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giovedì 31 agosto 2017
Go Nagai Robot Collection 148 Deimos F3
Deimos F3 mi ricordava qualcosa, non riguardante la puntata, che penso di aver visto per la prima volta allo scopo di fare questa recensione, ma in un altro contesto:
il gioco in scatola di Mazinga Z.
Si vede solo il viso robotico, però mi era rimasto impresso.
Secondo me Nagai disegnò Deimos F3 pensando alla futura colorazione della GNRC.
Criiibiiio, è tutto verde con la testa tutta celestina, mica lo avranno sbavato pure stavolta!
Si, la cintura gialla >_<
Ok, è sottile, ma almeno una volta colorati senza sbavature prima della fine ce lo saremmo meritato...
Diciamo che le proporzione delle orecchie/ali/eliche non mi pare tornino molto, quelle del modellino sono un po' più piccole, ma poi non ci sarebbe stato nella scatola :]
Comunque, sul versante delle proporzioni, la puntata riserva parecchie prospettive farlocche...
La posa è la medesima che si può vedere nel momento della presentazione con nome giapponese, e con quelle orecchie non sarebbe stato facile farne una differente.
Personalmente, la cosa che ho apprezzato di più, è tutto lo spazio vuoto nella tabella in ultima pagina (o ottava pagina...) sulle "prossime uscite" ^_^
L'episodio non è nulla di che, forse Deimos F3 è stato scelto in quanto è il primo robot magnetico?
Mi correggo, all'interno di questo nono episodio ci sono dei punti che ho trovato abbastanza ridicoli. Ok che era un cartone per bambini, e che la logica passa in coda alle priorità narrative, ma una stupidata la capisce pure un bambino...
L'unico punto della puntata che ho apprezzato molto, anzi, moltissimo, è stato l'inizio!!!
Deimos F3 dalle solite avariate posizioni :]
martedì 29 agosto 2017
L'educazione femminile in Giappone
TITOLO: L'educazione femminile in Giappone
AUTORE: Pica Rosa
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 158
COSTO: 12 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788893211284
Anche
questo è uno dei titoli che ho acquistato on line, quindi non l'ho
potuto sfogliare, né consultarne l'indice. Mi sono basato solo sulla
descrizione che ho reperito sul web.
A me
interessava l'aspetto riguardante l'attualità, non il periodo Heian,
né quello sulla geisha.
Stante
queste premesse, il saggio mi ha soddisfatto?
Sinceramente
no, e ne sono dispiaciuto, perché è una tematica poco esplorata.
Mi è
difficile spiegare il perché il saggio non mi è piaciuto, senza
essere oltremodo antipatico >_<
Ho
acquistato il libro nonostante avessi notato che sulla copertina
fosse scritto ben chiaro che era una tesi dell'anno accademico
2001/02, pubblicato nel 2015, 13 anni dopo.
Quindi,
in parte, mi sono assunto il rischio consapevolmente. Uno dei
problemi è che pare proprio che sia rimasta la tesi originale.
Possibile che in 13 anni non ci sia potuti dedicare un pochino ad attualizzarne le informazioni?
Possibile che in 13 anni non ci sia potuti dedicare un pochino ad attualizzarne le informazioni?
Oppure
cambiare la struttura della tesi?
Perché
ci sono parole ripetute molto.
Per
ben 86 volte un capoverso inizia con la parola “inoltre”, a
cui sommare altri 53 “infatti”, e poi ci sono altre decine di
“invece”, “intanto”, “infine”, “quindi” e via
discorrendo.
La lettura è un po' ripetitiva, specialmente quando in una pagina leggi tre volte “inoltre “ e due volte “infatti” all'inizio di altrettante frasi.
La lettura è un po' ripetitiva, specialmente quando in una pagina leggi tre volte “inoltre “ e due volte “infatti” all'inizio di altrettante frasi.
Mi permetto di mettere una scan dello scritto per non passare da visionario ^_^
Un
altro aspetto che mi ha convinto poco è il grande salto temporale, si passa dalla
condizione della donna nel periodo Heian (anno 1000 DC), al
successivo capitolo che parla del Giappone moderno, ed in mezzo?
Ma la
condizione della donna nell'anno 1000 è così importante?
Leggere
i diari della varie dame di corte Shei Shonagon, Izumi Shikibu,
Murasaki Shikibu e Sarashima, è veramente rivelatore di come
era educata la donna giapponese nell'anno 1000?
In
pratica nel primo capitolo vengono commentati i passi di questi
diari, che in gran parte (fa eccezione Murasaki) raccontano di storie
d'amore, tresche d'amore, corteggiamenti etc etc
C'è
poi la questione delle fonti, abbastanza monotematiche.
Nel
primo capitolo vine citata come fonte solo “Diari di dame di corte
nell'antico Giappone” di Giorgia Valensin, possibile che non sia
stato scritto altro?
giovedì 24 agosto 2017
"Heidi, Goldrake, Harlock and co.", di Giuseppe Breveglieri (riprese filmate Antonio Bucci - montaggio Gianbattista Mussetto) - "Tam Tam - attualità del TG1" 6 aprile 1979
"Il quartiere di Nerima, nella periferia
di Tokyo, è un dedalo di stradine a più di due ore d'auto di questa
grande metropoli."
Sono queste le prime parole della puntata di "Tam Tam" andata in onda il 6 aprile 1979 alle 20,40, cioè l'orario che noi oggi chiameremmo del "prime time". Puntata dedicata ai cartoni animati giapponesi.
Sinceramente non ricordo di averla vista ai tempi, non credo, altrimenti lo rammenterei, e fu un vero peccato, perché era, ed è, veramente interessante.
Intanto è giusto specificare per i più giovani che "Tam Tam" era una trasmissione informativa seria, non per nulla si fregiava del titolo di "attualità del TG1". Nulla a che vedere con le trasmissioni di "attualità" di oggi, tranne poche eccezioni (Report e soci).
Quindi il fatto che la Rai mandasse una troupe a Tokyo per avere informazioni di prima mano sugli anime è già la dimostrazione di quanto fu travolgente il successo di questi primi anime.
E di quale livello è l'informazione data dalla Rai?
Tranne qualche nome errato, che si potevano risparmiare con un po' di attenzione in più, e che potrebbe dare l'impressione iniziale di essere una trasmissione alla "Studio Aperto", i 15 minuti del servizio smantellano gran parte delle bufale che si potevano leggere sui quotidiani.
Peccato che i primi a non guardare questa puntata di "Tam Tam" furono i colleghi di Giuseppe Breveglieri... che continuarono imperterriti a sparare per anni le solite fake news a caso...
Oltre alle numerose informazioni, sono presenti un sacco di anteprime da far venire l'acquolina in bocca a qualsiasi bambino dell'epoca. Parecchi secondi in cui ci vengono mostrati Mazinga Z, che quasi quasi pare fin una serie avvincente, Capitan Harlock, Anna dai capelli rossi e Judo Boy!
Purtroppo nei programmi tv del 6 aprile 1979 (TV Sorrisi e Canzoni n° 13) non è annunciato questo servizio sugli anime, né c'è un minimo di anteprima scritta, solo il nome della trasmissione.
Un vero peccato, perché il giorno dopo per la trasmissione "Apriti Sabato" (non "Apriti Sesamo"), che era dedicata al Giappone, dal titolo "I figli del Sol Levante", è presente un esauriente anteprima della puntata.
Ad ulteriore dimostrazione di quanto il Giappone suscitasse interesse.
Questo servizio di "Tam "Tam" sugli anime era già stato commentato sul web (direi per la prima volta) sul sito di "Rapporto Confidenziale", con una analisi dei contenuti ad opera di Mario Verger molto valida, molti di più di quello che potrei mai fare io.
Ho deciso di postare questo "doppione" solo per mostrare più immagini possibili di quel servizio, a beneficio di chi non lo ha mai potuto vedere, ed inoltre sul web capita che le cose spariscano, meglio avere più fonti. Perché questo servizio di "Tam Tam" è realmente storico.
Ho trascritto tutto il parlato (in corsivo) e lo posterò in sincrono con le immagini, cercando, però, di non spezzettarlo troppo.
Eccolo! E' lui! Goldrake!
Penso che da bambino mi sarei messo a piangere, e non ero un bambino frignone :]
mercoledì 23 agosto 2017
Go Nagai Robot Collection 147 Domez
Nell'uscita 146 di Uru Uru della GNRC (postata ieri) è stato concluso il trittico di mostri spaziale che si poteva vedere nella 26esima e 27esima puntata di "Atlas Ufo Robot", in quella serie poter ammirare tre mostri era un fatto più unico che raro. Non così nella serie de "Il Grande Mazinga", ergo i tre mostri guerrieri che appaiono nel 43esimo episodio non sono una novità. Quindi mi resta il solito dubbio sul perché dei tre disponibili, i nomi degli altri due sono Rubamba e Glasser, si sia scelto quello veramente più sfigato, Domez...
Tralasciando che dei tre è, a mio avviso, quello che ha il mecha meno bello, ma son punti di vista, il suo contributo alla battaglia è totalmente fallimentare.
Forse la Fabbri/Centauria ha voluto valorizzare questo suo aspetto?
Per il resto il modellino non è malaccio, le sbavature ci sono sempre, ormai non ha proprio più senso farlo notare. La posa è normale, anche se non comprendo perché non sia stata scelta quella inginocchiata presente in copertina, che è poi la medesima postura che assume la prima volta che lo si vede nella puntata.
Domez dalle solite svariate angolazioni.
martedì 22 agosto 2017
Go Nagai Robot Collection 146 Uru Uru
Dopo un mese esatto dalla recensione dell'ultima GNRC, eccomi di nuovo qui a narrare la perfezione di questi modellini.
Diciamo che ho fatto le prove della giorno della liberazione, il 28 settembre!
Dopo Hado Hado e Gido Gido tocca al terzo mostro spaziale della 26esima puntata, Uru Uru.
In tutta questa moltitutine di mostri spaziali, guerrieri, meccanici e di roccia, parecchie volte non ho capito la decisione della Fabbri/Centauria di scegliere questo o quel personaggio, avendo selezionato robot nemici assolutamente marginali, oppure di episodi totalmente anonimi.
Perlomeno Hado, Giro e Uro, pur non esser stati degli avversari particolarmente poderosi, hanno partecipato a due puntate (in quanto gli avvenimenti sono spalmati in due episodi) pieno di colpi di scena, e che diedero una svolta narrativa alla serie:
per la prima volta vengono lanciati all'attacco 3 mostri spaziali assieme;
Venusia è ferita quasi a morte;
Venusia diventa protagonista del suo tempo (cit.);
Rigel straccia la tessere dell'Ufo Club Japan;
il TFO viene distrutto;
il Centro di Ricerche Spaziali viene gravemente danneggiato;
Hydargos conquista il Centro di Ricerche Spaziali;
Procton viene centrifugato da Hydargos;
Hydargos muore;
Gandal resta gravemente ferito;
Alcor inanella una serie di incredibili figure di emme... ah no, questo è normale...
Dei tre mostri spaziali preferisco Uru Uru, pare quasi avere un fisico umanoide, tipo un tokusatsu.
Ho apprezzato in particolare l'idea di immortalarlo con i tentacoli avvolti alle braccia. Dovrei andare a vedere in qualche mio artbook per vedere se era un disegno dei settei, ma non ne ho voglia...
...
...
... ok sono andato... no, tra il materiale che ho consultato non risulta essere una posa dei settei, ergo parrebbe un'idea originale della Fabbri/Centauria!
Uru Uru dalle solite consuete svariate posizioni.
domenica 20 agosto 2017
"Il pianeta delle scimmie" (Editoriale Corno 1976) - Differenze con il film del 1968 + incongruenze della storia
Visto che dal qualche settimana c'è nelle sale cinematografiche il terzo film del remake de "Il pianeta delle scimmie", mi è venuta voglia di riguardarmi il mitico film del 1968, tanto per ricordarmi quanto fosse bello, per quanto ingenuo, quel vecchio lungometraggio.
Per fortuna parecchi anni fa (nel 2009) avevo comprato un mega cofanetto con tutti i 5 vecchi film, quello del 2011(...) più il pezzo pregiato, la serie di telefilm degli anni 70!
Quasi contemporaneamente sono incappato nel fumetto della Marvel proprio del primo film, che venne pubblicato dalla Editoriale Corno nel 1976. Leggendolo sono rimasto sorpreso dalla fedeltà della storia rispetto al film, ma anche i dialoghi sono praticamente identici, in molto casi, considerando la necessità di ridurre il testo, vi si può leggere fin le medesime parole.
Questo doppio approccio, però, mi ha fatto notare ancor di più alcune ingenuità fantascientifiche, che se lo spettatore del 1968 o degli anni 70, poco avvezzo alla fantascienza, poteva non notare, oggi sono abbastanza palesi.
Sia chiaro, probabilmente sto scoprendo l'acqua calda, e magari alcune mi sono pure sfuggite, però è in dubbio che lo staff di sceneggiatori ed il regista, commisero parecchie leggerezze. C'è da dire che non ho mai letto il romanzo, magari la storia era un po' incongruente fin dall'origine, però, nel caso, i produttori avrebbero potuto metterci mano.
Più probabile che "Il pianeta delle scimmie" fosse stato pensato in un periodo in cui vigeva una certa ingenuità fantascientifica, o che gli sceneggiatori sapessero di avere a che fare con un pubblico poco avezzo alla fantascienza e ai viaggi nel tempo.
A cosa mi riferisco?
Non tanto alla questione del ritorno sulla Terra dell'astronave e del suo spostamento nel futuro, che poi sono il fulcro dell'effetto sorpresa del film, ma, in particolar modo, dell'assurdità che Taylor continui per tutto il film a credere di essere su un pianeta alieno, e non sulla Terra del futuro.
Non mancano numerose incongruenze tecnologiche.
Ormai sono tanti decenni che vediamo film di fantascienza, e col tempo si sono create delle prassi più o meno scientifiche. Così la stranezza che salta subito agli occhi riguarda la grandezza dell'astronave, lo si nota bene dall'inquadratura interna.
E' mai possibile fare dei viaggi interstellari, con tanto di ibernazione, in uno spazio così angusto?
Le riserve d'aria? Acqua e cibo? Attrezzature e pezzi di ricambio per l'astronave? Il carburante?!
Dove lo mettono il carburante?! O_o
Charlton Heston e soci avrebbero dovuto fare un viaggio di più di 300 anni luce...
Questa sotto è la Nostromo del primo Alien, nonostante i viaggi siano meno lunghi, l'astronave è enorme. E' anche vero che è una nave mineraria, quindi dotata di stiva, però si nota un approccio differente degli sceneggiatori al viaggio interstellare con ibernazione.
Riparto dall'inizio del fumetto e del film ;)
venerdì 18 agosto 2017
"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 1 e 2
L'umanità si può dividere fondamentalmente in due gruppi:
Quelli che considerano l'anime con Shingo Tamai protagonista, la più bella serie calcistica della storia dell'animazione;
Quelli che non concordano, dimostrando di non capire una beata mazza di anime, di calcio e di qualsivoglia altro argomento.
Premesso il mio punto di vista super partes, sentendomi in astinenza di recensioni di serie "ricercate" dopo aver terminato "Julie rosa di bosco", ho deciso di rivedere, e quindi recensire, per la prima volta dai tempi che furono la serie di "Arrivano i Superboys".
A dire il vero ho provato più volte a rivedere i Superboys, ma ho sempre desistito. I disegni sono abbastanza orrendi, l'animazione è molto meno che poco fluida e il doppiaggio italico fu fatto così al risparmio che, oltre a dei dialoghi che paiono spesso un po' a caso, più personaggi sono doppiati da singole voci. Questo mix micidiale, sommato al fatto che la serie è composta da ben 52 puntate, rende l'impresa veramente ardua, ma se sono riuscito a vedermi "Julie rosa di bosco", nulla mi potrà fermare!!!
Per un bambino che viveva a pane, anime e partite a pallone, poter vedere il calcio animato fu veramente l'apoteosi del divertimento. Tutto era tremendamente esagerato, la tensione, il dramma di ogni incontro e perfino degli allenamenti (e che allenamenti!!!), ma soprattutto le evoluzioni tecniche dei calciatori. Ovviamente, a chi vide questa serie, non dovrò spiegare quali mirabolanti funambolismi compievano Shingo e soci, ma spero vivamente che queste recensioni riescano a raggiungere gli appassionati che non conoscono "Arrivano i Superboys".
Perché solo l'ignoranza può far pensare che una serie come "Holly e Benji", assurta dal 1986 immeritatamente ad emblema del calcio animato, possa essere considerata migliore delle 52 puntate su Shingo e soci. Una serie, quella di "Holly e Benji", dove giocano a calcio anche i malati di cuore... siamo seri... ma chi mai farebbe giocare a pallone o acquisterebbe un atleta con problemi cardiaci?!
In "Arrivano i Superboys" un problema di salute sarebbe stato diagnosticato immediatamente, che manco al J Medical... questo semplicemente perché con gli allenamenti impartiti da Tempei Matsuki sopravvivono solo i più forti... è una questione di selezione naturale.
Essendo una serie ingiustamente misconosciuta, trovare informazioni sia sul web che sui libri non è semplice. Io di libri ne ho parecchi, ma, salvo una mia distrazione, ci son scritte sempre le solite informazioni, praticamente le stesse che si possono trovare su wikipedia.
Quindi ho aguzzato un po' l'ingegno è ho trovato qualche notizia in più, sempre da Wikipedia, ma giapponese.
Certo, la traduzione di Google è parecchio approssimativa, e si sa che Wikipedia è da prendere con le molle, ma piuttosto che niente, è meglio piuttosto :]
Scopro così che al momento di iniziare la serie, lo staff di animatori non conosceva per nulla il calcio, men che meno le sue regole!!!
Non so come mai, ma questa cosa non mi sorprende ^_^
Dalla lettura di queste poche righe desumo che si pensasse di far fare cose assolutamente inverosimili ai calciatori animati (mentre poi...), quindi tal Sohiroshi Shibata (su cui non ho trovato alcuna informazione) con l'aiuto del club Yomiuri, portarono allo staff degli animatori un film didattico sul calcio, che spiegava le tecniche base e le regole. Interessante che questo filmato didattico sul calcio venne originariamente introdotto in Giappone dall'allenatore della Germania Ovest Dettmar Cramer, che successivamente vinse ben due coppe Campioni consecutive con il Bayern Monaco (74/75 e 75/76). Dettmar Cramer era arrivato in Giappone nel 1960 (e vi restà fino al 1963) come istruttore di calcio, chiamato dalla federazione nipponica per migliorare il livello tecnico-tattico del campionato in vista dei giochi olimpici del 1964. Il suo lavoro dette i suoi frutti nel 1968, quando il Giappone vinse la medaglia di bronzo del torneo di calcio alle olimpiadi di Città del Messico.
Tutto questo panegirico nasce dal fatto che nell'anime Tempei Matsuki era il portiere di quella nazionale nipponica che arrivò terza.
Allora mi sono andato a cercare quella formazione, però il portiere titolare si chiamava Kenzo Yokoyama, non Tempei Matsuki... peccato >_<
giovedì 17 agosto 2017
Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki
TITOLO: Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 191
COSTO: 22 €
ANNO: 2017
FORMATO: 25 cm x 17 cm
REPERIBILITA': ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867766185
Ritorna in libreria Valeria Arnaldi, con la sua creatura, la collana
“Ultra Shibuya”, che sceglie il film “Il castello errante di
Howl” come soggetto del suo nuovo libro.
Considerando che ognuno ha il suo punto di vista, ma lo si può
considerare corretto il titolo del libro? E' proprio “Il castello
errante di Howl” il film cult di Hayao Miyazaki?
E' un bellissimo film, io lo vidi al cinema alla sua uscita, eravamo
io, un amico ed un'amica, per il resto il cinema era quasi deserto...
Ma se “Il castello errante di Howl” è il film cult di Miyazaki,
allora Totoro, Nausicaa, Porco Rosso(!!), la città incantata, Lupin
III il castello di Cagliostro(!), Ponyo e Kiki(!!!), cosa sono?
E la principessa Mononoke? Dico, Mononoke!!!!!
Magari si poteva evitare il “cult” per “Il castello errante di
Howl”, vista la filmografia di Miyazaki.
Dato che sono partito già antipatico, non mi costa nulla proseguire
>_<
Questo libro continua la tradizione dei precedenti titoli della
“Ultra Shibuya”?
Direi ampiamente.
Il precedente libro della “Ultra Shibuya” che avevo recensito
(link) mi aveva fatto sperare in un ravvedimento nel modo di operare,
ma è stata una speranza vana.
Intanto le immagini occupano, come al solito, uno spazio
preponderante ed invadente.
Sul totale delle 191 pagine ben 42 non contengono scritto, in quanto
sono composte solo da una immagine a piena pagina. Altre 59 pagine
sono scritte per meno della metà della pagina disponibile (che
ammontano a 39 righe). Quindi abbiamo solo 17 pagine scritte
interamente, cioè per 39 righe.
Ergo 191-42= 149.
Dato che ci sono 59 pagine con meno della metà di righe disponibili
scritte, le considero solo 30 pagine scritte, quindi altre 30 sono
non scritte.
Ergo 149-30= 119 pagine.
A queste 119 pagine vanno sottratti tutti gli spazi bianchi e le
immagini non a piena pagina. Ho fatto un conto approssimativo, e non
si arriva a più di 80 pagine scritte, diciamo 85 per stare larghi,
facciamo 90, aggiudicato.
22 euro per 90 pagine scritte (abbondando).
Le immagini mancano della didascalia, cosa particolarmente grave
quando ci si trova davanti non ad un'immagine del film, che comunque
conosciamo tutti. Chi è la persona nella
foto? In quale luogo si trova? In che contesto fu scattata? Ed in
quale anno? Mistero...
Sono ritornate le “supercazzole” a più non posso. Per
“supercazzola” non intendo un concetto per forza sbagliato, ma un discorso pieno di paroloni forbiti e concetti
arzigogolati che, alla fine, non apportano nulla alla spiegazione
totale, se non un incremento (inutile) delle righe scritte.
Manca totalmente la bibliografia o sitografia. Dove ha reperito le
notizie Valeria Arnaldi? Ha consultato altri saggi su Miyazaki? Saggi
italiani? Anglosassoni? Siti web? Mistero...
Solo in quattro casi, dico quattro, ci sono brani di interviste dei
protagonisti con relativa fonte (testata ed anno), manca, però,
sempre il nome del giornalista che ha compiuto l'intervista.
Dato che non sono specificate le fonti, dopo aver fatto alcune
ricerche sul web, a me pare di averne trovata qualcuna, Wikipedia e
non solo. Nulla di male, bastava riportarlo.
La disposizione ed alternanza di immagini e testo è identica agli altri titoli della collana.
Mi chiedo che senso abbia, dal punto di vista della impaginazione di un libro, proporre lo scritto in questo modo.
Ricomincio dal primo capitolo, per un totale di 19 capitoli.
mercoledì 16 agosto 2017
Osamu Dezaki, il richiamo del vento
TITOLO: Osamu Dezaki, il richiamo del vento
AUTORE: Mario A. Rumor
CASA EDITRICE: Weird Book
PAGINE: 280
COSTO: 22 €
ANNO: 2017
FORMATO: 23 cm x 16 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788899507329
Ci sono autori di saggistica su anime e manga che garantiscono titoli interessanti e scorrevoli, Rumor è indubbiamente uno di questi.
Su Osamu Dezaki non era mai stato ancora pubblicato nulla in
Occidente (come scrive l'autore in quarta di copertina), e devo dire
che il primo libro è più che soddisfacente. Il saggio è composto
da 10 capitoli, che analizzano tutte le opere più importanti del
regista nipponico, ma non termina con l'ultimo capitolo. E' stato
reso ancor più valido grazie all'inserimento di una serie di
interviste con persone che collaborarono con Dezaki. Queste
testimonianze (che poi è il titolo del capitolo) iniziano con una
intervista allo stesso Dezaki, fatta nel 1999 da Saburo Murakami.
Il saggio si conclude con l'indispensabile cronologia delle sue opere, a cui seguono delle dettagliate schede filmografiche, queste ultime ammontano a
ben 50 pagine. In ogni scheda è specificato quale ruolo abbia avuto
Dezaki in ognuna delle opere a cui ha partecipato, addirittura sono
presenti gli eventuali pseudonimi. Le scheda non si limitano ad una
sequela di nomi o date, ma, oltre ad una breve sinossi, sono inserite
numerose informazioni supplementari.
L'unico appunto che mi sento di muovere al libro è l'assenza di
immagini, qualche foto d'epoca di Dezaki e colleghi, e qualche
immagine delle serie analizzate, avrebbe reso più esaustiva l'opera
finale.
Sul perché nel titolo sia presente la frase “il richiamo del
vento”, non rivelerò nulla, ma chi ha seguito almeno un paio delle serie di Dezaki, dovrebbe capirlo autonomamente.
Ricomincio quindi dalla descrizione dei capitoli.
venerdì 11 agosto 2017
Editrice Giochi catalogo generale 1976/77
E' sempre un po' arduo indicare una data corretta a questi cataloghi, a parte quando questa campeggia sulla copertina, e non è il caso in questione. Quindi non resta che fare una stima in base agli articoli pubblicizzati, e considerando il Monopoli del 40esimo anno, più alcuni giochi in scatola tratti da telefilm o trasmissioni televisive, il catalogo non può essere antecedente al 1976/77.
In pratica questa pubblicazione, che misura 30 cm x 21 cm, è una versione deluxe del cataloghino che avevo già recensito qualche mese fa, e che si trovava all'interno delle confezioni.
Il formato più grande permette di apprezzare maggiormente tutte quelle stupende confezioni di giochi in scatola, che fanno subito tornare in mente tanti pomeriggi passati a scannarsi amichevolmente attorno ad un tabellone di gioco.
Come avevo già scritto nella recensione linkata, dove mi ero dilungato un po' su qualche ricordo cortilesco, noi giocavamo ai giochi in scatola sia in inverno che in estate, era una attività messa in campo per 12 mesi all'anno, ma questa attività ludica la si svolgeva quasi esclusivamente nel pomeriggio. Ovviamente la mattina c'era la scuola (uffi...), ma anche nei periodi di vacanza, oppure il sabato o la domenica, i giochi in scatola erano riservati al pomeriggio. In mattinata era tassativa una bella partita a pallone o a "tedesca" (su cui prima o poi dovrò fare un post...), ma nel pomeriggio, dopo un'altra partita a pallone (o a "tedesca"), era il turno del gioco in scatola del periodo.
Probabilmente la motivazione era dovuta al tempo disponibile per allestire (e/o spiegare) e giocare al gioco in scatola scelto, anche scendendo tutti alle 9 del mattino, a mezzogiorno si doveva iniziare a risalire per il pranzo, mentre nel pomeriggio si disponeva di un arco temporale più ampio.
Il mio quest a ritroso nel tempo sui giochi in scatola, nasce proprio dal volere recuperare tutti quegli articoli che ci regalarono così tante ore di divertimento (quasi sempre, ma non sempre...) in compagnia. Per me, poi, che sono figlio unico, quelle partite acquistavano un valore molto particolare, di condivisione e di confronto, anche se talvolta il confronto sfociava nello scontro :]
E lo scontro, sempre che non si spostasse sul piano fisico(...), era il sale del divertimento, che nasceva da un agonismo assolutamente NON decubertiano, perché a nessuno fregava nulla di partecipare, ognuno voleva annichilire gli avversari! ^_^
A dire il vero, quando mi capita di rigiocare con gli stessi amici con cui giocavo da bambino (o con persone che ho conosciuto da adulto), benché tutti si sia ormai vicini alla soglia dei 50 anni, e qualcuno li ha pure superati, il desiderio di annientare gli avversari alberga ancora in ognuno dei nostri cuori... e porca miseria cercano ancora di fregarti sulle regole anche se sono adulti, con famiglia e prole >_<
Rispetto al cataloghino pieghevole, in questo sono presenti più giochi, alcuni a me sconosciuti, molti sono della MB, e distribuiti dalla Editrice Giochi.
"Città Verde" l'ho recuperato, devo solo recensirlo, mentre Taxi non mi è mai capitato di trovarlo.
Dei due giochi in scatola del Corsaro Nero, questo della Editrice giochi e di certo il meno bello:
Il Corsaro Nero - Editrice Giochi - 1977
Mentre è di gran lunga più bello il Corsaro Nero Clementoni.
"Scommettiamo?"
giovedì 10 agosto 2017
Catalogo mostra "Bushi (parte prima), la magia e l'estetica del guerriero giapponese dal manga a Guerre Stellari"
TITOLO: Bushi (parte prima), la magia e l'estetica del guerriero giapponese dal manga a Guerre Stellari
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Yoshin Tyu
PAGINE: 255
COSTO: 29 €
ANNO: 2016
FORMATO: 25 cm x 21 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788890600548
Purtroppo non mi fu possibile recarmi alla mostra da cui nasce questo
catalogo, svoltasi al museo d'arte orientale di Torino da metà
aprile a fine maggio del 2016. Da quello che ho potuto ammirare in
queste pagine deve essere stata una mostra interessante, incentrata
sulla figura del samurai in salsa manga, anime e cinematografica.
Questa mostra doveva essere una “prima parte” di una serie di
esposizioni a tema, ma da quello che ho appreso successivamente,
sempre che le mie fonti siano attendibili, le successive mostre non
verranno più effettuate (per ora). Infatti il catalogo riporta fin
dalla copertina la dicitura “parte prima”.
Oltre alle belle immagini della mostra, sono presenti alcuni brevi
approfondimenti su vari aspetti dei samurai e della cultura popolare
giapponese inerente manga ed anime. Ha senso recuperare questa
pubblicazione per questi contributi, ad opera di : Daniela Crovella,
Fabrizio Modina, Giampiero Raganelli, Giacomo Calorio, Anna Specchio,
Fabiola Palmeri, Arianna Baratelli e Massimo Barbera.
In particolare ho apprezzato “Le donne guerriere di Matsumoto
Leilji”, di Giampiero Raganelli. “La figura di Hijikata Toshizo
nei manga tra riscrittura e parodia”, di Anna Specchio, argomento e
personaggio storico che ignoravo. “O come Otaku, per tutti quelli
che si sentono in qualche modo otaku”, di Fabiola Palmeri.
Per quanto riguarda il prezzo più sensato per comprarlo, direi che
quello di copertina, cioè 29 euro, risulta ormai un po' esagerato,
visto che la mostra è finita da un pezzo. Io sono riuscito a
recuperare una copia intonsa a 18 euro, probabilmente ancora un
prezzo troppo alto, ma considerando che ad una Feltrinelli in centro
a Milano lo vendono ancora a prezzo pieno, nonostante la copia sia
semi distrutta, mi sono accontentato di 18 euro.
La parte fotografica del catalogo è divisa in quattro parti, ognuna della quali dedicata ad un aspetto della mostra. In tutto ci sono 140 pagine di belle immagini, che iniziano a pagina 113, non credo di tutti i pezzi presenti alla mostra, altrimenti sarebbe stata una mostra forse un po' povera, ma non essendoci stato non posso saperlo ^_^
lunedì 7 agosto 2017
Telepiù N° 5 dal 19 al 25 aprile 1980 - "Arriva il papà di Goldrake" di Filippo Gulli
Con questo quinto numero di Telepiù sono riuscito a mettere in fila ben 6 numeri consecutivi dal suo esordio nelle edicole, dato che il primo numero non è il numero uno, bensì lo zero:
Telepiù N° zero dal 15 al 21 marzo 1980
Telepiù N° 1 dal 22 al 28 marzo 1980
Telepiù N° 2 dal 29 marzo al 4 aprile 1980
Telepiù N° 3 dal 5 all'11 aprile 1980
Telepiù N° 4 dal 12 al 18 aprile 1980
Poter consultare sei numeri consecutivi di una rivista televisiva permette di avere un'idea più precisa su quale tipo di palinsesti venivano proposti al telespettatore nella primavera del 1980.
Tranne il numero zero, che presenta i programmi delle tv locali del centro Italia, gli altri 5 (compreso questo) sono della zona di Milano o del Piemonte/Aosta, che contiene comunque alcune tv private milanesi. Quindi, nel totale, la programmazione la si può considerare geograficamente abbastanza omogenea.
A dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'interesse che gli anime suscitavano, solo il secondo numero non presenta articoli sugli anime, anche se in questo sesto, in realtà, Goldrake è citato solo nel titolo, dato che lo scritto è inerente Flash Gordon.
Flash Gordon sarebbe il papà di Goldrake, forse il bisnonno... >_<
Ma per attirare l'attenzione dei giovani telespettatori era sufficiente, anche se un po' truffaldino come espediente, tanto poi me ne accorgo che con Goldrake non ha nessun nesso ;)
Queste due sotto sono le pagine che precedevano l'articolo su Flash Gordon padre di Goldrake.
domenica 6 agosto 2017
"Scusa, capo: ho sbagliato ma rimedio subito, mi taglio un dito...", di Robert Forst - Historia luglio 1977
Nel luglio del 1977, quindi in epoca pre goldrekkiana, la rivista storica "Historia" pubblicava questo speciale sulla mafia giapponese, fatto passare come una loro eccezionale esclusiva.
Sul fatto che fosse abbastanza eccezionale non discuto, penso che fosse un argomento pressoché sconosciuto sulla stampa italica, lo è anche oggi, mentre che fosse una esclusiva della rivista resto dubbioso, visto che l'articolo è a firma di tal Robert Forst, direi scritto per una rivista statunitense.
Non ho trovato nessuna info sul web riguardante l'autore dell'intervista/inchiesta.
Un'altra cosa che mi ha lasciato perplesso è il soggetto dell'intervista, il boss Rideomi Oda, che viene spacciato per il capo della Yamaguchi (gumi), che sarebbe il clan più numeroso e potente di tutta la yakuza, ma che dall'articolo pare quasi essere il capo dell'intera yakuza >_<
Di questo Rideomi Oda non ho trovato nessuna informazione nei due recenti saggi sulla yakuza:
Yakuza, il Giappone criminale
Yakuza, un'altra mafia
I due saggi danno come capo clan, nel periodo descritto, un altro personaggio, che lo è stato per decenni dopo la sua fondazione (e dopo la sua morte i successori sono altri), questo Rideomi Oda proprio non risulta... sarebbe interessante sapere dai due autori dei saggi sopra linkati se, magari, il nome fosse quello sbagliato, ma le foto si riferissero al capo clan reale.
Oppure Robert Forst intervistò un boss di qualche clan affiliato e lo promosse, all'insaputa del boss (spero), a capo supremo >_<
Tra l'altro le foto del boss(?) Rideomi Oda paiono rispecchiare l'immagine del boss yakuza che si poteva vedere nei film del periodo, anche giapponesi, sfarzo, sigaretta ed occhiali scuri.
Un'altra curiosità sull'articolo è che Robert Forst parla della Yamaguchi (senza aggiungere "gumi") come se fosse la yakuza nel suo complesso, usa anche il nome "yakuza", ma parlandone quasi al passato, mentre in realtà il clan Yamaguchi-gumi, per quanto potente (specialmente nel 1977), è uno dei clan della yakuza, non la yakuza stessa.
Questo articolo non è citato neppure nella bibliografia del saggio di Giorgio Arduini, che è molto dettagliata.
Alcune delle informazioni riportate mi pare che corrispondano anche a ciò che si può leggere nei due saggi italiani, in particolare sull'interesse della yakuza ad insabbiare lo scandalo Lockeed, però mi è parso un po' troppo una americanata, come impostazione generale, molto incentrato sull'aspetto folcloristico della mafia giapponese.
Comunque, considerando l'anno di pubblicazione, resta una testimonianza interessante.
giovedì 3 agosto 2017
"Julie rosa di bosco" (1979) - Puntate 13 e...
Quale titolo migliore per l'ultimo DVD di ""Julie rosa di bosco" se non "Il trionfo"?
Il trionfo della conclusione!!!
Il trionfo della libertà... ah no, quello arriverà solo con la fine della GNRC...
Il primo post con le puntate 1 e 2 è datato 3 gennaio, siamo al 3 agosto, ci ho messo solo 7 mesi, relativamente poco >_<
Mi sento euforico, anzi, veramente euforico (cit.) ^_^
Questo DVD finale non rispecchia molto il finale di un classico shojo, non che uno shojo debba finire per forza male, non mi aspettavo mica che Julie morisse investita da una mandria di carrozze a cavalli imbizzarriti, però non un "happy end" così happyssimo endissimo... tutto si risolve, tutto finisce bene, tutti sono felici, tutti fanno pace, nessuno rimaste scornato/fregato/triste...
Si vede proprio che non sapevano come chiuderlo questo obbrobrio di cartone animato giapponese, ed hanno optato per il "e vissero tutti strafelici e stracontenti".
Una nota di merito per la copertina di grandissima qualità artistica ^_^
Ma una puntata di Julie deve iniziare per forza con il meraviglioso incipit presente in ognuna delle 13 fantasmagoriche puntate!
Partendo dal presupposto che il pilota non fosse un sadico criminale di guerra, perché attacare un covone di fieno con attorno due contadini ed una bambina?
Forse odiava le pecore?
Forse era allergico al fieno?
La scena resterà IL mistero dell'animazione giapponese...
Nella puntata precedente Julie era stata scelta come voce solista del coro della scuola per un concerto nella cattedrale di San Carlo.
Vediamo quindi il maestro che avvisa tutta la classe.
Ma dato che sarà proprio e solo questa classe a far parte del coro, che motivo c'era di fare un annuncio?
Anche perché il maestro ha scelto Julie cassando Carolina, e le ragazze lo sanno, ergo dubito che la sconfitta si sia tenuto tutto dentro...
martedì 1 agosto 2017
Pamphlet "Sayonara Galaxy Express 999" - 1981
Questo pamphlet è del secondo film del "Galaxy Express 999", anno 1981, che non ho mai visto, che prima o poi vedrò, anche perché c'è il capitano!
Quindi perché ho speso dei soldi per comprarlo?
Per due motivi.
Il primo è che non costava molto, la mia politica sui pamphlet di serie a cui non sono particolarmente affezionato, mi impone massimo 10/15euro di spesa, se ne vale la pena.
Il secondo verte sul "se ne vale la pena", ed il posterone centrale, che si può vedere qua sotto e poi nelle 4 scan incollate, sono il motivo che me lo hanno fatto accattare subito ^_^
Spettacolare!
Finalmente ho capito come funzionava!!!
Su Ebay ho trovato un venditore giapponese che lo vende a 99,90 $ (Usa), cioè quasi 85 €:
http://www.ebay.ca/itm/RARE-TOEI-1981-SAYONARA-The-Galaxy-Express-999-Movie-PROGRAM-Pamphlet-/181910996063
Mi chiedo cosa abbia di più della mia copia >_<
Per il resto, dato che la serie del "Galaxy Express 999" ai tempi non la seguì continuativamente, troppe puntate, troppo lenta e l'unico appeal erano Maisha ed il controllore, non posso in alcun modo entrare nel dettaglio della serie o delle differenze con questo film.
Comunque prima o poi mi guarderò anche la serie, magari quando andrò in pensione :]
Lascio il tutto a beneficio di chi potesse essere interessato all'articolo, a me basta il posterone centrale! ;)
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