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mercoledì 28 febbraio 2024

"Emakimono, sei storie giapponesi dell'XI° e del XIV° secolo in pitture su rotoli" (1959) - terza parte



TITOLO: Emakimono, sei storie giapponesi dell'XI° e del XIV° secolo in pitture su rotoli
AUTORE: Akihisa Hasé e Dietrich Seckel
CASA EDITRICE: Il Saggiatore
PAGINE: 251
COSTO: 15€
ANNO: 1959
FORMATO: 30 cm x 24 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 





Terza e penultima parte del librone sugli Emakimono, in questo caso vi sono solo le immagini dei disegni su rotoli, che proseguiranno nel quarto ed ultimo post.
Ho omesso il fastidioso watermark per non rovinare i disegni.
Ovviamente la parte della scan verso la cordonatura del libro risulta incurvata, c'è la piega naturale del volume, inoltre non sempre sono riuscito a fare la scan diritta, in quanto le immagini degli Emakimono sono su foglietti non fissi alla pagina. 
Ogni Emakimono è numerato (con il capitolo relativo) e riporta la scena mostrata, la numerazione è importante perché vi si fa riferimento nello scritto postato nelle prime due parti del volume.
Alcuni Emakimono del post sono formati da più immagini, in quanto sono rotoli più lunghi:
il 15 e il 16;
il penultimo dal 37 al 40;
l'ultimo del post il 41 e il 42.

Non ho incollato più Emakimono perché la singola scan non è diritta, inoltre si sarebbe rimpicciolito troppo il disegno totale, se li si volesse vedere meglio, consiglio di recuperare il volume   ^_^

I primi due post:


Buona consultazione  :]


domenica 25 febbraio 2024

"Lady Georgie", di Nicholas Magri + articolo sui Visitors e "Indiana Jones e il tempio maledetto" - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 14 al 20 ottobre 1984


Ottempero ad una promessa fatta qualche settimana fa ad uno dei non molto numerosi commentatori del blog, ed, in quanto tali, assai coraggiosi, di inserire dei "TV Sorrisi" un po' meno vetusti rispetto al solito. Il 1984 è l'annata quasi limite per le mie ricerche, già il 1985 è troppo recente  ^_^
Questo numero contiene numerosi articoli interessanti ed anche programmi che sono diventati storici, principalmente telefilm statunitensi:
ovviamente l'articolo di presentazione del secondo film di Indiana Jones;
l'articolo sulla lasciva Lady Georgie;
un articolo su Maurizio Costanzo;
un articolo sulla mini serie dei Visitors (al secondo episodio su "Canale 5");
un articolo sul mitico film di Lino Banfi "L'allenatore nel pallone";
un'inchiesta sull'iscrizione ai partiti politici.

Nei palinsesti televisivi delle tv private locali, sopravvissute alla scorpacciata Fininvest, sono ancora presenti i cartoni animati giapponesi, quasi scomparsi i robottoni.
Ho praticamente inserito tutti gli articoli, omessi solo un paio, per capire quali fare riferimento all'indice della rivista.


L'articolo sulla serie viene pubblicato quando in settimana venivano trasmessi gli episodi "Il compleanno di Becky" (n° 16), "Un'amica per Lupp" (n° 17) e "La bugia di Arthur" (n° 18).
Non avendo seguito mai questa serie non saprei aggiungere impressioni personali, se non il fatto che poteva essere la normalità inserire un articolo per un programma, questa volta un anime, dopo un certo numero di episodi. Non sempre la redazione di "TV Sorrisi" e le emittenti private provvedevamo alla pubblicazione di un'anteprima prima del primo episodio o in concomitanza con esso.



Lo scritto si può dividere in due parti, se nella prima ci si limita ad una leggera sinossi della trama, svelando il triangolo amoroso tra Georgie e i due fratelli, nella seconda l'autore si lancia in una breve analisi del mercato giapponese dell'animazione seriale. In questo frangente si possono leggere alcune piccole topiche che denotano quanto, anche a fine 1984, chi scriveva di anime non si interessava più di tanto di cercare informazioni corrette, nonostante qualcosa di autorevole fosse anche stato pubblicato:


Intanto l'autore parla ai giovani lettori citando "Candy Candy" come se fosse una serie lontana nei ricordi della tele utenza minorile, quando, invece, se si consultano i palinsesti delle tv locali private di questo numero, si ritroverà la signorina tutte lentiggini trasmessa dal circuito "Euro TV".
Poi per l'autore questa tipologia di anime (di genere shojo) piacevano più che altro in Italia e in Europa, meno in Giappone, dove andavano forte, invece, le "mega storie fantagalattiche, con enormi robot e superarmi"
Quando, in realtà, noi sappiamo che l'era dei robottoni era terminata anche in Giappone, e già da un pezzo.
Lo scarso gradimento da parte del giovane pubblico nipponico era anche la spiegazione, del tutto fantasiosa, sul perché questi anime shojo non avessero mai un seguito, omettendo del tutto la motivazione reale e più banale:
in Giappone le serie animate (ma anche i manga) di norma hanno un termine.

Tra l'altro, se non ricordo male, ma lo scrivo senza essere andato a controllare, fu proprio la stampa nostrana ad inventarsi la terza stagione di "Candy Candy"...
Vero che i cartoni animati giapponesi dovevano vendere merchandising, quindi serie nuove comportavano nuovi personaggi ed articoli da mettere sul mercato.

sabato 24 febbraio 2024

"Shogun Warriors - Invincible Guardians of World Freedom!" Marvel Comic Group n° 4, 5 e 6 (maggio, giugno, luglio 1979)


Dove eravamo rimasti? (cit. impropria del povero Enzo Tortora)
Ricordo che, se non ho capito male, i robot sono stati assegnati in base alle abilità psicofisiche dei piloti, grazie ad un computer che analizza le loro capacità:
il Raydeen viene affidato a Richaird Carson;
il Combatra a Genji Odashu;
il Dangard a Ilongo Savage.


Maur-Kon aveva allestito il secondo mostro, Mech-Monster, una simil mucca meccanica...

La prima tavola del quarto numero vede i tre robottoni marvellizzati che stanno ultimato la ricarica solare.

martedì 20 febbraio 2024

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 16)


Sedicesima uscita nelle edicole di "Anime Cult", che contiene le solite interviste, che, una volta cassati gli autori nipponici con servizi un po' lontani nel tempo, vede protagonisti personaggi nostrani con domande attuali.
In questo numero sono stati intervistati:
Jasmine Laurenti (doppiatrice);
Jérome Alquié (disegnatore che racconta il suo incontro con Leiji Matsumoto);
Livio Tallini (casa editrice Coconino);
Cip Barcellini (seconda parte);
Loriana Lana (autrice di Sigle).

Direi una panoramica abbastanza ampia ed interessante di testimonianze dirette.
Di seguito all'intervista a Jasmine Laurenti, che doppiò anche la Kaori di "City Hunter", c'è la recensione del nuovo film, attualmente al cinema, di "City Hunter" (che non ho visto).
Purtroppo prosegue la rubrica, inaugurata nello scorso numero, a cura di Nicola Bartolini Carrassi.
Corposo lo speciale sulle opere di Leiji Matsumoto, ad un anno dalla sua scomparsa.
Ho notato che la redazione di "Anime Cult" ha scoperto che sul sito de "La Stampa" c'è l'archivio online gratuito, attendo che scoprano archivi a pagamento   ^_^


L'articolo con cui si apre il numero è incentrato sugli episodi delle serie robotiche in cui si commuovevano i protagonisti ed anche noi giovani telespettatori per storie d'amore che finivano, purtroppo, sempre male... cioè moriva la ragazza e restava vivo il pilota del robottone, quale che fosse: Mazinga Z; Jeeg, Grande Mazinga; Space Robot; Goldrake.

Non molto ben augurante per la crescita emotiva delle giovane telespettatrici italiche, ma anche delle altre nazioni dove le serie erano trasmesse... almeno una la potevano far sopravvivere...

domenica 18 febbraio 2024

"Alzi la Nikon e trovi un samurai", di Franco Ferrarotti - "Corriere della Sera Illustrato" del 4 agosto 1979


L'interesse o meglio, la curiosità, verso il Giappone è restata immutata nel tempo, la nostra generazione e quelle successive sono state mosse da una motivazione diversa rispetto a quella dell'autore dell'articolo, cioè i "cartoni animati giapponesi", ma alla fine sempre al paese del Sol Levante si guardava e si guarda.
Il sociologo Franco Ferrarotti (sperando non ci sia qualche omonimia...) mi pare di capire dalla sua biografia che non fosse uno studioso della società giapponese o, comunque, un esperto del Giappone, ma ho trovato l'articolo abbastanza equilibrato (come lo è lui), più o meno in linea con quelli del periodo e pure con quelli degli anni a venire, ma senza inutili sensazionalismi.
Vienne tratteggiato un profilo a grandi linee positivo della nazione, con la nota dolente dei suicidi, in particolar modo di quelli degli scolari. Non è cambiato moltissimo da allora...
Non sono mai citati i "cartoni animati giapponesi", cosa anche positiva, se poi, magari, si dovevano leggere le solite inesattezze.
Lo scritto è di ben sei pagine, pur comprendendo numerose immagini, non il solito articolino striminzito con le consuete banalità sul Giappone. Certo, qualche stereotipo è presente, ma si vede che ieri, come oggi, l'impressione che il Giappone e i giapponesi trasmettono agli Occidentali è rimasta immutata, anche verso persone di cultura come Ferrarotti. 
Figuriamoci agli altri... (me compreso...)    ^_^





L'unica traccia dell'animazione giapponese e dei tokusatsu sono le maschere presenti nelle due pagine di apertura dell'articolo, che direi non fossero esposte in un negozio di giocattoli, come recita la didascalia nella pagina di sinistra (in alto), ma sulla classica bancarella di qualche evento popolare.
In alto ed in basso a destra si notato il Danguard ed il Gaiking, per individuare gli altri dovrei fare qualche ricerca, che non ho nessuna voglia di fare   :]

Buona lettura con 45 anni di ritardo.

sabato 17 febbraio 2024

"Super Japan Magazine" 1-2-3 (1992) in "Gundam & C. Special JM" (1994?)


Non avendo (fortunatamente) alcun social, mi giungono echi lontani di virulente polemiche preventive sull'arrivo in edicola del "Nuovo Japan Magazine" targato (ovviamente) Sprea.
Stante che, prima di valutare qualsiasi cosa, si dovrebbe aspettare di consultarla/testarla, dopo aver postato in tempi non sospetti la prima annata (giugno 1991/gennaio 1992) di "Japan Magazine", ho deciso di rilanciare con un "SUPER Japan Magazine!"   ^_^
Ad una fiera di non so più di quanti decenni addietro comprai, ingannato sommamente dalla copertina farlocca(...), questo "Gundam & C. Special JM" senza neppure sfogliarlo più di tanto, per poi scoprire, una volta arrivato a casa, che conteneva i primi tre numeri della seconda annata di "Japan Magazine", battezzata "Super Japan Magazine".
Il formato della seconda annata era molto più grande, passando da un 24 cm X 17 cm ad un 27 cm X 21 cm, in pratica un A4, aumentando pure il numero di pagine, che arrivavano quasi a 100.
Come nei film di spionaggio anni 70 ed 80, in cui le spie sovietiche restavano dormienti, conducendo una vita normale fino alla fatidica telefonate del KGB che le "risvegliava", questi tre numeri rilegati di "Super Japan Magazine" sono restati dormienti, anzi, in totale letargo, fino a stamattina, quando son saltati fuori a causa della mia pessima idea di sistemare un po' le tonnellate di materiale cartaceo in mio possesso  :]
Quasi avevo dimenticato una delle mie primissime fregature prese alle fiere del fumetto, ma che poi, alla fine, molto alla fine, è tornata utile anch'essa.
Tutti si chiedono cosa conterrà di preciso il "Japan Magazine Sprea", ci sono varie anticipazioni e su queste si è scatenato il solito bordello, assomiglierà al "Super Japan Magazine"?

Preciso che lo speciale non presentava le copertine dei tre numeri di "Super Japan Magazine", inserite in piccolo nella pagina del sommario.


Il sommario era assai corposo, non ho scannerizzato completamente le tre riviste, ma penso di aver scelto gli articoli più interessanti:
sempre l'editoriale della Redazione, che sottolineava la battaglia con la nemica concorrenza, usa ad utilizzare mezzi non corretti per ostracizzare il successo della loro rivista;
sempre la posta di "Dragon Mail", citata, mi pare, anche nel "Japan Magazine Sprea";
le rubriche sul Giappone;
le interviste a doppiatori italiani ed autori nipponici;
la recensione ed analisi di qualche serie, omettendo quelle che ai tempi erano novità.



I toni verso la concorrenza sono da subito molto duri, viene ipotizzato che "imbecilli fiancheggiatori" boicottassero in vari modi le rubriche della testata, senza contare "la guerra senza quartiere posta in atto dalla stupidissima concorrenza" che screditava i loro contenuti inventando illazioni editoriali. Il tutto dovuto all'invidia per il successo editoriale di "Japan Magazine" dimostrando il loro timore (cioè "farsela letteralmente sotto") da provinciali.
Parrebbe che gli strali fossero indirizzati ad una qualche testata che non si occupava esclusivamente di animazione giapponese, terreno di "Japan Magazine", arrivando a definire i loro metodi fin mafiosi.
Sinceramente non ho la più pallida idea a cosa si riferisse la Redazione, ma si vede che la lotta per strappare un lettore alla concorrenza era aspra, un po' come oggi  :]
Il primo editoriale della Redazione mi ha ricordato un po', nei toni, alcuni editoriali letti nelle passate settimane e mesi.

martedì 13 febbraio 2024

"La video invasione, la tv sconfiggerà gli eroi del fumetto?", di Alfredo Castelli - if n° 3/4 novembre 1982


Non è mio uso commemorare la dipartita di autori legati al mondo del fumetto/manga e dell'animazione, ritengo ci siano siti ed esperti che lo possano fare di certo meglio di me.
Faccio un'eccezione per un autore di cui più volte ho postato scritti e riviste, e che grazie al suo lavoro (e a quello di Gianni Bono) di "cristallizzazione" informativa, si son potute avere fonti sulla prima invasione dell'animazione seriale nipponica in Italia.
Mi riferisco, ovviamente, ad Alfredo Castelli, che è mancato il 7 febbraio scorso.

Su questo blog ho "sfruttato" il suo sapere più volte:




Sul numero di "if" del novembre 1982 ho trovato un suo scritto che si interroga su quale futuro avrebbero potuto avere i supereroi del fumetto nella nuova era televisiva. Direi che a grandi linee le cose sono andate come immaginava e propose Castelli.
Non sono in mio possesso eventuali numeri successivi della rivista che toccarono di nuovo la tematica, come Castelli ipotizza a fine articolo.
Per il resto mi limito a postare ciò che scrisse Castelli, senza ulteriori commenti, che sarebbero superflui.

Un piccolo avviso riguardante la quarta colonnina dello scritto, presente a pagina 52, che mi pare non sia la prosecuzione logica di ciò che si termina di leggere a pagina 51 (qui sotto), palesando una qualche mancanza di una parte dell'articolo
Potrebbe essere un refuso?



Qui sotto ho diviso le tre colonne della pagina sopra, per cercare di migliorarne la lettura.

domenica 11 febbraio 2024

"L'incredibile storia della candida Leila e dei suoi (cattivissimi) persecutori", di Franco Montini - "Ciao 2001" n° 45 del 13 novembre 1977


Ultimamente sto forse inserendo un po' troppi articoli della carta stampata, riducendo la varietà dei post, ma si fa quel che si può  ^_^
Stavolta tocca ad un articolo di presentazione di "Guerre Stellari" (vedi dicitura sulla copertina a fine post) presente sulla rivista musicale "Ciao 2001", che si occupava regolarmente anche di cinema.
Qui sopra e sotto ci sono le pagine in formato originale, appena più giù solo lo scritto per agevolarne la lettura. La doppia pagina di apertura non potevo smezzarla, sarebbe stato un sacrilegio  :]
Interessante la considerazione iniziale dell'autore sul perché gli spettatori andassero a vedere i Blockbuster degli anni 70, non perché fossero dei bei film, ma perché avevano un battage pubblicitario che prima della sua uscita avevo creato molta attesa. Film il cui punto di forza non erano i contenuti, ma gli effetti speciali e la spettacolarità.
In pratica è l'accusa che si muove a tutti i film di grande incasso odierni... "solo effetti speciali"  ^_^
Il giornalista stronca tutti i campioni d'incasso precedenti a Star Wars: 
La stangata; L'esorcista; Lo squalo; King Kong.

In pratica non gli andava bene nulla  ^_^
Come gli altri film citati, "Guerre Stellari" viene tacciato di non avere meriti culturali, ma di essere di puro divertimento, ovviamente nessuno dei film ambiva ad avere "meriti culturali", anche se a posteriori c'è chi glieli assegna in una qualche misura.
Per lo meno a "Guerre Stellari" si riconosce il merito, oltre ad essere divertente, di non avere ambizioni scientifico-culturali.
E vero che inizialmente i personaggi si presentato come buoni buonissimi e cattivi cattivissimi, ma già dal secondo film si capirà che il cattivo mascherato non è stato sempre cattivo e forse in futuro tornerà ad essere buono.
Quando si passa alla sinossi del film, di cui viene spoilerato praticamente tutto, si notano quelle che, conoscendo tutta la trama, paiono degli errori, ma ai tempi si valutava quello che si vedeva, quindi il Grand Moft Tarkin passava per essere il capo supremo dell'Impero, benché a capo di un "Impero", di norma, c'è sempre un "Imperatore", non uno sgherro militare ("buffone in orbace", direbbe il grande Totò).
"Il Vecchio" o lo si chiama Ben Kenobi oppure Obi-Wan, non è molto usuale Ben Obi-Wan Kenobi, ma non ho potuto controllare all'anagrafe intergalattica.
Quello che Leila affida a C1P8, D-3BO è un imbucato, non è solo un messaggio di aiuto, ma sono i piani della "Morte Nera".
Tralascio i "cavalieri Jeti", spero sia un refuso...
Capisco anche la difficoltà per un adulto a razionalizzare un concetto come "la Forza", trasformata in "forza extra-sensibile".
Il povero Ciubecca viene tacciato di essere un incrocio tra un gorilla ed un leone, un leolilla?
Di recensioni postume su "Guerre Stellari" ne ho postate parecchie, direi che questa è interessante.
Pare che un po' tutti si fossero resi conto che il film fosse un western spaziale e che C1P8/D3BO fossero gli Stanlio ed Olio galattici, per il resto il giudizio è generalmente positivo.


sabato 10 febbraio 2024

Datazione antecedente al 12 settembre 1977 di "Kimba il leone bianco": sabato 30 luglio 1977 su GBR (Roma) + "Leo il re della giungla" regia di All Bisney su PTS (Roma) da "Il Messaggero"


Prosegue, parallelamente a quella degli articoli su carta stampata, la mia ricerca sull'individuazione della più vecchia presenza di "Kimba il leone bianco" nei palinsesti delle tv private locali. Fino ad ora avevo individuato il leoncino nipponico il 12 settembre 1977 sul fiorentino "TVC Canale 48":

Stavolta ho beccato il titolo sulla romana GBR sabato 30 luglio 1977, un mese mezzo prima. Ovviamente non vuol dire che l'anime non sia stato trasmesso a maggio o gennaio 1977, questa è solo la prima presenza che ho attualmente individuato sul quotidiano "Il Messaggero".



Il box delle tv locali qui sopra venne pubblicato ne "Il Messaggero" del primo aprile 1977.
E' abbastanza risaputo che la serie di Tezuka ebbe una prima visione italica al Festival di Venezia nel 1967, con il titolo "Leo il re della giungla", in cui 4 episodi della serie vennero uniti (non un film di montaggio) per farne un lungometraggio.
Il film venne, però, importato con un cambio della regia, che fu assegnata all'inesistente All Bisney, chiara l'assonanza con Walt Disney, che almeno in un caso venne trasformato in "H Disney":

I nomi sia di "All Bisney" che H. Disney" non sono, però, una totale invenzione del quotidiano e della riviste che li pubblicò, ma nascono in parte dalle erronee informazioni a cui attingevano, che non vedeva Osamu Tezuka come regista e la "Fuji Telecasting Company Limited" casa cinematografica.
In un precedente post avevo mostrato i documenti del nullaosta censura del Ministero dello Spettacolo dei film d'animazione nipponica arrivati in Italia, tra cui quello di "Leo il re della giungla" (qui sotto):

lunedì 5 febbraio 2024

"Battaglie nella Galassia", di Piero - "Il Giornalino" n° 5 del 4 febbraio 1979


Il più o meno colossal "Galactica", ovvero "Battaglie nella Galassia", non ebbe un gran riscontro sulla carta stampata italica, eppure di riviste sono (stra)pieno.
Il film uscì nei cinema a fine ottobre 1978, quindi mi ha un po' sorpreso trovare questa recensione su un numero de "Il Giornalino" del 4 febbraio 1979. E' anche vero che ai tempi un film restava nelle sale molto più a lungo rispetto ad oggi, doveva passare tutte le varie X Visioni, dalla prima fino agli oratori. Perciò può benissimo essere che a febbraio 1979 la pellicola di fantascienza fosse ancora proiettata in qualche tipologia di sala, magari in provincia.
La trama esposta dal recensore è fin troppo dettagliata, in pratica spoilera tutto il film...
Rispetto alla trama originale del film pilota televisivi statunitense il finale è sbagliato... in quanto non regnerà nessuna pace nel cosmo, dato che i Cyloni non sono stati sconfitti, è stata distrutta solo una loro mastodontica astronave, anche Baltar è vivo. Come si può vedere dalle immagini a fine post dell'edizione inglese in BD:



"Gli insetti intelligenti" sono probabilmente una tra le cose più oscene del film, che, seppur da pochi, viene ricordato solo ed esclusivamente per i Cyloni con l'occhio polifemico rosso oscillante, che rivedremo negli Zaku in Gundam.

Qui sotto la copertina de "Il Giornalino" in questione.

sabato 3 febbraio 2024

Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 15 dicembre 2023/gennaio 2024


Questo numero 15 di dicembre 2023 e gennaio 2024 di "Nippon Shock Magazine" è arrivato nella mia edicola il primo febbraio, la puntualità non è il forte della casa editrice   :]
Nel suo editoriale il direttùr della rivista annuncia una prossima ventura nuova testata di speciali monografici (come quello di Lamù e questo su Lady Oscar), che avrà una cadenza bimestrale o trimestrale. Spero solo che non si trasformi nella prima rivista bimestrale con uscita quadrimestrale, visti i ritardi cronici di NSM   :]
Nella recensione del numero 14 di NSM mi permettevo di far notare che il prezzo era rimasto di 9,90 euro a fronte di una diminuzione di pagine (106 pagine) rispetto ai primi numeri con i manga (140 pagine).
Questo speciale su Lady Oscar è di 82 pagine, una ventina in meno della precedente uscita e circa 60 pagine in meno rispetto ai primi numeri con i manga, il tutto sempre a 9,90 euro.
Sapevo che l'inflazione si mangiasse i risparmi, non pensavo anche la carta  ^_^

Questo speciale su Madamigella Oscar si concentra solo sul versante nipponico delle varie rappresentazioni, in un prossimo numero verranno analizzati i riscontri italici.
Alla fine se c'è Lady Oscar in copertina si ha l'obbligo di comprarlo, le immagini sono giustamente molte e belle (molto accurata la veste grafica), come è ovvio che sia in una rivista, ma sommata al numero di pagine inferiore rispetto al solito, riduce un pochino, secondo me, il numero di scritti disponibili, che comunque restano interessanti.
Va da sé che un fan della nobile spadaccina franco nipponica troverà meno informazioni nuove rispetto ad un neofita del tema, ma questa non è una colpa della rivista e neppure di coloro che vi hanno scritto, ma semplicemente la conseguenza ovvia per una tematica abbastanza consueta.
Difficile affrontare il tutto da nuove angolazioni.


Dal sommario si può comprendere il taglio quasi del tutto prettamente nipponico, scelta sensata da parte della redazione.
Come di prassi mostro alcune pagine degli scritti che mi sono parsi più interessanti, mio punto di vista personale, per quello che vale  :]


Bello il primo scritto introduttivo su Riyoko Ikeda ad opera di Monica Moretto, che ha redatto gran parte degli scritti.

giovedì 1 febbraio 2024

Rubrica "I giochi di GrandHotel" a cura di Roberto Gatti - Dal luglio a dicembre 1981 (10 articoli) "Grand Hotel".





Ad un mercatino ho raccattato buona parte della annata 1981 di "Grand Hotel", in cui, per qualche strano motivo, visto il target femminile adulto, venne inserita (dall'estate) un rubrica informativa non fissa su giochi in scatola e videogiochi.
Tra l'altro un paio di colonne di scritto, quindi neppure poco, sempre considerando che "Grand Hotel" conteneva fotoromanzi, gossip e varie rubriche teoricamente dedicate alle donne del 1981.
Volendo fare i malevoli, sembrerebbero delle marchette pubblicitarie fatte passere per articoli, allo scopo di convincere le mamme lettrici a regalare ai figli i prodotti analizzati negli scritti  ^_^
Per puro caso ho imbroccato pure il primo numero della rubrica, in cui il suo curatore, Roberto Gatti, ci spiegava quale senso avesse, che per la redazione non era quello che maliziosamente avevo ipotizzato io:
"Pare che nelle famose domeniche senza automobili (ve le ricordate? era il 1973 o giù di lì) gli italiani abbiano riscoperto un'antica passione per il gioco. Tutto andava bene pur di scacciare la noia dei lunghi pomeriggi casalinghi:
il solitario a carte e il puzzle, il gioco dell'oca e il Monopoli. Ora non siamo più in quella situazione, per fortuna. Ma la passione per il gioco non è diminuita.
Per questo pensiamo di fare cosa gradita ai lettori di Grand Hotel istituendo una rubrica quindicinale di giochi. Giochi antichi e giochi moderni, meccanici ed elettronici. Giochi adulti, comunque, che cioè non si basino esclusivamente sulla fortuna, più o meno marcata, dei contendenti. Ma che facciano anzi dell'intelligenza, della passione, dell'abilità e dell'intuito i loro tratti più caratteristici"

Nel 1973 ero troppo piccolo per ricordare le "domeniche senza automobili", che poi tanto mio padre si potrà permettere una auto solo alcuni anni dopo, quindi gli spostamenti della nostra famiglia erano già minimali. Ribadendo che non ricordo nulla dello "shock petrolifero" del 1973, direi che mi ha subito rammentato il periodo del lockdown causato dal Covid-19, durante il quale, come nel 1973, per ammazzare la noia gli italiani si rifugiarono massicciamente nello streaming, mentre i più giovani su videogame online e manga. 
Per fortuna nel 1973 non si poteva scommettere, men che meno online...
Penso che in questi casi si dica "corsi e ricorsi storici"  ^_^






Per il primo articolo venne scelta la console "Video Computer System" modello "CX 2600" della Atari, costo 280 mila lire, che rivalutato ad oggi sarebbero 738 euro... 
Sui costi di queste console e delle cassette con i videogiochi si può consultare questo post, che è pure del medesimo periodo:

L'autore ci ricorda (nel mio caso non era necessario) che una partita ad un cabinato da bar costava 200 lire (io iniziai quando bastava 100 lire), allettando il lettore (un bambino/ragazzino leggeva "Grand Hotel"?!) sul possibile risparmio a lungo termine nel poter giocare in casa. 
Il bluff è facile da smascherare facendo una semplice divisione:
280000 lire : 200 lire = 1400 partite ai cabinati da bar.

Senza contare che nel conto totale si sarebbero dovuti inserire i costi delle cartucce di nuovi giochi, quindi la console restava lo stesso assurdamente antieconomica   ^_^
L'Atari, come più semplicemente la chiamavamo noi, l'aveva un amico (forse dopo il 1981), e a Combat ricordo ancora le sfide con lui, momenti divertentissimi, in cui i pomeriggi parevano non finire mai.
Per il resto lo scritto cristallizza la necessità di avere un televisore libero in casa, motivo per il quale si giocava di pomeriggio, se trovavi un adulto disposto a collegarti il tutto... 
E' vero che si poteva usare anche un televisore in bianco e nero, ma i colori dell'Atari erano stupendi, visto che a casa mia il televisore a colori arriverà solo nel 1986...




Nella seconda rubrica venne scelto l'inossidabile (e da adulto un tantino palloso) Risiko:


Costava (nel luglio 1981) 19500 lire, cioè 51 euro, prezzo abbordabile e di certo ammortizzato nel tempo, visto quanto ci giocavamo  ^_^
L'articolo ben spiega il gioco in scatola, non mi torna solo la questione delle "alleanze", non mi pare fosse lecito siglarle palesemente, era più che altro una bastardata silenziosa.