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mercoledì 31 gennaio 2018

Le prime pubblicità delle console di videogiochi (anni 1975/79) + 2 articoli giornalistici del 1978



Durante la mia interminabile ricerca di articoli giornalistici sui cartoni animati giapponesi, ogni tanto mi è capitato di imbattermi in pubblicità delle prime console di videogiochi. Immagini di oggetti che ai tempi erano assai misteriosi, che promettevano ore ed ore di svago innovativo ed altamente ludico, anzi, videoludico.
Poi, a dire il vero, giocare da soli con quelle console era una attività che stufava in tempi medio brevi, esageratamente ripetitivo... mentre se potevi sfidare un coetaneo, l'esperienza videoludica era più appagante.
Vedere quei quatto pixel messi in croce che vagavano, spesso a caso, sullo schermo, spesso in bianco e nero, dei televisori, sempre e solo a tubo catodico, è qualcosa che suscita una emozione che possono comprendere solo coloro che la vissero dal vivo.
Certo, sono belli i video su Youtube, dove 20/30enni, che manco erano nati negli anni 70, ci recensiscono queste piattaforme elettroniche... spiegazioni asettiche di chi racconta qualcosa che ha letto da qualche parte.
E' indubbio, invece, che queste pubblicità, provenienti sia da riviste, cataloghi di giocattoli e cataloghi di tv ed hifi, emanino un fascino unico.
Esteticamente quelle console sono, a mio avviso, il non plus ultra del vintage, con il loro hardware plasticoso, spesso dai colori improbabili. Il contesto delle immagini pubblicitarie è in pieno stile anni 70, dall'arredamento delle case, all'abbigliamento, passando per il look dei videogiocatori.
Un capitolo a parte merita la descrizione delle caratteristiche tecniche e ludiche delle console, che ti facevano immaginare, ma solo immaginare, infinite partite a tennis o a pallone, con una grafica, che quando mi capita di giocare a Pes con la Play4, mi viene da piangere ripensando al calcio di questi videogiochi  T_T
Ecco, in rigoroso ordine cronologico di data della pubblicità, quello che, fino ad oggi, ho trovato:
Ping-o-tronic Zanussi (1975);
Tele-Giochi Grunding (1977);
Giochi TV Reel (1977);
Conic TV Sport Euronova (1978);
Videoplay Saba (1978);
Videogame Polistil (1978);
Telegioca Match 1 (1979);
TV Sport Elettronico Euronova (1979);
Giochi TV Reel "seconda versione" (1979);
Mesaton (1979).

Questo post non vuole identificare in assoluto le "prime" console vendute in Italia, ma solo le prime console pubblicizzate, ergo mi sono fermato al 1979, perché dal 1980 in poi ci sarà un certo incremento dell'offerta, e pure della tecnologia.
Sicuramente ci saranno stati anche altri videogiochi televisivi messi in vendita, ma magari poco o nulla pubblicizzate, anche perché ai tempi le réclame di articoli come questi non erano usuali.
Per esperienza personale conoscevo l'esistenza di più di una console con i quattro classici giochi base (calcio, tennis, squash e pelota), ma non sapevo che esistessero già in commercio in Italia anche quelle a cassette (Videoplay Saba), e, addirittura, televisori al cui interno era già integrata la scheda dei videogiochi, come il "Tele-Giochi Grunding" che si può ammirare nella copertina qua sotto, del catalogo 1977.



Tra l'altro la "Tele-Giochi Grunding" metteva a disposizione ben 40 giochi!!!
La Grunding non fu l'unica grande azienda di tv color che puntò sui videogiochi, anche la Saba progettò la sua console ("Videoplay"), ma, in questo caso, non integrata alla tv, ma esterna.



Potevano, i giornalisti, non notare il nascente mercato dei videogiochi casalinghi?
Ovviamente no.
In questo post presento solo due articoli, scelti sia perché trattano espressamente della televisione trasformata in "gioco", sia perché sono i due più vecchi che ho scovato.
Il primo, "A che video giochiamo", di Luca Visintin su "La Domenica del Corriere" del 30 novembre 1978.
Il secondo, "Il televisore diventa gioco", di Giancarla Ghisi su "Il Corriere della Sera" del 10 gennaio 1978.
Quindi uno ad inizio 1978, l'altro verso la fine dell'anno.
Dei due, quello che riesce a dare più soddisfazione è quello a firma Luca Visintin, anche perché è più lungo, ergo non mancato le perlate  :]
Il giornalista parte subito con una previsione, che sarebbe dei rivenditori, quindi più che altro un auspicio, ma Visintin la fa propria, ergo...
Entro un anno in Italia capiterà cioè che negli Usa è già realtà, la sera gli amici si ritroveranno tutti assieme, incerti se andare al ristorante, al cinema, in discoteca oppure giocare alla Videoplay.
Direi previsione corretta, ma un pelino ottimistica ed in anticipo, tipo 20 o 30 anni...
Ma cos'è la Videoplay?

sabato 27 gennaio 2018

Superufo!!! (fumetto del 1982)


Ricordo che trovai questa perla fumettistica ad una Cartoomics, ma non rammento bene l'anno, fu comunque qualche lustro fa.
L'avevo completamente rimossa, messa via assieme ad altra fuffa... ehm... ad altro materiale editoriale di una certa importanza, era finita nel dimenticatoio. Come capita spesso, mentre cercavo altro, che ovviamente non ho reperito(...), mi sono ritrovato tra le mani questo fumetto apocrifo, la cui copertina ci mostra un Big Shooter comunista ed un simil Goldrake-Jeeg. Colori a caso, gusto pulito (cit.), ma è indubio che i due soggetti si ispirino ai robottoni giapponesi.
In calce alla seconda pagina è riportata la dicitura "Astroavventura n. 2/1982 Aut. Tribunale di Roma n° 16422 - Dir Resp. Edoardo Rovelli Edizioni del Fanciullo Roma", per questo l'ho datato 1982.
Mentre in ultima pagina è presente la seguente dicitura:
"Edizione Esclusiva per la Baby Toys di Firenze".

Più sotto metto le scan di entrambi i dati editoriali.
Il formato del fumetto è abbastanza piccolo, 17 cm x 12 cm, e le pagine sono pochissime, solo otto, copertina compresa.
Non so dire in cosa consistesse il "Con regalo" pubblicizzato in copertina, come non saprei dire che genere di pubblicazione fosse. Ho cercato notizie sul web, e ne ho trovata una sola sul sito di "Guida al fumetto italiano", ma non anticipo ancora nulla  ;)
Nel 1982 i robottoni iniziavano ad essere già fuori moda, le tv nazionali private e pubbliche praticamente non li trasmettevano più, restavano le millemilela repliche delle piccole tv locali private, ma è indubbio che l'epoca d'oro dei robottoni (1978/1980) fosse ormai tramontata  T_T
Chissà cosa passò per la mente dell'editore di mandare in edicola un fumetto, per giunta non originale, con il Big Shooter e Goldgig... quante copie si prefiggevano di vendere?
Ma soprattutto, a chi?
Magari, considerando che in tv i robottoni erano sempre meno presenti, e che quelli trasmessi erano sempre i medesimi della prima ondata televisiva, l'editore pensò bene di introdurre un nuovo eroe robotico che catturasse i fans assuefatti alle repliche.
Il fumetto meritava di essere letto?
Rinverdiva i fasti di Goldrake e Jeeg, ma anche di Golzinga?
Era una fumetto più sul versante dei robot gonagaiani o dei real robot alla Gundam?
I cattivi erano come il Generale Nero oppure come Flora?



Dal titolo già ci si può aspettare un qualche colpo di scena, un villain che si schiera dalla parte dei buoni, oppure potrebbe essere uno dei buoni a passare dalla parte dei cattivi. Ma poi i Garek sono un team? Un popolo? Gli abitanti di un pianeta?
Perché tradiscono?
Sono i Garek a pilotare il Big Shooter e Goldgig?
Oppure i due mecha si contrappongono ai vili traditori Garek?
Purtroppo ho da mostrare solo la seconda puntata di questa fantasmagorica storia, ma penso che accontenterò lo stesso tutti gli amanti dei vecchi robottoni, perché in questo fumetto c'è veramente tutto!

giovedì 25 gennaio 2018

"Cresci pupazzo, cresci", di Tino Oldani - Panorama 6 agosto 1979



Una delle questioni inerenti i cartoni animati giapponesi che scandalizzò giornalisti, esperti e commentatori in generale, fu l'enorme successo economico che questi prodotti animati del Sol Levante ebbero in Italia. Qualsiasi articolo ludico fosse ispirato agli anime del primissimo boom, quindi dal 1978 al 1980, vendeva come mai prima. In particolare erano le serie trasmesse dalla Rai a sbancare il portafoglio delle famiglie italiche, grazie alla loro trasmissione di carattere nazionale, e i diritti per tutte queste serie erano in mano alla Sacis, una azienda controllata dalla Rai, e come essa di carattere pubblico.
Basti pensare che nel 1975 la Sacis incassava solo 30 milioni di LIRE dal merchandising, mentre nel 1979 arrivò a 900 milioni di lire grazie agli anime, e con Remi preventivavano già di superare tranquillamente il miliardo di lire.
Personalmente non trovo del tutto campata in aria la critica alla Sacis sul fatto che stesse "spremendo" alla grande i suoi piccoli innocenti telespettatori. Sia la Rai che la sua controllata erano aziende pubbliche, e ho letto più volte, anche in questo articolo, che la Sacis avesse nel proprio statuto(?) il divieto di sfruttare economicamente i bambini. Quindi, in pieno stile democristiano, facevano il contrario di ciò che avrebbe imposto loro una regola etica...
Quello che non torna in questa legittima critica alla Sacis è, invece, a mio giudizio, l'ipocrisia che la polemica nacque con il successo degli anime.
Infatti il primo boom di fatturato la Sacis lo ebbe grazie a Sandokan (ed anche Furia), come si può leggere pure in questo articolo, che si impennò dai 30 milioni di lire del 1975 al 500 milioni di lire del 1976!
Non ci furono, però, levate di scudo contro l'italico Sandokan, anzi, c'era grande orgoglio per un successo esportato in tutto il mondo. Quando, di contro, la Sacis riproporrà la medesima operazione di marketing con Atlas Ufo Robot, Heidi, Capitan Harlock e Remi, grandineranno critiche...
C'è da dire che l'autore di questo articolo spiega bene che la Sacis si accorse di avere tra le mani una miniera d'oro grazie a Sandokan, sono le dichiarazione degli esperti presenti nello scritto, invece, che risultano sospette: Sandokan andava bene, Heidi ed Actarus no...
Oltre alla questione inerente le polemiche economiche sugli anime, da affiancare a quelle sulla loro violenza, sull'uso del computer e chi più ne ha più ne metta, l'articolo resta interessante perché riporta numerosi dati e cifre.



martedì 23 gennaio 2018

L'arte del cosplay, estetica ed ermeneutica



TITOLO: L'arte del cosplay, estetica ed ermeneutica
AUTORE:
Vincenzo Bordoni e Domenico Felice
CASA EDITRICE: La Nicchia Edizioni
PAGINE: 55
COSTO: 9,99 €
ANNO: 2017
FORMATO: 2o cm x 12 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
9781520942339

“Il cosplay è arte?
Sareste interessati ad una trattazione accademica su questo quesito?
Cioè, chi dovrebbe leggere questo libro, e perché?”

Queste sono le tre domande che gli autori sparano nell'introduzione.
Faccio un passo indietro.
E' facile per me pontificare su scritti altrui, dare giudizi, non avendo neppure gli strumenti culturali minimi per valutarne i contenuti. Di gente che fa il tuttologo è pieno il web... io mi sforzo di non criticare a caso, dove penso, o mi illudo, di sapere, mi permetto di esprimere una opinione, dove ho il dubbio di non conoscere l'argomento, cerco di evitare.
Quindi, chi dovrebbe leggere questo libro, e perché?
Il cosplay è arte?
Sareste interessati ad una trattazione accademica su questo quesito?
Ma soprattutto, è possibile rispondere a queste domande in 55 pagine che si leggono in 20 minuti?
Pagine che presentano uno spazio interlinea (cioè tra una riga e quella sotto) dove potrebbe essere allocata una galassia (una pagina è di 18 righe). Scritto costituito da un carattere di stampa abbastanza grande, e con larghissimo margine bianco ai bordi della pagina.
E' possibile trattare un argomento di “estetica ed ermeneutica”, come recita il sottotitolo del libro, con un numero così esiguo di parole? Non di pagine, ma proprio di parole!
Tra l'altro gli autori sono pure in due... e ben 13 pagine delle 55 totali non sono scritte!
Quindi il totale reale della pagine del libro è di 42...
Aggiungo un'altra domanda, ha senso far pagare 42 pagine, con interlinea enorme, con carattere di stampa molto grande e con molto spazio a bordo pagina, ben 10 euro? Anzi no, 9,99...
Chi dovrebbe leggere questo libro, e perché?
Non lo so.
Da notare che fino a questo momento non sono entrato nel merito nel libro, e neppure lo farò.
Mi pare che sia disponibile anche la versione ebook di questo scritto, se proprio ci tenete a leggerlo, prendete quella.
Metto una  scan di come si presenta lo scritto, per non passare da quello che vaneggia...



L'indice.

domenica 21 gennaio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 21 e 22



Dopo qualche puntata un po' interlocutoria, cioè... in realtà episodi un pelino pallosi, dove non si vedeva altro che gli allenamenti di Shingo e soci, con queste due puntate ricominciamo a vedere parecchia carne al fuoco. Non che queste puntate di allenamento non siano state importanti, questi giovani virgulti del calcio nipponico dovevano affinare tecnica personale e spirito di squadra, senza allenamento e sacrificio lo sportivo degli anime, ma pure quello vero, non potrà mai aspirare a diventare un campione. Senza contare che sarebbe stato assai inverosimile che uno sedicenne come Shingo, che non aveva mai toccato un pallone prima della prima puntata di questo anime, si mettesse subito a giocare meglio di Pelè... mentre ora, dopo qualche puntata di allenamento, il suo tiro alla sottomarina è chiaramente realistico.
A tal proposito un amico, a cui avevo mandato un piccolo video del fantasmagorico tiro della new entry di queste due puntate, mi ha risposto così:



Ma perché, questi tiri non sono veramente possibili? Certo che lo sono!!!
Forse, dall'immagine parziale del personaggio protagonista del video, e del tiro (realistico) che esegue, avrò spoilerato la new entry della puntata: l'Antonio Inoki del calcio, Yamagata!




Nel riassuntino iniziale Matsuki esordisce con un bel: 
" Dovete allenarvi, e fate quello che dovete fare"...
Chiaro no? Fate quello che dovete fare!
Queste due puntate ci introdurranno all'imminente torneo giovanile a cui parteciperà, finalmente, per la prima volta anche il liceo Shinsei.
Contro chi giocheranno i nostri "undici eroi rosso sangue"?
Chi saranno gli avversari più ostici, ma anche agnostici?
Oltre a Misugi, quale altro avversario sarà dotato di skill imparabili?

mercoledì 17 gennaio 2018

La Seconda Guerra Mondiale: i Grandi Protagonisti, Hirohito



TITOLO: La Seconda Guerra Mondiale: i Grandi Protagonisti, Hirohito
AUTORE:
Bruno Rossi 
CASA EDITRICE: Gruppo Editoriale Fabbri
PAGINE: 64
COSTO: 5 €
ANNO: 1983
FORMATO: 29 cm x 22 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 

Pubblicazione un po' datata, del 1983, ergo l'imperatore Hirohito era ancora in vita. Ho scritto già altre volte che i libri su Hirohito si possono dividere sostanzialmente in due categorie, quelli scritti quando era ancora in vita e quelli successivi alla sua dipartita. I primi sono molto cauti sul pronunciarsi riguardo alle responsabilità dell'imperatore sui crimini commessi dal Giappone imperiale, anzi, sovente lo disegnano come un perfetto pacifista ignaro di ciò che gli succedeva attorno, oppure addirittura contrario a qualsiasi atto di guerra commesso dalla cricca dei militari...
I libri scritti dopo la sua morte sono, invece, molto più critici.
Anche questo scritto di Bruno Rossi non si discosta, a mio avviso, da questo schema. L'unica differenza è che cerca di mantenersi un po' equidistante riguardo alle responsabilità di Hirohito, ponendosi spesso la domanda se l'imperatore sapesse o meno di questo o quel crimini giapponese, e dando entrambe le risposte, del tipo: “alcuni dicono che sapeva... etc etc... ma altri pensano di no... etc etc”.
Un colpo al cerchio ed uno alla botte.
In generale, però, il ritratto di Hirohito è sempre abbastanza positivo, si arriva fino a dargli il merito di aver fatto cessare il linciaggio di coreani e cinesi dopo il terremoto del Kanto del 1923. Infatti, secondo l'autore, Hirohito si mise a visitare Tokyo in mecerie in groppa al suo cavallo, avvenimento che distrasse la popolazione dagli atti violenti contro cinesi e coreani. Certo, poche righe dopo è lo stesso autore ad ammettere che esistono versioni contrastanti del fatto, ma a questo punto mi chiedo che senso abbia vuto inserirlo nella biografia di Hirohito.
Tra l'altro, a rigor di logica, considerando che la corte imperiale evitava, ovviamente, qualsiasi rischio per l'incolumità dell'imperatore, pensare che lo facessero uscire a cavallo nei giorni successivi ad un terremoto così devastante, con incendi e violenze ancora in atto, è abbastanza inverosimile...
Sono invece un pelino trasecolato nel leggere che il 18 settembre 1931 “furono i cinesi a far saltare un tratto della ferrovia controllata dalle truppe giapponesi”... Pensavo fosse notorio che “l'incidente di Mudken” fosse opera dei giapponesi, e non dei cinesi.
Nel totale consiglio comunque di reperire questa pubblicazione, anche per le numerose foto d'epoca, molto grandi grazie al formato della pubblicazione, magari accompagnando questo scritto a qualche altra lettura un po' più approfondita e recente.



L'eroico Hirohito mette fine alle violenze contro coreani e cinesi!
L'avesse fatto in Corea e Cina...  T_T



Che l'incidente di Mukden fosse stato ordito dai giapponesi era risaputo anche nel 1983, il fatto che sia stato addebitato ai cinesi mi lascia assai perplesso.


martedì 16 gennaio 2018

"Il gioco di Braccio di Ferro, gioco di bulli & spinaci" - Edizioni Cicogna 1976


Questo è un gioco in scatola di chiara matrice pre-goldrekkiana, non per nulla è del 1976, il target era per giovani bambini e bambine, in quanto le modalità di gioco sono abbastanza elementari.
Tanto elementari che non ne ho un gran ricordo, mi piaceva ruotare i due dischi del tabellone, erano bellini i segnaposto con i personaggi di Braccio di Ferro (non anonimi pirulini in plastica), ma per il resto la giocabilità era quella che era, infatti non ebbe molto successo in cortile.
Diciamo che fa parte di quei giochi in scatola trainati dal brand, con l'unica attenuante che era pensato per i più piccoli, quindi non è che lo si potesse studiare troppo complesso.
Lo scopo del gioco era arrivare primi da Olivia, c'erano quatto percorsi individuali, cioè i quattro giocatori giocavano praticamente da soli...
Il contenuto della scatola è assai scarso, i quattro segnaposto ed una trottola di cartone al posto del dado. In fondo meno pezzi c'erano, minori le possibilità che i piccoli giocatori potessero rompere qualcosa  ^_^


Sul bordo della confezione campeggia la scritta "Per 4-6 giocatori", sinceramente, anche dopo la lettura del minimale regolamento, non riesco a comprendere cosa potessero fare il/la quinto/a ed il/la sesto/a bambino/a...
Un personaggio = un bambino/a, ergo quattro personaggi = 4 bambini/e
E gli altri due?   O_o
Giravano le due ruote di cartone, come due antesignane di Paola Barale ne "La ruota della fortuna"?
Il bello è che proprio leggendo il regolamento si capisce che i possibili giocatori sono massimo quattro... direi che l'unica possibilità logica sia che alla "Edizione Cicogna" sbagliarono la scritta sulla scatola, a dimostrazione di quanto poco erano curati i giocattoli per bambini a quei tempi. Oggi le aziende dedicano più attenzione ai dettagli, dai libri cartonati ai giochi in scatola, senza parlare dei videogiochi...



Nel 1976 i giochi in scatola non erano ancora un metodo di gioco consolidato, il loro boom arriverà entro un paio di anni, anche grazie alle licenze dei cartoni animati giapponesi, e giochi basilari come questo verranno immediatamente messi da parte.
Stante che il gioco in scatola non era particolarmente intrigante, perché ne posto una recensione?
Un po' per il vago ricordo che ne conservo, ma soprattutto perché pare essere abbastanza raro. Praticamente era così insulso come gioco in scatola che non lo deve aver tenuto nessuno!
E questa è una confezione praticamente intonsa!
Sul web non si trovano informazioni in merito, tranne per una sperduta pagina web con la foto della confezione, ad oggi non è neppure in vendita su Ebay, nessuno lo ricorda, nessuno ne parla più.
Tutto ciò mi ha mosso a compassione   ^_^


       

"Gira le ruote!"

lunedì 15 gennaio 2018

Il fumetto "Actarus presenta Darix" N° 11 - "Lo yeti" + " Meyriink il misterioso" - ottobre 1980


Da questo numero viene introdotta una seconda diversa storia, di carattere fantascientifico, il cui eroe si chiama Darix. Quindi Actarus non sarà più l'unico protagonista della testa, ammesso che lo fosse ancora, visto che ormai era Procton a fare tutto...
Prendi un brand di successo, cioè l'accoppiata Actarus e Goldrake, con annessi e connessi tipo astronavi ed alieni.
Poi togli Goldrake, togli l'ambientazione fantascientifica, togli i veghiani, relega Actarus a spalla di Procton, alla fine cosa ti rimane?
Uno zero assoluto... e magari le copie vendute calano.
Quindi introduci un nuovo personaggio eroico fantascientifico, del tutto sconosciuto ai potenziali lettori, per tirare su le sorti della testa.
Ma non aveva più senso mantenere Actarus pilota di Goldrake?
Dato che la "Edizioni Flash" aveva pure pagato i diritti alla Sacis, perché pagare per sfruttare un personaggio, e non sfruttarlo?  O_o
Già nel precedente numero la fantascienza era scomparsa, lasciando spazio ad una storia in stile Indiana Jones, stavolta la trama è in pieno stile Giacobbo oppure, per rimanere in tema con questo blog, in accordo con "Il mondo dell'occulto". Infatti vedremo Procton, Actarus e Maria andare in cerca dello yeti...   >_<
Da notare che Actarus ha un ruolo marginale, Maria la si vede in due o tre tavole e l'hanno pure fatta bionda!!!   T_T
Inoltre le prime sei pagine vedono Procton fare un discorso assolutamente sconclusionato ad una conferenza di scienziati, parole a caso, manco fosse l'ingegner Cane... non solo, le immagini non hanno nessun nesso con il vaneggiamento di Procton... si vedono astronavi e basi spaziali, ma si parla di altro... parrebbe quasi che gli autori abbiamo adattato delle tavole disegnate per un'altra storia.
Il discorso a caso di Procton è solo il preambolo ad una storia senza senso, che si conclude con il professore, che una volta combatteva gli invasori alieni, intento a provare l'esistenza dello yeti facendo una foto ad una abominevole graziosa famigliola delle nevi e rubando loro qualche crine della pelliccia... u signur...


"Ragazzi, dato che abbiamo buttato nel cesso un personaggio di successo, ora lo sostituiamo con un personaggio sconosciuto!"   >_<



Se qualcuno ci capisce qualcosa, non si vergogni ad ammetterlo, tutti abbiamo i nostri problemi...

venerdì 12 gennaio 2018

Catalogo "Comicon Giappone-Corea" 2005



TITOLO: Comicon Giappone-Corea
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: 
PAGINE: 72
COSTO: 5 €
ANNO: 2005
FORMATO: 20 cm x 21 cm 
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN: 9788888869117


Più volte ho sfogliato questo catalogo del Comicon 2005 in qualche fiera, più volte sono stato tentato di comprarlo, più volte l'ho lasciato sulla bancarella dello standista   >_<
Questo perché costava sempre intorno ai 20 euro, qualche volta anche di più, ma al suo interno ci sono solo 3 articoli degni di nota (per i miei interessi), per il resto si parla, ovviamente, del programma della fiera (del 2005...), oltre a 17 (su 72)  pagine di pubblicità.
Ma perché cacchio devo pagare 20 euro per 72 (- 17 di pubblicità) per leggere 10 pagine che mi interessano?   :(
Chissà quanto costava in orgine  ^_^
La cosa incredibile è che quando ti permettevi di proporre al venditore un prezzo più basso (cioè ragionevole), ti guardavano stupefatti... si vede che non lo avevano neppure sfogliato questo catalogo con dentro 17 pagine di pubblcit.
Un giorno qualcuno dovrà spiegarmi perché ci si ostina a mettere in vendita sempre allo stesso prezzo un articolo che, anche a distanza di anni, i visitatori hano dimostrato di non voler pagare quella cifra.
Per me resta un mistero economico.
I tre articoli, collegati a delle mostre che si tennero durante quel Comicon, che volevo leggere sono:
Mangashi, appunti per una storia del fumetto in Giappone (4 pagine);
Robot Mecha, fenomenologia dei giganti d'acciaio (4 pagine);
Lupin III Millennium (2 pagine).

I primi due sono di Gianluca Di Fratta, il terzo di Massimiliano De Giovanni.
Immagino che l'articolo "Mangashi, appunti per una storia del fumetto in Giappone" fosse stato estrapolato dal saggio, sempre di Di Fratta, pubblicato nel 2005:
Il fumetto in Giappone dagli anni 70 al 2000

Mentre "Robot Mecha, fenomenologia dei giganti d'acciaio" doveva essere una ghiotta anticipazione del saggio di Di Fratta sui robottoni che pubblicherà solo nel 2007:
Robot, fenomenologia dei giganti di ferro giapponesi 

C'è anche un articolo sui manhwa, per questo nel titolo è presente anche la Corea.
Per concludere, se riuscite a recuperarlo al massimo a 5 euro, può essere un buon acquisto  ;)


mercoledì 10 gennaio 2018

"Lucca 14" - Comics n° 74 suppl. ottobre 1980


Premetto che io NON sono un esperto di fumetti, ammesso e non concesso che sia esperto di qualcosa... quindi la mia non sarà una disamina su quale genere di fumetto andasse per la maggiore in previsione di "Lucca (non ancora Comics) 14" del 1980, ma semplicemente una annotazione per sottrazione, cioè di cosa pare NON fosse presente:
manga ed anime, o per meglio dire i "cartoni animati giapponesi".

Questo è il supplemento della rivista "Comics, mensile di critica storia e informazione sul cartooning" pubblicato come anteprima della fiera di Lucca, ergo non si potrà leggere di preciso cosa effettivamente si vide durante la manifestazione, ma solo il programma.
Inoltre ci sono due articoli sulla precedente manifestazione, "Lucca 13" del 1978, dato che ai tempi la fiera era biennale.
Comunque, da qualsiasi parte la si voglia vedere, reportage su "Lucca 13" del 1978 oppure anteprima su "Lucca 14" del 1980, il mondo del Sol Levante non è mai citato (salvo qualche mia tremenda svista...).
Nel novembre 1978 il successo di Goldrake era già abbastanza corposo, sia tra i giovani telespettatori che a livello editoriale, però pare che i professionisti del fumetto italico di "Lucca 13" non se ne fossero accorti, ma questo ci può anche stare, si era pur sempre all'esordio degli anime in Italia.
Quello che ho trovato incredibile è che nelle 100 e passa pagine della rivista non si tratti mai di manga ed anime per la manifestazione del 1980, anno che si può considerare il boom del loro successo e delle polemiche, basti pensare che i 600 genitori di Imola sono un prodotto proprio del 1980.



A dire il vero, in uno dei due articoli che danno conto della precedente manifestazione ("Lucca 13"), c'è una foto con un signore ed una signora giapponesi, la cui didascalia recita "... la delegazione giapponese ai lavori della tavola rotonda", ma purtroppo non è specificato né chi fossero i due personaggi n'è cosa fosse questa "tavola rotonda", o a che titolo questi due autorevoli(?) invitati nipponici fossero presenti.
Per il resto parrebbe che per "Lucca 14" il Giappone, che dall'aprile del 1978 ci aveva invaso di fumetti e cartoni animati (sia serie tv che lungometraggi), non esistesse per nulla...
Prossimamente dovrei venire in possesso di altri numeri di questa rivista, spero di essere smentito, perché altrimenti sarebbe l'apoteosi della tristezza e del provincialismo... anche alla luce del fatto che il "Lucca Comics" odierno non sarebbe più neppure ipotizzabile senza manga ed anime!
Chi se ne occupò nel 1978 e nel 1980 avrebbe dimostrato una lungimiranza pari a zero  >_<




Questo è l'unico articolo della rivista che si occupa di "Lucca 14", che funge anche da editoriale, i successivi due articoli sono un bilancio sulla precedente edizione.
Infine metto la scan dell'indice, dove si può notare la totale assenza di autori nipponici.

lunedì 8 gennaio 2018

TV Sorrisi e Canzoni N° 14 dal 1 al 7 aprile 1984 - "Due eroine nella Francia del '700", di Massimo Lastrucci + "Aldo Grasso l'esperto(?) di anime?"



Non avevo ancora postato un "Tv Sorrisi e Canzoni" del 1984, colmo la lacuna con il numero 14 dell'inizio di aprile.
Il gossip è uno dei tanti argomenti che ignoro, però, ad occhio e croce, la copertina della rivista non fu di buon auspicio, non ci sono neppure arrivati vicini al 2035   >_<
Dal punto di vista dei palinsesti televisivi siamo ad inizio boom dei telefilm statunitensi in pieno stile anni 80. La Fininvest si è ormai fagocitata "Italia 1" e "Rete 4", amalgamandole con "Canale 5", una melassa avvelenata...
Trovo molto meno interessante questo periodo televisivo rispetto al quinquennio d'oro 1978/1982, già dal 1981 iniziano a sparire moltitudini di piccole tv locali, inglobate dai circuiti privati nazionali, i programmi iniziavano ad uniformarsi sensibilmente. Si potrebbe dire che dal 1981 cominci a mancare la "biodiversità" televisiva, ma magari chi è nato 4 o 5 anni dopo di me la penserà diversamente.
Gli anime si erano abbastanza rarefatti, resisteva il circuito di "Euro TV", che trasmetteva serie che si sono dimostrate essere degli evergreen, come "Lupin III", "L'Uomo Tigre", Sampei e Lamù.
Sulle tv locali (in questo numero della zona nord est)  trovavi qua e là uno Starzinger, una Charlotte, "Temple e Tam Tam", "Tansor Five", Pepero, Pinocchio e Lulù. Mentre le reti nazionali, ad eccezione di "Italia 1", avevano bandito gli anime. Tranne "Vultus V", sempre su "Euro TV", erano scomparsi del tutto i robottoni, sia dalla reti nazionali che dalle piccole tv locali. C'è da dire che ci sono un certo numero di programmi con la sola dicitura "cartoni animati", addirittura TMC aveva una fascia oraria che durava un'ora e mezza, dalle 15,30 alle 17,00. Quindi, probabilmente, almeno su TMC gli anime resistevano, perché la vedo dura trasmettere 90 minuti di cartoni di "Hanna & Barbera"... però, mancando i titoli, non ci sono certezze in merito.
Come detto sopra faceva eccezione "Italia 1", che nella divisione dei compiti delle tre ammiraglie Fininvest doveva proprio occuparsi dei giovani telespettatori (futuri elettori...).
Troviamo quindi un articolo sulla doppia programmazione in tema rivoluzione francese, dato che trasmettevano sia "Lady Oscar" che "Il Tulipano Nero".



Bella la doppia pagina con Oscar e Simone, quest'ultima non la conosco per nulla in quanto non ho mai seguito il cartone animato, e poi dopo Lady Oscar non ci può essere nessun'altra eroina francese della rivoluzione!   :]
Le repliche di entrambe le serie erano appena iniziate, lunedì 2 aprile c'era la quinta puntata de "Il Tulipano Nero" ("Una spada per la giustizia") e la terza puntata di "Lady Osar ("Un triste presagio").
Le avventure della spadaccina mascherata Simone venivano trasmesse lunedì, mercoledì e venerdì alle 13,30. Mentre la nostra amata Lady Oscar la si poteva vedere, ovviamente, tutti i giorni alle 17,00  ^_^



Le tre colonnine dell'articolo di Massimo Lastrucci danno alcune informazioni interessanti sul successo italico ed internazionale delle due serie. In pratica "Il Tulipano Nero" lo comprammo solo noi, ma solo per il successo che ebbe "Lady Oscar", che a livello internazionale fu abbastanza un flop, stando a quello che afferma il giornalista.
Massimo Lastrucci non tira in ballo la violenza degli anime, la loro diseducatività, che con un anime dal carattere storico come "Lady Oscar" sarebbe stata un'accusa ridicola, e neppure cita mai i cartoni animati giapponesi fatti al computer!!!
Miracolo!!!
Ma, tranquilli, se non lo fa il giornalista, il computer lo tira fuori l'esperto di turno: Aldo Grasso!!!



Premessa, io stimo Aldo Grasso, quando leggevo "La Repubblica" mi trovavo quasi sempre in accordo con ciò che lui scriveva.
Anche per questo motivo sono rimasto assai sorpreso di leggere, nelle poche righe del suo intervento da "esperto", così tante inesattezze...
Intanto se uno vole fare "l'esperto", sarebbe il caso che conoscesse la materia su cui "espertizza" i lettori, e mi pare che il critico televisivo non dimostri alcuna esperienza in merito agli anime.
Domanda: "Perché piacciono Lady Oscar e Il Tulipano Nero?"
Risposta: "Piacciono sostanzialmente come piacciono gli altri cartoni giapponesi animati attraverso il computer...".
Tu quoque, Aldo, fili mi!   T_T
Cavoli... ma è possibile che nel 1984, non nel 1978, un critico televisivo, non avesse i mezzi per cercare informazioni di prima mano sugli anime?
A volerle cercare erano disponibili anche in italiano, dato che proprio cinque anni prima la trasmissione giornalistica "Tam Tam" del TG1 aveva già svelato che quella dei cartoni animati giapponesi fatti al computer era una mega bufala:
"Heidi, Goldrake, Harlock and co." - "Tam Tam - attualità del TG1" 6 aprile 1979 

domenica 7 gennaio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 19 e 20



Altre due puntate di "allenamento"... Shingo si allena... si allena... allena... allena...
Prima pare migliorare, poi no, poi rimigliora, ma Matsuki gli pone nuovi ostacoli, ergo peggiora, quindi deve ririmigliorarsi... etc etc etc... giudizio critico da 48enne: il tutto è un po' palloso  :]
Detto ciò, non mancano, come sempre, le perlate degli sceneggiatori e animatori nipponici e le perlate degli adattatori e doppiatori italici, ergo due risate ce le si  fa sempre   ^_^

Comunque, dopo 20 puntate, ho capito che ci sono delle costanti:
il campo da gioco è curvato (prima che lo inventassero Holly e Benji!);
sovente sullo sfondo non c'è nulla, mancano case, muri staccionate o alberi, vige il vuoto cosmico;
Shingo suda più di Zidane;
Shingo si droga;
Shingo, se non si droga, ha grossi problemi di allucinazioni...
il pallone sibila, sempre!
la postura dei calciatori causerebbe infortuni a qualsiasi altro calciatore professionista al mondo;
il pallone, le porte, le righe del campo ed il campo stesso hanno proporzioni variabili, a caso;
Matsuki insegna regole, tattiche e movimenti base con molta halma...
l'avversario di Shingo è imbattibile finché non viene battuto, poi diventa una pippa colossale;
le magliette del liceo Shinsei hanno lo stemma della scuola che va e viene...



Puntata 19
Nel riepilogo della puntata precedente la voce narrante (sempre di Matsuki) retrocede la skill di Shingo da "tiro sottomarino" (o alla "sottomarina") a semplice tiro ad effetto... cioè... un tiro che di colpo si ferma in aria, scende, e poi procede diritto, il tutto ad una velocità da polverizzare i guanti al portiere, sarebbe un semplice tiro ad effetto?!  O_o



La puntata inizia con Shingo e soci che si allenano salendo una scalinata in pietra, tipo Zeman!!!
Ecco da chi ha imparato il maestro Boemo!
Con Ciccio Baiano, Kolivanov, Codispoti e Rambaudi ha funzionato!  (ricordi da Fantacalcio ^_^)

sabato 6 gennaio 2018

"Star Wars in anteprima", di Luigi Cozzi + "La fant'America e Star Wars", di Lorenzo Codelli - "Robot, rivista di fantascienza" novembre 1977


I due articoli su Guerre Stellari di Luigi Cozzi e Lorenzo Codelli rendono bene quali fossero le valutazioni del kolossal di George Lucas da parte dei critici, grande entusiasmo per la parte estetica del film, criticche per l'assenza di contenuti.
Personalmente ho trovato estremamente interessante lo scritto di Luigi Cozzi, che di certo di fantascienza ne capisce incommensurabilmente più di me, oltre a darmi numerose info tecniche che non conoscevo, ha centrato completamente lo spirito con cui vanno visti film come "Guerre Stellari":
divertimento e divertirsi!
Non che i film impegnati non siano importanti, ci mancherebbe, però ogni tanto te la devi pur godere una bella americanata (nel senso di film spettacolare poco impegnato) al cinema, altrimenti perderesti la belleza del mix che solo il grande schermo, il suono, gli effetti speciali e i costumi ti possono dare.
Il mio giudizio positivissimo sull'articolo di Luigi Cozzi non implica, però, che quelo di Lorenzo Codelli sia meno interessante, ha solo un punto di vista più cerebrale.
Luigi Cozzi scrive che il film lo ha visto in anteprima grazie ad una videoregistrazione pervenuta dagli Usa, ergo ipotizzo in lingua originale, infatti i nomi dei personaggi non sono quelli adattati per il pubblico italiano, come li sentiamo nelle nuove trilogie. Addio C1P8, 3BO, Ian Solo, Leila...
Ho trovato curioso che Cozzi non cita mai gli Jedi, forse non volle spoilerare il film eccessivamente, cosa che in realtà fa già parecchio...
Buona lettura  ;)



giovedì 4 gennaio 2018

"Filo diretto con..." in "Cartoni in tivù" - Le risposte dei personaggi animati giapponesi ai lettori - parte 2


Vuoi mettere il poter leggere una risposta diretta del tuo supereroe animato nipponico preferito rispetto ad una risposta di una anonima redazione?
E "'l'anonima" redazione di "Cartoni in tivù" ebbe, a mio avviso, una gran bella idea con questa rubrica "Filo diretto con...", che, oltre a dare più soddisfazione ai propri lettori, mi ha permesso di ricostruire cosa ne pensavano i miei coetanei di tutta Italia riguardo i personaggi degli anime.
Certo, ci sono domande abbastanza immature, tipo quella di Isabella a Banjo su chi lui preferisse tra Beauty e Reika... ma ovvio, Beauty Tachibana!!! Che razza di domande da bambini fanno i bambini...
La mia concittadina Monica, super innamorata di Banjo, gli pone tre domande sensate: l'età, la provenienza e se l'Attacco Solare si può usare più volte in un combattimento.
Banjo si mantiene vago sull'età, ma ci dice di provenire da Marte(...) e che l'Attacco Solare è meglio non usarlo troppe volte, altrimenti il Daitarn III rischia di rimanere a secco di energia.
Qualcuno potrebbe mai dubitare delle risposte di Haran?
Un po' contorta, invece, la missiva di Francesco da Popoli. Dal titolo pensavo fosse una ghiotta occasione in cui si poteva leggere della censura subita dagli anime, ma poi mi sono un po' perso... si vede che Francesco detestava il successo amoroso di Ac(a)tarus, tanto da storpiargli il nome, però non ho capito se volesse anche mettere in dubbio la mascolinità di Haran  ^_^
Nel totale queste non sempre ingenue lettere ci mostrano quanto maschietti e femminucce, tante femminucce, si fossero affezionati ai personaggi degli anime. Mi ha colpito molto il fatto che non ci fosse per nulla una divisione per sesso dei cartoni, ragazze che non si perdeva una puntata di "Arrivano i Superboys", e maschietti che stravedevano per Bia.



Quasi tutte le lettere danno degli spunti per riportare alla mente piccole diatribe da cortile sui cartoni animati giapponesi, oppure atroci dubbi sul perché capitava un qualcosa che ci pareva illogico. La fanno da padrona, ovviamente, i personaggi preferiti, che non sempre erano i protagonisti, non mancano fiere prese di posizione per l'uguaglianza tra eroi ed eroine. Come nella rivendicazione di Monica Saluzzo da Cuneo, che chiede direttamente a Mai perché, nonostante lei abbia gli stessi poteri di Takeru, e solo grazie ad entrambi si possa formare il Gackeen, le sue storie la vedano sempre come personaggio subordinato al ragazzo.

Le due pagina sopra sono di "Cartoni in tivù" n° 61 del 15/01/1982

mercoledì 3 gennaio 2018

Marco Polo (sceneggiato Rai) - "Immagini" volumi 5 e 6 (di 8)


Qualche volta capita che io mi perda per strada qualche argomento che avevo cominciato all'inizio di questa mia evventura blogghesca  ^_^
In questo specifico caso avevo piantato a metà le recensioni degli otto volumetti su Marco Polo pubblicati dalla Eri Rai e distribuiti gratuitamente sia all'Esselunga che alla Standa, e magari in altre catene di supermercati.
Ogni volumetto contiene un breve riassunto della storia, ed è accompagnato da moltissime stupende immagini, che fanno risaltare più di ogni altro giudizio scritto la magnificenza dello sceneggiato di Marco Polo, che era veramente un kolossal, qualcosa di mai visto prima in Italia e penso in tutto il mondo.
Nella recensione dei primi due volumetti si possono leggere un certo numero di info sulla coproduzione Rai:
Marco Polo (sceneggiato Rai) - "Immagini" volumi 1 e 2 (di 8)
Marco Polo (sceneggiato Rai) - "Immagini" volumi 3 e 4 (di 8)

Per ogni libretto metto la scan della prima e dell'ultima pagina scritta, tanto per tenere traccia del racconto, a cui seguono gran parte delle immagini presenti al suo interno.
Da queste fotografie si può apprezzare la grandiosità della location, come si usa dire oggi, dei costumi, del numero di comparse e del cast stellare.
Non per nulla il budget fu stratosferico!
E poi c'era Spock, che faceva il finto buono... tu lo vedevi, capivi che era Spock, e pensavi che il suo ruolo fosse quello del fidato amministratore dell'Impero, ed invece...   T_T