CERCA NEL BLOG

martedì 30 giugno 2015

Heidi, un mito della montagna



TITOLO: Heidi, un mito della montagna
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Cahier Museomontagna
PAGINE: 142
COSTO: 10€ circa
ANNO: 2004
FORMATO: 20 cm X 20 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:

Questo libro è stato pubblicato in occasione dell'omonima mostra torinese su Heidi nel 2004 a Torino, e prende in considerazione, oltre al romanzo originale, gran parte delle successive rivisitazioni cinematografiche e televisive della pastorella svizzeronapoletana. Infatti i natali di Heidi paiono proprio essere in parte italici, in quanto la madre del papà della bambina era di Napoli. Questa cosa la si evince dalla lettura del romanzo originale (LINK), ma in questo libro uno dei contributi sottolinea espressamente la cosa.
Gli autori hanno scritto dei contributi che cercano di spaziare su vari aspetti della notorietà di Heidi, partendo sempre dal romanzo fino ad arrivare al cartone animato giapponese di Isao Takahata, che, a mio avviso, ha conferito al romanzo originale una notorietà mondiale e, aggiungerei, eterna, che probabilmente non avrebbe mai raggiunto. Prova ne è il nuovo cartone in computer grafica che riprende gli stessi personaggi di Takahata, che quindi sono diventati i veri personaggi di Heidi per tutti i bambini/e ed ex bambini/e:


Mentre l'approfondimento sul romanzo di Johanna Spyri l'ho trovato veramente interessante, tutte le parti che si concentrano sulla Heidi di Takahata sono meno convincenti. Intanto viene sempre affiancato Miyazaki (con varie sue dichiarazioni non su Heidi) a Takahata nella regia del cartone. Per Takahata non deve essere una cosa simpatica vedere che negli anni le sue opere vengono regolarmente assegnate anche a Miyazaki, mentre quelle di Miyazaki restano dell'autore reale... Anche questo libro ha questa tendenza, nonostante che nella scheda dell'anime di Heidi correttamente Miyazaki non compaia, in quanto non si occupò della regia.
Il primo contributo di Enrico Camanni riepiloga le pubblicazione dell'800 che iniziarono a creare il mito della montagna rigenerante, creando il fenomeno del turismo montanaro.
Giuseppe Valperga scrive quello che, per quanto mi riguarda, è il pezzo più interessante. Per esempio spiega che Heidi diventa bionda e con gli occhi azzurri coi film di Shirley Temple, e vi rimane fino all'anime di Takahata, che la riporta alla sua fisionomia più mediterranea.
Finché si occupa del romanzo originale e dei film dagli anni 30 il suo intervento l'ho trovato assai valido, meno quando passa al cartone giapponese, forse, a causa dell'età, non aveva mai visto l'anime. Infatti del cartone ne parla ben poco, concentrandosi su Miyazaki(?!) e su alcuni aspetti della società giapponese, che non mi sono parsi attinenti all'anime.
Sinceramente ho trovato questa considerazione un po' sorprendente:



domenica 28 giugno 2015

Go Nagai, il padre dei super-robot



TITOLO: Go Nagai, il padre dei super-robot
AUTORE: Giorgio Giuliani e Carlo Mirra
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 222
COSTO: 22€
ANNO: 2015
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867762989

Talvolta mi sembra di essere tornato ai primi anni 80, infatti i robottoni pare proprio siano tornati di grande moda: film al cinema; modellini in edicola; DVD di ogni sorta; libri a tutto spiano.
Quarto libro della collana “Ultra Shibuya”, ormai il modus operandi è chiaro, come è chiaro il target della collana: adulti che incrociano la copertina sul bancone di qualche libreria, e colti dalla nostalgia canaglia cedono all'acquisto compulsivo (ehi, no! Non sono io!).
Le caratteristiche di questa collana sono:
una straripante e superflua presenza di immagini, che riducono lo scritto a meno della metà delle pagine comprate;
la presenza di informazioni prese (talvolta palesemente) dal web, di norma Wikipedia;
l'assenza di qualsiasi bibliografia o webgrafia, che spinge a pensare che la precedente ipotesi sia corretta;
a fronte di notizie grandemente corrette, occasionali errori abbastanza banali per autori appassionati di anime e manga (se me ne sono accorto io erano tutte cose abbastanza evitabili);
autori ed autrici che prima di questa avventura editoriale mai si erano occupati di manga ed anime (vedi punto precedente), poi magari sono dei fan, ma alla loro prima assoluta sugli scaffali delle librerie sezione fumetti.

A titolo di esempio iniziale mi pare che un errore compaia già dalla copertina, come mi era stato fatto notare da un lettore del blog, tra i robottoni gonagaiani viene annoverato anche il Gakeen, che non mi pare sia del Maestro. 
Però, guarda caso, compare della lista robotica della pagina di Wikipedia di Go Nagai: https://it.wikipedia.org/wiki/G%C5%8D_Nagai
Nel 1976 Nagai collabora a due serie forse meno originali, ma che pure sono state trasmesse in Italia con un buon successo: Gackeen, il robot magnetico (Magne Robot Ga-Kin) e Gaiking (Daiku Maryu Gaiking). Proprio per una disputa sui diritti di Gaiking si deve una violenta lite di Nagai con la Toei Animation, che fino a quel momento aveva prodotto tutte le sue serie, e la conseguente separazione.

Questa biografia di Go Nagai corrisponde al profilo sopra descritto, devo dire che le wikipediate sono meno evidenti, mi pare di aver trovato una bella animeclickkata ed una gigantesca encirobottata. Il dubbio che una notizia letta provenga dal web, o da qualche altro saggio, viene quando il concetto letto è un po' particolare (tipo quello che mi pare di aver scovato).
Ribadisco per l'ennesima volta che in tutti i saggi ci sono citazioni di altri saggi o di siti web, ma sono esplicitati. Questo, a mio avviso, è anche un danno per gli autori, che magari sono andati in Giappone per una lunga intervista a Go Nagai per impreziosire il loro libro, ma leggendo tante citazioni di Nagai senza bibliografia viene il dubbio che provengano da altri lidi.
Per quanto riguarda l'estensione della parte scritta, delle 222 pagine che il lettore acquista, ben 70 pagine non contengono neppure una parola, solo immagini a piena pagina. Altre 27 pagine hanno meno di 7 righe di scritto. Per un totale di 97 pagine quasi senza scritto, a cui vanno sommate le altre 125 in cui c'è sempre almeno una immagine. In pratica non è presente neppure una sola pagina totalmente scritta. Non ho fatto un conto preciso, ma l'impressione è che lo scritto ammonti a molto meno della metà. Il tutto, anzi, il meno, per la modica cifra di 22€. Non si poteva pubblicare un libro senza immagini, con meno pagine e ad un costo inferiore?
Il primo capitolo inizia con i natali di Nagai fino alla sua esperienza da mangaka, con tutte le tappe della sua carriera. Già da questo capitolo sono presenti numerosi brani di testimonianze dirette del mangaka, fonte? I due autori lo hanno intervistato? Mistero.
Tantissimi anche gli aneddoti, come quello di pagina 14 su quale fosse stata l'ispirazione per il manga “Harenchi Gakuen” (La Scuola Spudorata).
Secondo gli autori: “(Nagai) Poi, quasi per caso, ascolta uno dei suoi assistenti vantarsi di avere, da studente, fatti pipì sulle compagne di scuola impegnate in un saggio di educazione fisica, sfruttando un buco sul tetto della palestra”.
Guarda caso corrisponde a ciò che si può leggere in un articolo di Animeclick: 
http://www.animeclick.it/news/7390-go-nagai-sullecchi-harenchi-gakuen-la-scuola-spudorata 

Nagai racconta a Weekly Playboy: "Iniziammo Harenchi Gakuen con l'idea di fare un fumetto basato sul disordine scolastico. Mi piaceva la parola "harenchi" (scandalo), che era sempre stata usata nel mercato dei film per adulti. Scandalo e scuola sono come olio e acqua, perciò pensai che mescolarli assieme sarebbe stato divertente... All'inizio non avevamo nessuna storia, ma il mio assistente dell'epoca si vantava di come era riuscito a sbirciare delle ragazze durante una visita medica scolastica da un buco sul tetto, e quello ci diede uno spunto... Prendemmo l'idea di alcuni ragazzi che sbirciavano da un buco nel tetto durante una visita medica e un insegnante li faceva cadere giù colpendoli con una lancia...


venerdì 26 giugno 2015

Mazinga Z DVD 1 Yamato Video/Gazzetta dello Sport



Non per caso buon ultimo, arriva Mazinga Zetto, che per renderlo appetibile è stato inserito nel cofanetto de "Il Grande Mazinga", altrimenti rischiavano non se lo filasse niuno...
La qual cosa ha comportato un esborso di ben 10 euro per il primo DVD, in quanto, essendo furbescamente una prosecuzione del Guretto (ma se è antecedente! O_o), non è venduto al prezzo di 1,99€.
7 euro buttati nel...
Con questo incipit non vorrei si pensasse che io non sia un estimatore di Mazinga Z!
E che fa proprio pena, sia come cartone che come robot, e non menziono il pilota per carità di patria...
Per mia sfortuna mi tocca completare l'opera e recensire il primo DVD pure di questo insulso mezzo robotico, nel senso che vale la metà di qualsiasi altro robottone :]
Come le altre tre serie di Nagai questa è una prima assoluta in DVD, così "prima" che alla Rai manco lo avevano terminato di doppiare, lasciandolo incompiuto. Oltre al fatto che alcune puntate, anche iniziali, non erano state doppiate, tipo la quarta di questo DVD, grazie alla quale si può già ascoltare il nuovo doppiaggio, che contempla i nomi italianizzati. In fondo la situazione doppiaggio + nomi originali/non originali era così intricata che comunque si facesse si sarebbe scontentato qualcuno.
Hanno fatto una scelta, qualcuno avrà a che ridire, altri avrebbero avuto da lamentarsi per la scelta opposta, ma ridoppiare tutta la serie non penso sarebbe stato economicamente sensato, per Mazinga Z...
I sottotitoli contengono i dialoghi rispettosi dell'orginale.
Devo dire che a grandi linee il vecchio doppiaggio italiano, per le prime puntate che ho scorso, mi è parso abbastanza rispettoso dei testi originali, c'è qualche nome errato, qualche concetto riassunto, ma nulla di stravolto.




giovedì 25 giugno 2015

"Una lacrima col computer", di Paolo Cucco - Playboy giugno 1981





Il bello di frugare nei mercatini è che, talvolta, si incappa del classico tesssssoro, quell'oggetto a prezzo stracciato che non ti aspettavi di trovare, e che scatena l'effetto "Affari al buio"  (la trasmissione tv).
Stavolta ho beccato un numero di Playboy del giugno 1981, che, a fronte di un titolo esilarante, contiene le sinossi, a grandi linee corrette, di alcune serie animate.
Ammetto che dover sfogliare i Playboy (impensati contenitori di interessanti articoli) in cerca di perle del genere, mi imbarazza un po', però poi penso che il contenuto di un Playboy del 1981 lo vediamo al telegiornale quando ci sono le cronache inerenti silvietto :]
Detto ciò, ammesso fosse necessario scriverlo, della prima pagina sopra si notato subito le due schede preforate, che hai tempi erano l'emblema del computer, con sopra i personaggi degli anime.
Ed il sottotitolo ci illumina subito sul contenuto dell'articolo:
"Miliardi e calcolatori dietro le disgrazie a ripetizione di Heidi, Candy Candy, Remi e soci".
Intanto gli anime non costavano "miliardi", mentre qualche miliardo lo fecero guadagnare alla Rai, soprattutto Heidi.
Sui "calcolatori", poi, penso sia inutile soffermarsi, ma questa è l'ennesima prova di quanto quella ridicola menzogna venisse ripetuta a pappagallo da un sacco di giornalisti e testate, anche le più impensate: da Topolino nel 1978, che si inventa per primo l'uso del computer, fino a questo Playboy, passando per una miriade di quotidiani nazionali..




Questo non fu l'unico articolo di Playboy sui cartoni animati giapponesi, il mese successivo toccò agli anime robotici/fantascientifici:
"La moltiplicazione degli Ufo Robot", di Andrea Ferrari - Playboy luglio 1981

E sulla rivista concorrente, Penthouse, lo stesso mese venne pubblicato un altro vaneggiante articolo:
"Favole della galassia", di Raul Alvarez e Massimo Buscema - Penthouse luglio 1981

La partenza dello scritto di Paolo Cucco è veramente al fulmicotone, poi migliora.
Se una colpa i giapponesi l'avevano, era quella di aver usato tristi romanzi europei di fine '800, ma le storie non le avevano inventate loro, ma noi europei...



Come più e più volte ribadito le case di produzione nipponiche non pensavano minimamente al mercato europeo, solo a quello interno, se poi qualcuno gli acquistava una serie che ormai giaceva in magazzino, ormai ammortizzata, ovviamente gliela vendevano con piacere.
Ma questi anime non veniva prodotti per la nostra televisione.
Comunque il giornalista non lesina anche dei complimenti agli anime, che poi non ci fosse effettivamente paragone tra i cartoni per la tv made in Usa e quelli made in Japan era una realtà.
Segue l'esilarante parte sull'uso del calcolatore elettronico!
"A loro (i giapponesi) va il merito di aver introdotto il computer nel cartone animato: hanno programmato migliaia di movimenti, basta schiacciare un bottone ed ecco che il personaggio calza vivo ed efficace. I tempi di lavorazione in questo modo sono ridotti al minimo."
Segue una dichiarazione di Bruno Bozzetto in base alla quale parrebbe che lui credesse che gli anime fossero fatti al computer. Ora Bruno Bozzetto presenzia ai festival d'animazione giapponesi come ospite d'onore: fonte.

mercoledì 24 giugno 2015

Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 7 Jeeg + Antares (correzione: modellino perfetto!)



Edit del 25 giugno, cioè il giorno dopo questo post:
Stamattina ho provato a capire perchè non riuscivo a far agganciare del tutto Jeeg ed Antares, e ho trovato una piccola sporgenza di materiale residuo all'interno della cavità femmina di Jeeg. Tolto quel residuo i due pezzi si agganciano perfettamente!
Per fortuna!
Ho emendato i miei errori tirandoci sopra una bella riga ^_^

La nuova foto con l'aggancio perfetto.



Posso ipotizzare che dei 64 numeri ordinari più i 7 speciali usciti fino ad oggi, sia l'uscita più attesa: Jeeg ed Antarese che si possono agganciare!
Beh... agganciare è una parola grossa :]
Devo dire che i due modellini singoli sono belli, più Antares di Jeeg.
Non mi scandalizzo per come è stato pensato Jeeg, anche le produzioni più costose tendono a personalizzare i modellini (ho visto dei Jeeg da farmi accapponare la pelle), solo che questo è il terzo Jeeg che esce per la GNRC, e sono tutti esteticamente un po' differenti :]
Comunque fanno la loro bella porca figura ^_^


Direi che le gambe dello speciale "Jeeg con scudi rotanti" siano le stesse di questo modellino.

Go Nagai Robot Collection 01 Jeeg
Go Nagai Robot Collection - Uscita speciale 4 Jeeg con Scudi Rotanti

A parte questo fatto estetico, che trovo marginale, il grosso problema di questa bella idea del "Jeeg  + Antares" è, come accennavo sopra, che non è possibile agganciare totalmente i due modellini. Si può appoggiare e premere un po' i due pezzi, ma non si possono unire perfettamente, lasciando un po' troppa aria tra le due estremità, questo perchè ci sono dei punti di contatto esterni che ne impediscono l'aggiustaggio.
Questo, ovviamente, nei miei due modellini.
Jeeg agganciato ad Antares resta lo stesso un bel pezzo, ed una bella idea.

martedì 23 giugno 2015

Giappone 1945, dall'operazione Downfall a Hiroshima e Nagasaki



TITOLO: Giappone 1945, dall'operazione Downfall a Hiroshima e Nagasaki
AUTORE: Clayton Chun
CASA EDITRICE: LEG
PAGINE: 163
COSTO: 18€
ANNO: 2015
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788861023109

Nell'introduzione l'autore riepiloga la situazione politico-militare dopo la capitolazione della Germania nazista, che permise alla forse Usa di concentrarsi sul Giappone.
Molto spazio nel libro è lasciato alle considerazioni riguardo il timore statunitense sulle perdite umane causate da una invasione di terra del Giappone, oltre ai costi economici e all'allungamento non stimabile della guerra. Il timore americano per il numero di morti erano dati dalle battaglia di Iwo Jima ed Okinawa, dove i soldati nipponici, nonostante l'inferiorità numerica e di dotazione militare, causarono ingenti perdite agli Usa.
Oggi molti contestano questa preoccupazione statunitense, affermando che ormai il Giappone era sconfitto, ma sconfitto non vuol dire arreso. Molti sottolineano, non a torto, la disumanità della decisione di atomizzare Hiroshima e Nagasaki, ragionando, a mio avviso, con la testa dei giorni nostri, e non con quella del 1945.
E quanto sarebbe stata disumana l'invasione del Giappone e il protrarsi della guerra con giornalieri bombardamenti incendiari sulle città nipponiche?
E quanto erano umani i soldati giapponesi nei territori occupati?
Mi pare giusto sottolineare che l'autore è legato al sistema militare Usa, che non ha mai contemplato una qualche autocritica sullo sgancio atomico.
Nel primo capitolo viene fatto un interessante excursus sui vari comandanti militari statunitensi e nipponici della guerra del pacifico. Per quelli americani sono evidenziate le singole posizioni su come portare alla resa il Giappone imperiale, che spesso divergevano molto, in quanto ognuno di essi cercava di portare lustro alla propria arma di appartenenza.
Nel secondo capitolo si analizzano i vari piani d'attacco degli Usa per obbligare il Giappone alla resa, a cui seguono i piani difensivi nipponici.

lunedì 22 giugno 2015

"Il Grande Mazinga" - Mondadori Giochi 1979



Fondamentalmente molti dei giochi tratti dalle serie animate nipponiche degli anni 70 ed 80 si basavano sul gioco dell'oca, niente di più e niente di meno. Con una povertà di pezzi presenti nella confezione che ti deludeva appena lo aprivi.
A questo aspetto ludico non secondario va aggiunto che altrettanto spesso erano presenti evidenti errori su nomi, personaggi ed ambientazione. Quindi alla delusione sulla bellezza del gioco andava aggiunto la sorpresa negativa di vedere un gioco che chiamava in modo errato i personaggi del proprio eroe animato preferito.
Cosa spingesse le varie Mondadori, Clementoni ed Editrice Giochi a queste vette di dilettantismo, frammisto ad una totale mancanza di rispetto verso il piccolo acquirente, resta ancora oggi per me un bel mistero.
Eppure sarebbe bastato guardarsi un paio di puntate, prendersi nota di un paio di nomi, magari chiedere ad un paio di bambini, per evitarsi certe figuracce, senza contare che si sarebbero venduti più giochi.
Nulla, niente, nisba, nada.
Dei tre giochi in scatola legati agli anime che ho recensito fino ad oggi (quattro con questo), solo uno ha dimostrato di avere un valore ludico e di rispettare nomi ed ambientazione della serie:
Anna dai capelli rossi - Clementoni 1980.
Gli altri sono assai campati in aria, o come ambientazione rispetto all'anime, oppure con nomi o personaggi errati:
Capitan Harlock, il pirata dello spazio - Editrice Giochi 1978  ;
Danguard, il nuovo eroe televisivo l'ipergalattico contro Ufo Robot - Mondadori giochi 1979 .
A questo elenco aggiungo, seppur fuori categoria degli anime, anche il gioco in scatola di  "Guerre Stellari", una delusione incommensurabile...
Gli errori di questo giochi rispetto all'anime non sono moltissimi, ma aggiunti alla pochezza ludica, relegavano la scatola a restare intonsa dentro qualche armadio fin quando i genitori (o lo stesso ex bambino) ne avrebbero decretato la condanna alla discarica...

Eppure la scatola, nonostante i disegni da quinta elementare, ti facevano immaginare chissà cosa... e sul bordo della confezione era ben specificato che:



          


Poi l'aprivi e non ci trovavi neppure un segnalino fatto come il Brain Condor... cavoli... in fondo lo scopo del gioco era quello di far agganciare il Brain Condor al Grande Mazinga, me la volete mettere almeno una sua mini navicella?!?!
No... quattro birillini colorati... tristezza infinita...
Vero è che, nel caso avessero inserito dei mini Brain Condor nella confezione, nella scatole sopravvissute oggi non ne troveremmo più neanche uno. Come è capitato alle Aquile del gioco in scatola di "Spazio 1999", è già difficile trovare una confezione integra, ma quasi impossibile trovare anche le Aquile...
La presenza della Roulette creava sempre infinite discussioni sul dove si fosse fermata la lancetta, c'era chi non accettava la sua posizione neppure davanti all'evidenza dei fatti...


domenica 21 giugno 2015

"Questo è un UFO! I dischi volanti" (Toei 1975) e "Contatti con gli extraterrestri" (Rizzoli 1976)



Il terzo DVD del cofanetto "Go Nagai Super Robot Movie Collection" contiene il cortometraggio "Questo è un UFO! I dischi volanti" che magari non avrà colpito più di tanto gli acquirenti, e probabilmente in molti avranno skippato i 16 minuti del cartone. Mentre io vi ho notato alcune cose che mi hanno spinto ad andarmi a rileggere un libro sugli UFO, facente parte della collana "Il mondo dell'occulto" , pubblicato negli Usa nel 1975, lo stesso anno del documentario ufologico nipponico.
In questo libro statunitense, tradotto per il mercato italiano nel 1976 dalla Rizzoli, sono presenti alcuni degli avvistamenti di extraterrestri raccontati del cortometraggio della Toei.
A parte questa ispirazione, infatti propendo per l'idea che gli sceneggiatori giapponesi attinsero a questo libro (anche se con le date siamo un po' al limite), trovo interessante il filmato Toei perché dimostra quanto gli UFO attirassero l'attenzione di tutto il mondo, dagli Usa al Giappone, passando per l'Europa. Di certo il successo di Goldrake in Europa fu un ulteriore volano, assieme ad "Incontri ravvicinati del terzo tipo" e a "Guerre Stellari" (ma anche ai telefilm "Star Trek" e "Ufo Shado"), per l'incremento degli avvistamenti e dell'interesse verso gli omini verdi (che in "Ufo Shado" erano veramente verdi...).
Oggi gli UFO li abbiamo dimenticati e digeriti, non fanno più paura, non sono più presenze verosimili, non sono proprio più neppure avvistati. Visto che con tutte le telecamere professionali che ci portiamo in giro per il mondo dentro i nostri telefonini e smartphone, delle riprese di dischi volonti ed omini verdi dovrebbero essere pieni i TG.
Negli anni 70 gli UFO facevano notizia, tanto da finire in prima pagina su "La Repubblica", basta leggere il post al link:
Goldrake torna in tv (secondi 25 episodi: 12-12-1978/ 12-01-1979), articoli di Repubblica, Corriere della sera, Stampa, l'Unità .

I punti di contatto tra il cortometraggio della Toei ed il libro americano sono tre, però nei 16 minuti del cartone in totale sono raccontati solo sette eventi.
Prossimamente la recensione completa dell'intero numero "Contatti con gli extraterrestri", in questo post ci sono solo le scan in comune con il cartone animato.




Guarda caso il primo avvistamento raccontato dagli sceneggiatori nipponici è il medesimo del primo del libro statunitense, avvenuto il 7 gennaio 1948 nel Kentucky, che vide come tragico protagonista il pilota militare, eroe di guerra, Thomas Mantell.
Nel post inframezzerò le schermate del cortometraggio con le scan delle pagine del libro inerenti il medesimo avvistamento.





giovedì 18 giugno 2015

Da Heidi a Lady Oscar, le eroine degli anime al femminile



TITOLO: Da Heidi a Lady Oscar, le eroine degli anime al femminile
AUTORE: Enrico Cantino
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 64
COSTO: 5,9 €
ANNO: 2015
FORMATO: 17 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788857528564

Sesto libro di Enrico Cantino inerente gli anime e facente parte della collana “Il caffè dei filosofi” della casa editrice Mimesis.
Questa volta l'autore focalizza la sua attenzione sulle eroine degli “anime al femminile”, ed all'interno di una categoria chiamata in questo modo possono starci le serie con protagoniste Heidi, Candy Candy, Charlotte, Peline, Anna, Georgie, Oscar.
A parte il fatto che, a mio parere, Heidi ed Anna vanno oltre l'incasellamento per genere, ma nel libro è più volte specificato che questi sono tutti anime di genere shojo... e questo lo trovo un errore.
Si potrebbe eccepire che per "shojo" si intenda letteralmente "per ragazze" (cioè il "al femminile" del titolo), però in Italia il genere "shojo" identifica una serie che contempla una storia d'amore, fatto sottolineato anche dall'autore, aggiungendo che "gli shojo anime hanno come protagoniste principali le orfanelle". Inutile dire che le eroine protagoniste del libro non tutte sono orfane.
Come si può dire che Heidi, “Anna da capelli rossi” e “Peline Story” siano anime shojo?!
Sono prinipalmente serie meisaku, o “World Masterpiece Theater”, genere mai menzionato dall'autore.
Nel suo libro sul genere robotico (rece), Cantino ci aveva inserito “Supercar Gattiger”, e non ho polemizzato. 
In quello sul genere maghette (rece) ci ha messo Pollon, e non ho polemizzato.
Ma Heidi, Anna e Peline nello shojo (per come è inteso lo shojo da noi) no e poi no :]
Detto ciò, ma sul genere shojo ci ritornerò, l'autore inizia con una micro introduzione sul ruolo della donna nella società giapponese, anche dal punto di vista storico. Segue un breve riassunto delle tematiche presenti negli shojo. 
Per esempio come veste la protagonista di uno shojo, che si presenta vestita come una “caramella” (come scrive l'autore). Heidi, Anna e Peline allora sono caramelle senza zucchero? ^_^
Si parte con Heidi, che non vede una sola storia d'amore in tutte le 52 puntate. Sempre che l'autore non conosca qualche particolare scabroso (che per altre serie pare sapere) su Peter e le pecore del suo gregge...
Tocca poi alla sinossi di Candy Candy, conclusa con l'autore che si lamenta che a causa dei dissidi fra le due autrici non c'è la possibilità di avere materiale originale dell'anime. Peccato che un anno fa è stato pubblicato il primo romanzo di “Candy Candy” (rece). 
Seguono Charlotte e poi “Peline Story”. Mentre per Heidi ed Anna sono citati i libri da cui sono tratti gli anime, per Peline ciò non capita, mera dimenticanza? Ho avuto l'impressione che si parli della trama di Peline considerandola una invenzione degli autori giapponesi, magari sbaglio.
Quindi tocca ad Anna finire nel caramelloso shojo.
Si conclude con due veri shojo (come li considero io), Lady Georgie e Lady Oscar.
In tutti i cinque precedenti libri di Cantino il linguaggio è sempre molto alla mano, ed il tono è spesso scherzoso, però, questa volta, a mio avviso, forse si è un po' ecceduto, sia nel linguaggio che nello scherno.
Finché sento sfottere Peline, Charlotte, Georgie e Candy la cosa non mi tange, ma se mi si tocca Heidi, Anna ed Oscar mi girano un po' i maroni ^_^
Se Cantino trova così ridicole queste trame, perché le ha scelte come soggetto per scriverci un libro?
Riguardo al linguaggio assai popolare, che per gli altri libri, pur essendo presente, non ero arrivato a scannerizzare, eccone alcuni esempi.
Parto da quello che mi è parso più eclatante. 
Forse esistono dei sinonimi di "mignotta" più adatti ad un libro, senza contare che "il SUGO del discorso", visto l'attività della protagonista, sarà stato alla puttanesca? 
(l'uso di SUGO al posto di SUCCO mi è stato fatto notare da un'amica più attenta di me) 


mercoledì 17 giugno 2015

Go Nagai Robot Collection 64 Imperatore delle Tenebre



Una delle cose che ai tempi penso mi colpì era la contraddizione di un Imperatore delle "tenebre"fatto di luce fiammeggiante: "e la luce fu!".
Senza contare che, sconfitto l'impero di Mikenes da parte di Tetsuya Tsurugi e dell'altro tizio piagnucoloso, dell'Imperatore delle Tenebre non si ha più nessuna notizia: estinto? (occhia al fagace doppio senso ^_^)
Da qualche parte una volta ho letto che il Signore del Drago in Jeeg non era altro che l'Imperatore delle Tenebre sotto mentite spoglie. Chissà se Nagai un giorno ci svelerà che fine abbia fatto il nostro cattivone infuocato. Piuttosto che inventarsi l'ennesimo "shin-qualcosa" potrebbe, una volta tanto, fare una cosa utile, chiarendo un tassello delle sue storie rimasto oscuro.
Ma com'è questa 64esima (T_T) uscita?
Non che sia facile rappresentare il capo assoluto della nomenclatura micenea, tramutare in modellino un personaggio immateriale fatto di energia lascia grande spazio all'arbitrio.
E' stata scelta una rappresentazione di "busto", più o meno quello che si vede nel cartone dopo le varie variazioni energetiche.
Forse, dal mio punto di vista di grande fan della serie, lo avrei fatto più grande.
Tra l'altro il modellino mi ha permesso di togliermi una curiosità che covavo da 30 e passa anni: com'è fatto dietro? :]
Fa più paura davanti...





lunedì 15 giugno 2015

Star Wars a Scanimation book




TITOLO: Star Wars a Scanimation book
AUTORE: Rufus Butler Seder
CASA EDITRICE: Workman Publishing New York
PAGINE: 25
COSTO: 18€
ANNO: 2010
FORMATO: 15cm X 19cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9780761158462

Le pubblicazioni in inglese su Guerre Stellari non mancano di certo, e fra qualche mese verremo inondati anche di quelle in italiano (per fortuna, aggiungo). Quindi non è mica possibile stare dietro agli editori statunitensi, però poi ti capita il libricino che non puoi lasciare sul bancone della libreria :]
Il libricino che se lo avessi avuto da bambino saresti stato il bimbo più felice del mondo (anche perchè avresti visto le immagini di tutti i film successivi!).
Il libricino che appena lo sfogli sei già fregato.
18 eurozzi?
Ok, va bene, "passa alla cassa" ^_^
Tra l'altro non è neppure una novità editoriale, risale addirittura al 2010.
La magia insita nel libricino mi è oscura, e non voglio neppure conoscerla, preferisco l'ingoranza, comunque, se qualcuno volesse, invece, avere maggiori lumi ecco il sito dell'autore:
http://scanimationbooks.com/about-scanimation/
Mi viene il dubbio che non devono aver fatto questo gran successo questi libri in "Scanimation", anche perché parte delle animazioni sono inserite direttamente nel sito:
http://scanimationbooks.com/the-books/star-wars/

In tutto sono presenti 12 "Scanimation" dei sei film:
quella di copertina penso non abbia bisogno di spiegazioni;
2 Star Wars episodio I;
3 Star Wars episodio II;
4 Star Wars episodio II;
5 Star Wars episodio III;
6 Star Wars episodio IV;
7 Star Wars episodio IV;
8 Star Wars episodio V;
9 Star Wars episodio V;
10 Star Wars episodio V;
11 Star Wars episodio V;
12 Star Wars episodio VI (il Millenium Falcon che fugge dalla Morte Nera in costruzione).

Sulla pagina di sinistra sono stampate una o più frasi inerenti la scena, con una didascalia che inserisce la "scanimation" nel contesto del film.
"Obi Wan never told you whathappened to you father?"
"He told me enough! He told me you killed him"
"No, i am you father"


        


domenica 14 giugno 2015

Studio Ghibli, l'animazione utopica e meravigliosa di Miyazaki e Takahata



TITOLO: Studio Ghibli, l'animazione utopica e meravigliosa di Miyazaki e Takahata
AUTORE: Andrea Fontana e Enrico Azzano
CASA EDITRICE: Edizioni Bietti
PAGINE: 248
COSTO: 20 €
ANNO: 2015
FORMATO: 14 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788882483319

Questo è un saggio a più mani, una coppia è quella degli autori, a cui vanno aggiunte un sacco di altre mani che hanno realizzato i contributi, forse troppe mani. Non che il saggio non sia interessante, ma dopo i primi quattro capitoli diventa ripetitivo. Questo perché la prima parte del libro (fino al capitolo 4) è scritta dai due autori, quindi segue uno schema comune, mentre dalla seconda parte entrano in gioco i contributi di altri autori ed esperti, che ogni volta devono reintrodurre l'argomento “Studio Ghibli/Miyazaki/Takahata”, ergo, a titolo di esempio, si leggerà più volte:
Si alza il vento”, ultimo film/testamento di Miyazaki;
Hideaki Anno ha prestano la voce al protagonista Jiro di “Si alza il vento”;
l'aereo italiano Caproni C.a 309 Ghibli;
le vicissitudini produttive del primo film di Takahata, “Il segreto della spada del sole”.
Alla fine certi concetti li si impara quasi a memoria.
Altro esempio: nel libro è presente due volte la cantilena dei tanuki all'inizio di “Pom Poko”, un saggio scritto da un solo (o da una coppia) autore penso che non avrebbe avuto il bisogno di ripetersi.
I primi quattro capitoli restano più interessanti perché non soffrono di questa ripetitività, che già affiora nelle schede della filmografia Ghibli. Infatti tutte le opere dello Studio Ghibli sono analizzate nelle prime 140 pagine, in più casi le schede singole non fanno altro che replicare il già scritto. Anche perché alcune di queste schede sono opera di altri autori, che quindi, dal loro punto di vista, scrivono per la prima volta quelle informazioni, ma il lettore le ha appena lette nelle pagine precedenti.

giovedì 11 giugno 2015

Heidi telefilm 1978 (di produzione svizzero-tedesco-australiana)



Nel 1980 la Fabbri Editore pubblicò un cartonato dell'incantevole telefilm svizzero-tedesco-australiano di Hedi, che io vedevo sul canale della Svizzera italiana intorno al 1979, ma prodotto nel 1978.
A dire il vero il libro non è altro che il romanzo di Johanna Spyri, illustrato dalle immagini del telefilm. Avendo io già recensito il romanzo di Heidi, e dando per scontato che il contenuto sia il medesimo, questo post farà riferimento al telefilm, utilizzando le immagini del libro della Fabbri solo a scopo mnemonico, visto che sul web non si trovano molte immagini di quei bei personaggi. 
Purtroppo mancano le due nonne, inspiegabilmente tagliate nel libro... per il resto gli altri protagonisiti ci sono tutti (manca anche Tinette, vabbè...).
Ovviamente non c'è Nebbia, geniale invenzione (una delle poche) di Takahata, che fu molto rispettoso del romanzo.
Come al solito basta qualche immagine a far riaffiorare i ricordi, bei ricordi, perchè per me l'appuntamento del telefilm di Heidi sulla canale della Svizzera italiana era diventata una piacevole consuetudine (mi pare il sabato), anche se qualche puntata me la sono persa.
Certo, non era la Heidi di Isao Takahata, però si difendeva bene, e la sigletta non era per nulla brutta.


                       
                        

"Ultimamente il personaggio di Heidi ha avuto una straordinaria ripresa di popolarità..", a cosa mai si saranno riferiti quelli della Fabbri? ^_^



Sul web ho trovato un sito francese, direi l'unico, sulla serie tv, a parte che la trasformano in una serie degli anni 80... ormai una insopportabile abitudine degli "ottantini"(a quanto pare non solo italici), che si arrogano lo "ius primae noctis" sul tutto ciò che è degli anni 70... per il resto è un bel sito, che mostra anche come sono diventati oggi quegli attori (una menzione a Clara):
http://www.heidisland.com/index.html

Via con le immagini:

lunedì 8 giugno 2015

"Inciviltà delle macchine" + intervista a bambino - di Maria Teresa Rienzi - l'Unità 23 gennaio 1980



Ogni tanto i giornalisti avevano la bella idea di lasciare esprimere direttamente i bambini sul fenomeno Goldrake e soci, invece di cacciar loro in bocca frasi non pronunciate o interpretare i loro pensieri. Non che la testimonianza del mio coetaneo romano sia esente da critiche, però, alla fine, dimostra che non eravamo poi tanto lobotomizzati dai "cartoni animati giapponesi", un minimo di capacità di ragionamento l'avevamo conservata...
A parte il titolo scelto dalla giornalista, "Mio padre doveva aessere bellissimo", che fa pensare ad un bimbo orfano di padre... di cui non ho capito il nesso che avesse con l'intervista, le risposte del bambino di 8 anni, figlio di comunisti abitante in una borgata romana, sono abbastanza in linea con quello che avrei risposto io, figlio di non comunisti (ma non di destra) e abitante in una borgata milanese.
L'articolo della Rienzi è diviso in due parti, nella prima c'è un qualche tipo di introduzione al significato della parola robot e alla sua presenza nellain narrativa, con analisi sul rapporto bambini e televisione. Nel totale un articolo tra il neutro e l'inutile.
Sul primo mini articolo l'unica cosa che vale la pena sottolineare è che nel sottotitolo si trasformano due serie animate in quattro serie, perchè di "Goldrake, Atlas, Ufo, Mazinga" le prime tre sono "Atlas Ufo Robot - Goldrake".
E' possibile che, dopo quasi due anni dalla prima apparizione di Goldrake sui teleschermi Rai, i giornalisti (o chi componeva il titolo) non l'avessero ancora capito?  O_o
La seconda parte contiene l'intervista al mio coetaneo romano, e questa è più interessante, grazie al bambino, non alla giornalista :]
Ricomincio, però, dal primo articolo.


domenica 7 giugno 2015

Candy Candy, lettere



TITOLO: Candy Candy, lettere
AUTORE: Keiko Nagita
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 245
COSTO: 15€
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788898002801


Il secondo romanzo inizia dove era terminato il primo, nella stanza di punizione in cui Candy è finita per aver dato della “vecchia testarda” a suor Gray. Mi sorgono alcuni dubbi, intanto come può esistere una stanza di punizione in una scuola, in Giappone esistevano?
Poi la descrizione che Candy fa della stanza contempla una denuncia per sequestro e torture:
La camera era piccola e puzzava di muffa. A parte quel letto spartano, c'era solo una misera scrivania. La pesante porta era stata chiusa a chiave.”.
Ed in caso di impellenti stimoli fisici? Ok che questo aspetto della vita non è mai contemplato, però si lascia sempre spazio all'idea che, invece, sia contemplato. Nella descrizione della stanza manca quel “qualcosa”, e mancherà ancor di più nella cella in cui Candy finirà nelle pagine successive...
A grandi linee ho evitato nel primo romanzo di svelare i fatti accaduti, e cercherò di farlo anche per il secondo romanzo. Comunque il bacio galeotto di Terence a Candy avviene in occasione della festa di maggio, a cui Candy non potrebbe partecipare perché confinata nella stanza di punizione.
Nel primo libro Candy riceveva un ceffone da Anthony, ma questo, nella testolina della ragazza, le dimostrava la sensibilità del ragazzo(...). Successivamente viene scossa in malo modo da Terence che l'ha trovata a frugare nella sua stanza, ed anche questo “trattamento gentile” del bel tenebroso non la fa andare su tutte le furie. Quando Candy riceve il bacio non richiesto da Terence (che potrebbe essere configurato di per sé come una violenza) come reazione gli molla uno schiaffo, a cui Terence replica con un altro ceffone. Ed ancora la ragazza non diventa una furia per l'aggressione... Questo aspetto masochistico di Candy nell'anime mi era sfuggito.
Anche all'inizio del secondo romanzo la figura meschina di Annie non migliora molto, arriva a fare una scenata di gelosia a Candy per Archie, e quella sarebbe stata la prima volta che le due (ex) amiche si parlavano dopo 8 o 9 anni!
Eliza non smentisce il suo personaggio, è peggio della Digos, sempre dietro un angolo a spiare, sempre a tramare contro Candy. La sua ultima trovata del romanzo porta Terence a sacrificarsi per Candy lasciando l'istituto e rinunciando al titolo nobiliare. A sua volta Candy scappa dalla scuola.
Ed è qui, con la conclusione della seconda parte, che, sorprendentemente, il modo con cui era stata raccontata la storia fino ad ora si interrompe. Infatti non saranno più narrati i fatti in maniera cronologica, con Candy che funge da voce narrante dei suoi ricordi, ma per la terza parte (dal momento in cui fugge da Londra per tornare negli Usa da Terence e alla casa di Pony) si procede per “lettere”. Nel senso di missive. 

sabato 6 giugno 2015

Go Nagai Robot Collection 63 Boss




L'uscita numero 63, probabilmente causa festività del 2 giugno, è arrivata in edicola solo stamattina, misteri degli spedizionieri editoriali :]
Neppure da bambino apprezzavo i personaggi come Boss nei cartoni robotici, per me una trama avventurosa o drammatica non contemplava la presenza di buffoni, umani o robotici che fossero...
In un anime umoristico Boss avrebbe avuto legittimamente posto, in uno robotico no. Passando gli anni non ho cambiato idea.
Quindi questa uscita mi lascia assai indifferente, a parte i 13 euro ^_^
Non è facile riprodurre un viso, i personaggi in costume sono più semplici, detto ciò mi pare che questo Boos non sia venuto malaccio. Il fisico è accettabile, tra l'altro colorato quasi senza sbavature, l'espressione è anch'essa corretta, che poi non è agevole rendere l'espressione di un ebete...
Per quanto mi riguarda questa uscita ha senso solo perchè precede la prossima:
l'Imperatore delle Tenebre!
Direi che un pregio di questa uscita è che, vista la compattezza del modellino, è impossibile se ne rompa qualche pezzo, è praticamente un blocco unico.



giovedì 4 giugno 2015

"Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" (1971) - Ovvero fantasia e cruda realtà nei film per bambini della Toei



Prima di Heidi e Goldrake, ma anche di "Vichy il vichingo" e i Barbapapà, il mio imprinting con l'animazione giapponese avvenne al cinema. Ovviamente non sapevo da che nazione venissero quei cartoni animati, e neppure saprei specificare l'anno, ma "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" lo vidi sul grande schermo, e poi lo rividi infinite volte sulle piccole tv private (specialmente nei palinsesti natalizi). In questo film si possono ritrovare tutti i motivi del futuro successo delle serie animate che imperverseranno sulle tv nostrane in seguito: sfrenata fantasia e gag esilaranti in una storia anche cruda, in cui i decessi, spesso sottintesi, ma non sempre, non mancavano di certo, senza contare trattamenti crudeli subiti dai protagonisti.
Il messaggio per il bambino poteva essere che entrare a far parte del mondo degli adulti, animali antropomorfi o meno che fossero, non era una cosa agevole/gradevole.
Devo dire che, se talune scene venissero prese fuori dal contesto del film, ci sarebbe quasi da avere i brividi, considerando che è un film dedicato espressamente ai bambini: omicidi (anche di massa...), rapimenti, schiavismo, percosse, torture.
Il campionario di tutto il peggio che la nostra (dis)umanità può offrire, però poi ci sono loro, Jim e Kathy (che assieme al bimbo Baboo sono gli unici tre umani del film), che ci danno la speranza di un lieto fine.
Un'altra caratteristiche di questi primi assaggi dell'animazione nipponica erano le musiche, non semplici siglette per bambini, ma musiche da film. In particolare ne "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" ci sono due canzoni in italiano, la prima allegrissima, la seconda più posata e romantica, ma entrambe utilizzarono la base musicale giapponese.
Una nota particolare di merito va fatta per il nostro doppiaggio. Forse in alcuni punti ci sono dei piccoli errori di adattamento sui nomi (come il capitano Silver diventato Uncino), ed in altri casi sono state inserite frasi in punti che non le prevedevano (tipo quando Barone mangia lo scarpone-bistecca), pare che i nostri adattatori non contemplassero le scene in cui i personaggi nipponici stavano in silenzio (Heidi docet), ma il sincro delle parole è fenomenale. In alcuni momenti pare quasi che il cartone sia italiano, tanto il movimento della bocca e le parole italiane sono in armonia. E poi c'è, a mio avviso, l'idea eccezionale, utilizzata spesso ai tempi (basta ricordarsi della fenomenale parlata partenopea di Napo Orso Capo) dell'accento pugliese affibbiato al lupo Barone. Oggi una scelta di questo tipo farebbe inorridire tutti i fan degli anime, e forse io stesso mi schiererei con loro, ma la simpatia di Barone (che sul web ho letto fu doppiato da Michele Gammino) è uno dei motivi della bellezza di questo film. Certo, Barone si comporta per quasi tutti il film in maniera abbastanza abbietta, ma puoi considerare cattivo uno che come prima frase dice:
"Fermati immobbbile, se no ti affondiEmo!"  ^_^
In tema di doppiatori va menzionato Carlo Romano, che doppia il maiale capitano Uncino, il suo "Cialtroni!" è qualcosa di unico. Romano lo si risentirà anche in altri lungometraggi Toei del periodo.
Altro imprinting inconsapevole fu quello con Hayao Miyazaki, che partecipò alla realizzazione di questo film. Non ricordo più dove l'ho letto, direi in qualche mio libro, ma la scena finale dell'inseguimento sul costone della montagna dove è custudito il tesoro fu opera di Miyazaki. Direi che, se la mia memoria non mi inganna, è proprio una scena alla Miyazaki.
Per chi volesse leggere notizie sia su questo film che su tutti gli altri del periodo della Toei consiglio il saggio di Mario Rumor "Toei Animation, i primi passi del cinema animato giapponese", da cui ho preso la scheda del film che posto qui sotto.
Questa mia recensione ha lo scopo di esprimere tutto ciò che ho apprezzato, e mi ha colpito riguardandolo da adulto(?), in questo film. Non è mia intenzione fare la storia del film o dei suoi autori, mi limiterò, tramite i fermo immagine di alcune scene (direi parecchie scene...), a scrivere una recensione ragionata.


La prima scena vede la città immersa nella notte, ed un campanile battere le ore, dei tipi (maiali) sospetti si aggirano per le vie...


mercoledì 3 giugno 2015

Dall'Incantevole Creamy a Pollon, maghette e incantesimi nell'animazione giapponese



TITOLO: Dall'Incantevole Creamy a Pollon, maghette e incantesimi nell'animazione giapponese
AUTORE: Enrico Cantino
CASA EDITRICE: Mimesis
PAGINE: 51
COSTO: 5,9 €
ANNO: 2015
FORMATO: 17 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788857528557

E' questo il quinto libro, o libricino, di Enrico Cantino edito dalla Mimesis, nella collana “Il caffè dei filosofi”, e replica il formato e la struttura degli altri quattro:

Ovviamente cambia il soggetto, le majokko, cioè le streghette degli anime.
Come per gli altri quattro libri dell'autore il linguaggio non è certo da “filosofi”, anzi, è molto colloquiale, in pratica pare quasi un discorso riportato su carta.
Prevalentemente il contenuto è formato da sinossi degli anime majokko, in cui si effettuano brevi analisi sui contenuti delle serie e sulle tematiche del genere “streghette”.
Le serie presenti nel libro sono:
Sally la maga
Bia , la sfida della magia
Lalabel
Lo specchio magico
Lulù l'angelo dei fiori
Il magico mondo di Gigì
Ransie la strega
L'incantevole Creamy + OAV
Magica magica Emi + OAV
C'era una volta Pollon

Negli altri sui libri avevo trovato qualche errorino, in particolare in quelli sulle cui tematiche sono più ferrato, sulle maghette sono poco preparato, quindi non mi esprimo. Comunque anche l'autore non è preparato al 100 per 100, infatti alcuni OAV mancano di sinossi, in quanto lui stesso ammette di non aver trovato informazioni.
E' passato un anno dagli ultimi due libri di Cantino, ed il prezzo è aumentato di un euro, a fronte di una riduzione di pagine cospicua (74 e 67 gli ultimi due, 51 pagine questo...). Un 20% di aumento del prezzo a fronte di una diminuzione delle pagine dal 30% (per quello da 74 pagine) al 20% (per quello da 67 pagine). Certo, sono solo 5,9 €, e sottolineandolo rischio di fare la figura dello spilorcio, però quando mi aumenteranno lo stipendio del 30% e mi faranno lavorare dal 20% al 30% in meno sarò assai felice!
Manca qualsiasi bibliografia e webgrafia, anche nei libri precedenti.