nostro eroe era diventato un fenomeno di costume, come mai nessuno dopo di lui avrebbe fatto.
Facile finire sulle riviste tv del periodo, più arduo occupare spazio su settimanali e mensili di politica, oppure su Playboy o Penthouse!
E quando tra una rubrica dall'accattivante titolo "Un viso che sfida il freddo", uno speciale intrigante sulla maglia di primavera(!) ed un articolo esauriente su come si cura una dolorosa forma di erpete(?), ti ritrovi Goldrake, l'effetto e tutto un altro  ^_^



Poi ci sono i contenuti dell'articolo.
Era facile schierarsi con Goldrake all'inizio della sua avventura italiana, più difficile allo scoppiare della prima ondata isterica anti cartoni animati giapponesi, scatenata dall'onorevole Silverio Corvisieri nei primi giorni del 1979.
Marisa Paltrinieri non solo paragona il valore educativo di "Atlas Ufo Robot" per un bambino a quello delle fiabe, ma critica apertamente, seppur solo con un accenno, chi aveva tacciato Goldrake di essere "un campione della violenza annientatrice", cioè l'onorevole di cui sopra.
Infine ho apprezzato che in nessun punto dell'articolo si possa leggere che i cartoni animati giapponesi erano fatti al computer, che ormai era la prassi anche tra chi difendeva gli anime.
La giornalista di "Grazia" non si limita a difendere Goldrake, ma espone in maniera assai chiara il suo punto di vista:
Le fiabe sono un po' invecchiate, Goldrake permette al bambino di sostituirle con qualcosa di moderno, ma altrettanto formativo e per nulla violento, se non nella stessa misura delle fiabe!
Viene spiegato perché per la giornalista i genitori, spaventati da politici ed intellettuali, non avevano in realtà nulla da temere da Goldrake, facendo continui paragoni tra i personaggi di "Atlas Ufo Robot" ed i meccanismi narrativi delle fiabe più comuni.
La giornalista invocava rispetto per i gusti dei bambini, che non potevano essere i medesimi degli adulti, ovvio, no?!  ^_^
L'articolo, che occupa ben quattro pagine, è così bello che mi pare fin un peccato rovinarlo con miei ulteriori commenti, anche perché non c'è proprio nulla da eccepire!


venerdì 21 luglio 2017

Go Nagai Robot Collection 145 Gamia Q


Questa  recensione della 145esima sarà abbastanza striminzita, dato che non ho nessun ricordo personale sul personaggio, nessuna immagine della serie o trama dell'episodio, solo le foto del modellino. Questo perché, sempre che io non stia scrivendo la cavolata del mese, le tre androidi Gamia Q1, Q2 e Q3 sono presenti solo nel manga, oltre che in qualche sequel, che negli anni ho pure visto, ma non rammento di preciso.
Leggendo il fascicolino-ino-ino-ino-ino, in cui l'esclusività del manga non è citata, ho scoperto che nel fumetto appare anche Ghostfire V9, ma nella puntata che ho recensito al link delle 3 Gamia non c'è traccia.
Ergo mi rimane ben poco da commentare, se non che continuo a non capire il senso di pubblicare personaggi conosciuti solo a chi ha letto il manga, quindi non il cliente medio della GNRC, e non personaggi strafamosi tipo il Mechadon... ma vabbè siamo -6 (con l'ultimo speciale) non ha più senso sperare che le cose cambino  :]
Il modellino non è malaccio, dipinto abbastanza bene, la posa è statica, forse si potevano sforzare un pelino, anche se ha due bei meloni  ^_^
Non so dire se l'abito civile indossato sia quello presente nel manga, oppure nelle successive presenze in OAV, Mazinkaiser vari o Shin a caso.


 Direi che con Gamia Q si completano i personaggi cattivi di Mazinga Z.


Il modellino dalle solite svariate angolazioni.

martedì 18 luglio 2017

"Giro del mondo - Giappone" (1962) album di figurine storico/geografico/culturale



Nel 1962 io ero ben lontano dal nascere, ma se questo è un esempio degli album di figurine del periodo, comprendo ancor di più il clamoroso successo della Panini!
Non mi è ben chiaro quale potesse essere il target di questa pubblicazione mensile Mondadori, non credo gli adulti, visto che c'erano le figurine da attaccare, ma neppure i bambini, visto che c'erano solo 24 figurine da attaccare!!!
Guardato con gli occhi da adulto devo dire che non è un brutto prodotto, dava informazioni in un periodo in cui non era facile reperirle, specialmente sui costumi di nazioni tanto distanti. Non manca qualche piccolo errore riguardante i singoli termini, però bisogna sempre ricordarsi del periodo, oltre al fatto che questa collana di "monografie geografico-turistiche Mondadori" era tradotta da una pubblicazione francese (vedi pagina sinistra della scan qui sotto).
Per esempio il "sumo" diventa "simo", gli ainu (chiamati "ainos") sono identificati anche con il nome di "pinos"  >_<
Il periodo storico del nazionalismo e della guerra del pacifico è liquidato in 3 righe, si accenna solo all'occupazione statunitense, più interessante la parte meramente turistica, che poi era lo scopo della pubblicazione.
Beh, buona lettura  :]



lunedì 17 luglio 2017

"I Trasferelli" storici della "Grinta giochi" (1976/77): Assedio al castello; Francis Drake; Cesare conquista la Gallia; La presa della Bastiglia



Poco prima del successo dei Trasferelli a soggetto robottoni, o comunque inerenti l'animazione giapponese, ne esistevano di svariati generi e tematiche, in particolare la "Grinta giochi" metteva a disposizione di noi bambine/e molti scenari, a dire il vero quasi tutti prettamente maschili:
Avventura (Sandokan, assalto alla diligenza, Tarzan, pistoleros, Robin Hood, Zorro);
Sport (calcio, atletica, motocross, automobilismo, sci);
Favole (Biancaneve, Cenerentola, Pinocchio, Bambi);
Spazio e fantascienza (UFO, esplorazione lunare, aggancio nello spazio);
Il mondo in cui viviamo (sommergibile atomico, aeroporto, animali da tutto il mondo, il porto);
Didattica (traffico e segnaletica, gioca e leggi, i mestieri, animali preistorici)

Infine quello prettamente storico, con fogli su Cesare, Napoleone, Leonardo, lo sbarco in Normandia e i kamikaze(!).
Interessante quest'ultimo soggetto, i kamikaze... un argomento delicato per dei bambini/e delle elementari, che quindi era sfruttato a scopi ludico-commerciali anche prima dell'avvento dei cartoni animati giapponesi... così, tanto per farlo notare  :]
Ammetto che da bambino a me interessava solo giocare alla guerra coi Trasferelli (o qualsiasi altra cosa), non mi tangeva per nulla l'aspetto storico, come ero superficiale  T_T
All'interno è presente una pagina con un riassuntino storico dei fatti presenti nel Trasferello, per la serie "divertiamoci imparando", ma per me le due cose erano assolutamente da tenersi divise  :]
In un mercatino dell'usato ho scovato otto Trasferelli ancora imbustati, tra cui quattro del genere storico, che mostrerò in questo post, procedendo con la mia unboxing-scan™  ^_^




sabato 15 luglio 2017

Il fotolibro de "L'Impero colpisce ancora" (settembre 1980) - Differenze con il film


Il secondo post di questo blog fu sul fotolibro di "Guerre Stellari", nel lontano 13 maggio 2013, dove facevo (o tentavo) risaltare alcune incongruenze tra il film ed il cartonato.Queste differenze avevano attratto la mia attenzione fin da bambino ed erano di due tipi: trama leggermente modificata ed immagini mai viste, fin con personaggi nuovi.
Il più eclatante esempio erano i nomi dei personaggi, tutti quelli originali! 
In questo fotolibro del successivo film, invece, non ci sono molte differenze con l'originale. Per esempio i nomi, pur restando quelli statunitensi, vengono esposti nella versione italiana all'inizio del cartonato.
Per il resto nessun grosso cambiamento di trame, ad eccezione di alcune piccole modifiche, che volendo potevano essere anche evitate, visto la loro marginalità. Sovente, invece, i fatti non sono riproposti nello stesso ordine cronologico del film, magari anticipati o posticipati, ma immagino solo allo scopo di poter rendere più fruibile il libro.
Molti sono i fotogrammi immortalati da posizioni diverse rispetto alle scene del film, di solito da più lontano, ma anche da angolazioni differenti. Probabilmente il film venne ripreso da due cineprese, oppure qualcuno faceva delle foto durante la recitazione.
Quindi questo secondo fotolibro non presenta le chicche del primo, purtroppo...
Una delle poche eccezioni è l'immagine qui sotto, qualche fan se la ricorda?
Direi che sarebbe impossibile, in quanto nel film non è presente.
Vi si può vedere un droide medico intento a fare l'autopsia ad un Tamtam, in pratica un Quincy robotico  ^_^


Riparto dall'inizio del fotolibro  ;)

lunedì 10 luglio 2017

A come Ateotaku, ateismo e animazione giapponese



TITOLO: A come Ateotaku, ateismo e animazione giapponese
AUTORE: 
Francesco Avella
CASA EDITRICE:
Youcanprint
PAGINE: 100
COSTO: 8,9 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm x 14 cm 
REPERIBILITA': Reperibile sul web
 
CODICE ISBN: 9788891175298


Sono un otaku?
Sono ateo?
Potrei essere otaku e non ateo?
Potrei essere otaku ed agnostico?
Ma perché mi devo porre queste domande?
Per l'autore gli appassionati di anime e manga, cioè gli otaku, se vogliono essere coerenti con la propria religione monoteista (nel nostro caso la cattolica), non possono vedere anime e leggere manga.
Questo non perché lo vieti l'autore, ma la religione cattolica, che, se professata alla lettera, impedisce di seguire anime e manga per i loro contenuti satanici.
L'unico modo di essere otaku e restare coerenti con se stessi, è diventare atei.
L'approccio alla problematica sarebbe anche interessante, senonché, dal mio punto di vista, non l'ho mai considerato un problema. Pur essendo cattolico di nascita, non lo sono per frequentazione ed adempimenti religiosi, e quindi mi guardo gli anime senza nessun problema. Riguardo, invece, la decisione di diventare ateo, la rimando sempre ad un prossimo futuro, anche perché non è che mi cambierebbe la vita.
Ribadisco che lo scritto di Avella può essere anche interessante, però quando si entra nel terreno religioso si entra in un campo minato.
Mi pongo questa domanda: ma se proprio decidessi di fare il grande passo, certificando in pubblico il mio essere ateo, dovrei farlo in quanto mi ritengo otaku?
Non ci sarebbero altre millemila motivazioni valide?
A questo punto si potrebbe affermare che il 4 aprile 1978, cioè la data di trasmissione della prima puntata di Goldrake, in Italia fu il giorno in cui l'ateismo contaminò i bambini?
Avrebbe un senso?
A mio avviso, chi ti dice che per essere coerente con la propria religione devi abbandonare anime e manga, come fa l'autore a pagina 16, commette lo stesso errore di chi fa il ragionamento opposto.
Dico, abbiamo già tanti problemi, bisogna crearsi pure questo?
Diciamo che ho digerito male l'introduzione dell'autore, troppo impositiva, vuole convincere il lettore a diventare ateo, ergo metterei da parte i suoi intenti educativi per concentrarmi, invece, sulle censure religiose subite dagli anime.
Dato che il libro è mancante dell'indice, lo inserisco io:
Introduzione: Ateotaku

sabato 8 luglio 2017

"Gioco e giocattoli nella vita del fanciullo - Guida per la scelta del buon giocattolo" (1971)


Una delle rivoluzione introdotte da Goldrake e soci fu un nuovo modo di giocare, un nuovo immaginario fantastico e fantascientifico, che sommato all'avvento dei primi videogiochi, terremotò la fiorente industria italiana del giocattolo. Soldatini, trenini e costruzioni, furono messe da parte per lasciare spazio a i nuovi eroi televisivi animati giapponesi.
Negli articoli della "Emeroteca Anime" propongo spesso contenuti riguardanti le polemiche nate dal cambio di abitudini ludiche di noi ex bambini del periodo. C'erano le preoccupazioni meramente economiche degli industriali italiani, che vedevano erose le loro quote di mercato dal "pericolo giallo", e poi quelle educative di genitori e giornalisti. Tutti concordavano che i giocattoli nati dal merchandising degli anime erano una iattura, ma tutto ciò non fermò il loro successo. A distanza di 40 anni quei vecchi giocattoli, spesso da pochi soldi, hanno quotazioni impensabili, oppure vengono esposte in mostre tematiche..
Ma come vedevano i giocattoli gli esperti educatori molto prima dell'avvento di Goldrake e dei videogiochi?
In un mercatino ho scovato questa guida al giocattolo, che spiegava ai genitori del 1971 cosa scegliere per i propri figli.
Sono presenti molte foto di giocattoli dell'epoca, che fanno sempre l'effetto catalogo di giocattoli  ^^
Mi rendo conto che è ingeneroso valutare con le conoscenze di oggi uno scritto del 1971, che comunque fu pubblicato con tutte le migliori intenzioni, ma la cosa che mi ha colpito è praticamente l'assenza di prescrizioni sulla pericolosità materiale del giocattolo. Basti pensare che per la fascia di età dai 2 anni ai 4 anni si consigliavano le piste per biglie!!!
Oggi leggiamo ovunque il divieto di giocattoli di piccole dimensione per bambini di età inferiore ai 36 mesi, ma nel 1971 ti consigliavano di farlo giocare con le biglie!!!
Questo per dire che, pur considerando importantissimo il pare degli "esperti", non sempre questi ci azzeccano.
Per esempio il giudizio sulle armi giocattolo non era negativo, lo sarà molto, invece, quando i bambini imiteranno le armi dei cartoni animati robotici giapponesi...
Si boccia l'idea di mettere un'età consigliata sulle scatole dei giocattoli, mentre oggi la troviamo ovunque.
A pagina 30 si elencano i requisiti che dovrebbe avere un buon giocattolo, sempre dal punto di vista formativo, ma non sono tutti quelli di un videogioco di oggi?  O_O
E allora perché gli esperti dei decenni successivi si scagliarono, e si scagliano ancora, contro i videogiochi?


Ovviamente il documento ha ormai 46 anni, e lo si nota a pagina 56, dove a chi terminava la terza media venivano date due possibilità, dico, solo due:
Frequentare le superiori o andare a lavorare!!!


Riparto dalla pagina 1, chi vorrà potrà leggerselo tutto e farsi la propria idea su quanto sia cambiata l'idea degli esperti sul giocattolo, e quanto sia cambiato il giocattolo stesso!
Volendo si può dare un'occhiata a quali giocattoli fossero disponibili guardando questo catalogo di giocattoli Upim del 1970.

venerdì 7 luglio 2017

Go Nagai Robot Collection 144 Doppio Fayzer V1


Mentre scrivevo questa recensione ero pervaso da un forte senso di euforia: la GNRC sta finendo!
Sarà forse per questo che la puntata, che non avevo mai visto, mi è piaciuta parecchio (ci torno più sotto), ed ho quindi apprezzato la scelta di pubblicare lo sconosciuto (per me) Doppio Fayzer V1.
Il mecha del mostro meccanico è abbastanza essenziale, ma comunque bello, con un faccino sull'addome avrebbe potuto tranquillamente far parte dell'impero di Mikenes.
La posa di sfida corrisponde a quella che Doppio Fayzer V1 (un nome più corto?) assume spesso nell'episodio, quindi mi è parsa corretta. Peccato per le sbavature del mio pezzo, considerando che ci sono due colori predominanti, sono riusciti a sbagliare le poche tonalità differenti... ma vabbè, chemmifrega? E' quasi finita!  ^_^


Le ali alla Devilman, il classico elmo da armatura medioevale, il simil raggio protonico, che, invece, è un disco bomba.
Ma perché mai Fayzer è doppio?
Perché si può trasformare, da piccolo ad enorme!
A quale scopo? Appunto.


Double Fayzer V1 dalle solite svariate angolazioni.

martedì 4 luglio 2017

"Famiglia TV" dal 19 al 25 ottobre 1980 - "Cacciati dal video i robot giapponesi", di Carlo Silvani + "Dopo Heidi e Remi ecco Anna dai capelli rossi", di B.C. + perla finale!


Dopo parecchi Tv Sorrisi e Canzoni, qualche Telepiù, un Radiocorriere TV, un Onda TV  e un Telesette, allargo un po' la panoramica delle riviste televisive con questo "Famiglia TV", che personalmente non rammento in nessun modo. Di certo a casa mia non è mai stato acquistato.
I programmi televisivi venivano esposti in due tranche, nella prima i tre canali nazionali Rai più qualche tv locale divisa tra nord e centrosud, nella seconda parte una pagina per giorno di altre tv locali del nord e centrosud Italia. Ergo le tv locali presenti non sono moltissime, pur rappresentando un panorama nazionale delle televisioni private, che nelle altre testate non è presente, in quanto le tv locali sono di una sola zona specifica del paese.
Cambia la testata, ma l'attenzione per i cartoni animati giapponesi non diminuisce, infatti sono presenti ben due articoli sugli anime del periodo. Il titolo del primo articolo rende ben conto di quale fu l'epilogo in Rai della polemica suscitata dai 600 genitori di Imola dell'aprile precedente:
"Cacciati dal video i robot giapponesi"!

In realtà nello scritto di Carlo Silvani non ci si dilunga molto sulla polemica inerente la diseducatività degli anime, viene data per conosciuta ed assodata, spiegandone solo il risultato finale, cioè niente più robottoni, sostituiti da altri cartoni (italiani), programmi vari ed un nuovo cartone animato giapponese  ^_^


Molto più interessante, dal mio punto di vista di ricercatore di castronerie sugli anime a mezzo stampa, è il secondo articolo, che dovrebbe limitarsi a presentare "Anna dai capelli rossi", ma dato che l'autore (o l'autrice) conosce solo il romanzo di Lucy Maud Montgomery, pensa bene di buttarci dentro il famigerato "segretissimo elaboratore elettronico"... Isao Takahata ringrazia...


La perla finale presente nel titolo è l'ennesima prova di quanto la baggianata sull'uso dei computer da parte degli animatori giapponesi fosse radicata....
In uno degli articoli viene dato conto dell'inchiesta televisiva fatta dal giornalista Carlo Sartori sulle televisione nel mondo. Quindi parliamo di un'inchiesta televisiva, non di un giornalista che scrive su un quotidiano pressato dal dover mandare in stampa il giornale, che ha visto vagare l'autore per mezzo mondo ed analizzare le tipologie di programmi prodotti dalle tv più importanti del pianeta.
Il giornalista parla del ritmo che gli statunitensi danno alle notizie, della qualità dei programmi storici della BBC, ed anche della tv giapponese:
"I giapponesi sono da parte loro i migliori dal punto di vista dello sviluppo tecnologico-produttivo. Nel montaggio dei filmati, a disegni animati e non, ad esempio, utilizzando un computer, realizzano in un giorno la mole di lavoro che un'altra TV del mondo svolge in una settimana.".

"A disegni animati e non", mi pare che le due categorie siano abbastanza differenti.
Quindi ciò che si poteva leggere su Anna dai capelli rossi a pagina 9, veniva confermato da Carlo Sartori a pagina 12.

lunedì 3 luglio 2017

"Julie rosa di bosco" (1979) - Puntate 11 e 12


Le due precedenti coinvolgenti puntate avevano visto come protagonista assoluto lo zio Karl ed i suoi problemi di lavoro, un argomento interessantissimo per una bambina italiana o giapponese, che si erano conclusi con la sua promozione a direttore di una nuova (nel senso che il padre di Alan la costruisce da zero) fabbrica del vetro, che produrrà solo articoli di qualità. Infatti nella dodicesima puntata si vedranno pochi secondi in cui lo zio Karl sta soprintendendo alla costruzione della nuova fabbrica, si vede che è anche architetto ed injegneeeer   >_<
Quindi in queste due puntate lo zio Karl non ci scasserà i maroni coi suoi problemi di lavoro, dato che ognuno/a di noi ne ha già abbastanza con i propri...
Il tema dell'11esima puntata sarà l'amore, mentre la 12esima verterà sulla nostalgia e la musica.
Ma prima di addentrarsi in queste due nuove puntate, non ci si può esimere dall'incipit video della serie, un'introduzione tanto deprimente quanto inverosimile  ^_^
Perché si dovrebbe bombardare un gregge di pecore ed un covone di fieno?


          

Il titolo della puntata non lascia molti dubbi sul suo contenuto, anche se, considerando i precedenti, potrebbe essere incentrato sul valzer...


Nella puntata precedente avevamo assistito allo spuntare notturno di una primula, nel momento in cui Julie aveva deciso di dare la libertà al suo scoiattolino Pepe, in inverno... sotto la neve... di sera... senza che l'animaletto avesse una tana, del cibo e, soprattutto, fosse in letargo!!!
Però lo spuntar di quella primula (notturna...) poteva aver lasciato il dubbio che si fosse già in primavera, invece...

sabato 1 luglio 2017

Shooting Star, sociologia mediatica e filosofica politica di Atlas Ufo Robot



TITOLO: Shooting Star, sociologia mediatica e filosofica politica di Atlas Ufo Robot
AUTORE:
Marco Pellitteri e Francesco Giacomantonio
CASA EDITRICE:
Fondazione Mario Luzi Editore
PAGINE: 246
COSTO: 24,9 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA':
Ancora reperibile a Milano  
CODICE ISBN: 9788867480944

Prima di addentrarmi nei meandri di questo saggio scritto a due mani su Goldrake, mi porrò una semplice domanda su quali siano i meccanismi che portano alla pubblicazione di un libro.
Perché un saggio che fu presentato in varie manifestazioni fin dal settembre del 2015 (Sbam Comics), finisce per essere pubblicato nella primavera del 2017?
Il fatto che gli autori partecipassero a conferenze di presentazione mi permette di ipotizzare, basandomi sulla logica (e su quello che Pellitteri annunciava nei commenti in questo blog), che avessero terminato la stesura del saggio, ergo perché è uscito 19 mesi dopo?
Tra l'altro un ritardo che deve avere comportato un aggravio dei costi, visto che si è passati dai 20 euro ai quasi 25 eruo, cioè il 20% in più, basandomi sempre su ciò che era riportato sul sito di cui sopra.
Mentre sul sito della casa editrice si può leggere questo consiglio riguardo l'importanza della scelta dell'editore (il neretto è del sito):

Consigli e suggerimenti su come pubblicare un libro

La scelta di un editore a cui affidare la pubblicazione dei propri testi è un fatto cruciale che incide significativamente sul buon esito della intera operazione culturale.

La pubblicazione di un volume, ed il modo con cui si procede alla sua realizzazione e diffusione materiale, non va mai considerato superficialmente come un fatto trascurabile o secondario.

Molte e molto diverse fra loro sono, infatti, le modalità di pubblicazione che un editore può decidere di proporre ad i suoi autori.

Tuttavia la qualità di un lavoro editoriale è determinata sempre dai medesimi fattori, ovvero dal buon esito e corretta esecuzione delle relative fasi del ciclo produttivo: la progettazione - nella quale rientra lo studio e la revisione totale dell'opera (l'espletamento dell'editing, la predisposizione di un apparato critico, delle note al testo e della bibliografia, eventuali integrazioni), l'impostazione grafica e creativa -, la produzione e l'ultima fase corrispondente alla diffusione, promozione e circolazione della stessa.

Un buon libro non può vivere senza il pieno supporto di questi fondamentali momenti.

Il lavoro di un editore deve pertanto corrispondere ad un approccio estremamente serio e rigoroso, altamente qualificato e professionale nella complessiva gestione delle metodologie e dinamiche di lavoro.

Non bisogna mai dimenticare che il libro è uno strumento culturale e comunicativo per eccellenza e che scelte errate possono perfino nuocere gravemente al lavoro dell'autore, ovvero alla sua credibilità sul piano culturale e scientifico.

Prima di pubblicare le proprie opere è sempre consigliabile fare una attenta ricognizione dei requisiti posseduti dell'editore prescelto.

Non credo si comportino diversamente dalla mission enunciata dal sito.
Quindi, l'unica spiegazione che mi son dato, è che non ci sono spiegazioni...
E' stato un vero peccato non poter leggere il saggio di Pellitteri/Giacomantonio nell'autunno del 2015, o almeno in un mese a caso del 2016, perché l'ho trovato molto interessante.
In particolare Pellitteri ha intervistato due mostri sacri dell'animazione robotica e non di quegli anni, Tomoharu Katsumata ed il mitico Shunsuke Kikuchi, quest'ultima una testimonianza più unica che rara.
Mentre l'analisi di Giacomantonio verte su argomenti filosofico politici che sono abbastanza rari, e, pur essendo giocoforza un po' complessi, sono esposti in maniera comprensibile.
Procedo alla classica mia recensione per argomenti dei capitoli, precisando il saggio è diviso in due parti, la prima curata da Pellitteri, la seconda da Giacomantonio.