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giovedì 28 aprile 2022

Gli articoli sul Giappone del quotidiano "Libertà" scritti da Antonio Widmar - parte 3 (1980)


Ad oggi, rispetto ai due post già pubblicati con gli articoli di Antonio Widmar sul Giappone pubblicati dal quotidiano "Libertà" nel triennio 77/79, non sono riuscito a trovare ulteriori informazioni sull'autore, che mancò nel 1980, ma i cui scritti il quotidiano piacentino pubblicò anche oltre.
Quindi immagino che l'autore degli articoli su "Libertà" e quello delle info che si trovano sul web (link) siano la stessa persona, ma non ne ho la certezza.
I due post precedenti:



In questo post inserisco i due articoli che vennero pubblicati da "Libertà" nel 1980, l'anno della sua morte (se è la medesima figura), o meglio, questi sono i due articoli che ho trovato, visto che il motore di ricerca del quotidiano consultabile online non funziona, quindi potrebbe essermi sfuggito qualcosa.
Di certo Widmar conosceva il Giappone molto di più di tanti altri commentatori, anche se forse non era più stato in Giappone a fine degli anni 70, ma se poteva leggere il giapponese probabilmente commentava articoli nipponici, come si può intuire da ciò che scrive.
Il primo articolo (I giapponesi invidiosi di Pinocchio" è del 30 settembre 1980, e venne pubblicato nella pagine della cultura, cioè pagine tre.
L'argomento è il naso giapponese, Pinocchio c'è solo nel titolo per rendere l'idea che i giapponesi invidiavano l'estetica dei nostri grossi ed adunchi nasi, rispetto ai loro schiacciati.




Il realtà in questo post inserisco tre articoli, ma uno di questi è solo un trafiletto e non è di Widmar, inoltre è pure antecedente al 1980, è del 21 giugno 1977, nel titolo c'è di nuovo Pinocchio, ma con un tema molto differente:
"Giappone, nuove critiche a Pinocchio", "Libertà" 21 giugno 1977

Lo inserisco come curiosità.
Per alcune associazioni giapponesi di disabili il libro di Collodi era discriminatorio, dato che i due malfattori della storia erano uno zoppo ed un cieco.
Da considerare che come oggi non leggiamo più "handicappati", che è ormai considerato dispregiativo, nel 1881 non è che stavano a farsi le menate "politically correct".
Da considerare che la società giapponese, sia oggi e maggior ragione nel 1977, non è famosa per le sue politiche a favore dei disabili, in Giappone sono forse messi peggio di noi, quindi prendersela con un racconto del 1881 mi pare fu un po' una cavolata, diciamo così  :]

lunedì 25 aprile 2022

"I Quindici: i libri del come e del perché" - Volumi 10 e 11 (1968)

Avevo già annotato quanto mi avesse sorpreso appurare la matrice totalmente USA-centrica di questa enciclopedia per ragazzi, ovviamente è made Stati Uniti d'America e quello racconta.
Immagino che in ogni edizione delle varie nazioni in cui fu esportata si dava un certo spazio agli autoctoni, in questo caso noi italici, ma sfogliandone le pagine il giovane lettore apprendeva l'esistenza della potenza statunitense, delle meraviglie statunitensi, dei personaggi importanti statunitensi, dei luoghi statunitensi etc. etc. etc.
Come negli incontri di calcio che si facevano alcune decine di anni fa tra la squadra campione del mondo e una rappresentativa dei migliori calciatori delle altre nazioni, c'era "il resto del mondo"   ^_^
In questo post passo in rassegna i volumi 10, cioè "Luoghi da conoscere", e il volume 11, "Feste e costumi", ed il mondo pullulava di siti statunitensi, per quanto riguarda le feste e i costumi la redazione ebbe una visuale un po' meno ristretta.
Giudicare una qualsiasi cosa del 1968 con il metro del 2022 è ovviamente errato, oggi basta accedere al web per trovare molte più informazione, e se si padroneggia almeno l'inglese le fonti di decuplicano. Nel 1968, soprattutto per i più giovani, non c'era molto materiale informativo, se poi si sceglieva quello prodotto da una nazione straniera si accettava il loro punto di vista. 
Immagino che ne "I Quindici" dell'URSS i sovietici erano la culla del mondo e il top in ogni campo. Chissà, forse in questo momento ci sarà qualche blogger bulgaro o polacco che sta commentando allo stesso modo "Пятнадцать"   ^_^



(più sotto ci sono le tre cartine divise)

Se già non fosse bastato quello che avevo visto sfogliando il decimo volume alla sua fine ci sono tre pagine che mi hanno lasciato basito, le cartine del globo con i luoghi da conoscere, ben un terzo del totale sono allocati negli USA!!!
Un terzo!   T_T
Ovviamente 12 luoghi sono in Italia, poco più di 30 in Europa (uno solo nei paesi dell'est, solo Mosca), in Asia una dozzina, in Africa solo 7...
Nel leggere l'elenco mi sono imbarazzato io per la redazione statunitense che pensò questa assurda lista, che vede ben quattro località in California!  ^_^
Poi ti sorprendi se quei bambini statunitensi sono cresciuti convinti di essere il centro del mondo, non solo quello moderno, ma pure del passato...
Ho inserito tutte le scan in cui si parlava del Giappone, visto che è uno dei temi del blog.



Nell'undicesimo volume su feste e costumi si ricorda che giorno è oggi: 
Buona festa della liberazione dal nazifascismo  :]

E speriamo che qualche genio non la faccia finire tra le ex festività come il quattro novembre...

sabato 23 aprile 2022

"Temple e Tamtam" ("Fūsen shōjo Temple-chan" - 1977) - puntata 5

Il viaggio per tornare al villaggio Erba Verde prosegue, mi chiedo quanto la tempesta della prima puntata abbia allontanato Temple da casa, forse tipo la Voyager di Star Trek che fini nel quadrante delta?   O_O
La voce narrante ci dice che il gruppo sorvola le Alpi, con una mongolfiera, non mi pare molto sicuro.
L'episodio è un po' la summa delle sfighe che possono capitare nella vita, quando le cose iniziano ad andare male e proseguono inevitabilmente peggio, concludendosi il tutto, ovviamente, con un tranquillizzante lieto fine per il piccolo telespettatore, ma la Tatsunoko, come già fatto con l'Ape Magà, ci stava avvertendo di cosa ci aspettava da adulti...
Un povero coniglietto è accerchiato da un branco di famelici lupi, che se anche se lo fossero mangiato, non è che gli passava la fame  :]
Tam Tam salva la bestiolina all'ultimo secondo.



Temple libera l'animaletto sopravvissuto in una tranquilla radura, ma si alza una potente folata di vento, che porta via la mongolfiera, nonostante Fatty cerchi di trattenerla, portandosi via anche la nuvoletta.
Fatty è inutile, se non per aver dato il via alla storia rapendo una povera bambina...


I cinque si riposano in un bosco dopo aver inutilmente corso dietro alla mongolfiera, quando Tam Tam vede a terra delle impronte di lupo, che lo preoccupano non poco, ma per fortuna sono solo di un cucciolo giocherellone che si è allontanato dalla madre.

lunedì 18 aprile 2022

"Diplomacy, il gioco della diplomazia" - Mondadori Giochi (1982)


E' questo il primo gioco in scatola "serio" in cui ci impegnammo in cortile, dopo "Diplomacy" rimettersi davanti a Risiko diventò meno divertente... sia chiaro, ci rigiocavamo lo stesso, ma il punto è che "il gioco della diplomazia" della "Mondadori Giochi" era un gioco strategico da grandi.
Così da grandi che una volta divenuti adulti lo ricomprai e ci cimentammo in innumerevoli scontri all'ultimo tradimento   ^_^
Se si consultano i cataloghi di giocattoli che ho postato fino ad oggi si noterà che per i bambini/ragazzini del periodo i giochi di società disponibili avevano una difficoltà media abbastanza bassa, talvolta si aveva a che fare con meccaniche più complesse, ma spesso solo per una pessima attitudine degli autori a fare un regolamento facilmente comprensibile.
Un aspetto che lo elevava ad un livello di maggiore raffinatezza era che non c'erano i dadi, roulette oppure carte, onnipresenti in qualunque gioco per potersi spostare o combattere.
I pezzi si muovevano di uno spazio, fine. Anzi, potevano fare una sola azione, rifine.
C'è da considerare che mentre Risiko aveva un'ambientazione geopolitica inventata di sana pianta, Diplomacy si inseriva nel contesto nella prima guerra mondiale, quindi poteva avere, agli occhi di un adulto, anche un valore educativo.
Diplomacy era nel contempo complesso, rispetto agli altri giochi del periodo, ma con delle regole abbastanza accessibili, la disponibilità limitata di pezzi sul tabellone lo rendeva poco caotico e di facile allestimento iniziale.
Scrivo che le regole erano "abbastanza accessibili" perché bisogna contestualizzare il periodo, nel 1982 i giochi erano basati fondamentalmente sul Monopoli o su Risiko, con qualche sparuta variazione, noi non eravamo abituati a muoverci su un tabellone ipotizzando mosse contemporanee e flebili alleanze, men che meno al fatto che una partita potesse non terminare nella sessione di gioco iniziata il pomeriggio!
Infatti in cortile, a memoria, vennero inserite le solite regole modificate per rendere il tutto più alla nostra portata:
la partita terminava sempre, e se non terminava era perché era scorso del sangue...
le alleanze venivano utilizzate ma con qualche lacuna nelle regole, che portava a dissidi...
anche gli appoggi subirono delle modifiche
i turni forse non erano contemporanei (ma vado a memoria labile)

C'è da comprendere che giocare seduti sull'asfalto, mentre attorno si poteva sviluppare da un momento all'altro il caos, non facilitava una prosecuzione lineare del gioco.
In pratica capitava che il proprietario del gioco, unico depositario delle regole, scendesse con il nuovo acquisto, e ne illustrasse la meccanica, a cui ci si uniformava. 
La lettura del regolamento fatta assieme non la ricordo mai, si giocava subito  :]
Quando, invece, lo riprendemmo da maggiorenni, le regole vennero rispettate alla lettera e potemmo apprezzarne la bellezza, ed anche una certa ripetitività dovuta al fatto che non riuscimmo mai a coinvolgere sette partecipanti.



Nel "Dizionario dei giochi da tavolo" (edizione 2009) viene riportata come data di messa in commercio il 1980, ma in base a più miei cataloghi di giocattoli prima del 1982 non è mai presente, quindi direi che lo si poteva comprare dal 1982. L'anno tornerebbe anche con il periodo in cui ci giocammo in cortile.
La pagina qui sopra proviene da un catalogo "GiocaDag" del 1982, e comprendeva anche la seconda versione di "Lotta di classe", quella con Reagan a posto di Carter, gli altri due articoli mi sono sconosciuti.


Baia di Helgoland!
Brest!
Livonia!
Sebastopoli!
I nomi di queste località non raggiunsero mai i picchi di notorietà di Cita, Jacuzia e Kamchatka o dei Territori del Nord Ovest del Risiko, ma per chi giocò a Diplomacy da ragazzino mantengono un certo valore mnemonico   ^_^

domenica 17 aprile 2022

Ghiblioteca, la storia dei capolavori dello Studio Ghibli - Una guida non ufficiale



TITOLO: Ghiblioteca, la storia dei capolavori dello Studio Ghibli - Una guida non ufficiale
AUTORE: Michael Leader e Jake Cunningham
CASA EDITRICE: Magazzini Salani
PAGINE: 192
COSTO: 22,90 
ANNO: 2022
FORMATO: 24 cm x 19 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9791259570833


Parto con la recensione iniziando con quanto si può leggere nella prima riga della quarta di copertina:
"Nato dalla penna degli scrittori ESPERTI di Studio Ghibli Leader e Gunningham..."

Passo indietro con premessa.
Non mi considero un esperto dello Studio Ghibli (o di qualsiasi altra cosa), semplicemente ho iniziato a seguire i film di Miyazaki e Takahata inconsapevolmente da bambino, quando non sapevo chi essi fossero, manco mi interessava fossero giapponesi, erano solo belle storie ben animate, guarda caso erano tutte giapponesi e spesso del duo di cui sopra.
Non ero influenzato dal fatto che fossero film o serie di Miyazaki/Takahata/Studio Ghibli, non li guardavo per gli autori o lo studio di produzione, non era una questione di clan aprioristici.
Il mio è stato un lento imprinting di contenuti nati con i film Toei di Miyazaki e Takahata, come con "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" oppure "La grande avventura del principe Valiant" iniziato a metà degli anni 70 al cinema.
Questo lento assorbimento è continuato con le serie tv dei due autori, come Heidi e "Conan il ragazzo del futuro", poi nel 1987 guardai rapito Nausicaa sulla Rete 1 della Rai etc. etc. etc.



Quindi mi ritrovo in mano con questa Ghiblioteca, e leggo nell'introduzione che uno dei due autori del libro (Jake Cunningham) fino al 2018(!!!) non aveva mai visto un film dello Studio Ghibli!!!   T_T
Fu l'altro autore (Michael Leader) che gli fece colmare la lacuna, proprio per una questione di "clan", per il primo era assurdo che Jake non conosce i "capolavori" dello Studio Ghibli.
Quindi io nel 2022, dopo aver iniziato a vedere le opere di Miyazaki e Takahata dalla metà degli anni 70, mi ritrovo a dover "imparare" qualcosa da un libro scritto da uno che fino al 2018 non sapeva manco chi fossero i due autori nipponici...
A questo va aggiunto che in Italia abbiamo visto molto di più di quello che è stato adattato per il mercato anglosassone, quindi ai due autori mancano delle opere di Miyazaki e Takahata per il semplice motivo che non esistono in inglese.
Ho cercato informazioni sull'età del duo statunitense (penso), ma non ne ho trovate, immagino siano sulla trentina, cioè nati ben dopo che io vidi Hols, Heidi, Anna, Conan o Nausicaa.
Ovviamente il fatto che io sia più vecchio non fa di me un "più esperto" degli autori, bisogna valutare lo scritto. Per esempio è chiaro che l'autrice italiana del saggio italiano su Nausicaa, pur essendo più giovane di me, abbai una comprensione del film maggiore della mia:



Analizziamolo questo scritto.
Appena l'ho sfogliato ho capito che si trattava di una ultrashibuyata, cioè una presenza strabordante di immagini a discapito di uno scritto minimale.
Semplici numeri:
Sulle 192 pagine totali solo 5 sono formate totalmente da scritto;
Sulle 192 pagine totali ben 86 sono solo di immagini, quindi zero scritto;
Sulle 192 pagine totali lo scritto ammonta approssimativamente a 52 pagine, facciamo 55? Aggiudicato.

Il libro costa 22,90 euro, che diviso per 55 pagine di scritto mi paiono un po' eccessivi...
Il giudizio che davo per la collana "Ultrashibuya" vale anche per questo libro:
se volevo un libro pieno di immagini mi compravo un artbook, non un saggio.

Ha senso titolare un libro con così poco approfondimento addirittura "Ghiblioteca"?
Ha senso chiamare entrambi gli autori "ESPERTI di Studio Ghibli" quando uno dei due fino al 2018 ne sapeva quanto me nel 1975?
Se il titolo fosse stato "Ghibliaspanne" non avrei avuto nulla da contestare  :]
Inoltre lo scritto ha un carattere di scrittura minuscolo, forse togliere dieci pagine di immagini ed ingrandire lo scritto sarebbe stato sensato.
Per ogni film dello Studio Ghibli o pre Studio Ghibli ci sono un paio di pagine di scritto reale di introduzione più due pagine di scritto reale di recensione.
Ma puoi mai recensire Nausicaa, Porco Rosso o Mononoke in due pagine a testa?

sabato 16 aprile 2022

"Onda TV" dal 28 maggio al 3 giugno 1978 - dodicesimo numero della rivista



Dodicesimo numero quasi consecutivo (8 su 12) di "Onda TV" dal suo esordio, a dire la verità abbastanza povero come contenuti, anzi, pressoché nullo  :]
Rispetto agli altri non c'è neppure l'articolo su come era organizzata una tv locale, però almeno si può avere un'idea di come erano i palinsesti delle tv locali milanesi/lombarde in un periodo continuativo.
La copertina è dedicata a Grace Jones e c'è anche un articolino sulla cantante.
Per quanto riguarda l'animazione giapponese martedì 30 maggio su "TVM 66" alle 15,30 veniva trasmesso il film di Isao Takahata "La grande avventura del piccolo principe Valiant", un capolavoro che non venne pensato più solo per i bambini, anzi.
La sinossi è pure corretta! 
Il giorno dopo, sempre "TVM 66" mandava in onda allo stesso orario "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", ma senza sinossi.


Anche la redazione si rese conto che il numero mandato in edicola fosse abbastanza scarno, come si può leggere dal trafiletto in alto a sinistra, ma veniva annunciato che la successiva settimana ci sarebbero state 16 pagine in più!
Il numero in oggetto è in mio possesso, e le pagine in più sono in gran parte dedicate al mondiale di calcio dei "simpatici" colonnelli argentini, ma comunque con molti più articoli, certo che metterne di meno sarebbe stato arduo... visto che in questo numero ci sono praticamente solo i programmi.


giovedì 14 aprile 2022

"Kiss me Licia batte i Puffi, sei a tre", di O.C. - "Il Giornale dei Genitori" novembre/dicembre 1985


Influenzato dall'imprinting avuto con Heidi, Goldrake e soci tra il 1978 e i primi anni 80, tendo erroneamente ad ignorare gli anime appena successivi, che fecero appassionare i bambini un po' più giovani di quelli che vissero il first impact.
Con la scomparsa di Goldrake dai teleschermi italiani non finì l'animazione giapponese seriale in Italia, ma fatico a prenderne atto   ^_^
Una delle serie più amate dalla generazione successiva alla mia fu senz'altro "Kiss me Licia", che essendo più grandicello io detestavo abbastanza, non digerivo l'anime né le successive orride serie live con Cristina D'Avena.
Nel numero di novembre/dicembre 1985 della rivista a tema scolastico "Il Giornale dei Genitori" venne inserito uno speciale sui miti dei bambini di oggi, in cui si scopriva che "Kiss me Licia" batteva i Puffi sei a tre.
"La rivista "Il Giornale dei Genitori" trattava spesso il tema "cartoni animati giapponesi", con uno sforzo per analizzare il fenomeno, che magari non riusciva sempre, la discriminante generazionale pesava nei giudizi.
"Kiss me Licia" aveva esordito nel settembre 1985 su "Italia 1", quindi il suo successo fu molto veloce per ricevere l'attenzione di un mensile per il numero di novembre.
Ecco, se è vero che non gradivo "Kiss me Licia", ancor più vero è che odiavo i Puffi, quindi la loro sconfitta non poteva che essere salutare  :]



L'inchiesta tratta inizialmente anche di quali cantanti e calciatori fossero i preferiti tra i bambini, infatti l'inchiesta era "quali sono i miti dei bambini di 8 e 9 anni?"
Otto e nove anni implica i nati nel 1976 e 1977, troppo piccoli per aver vissuti Goldrake, Heidi, Candy, Mazinga e Jeeg, se non in replica sulle tv private minori.
Con tutto il rispetto per Nichetti, ed io nel 1985 era già grandicello, leggo con sorpresa che potesse piacere ai bambini, a me non ha mai fatto ridere   T_T
Curioso che For di "Ciao Ciao" su Rete 4 venisse scelto al posto di Uan di "Bim Bum Bam" su Italia 1.
Stanlio ed Ollio restavano dei miti, purtroppo ormai oggi scomparsi dai gusti dei più giovani, come Totò, entrambi mi fanno ancor oggi sbellicare, grazie a loro riesco spesso a ridere in periodi in cui la voglia non c'è.
Terence Hill viene citato da solo, Bud Spencer se lo erano dimenticato?
Mi pare che nel 1985, seppur non più ai livelli degli anni precedenti, lavorassero ancora assieme, e comunque i loro film erano di continuo replicati.


L'inchiesta è chiaramente influenzata dalla zona geografica, perché non posso immaginare che vengano citati Falcao, Tancredi, Giannini (er principe der Tufello cit. Gialappa), Conti, Pruzzo e Boniek (già passato alla Roma) e non Platini... blasfemia pura...
Se fai un'inchiesta sui gusti dei bambini magari eviti il calcio, se l'inchiesta la fai solo a Roma... tanto per evitare di essere tacciati di poca professionalità...
Dico, Platini manco menzionato...   ^_^
Ma veniamo ai personaggi dei "cartoons", che "anime" sarebbe stato troppo bello leggerlo...
Poco più in alto al posto di Four si può leggere For, ma non volevo fare il pignolo, ma "Golaion" invece che "Golion" no...
Il top lo si raggiunge con una singola frase, che ho trovato pure offensiva...
"Un solo bambino cita Mazinga per la sua forza (ed è un bimbo psicologicamente fragile)"

Per me questo bambino è un mito, l'unico che non sceglieva i titoli mainstream, ma restava saldamente ancorato alla tradizione robotica  :]
Invece per O. C. proprio il fatto che questo bambino scegliesse Mazinga ne confermava la fragilità psicologica, mentre scegliere i Puffi avrebbe implicato che era un rimbambito? 
Il bello è che alla fine l'autore (o l'autrice) afferma che bisognerebbe seguire assieme ai bambini questi cartoni animati, ma senza giudicarli subito, e poco sopra aveva etichettato un bambino come psicologicamente fragile perché gli piaceva Mazinga...
Valli a capire gli adulti di quel periodo, per parte mia cerco di non considerare allo stesso modo i programmi per bambini/ragazzi di oggi, ovviamente a parte Peppa Pig, che è una m***a   ^_^

 

domenica 10 aprile 2022

Anime, guida al cinema d'animazione giapponese 1958 - 1969


TITOLO: Anime, guida al cinema d'animazione giapponese 1958 - 1969
AUTORE: Kappa Boys
CASA EDITRICE: Kappa Lab
PAGINE: 260
COSTO: 20 
ANNO: 2022
FORMATO: 24 cm x 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788885457416



Sono un felice possessore della prima edizione del libro e di quella a fascicolini per la "Hobby & Work", poi ho comprato nel 2013 la ristampa anastatica, quindi non potevo lasciare sugli scaffali della libreria questa edizione completamente riscritta e ripensata.
Ho trovato molto bella l'introduzione, in cui i Kappa Boys spiegano la nascita della prima edizione e motivano i giustificabilissimi errori che conteneva, causati dalla difficoltà a reperire informazioni sull'animazione giapponese nel 1990.
In questi decenni mi è capitato spesso di leggere critiche a quella prima edizione per gli errori ivi presenti, avrei tanto voluto vedere i criticoni reperire le informazioni quando internet non esisteva...
L'unico appunto che mi sentirei di muovere è che se il gruppo era così conscio degli errori presenti nella prima edizione, la copia anastatica del 2013 diviene veramente un mero sfruttamento economico del lettore... rileggendo la recensione che scrissi nel novembre 2013 ho ricordato la gioia che provai a Lucca nel vedere quella copertina allo stand della Kappa Lab, convinto che fosse una nuova edizione, come quella di oggi, mentre mi volevano rifilare lo stesso scritto di una ventina di anni prima... e io me la ricomprai...    T_T
Tra l'altro quella copia anastatica (con replica anastatica anche degli errori) costava 24 euro, mentre questo nuovo libro costa solo 20 euro, forse a causa di 60 pagine in meno, misteri dei prezzi degli editori... un giorno qualcuno ci scriverà un saggio.
Questa nuova edizione, come viene spiegato nell'introduzione, è stata riscritta in toto, mantiene la stessa impostazione grafica (immagini in bianco e nero), ma sono inseriti anche cortometraggi e pilot, oltre a serie tv e film che nella prima edizione erano sfuggiti.
Inoltre all'inizio di ogni anno vi è un breve riepilogo anche sull'animazione non giapponese, tanto per dare un contesto mondiale su quali cartoni animati erano prodotti.
Non per nulla il medesimo periodo nella prima edizione occupava 40 pagine, oggi copre 260 pagine, chiaro che contenga molte più informazioni su molti più titoli.
E qui nasce un dubbio, ma se questo volume copre il periodo dal 1958 al 1969, quando usciranno i successivi decenni 70 ed 80?
I Kappa Boys proseguiranno anche con il decennio 90?
Su questo aspetto aleggia un certo mistero, in quanto non ci sono informazioni sul web, a pagina 251 del libro si può leggere:
"Gli anni settanta: si conclude così la PRIMA PARTE della grande avventura degli anime".

Seguono alcune righe di introduzione al successivo decennio, con tanto di foto di serie animate del decennio.
Quindi, se c'è una "prima parte", ci saranno anche le parti successive, bello sarebbe sapere quando usciranno i successivi titoli, tanto per avere la certezza di non restare solo con questo   :]



Come si può vedere le schede ripropongono la medesima impostazione della prima edizione, con l'introduzione più approfondita.
Forse si potevano inserire le immagini a colori per quelle serie e film prodotti a colori, ma l'importante è lo scritto  ^_^

Qui sotto inserisco l'indice dei titoli originali e l'indice dei titoli italianai, perché ovviamente non venne importato tutto quello prodotto in Giappone tra il 1958 e il 1969.

sabato 9 aprile 2022

Costi delle VHS originali in vendita nel 1983 dalla rivista "TV Video" (6 numeri)


Questo post nasce dai due precedenti:


Le VHS originali disponibili per il 1982 avevano due caratteristiche, film vecchi e fatti pagare cari, nulla cambia per quanto riguarda l'offerta dell'anno successivo, anche nel 1983 i produttori rifilavano ai possessori di un costoso videoregistratore prodotti nella quasi totalità non nuovi o vetusti a costi improponibili, prezzi giudicati con i criteri di oggi, ovviamente.
Direi che i costi vennero considerati improponibili anche nel 1983, visto che le VHS e i videoregistratori non ebbero il boom sperato, immagino per i costi.
Come campione ho utilizzato le pagine che si occupavano delle nuove uscite mensili in videocassetta (di vari formati) presenti sulla rivista dell'Home-Video "TV Video", di cui posseggo sei numeri per l'anno 1983:
gennaio, giugno, luglio/agosto, ottobre, novembre, dicembre.

La caratteristica importante della rivista è che la redazione inseriva il prezzo dei titoli, ma, come ho già annotato nel precedente post, mai (o quasi mai), l'anno!
Ovvio che i potenziali acquirenti comprendevano che il film in vendita non fosse una prima visione casalinga, visto che in televisione erano film passati innumerevoli volte, ma il fatto che l'anno non venisse esplicitato non pare una dimenticanza.
Nell'immagina sopra ho voluto sottolineare come i film degli anni 50 e 60 di Don Camillo e Peppone vennero messi in vendita con dei costi assurdi, che ben presto vennero ridotti di un terzo, pur rimanendo senza senso.
Nel numero di luglio/agosto 1983 era disponibile solo il primo film della serie, prodotto nel 1952(!), ad un costo di 75 mila lire, rivalutato ad oggi ( https://rivaluta.istat.it/ ) di ben 125 euro!!!
Ad ottobre 1983 viene reso disponibile il cofanetto con tutti e sei i film della serie, il prezzo è di 400 mila lire, cioè 645 euro!  O_O
L'espressione "oltre il danno la beffa" ben si sposa con quello che possiamo leggere nel numero di dicembre 1983, dove il prezzo del cofanetto crolla a 290 mila lire, cioè 461 euro...
Immagino quelli che spesero 400 mila lire ad ottobre e videro a dicembre che lo stesso prodotto era crollato a 290 mila lire... probabilmente chi si poteva permettere di spendere certe cifre per dei film vecchi come il cucco e mandati in onda in televisione fino alla nausea, non si dannava più di tanto per aver buttato 110 mila lire in due mesi.
Di certo quelli che spesero 75 mila lire solo per il primo film, per poi vederne messi in vendita sei a 290 mila lire, furono i più danneggiati. 
Queste cifre mostruose erano per dei film in bianco e nero!
Col senno di poi direi che chi mise in vendita questi prodotti a queste cifre lo si poteva annoverare tra gli approfittatori.


Il numero di gennaio 1983, oltre ai costi delle videocassette vengono trattati anche i videogiochi, con recensioni e costi, di certo riutilizzerò questi numeri.
Come avevo già fatto notare nel precedente post lo spazio dedicato ai prodotti per adulti è molto ampio, con sorprendenti immagini non censurate, considerando che "TV Video" poteva essere sfogliata anche dai ragazzini  :]
Ho inserito per quasi tutte le recensioni l'anno del film ed il costo rivalutato ad oggi in euro. Preciso che la rivalutazione in euro parte sempre dalla data della rivista, quindi la stessa cifra in lire può avere delle differenze in euro perché il mese cambia (l'inflazione era alta negli anni 80).
Oltre alle pagine con le nuove uscite del mese, in cui erano descritti anche i titoli disponibili solo per il noleggio, era presente la "Video Hit" delle videocassette più vendute, dove è sempre presente il costo in lire, che però non ho rivalutato in euro causa lo scritto troppo piccolo, avrei incasinato l'immagine.


Per affittarsi il film Disney "20000 leghe sotto i mari" del 1954 dovevi scucire 18 euro!  ^_^
Il film italiano animato di Pinocchio del 1971 costava 132 euro, fa fin impressione...

giovedì 7 aprile 2022

Film originali in VHS disponibili nel 1982 da tre riviste di Home-Video del 1982


Questo post nasce dalla lettura di uno degli articoli dello speciale sulle videocassette, cioè lo scritto che criticava lo scarso catalogo di VHS disponibili:

L'articolo è quello qui sopra, mi è quindi sorta la curiosità di andare a vedere cosa era disponibile da vedere nel 1982 in VHS originali. In realtà Franco Montini si lamentava che c'erano pochi film d'autore nei cataloghi, mentre io ero curioso di vedere cosa poteva guardarsi uno che aveva appena speso un milione e 440 mila lire per un videoregistratore Jvc HR 7200 (undicesima scan del post di cui sopra).
Mi pare giusto precisare che 1400000 lire dell'aprile 1982 corrispondo a 2800 euro di oggi (tabella "Istat Rivaluta")!!!
Quindi uno aveva fatto una spesa ingente, molto ingente, per potersi anche godere dei film senza pubblicità, che in televisione era imperante, ma cosa poteva guardarsi in santa pace?
In gran parte film vecchi o vecchissimi, direi zero prime visioni per come le intendiamo oggi.
Sempre leggendo gli articoli del link di cui sopra si scopre che i film in VHS avevano un costo variabile dalle 40 mila lire alle 100 mila lire, cioè da 80 euro a 200 euro!
Oggi con 200 euro ti fai l'abbonamento annuale a Netflix e ti avanzano pure dei soldi!   ^_^
Purtroppo ho solo tre riviste del 1982 che si occupavano espressamente di videoregistratori e VHS:
"Video Magazine, la prima rivista Home Video" del giugno/luglio 1982;
"Tv Video" del luglio/agosto 1982;
"Video Magazine, la prima rivista Home Video" del dicembre 1982.

"TV Video" nelle recensioni riporta anche i prezzi delle single VHS, quindi ci si può fare un'idea di quale era il rapporto costo/film nuovo o non vecchissimo.
Ho molti numeri del 1983 di queste testate, ma visto che lo speciale sulle videocassette è dell'aprile 1982 mi è sembrato sensato non passare all'anno successivo, anche perché nel 1983 mi pare che l'offerta aumenti parecchio.
Resta il fatto che per lanciare una nuova (e costosa) tecnologia legata al televisore come il videoregistratore casalingo, l'offerta delle VHS originali era abbastanza scarsa.
Per ognuna delle tre riviste ho scannerizzato sia le pubblicità di VHS originali che le recensioni dei film usciti in quel mese, tanto per avere una panoramica della disponibilità di titoli e della loro novità.
Da notare che nelle recensioni dei film disponibili in VHS non è mai riportato l'anno di uscita nelle sale cinematografiche, forse per non far capire al lettore il vecchiume che gli voleva rifilare...
Nello speciale sulle videocassette si affermava più volte che come volano per i videoregistratori si stavano usando i film VM18, ed infatti ho omesso alcune pubblicità perché tropo esplicite, limitandomi a solo due, ma il settore effettivamente "tirava"   ^_^


Da "Video Magazine, la prima rivista Home Video" del giugno/luglio 1982;



"Fuga per la vittoria" è del 1981, parrebbe contraddire la mia affermazione che c'era poca scelta di film nuovi, ma basta vedere il resto dell'offerta, addirittura "Per amore o per denaro " è del 1982!
Poi ci sono gli altri titoli:
"Pane, burro e marmellata" è del 1977;
"Assassinio sul Nilo" è del 1978 (costo della VHS 59900 lire, cioè 120 euro!); 
"Oltre il giardino" del 1979; 
"Assassinio allo specchio" (costo della VHS 59900 lire, cioè 120 euro!), "Il grande rosso", "Il ladrone"  del 1980;
"Due marines e un generale" è del 1965!

In pratica ti pelavano a sangue per farti vedere film vecchi...
Il problema era che la gran parte dei film originali disponibili erano gli stessi che mandavano in onda le tv locali o la Rai, e le prime li trasmettevano a ripetizione.
La seconda opzione era videoregistrare i film trasmessi in tv, ma le tv private avevano spesso segnali disturbati, restava la Rai e la Svizzera Italiana che mandavano in onda film senza pubblicità e qualche volta non vecchi, qualche volta!


Chissà quanto costavano le VHS con i concerti, sicuramente troppo   :]

domenica 3 aprile 2022

"Le videocassette", speciale del "Videocorriere - mensile di tutto quanto va sul video" - aprile 1982


Nell'aprile 1982 la rivista "Videocorriere" pubblicò nel suo secondo numero una approfondita inchiesta sule videocassette, che allora non erano ancora solo VHS, ma esistevano anche il betamax e il video2000.
Le pagine dedicate a questo nuovo mezzo per replicare in tv film e programmi furono ben 16, con nove articoli su vari aspetti:
"Non è stato un business, finora", di Memmo Torti;
"Sistema VHS, sistema Betamax, sistema video 2000";
"Retrospettiva", di Guido Guarda;
"Telecamere portatili";
"Diario di un elettronico dipendente", di Filippo De Luigi;
"Cassette: vergini e non";
"Critico l catalogo", di Franco Montini;
"La video-rivista per soli uomini";
"Rubrica", di Roberto Grandi.

In considerazione del fatto che all'inizio del 1982 eravamo veramente agli albori dei videoregistratori casalinghi, mentre quelli professionali in vari formati erano già utilizzati da anni negli studi televisivi private e pubblici, trovo che lo speciale resti assai interessante, facendo il punto della situazione in Italia, compresi i costi, visto che sono presenti i prezzi di vari modelli.
Nell'articolo "Cassette: vergini e non", si accenna al fatto che già nel 1982 c'erano copie pirata di film in prima visione cinematografica!
Certo che in Italia per il tarocco siamo sempre stati all'avanguardia!


Due parole sulla rivista "Videocorriere", che basandomi sulle risultanze delle emeroteche parrebbe non aver avuto lunga vita editoriale, infatti anche sul web si trova poco o niente.
Ipotizzo ne siano usciti pochi numeri, forse neppure un'annata, ma è arduo trovare conferme.
Dall'indice di questo secondo numero si può notare che trattava molto di politica televisiva, dava conto delle varie polemiche e delle proposte legislative di riforma televisiva, comprese le azioni della magistratura atte a far rispettare la legge che, per quanto vetusta, era quella in vigore, e che dava fastidio ai soliti noti. 
Da notare che le leggi di cui si parla in questi numeri alla fine non sono mai andate in porto, perché andavano contro gli interessi del più forte nel campo delle tv private.
Forse la trattazione di questi temi, per quanto importanti, rese il contenuto della rivista un po' noioso, un peccato non poter accedere a tutti i numeri pubblicati e non sapere neppure quanti numero furono pubblicati...



Come per gli Highlander anche per le videocassette ne sarebbe restato solo uno, di formato, cioè le VHS, ma all'inizio erano tre, oltre al comunque noto betamax c'era il video2000, che sinceramente non mi pare di aver mai sentito prima.
I vari articoli toccano più volte il tema delle videocassette spinte per spingere (mai termine fu più adatto) tutto il mercato dei videoregistratori, che in Italia non era molto florido.
L'impaginazione degli articoli è un po' graficamente caotica, ho fatto opera di taglio per rendere uniforme la lettura degli scritti.

sabato 2 aprile 2022

TV Sorrisi e Canzoni n° 48 dal 29 novembre al 5 dicembre 1981 - “Pronto, Maia... perché sei così curiosa?”. Di Paola Zivelli


Con questa intervista a l'ape Maia ho terminato le telefonate ai personaggi dell'animazione giapponese, a cui sommare quella all'Uomo Ragno, in realtà ci sarebbe altri due servizi, uno con cui si poteva parlare con la voce di Shirley Temple a l'altro con Braccio di Ferro, ma non li ritengo molto interessanti. 
Il fatto che nel 1981 ci facessero ancora vedere i film di Shirley Temple e gli adulti la considerassero meritevole di intrattenere i bambini nati negli anni 70, la dice lunga sull'incapacità di capire l'animazione giapponese   :]
Quando la Rai trasmetteva un film della Temple, ricordo che mia madre commentava abbastanza ironicamente la cosa, la piccola attrice era più vecchia di lei!
Le interviste che ho postato:



Come sempre ho omesso qualche articolo, in quanto questi numeri di "TV Sorrisi" contenevano moltissime pagine, fare riferimento all'indice per vedere quello che non c'è, per esempio un'intervista di quattro pagine a Craxi...
Ci sono due articoli che meritano di essere letti, quello a firma di Ugo Pirro sulla dislessia del figlio e l'intervista a Fania Fenelon sopravvissuta ad Auschwitz.
Nei palinsesti delle tv private abbonda l'animazione giapponese, per fortuna mettevano i titoli delle serie animate, a differenza di quello che (non) si poteva nel 1978 e nel 1979. 



L'ape Maia era vista nella quasi totalità dei casi come il cartone animato giapponese buono da contrapporre a tutti gli altri brutti, sporchi, diseducativi e cattivi. 
In alcuni casi neppure era considerata animazione nipponica, proprio in virtù del fatto che era educativo.
Per questo motivo mi è fin diventata un po' antipatica, mentre in realtà da bambino la guardicchiavo ogni tanto e non mi dispiaceva, anche se era un po' monotona, probabilmente ero fuori target.
Il target è l'aspetto che gli adulti, esperti o meno che fossero, proprio non lo avevano compreso come concetto, infatti trasmettevano Lupin III con Fujiko Mine nel primo pomeriggio  ^_^