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sabato 28 settembre 2019

Integrazione autunnale (55 articoli) del 28 settembre 2019 all'indice dell'Emeroteca Anime

Questo nuovo upgrade di articoli è quasi del tutto ascrivibile all'aver concluso la visione di tutte le edizione del quotidiano "L'Occhio" diretto da Maurizio Costanzo. Purtroppo il giornale, causa Loggia Massonica P2, chiuse nel dicembre 1981, considerando che venne inaugurato nell'ottobre del 1979, i suoi due anni di vita nelle edicole furono troppo brevi per un ricercatore di articoli sugli anime come me... "L'Occhio" è stata una vera e proprio miniera d'oro  T_T
Alcuni titoli de "L'Occhio" sono veramente esilaranti, si passa da Goldrake che avrebbe dovuto sposare Biancaneve a Goldrake che assassinò Calimero, quindi ne consegue che Biancaneve non disdegnava congiungersi con un omicida   >_<
In generale "L'Occhio" usava spesso Goldrake e Mazinga come paragoni per altre situazioni e/o personaggi televisivi, di solito in senso negativo.
Ben 44 articoli sui 55 totali reperiti questa volta furono ospitati sul tabloid milanese, che faceva sembrare "La Notte" il Times   ^_^
Nonostante questo monopolio piduistico, sono presenti comunque 5 new entry sul versante delle testate:
"Cinema, mensile di attualità cinematografica";
"La città futura, settimanale della federazione giovanile comunista italiana";
"La Nostra Assemblea";
"L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine";
"Il Mattino".

La prima testata ebbe una vita assai breve, solo l'annata 1978, e penso neppure intera, ma dedicò una recensione al film di "Mazinga contro gli Ufo Robot", il primo della serie cinematografica dei robottoni gonagaiani.
Il numero di "La città futura" in cui c'è l'articolo su Goldrake è stato assai arduo recuperarlo, stesso discorso per il numero de "L'Urlo" e de "La Nostra Assemblea".
Purtroppo di quest'ultimo non è stato possibile recuperare la datazione precisa... leggendone il contenuto ho potuto solo ipotizzare il periodo in cui fu pubblicato, cioè da maggio a settembre 1979. "La nostra Assemblea" era una pubblicazione trimestrale, ma l'emeroteca che mi ha inviato l'articolo non ha specificato il mese.
Le prime quattro testate non sono consultabili in nessuna emeroteca da me raggiungibile, un vero peccato, specialmente per "L'Urlo"...
Poi c'è il quotidiano "Il Mattino" di Napoli, che non avevo notato essere disponibile per la consultazione, e dove ho trovato a colpo sicuro tre articoli nell'aprile 1980.
Quando scovo una nuova testata eseguo sempre il test "aprile 1980", oppure "maggio/giugno 1980", nel caso sia un mensile, se non è presente neppure un articolo sui cartoni animati giapponesi in quel mese (o nei due successivi), lo accantono (magari sbagliando).
Con questi 55 articoli infrango la barriera delle centinaia, passando da 983 a 1038 articoli!
Pur ribadendo che in questo numero a quattro cifre sono presenti meri trafiletti, semplici citazioni in articoli che trattano altro, lettere alla redazione e pure copertine senza successivo articolo, oltre ad articoli il cui soggetto principale erano i cartoni animati giapponesi, quando iniziai questa ricerca mai e poi mai avrei pensato di arrivare a tale cifra.
Debbo aggiungere che, rispetto all'inizio della mia ricerca, il lasso temporale entro il quale trovare gli articolo si è dilatato, ora siamo dal 1969 al 1987. Non credo di andare oltre il 1987, ma se trovassi qualcosa prima del 1969 lo inserirei di certo.
E' giusto specificare che per le annate dal 1978 al 1982 gli articoli li cerco volontariamente, mentre per gli anni precedenti e successivi vi incappo, quando li trovo li metto, ma non eseguo una ricerca a tappeto su quelle annate, che quindi resteranno sempre con un numero di articoli inferiori.

Edit del 30 novembre 2019:
aggiunto un articolo per dimenticanza, "La città futura, settimanale della federazione giovanile comunista italiana" ne pubblicò due il 17 gennaio 1979.

Di seguito i 55 articoli di questa infornata

venerdì 27 settembre 2019

Hiroshima - Nagasaki : I superstiti



TITOLO: Hiroshima - Nagasaki : I superstiti
AUTORE:
CASA EDITRICE: Queriniana
PAGINE: 190
COSTO: 10€
ANNO: 1987
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:


E' questo un libro degli orrori.
L'orrore di ciò che subirono gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki. I racconti dei 25 testimoni fissano quando accadde, l'esperimento statunitense ebbe successo...
L'orrore delle vittime dei bombardamenti che si videro emarginati dai loro stessi compatrioti, che li usarono per far passare il Giappone da vittima della guerra, ma poi praticamente li lasciarono al loro destino.
L'orrore di un popolo che non riuscì ad ammettere le proprie colpe, sia per la guerra mondiale che per quello che fecero prima del suo inizio ai popoli delle nazioni invase.
Ma all'interno di racconti atroci, c'è sempre chi risulta essere l'emarginato tra gli emarginati, cioè i coreani che vennero "arruolati" come lavoratori in Giappone, più precisamente nelle due città oggetto dei bombardamenti atomici.
L'unico racconto ("Vittime sconosciute") che inserisco completamente è proprio quello di un coreano, Lee Gi-Sang, c'è dentro la stessa sofferenza che subirono i giapponesi, con l'aggiunta dell'essere discriminato sia prima che dopo, e di non aver scelto volontariamente di vivere in quei luoghi.
Inserisco anche le prime due pagine della testimonianza ("Figlia della bomba") di Kayoko Satomi, in cui è ben evidenziato il trattamento che i giapponesi non esposti alle radiazioni atomiche impartirono agli hibakusha, specialmente se chiaramente segnati nel fisico.
Dalle testimonianze dei giapponesi si evince che scaricarono la colpa su Hideki Tojo e la cricca militare, nessuno cita mai l'imperatore Hirohito, nessuno fa un mea culpa per esser stati dei così ferventi strumenti della dittatura imperiale.
Il libro lo si può acquistare agevolmente on line ad un prezzo assai contenuto, merita di essere letto.



giovedì 26 settembre 2019

"Caty, la bambola che parla, canta prega... si inginocchia e dice le sua preghiera della sera" - Pubblicità del 1976



A forza di setacciare qualsiasi tipo di pubblicazione, mi capita di incappare in documenti che esulano un po' dagli articoli sull'animazione giapponese o dagli altri programmi televisivi del periodo. Sovente sono articoli su argomenti curiosi, in qualche caso li salvo, in altri casi soprassiedo scientemente (pentendomene in seguito) perché altrimenti le mie sessioni nelle emeroteche durerebbero il triplo... qualcosa devo pur saltare   ^_^
All'inizio della mia ricerca, per esempio, mettevo da parte anche gli articoli su alcuni film, tipo il primo di Star Trek o "The Black Hole" della Disney, ma ad un certo punto mi son dovuto limitare per i motivi di tempo di cui sopra ed anche per ridurre la stanchezza, concentrando le forze sugli articoli inerenti gli anime. Potrà sembrare strano a dirsi, ma sfogliare riviste rintrona non poco, ma quello che mi devasta ancor di più è la ricerca con i microfilm... dopo 3 o 4 ore che visiono articoli su microfilm mi viene il mal di mare  (non scherzo  ^_^ )
Succede quindi che sfogliando in emeroteca un TV Sorrisi e Canzoni del 1976 mi imbatta in una pubblicità poco usuale, almeno per me.
Cosa faccio?
Proseguo ed ignoro il ritrovamento o mi fermo, perdo tempo e salvaguardo la memoria storica comune?   ^_^
Quando o visto "Caty, la bambola che parla, canta prega..." non ho avuto alcun dubbio, dovevo rendere edotta la popolazione italica della sua esistenza.
La simpatica bambola inginocchiata e con le mani giunte, al modico prezzo di 17800 lire, con la versione lusso a 19800 lire, meritava un post!
Sia chiaro, non è mia intenzione offendere chi ha un sentimento religioso più fervente del mio, e non ci vuole molto, ma l'idea che un parente regali ad una bambina un giocattolo del genere, va ben oltre la mia comprensione.
Quindi non è mia intenzione prendermi gioco della religione, ma della bambola, di chi la regalava e dell'azienda che la metteva in commercio al prezzo di 17800 lire, che al cambio di oggi (conti Istat) fanno 91,87 euro!
Ho fatto una ricerca nei cataloghi di giocattoli del periodo per raffrontare i prezzi della Caty anno 1976 con prodotti simili.
In un catalogo Upim del 1974 la Sebino metteva in vendita il suo bambolotto principe al prezzo di 12900 lire, mentre in un altro catalogo Upim del 1976 bambole della medesima grandezza di Caty (cioè 50 cm) costavano 12000 lire.
Quindi la nostra pia bambola prevedeva un esborso di almeno un terzo in più rispetto ai bambolotti classici di marca, se poi si prende in esame la versione "Caty lusso" a 19800 lire, superiamo il 30%.



"Questo è un regalo meraviglioso!"
Di solito questo genere di trafiletti pubblicitari sulle riviste del periodo promuovevano articoli al limite del truffaldino: creme per far crescere il seno; tute dimagranti; scimmie di mare; occhiali ai raggi x; maghi e fattucchiere che cercavano clienti etc etc etc
Qui c'era una azienda che sfruttava il sentimento religioso di qualche nonna (ipotizzo) per farle sborsare una cifra di gran lunga maggiore rispetto ai prezzi di mercato per articoli simili, con la sola differenza che erano "non preganti".

venerdì 20 settembre 2019

Lulù l'angelo tra i fiori - Album figurine Panini 1981



Ogni tanto cerco di addolcire il blog con qualche post un po' in quote rosa  ^_^
Per il resto non ho mai seguito la serie di Lulù, mi piaceva solo la sigla, quindi non posso aggiungere nulla oltre al fatto che gli album Panini erano veramente belli.
L'album illustra sia la prima che l'ultima puntata, fatto che non avveniva sempre.
Purtroppo il formato delle pagine sacrifica qualche volta i bordi dello scritto sotto le figurine.
Buona visione  ^_^
   


giovedì 19 settembre 2019

Dizionario dei giochi di società (prima edizione)



TITOLO: Dizionario dei giochi di società
AUTORE: Enrico De Luca
CASA EDITRICE: Lulu
PAGINE: 162
COSTO: 10€
ANNO: 2007
FORMATO: 23 cm X 15 cm
REPERIBILITA':
CODICE ISBN:

Quando devo fare una recensione di un gioco in scatola le prime, e spesso uniche, informazioni a cui attingo sono quelle presenti in questo libro/dizionario. Al suo interno sono presenti le schede dei giochi di società dal 1950 al 2005, in totale quasi 1000 schede. Tralasciando qualche occasionale lacuna (non credo sia possibile recuperare tutti gli articoli di in un arco di tempo tanto ampio), per ogni titolo viene citato quasi sempre l'anno di messa in vendita (se non presente il semplice decennio), l'azienda, l'autore (se disponibile), il numero dei giocatori, una breve descrizione dello scopo del gioco, infine la dotazione della scatola.
Nelle schede non sempre sono presenti tutti questi dati, specialmente per i giochi in scatola più datati, pur essendo l'autore un collezionista, evidentemente non era al momento della pubblicazione del libro in possesso (lui o altri colleghi collezionisti) di tutti gli articoli presentati.
In ogni scheda viene anche data un valutazione dell'autore sulla difficoltà di reperimento di un gioco in scatola tramite l'uso di asterischi, maggiori essi sono, più arduo sarà recuperare il soggetto completo (5 asterischi individuano i santi Graal dei giochi di società).
Preciso che il costo di 10 euro è dovuto al fatto che lo trovai in una bancarella del Lucca Comics del 2010 che ne vendeva uno stock, tutte copie nuove, non saprei dire quale fosse il prezzo originale.
Ho sfruttato questo dizionario per riepilogare le recensioni dei giochi in scatola pubblicate fino ad oggi, esclusa quella di "Petrol" della Clementoni, perché nel libro non c'è (oppure mi è incredibilmente sfuggita).

Edit del 3 febbraio 2020:
Dizionario dei giochi da tavolo (seconda edizione) 



Anna dai capelli rossi - Clementoni 1980
"L'Apemaia" - Clementoni 1980
"Atlas Ufo Robot - Goldrake all'attacco" - Giochi Mattel 1978
Auto Market (tutti uomini d'affari con...) - Elyart Italiana (fine anni 60?)


lunedì 16 settembre 2019

E' più grave morire giocando a Goldrake o a Tarzan? (6 articoli del luglio 1980)


Di questo luttuoso incidente riportato sui quotidiani del 28 e 29 luglio 1980 avevo già parlato in un post ben sei anni fa:
"Un ragazzo s'impicca per imitare Goldrake"... - La Stampa luglio 1980 

Nel primo trafiletto al link sopra si afferma che il ragazzino fu "suggestionato" da Goldrake, nonostante il padre avesse cercato di distogliere la sua attenzione dall'eroe animato nipponico.

L'incidente di gioco scatenò l'ira del giornalista Nantas Salvalaggio del settimanale "Oggi":
"Goldrake ammazza dal video e nessuno si prova a fermarlo", di Nantas Salvalaggio - Oggi (settimanale) agosto 1980

L'articolo di Salvalaggio non è commentabile.

Sopra mostro altri quattro trafiletti che ne diedero notizia, da sinistra a destra:
Corriere della sera 28 luglio 1980;
La Provincia di Cremona 29 luglio 1980;
La Gazzetta del Mezzogiorno 29 luglio 1980;
Corriere della Sera 29 luglio 1980.

Non sarei più tornato sull'argomento, dato che non mi pare ci fosse altro da commentare, se non fossi incappato in un articolo de "L'Occhio" di Maurizio Costanzo dell'8 luglio 1980 (confermato sulla Stampa Sera), in cui si diede la notizia che un altro ragazzino della medesima età, undici anni, morì una ventina di giorni prima nello stesso modo, ma al posto di giocare ad imitare Goldrake, giocava ad imitare Tarzan:
L'Occhio 8 luglio 1980 (a sinistra qui sotto);
La Stampa Sera 7 luglio 1980 (a destra qui sotto)



Leggendo ogni singolo articolo (più sotto) si nota che nei due articoli che davano la brutta notizia dei primi di luglio nessuno dei due giornalisti si sogna di dare la colpa al personaggio di Tarzan per l'incidente mortale occorso al ragazzino.
Non altrettanto pacati i toni per l'undicenne che giocava ad imitare il "buon" Goldrake a fine luglio...
"La Gazzetta del Mezzogiorno" non si limita a riportare l'accaduto, dopo un'arringa contro l'ignoranza della nostra generazione (e questo dovrebbe far riflettere i miei coetanei che oggi fanno la medesima cosa contro la generazione attuale), ci rifila l'appellativo di "vidiot", cioè "video" più "idiota"...ed ovviamente sono i cartoni animati a generare questo ebetismo televisivo che causò l'incidente.
Ma perché 20 giorni prima Nantas Salvalaggio o il giornalista de "La Gazzetta del Mezzogiorno" non se la presero con Tarzan?



A compendio riporto un trafiletto del 2014 in cui "Il Fatto Quotidiano" riportava che un bambino era rimasto soffocato giocando ad imitare l'Uomo Ragno.
Tarzan, Goldrake e l'Uomo Ragno di cosa sarebbero colpevoli?
Perché solo nel caso di Goldrake si scatenò parte della stampa?

domenica 15 settembre 2019

"Re Mida: management, finanza... e buon senso!" - Clementoni (1978)


Sul web si faticano a trovare informazioni su questo gioco in scatola della Clementoni, finanche i cataloghi di giocattoli degli anni 70 lo ignorano tutti tranne uno, ma sulla datazione scriverò appena più sotto.
In cortile non l'ho mai visto, e mettendo assieme tutti i giochi in scatola della moltitudine di bambini che eravamo, la casistica era assai larga.
Tra l'altro come caratteristica grafica sui bordi recava il nome del gioco in altre lingue:
King Mida: management finance and intuition;
Konig Mida: management finanz und intuition;
Roi Mida: management finance et intuition.

Ho provato a fare una ricerca anche con i nomi non italici, ma zero spaccato, pare non fosse una edizione straniera italianizzata né che venne esportato dalla Clementoni.
Tanto per fare un esempio le fonti disponibili, di cui una in forma cartacea (un libro in mio possesso sui giochi in scatola), non sono univoche neppure sul numero dei giocatori.
Come mi è capitato di notare sovente, i giochi in scatola degli anni 70, a differenza di quelli degli anni 80, hanno una dotazione corposa di pezzi, caratteristica presente specialmente nelle confezioni della Clementoni.
Esiste un altro gioco Clementoni, sempre a tema finanziario, con la medesima veste grafica della scatola: "Cosmo Manager: l'imprenditore di domani, un gioco stress di domanda e offerta!

Stesso discorso di cui sopra, praticamente ignorato dal web, tranne che per le inserzioni sui siti di compravendita on line.
Leggendo le istruzioni "Re Mida" non pare brutto, intanto non è un semplice gioco dell'oca finanziario. I sei giocatori non hanno proprie pedine da muovere sul tabellone, ma comprano e vendono azioni a  turno, basandosi sui movimenti di altre due pedine mosse dai dadi, che fungono da simulatori del mercato azionario.
Infine il gioco ha una durata massima ben definita, tre giri del percorso azionario, cioè della pedina che determina quali azioni si possono mettere sul mercato.
Ergo era impedito il classico effetto Risiko... con partite che si trascinavano stancamente fino all'abbandono generale.


Nel libro in mio possesso, dove sono recensiti con schede essenziali tutti i giochi dal 1950 al 2005, "Re Mida" è datato genericamente come "anni 70".
Sul web non si trovano datazioni precise, siamo sempre sul classico "anni 70".
Come scrivevo sopra i cataloghi di giocattoli del periodo lo ignorano... ne ho un certo numero dai primi anni 70 ai primi anni 80, ma nessuno si fila "Re Mida".
Nessuno tranne uno, un catalogo generale della Clementoni del 1978, e l'immagine qui sopra proviene proprio da quello.
Ovviamente in quel catalogo erano presenti tutti i giochi in scatola della Clementoni disponibili sul mercato, molti di questi erano antecedenti al 1978, ma è questa l'unica fonte certa su "Re Mida", ergo ho riportato 1978.
Da notare che il gioco veniva definito dalla Clementoni "per adulti", ergo non per bambini, forse lo consideravano troppo complesso... non che da bambino (o adulto) fossi un genio, ma credo proprio che sarei riuscito tranquillamente a giocarci.
Probabilmente questa era una nuova linea di giochi in scatola dedicati agli adulti, che evidentemente non ebbe molto successo... i grandi di allora non avevano la fantasia di mettersi a giocare ad un gioco in scatola (tralasciando le mamme che lo facevano per far contenti i figli), semplicemente perché la stragrande maggioranza di loro da bambini non ne avevano mai visto uno.



Il tabellone è di grande formato, ed è diviso in quatto sezioni, come spiega bene il regolamento:
Zona Borsa ( a sinistra);
Zona Indici Azionari ( a destra);
Pista esterna;
Pista interna a forma di 8.

venerdì 13 settembre 2019

Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine




TITOLO: Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine
AUTORE: Antonio Faeti
CASA EDITRICE: Emme Edizioni
PAGINE: 250
COSTO: 10€
ANNO: 1980
FORMATO: 20 cm X 12 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:


Altro saggio di quella che ho chiamato "Pre-saggistica sugli anime dal 1978 ai primi anni 90", i cui ritrovamenti recensiti qui sul blog ammontano a 18 titoli (compreso questo):

Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)

Come scrivo ogni volta (chiedo venia per le ripetizioni), a mio avviso l'interesse per questi saggi che trattano gli anime anche in maniera approssimativa e superficiale, è quello di capire quale fosse il pensiero sedimentato sui cartoni animati giapponesi in analisi che potevano essere più ragionate e meno frettolose di quelle presenti sulla carta stampata, specialmente sui quotidiani.
Un libro non lo si scrive con le scadenze pressanti di un quotidiano o di un settimanale, anche se questa fretta ad uscire in edicola non avrebbe dovuto impedire i giornalisti di informarsi bene prima di scrivere tante assurdità sull'animazione giapponese.
Quindi i vari autori si presero il tempo per evitare di riportare nei loro saggi le medesime fake news?
Molto spesso no... in qualche occasione si, ognuno si faccia la propria idea leggendo ciò che scrivevano  ;)
Torno al saggio di Antonio Faeti.
Visto il nome dell'autore, l'anno di pubblicazione e la tematica del saggio, mi aspettavo che gli anime occupassero molto più spazio.
Di Antonio Faeti ho recuperato, fino ad ora, due articoli sulla carta stampata:
"Di Candy Candy parlano tutti", di Antonio Faeti - Manifesto 14 novembre 1980  
"Non sparate a Goldrake nel regno delle fiabe c'è posto anche per lui", di Antonio Faeti - Tuttolibri 28 marzo 1981 

A cui va aggiunto il libro del 1983:
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione 

Il 1980 è l'anno boom degli articoli su/contro i cartoni animati giapponesi, ne furono pubblicati quasi 400!
Infine pensavo che in questo saggio fossero citati spesso gli anime, perché furono proprio i cartoni animati giapponesi a lanciare in televisione, ed anche sui fumetti, una quantità mai vista prima in Italia di eroine, di tutti i generi, per tutti i gusti.
Dal mio punto di vista prettamente indirizzato sull'animazione giapponese, l'autore perse una bella occasione per dedicare un capitolo ai personaggi femminili degli anime, che, anche solo limitandosi a quelli che ebbero una trasposizione cartacea, non furono pochi.
Intuì che i personaggi giapponesi erano qualcosa di differente dal visto in Italia fino ad allora, ma forse non li considerò duraturi nell'immaginario giovanile del tempo, sbagliando alla grande  ^_^
Premesso tutto ciò, nel saggio ci sono solo due punti in cui si citano gli anime, il primo è di poche righe, il secondo di cinque pagine.



L'articolo a cui si riferisce Faeti è quello linkato qui sotto, lo si trova scorrendo il post:
I genitori di Imola colpiscono ancora! "L'altra Campana" vs Goldrake e Mazinga - articoli del 1980 

Poi si salta da pagina 61 a pagina 65.

martedì 10 settembre 2019

Il Grande Mazinga Box DVD 1 e 2 - Yamato Video


Dopo i cofanetti di Jeeg e Goldrake non potevo farmi scappare quelli del Guretto.
No, non potevo  ^_^
Tralascerò tutte le questioni inerenti qualità video, audio, doppiaggi e ridoppiaggi, principalmente perché di certo persone più addentro di me a queste tematiche le avranno già sviscerate, ma soprattutto perché mi sono già troppe volte espresso negativamente su queste disquisizioni, a mio modo di vedere superflue:
VHS di Goldrake della "Pretty Video" (anni 90?) - Ovvero come vedevamo Goldrake nel 1978

Sia chiaro, trovo del tutto legittimo che un fan non voglia spendere soldi per questi cofanetti della Yamato Video, ma la motivazione deve essere quella più semplice e banale, cioè non essere disposto a spendere soldi. Fine.
Tutte le subordinate del "se però" le trovo senza senso:
"se però c'era l'ultra hd, li compravo",
"se però c'era il ridoppiaggio integrale, li compravo",
"se però nella XYesima puntata al minuto tal dei tali non ci fosse stato quel segno sul master originale, li compravo",
"se però facevano una edizione come quella giapponesespagnolafrancese, li compravo" etc etc.

Questo è l'unico prodotto (mi riferisco a tutte le serie Yamato Video assieme) che noi ex bambini che li vedemmo la prima volta in tv durante la loro prima messa in onda, potremmo mai avere.
Non credo ci saranno ulteriori edizioni per andare incontro ai desideri della nicchia della nicchia dei fan dell'animazione giapponese di robottoni anni 70...
Forse, chissà, fra 20 o 30 anni qualcuno le ripubblicherà nel formato che sarà disponibile nel 2050, ma noi probabilmente non saremo in grado di usufruirne.
Ribadito tutto ciò, io ero anche curioso di leggere i sottotitoli fedeli al parlato giapponese, tanto per capire se nel vecchio e doppiaggio italico del 1979 avessero stravolto il senso delle frasi originali.
Devo dire che alla fine non cambia molto, anzi, non cambia praticamente nulla. Non ho avuto la voglia di prendere appunti, quindi non posso segnalare le puntate con il minuto preciso in cui il sottotitolo divergeva dal parlato italiano, però qualche frase modificata in qualche puntata c'è.
In alcuni casi le differenze sono presenti quando si allude a Koji Kabuto e alle sue avventure nella serie di Mazinga Z, che nel 1979 nessuno in Italia conosceva(!).
In altri casi riguardano temi che evidentemente gli adattatori trovarono un po' ostiche per i bambini del 1979, ma si limitarono a qualche limatura, nulla che stravolgesse il senso della trama di quella puntata.
Infine ci sono gli errori di superficialità e tempi frettolosi del doppiaggio, visto che un prodotto per bambini era considerato pochino all'epoca.
In particolare ero interessato a leggere i sottotitoli delle quattro ultime coinvolgenti puntate, pensavo di trovare chissà quale dialogo modificato, ma nulla di tutto ciò, qualche parola differente.
Dato che non acquisterò i cofanetti di Mazinga Z, in quanto non ho mai seguito l'incompleta serie trasmessa dalla Rai, posso personalmente dirmi soddisfatto dei cofanetti delle tre serie storiche dei robottoni messe in vendita dalla Yamato Video.



In questi decenni ho rivisto interamente il Grande Mazinga almeno tre volte, in base ai vari formati non originali con cui venivo a contatto (vhs da tv, dvix, dvd pezzotti), quindi questa era la quarta visione integrale, a cui vanno aggiunte innumerevoli visioni di puntate singole, ma non avevo mai fatto caso che nella quarta puntata (se non sbaglio) Tetsuya modifica il percorso che lo porterà al "Braian" Condor  ^_^
Lo si vede scendere seduto su una comoda poltrona, poi avanzare in un tunnel, ed infine sbucare nell'hangar dove è posta la capsula del Brain Condor.
Nell'ultima scena lo sfondo è sempre quello che si vede in tutte le puntate quando il nostro eroe entra nella capsula che lo porterà nell'abitacolo, in fondo a sinistra c'è un tunnel, ma solo in questa puntata Tetsuya esce da lì.
Tra l'altro, per atterrare nella capsula, deve fare un salto allucinante e abbastanza improbabile anche per un cartone animato giapponese robotico degli anni 70   :]



domenica 8 settembre 2019

Yamato, mensile italo giapponese - Gennaio 1941 (primo numero della rivista)



Ho recuperato il numero uno di "Yamato, mensile italo giapponese", penso la prima pubblicazione che si occupò di informare il cittadino italiano delle usanze nipponiche. Come ho già ribadito più volte, purtroppo la rivista era intrisa di propaganda, nazionalismo all'italiana e alla giapponese, tematiche che mi fanno venire l'orticaria... e che risultano oggi anche assai ridicole, ma se si riesce a leggerle contestualizzando lo scritto, restano documenti interessanti.
Ovviamente il target della mensile non era il popolano qualsiasi, che aveva altri problemi, ma penso fosse quella dell'elite del regime, o comunque una classe sociale altolocata e ben istruita. Inutile rammentare che, a differenza dei giapponesi, l'analfabetismo degli italiani del 1941 non era un problema marginale (del 1931 era al 21% della popolazione).
Essendo il numero 1 non potevano mancare i saluti dei potenti nell'ambito della rivista, cioè il ministro degli esteri Ciano, il ministro del Minculpop(...) e l'ambasciatore giapponese in Italia Zembei Horikiri. Di quest'ultimo è presente anche la lettera in ideogrammi, magari qualche appassionato potrà cimentarsi nella sua lettura.
La propaganda.
Tutti siamo vittime della propaganda, scopo del gioco globale informativo, secondo me, è quello di farsi fregare il meno possibile.
In quei tempi il lettore aveva possibilità assai limitate di attingere a fonti con punti di vista differenti, si "abbeverava" alla fonte nazionale, che nel nostro caso non brillava per libertà informativa.
Se posso capire, ma non giustificare, che le dotte persone che scrivevano su questa rivista dovessero accondiscendere a qualche sviolinata verso i potenti e fare propria la retorica del momento, non comprendo perché sovente spingessero oltre.
Specialmente quando si facevano passare concetti chiaramente ridicoli come l'ininterrotta dinastia imperiale giapponese... ancor meno che si scrivesse che Hirohito discendesse addirittura dalla dea Amaterasu.
Ok, lo scritto che inneggia ai 2600 anni di regno della famiglia imperiale giapponese fu scritto da un consigliere dell'ambasciata giapponese a Roma, ma il concetto venne ribadito anche in altri articoli scritti da italiani.
Interessante anche lo scritto dell'ammiraglio Gino Ducci, che analizzava lo scenario bellico marino tra Stati Uniti e Giappone. Tra le righe si nota una certa invidia per "le enormi somme di miliardi di dollari messe a disposizione delle forse armate americane" dal Congresso per riarmare la flotta, l'autore evidentemente conosceva il livello dell'armamento nazionale...
L'apoteosi della propaganda la si aveva negli articoli militari in cui si inneggiava alla guerra giapponese di liberazione della Cina... ok, di nuovo l'autore era un giapponese (l'addetto militare dell'ambasciata), ma qualcuno lo invitò a scrivere l'articolo, era ovvio che non nominasse mai, per esempio Nanchino, ma è possibile che nessuno degli eruditi redattori della rivista avesse udito voci in merito?
Comunque, tralasciando il mio opinabile punto di vista, ognuno potrò farsi il proprio leggendo gli articoli di questo numero uno, da cui ho omesso solo il racconto di Ryunosuke Akutagawa dal titolo "Il filo di ragno".
Purtroppo la redazione di "Yamato" non immaginò l'avvento di tecnologie come lo scanner, ergo impaginarono la loro rivista in un modo che oggi pare quasi fatto apposta per renderla il più problematica possibile con uno scanner A4. Quindi talvolta ho dovuto scannerizzare le pagine in più parti per rendere leggibile lo scritto, in altri casi sono riuscito a farlo entrare in una sola scan, spero si leggano le parole...


sabato 7 settembre 2019

TV Sorrisi e Canzoni N° 4 dal 25 al 31 gennaio 1976 - "Per i più piccini: Barbapapà"



E' questo il primo numero del 1976 di "TV Sorrisi e Canzoni" che posto, ed è quello che contiene (ad ora) l'articolo più vecchio che la redazione di Gigi Vesigna dedico all'animazione giapponese, benché nessuno allora se ne rendesse conto, oppure semplicemente non trovarono il fatto di una qualche rilevanza.
L'articolo in questione è sui "Barbapapà", la cui trasmissione era iniziata al massimo due o tre settimane prima, visto che nell'ultimo numero del 1975 non sono in palinsesto.
Un altro motivo per postare questo numero della rivista è la presenza del box informativo sulla prima puntata di "Spazio 1999", che andò in onda sabato 31 gennaio, ma addirittura alle 22,00!
Probabilmente la Rai considerò, direi anche a ragione, alcuni contenuti della serie troppo impressionanti per i più giovani, e, una volta, alle 22,00 eravamo tutti già a nanna da un pezzo   ^_^
Infine sono presenti ben quattro articoli ispirati a Sandokan, che era arrivato alla quarta puntata di programmazione.
C'è poi un piacevole articolo di otto pagine, anche se lo scritto non le copre tutte, sui gatti, collegato ad una trasmissione sugli animali ("Cani, Gatti & C.") condotta dalla mitica Nicoletta Orsomando.
Ovviamente non mancano le pubblicità di sapore archeologico, seppur assai ridotte di numero rispetto alle edizioni degli anni a seguire.
Tutto ciò compensa ampiamente l'assenza dell'inserto con la programmazione delle tv locali private, non credo perché smarrito, ma ritengo che non fosse stato ancora inserito nella rivista.
Avviso che le scan possono risultare un po' sacrificate ai bordi, in quanto il formato dei "TV Sorrisi e Canzoni" del periodo erano un po' grandi rispetto a quelli che posto normalmente.




L'articolino non cita mai che la serie fu prodotta in Giappone, però annota che i "tranquilli" Barbapapà non erano per nulla violenti, a differenza dei cartoni animati in cui i gatti massacravano i topi, che è la stessa argomentazione che usò Nicoletta Artom per difendere Goldrake durante le prime polemiche giornalistiche nel 1979:
TV Sorrisi e Canzoni n° 50 dal 16 al 22 dicembre 1979 - "Chi ha paura di Goldrake Cattivo?" di Nicoletta Artom

Chissà se fu proprio lei a scrivere anche queste due colonnine.



Considerando la mia età nel 1976, io vidi per la prima volta "Spazio 1999" in una successiva replica, e nonostante fossi cresciuto un po' ricordo bene che le scene con i personaggi mostruosi o sfigurati mi faceva una certa impressione, tanto da avere incubi notturni...
Capisco bene che nel gennaio del 1976 la Rai scelse di mandarlo in onda alle 22,00.
La prima punta si intitolava "Separazione", cioè la separazione della Luna dalla Terra:
Spazio 1999 - Il Distacco (con appendice scientifica) - numero zero collana editoriale "AMZ Editrice" 1976

Mi son sempre chiesto come facesse la Luna a viaggiare nello spazio tanto veloce da arrivare a contatto con altri pianeti abitabili presenti nella nostra galassia, dico, galassia, non sistema solare... Vabbè... ai tempi non eravamo così nerd da stare a guardare i particolari   ^_^

giovedì 5 settembre 2019

"Dopo Heidi e Mazinga dal Giappone arriva il fumetto erotico", di Vittorio Zucconi + "Lady Oscar, dama ambigua nella rivoluzione francese", di c.d.c. - Tuttolibri 16 aprile 1983


Il 16 aprile 1983 nell'inserto de "La Stampa" dedicato ai libri, Vittorio Zucconi intervistava Yasuo Yamaguchi su un tema che, nella primavera del 1980, avrebbe mandato in visibilio qualsiasi esperto o giornalista: il fumetto erotico giapponese!

Ma almeno riportare il termine "manga", invece che "fumetto giapponese", sarebbe stato un piccolo scoop. Possibile che Yamaguchi non avesse mai usato il termine "manga" nella sua intervista?
Per fortuna erano ormai passati tre anni da quello tsunami mediatico, quindi l'articolo di Zucconi sui fumetti erotici nipponici non produsse effetto alcuno, resta comunque una testimonianza diretta di come era considerata l'animazione giapponese nel 1983.
C'è da dire che delle tre serie commentate dal bravo inviato de "La Repubblica", due sono effettivamente un po' spiazzanti anche oggi, specialmente una, figuriamoci che impatto ebbero sul giornalista 36 anni fa...
Il secondo articolo è la recensione del librone della Fabbri su Lady Oscar, non interessante quanto il primo, qualche allusione sulla nostra beneamata eroina nippofrancese, ma niente di più.
Quindi torno alle sei colonne dell'inviato a Tokyo, in cui sono commentati i seguenti tre anime:
The Kabocha Wine  (in tv luglio 1982);
Maicching Machiko-sensei  (in tv ottobre 1981);
Patalliro!  (in tv primavera 1982).

Dei tre anime solo il primo arrivò in Italia col titolo "Sun College", mi pare di averlo intravisto su Teleradiocity nei primissimi anni 90. Alla fine si trattava solo di una serie sentimentale, di certo con qualche ammiccamento, come se ne potevano vedere nella prima serie di "Lupin III" o in Lamù all'inizio dell'epopea anima in Italia, negli anni 90 non faceva praticamente più effetto.
Diverso è il discorso per le altre due.
Entrambe saranno sembrate scandalosamente incredibili al giornalista modenese, e devo che dire che nel 2019 la seconda ha lasciato perplesso pure a me...
La terza era semplicemente improponibile a qualsiasi italiano degli anni 80.
In base alle parole dell'illustre intervistato nipponico apprendiamo che delle 43 nuove serie animate del 1983 ben 22 erano "eroto-cartoon", a me pare un numero un po' esagerato, però eravamo agli albori del fan-service, e se lo dice Yasuo Yamaguchi, non posso altro che credergli.
Benché su "My anime list" per il 1983 le serie proposte non paiono tutte del genere illustrato da Zucconi:
https://myanimelist.net/anime/season/1983/winter
https://myanimelist.net/anime/season/1983/spring
https://myanimelist.net/anime/season/1983/summer

Purtroppo in due differenti fonti l'articolo è poco leggibile nelle due colonne a centro pagina, ho cercato di rimediare aggiungendo le lettere non comprensibili.


Vittorio Zucconi era il corrispondente dagli Stati Uniti dal Giappone, si occupava di politica estera ed anche interna, quindi, oltre a non essere un estimatore dell'animazione giapponese, ci può stare che trattasse l'argomento "cartoni animati giapponesi" ironicamente, lo si capisce dall'incipit dell'articolo:
"Non so se è il caso di dirlo ai bambini, ma Candy Candy non è più vergine, e anche sull'orfanella-pastora svizzera, Heidi, è lecito a questo punto nutrire qualche sospetto.".

Zucconi intervistò anche Nagai nel giugno 1982, più o meno siamo sullo stesso tono di questa:
Vittorio Zucconi VS Go Nagai - La Stampa 16 giugno 1982

Diciamo che nella prima colonna ci va giù duro, certo è che se si prendono ad esempio le tre serie linkate sopra, fuori dal contesto del mondo dei manga e degli anime, il giudizio è facile che sia negativo.
Da notare che scambia parte del titolo della serie "Kabocha Wine" per il nome del protagonista maschile... che invece era Shunsuke Aoba... prendere due appuntini magari...
Devo ammettere che, informandomi su "Maicching Machiko Sensei", sono rimasto abbastanza stupefatto pure io, che sono un fan di vecchia data degli anime...sorpreso anche che una trama del genere veniva trasmessa su un canale tv generalista nel 1981   ^_^
A parte il mio punto di vista, restano interessanti le parole di Yamaguchi, secondo cui i genitori giapponesi ormai si erano assuefatti anche alle tematiche inusuali di questi anime "sentimentali", dopo aver protestato per la violenza delle prime serie robotiche.

lunedì 2 settembre 2019

Megaloman (1979) - puntata 9



La puntata odierna non contiene nulla di particolare, non viene messa in pericolo neppure la vita degli attori come nelle precedenti due puntate... uffi... non si fa così...
Causa qualche ingenuità nella trama, e ci può stare visto il target a cui era dedicata la serie, ma soprattutto un doppiaggio un po' a caso, alcuni aspetti della storia restano oscuri:
L'ufo di inizio puntata ebbe un incidente?
I due alieni finiti sulla spiaggia si erano salvati dall'incidente?
Perché il sopravvissuto terrestre non lo trova nessuno, né alieni né soccorritori umani, nonostante fosse restato privo di sensi sulla spiaggia per un sacco di ore?
Perché gli adattatori del telefilm non guardavano quello che adattavano?

In questo nono episodio mi pare di notato, magari sbaglio, un uso molto intenso dell'effetto "chroma key"(se non ho sbagliato a dargli il nome), che negli anni 70 ed 80 andava assai in voga ed era particolarmente caratteristico dal punto di vista visivo.
In alcuni punti dell'episodio ha una buona riuscita, in altri casi l'effetto speciale fa sorridere  ^_^



Nel mio file manca la schermata rossa col titolo italiano della puntata: "Un Ufo è caduto in mare".

Un peschereccio esce in mare... cioè... il modellino di un peschereccio esce nella piscina degli studios nipponici, e viene preso in pieno (che sfiga colossale...) da una supposta spaziale della Tribù dal Sangue Nero.
Potrebbe essere che l'ufo dovesse servire a terminare la base sottomarina di cui si accenna nella trama, ma sia rimasto distrutto nello sfortunato (per i pescatori) impatto con il peschereccio, purtroppo i dialoghi non spiegano per nulla questo aspetto.

domenica 1 settembre 2019

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 14




E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

Come per tutti gli altri capitoli, anche questo 14esimo è di difficile commento, non perché non vi siano riportati temi interessanti, ma perché l'autore salta di continuo da un argomento all'altro   ^_^
Diciamo che principalmente l'autore ci parla di templi, di Kyoto (ergo di altri templi), del Fujiyama, dei funerali, ma anche delle scuole per geisha e suonatrici di shamisen, della capacità della polizia di arrestare i delinquenti etc etc.
In pratica sacro e profano... più che altro caos di argomenti, però era il 1895  :]