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sabato 30 luglio 2022

"Mazinga farà i conti con noi", di Silvia Sereni - Bolero 4 maggio 1980


Nei mesi di aprile e maggio 1980, in cui la polemica contro i cartoni animati giapponesi fu incredibilmente ampia, non mancavano testate che vi dedicarono anche la prima pagina.
In questo numero di "Bolero, settimanale di fotoromanzi, cronaca e attualità", assieme alla Raffaella nazionale che aveva conquistato l'America e ad Little Tony emulo di Elvis Presley, campeggiava un Mazinga Z che portava in braccio Afrodite A:
"Mazinga & C. fanno male ai nostri figli?"

Secondo me Mazinga & C. mi hanno fatto più bene che male, ma di certo mi hanno arrecato meno danni di tante altre cose vissute da bambino.
L'autrice dell'articolo, Silvia Sereni, rende conto della protesta dei 600 genitori di Imola, di cui ho trattato spesso. Così tanto che forse potrebbe sembrare ripetitivo inserire un altro post, ma penso, invece, che solo illustrando con dati (cioè articoli) reali l'attenzione che ebbe dalla stampa la prima invasione dell'animazione giapponese in Italia, si possa comprendere quanto fossero stati rivoluzionari  Heidi e Goldrake rispetto ai programmi per bambini/ragazzi esistenti prima.
Questo, forse, potrebbe spingere gli ex bambini di oggi a cercare di non commettere il medesimo errore nei confronti dei figli e dei loro svaghi "moderni", visto che i nostri svaghi "moderni" di quel periodo furono messi alla gogna mediatica.
Chiaramente quello che traspare dallo scritto è la solita mancata comprensione della trama di semplici cartoni animati, che sarebbe bastato seguire per due o tre episodi consecutivi in modo da fugare tutte le accuse che si continuavano a leggere:
rincretinivano, assordanti, insegnavano la violenza e la sopraffazione, mitizzano la tecnologia, disumanizzano la scienza, stereotipati, ripetitivi, poveri di dialogo, intreccio scontato, dannosi, non favorivano la creatività, non attivano la razionalità, veicolavano la competitività la sopraffazione il profitto.

Prendiamo l'accusa di "mitizzare la tecnologia e disumanizzare la scienza", ma non è un po' contraddittorio come concetto?
E se avessero "mitizzato la scienza e disumanizzato la tecnologia" sarebbe stato meglio o peggio?
Per fortuna l'autrice lascia spazio anche ad un paio di opinioni pro cartoni animati giapponesi, un po' in minoranza rispetto alle tante accuse, ma comunque posizioni pro molto chiare. Così chiare che solo il non volerle capire permetteva la continuazione della polemica  :]
Anche in questo articolo si fa cenno ai "cartoni animati giapponesi fatti al computer", l'errore lo commette uno di quelli che li difendeva, Oreste del Buono.
Il 9 dicembre 1979 sul Corsera aveva commesso il medesimo errore, sempre in un articolo in cui ne tesseva le lodi:

Si vede che da dicembre 1979 a maggio 1980 non aveva avuto informazioni migliorative sugli anime.



Io non penso che i bambini di oggi debbano giocare con i giocattoli con cui sono cresciuto io, perché, invece, lo pensavano quegli adulti?
Effettivamente i cartoni animati giapponesi modificarono il modo di giocare, ma dei maschietti, per nulla quello delle bambine.
Il combinato disposto di anime e videogiochi fu probabilmente la prima rivoluzione nel modo di giocare dei bambini del dopoguerra.
Il cambiamento lo si può apprezzare dai cataloghi di giocattoli prima e dopo il 1978.
Poi non si capisce perché giocare alla guerra con i soldatini andava bene e giocare alla guerra con Goldrake e Mazinga era una attività violenta e diseducativa...
Il bello è che nel titolo i soldatini andavano bene perché servivano per criminalizzare i cartoni animati giapponesi di genere robotico, ma fino ad allora erano anch'essi il male:


Già si parte con una grossa imprecisione.
I robot e le loro astronavi non invasero l'Italia nelle ore pomeridiane, ma alle 18,45... un orario in cui gli adulti erano in casa, quindi quello nipponico non fu un attacco a sorpresa in stile Pearl Harbor.
Inoltre le tv private locali trasmettevano gli anime robotici spesso nel prime-time, proprio per dare fastidio ai due TG della Rai.
Chissà... forse per alcuni adulti il fastidio verso gli anime non fu tanto nei contenuti, ma nel telecomando, dato che ora i figli chiedevano di guardare un altro programma nel momento del sacro telegiornale serale  :]

mercoledì 27 luglio 2022

"Watari ragazzo prodigio" (1966)


Questo film ninja fantasy nipponico veniva trasmesso spesso dalle tv private locali, ne si può trovare traccia in numerose riviste televisive che ho postato.
Ero convinto di averlo visto da bambino, ma non ricordavo molto, dopo essermi guardato il DVD (due volte) devo dire che incredibilmente non ne ho memoria, quindi parrebbe che ai tempi non lo vidi, per quanto strano ciò mi appaia.
Vedevo qualsiasi trashata passasse in tv, ma a quanto pare non "Watari ragazzo prodigio", non c'è stata una sola scena che mi abbia rammentato qualcosa, e di scene fantasmagoriche il film è strapieno.
Preciso che mi ha molto sorpreso, positivamente!
Ovviamente se lo si guarda con gli occhi di un adulto del 2022 il film potrebbe risultare ridicolo, ma venne prodotto nel 1966, quindi ritengo che fosse molto avanti per i suoi tempi.
Mi basta anticipare che c'è una scena simil spade laser al buio!
Così avanti che alcune scene del film le ho trovate fin naturali, tanto vi siamo abituati oggi.
In altri momenti, invece, sono rimasto sorpreso dalla trama, non mi aspettavo certi colpi di scena, nonostante non sia più un undicenne, cioè il target del lungometraggio nipponico.
Sinceramente consiglio di recuperare il DVD, costa una bazzecola.
In questo post ho cercato di fare la solita recensione per immagini, ma alla prima visione la trama risulta un pelino caotica, questo a causa dei numerosi personaggi e delle varie congiure messe in atto da molti di loro. Per raccapezzarsi nella trama è necessario vederlo un paio di volte, e poi tutto risulta chiaro e abbastanza lineare.
I personaggi sono fantasmagorici, direi molto ispirati al teatro kabuki, sia per i costumi che per le espressioni degli attori. 
Il film è apprezzabile anche per i stupendi colori, la presenza di un paio di inserti animati assai lodevoli, le scenografie e alcune inquadrature che per il 1966 penso fossero innovative.
Nella scena finale Watari si scaglia contro il boss, e il suo attacco è ripreso in movimento dalla sua nuca, tipo videogioco (Tomb Raider, tanto per rendere l'idea).


Nell'inverno/primavera del 2019 scoprii in emeroteca la rivista "Segnalazioni Cinematografiche", che oltre a contenere le recensioni dei film d'animazione nipponici, dei film di fantascienza nipponici e dei film di fantascienza inglesi, conteneva anche quella di "Watari ragazzo prodigio", che fotocopiai e misi da parte in caso di bisogno futuro.
Il momento è quindi giunto   ^_^
Nel volume LXVII del 1969 il recensore non fu entusiasta quanto me, il suo giudizio, pur consigliando il film ai più piccoli, condannava la trama e gli effetti speciali.
Pur con 53 anni di ritardo non concordo per nulla   :]



La cosa interessante è che non ho trovato alcuna locandina del film sui quotidiani dell'epoca da me consultati. Per il Corsera il film pare non venne neppure proiettato... ne ho trovato traccia, invece, su "Stampa Sera" e "Il Piccolo" di Trieste.
L'accenno su "Il Piccolo" serve a datare la prima proiezione in terra italica, cioè l'estate del 1969, mentre tutti e tre i ritagli di giornale dimostrano quanto pressappochismo c'era sui quotidiani quando si trattava di parlare dei film per bambini/ragazzini.
Dato che era un film fantasiosi e per famiglie doveva essere per forza della Disney!!!    T_T
Immagino i genitori che si ritrovavamo solo attori nipponici in ambientazioni nipponiche con costumi nipponici e nomi nipponici, quanto restassero spiazzati   ^_^
Ma il top lo raggiunge "Il Piccolo", che introduce la proiezione del film con la seguente frase:
"Domani il film che onora la memoria di Walt Disney" (che era moto nel dicembre del 1966!)

Probabilmente il film venne proiettato in Giappone prima della morte di Walt Disney...

Prima di iniziare la recensione ecco il personaggio, uno dei tanti, che mi ha semi ucciso dalle risate, non puoi non adorare questo film    ^_^

Purtroppo, non so per quale motivazione tecnica, una volta che andavo a salvare una immagine del film questa non era sempre del medesimo formato, talvolta in sedici noni, talvolta in quattro terzi.
Quindi mettere assieme i soliti riquadri di varie scene è stato problematico, oltre che non simmetrico.
Come viene specificato all'inizio del film (l'immagine a fine post) i primi quattro minuti non vennero doppiati in italiano, che inizia dai titoli di testa.
Questo comportò la mancata comprensione del contesto generale, in quanto viene brevemente riepilogato la situazione nella provincia di Higan e manca una scena iniziale importante, la ribellione dei ninja.
Poi è ovvio che l'autore della recensione su "Segnalazioni Cinematografiche" affermasse che la trama fosse caotica, ne mancava un pezzo...
L'altra scena tagliata fu quella in cui un certo numero di bambini muore a causa di un terremoto, penso generato dal cattivo. Oltre ai bambini morti si vedono le loro tombe, probabilmente gli adattatori considerarono la scena non consueta per il target italico del film nel 1969.

venerdì 22 luglio 2022

Asahi Sonorama Fantastic Collection 4 Neo-Human Casshern (1978)


Indagando per il web, anche in giapponese, mi pare di aver compreso che questo non sia propriamente un Art Book, ma un qualche speciale dedicato a Kyashan, tanto è in nipponico stretto e contano solo le immagini, quindi va bene lo stesso   ^_^

Sfogliando questo genere di materiale originale mi rendo sempre conto di quanto il mercato editoriale giapponese dedicato ai bambini fosse di qualità incredibilmente maggiore rispetto al panorama italico del medesimo periodo...
Io da bambino avrei esasperato mia madre e mia nonna per farmi comprare un cartonato di Kyashan fatto in questo modo...
Chissà quanto sarebbe potuto costare fare un accordo con la Tatsunoko per tradurlo e adattarlo, senza stravolgerlo, per i bambini italiani.
Avremmo potuto consultare la mappa del castello di Briking (ex magione Azuma), avremmo potuto capire il funzionamento di Kyashan in versione cyborg, del cigno Swanee, come funzionava la pistola di Luna, senza contare che erano mostrati i progetti anche dei cattivi.
Sarebbe stato stupendo poter sfogliare queste pagine colorate, ma anche quelle in bianco e nero, e poter leggere dettagli veramente legati alla serie, e non le solite invenzioni che si leggevano nei cartonati nostrani.
Quando sulla stampa dell'epoca si leggeva di quanto fossero diseducativi questi cartoni animati giapponesi non si teneva in conto per nulla che spesso i cattivi erano fascisti o nazisti, e il villain di questa serie ci riguardava molto.


Peccato che la rilegatura della rivista non permetta di apprezzare in toto la doppia pagine, che resta comunque stupenda   ^_^

Per il resto buona osservazione   ;)

lunedì 18 luglio 2022

"Ufo Robot Grendizer: Costruisci il tuo robot" terminata a dicembre 2020! Yamato Video & Gazzettta dello Sport


Sabato sono tornato a visitare il negozio della Yamato Video dopo più di un anno, con acquisti, ovviamente, e in un angolo, forse un pelino sacrificato, c'era un Goldrake bello grande.
Bellissimo!
Però mi ricordava qualcosa... ma cosa?   >_<
Ecco! 
Il Goldrake da costruire venduto assieme alla Gazza!!!


Lo avevo completamente rimosso!
Quindi ce l'hanno fatta!
Effettivamente, una volta assemblato, fa la sua bella e porca figura, peccato per il costo esposto sulla vetrina, che ammontava a più di 600€!
Ma potrà mai uno (cioè io...) che ha completo la "Go Nagai Robot Collection" permettersi di sindacare la spesa di un altro appassionato per questo Goldrake?


Chiaramente no...    ^_^
Quindi perché questo post dopo un anno e mezzo dalla conclusione della raccolta?
Nulla, solo mi pareva giusto, nonostante il ritardo, testimoniare l'effettiva conclusione, ma soprattutto, Utopia71 lo avrà finito?   ^_^




Utopia71, se ci sei e hai assemblato tutto il Goldrake, batti un colpo!!!   :]

domenica 17 luglio 2022

"Panorama politico dell'Estremo Oriente - Il Giappone e il continente asiatico", di Marco Maffei - "Le vie del mondo, rivista mensile della consociazione turistica italiana" maggio 1941


Ho scovato un'altra rivista di epoca fascista che ospitò vari articoli sul Giappone, ovviamente non era come "Yamato, mensile italo giapponese", testata incentrata solo sul paese del Sol Levante, ma essendo una rivista turistica spaziava su tutte le nazioni del mondo, compreso l'Impero nipponico.
La rivista è "Le vie del mondo, rivista mensile della consociazione turistica italiana", e passando in rassegna molti numeri ad un mercatino dell'usato ne ho selezionate cinque, che ad un euro l'uno erano per forza da acquistare  ^_^
Avendo dovuto sfogliare quasi ogni pagina di una 30ntina di numeri posso affermare che la rivista merita di essere considerata nel caso si facciano ricerche simili alla mia ma su altre nazioni, spesso i titoli degli articoli sembrano quasi parlare di popolazioni di altri pianeti!
E immagino che visto i tempi erano considerate tali le popolazioni sperdute di Africa, Asia e sud America. Purtroppo non era presente un indice di ogni numero, quindi non posso dare un'idea dei temi trattati, che non si limitavano al mero turismo, richiamato anche nel titolo della testata, ma spaziavano dalla storia alla politica estera, il tutto ovviamente dal punto di vista distorto di una dittatura fascista.
Lo si nota subito da come vengono riepilogate le prime occupazioni nipponiche delle nazioni vicine nella pagina sopra (ed in seguito per tutte le successive), il Giappone dovette invadere Formosa e la Corea!
Non volevano, ma queste nazioni si comportavano in maniera antipatica verso il Giappone!   ^_^




sabato 16 luglio 2022

"Temple e Tamtam" ("Fūsen shōjo Temple-chan" - 1977) - puntata 7


Devo ammettere che, pur nella sua tranquillità di trama, ho trovato molto carina questa puntata, direi educativa, che poi è quello che ci si potrebbe aspettare da un cartone animato dedicato ai più piccoli.
Il tema è la musica, che è l'attività principale di Temple e il suo gruppo, da notare che la bambina è l'unica a non suonare alcun strumento musicale, lei fa roteare cose   ^_^
La voce femminile narrante ci racconta che il nostro gruppo di amici animati stanno assistendo ad un concerto all'aperto, e la bambina è una grande appassionata di musica.
L'arena è senza pubblico perché quelle sarebbero le prove d'orchestra, ma se vi assistono Temple e soci, perché non ci sono altri astanti?
Per conto mio tanti anni fa assistetti alle prove di una giovane orchestra sinfonia diretta da Muti, fu una delle più belle esperienze associate alla musica che ho mai fatto. 
Torno al cartone... se può interessare, nel caso qualcuno recuperi l'episodio in questione, la musica utilizzata dalla regia nipponica è quella della "Sinfonia dei giocattoli", il cui autore non è certo.
Comunque il gruppo di ascoltatori scrocconi è estasiato dall'esecuzione.

Fa il suo ingresso un contestatore, un signore a cui non garba lo scarso sentimento che affiora dalle note, imputando al direttore d'orchestra una direzione fredda.
Inizialmente il direttore non riconosce il critico, ma poi si accorge che è il suo vecchio maestro, Moderato, il nome è chiaramente ispirato ai movimenti sinfonici.
Il direttore d'orchestra si chiama Old Style, strano l'uso dell'inglese e strano che un direttore che considera sorpassati certi stili di conduzione, sia chiamato "vecchio stile", a rigor di logica l'old style dovrebbe essere quello di Moderato.
Comunque, dopo il confronto musicale, Old Style fa caciare Moderato, che appena prima si impossessa, non visto, della bacchetta del direttore.

Moderato è allontanato un po' in malo modo, venendo fin gettato in una fontana...
Temple e Tam Tam lo soccorrono, e Moderato cerca di spiegar loro le motivazioni della sua contestazione:
La musica non è solo tecnica o forma, ma anche sentimento, altrimenti come si potrebbe emozionare il pubblico?

Parte la banda diretta da Temple!

domenica 10 luglio 2022

Risk, lo scontro tra grandi potenze - Parker Brothers (1982?)

Nel maggio 2016 avevo messo a confronto il Risiko edizione della "Giochiclub" del 1968 con il classico Risiko della "Editrice Giochi" fine anni 70:

Stavolta mi sono imbattuto sulla versione dei "Parker Brothers" del 1982, che lo misero in vendita con il nome di "Risk", cioè il loro nome originale con cui lo vendevano nel resto nel mondo.
Su Wikipedia c'è una pagina in italiano su "Risk", ma il bello è che questa versione del 1982 non è citata  ^_^


Ho scoperto che la differenza principale nella modalità di gioco tra le versione "Giochiclub" e "Editrice Giochi" del link sopra rispetto a quella anglosassone della "Parker Brothers" era il numero di dadi.
Nelle versioni italiche i dadi erano tre sia per l'attacco che per la difesa, nella versione della perfida Albione chi difendeva (cioè i dadi blu" ne aveva solo due... ed effettivamente torna con quello che riporta il link di Wikipedia.
Per il resto il regolamento differisce da quello della "Editrice Giochi" con l'inserimento dell'armata neutrale in caso di soli due giocatori e mi pare per quanto riguarda la gestione un po' più complessa delle carte.
Alla fine, mettendo a confronto le tre diverse edizioni ("Giochiclub", "Editrice Giochi", "Parker Brothers"), quella con cui giocavamo da bambini a fine anni 70 era la più elementare...
Sarebbe interessante capire come mai la "Parker Brothers" mise in commercio in Italia il suo Risiko usando il nome anglosassone, e se questo convisse nei negozi con il Risiko della "Editrice Giochi" oppure lo soppiantò perché l'azienda milanese ne perse per il 1982 i diritti di commercializzazione.
Di certo nel 1981 nei cataloghi di giocattoli il Risiko della "Editrice Giochi" era ancora presente, vedere al link sotto verso fine post:

Mentre nel catalogo "GiocaDag" del 1982 c'è, quindi, a quanto pare, nel medesimo anno si poteva acquistare sia il Risiko della "Editrice Giochi" che il Risk della "Parker Brothers".
Io, però, son partito dal presupposto che in Italia venne messo in commercio nel 1982, e forse potrebbe essere un errore, in quanto nella parte inferiore della scatola è presente il codice a barre... potrebbe essere successivo...
Ho trovato on line il libro "La storia di Risiko e l'anello mancante", ma non mi pare si faccia cenno a questa edizione italiane del Risk.
Magari poi salta fuori che questa confezione è degli anni 90 e quindi off topic rispetto a tutto il resto del materiale mostrato nel blog!   ^_^



Le armate non sono più i mitici carrarmatini, ma forme geometriche a caso...


Il tabellone è più piccolo, essendo la confezione più piccola, per il resto cambiano i nomi di pochi territori, rispetto all'edizione della "Editrice Giochi".
Per esempio in America del nord ci sono gli "Stati dell'Ovest" e gli "Stati dell'Est" al posto degli "Stati Uniti Occidentali" e degli "Stati Uniti Orientali" della versione "Editrice Giochi£ fine anni 70.

sabato 9 luglio 2022

Televisione e scuola



TITOLO: Televisione e scuola
AUTORE: Patrizia Mazzotta
CASA EDITRICE: Adriatica Editrice
PAGINE: 284
COSTO: 5€
ANNO: 1983
FORMATO: 22 cm x 16 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 


L'ho già scritto e riscritto, ciò non ne riduce la veridicità, ma mai e poi mai avrei pensato di trovare ben 33 saggi che prima della saggistica ufficiale sull'animazione giapponese trattassero il tema dei cartoni animati del Sol Levante.
Chiaramente si tratta nella quasi totalità di poche pagine per ogni libro, ma comunque indica un interesse che dalle pagine di quotidiani, settimanali e mensili, con annesse polemiche, passò alla saggistica su televisione ed infanzia.
Quello che mi interessa, oltre a mostrare questo aspetto editoriale fino ad oggi non conosciuto in questa misura, è capire se gli autori, non dovendo scrivere con i tempi abbreviati di un quotidiano, riuscissero a fare valutazioni meno superficiale sull'animazione giapponese in Italia.
Ecco l'elenco dei titoli recuperati:



Anche in questo saggio lo spazio dedicato all'animazione giapponese è esiguo, chiaramente non l'ho letto tutto, anche perché i temi e il linguaggio vanno un po' oltre alle mie capacità di comprensione (consultare l'indice a fine post), mi sono limitato ad isolare le parti in cui si toccava il tema da me ricercato.
La cosa interessante è che sia l'autrice che Augusto Ponzo, l'autore dell'introduzione, non si scagliano contro gli anime, anzi, la prima li difende pure, criticando genitori, insegnanti ed esperti vari che consideravano i cartoni animati giapponesi violenti. Per entrambi l'animazione giapponese introdusse una ricchezza di linguaggio e di contenuti, ma anche di suoni e "rumori", sconosciuta ai bambini italiani, che ne arricchì il vocabolario e le possibilità di comprendere trame più complesse rispetto ai prodotti televistivisi dedicati fino a quel momento agli under 18.
Sono tre i punti in cui viene toccato l'argomento "anime", nell'introduzione ad opera di Augusto Punzo, che ho inserito per ultima, e in due punti del paragrafo "La televisione e i ragazzi".
Il saggio è stato pubblicato nel 1983 e in quel periodo quasi nessuno sapeva bene cosa fosse un anime, difficile (ma non impossibile) avere notizie da fonti nipponiche, però qualcuno cercava di capire, pur non sapendone molto.
Nel primo accenno, nella cui parte finale c'è la difesa degli anime fantascientifici, l'autrice forse dimostrò di non avere appieno la conoscenza della cronologia dell'arrivo dell'animazione giapponese in Italia.
Infatti ascrive alla Rai l'aver trasmesso i cartoni animati giapponesi come risposta alla mesa in onda sulla tv private, quando in realtà iniziò per prima la Rai con Heidi e Goldrake, facendo scoprire la miniera d'oro alle tv locali private. Inoltre in una nota (la n° 109 mostrata più sotto) a mio avviso sbaglia a quantificare il numero delle serie fantascientifiche trasmesse dalla Rai al 1983, solo una su dieci...
Per quanto l'autrice non fosse schierata contro gli anime, probabilmente non li seguiva poco, lo si capisce da una nota al libro (la n° 110 mostrata più sotto), in cui si dimostrava di non aver compreso che proprio l'animazione giapponese introdusse in Italia delle eroine animate impegnate in attività che erano prettamente maschili, uscendo dal ruolo classico di protagoniste docili e e delicate.
Ora anche le bambine avevo eroine avventurose!
Inutile ricordare Venusia e Maria in Goldrake, Jun nel Grande Mazinga e Miwa in Jeeg, tanto per citare le più famose e le primissime nell'ambito robotico, ma anche Fujiko in Lupin III, inoltre nel 1983 avevamo già visto Lady Oscar.
Quindi quella nota appalesava il non aver compreso che gli anime avevano già sorpassato il confine di genere: 
i maschietti guardavano Candy Candy e Lady Oscar, le femminucce Goldrake e Mazinga.

Primo accenno agli anime.

venerdì 8 luglio 2022

Manuale delle avventure e dei mestieri di Remi - Eri Junior 1979


Sovente lamento come il materiale editoriale derivato dai cartoni animati giapponesi era di scarsa qualità, in alcuni casi fin infima qualità, ma noi compravamo tutto pur di sfogliare qualcosa dei nostri eroi animati nipponici, e gli editori lo sapevano...
C'erano delle eccezioni, e questo cartonato della Eri Junior è stata una bella scoperta, seppur un po' inquietante per i lavori alla "fai da te" che la casa editrice proponeva di intraprendere ai bambini.
Il cartonato lo si può dividere in tre parti:
un enorme poster da 66 cm x 57 cm, in cui da una parte c'è la mappa del girovagare di Remi per l'Europa, e sul retro una tabella con i giochi che si sarebbero potuti fare ispirandosi alle venture vissute da Remi in quelle città;
un breve riassunto scritto delle vicissitudine di Remi;
le procedure per costruire vari oggetti presenti nel racconto di cui sopra.

Esempio, se a Vares il nostro Remi fece il minatore, ci viene proposto di costruire un caschetto  con una lampada, come quello che debbono usare i minatori.
Vengono individuati 12 luoghi e quindi 12 giochi pre-"Art Attack", ma veramente molto pre!
Alla fine del cartonato c'è una serie di avvertenze sulle eventuali pericolosità di alcune attività da bricolage proposte dall'editore, secondo me lo avrebbero dovuto inserire in seconda pagina e a caratteri molto più grandi, visto il livello di rischio a cui esponevano i bambini...

Alcune proposte ludico costruttive erano abbastanza alla portata di tutti, tipo il casco da minatore, ma quando alle pagine 30 e 31 ti viene spiegato di prendere un bastone e di metterlo sulla fiamma di un fornello a gas per arcuarne la forma allo scopo di fare un'arpa acustica, siamo al limite dell'incitamento alle ustioni di terzo grado...
"Art Attack" ogni tanto me lo guardavo pure io, anche se ero ampiamente fuori target, mai e poi mai avrebbero proposto attività così rischiose, e nel cartonato non si viene mai consigliati di farsi aiutare da un adulto!
Si vede che nel 1979 eravamo veramente in un'altra epoca, oltre a proporti giochi che rischiavano di trasformati in una torcia umana, oppure segarti una arteria con l'archetto da traforo, ti spiegavano come diventare un vero draghetto Grisù dando fuoco ai boschi con il forno solare!
Piccoli piromani crescono!   ^_^
Ma vogliamo parlare del progetto della barca a vela?
Tralasciando la spesa, il tempo da dedicarvi e lo spazio per costruirlo, e se poi uno annegava?
Per fortuna la casa editrice ti avvertiva di non navigare a largo, meglio evitare l'oceano Pacifico! 
Penso che Greta Thunberg trasalirebbe nel leggere a pagina 45 come veniva insegnato a costruirsi una piccola zattera (oppure un canotto a pagina 48), cioè mettere delle palline di polistirolo dentro ad un sacco di plastica. Poi il sacco, essendo solo di plastica, si bucava ed oltre a farti affogare inquinavi il mare molto prima che ci si accorgesse delle microplastiche! 
Ma anche nei progetti meno pericolosi e molto più educativi, come far un piccolo orticello senza terra, si nascondevano numerose insidie.
Infatti, per forare il tubo di plastica in cui mettere i sali nutritivi allo scopo di far screscere le piante, si consigliava di arroventare un coltello su una fiamma per bucare il polimero... oltre al rischio di bruciarsi con la fiamma e /o scottarsi con il coltello arroventato, oppure tagliarsi con la lama, c'è il piccolo problema che la plastica scaldata emette fumi, cancerogeni...

A parte tutto questo, una vota sopravvissuto alla lettura del cartonato, il libro è un bel prodotto editoriale  ^_^

Ecco il mega poster con il luoghi toccati da Remi durante la serie animata, che non avendo mai seguito mi sono sconosciuti.
Sul retro del poster sono presenti le pagine qui sotto, in cui si propone un gioco per ogni città visitata da Remi.

giovedì 7 luglio 2022

Astronavi, le storie dei vascelli spaziali nella narrativa e nel cinema di fantascienza



TITOLO: Astronavi, le storie dei vascelli spaziali nella narrativa e nel cinema di fantascienza
AUTORE: Michele Tetro e Roberto Azzara
CASA EDITRICE: Odoya
PAGINE: 383
COSTO: 22 
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788862887083


Il libro mi è stato suggerito la prima volta da Massimo Nicora, ma l'ho comprato solo dopo averlo sfogliato in Feltrinelli, perché effettivamente meritava.
Le astronavi sono l'aspetto più affascinate della fantascienza cinematografica e televisiva, un saggio che analizza le più famose "spaceship" deve avere un posto nella mia libreria   ^_^
Sebbene nel titolo si parli solo di narrativa e cinema, sono trattate (giustamente) anche le serie televisive, su cui mediamente sono più ferrato.
Dato che, invece, la mia conoscenza della narrativa di fantascienza è molto lacunosa, anzi, praticamente nulla, la prima parte del saggio non mi è possibile giudicarla.
Dall'indice si potrà notare come vengano prese in esame le astronavi nella narrativa (e non solo) dal 1880 ai giorni nostri.
La seconda parte del saggio si concentra sul cinema con il film "RX-M Destinazione Luna del 1950, ma contiene le astronavi di molte serie TV e streaming. Non possono mancare le tante astronavi di "Star Trek", ma anche quelle di "Lost in the space", compresa la bella serie Netflix.
Per ogni astronave di serie tv o film presa in esame c'è una valutazione tecnico-scientifica delle sue caratteristiche, una contestualizzazione nella trama, varie curiosità, infine i commenti e le riflessioni degli autori.
Ovviamente quando si fanno delle scelte su alcuni titoli e non su altri ci sarà sempre qualcosa che mancherà o qualcosa che per il lettore non era poi così importante, è abbastanza normale.
Per esempio, dal mio punto di vista di appassionato di animazione giapponese, ma anche di cinema di fantascienza giapponese, mi ha sorpreso trovare una sola astronave dei cartoni animati giapponese, quale?
Secondo me molti rispenderebbero subito l'Alkadia di Capitan Harlock, mentre è la Corazzata Spaziale Yamato di "Star Blazers", non che l'Argo non lo meriti, ma non sarebbe dovuta mancare la prima (usando il criterio degli autori) astronave animata giapponese che i bambini italiani videro in televisione:

Perché manca la "Base Bianca" del Gundam?
Probabilmente, pur essendo gli autori miei coetanei, non devono essere dei fan dei prodotti nipponici, anche perché non c'è un solo film di fantascienza giapponese, e questa mi pare un'altra svista non da poco.
Ritorniamo, di nuovo, al punto di cui sopra, chi scrive il libro decide quali titoli meritano e quali no, ognuno di noi ne avrebbe aggiunte altre e tolte alcune.
Oltre a questa critica, che nasce dalla mia passione per i cartoni animati giapponesi, mi sentirei di muoverne un altro paio, stante che il libro mi è piaciuto   ^_^
Una riguarda Star Trek, dove a pagina 117 si può leggere che l'episodio pilota "The Cage" della serie classica in Italia è stato visto solo nel 1988 con il titolo "Lo zoo di Talos".
Forse questa affermazione sarà anche formalmente corretta, ma un lettore più giovane di me potrebbe pensare che in Italia quell'episodio era del tutto inedito fino al 1988, mentre io nel 1979 (o nel 1980) ne vidi una versione rimontata nella puntata "L'Ammutinamento".
Forse è un po' una pignoleria, ma a mio si doveva specificare un po' meglio la questione, una volta affrontata, oppure evitarla del tutto.
L'ultimo appunto lo si può apprezzare dalle due scan qui sotto


Sono presenti numerose immagini e molti schemi tecnici di astronavi, il problema è che gli schemi tecnici spesso sono assai piccoli, rendendo incomprensibile sia il disegno che lo scritto.
Se si decide di inserire certi disegni, bisognerebbe avere un formato del libro che permetta di consultarli, oppure basta non inserirli, una volta appurato che le pagine del libro sono troppo piccole.
Detto ciò, il libro mi è piaciuto, anche se avrei messo più astronavi nipponiche, visto che hanno forgiato l'immaginario fantascientifico di più generazioni, partendo dalla mia.


domenica 3 luglio 2022

Catalogo DAG 1976/1977 (con listino prezzi) - Seconda Parte


Ecco la seconda parte del catalogo DAG 1976/77, in pratica un libro fotografico di grande formato pieno di giocattoli   ^_^
La prima parte al link qui sotto:

Ricordo che lo scopo di questi post con i cataloghi DAG è colmare il vuoto tra il catalogo del 1975 (vedi i 3 link al link sopra) e quello del 1981 (idem), a cui sommare poi quello del 1982, in modo da avere una panoramica di come si modificò il nostro modo di giocare in quei sette anni.
In realtà si modificò solo il mondo dei giocattoli per i maschietti, perché quello delle femminucce restò abbastanza statico, ma anche questo è un fatto che vale la pene valutare.
Una caratteristica importante di questo catalogo è che vi era allegato anche il listino prezzi, che ci permette di capire quanto costavano e quanto facemmo spendere alla nostra famiglia, magari per lasciare l'oggetto costoso dei nostri desideri in un cantuccio...

Il pezzo forte di questo secondo post sono i giochi in scatola (verso metà), da far luccicare gli occhietti di ogni bambino, poi bisognava vedere se era belli anche a giocarci, fattore abbastanza importante...

Gli strumenti musicali facevano parte di quella tipologia di giocattoli educativi, tramite cui i genitori speravano noi apprendessimo qualcosa, io preferivo il gioco ludico base senza complicazioni di apprendimento   :]

sabato 2 luglio 2022

I diari della principessa - Io, Leia e la nostra vita insieme


TITOLO: I diari della principessa - Io, Leia e la nostra vita insieme
AUTORE: Carrie Fisher
CASA EDITRICE: Fabbri Editori
PAGINE: 255
COSTO: 18 
ANNO: 2017
FORMATO: 22 cm x 16 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788891517517


Devo aver visto questo libro sugli scaffali di qualche Feltrinelli nel 2017, ma per qualche motivo non lo comprai, e feci male. Non che riveli chissà cosa, anche se per me qualche rivelazione c'è stata(!), ma è una piacevole e veloce lettura.
Probabilmente stavolta l'ho comprato a causa delle pessima serie Disney di "Obi Wan-Kenobi", su cui ho speso ben tre post, a forza di vedere la principessa Leila da bambina, mi è venuta voglia di sapere qualcosa di più su quella vera.
Effettivamente non sapevo molto sulla vita di Carrie Fisher, come non conosco nulla di altri attori, non essendo dedito ai pettegolezzi ero all'oscuro che durante le riprese dell'Episodio IV nel 1976 ebbe una storia con Harrison Ford. Ne sono rimasto assai sorpreso... lei ne parla lungamente nel libro, e forse è la parte meno interessante, perché si dilunga sulle sue sensazione di giovane donne che ebbe nel 1976.
Il libro prende spunto da alcuni diari che l'attrice scrisse durante la breve relazione con Harrison Ford, in cui sfogava le sue contrastanti emozioni, quegli scritti sono riportati integralmente (in italiano) al centro del libro. Farò la figura dell'insensibile ma non li ho apprezzati molto, sono parole al vento scritte da una ragazza, hanno valore per lei, forse per Ford. Fine.
Ho trovato, invece, molto piacevoli gli aneddoti su "Guerre Stellari" e la sua auto ironia sul successo che la Principessa Leila ebbe ed ha tuttora nel mondo, con annesse problematiche che poteva avere una 19enne alle prese con una tale notorietà planetaria.
Molto belle le parti in cui cerca di spiegarci cosa abbia significato invecchiare dovendo avere a che fare con l'immagine che noi fan mantenevamo su di lei, cioè la Carrie Fisher di 19 anni.
Divertente come racconta il periodo in cui dovette accettare di fare autografi a pagamento alle convention di appassionati di fumetti e fantascienza, tipo il Comic Con di San Diego, attività che, finché non ne ebbe necessità economica, trovava umiliante   ^_^




Poi c'è l'effetto nostalgia, sempre in senso buono, con un pizzico di commozione per alcuni aneddoti riguardanti i fan, ed uno di questi sarei potuto essere io, che a otto anni vidi "Guerre Stellari".
Faccio mie le parole che Carrie Fisher ci racconta le vennero dette da un suo fan:
"Grazie per la mia infanzia"