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domenica 13 agosto 2023

Hayao Miyazaki, l'artigiano dell'animazione giapponese


TITOLO: Hayao Miyazaki, l'artigiano dell'animazione giapponese
AUTORE: Stéphanie Chaptal
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 144
COSTO: 16 
ANNO: 2023
FORMATO: 24 cm x 18 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788885457546


Se anche la casa editrice dei bravissimi Kappaboys si mette a pubblicare della saggistica strapiena di immagini con un scritto ridotto più o meno all'osso, vuol dire che debbo proprio arrendermi... la "Ultra Shibuya" ha tracciato il solco, anticipata di qualche anno dai libri delle collane "I Love Anime" e "Japan Files", ed ora il suo modus operandi è diventato uno standard editoriale.
In Francia il saggio è stato pubblicato nel 2020, quindi all'interno vi si leggono alcune aggiustature informative (specialmente per il prossimo venturo film di Miyazaki), con il titolo "Hommage à Hayao Miyazaki: Un coeur à l'ouvrage" e si potrà notare come l'impostazione editoriale sia la medesima, cioè tante immagini e scritto assai sacrificato, ma per non sacrificarlo troppo è stato scelto di usare un carattere di scrittura minuscolo.
Ho prenotato il saggio in Feltrinelli, e l'ho comprato appena disponibile il 16 luglio, arrivato a casa l'ho aperto è ho abbandonato la lettura dopo poco, non per i contenuti, che non saranno rivoluzionari, ma neppure farlocchi, ma proprio per la difficolta materiale di leggerlo...



Come si può vedere qui sopra non solo il carattere di scrittura generale è minuscolo, ma in alcune sue parti è microscopico, basta consultare le didascalie (illeggibili) e le parti titolate con "A che pubblico si rivolge?", che per di più sono scritte con un colore che con sfondo bianco non aiuta ad individuare il carattere... Da tutto ciò si desume che i lettori francesi hanno tutti dieci decimi di vista, mentre io, specialmente dopo una giornata di lavoro, non riuscivo, nonostante usassi gli occhiali, proprio a leggerlo...
Capisco che l'impostazione grafica non sia stata scelta dai "Kappaboys", però in italiano lo hanno pubblicato loro, forse la prima preoccupazione sarebbe dovuta essere rendere fruibile alla lettura il libro. Magari con meno inutili immagini (tipo quella a sinistra a tutta pagina) ci sarebbe stato lo spazio per aumentare un pochino la grandezza del carattere di scrittura, ma immagino che si sarebbe dovuto stravolgere tutta l'impaginazione, con relativo aumento dei costi.
Comunque alla fine sono riuscito a leggerlo, si impiega circa quattro ore, più di un contenuto interessante è presente, ma quasi sempre, visto il numero esiguo di pagine, non più di tanto approfondito.
Ovviamente non è facile scrivere cose nuove su Hayao Miyazaki, di biografie ne sono state scritte numerose, le informazioni accessibili sono più o meno sempre quelle, conta come le si elabora e cosa si analizza. Direi che nella totalità tutte le opere di Miyazaki sono analizzate, ma dato che non si procede in ordine cronologico, ma per temi scelti dall'autrice, il tutto può risultare un po' spiazzante e talvolta un pelino ripetitivo. Ci sarà il film a cui è dedicata una pagina e quello più fortunato che ne annovera quattro, sempre con annesse immagini. Il problema è che in una pagina scarna non è che puoi analizzare più di tanto un tema, qualsiasi esso sia.
Non ho potuto non notare all'interno dello scritto i mini spot ai romanzi Kappalab inerenti film o serie di Miyazaki e dello Studio Ghibli, forse sarebbero bastate le pagine promozionali pubblicate a fine saggio.


Lo scritto è composto da cinque capitoli, inserirò la prima pagina di ogni capitolo in quanto riporta una mini riassunto dei criteri con cui sono stati scelti i suoi contenuti (ammesso che uno li riesca a leggere...), inoltre a fine recensione ho inserito il sommario con tutti i paragrafi. Direi che queste scan assieme dovrebbero rendere bene quali siano i temi trattati, indipendentemente dalle mie farneticazioni.
Nel primo paragrafo si indaga il rapporto di Miyazaki con la madre e i riflessi di questo nei suoi film.
Piccola curiosità/ricordo personale:
Ponyo è consigliato dall'autrice dai quattro anni, quando un pomeriggio andammo a vederlo al cinema alla fine del primo tempo ci ritrovammo gran parte dei bambini in sala poco più grandi di quell'età  piangenti... il film gli faceva paura... poi di certo i bambini francesi di quell'età sono più coraggiosi di quelli italiani  :]





Tra le scene classiche materne di Miyazaki non viene mai citato, sia in questo saggio che in altri, quella di Ponyo in cui Risa abbraccia il suo figlioletto Sosuke. Magari commuove solo me... la trovo stupenda.



La parte che ho trovato più interessante nel secondo capitolo è l'intervista a Steve Alpert, capo operazioni estere dello Studio Ghibli, lui afferma che avesse il compito di verificare che i film venissero tradotti ed adattati fedelmente, beh... qualche volta si sarà distratto o avrà dovuto scendere a qualche compromesso..
Sono descritti i cortometraggi realizzati da Miyazaki sia per il museo Ghibli che per altre piattaforme.




Nel terzo capitolo due pagine interessanti sono dedicate agli adattamenti Disney dei film dello Studio Ghibli, in particolare Mononoke, con testimonianza di Neil Gaiman, che si occupò dell'adattamento.
A pagine 86 si tratta del femminismo nei personaggi femminili di Miyazaki, ed in questo contesto viene specificato che questi NON corrispondevano ai canoni di bellezza ideale veicolati da manga ed anime.
Nel saggio "Yoshiyuki Tomino & Gundam, il grande affresco animato dello Universal Century" a pagina 168 si afferma che Tomino osteggiava lo stereotipo dell'eroina loliconeggiante "celebrata dai film di Hayao Miyazaki, Clarissa e Nausicaa". Tale affermazione mi aveva lasciato un po' perplesso, in quanto tutto si può dire dei personaggi femminili di Miyazaki tranne che possano risvegliare appetiti di qualsiasi tipo, tranne Fujiko, ma lei è già una donna. A quanto pare siamo almeno in due a pensarla in questo modo, un italiano ed una francese   :]
Ho trovato curioso, ma comunque non fuori luogo, il paragrafo dedicato a Nadia e il "Mistero della pietra azzurra".



Scopro che nel 2006 fu allestita una mostra al Museo Ghibli con il materiale preparativo per la serie di Heidi, foto scattate in Svizzera e disegni, averla potuta visitare...
L'aneddoto è contenuto a pagine 109 nel bel paragrafo dedicato all'Occidente come fonte di ispirazione.
In questo capitolo è trattato anche "Conan il ragazzo del futuro", e nella micro sinossi della serie, forse per le poche righe dedicate, ho notato un paio di imprecisioni (dal mio punto di vista abbastanza gravi).
Per l'autrice Conan si trova invischiato nella guerra tra due super potenze, Indastria ed Hihg Harbor, ma quale sarebbe la seconda di queste due super potenze? O_O
Hihg Harbor non ha neppure armi, non muove aggressioni ad Indastria, magari è un luogo abitato da egoisti, ma l'egoismo non è ancora da considerarsi un'arma...
Appena sotto si riporta che tutti vogliono appropriarsi dei mezzi che permettono lo sfruttamento dell'energia solare, ma tutti chi?
Lepka e gli anziani scienziati della Torre vogliono l'energia solare per motivi differenti, ma poi chi "tutti"?
Qui torniamo al discorso delle poche pagine e tante immagini, che poi ti obbligano a ridurre una sinossi all'osso scrivendo cose che fuorviano una persona che non ha mai visto la serie, mentre considero scontato che l'autrice l'abbia vista almeno una volta.



Il quinto ed ultimo capitolo soffre un po' del fatto che il libro è stato pubblicato in Francia nel 2020 e da noi lo scorso luglio, quindi quello che nel 2020 era l'ultimo film futuribile di Miyazaki, nel luglio 2023 era in procinto di uscire in Giappone. Nel saggio ciò è riportato, immagino abbiano aggiunto qualche informazione in più aggiornandone lo scritto, ma resta un capitolo scritto nel 2020 e pubblicato nel 2023.
Si cerca di individuare anche il futuro Miyazaki, parlando dei registi che avrebbero potuto sostituirlo ma sono mancati da giovani.
Ma ha senso individuare un nuovo Miyazaki?
Potrà mai esserci un autore che ha partecipato alla nascita dell'animazione nipponica e l'ha accompagnata con le sue opere dagli anni 60 fino ad almeno al 2023?
Io e quelli della mia età ci siamo cresciuti con le opere di Miyazaki (e Takahata), da bambini e ragazzi non sapevamo chi fosse, ma guardavamo i suoi film e le serie a cui contribuì. 
Il nostro imprinting nasce al cinema con "Il gatto con gli stivali" e "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", quando ancora in televisione non c'erano Heidi, Goldrake e soci.
Potrà mai esserci un un altro Miyazaki, ovviamente no  :]



Il sommario con i titoli di tutti i paragrafi.

 

2 commenti:

  1. Sarei curioso di sapere quali riferimenti a Alexandre Dumas ha visto l'autrice nelle opere di Miyazaki (nell'introduzione "Un immaginario che guarda a Occidente").

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    1. Non avendo mai letto nulla di Dumas, mi astengo da valutazioni :]

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