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lunedì 28 settembre 2015

"Nova contro Thor" (3 a 2) - "Gli Eterni" n° 4 giugno 1978


Devo confessare che non ero un patito della collana "Gli Eterni", pare quasi una bestemmia ma è la verità, probabilmente per un bambino erano troppo complessi e poco supereroici, probabilmente erano troppo complessi per me.
Io leggevo con piacere "Gli Eterni" (oltre che per gli adesivi!) per due nuovi supereroi: Nova ed Omega.
Soprattutto per Nova, in quanto Omega lo trovavo più triste, drammatico, immaginandone un finale nefasto...
Come per tanti fumetti Marvel pubblicati dalla Editoriale Corno non ho seguito tutte le storie successive, quindi può anche essere che in seguito il tono delle trame diventasse più drammatico, ma finchè lo lessi mi attirava l'autoironia da outsider di Richard Rider, lo studente 17enne che aveva ricevuto in dono la tuta aliena (un po' come Ralph Supermaxieroe, diciamo...).
Spero vivamente che la Panini Comics, che fino ad oggi ha ripubblicato tante di quelle storie che non ho mai terminato di leggere, mi regali anche un bel mega albo di Nova.
Richard Rider è come Peter Parker, ma ancor più sfigato, almeno Pete era un genio a scuola, Richard non se la cavava nemmeno nello studio.
Questa storia, oltre al mega combattimento con Thor, ci mostra un Nova all'inizio della sua carriera da supereroe. Nova è pressoché sconosciuto, neppure il figlio di Odino sa chi sia, e il ragazzo, appena lo vede sfrecciare in cielo, pensa solo che il suo sogno di incontrare Thor da suo pari si può avverare, che poi era il sogno (e forse lo è ancora?) di tutti noi bambini che leggevamo i fumetti Marvel.
Quindi Richard molla i suoi amici e vola via per presentarsi a Thor, magari per chiedergli un autografo, ed invece.... SKRAAKK



L'entusiasta Nova/Richard Rider si becca una tranvata da Mjollnir... e non deve essere emotivamente bello presentarsi davanti al proprio eroe con tutta l'aspettativa del caso e finire gambe all'aria.
Thor aveva appena subito l'influenza malefica del Corruttore, un nuovo cattivo veunto alla luce tre pagine prima, che lo ha trasformato in un cattivo(!), e al tentivo di Nova di fare amicizia risponde con una poderosa martellata.
Ne segue uno scambio di colpi che, a dire il vero, finisce matematicamente a favore di Nova, visto che Thor torna in se stesso sul 2 a 3 per lo studente.
1 a 1, fine primo tempo.


domenica 27 settembre 2015

Catalogo giocattoli Mattel - Natale 1982



Inutile dire che in questo catalogo Mattel la parte del leone la fa la Barbie. Big Jim era già in fase calante, qualche pagina è riservata alle macchinine Hot Wheels. Rispetto ai precedenti cataloghi Mattel che ho postato ( Natale 1977 e Barbie 1979 ) sono scomparsi i giochi in scatola. Dal catalogo sono usciti anche altri articoli, presenti in quello del Natale 1980, che posterò più avanti, come i bellissimi modellini dei robottoni e i videogiochi portatili.
Devo dire che il catalogo natalizio della Mattel del 1980 è fenomenale!
Mi sfugge il nesso tra il succo della mitica Billy, che dava il nome anche alla fortissima squadra di pallacanestro di Milano, e i giocattoli Mattel.
Le ultime due pagine sono dedicate alla console Intellivision, forse un po' pochino per un prodotto tanto innovativo, forse venne fatta questa scelta a causa del suo prezzo non propriamente popolare... più avanti posterò un catalogo con i giochi per Intellivision.
Cercherò di evitare la solita ironia un tanto al chilo su Barbie, Ken e soci




No, non ci riesco...
A quanto pare questo sotto è il desiderio irrealizzato di frotte di ex bambine, che ancora se la sognano la notte: la casa 2D di Barbie.




venerdì 25 settembre 2015

Diritto e giustizia in Italia e Giappone: problemi attuali e riforme



TITOLO: Diritto e giustizia in Italia e Giappone: problemi attuali e riforme
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Cafoscarina
PAGINE: 137
COSTO: 14 €
ANNO: 2015
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788875433772

Nella breve prefazione il curatore tocca due argomenti che ritengo giusto commentare dal mio punto di vista di semplice lettore interessato alla società giapponese. Il primo riguarda l'interesse dei giovani giuristi italiani verso il sistema giuridico giapponese. Forse questi “giovani giuristi”, a differenza dei colleghi più anziani, si sono avvicinati allo studio del sistema nipponico da un iniziale interesse verso anime a manga? Sarebbe un aspetto curioso da approfondire, si passerebbe da Goldrake agli studi comparati, alla faccia di quegli adulti che negli ani 70 e 80 consideravano diseducativi i “cartoni animati giapponesi”.
Il secondo punto riguarda il collegamento con la precedente pubblicazione di Cafoscrina del 2011 ( link ), di cui questo libro è la prosecuzione, a detta dello stesso curatore. Peccato che il saggio del 2011 era scritto tutto in italiano...questo no... delle 137 pagine totali ben 71 sono in ideogrammi giapponesi...
“Giappone, un diritto originale alla prova della globalizzazione” forse non lo avrò capito tutto, mancandomi le basi giuridiche, ma almeno l'ho potuto leggere.
Mentre "Diritto e giustizia in Italia e Giappone: problemi attuali e riforme" sarebbe un libro bilingue, ma io ho sempre pensato che il bilinguismo consistesse nella doppia versione in due lingue di un medesimo scritto. In questo caso si sono limitati ad un breve riassuntino di massimo 10 righe alla fine del contributo. Fatto che ha aumentato la mia rabbia, visto che, nonostante abbia pagato il libro per intero, mi è stata negata la possibilità di leggerne parti interessanti.
Forse alla Cafoscarina non hanno più traduttori in italiano dal giapponese?!
Avrei anche speso 20 euro per poterlo leggere tutto, mentre mi secca assai averne spesi 14 per leggerne la metà.
Passo quindi direttamente al quinto contributo di Giorgio Colombo, il primo leggibile da un italiano che non conosce il giapponese(...), sulle leggi per la risoluzione amichevole delle dispute legali. L'autore inizia con una breve, ma interessante, panoramica numerica, mettendo a confronto i dati di Italia e Giappone in merito a numero di procedimenti, numero di giudici, numero di avvocati, in rapporto alla popolazione e ai rispettivi PIL nazionali.
Viene più volte ribadito che è difficile comparare i due sistemi conciliativi, ma che comunque ci sono alcuni punti in cui convergono, per esempio l'inefficacia finale delle due legislazioni. Tutta l'analisi è scritta in maniera più che comprensibile.
Nel sesto contributo Takeshi Matsuda motiva il perché in Giappone si dovrebbe studiare il sistema giuridico italiano. Sinceramente non avrei mai pensato che il nostro (volutamente) disastrato sistema giudiziario potesse tornare utile a qualche studioso, tranne che come esempio negativo...
Andrea Ortolani, nel settimo intervento, analizza i due sistemi per il risarcimento del danno ambientale. Visto che sia l'Italia che il Giappone (Tepco docet) hanno subito gravi disastri ambientali causati dall'industria, l'analisi resta interessante.
Sull'argomento trattato da Masaki Sakuramoto non scrivo nulla, non ho capito neppure il titolo...

L'indice del libro.



giovedì 24 settembre 2015

Go Nagai Robot Collection 71 Hikaru Makiba



Continua l'escalation di personaggini, tocca a Venusia, in versione ormonale spinta :]
Sinceramente non la ricordavo così procace, in compenso le hanno fatto il sedere piatto...
La posa non è malvagia, peccato per le solite sbavature di colorazione, che questa volta sono oltre la solita media...
Il colore dei capelli ha preso possesso di parti della faccia, e il rosa del viso è esondato sui capelli... poi ci sono i colori della tuta, che pare sia stata messa in lavatrice a 90° con della candeggina ben poco gentile.
La qualità di questi modellini è troppo altalenante, con una media bassa, e pochi pezzi ben colorati e di buona fattura totale. Magari capita il pezzo bello esteticamente, ma colorato da un bambino capriccioso (mi auguro di no...), oppure un pezzo dalla posa discutibile, ma con una buona colorazione. Le possibilità che si presentino i due eventi positivi contemporaneamente, che dovrebbero essere almeno statisticamente del 50%, invece restano minoritarie.
Il signor Fabbri farebbe una cortesia all'umanità se concludesse queste uscite al più presto, oppure ne innalzasse la qualità, senza aumentarne il prezzo, già abbastanza alto...
Di certo qualcuno penserà, o commentarà, che la colpa è nostra che non interrompiamo la raccolta, visto il giudizio totale non positivo, però, ormai, siamo 71esimo ballo, e ci tocca ballare finchè la musica non terminerà.
Una volta tanto non sarebbe una brutta cosa se la Fabbri si rendesse conto che le persone a cui ha affidato la "Go Nagai Robot Collection" non si sono dimostrati all'altezza del compito, e non mi riferisco alle persone che materialmente colorano o producono i modellini, ma all'organizzazione ad ogni livello... dilettanti allo sbaraglio...

Beccatevi Venusia dipinta da Picasso  :]





lunedì 21 settembre 2015

"La sfida del secolo" Antonio Inoki vs Cassius Clay - Samurai (rivista mensile) settembre 1976



Molto prima delle mitiche cronache televisive in mega differita di Tony Fusaro, doppiatore nientepopòdimenoche di Ken Hayabusa(!!!), il catch nipponico fece una breve comparsa sulla stampa italiana grazie, o per colpa, dipende dai punti di vista, dell'incontro/scontro tra Antonio Inoki e Cassius Clay del giugno 1976 in Giappone.
La rivista di arti marziali e cultura orientale "Samurai" del settembre 1976 pubblicò un articolo sul match, in cui non si nascondeva il carattere pubblicitario dell'evento, che creò per i due atleti un giro d'affari di 9 miliardi di lire!
Tra l'altro l'incontro non credo fosse stato visto da qualcuno in Italia, non dall'autore dell'articolo, mentre oggi, grazie al web, lo si può ammirare(?) su Youtube.
Oltre a commentare la buffonata nippo-statunitense il giornalista rivela qualche notizia sul lottatore dal mento prominente (cit.). Per i tempi era un articolo pieno di chicche, oggi forse un po' meno, però, a patto di non guardare ASSOLUTAMENTE il match Inoki vs Clay (vi ho avvertito...), il commento di Pietro Colajanni resta interessante, anche se in parte si limita a riportare la traduzione di un altro articolo pubblicato all'estero.
La rivista contiene numerosi articoli, molti, ovviamente, sulle arti marziali, anche inerenti l'attività agonistica in Italia. Non essendo un argomento che mi interessa particolarmente, e trovando ormai questi articoli totalmente sorpassati, ho scannerizzato quelli con altre tematiche: turistico-religiose-sumo-filmiche.
In pratica quattro articoli su:
l'attività spirituale Mahikari;
l'antica capitale Nara;
il Sumo;
la filmografia (al 1976) di Giancarlo Prete.

Torno ora all'articolo sulla sfida di fine millennio.




Viene spiegato che dopo la fine della guerra, a causa dell'estremo stato di povertà della popolazione, anche gli atleti più famosi di judo e sumo si dovettero inventare una nuova professione, più spettacolare.

domenica 20 settembre 2015

Hirohito, criminale di guerra?



TITOLO: Hirohito, criminale di guerra?
AUTORE: Lydia Chagoll
CASA EDITRICE: Targa Italiana Editore
PAGINE: 105
COSTO: 10€
ANNO: 1989
FORMATO: 21 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 978887110240

Trovo che il titolo sia fuorviante rispetto al contenuto del libro, non so se fu scelto dall'autrice o dalla casa editrice, ma dubito dalla prima. Come non so se il primo capitolo, dei due che formano il libro, fu un'idea della casa editrice per evitare il rischio di una qualche denuncia. Infatti nella prima parte c'è un breve (solo 29 pagine), quanto lacunoso ed assolutorio, riepilogo biografico della vita di Hirohito dalla sua nascita fino all'incontro post-resa con MacArthur. Più volte le responsabilità dirette ed indirette di Hirohito sono negate, al massimo si lascia ai posteri l'ardua sentenza.
Totalmente diverso è il tono (e l'odio, più che giustificato, direi) del secondo capitolo, in cui è riportata la lettera che il 29 aprile 1987 Lydia Chagoll decide di scrivere ad Hirohito, dove pone all'imperatore del Giappone numerose domande, e ricorda numerosi fatti storici, alcuni vissuti direttamente, sulla sua pelle di bambina. L'autrice dall'età di 9 anni, per i successivi 6, fu internata in vari campi di concentramento nipponici nei territori delle ex Indie Olandesi. Il 10 maggio 1940 lei e la sua famiglia dovettero scappare dall'Europa per l'arrivo dei nazisti, e la loro tragedia terminò solo nel novembre 1946, quando furono finalmente rimpatriati. Questo perché, nonostante la guerra terminò il 15 agosto 1945, non fu possibile liberare subito gli europei internati nelle loro ex colonie, questo a causa delle attività dei gruppi indipendentisti di quelle regioni. Nel frattempo il padre fu internato come prigioniero di guerra in campi militari nipponici. Quindi tutta la famiglia Chagoll subì il trattamento dei militari giapponesi.
Nelle 70 pagine che ospitano la lettera di Lydia Chagoll ho potuto leggere tutte quelle domande e contestazioni che ho pensato spesso anch'io, e che alcune volte ho dovuto scrivere sul web contro i fanatici pro Giappone e pro Hirohito, per i quali il povero imperatore non era responsabile di nulla, neppure di non essersi mai scusato dopo la guerra per le atrocità commesse dai suoi soldati.
Personalmente avrei preferito leggere più testimonianze dirette dell'autrice su come erano trattati nei campi giapponesi, comunque tra le righe si possono leggere numerosi tragici aneddoti.
Ritengo che per quanto io possa riportarne il contenuto, non sarà mai come la testimonianza dell'autrice, ergo ho inserito alcune scan dei punti che ho trovato più accusatori, ma la scelta è stata ardua, in quanto tutto ciò che scrive l'autrice sarebbe da leggere.
Per esempio a pagina 64 ella scrive:
Questa mattina mi sono risvegliata con questi pensieri tristi. Averli espressi e stesi sulla carta non migliora per niente il mio umore. E come potrebbe essere altrimenti? La sua (di Hirohito) presenza nel mio spirito non riesce a darmi pace. Per Lei io sono una sconosciuta. Lei per me è l'inferno”.
In quei decenni a milioni subirono le atrocità dei tre condottieri dell'Asse, ma solo Hirohito sopravvisse al trio. Per le vittime ancora vive doveva essere l'impersonificazione dell'ingiustizia vederlo vivo e vegeto, ricevuto con tutti gli onori in ogni nazione, ed omaggiato da tutti i potenti della Terra che gli facevano visita al palazzo imperiale.
Visto l'esiguo prezzo al quale lo si può trovare online consiglio vivamente l'acquisto del libro, una lettura obbligata.
Nella lettera l'autrice si rivolge sempre direttamente ad Hirohito, chissà se è mai stata tradotta in giapponese...

Pagine 36 e 37:


giovedì 17 settembre 2015

"I libri di Sesamo Apriti - A1, B2, C3" - Mondadori 1978



"Sesamo Apriti" fu il programma che per la prima volta ci mise in contatto con il mondo del successivo "Muppet Show", ed è ascrivibile all'era pre-goldrakkiana. Infatti, personalmente, io divido i programmi, fumetti e quant'altro ci divertisse, in pre o post Goldrake, considerando il robottone gonagaiano lo spartiacque tra il prima (vecchiotto e stantio, seppur piacevole) e il dopo (sfolgorante e moderno) dell'immaginario di quelle generazioni di bambini e bambine.
Non ho tantissimi ricordi della trasmissione educativa targata "Muppet Show" (anche se Kermit arrivò dopo), il fatto che avesse un target per bambini piccoli non la rendeva certo indimenticabile o avventurosa, però piacevole, come la simpatica sigla.
Ricordo abbastanza bene, invece, il mangiatutto Pasticcino, per il quale provavo una irrefrenabile simpatia.
C'era una cosa, però, che mi lasciava sempre perplesso, molto perplesso, quando Ernesto o Berto illustravano l'alfabeto aggiungendo lettere a me sconosciute: J, K, W, X, Y!!!
Questo perchè quando io andavo alle elementari, e quindi mi fu insegnato l'alfabeto, quelle 5 lettere straniere non erano contemplate...
Ancora oggi, devo ammettere, pur sapendo dove sono posizionate, se devo recitare tutto l'alfabeto, non le inserisco mai... per inciso già in quegli anni si blaterava molto sull'importanza di conoscere l'inglese, ma se poi uno non sapeva dove andare a cercare su un vocabolario la W come cacchio poteva mai impararla questa lingua?!
Misteri della scuola italiana...
Ipotizzo che questi tre volumetti di "Sesamo Apriti" avrebbero dovuto aprire una mini enciclopedia per bambini piccoli, però non ho mai visto in giro, e neppure sul web, il quarto volume, ergo immagino che la pubblicazione iniziò e terminò nel gennaio 1978.
Solo del primo ("A1") ho scannerizzato tutte le pagine, mentre per gli altri due mi sono limitato alle prime ed alle ultime, che contengono una mini storia a fumetti.
Guardando gli esercizi presenti negli albi ci si rende conto di quanto (forse troppo) si pretenda dai pari età di oggi, sommersi da parole straniere, grammatica e matematica: non li invidio proprio... era molto più facile essere bambini negli anni 70!





Qui sotto la bella sigla, in cui, leggo su Wikipedia, lo sconosciuto termine "Muppet" fu sostituito da "baubau"... l'abitudine degli adattatori italici di inventarsi cose a caso nasce molto prima degli scempi sui "cartoni animati giapponesi".
Perchè sostituire una parola sconosciuta come "Muppet" con una parola con accezione negativa come "baubau"?
Perchè un bambino/a avrebbe dovuto desiderare di fare i compiti con il "baubau"? O_o
E poi ti rompevano che non studiavi...

lunedì 14 settembre 2015

"Gli esorcismi non servono", di Sergio Casetti e Roberto Gozzaldi - Cineforum n° 214 5 maggio 1982




Questo è il secondo articolo presente nel numero 214 del 5 maggio 1982 della rivista di critica cinematografica, non bocciofila, "Cineforum".
Al link sotto il primo articolo:
"Lo sbarco giapponese è diventato occupazione stabile"

Sottolineo che "Cineforum" si occupava approfonditamente di cinema, sia quello popolare, con articoli sugli spaghetti western o il filone della commedia erotica, ma anche la fantascienza hollywoodiana (di solito abbastanza critici), che quello d'autore, con numerosi articoli sul cinema giapponese. Questi ultimi erano sempre molto entusiastici, a dimostrazione che la redazione della rivista non nutriva nessuno spirito anti-nipponico. Io ho sfogliato 7/8 volumi di questa rivista, dal 1978 al 1982, ovviamente non ho letto tutti gli articoli, mi son limitato a leggerne i titoli, che permettono comunque di capire se il contenuto è favorevole o meno. Come nel caso di questi due articoli sui "cartoni animati giapponesi", dove, se ne primo il titolo era negativamente guerresco ("sbarco", "occupazione stabile"), in questo secondo si passa subito alla presenza del maligno...
Interessante notare che per scrivere questo articolo ci si siano messi in due, fatto che raddoppia lo sgomento e dimezza la tolleranza.
Il pistolotto parte sempre dalla diseducatività della televisone, ma questa non doveva essere una rivista di analisi cinematografica?
Ok che fu a causa dei programmi televisivi che il cinema ebbe il primo crollo di spettatori (perchè pagare per vedere un film quando la tv ne mandava in onda uno quasi ogni sera?), quindi si può capire un certo astio dei giornalisti cinefili di "Cineforum" verso il mezzo televisivo, ma la parte analitica dov'è finita? O_o




I "cartoni animati", cioè, i "C.A." sono negativi per due motivi, solo due?!
Ma a favore nulla? T_T



domenica 13 settembre 2015

E.T the Extra-Terrestrial - Album figurine Panini 1982



Anche ai maschietti più coriacei venne un mezzo magone nel finale del film di ET, mentre sfottiamo ancora oggi chi. in quel lontano 1982, si fece scappare la mezza lacrimuccia. Ho pianto molto, invece, nello sfogliare questo album Panini, veramente orrido, scialbo, sciatto, spoglio... posso solo ipotizzare che la persona che, fino al 1981, curava la pubblicazione degli album, fosse andata in pensione. Meglio dimenticarsi degli album fantascientifi come "Guerre Stellari" o "Ufo Shado", ma anche "Star Trek", questo "E.T the Extra-Terrestrial" è veramente disadorno. La scaristà di figurine, solo 123, dovrebbe renderlo facilmente reperibile a prezzi bassi, invece sul web lo si trova ai soliti 20/30 euro, a mio avviso 8 euro è il prezzo massimo che merita, che è quello che ho pagato io.
Le figurine, che dovrebbero essere il fulcro del divertimento di un album di figurine, sono così poche perchè non viene presentata la storia nel classico evolversi cronologico, ma per titoli:
Love; Mystery; Discovery; Excitement; Fun; Suspense; Outrageousness(?!?!); Adventure; Imagination; Inspiration. 
Come si può notare i titoli sono in inglese, ma solo quelli, mentre lo scarso scritto è in italiano.
Nel 1982 la padronanza della lingua inglese non era come quella che hanno oggi i bambini, quanti capitono cosa significasse "outrageousness"?
E comunque non credo che, anche oggi, in moltilo sappiano... cioè... io sono dovuto andare a leggere sul traduttore di Google che vuol dire "sfacciataggine" T_T
Ogni parola (in inglese) occupa una doppia pagina, in cui ci sono le figurine che per gli editori meglio incarnavano quel concetto.
Un bambino che non aveva visto il film non ci avrebbe capito una mazza... oppure un bambino che aveva visto il film, ma che voleva riviverne la storia, non ci avrebbe capito una mazza lo stesso.
Misterioso è il motivo che spinse la Panini ad inserire i titoli in inglese, mentre le poche righe di scritto sono in italiano, forse fu una traduzione parziale di un album pubblicato per il mercato estero?
Questo è veramente il più brutto album di figurine Panini che io abbia mai sfogliato!




Non che io fossi un drago ad attaccare le figurine, ma il/la bambino/a che attaccò queste doveva avere dei grossi problemi nella coordinazione occhio-mano, poi magari aveva 3 anni, il che capovolgerebbe il giudizio :]


giovedì 10 settembre 2015

"Metropolis" - Editoys (1975)



Si, lo so.
La confezione pare abbia fatto le guerre puniche, ed è così. E' una scatola "vissuta", oltremodo giocata, smisuratamente piaciuta, senza contare che avrà circa 40 anni. Questa confezione in particolare non mi è possibile datarla (neppure ai proprietari), non credo sia la prima edizione del 1974, perchè non torna con il conto dei nostri anni, oltre al fatto che ho visto scatole con le villette rosse (vedi anche la pubblicità su Topolino più sotto), e non blu come questa. Ergo questa deve essere una successiva (di pochi anni) riedizione, ma sempre della Editoys di Bollate, azienda italianissima.
Come identici, ovviamente, sono gli ideatori:
Moc & Gamba, alias Carlo Mocellin e Gianni Baldini.
La prima informazione l'ho recuperata dal libro "Dizionario dei giochi di società" di Enrico De Luca, che tramite il web mi ha permesso di risalire alla seconda:
 https://boardgamegeek.com/boardgamedesigner/17635/moc-gianba

Di giochi in scatola, ad ora, ne ho recensiti 17. Tra quelli a cui ho giocato di questi 17, e tra quelli che non ho recensito ancora, ma a cui giocai da bambino, Metropolis è tra i più belli, o forse il più bello.
Ringrazio Ivan e Simona, con i quali giocavo da bambino, che mi hanno prestato (sempre che io mi ricordi di restituirglielo ^^) il gioco per fare questa recensione.
Alla fine mancano solo 5 cartine verdi, un segnalino, un biglietto della lotteria, ma secondo i proprietari potrebbero essere in giro da qualche altra parte, e qualche albero è rotto.
Considerando la mega dotazione della scatola, era quasi destino che qualcosa si perdesse, e qualcosa si rompesse, tra l'alltro direi che un albero glielo ruppi io T_T
Non per nulla sul web Metropolis ha delle quotazioni da vendita di rene...
Cosa aveva di bello questo gioco?
Intanto la libertà di movimento sulla plancia di gioco, potevi scegliere sia dove andare che come muoverti, se a "piedi", in tram, in taxi o in metropolitana!
Certo, per vincere bisognava comunque seguire le indicazioni della mitica "Gazzetta di Metropolis", però cosa fare prima ed il percorso per arrivarci era totalmente libero.
Poi l'idea geniale che per lo svolgimento del gioco si dovessero seguire le notizie pubblicate su un "vero" quotidiano: "La Gazzetta di Metropolis, quotidiano indipendente del mattino di Metropolis".
A differenza di quello che si potrebbe pensare spulciando questo blog, io da bambino e ragazzino detestavo leggere, era proprio una cosa che odiavo, con qualche eccezione, tipo i Marvel della Corno o la "Gazzetta di Metropolis" ^_^
La lettura della Gazza doveva seguire un ordine:
prima le notizie della rubrica degli "Affari", poi la "Cronaca Cittadina", per ultima "Oggi a Metropolis".
Era il giornale che dettava i tempi degli avvenimenti, poi ognuno decideva la sua tattica, avversari permettendo. Dato che sovente gli affari che potevi realmente cercare di ultimare erano inferiori al numero dei partecipanti, non era inusuale che si finisse il turno a bocca asciutta... senza contare che il giocatore che concludeva dal secondo affare in poi poteva chiudere il giornale T_T
Un altro punto a favore del gioco era la mega dotazione: carte, cartine, permessi, assicurazioni, alberi, taxi, villette, addirittura grattacieli!
E tu vedevi, se eri abbastanza accorto e veloce nel seguire le news della "Gazzetta di Metropolis", il tuo grattacielo innalzarsi sempre più alto, mentre la sua ombra calava su quelli degli avversari: palazzinari da quattro soldi :]
Infine il gioco prevedeva una certa dose di cattiveria, moderata, ma concreta. Piazzare il cavalletto dei lavori in corso una casella prima dell'ingresso della Società Immobiliare, proprio davanti al pedone di un tuo avversario o avversaria, quando era in vendita l'ultima villetta, era una goduria incalcolabile (ihihihihihi).
Oppure girare la roulette e piazzare un bel rudere, che faceva perdere gli introiti del terreno, al posto di una bella villetta!
E quanto era godurioso  chiudere il giornale al secondo affare che avevi concluso? oh oh oh
Una delle cose che rendeva il gioco divertente e giocabilissimo erano le istruzioni: chiare, semplici, non interpretabili, in cui era presente un indice in ordine alfabetico con tutti i nomi degli elementi del gioco.
Un altro aspetto, totalmente personale, e qui mi riferisco a me e ai mie amici di cortile, era che i nomi delle vie presenti sulla plancia erano le medesime di quelle della nostra zona, addirittura c'era anche la nostra via!
Nel fare qualche ricerca per questa recensione, ho scoperto che esiste un sito in cui si possono scaricare tutte le parti cartacee del gioco!
Un'idea che dimostra quanto Metropolis colpì tutti quelli che ci giocarono:
https://metropolisfan.wordpress.com/


        


Ma quanto è bello? ^_^
Il bordino di adesivo ligneo sulla plancia di gioco non è una dotazione originale, ipotizzo fu messo dalla sorella del duo di proprietari.



mercoledì 9 settembre 2015

Go Nagai Robot Collection 70 Soldati di Vega




Nuova soldataglia, stavolta tocca ai militari semplici di Vega.
Chissà se erano volontari oppure su Vega vigeva la leva obbligatoria, la naja veghiana...
Per lo meno sono stati immortalati nella classica posa che abbiamo imparato a vedere nella serie: mentre puntano il loro fucile laser.
Per il resto non è che abbia molto da aggiungere, li hanno fatti, ne prendo atto, li pago, e li porto a casa. E' diventato un mondo migliore? Non lo so.
In totale il personaggio non mi pare sia fatto malaccio, forse, per 12 € e 99 cent, non è fatto abbastanza bene. Ma si sa ormai che con i 13 euro di queste uscite mini si va a "compensare" i 20€ (T_T) dei pezzi più grandi.
Direi che di tanti personaggi di Nagai questi soldati sono esteticamente tra i più anni 70, assieme ad Hiroshi Shiba, con i loro piedi a zampa di elefante, la linea sinuosa, e i capelli, o qualsiasi cosa abbiano in testa, al vento.
Per un bambino del 1978, al suo primo impatto con i cartoni animati giapponesi, questi soldati alieni apparivano veramente... alieni.
Forse tra gli aspetti meglio riusciti della serie.
Mi pare che la testa sia venuta fuori un po' piccola, non che nel cartone fosse enorme.




lunedì 7 settembre 2015

Lo Zecchino d'Oro, storia, personaggi, canzoni



TITOLO: Lo Zecchino d'Oro, storia, personaggi, canzoni
AUTORE: Ferdinando Rossi
CASA EDITRICE: Federico Motta Editore
PAGINE: 111
COSTO: 20/25€
ANNO: 1969
FORMATO: 34 cm x 25 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Penso che questo sia il primo libro pubblicato sul concorso de "Lo Zecchino d'Oro", e ne ripercorre i primi 10 anni, dal 1959 al 1969. Quindi, per un motivo essenzialmente anagrafico, non ha suscitato in me particolari emozioni o ricordi, tranne per l'edizione del 1968, che presentò della canzoni che ancora oggi possono essere ascoltate (44 gatti; Il torero Camomillo; Il walzer del moscerino).
La mia canzone preferita resta la successiva "La sveglia biricchina" del 1973, che ha il potere di commuovermi, e devo dire che in molti hanno la medesima reazione quando riascoltano la loro canzone preferita de "Lo Zecchino d'Oro", specialmente se si sente la versione originale, con la voce del bambino o della bambina che la cantò.
Forse è per questo che ricordo con più piacere le sigle dei "cartoni animati giapponesi", bei ricordi senza lacrimuccia.
Il libro contiene numerosissime fotografie, quasi tutte in bianco e nero, tramite le quali si ripercorre la storia della manifestazione canora dell'Antoniano.
Nella prima parte del libro si spiega anche il perché fu scelto il nome "Lo Zecchino d'Oror".



Dopo questa parte introduttiva si racconta la storia di ogni singolo festival canoro, con tanto di punteggi assegnati per le canzoni che arrivarono fra le prime. 
Tranne per i primi due anni, sono presenti le foto di tutti i bambini e bambine che cantarono le canzoni dal 1961 al 1969.
Ovviamente c'è anche la scheda di Cristina D'Avena, che partecipò nel 1969.



domenica 6 settembre 2015

Super Transfer Atlas Ufo Robot - allegato a "Noi Supereroi Capitan Futuro" n°4 del 4 marzo 1981 (con lettera di protesta di una mamma contro i fumetti)



Quale bambino cresciuto tra la metà degli anni 70 ed i primi anni 80 non ha amato i mitici Trasferelli?
E quale bambino cresciuto tra la metà degli anni 70 ed i primi anni 80 non ha odiato i mitici Trasferelli che non si "trasferivano"?!  T_T
Se c'era una cosa che mi faceva andare in bestia era proprio quando, dopo aver passato e ripassato accuratamente l'immagine del personaggio con la matita o la penna, questa rimaneva attaccata al foglio di plastica... lasciando sul cartoncino una figura monca... poi uno cercava di riappiccicarla... ma spesso il risultato finale era assai frustrante...
Comunque ho imparato a mie spese, cioè, a spese dei miei genitori, che non sempre era colpa mia (o nostra), capitava che alcuni fogli fossero fallati, non saprei bene dire in cosa difettassero, ma ti accorgevi subito se ti era capitato un Trasferello farlocco...
Erano giochi usa e getta, costavano poco, e duravano ancora meno, ma erano comunque divertentissimi. E c'era sempre l'opzione di non usare il cartoncino dello sfondo allegato al Trasferello, ma disegnarsi uno sfondo personale mettendo assieme diversi fogli, creando, così, una nuova storia.
La mia avventura coi Trasferelli penso sia iniziata fin da quando fecero la loro comparsa nei negozi di giocattoli e nelle cartolerie, con le confezioni dei romani o quelli sportivi, ma il top del top fu con l'avvento dei Trafserelli dei robottoni, e di Goldrake in particolare.
Come si può notare la rivista è ancora incelofanata dopa 34 anni, ed ancora incelofanato era il Trasferello di Goldrake!
Ho riflettuto molto se aprire la rivista ed il Trasferello, so che appena disimballato avrebbe perso tutto il suo valore. Ergo, dopo aver cogitato per ben 30 secondi l'ho disigillato, tanto io non sono mica un collezionista, e poi ne ho trovati due uguali :]
Il Trasferello aveva mantenuto intatto il suo classico odore chimico-plastico-olfattivo, che di colpo ti proietta indietro nel tempo, in un pomeriggio piovoso del 1979, che manco col Tardis faresti prima!
Un giorno qualcuno dovrà indagare sul potere mnemonico degli odori annusati da bambino:
Das (ed il Vernidas!!!), Pongo, le figurine Panini, Cristal Ball, ed ora i Trasferelli.
Poi c'è gente che è passata a sniffare altro...
Nella rivista ho trovato un paio di cose che non mi aspettavo:
una lettera di una mamma preoccupata per il contenuto diseducativo delle storie, tutte piene di combattimenti e violenza, con la risposta della redazione, assai polemica verso il genitore;
un gioco di strategia di Gundam, così strategico, che non l'ho capito...
Su Youtube si possono vedere molti video di unboxing, personalmente non li trovo molto interessanti, posso anche concepirli per l'ultimo ritrovato tecnologico, ma sono incappato in unboxing di scarpe da tennis... quindi, al posto del solito palloso unboxing-video, potrete ammirare la novità assoluta della pallossisima unboxing-scan!
Ma prima mi pare giusto tornare al Trasferello di Goldrake.
Si prega il lettore di non sbavare, grazie :]


sabato 5 settembre 2015

"30° Kinder 1974/2004 SorpresEmozioni" PRIMA PARTE - Catalogo mostra di Alba dicembre 2004/gennaio 2005


Oltre ad essere un business di successo, ed aver creato una moda/divertimento che non esisteva, gli Ovetti Kinder non sono solo un guscio di cioccolato con dentro una sorpresina. Dietro ad ogni ovetto c'è un mondo intero di attività inndustriali, da quello prettamente tecnologico-alimentare, che non è mia intenzione sondare, ma che meriterebbe un libro a parte, a tutte quelle attività produttive e pubblicitarie legate alla sorpresina.
Senza contare la mania collezionistica che gli Ovetti Kinder hanno scatenato, e che personalmente non mi ha mai contaggiato, a dire il vero non sono mai stato un consumatore di Ovetti neppure da bambino. Indubbiamente, però, le Sorpresine Kinder sono diventate un simbolo, per alcuni un bel ricordo.
La geniale intuizione di Michele Ferrero fu quella di trasformare il piacere dell'apertura dell'uovo pasquale in un atto non più relegato alla Pasqua, spalmandolo in 12 mesi:
sorpresine tutto l'anno!
Benchè sono esistite anche sorpresine non di plastica (perfino io ricordo i bei soldatini in ferro), questo catalogo, e i miei prossimi post, si concentreranno sulle sorpresine fatte di polimeri, che per quanto semplici possano sembrare, talvolta, magari poco riuscite, nascondono un processo produttivo che penso possa risultare interessante conoscere.
Senza grandi pretese enciclopediche, cercherò di mostrare le sorpresine plasticose da un punto di vista a cui non si pensa mai.
Il tutto, comunque, parte dalla mostra (in realtà ci furono più eventi) del 2004, per il trentennale degli Ovetti Kinder.
Questo catalogo è quello della mostra allestita ad Alba, la capitale mondiale degli Ovetti Kinder, ma in quel periodo ne fu allestita anche una in Svizzera.
Il catalogo è impreziosito da una analisi di Alberto Abruzzese, a dire il vero c'erano anche gli interventi istituzionali dell'allora Presidente della regione Piemonte Enzo Ghigo... di un altro politico provinciale e del sindaco di Alba nel 2004, ma penso di aver fatto cosa gradita depennandoli dalle scan.
Ho diviso il catalogo in due parti, in quanto le scan erano parecchie, questa prima parte termina con una panoramica delle sorpresine Kinder singole. Infatti i curatori della mostra e del catalogo scelsero una sorpresina simbolo per ognuno dei 30 anni dalla loro invenzione.

Edit del 16 ottobre 2015:
"30° Kinder 1974/2004 SorpresEmozioni" SECONDA ED ULTIMA PARTE - Catalogo mostra di Alba dicembre 2004/gennaio 2005




venerdì 4 settembre 2015

Timbrini "La bataille des planetes" (Gatchaman) della Multiprint di Milano - 1979



Dopo i timbrini "Multiprint Milano" di Dumbo e Biancaneve ho pescato un articolo più confacente a questo blog: i Gatchaman.
Peccato che sia la versione francese della serie, che poi, da quello che ho visto sul web, era la medesima versione americanizzata che vedemmo noi su Canale 5, con il famigerato 7 Zark 7...
Dalla confezione si deduce che in Francia venne trasmessa un paio di anni prima che da noi, ma a noi basta e avanza aver trasmesso prima Goldrake (tiè!).
Francese o italiana che sia, la confezione mi dimostra che la "Multiprint Milano" aveva i diritti anche per serie giapponesi, benchè probabilmente i diritti vennero ottenuti tramite gli "stravolgitori" statunitensi. Questo perchè sulla confezione non c'è il nome della Tatsunoko, ma quwllo di una società che pare essere made in Usa:
"Sandy Frank Film Syndacation Inc"




I timbrini, a differenza di quelli intonsi della Walt Disney, sono stati usati. Si vede che un anime predisponeva di più il bambino a creare una storia ex novo, rispetto alle menate disneyane...
Comunque mancano solo le matitine, e forse l'album da disegno, sempre che in queste confezioni venisse allegato. Nel qual caso sarebbe interessante sapere se aveva una copertina con i personaggi dei Gatchaman, come quelli Disney, oppure fosse inserito un album anonimo.



mercoledì 2 settembre 2015

"Lo sbarco giapponese è diventato occupazione stabile", di Adriano Bevilacqua - Cineforum n° 214 5 maggio 1982




La gran parte degli articoli che ho postato fino ad ora erano di giornalisti non specializzati, pochi quelli di giornalisti, non dico esperti in animazione, ma almeno in cinematografia. Ergo le castronate, seppur non giustificabili, erano, almeno, prevedibili, specialmente quando si è abituati a scrivere senza informarsi sull'argomento dell'articolo. Le testate che hanno pubblicato questi articoli sugli anime sono delle più disparate, dai quotidiani o riviste mensili/settimanali nazionali, fino al Guerin Sportivo (che posterò più avanti), passando per Playboy, Penthouse e Topolino. Ma è la prima volta che trovo un articolo (in realtà sono due) di una rivista specializzata, i cui giornalisti scrivono con cognizione di causa, e che, all'occorrenza avrebbero potuto cercare informazioni aggiuntive durante qualche festival, magari sul cinema giapponese.
Il risultato finale è migliore?
Di certo è più approfondito.
Infatti Cineforum dedicò ben 10 pagine (con due articoli distinti) ai "cartoni animati giapponesi".
I contenuti dei due articoli, invece, pur non raggiungendo le vette di scempiaggini che si possono leggere in "Emeroteca Anime", sono abbastanza deludenti, anche perché nel 1982 c'era ormai stato il tempo di recuperare qualche informazione aggiuntiva. Non si era più nel Natale del 1978, colti di sorpresa dal successo dall'alieno Goldrake, dopo quattro anni (come recita anche il titolo di Adriano Bevilacqua), erano passate sugli schermi televisivi decine e decine di anime.
Purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vule sentire, e neppure vedere, dato che leggere anche qui della "fantasia computerizzata", mi ha lasciato sgomento...
Ho sfogliato quattro annni delle pubblicazioni di Cineforum, e ho visto numerosi articoli dedicati al cinema giapponese, i cui toni erano sempre entusiastici, quindi la rivista non aveva nessun preconcetto contro le produzioni nipponiche, per lo meno cinematografiche.
Già il titolo è tutto un programma. Anche se oggi "occupazione stabile", vista la penuria di posti di lavoro, sarebbe un complimento, nel 1982 lo era ben poco. I giapponesi ci avevano invasi, dopo lo sbarco della testa di ponte di Goldrake ci avevano, infine, occupati...




Poteva mancare un bel Goldrake che sparava raggi mortali? No.
Notare la didascalia.




Comunque il giornalista, non so in base a quali fonti, dirette (le persone interessate) oppure indirette (precedenti articoli giornalistici), pare abbastanza informato sull'acquisto da parte della Rai di "Atlas Ufo Robot" al Mifed, peccato canni l'anno, non il 1976, ma il 1977.
Anche lui, dopo Nicoletta Artom (la protagonista della storia), afferma che Goldrake non lo voleva nessuno, e che il venditore francese non riusciva a piazzarlo.
Che l'esordio di Goldrake non ebbe grande fortuna, lo può scrivere solo uno che nel 1978 era adulto...

martedì 1 settembre 2015

"Manga Impact" mostra al Museo del Cinema di Torino del settembre 2009/gennaio 2010



Nel settembre del 2009 mi sono recato al Museo Nazionale del Cinema di Torino per vedere questa mostra, sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, e devo dire che appena entrato sono rimasto sbigottito, sbalordito, divertito e galvanizzato!
Le persone che erano con me, non appassionate di animazione giapponese, penso che non credessero ai loro occhi, ero a dir poco esaltato. Tornato, di colpo, un bambino dentro un negozio di giocattoli, ma non un negozio qualsiasi:
il negozio del non plus ultra delle cose più non plus ultra del nonplusultrismo :]
Appena entrati ci si trovava davanti a sei vetrine alte un paio di metri strapiene di modellini vintage di serie animate anni 60/70/80, per lo più di personaggi dei robottoni o fantascientifiche.
In un altro lato del museo c'era un megavetrinone con tutti i robottoni jumbo, una cosa da far spavento!
La mostra di Treviso "Giappone dai samuari a Mazinga" di qualche mese fa conteneva molto materiale proveniente dalle stesse collezioni, ma non paragonabile come numero totale di pezzi (o almeno questa è la mia impressione).
Ma la mostra non finiva qui.
Tutta la camminata che porta fino in cima alla Mole Antonelliana era piena di materiale inerente l'animazione giapponese, non solo anni 70 e 80: cell; manifesti cinematografici; materiale editoriale.
Penso che nel totale (Giocattoli/modellini, cell, materiale vario) sia stata la più grande mostra sull'animazione giapponese mai organizzata in Italia.
L'unica delusione, tanto unica quanto deprimente, fu che non era stato pubblicato nessun catalogo della mostra... una vera follia umana...
In questa recensione, un po' postuma, inserisco la quasi totalità delle foto che scattai allora, lo scopo è solo quella di ammirare una tale abbondanza di materiale quasi inestimabile, e ringraziare, con qualche anno di ritardo, i curatori della "Manga Impact" (tranne che per la mancanza di un catalogo...):
Carlo Chatrian, Olmo Giovannini, Fabrizio Modina.

Fabrizio Modina, oltre ad essere uno dei curatori della mostra di Treviso, è l'autore del libro: 
Super Robot Files, 1963/1978 l'età d'oro dei robot giapponesi nella storia degli anime e del collezionismo 

Avverto che, non solo non sono un fotografo, neppure amatoriale, ma quando ho scattato queste foto non pensavo sarebbero finite su un blog. Infine che la macchian fotografica digitale era abbastanza nuova nel 2009 (comprata nel 2007), ma che nel 2015 la qualità delle immagini potrebbe lasciare un po' a desiderare, ma mai quanto l'opera del fotografo T_T

Le sei vetrine stracolme di ogni ben di kami :]


 La megavetrinona con i jumbo robottoni.



 La mostra dedicata all'animazione.



Per prima cosa parto con le foto dei giocattoli e modellini, non sono in un ordine preciso, proprio a causa dello stato di agitazione mentale nel quale ero caduto momentaneamente ^_^

P.S.
Eviterò i soliti commenti, che nella quasi totalità sarebbero solo dei "stupendo, stupendissimo, megastupendo".