CERCA NEL BLOG

martedì 29 giugno 2021

Mononoke, l'ora degli spiriti maligni



TITOLO: Mononoke, l'ora degli spiriti maligni
AUTORE: Matthew Meyer
CASA EDITRICE: Nuinui
PAGINE: 287
COSTO: 24,90€
ANNO: 2021
FORMATO: 27 cm x 20 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9782889354627


Terzo, e penso ultimo, titolo di Matthew Meyer sul mostruoso folklore nipponico:

La recensione è pressoché identica, i tre libri sono strutturati nel medesimo modo, ergo non mi resta che fare copia ed incolla del testo.
Premetto che io non sono un fan sfegatato del folklore nipponico, i tre libri di Shigeru Mizuki pubblicati dalla "Kappa Edizioni" mi sarebbero potuti anche bastare per eventuali mie ricerche:

Quello che ho trovato in più è stato il formato grande e le tavole a colori, qualche volta l'occhio vuole la sua parte.
Forse la fonte anglosassone, rispetto ai libri strettamente giapponesi sopra linkati, è un minus, dato che l'autore ha preso spunto da altri scritti in inglese e dallo stesso Shigeru Mizuki, quindi più fonti di seconda mano, ma comunque era un modo di avere racconti differenti per il medesimo mondo del folklore giapponese.
Quando faccio una ricerca, avere più descrizioni per un singolo personaggio, può tornare utile.
Il prezzo non è popolarissimo, 25 euro, moltiplicato per tre titoli fa un importo non basso, consiglio l'opzione sconti oppure farseli regalare da tre persone differenti  ^_^
Sfogliandolo resta il dubbio, rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni", che questi siano assai commerciali, un po' "acchiappa fanatici del Giappone", coloro i quali si prendono tutto senza discernere bene dal valore dello scritto, ma magari sbaglio. Comunque li ho presi, forse faccio parte pure io della categoria  T_T



Chiaramente i soggetti sono differenti, e qui sopra inserisco l'indice alfabetico di quelli presenti nel libro.
Rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni" questi della Niuniu contemplano l'indice in ordine alfabetico degli yokai presenti, piccola cosa, ma non ti devi sfogliare tutto un libro per cercare un nome...
Ogni spirito/mostro presenta la pagina sinistra con la sua descrizione, nella pagina di destra il suo disegno.
Nella descrizione possono esserci varie voci, non sempre presenti tra un soggetto e l'altro:
significato del nome; altri nomi; habitat; dieta; aspetto; comportamento; interazioni; leggende; origine; forme alternative



Anche in questo volume c'era allegato un foglietto con i libri della casa editrice, con qualche titolo differente rispetto alla precedente recensione.
Come si può vedere i temi disponibili sembrano molto "acchiappa fan del Giappone", mio punto di vista.

venerdì 25 giugno 2021

Il libro della Hakutaku, storie di mostri giapponesi



TITOLO: Il libro della Hakutaku, storie di mostri giapponesi
AUTORE: Matthew Meyer
CASA EDITRICE: Nuinui
PAGINE: 227
COSTO: 24,90€
ANNO: 2020
FORMATO: 27 cm x 20 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9782889353453


Nel precedente post ho mostrato il primo di tre di questa mini collana sui mostri e spiriti del folklore giapponese della casa editrice Nuinui, tutti scritti da Matthew Meyer:

La recensione è pressoché identica, i tre libri sono strutturati nel medesimo modo, ergo non mi resta che fare copia ed incolla del testo.
Premetto che io non sono un fan sfegatato del folklore nipponico, i tre libri di Shigeru Mizuki pubblicati dalla "Kappa Edizioni" mi sarebbero potuti anche bastare per eventuali mie ricerche:

Quello che ho trovato in più è stato il formato grande e le tavole a colori, qualche volta l'occhio vuole la sua parte.
Forse la fonte anglosassone, rispetto ai libri strettamente giapponesi sopra linkati, è un minus, dato che l'autore ha preso spunto da altri scritti in inglese e dallo stesso Shigeru Mizuki, quindi più fonti di seconda mano, ma comunque era un modo di avere racconti differenti per il medesimo mondo del folklore giapponese.
Quando faccio una ricerca, avere più descrizioni per un singolo personaggio, può tornare utile.
Il prezzo non è popolarissimo, 25 euro, moltiplicato per tre titoli fa un importo non basso, consiglio l'opzione sconti oppure farseli regalare da tre persone differenti  ^_^
Sfogliandolo resta il dubbio, rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni", che questi siano assai commerciali, un po' "acchiappa fanatici del Giappone", coloro i quali si prendono tutto senza discernere bene dal valore dello scritto, ma magari sbaglio. Comunque li ho presi, forse faccio parte pure io della categoria  T_T




Chiaramente i soggetti sono differenti, e qui sopra inserisco l'indice alfabetico di quelli presenti nel libro.
Rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni" questi della Niuniu contemplano l'indice in ordine alfabetico degli yokai presenti, piccola cosa, ma non ti devi sfogliare tutto un libro per cercare un nome...
Ogni spirito/mostro presenta la pagina sinistra con la sua descrizione, nella pagina di destra il suo disegno.
Nella descrizione possono esserci varie voci, non sempre presenti tra un soggetto e l'altro:
significato del nome; altri nomi; habitat; dieta; aspetto; comportamento; interazioni; leggende; origine; forme alternative






Il dubbio che la casa editrice abbia lanciato l'esca dei libri per i "fissati" del Giappone direi che è confermata dal pieghevole di quattro pagine che ho trovato in questo titolo.
Per i miei interessi gli unici tre che avrei potuto mai comprare sono questi dedicati ai fantasmi, spiriti, demoni e mostri nipponici.
Un particolare che non avevo notato nella precedente recensione riguarda due righe di pagina 3, in cui l'autore riporta tutti i nomi e cognomi (non italiani) di coloro che contribuirono al crowdfunding per poter pubblicare i tre libri.
Non conosco bene lo strumento del crowdfunding, ma di solito sono auto produzioni, mentre in Italia i tre libri sono stati pubblicati da una casa editrice che mette in commercio altri 15 libri sul Giappone di argomenti vari. Spero che, nel caso l'autore sia rientrato un pochino della spesa economica, rifonda i sostenitori anglosassoni(?) del contributo iniziale   ^_^

martedì 22 giugno 2021

Yokai, la parata notturna dei 100 demoni



TITOLO: Yokai, la parata notturna dei 100 demoni
AUTORE: Matthew Meyer
CASA EDITRICE: Nuinui
PAGINE: 223
COSTO: 24,90€
ANNO: 2020
FORMATO: 27 cm x 20 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9782889354221



Quando questo titolo era diventato disponibile online, assieme ai suoi due gemelli con cui forma un trittico a tema spiriti nipponici, lo avevo notato, ma non poter sfogliare un libro è un rischio per l'acquisto. Puoi ritrovarti materiale che non ti interessa o addirittura brutto, e durante questa pandemia con gli spostamenti ridotti all'osso, mi è capitato più di una volta, oppure non dai fiducia ad una copertina che sembrava invitante, ma che alla fine era solo una copertina.
In questo caso sbaglia a non compare il libro on line, in quanto, una volta sfogliatolo, ne ho apprezzato il grande formato e le belle tavole disegnate.
Premetto che io non sono un fan sfegatato del folklore nipponico, i tre libri di Shigeru Mizuki pubblicati dalla "Kappa Edizioni" mi sarebbero potuti anche bastare per eventuali mie ricerche:

Quello che ho trovato in più è stato il formato grande e le tavole a colori, qualche volta l'occhio vuole la sua parte.
Forse la fonte anglosassone, rispetto ai libri strettamente giapponesi sopra linkati, è un minus, dato che l'autore ha preso spunto da altri scritti in inglese e dallo stesso Shigeru Mizuki, quindi più fonti di seconda mano, ma comunque era un modo di avere racconti differenti per il medesimo mondo del folklore giapponese.
Quando faccio una ricerca, avere più descrizioni per un singolo personaggio, può tornare utile.
Il prezzo non è popolarissimo, 25 euro, moltiplicato per tre titoli fa un importo non basso, consiglio l'opzione sconti oppure farseli regalare da tre persone differenti  ^_^
Sfogliandolo resta il dubbio, rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni", che questi siano assai commerciali, un po' "acchiappa fanatici del Giappone", coloro i quali si prendono tutto senza discernere bene dal valore dello scritto, ma magari sbaglio. Comunque io li ho presi, forse faccio parte pure io della categoria  T_T


Rispetto ai tre libri della "Kappa Edizioni" questi della Niuniu contemplano l'indice in ordine alfabetico degli yokai presenti, piccola cosa, ma non ti devi sfogliare tutto un libro per cercare un nome...
Come si può vedere qui sotto, dove ho inserito la pagina del primo yokai, ogni spirito/mostro presenta la pagina sinistra con la sua descrizione, nella pagina di destra il suo disegno.
Nella descrizione possono esserci varie voci, non sempre presenti tra un soggetto e l'altro:
significato del nome; altri nomi; habitat; dieta; aspetto; comportamento; interazioni; leggende; origine; forme alternative

domenica 20 giugno 2021

Alma Giochi - Catalogo nuova produzione giochi di società (1970/71?)


Un lettore (o una lettrice, non è chiaro dal nome se maschio o femmina) mi ha chiesto di postare un catalogo della italianissima "Alma Giochi", tra le prime a mettere in commercio giochi di società per bambini, la cui caratteristica era che non erano pensati per ebeti...
Ho un solo gioco in scatola della "Alma Giochi", "Alta Finanza", che non ho ancora recensito, ma di cui si può vedere un'immagine (assieme ad altri articoli) al post qui sotto:

"Alta Finanza" è un gioco complesso, per il periodo, con una dotazione di pezzi molto corposa, come era prassi fino alla metà degli anni 70. Quindi le confezioni della "Alma Giochi" non erano banali tombole o giochi dell'oca, ma creavano un mondo ludico in cui il bambino si poteva immedesimare per un paio di ore.
Quella sopra è solo una mia intuizione, in quanto non ho mai giocato ad un gioco di società di questa azienda quando ero bambino, visto che erano già poco reperibili, è, però, confermata dallo scritto qui sotto, con cui gli autori si presentavano ai genitori.


Il promo della "Alma Giochi" prometteva la partecipazione anche degli adulti, sinceramente, a parte mia mamma che giocava con me quando poteva, non ho mai visto altri grandi prendere parte ad un gioco in scatola. Comunque, se li vedevi giocare ad un gioco in scatola, non era mai per piacere personale, ma per dovere genitoriale  :]
Per gli adulti di allora l'unico gioco con cui cimentarsi erano le carte da gioco, che fosse scopone scientifico, briscola o scala 40, magari gli scacchi o la dama, ma i giochi in scatola oppure in seguito i videogiochi erano oggetti di un altro pianeta. Non erano proprio abituati ad usarli, tranne nel caso in cui essi stessi da bambini vi avessero giocato, ma qui entrava in gioco, è proprio il caso di scriverlo, il livello economico della famiglia. 
Un adulto dei primi anni 70, annata di questo catalogo, era bambino prima e durante la seconda guerra mondiale, e l'Italia non era una nazione così ricca da permettere ai bambini di allora di giocare a giochi in scatola... non eravamo gli Usa.
Di certo altri lettori/lettrici avranno avuto adulti attorno a loro che giocavano con piacere ai giochi di società, nella mia esperienza e in quella dei miei compagni di cortile/scuola i grandi non si impegnavano in queste attività ludiche per bambini.
In questo i "grandi" sono migliorati, giocano e guardano i cartoni animati e film di fantascienza assieme ai più piccoli o con i coetanei, non sono più gli adulti barbosi che ci ricordiamo. 
Essere cresciuti con "Guerre Stellari", con i fumetti della Marvel, con i videogiochi e, soprattutto, con i cartoni animati giapponesi, li/ci ha resi migliori, a mio avviso   ^_^


Come si può apprezzare dall'immagine qua sopra e dal breve commenti al gioco, "Alta Finanza"  era ludicamente impegnativo.
Inutile precisare che, salvo colpi di fortuna, come ho avuto io con "Alta Finanza", i prezzi delle confezioni della "Alma Giochi" sono parecchio alti, sia perché sono vecchi sia perché essendo dotati di molti pezzi, è difficile trovarli completi.
Non commenterò ulteriormente alcun gioco essendo tutti per me sconosciuti.

sabato 19 giugno 2021

"Star Blazers ... sos ... ai lanceri dello spazio" - Mondadori Giochi (1980) + prima trasmissione di "Star Blazers sulla "Svizzera Italiana" da "Gazzetta Ticinese" del 13 novembre 1980


Gioco in scatola mai visto da nessuna parte in quel periodo, ma neppure sul web, mi ha sorpreso esistesse. "Star Blazers" mi piaceva molto, ma non lo riuscì a seguire mai continuativamente, troppe cose da vedere   ^_^
La confezione è datata 1980, considerando che venne mandata in onda per la prima volta nel novembre 1980, direi che il gioco venne pensato e messo in vendita per la notorietà acquisita sul canale estero della Svizzera italiana, ma è una mia ipotesi.
Leggendo il regolamento la trama dell'anime non solo venne rispettata, a differenza di tanti altri giochi in scatola ispirati ai cartoni animati giapponesi, ma trasposta in un meccanismo ludico che rappresentava al meglio la missione della Yamato: 
raggiungere il pianeta Iskandar e tornare sulla Terra entro un anno, i combattimenti erano secondari, necessari solo per il compimento della missione primaria.

E come nel cartone anche nel gioco in scatola il tempo scorre, tenuto in settimane (ergo 52, ma in 26 mosse massimo), la Yamato, affiancata da due navi spaziali (unica modifica della trama animata), deve arrivare dall'altra parte del tabellone, evitare le tre ammiraglie spaziali di Gamilon e tornare sul pianeta natio morente prima che la vita su di esso scompaia. 
Chi impersonava Gamilon, invece, aveva come compito di impedire la missione della Yamato.
Due tipologie di armi (non con munizioni infinite) a disposizione dei due schieramenti, che permettevano strategie di gioco differenti.
Tabellone con zone non attraversabili (asteroidi) e zone che permettevano di accorciare il percorso (limite della quarta dimensione). 
Regolamento quasi del tutto chiaro, solo un paio di punti non immediatamente comprensibili.
Tra l'altro la Yamato era presente con un profilo di plastica su cui venivano incolla ti i due adesivi, la nave era lei, solo gialla. In tanti altri giochi i segnali erano desolatamente anonimi...
Pur non avendoci mai giocato direi che fosse un bel gioco in scatola.

Edit del 20 giugno 2021:
Avevo dimenticato di linkare un sito in lingua inglese in cui sono riportati sia questo gioco della Mondadori che quello nipponico:



Tra l'altro il giudizio sul gioco italiano non è entusiasmante, si vede che gli estensori sono più fan di me dell'anime  ^_^




La prima visone di "Star Blazers" venne effettuata dal canale della Svizzera Italiana dal novembre 1980. La fonte qui sopra proviene dalla "Gazzetta Ticinese":

Per il primo episodio non è specificato fosse l'inizio della serie, ma il giorno dopo è precisato essere il "2. episodio", quindi direi che non ci sia dubbio che la serie cominciò giovedì 13 novembre 1980 alle ore 18,50 che è giusto l'orario in cui ricordo che la vedevo.
Il problema era che in quella fascia c'era l'inferno di cartoni animati giapponesi trasmessi su millemila canali diversi contemporaneamente  ^_^



Il tabellone è diviso in esagoni, molto moderno per il periodo, in alto ci sono i numeri delle settimane che segnano lo scorrere del tempo, su cui posizionare e spostare ad ogni turno il segnalino con il pianeta, che forse rappresenta una Terra pulita/inquinata.
In alto a destra la partenza delle forze terrestri, con a capo la Yamato (più due vascelli di supporto).
In alto a sinistra Gamilon (scritto Gamilus) con i tre esagoni da cui partono le tre navi spaziali del Supremo Desslock..
In basso a sinistra il pianeta Iskandar (scritto Iskadal), in mezzo l'infinito spazio siderale.
Mi pare di notare che i colori e i disegni del tabellone che vogliono riproporci l'universo siano stati scelti per assomigliare a ciò che si vedeva nel cartone.

lunedì 14 giugno 2021

"Il robot contro i rettili" - "La Sicilia" 27 aprile 1980 + Space e Getta g Robot su "Antenna Sicilia" dal 28 aprile al 17 ottobre 1980

Dopo essere riuscito a ricostruire la programmazione di Jeeg su "Telelibertà" dal 9 aprile 1979 ho riesumato quella delle due serie "Space e Getta G Robot" mandate in onda su "Antenna Sicilia dal 28 aprile 1980.
In entrambi i casi la possibilità di leggere i titoli delle singole puntate è dovuta al fatto che l'editore del quotidiano era anche proprietario dell'emittente locale privata, quindi era interessato a informare meglio i propri lettori su cosa venisse trasmesso.
Mentre per quanto riguarda Jeeg l'emittente piacentina fu molto precisa sia sulla titolazione delle singole puntate che sulla cronologia degli episodi, non generando confusione nei piccoli telespettatori, "Antenna Sicilia" per "Space" e Getta G" Robot fece un casino immane...   ^_^
Chiaramente le due serie in questione furono tra le più problematiche, in quanto non vennero mai doppiate e trasmesse completamente in Italia, generando di per sé un enorme caos, ma l'emittente privata catanese fece del proprio meglio per incasinare il tutto ancor di più  :]
Io per primo abbandonai la visione delle due serie (mi pare trasmesse da Telecity) in quanto non ci capivo nulla, oltre al fatto che il segnale della tv locale era abbastanza scarso, ergo quando intuivo che l'ordine cronologico era mancante di qualche episodio, avevo il dubbio di averli persi per il canale che talvolta non si captava...
Preciso che le due serie del Jetta sono tra le poco che non ho ancora rivisto da adulto.
Io immagino quei poveri coetanei siciliani cercare di districarsi nel dedalo di repliche, puntate saltate, puntate mai trasmesse, serie interrotte, serie ricominciate, serie ricominciate da episodi a caso, ordine delle puntate a caso. Il tutto moltiplicato per due distinte serie, come erano lo "Space Robot" e il Getta Robot"...
Il 27 aprile 1980 nella pagina degli spettacoli de "La Sicilia" si poteva leggere l'anteprima della nuova serie animata giapponese trasmessa da "Antenna Sicilia": "Space Robot"!!!

Solo che nell'immagina c'è il trio robotico del Getta Robot, già iniziavamo male... l'autore del trafiletto indica la serie animata come telefilm o film, vabbè, poco male. Solo che l'ambientazione non era per nulla spaziale, era terrestrissima, anzi, il nemico proveniva pure dal sottosuolo  :]
Un'altra dimostrazione del fatto che le tv locali spesso non sapevano bene neppure cosa mandassero in onda, specialmente in tema di animazione nipponica, lo si capisce dall'annuncio che le puntate trasmesse sarebbero state 10... chissà, forse comprarono un primo blocco di 10 episodi.
La sinossi della serie per quanto riguarda i buoni è corretta, curioso che il nome dell'imperatore del regno dei dinosauri venga riportato col nome originale corretto, cioè Goru, e non con il nome dell'adattamento italico, cioè Gol.
Il post, però, ha il suo fulcro su quale modo vennero messe in onda cronologicamente le due serie.





Partiamo dal titolo della serie, che nella prima puntata del 28 aprile non viene chiamata "Space Robot", che è il nome che ascoltavamo nella sigla, ma "Jetta Robot". Ne consegue che quando il 9 giugno inizia la prima puntata della seconda serie e il titolo resta il medesimo, immagino cambiando la sigla, inizia il caos, che prosegue il 16 luglio, quando i bambini siciliani potevano leggere il titolo di una nuova serie robotica, "Space Robot", che altri non era che quella trasmessa il 28 aprile, tra l'altro dal 13esimo episodio...

Non potendo fare affidamento sul nome della serie presente sul quotidiano per individuare se questa fosse la prima o la seconda, mi sono concentrato sul titolo dei singoli episodi. 
Quindi ho calendarizzato le due serie in base al titolo della singola puntata, e ne viene fuori un guazzabuglio incredibile  ^_^
I titoli che ho riportato sui calendari dei vari mesi sono quelli che si possono leggere sul quotidiano, che, rispetto al post su Jeeg, non mostro con un collage di scan della pagina degli spettacoli, perché sarebbe stato un lavoro troppo lungo, visto il dipanarsi infinto delle due serie. 
Comunque la titolazione è quella che si può vedere sopra: 
titolo della serie; tipologia del programma; titolo della puntata.

Non è mai presente, rispetto a quello che capitò con Jeeg sul quotidiano "Libertà", il numero del singolo episodio, che quindi ho recuperato dal web.
Ok, le prime tre puntate di fine aprile 1980 sono in ordine corretto.
Da notare sempre gli orari, che spesso cambiavano, prassi assai detestabile, in quanto perdersi 5 o 10 minuti di un cartone che ne dura 20 in tutto, faceva abbastanza incavolare...
Dopo i calendari ho inserito un riepilogo per entrambe le serie su quante volte venne trasmessa ogni singola puntata, comprese quelle che non lo furono mai.

venerdì 11 giugno 2021

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 (aggiornato al 10 giugno 2021)

Era da fine settembre 2019 che non aggiornavo il grafico con la distribuzione mensile degli articoli sugli anime. In mezzo ci sono stati due mini aggiunte di articoli (28 in totale) più quella corposa di ieri (77 articoli). Ho aggiunto quindi i grafici dei precedenti aggiornamenti (con il link al relativo post), in modo da avere una visualizzazione di come è cresciuta la mia ricerca degli scritti sui cartoni animati giapponesi. Per questa rappresentazione grafica mi sono concentrato solo sui cinque anni più importanti per l'animazione giapponese in Italia, cioè dal gennaio 1978 al dicembre 1982, prima e dopo gli articoli furono molto pochi, basta consultare l'indice dell'Emeroteca Anime. Infatti in questi 60 mesi su cui mi focalizzo graficamente si sommano 1065 articoli dei 1143 totali.

Confrontando i due ultimi grafici (sopra e sotto), a parte il mostruoso aprile 1980 con 128(!!!) articoli che si incrementa di 7 unità, i mesi con oltre 40 articoli (in verde) passano da 2 a 3, i mesi con almeno 30 articoli (in rosso) restano 3, i mesi con almeno 20 articoli (in nero) passano da 10 a 12, i mesi con più di 10 articoli (in fuxia) passano da 21 a 27 articoli.

Si è finalmente colmata la lacuna del marzo 1978, che non vedeva alcun articolo della carta stampata, finalmente ne ho trovato uno con una anteprima su "Atlas Ufo Robot", quindi non piccolezze  :] 

giovedì 10 giugno 2021

Aggiornamento sostanzioso quasi post-Covid (77 articoli) del 10 giugno 2021 all'indice dell'Emeroteca Anime

A distanza di sei mesi riaggiorno l'indice dell'Emeroteca Anime con un numero corposo di articoli, ben 77, nonostante resti ancora non fattibile recarsi nelle emeroteca per i vari vincoli causati dal Covid.
Un numero così alto di articoli è dovuto fondamentalmente a due testate: 
"Libertà" (suggerita da Massima Nicora, che ringrazio di nuovo) e "La Sicilia"

La particolarità di questi due quotidiani, che va a nozze con la mia ricerca sull'animazione televisiva giapponese, è che gli editori possedevano anche una emittente tv privata. 
Nel caso del quotidiano "Libertà" l'editore era il medesimo di "Telelibertà, ne parlo in questo post:

Per quanto riguarda il quotidiano "La Sicilia", che trattava (come il quotidiano "Libertà) sia di politica interna che di esteri ed economia, e quindi era un quotidiano che non si occupava solo della cronaca locale, l'editore era proprietario di "Antenna Sicilia".
Chiaramente i due editori e di conseguenza le redazioni della pagina degli spettacoli tenevano molto informati i loro lettori sulla programmazione di Telelibertà ed Antenna Sicilia, anche per quanto riguarda i cartoni animati giapponesi   ^_^
Ho poi trovato altre sette nuove testate, oltre ai due quotidiani di cui sopra, che pubblicarono articoli inerenti gli anime,. Ad oggi (salvo errori  di conteggio) sono arrivato al numero abbastanza impressionante di 143 tra quotidiani, settimanali, mensili, trimestrali etc. etc. che dedicarono almeno un articolo ai cartoni animati giapponesi.
Le nuove testate:
"Bianco  e nero"; "EDAV educazione audiovisiva"; "Cinema in casa, la rivista del cineamatore"; "Donna e società, rivista trimestrale di ricerca e di documentazione"; "Audiovisivi"; "Grande enciclopedia della fantascienza".

Piccola chiosa sull'ultima, la "Grande enciclopedia della fantascienza", che in realtà era una dispensa settimanale, non proprio una testata, un po' come il "Dizionario dei film", solo che non sono in mia disponibilità tutti i volumi, ergo ho preferito inserire i due singoli scritti. Tra l'altro, mentre il "Dizionario dei film" riportava solo sinossi con brevissimi commenti, quelli presenti nella "Grande enciclopedia della fantascienza" sono proprio articoli in cui si commentano le polemiche contro l'animazione giapponese. Quindi il clamore dello scontro sulla carta stampata (e non solo) finì pure su una pubblicazione a dispense, una enciclopedia sulla fantascienza, meritava d'essere inserita dell'indice dell'Emeroteca Anime.
Consultando l'indice completo dell'Emeroteca Anime si potranno trovare ben 1143 articoli, in cui sono presenti anche lettere alla redazione o citazioni, se inserite in articoli di approfondimento sulla televisione. All'inizio della mia ricerca non avrei mai pensato di trovarne così tanti, ma ora sono conscio che la ricerca sarebbe pressoché infinita, limitata solo dalla disponibilità delle fonti. Per esempio delle emeroteche di Firenze sarebbero disponibili numerose testate introvabili, ma dovrei starci almeno una settimana per consultarle tutte. Mi accontenterei che le emeroteche di Milano rendessero fruibile il materiale che hanno nei loro magazzini, e che tengono lì ad ammuffire...


I 77 articoli di questa infornata:

martedì 8 giugno 2021

"Dizionario dei film - Tutto il cinema di tutti i Paese" - 4 volumi della Rusconi Editore (1980): le schede sui film d'animazione giapponese


Nel 1980 la "Rusconi Editore" pubblicò un'opera sui film abbastanza mastodontica per il periodo, anche in considerazione del fatto che non esisteva il web, ergo o carta o zero informazioni   ^_^
Solo che la carta resta (quasi sempre) il web evapora...
I quattro volumi sono a cura di Pino Farinottti, quindi questa fu la prima edizione dei suoi famosi dizionari dei film, chiaramente non la scrisse da solo, in fondo al post ci sono i nomi di tutti coloro che vi collaborarono.
A me, come sempre, interessa in quale modo era valutata l'animazione giapponese, in un 1980 che aveva visto scoppiare le polemiche contro i cartoni animati giapponesi televisivi.
Non è che mi aspettassi sinossi e commenti particolarmente lunghi o benevoli, che erano riservati giustamente a titoli ben più famosi, però è sempre istruttivo capire come fossero stati considerati i 26 film che furono recensiti. 
I 26 lungometraggi animati nipponici presenti nei 4 volumi non sono la totalità di quelli che arrivarono nelle sale cinematografiche italiane dagli anni 60 al 1980, ma comunque ne mancano pochi, direi (a memoria) "Ali Babà e i quaranta ladroni", il film di Capitan Harlock, "La leggenda del serpente bianco" (mancanza grave...), forse "L'incrociatore spaziale Yamato", ma probabilmente quest'ultimo venne presentato ad alcuni festival di film senza passare per le sale cinematografiche.
Si possono consultare altri due miei post per avere una panoramica del periodo al cinema, anche per capire che di spettatori ne ebbero, magari più di tanti altri film:


Anche se forse questa non è espressamente della saggistica, inserisco il "Dizionario dei film" nella "Pre-saggistica sugli anime dal 1978 ai primi anni 90", visto che ne trattava in libri.
Ad oggi ho recuperato 27 titoli che si occuparono di animazione giapponese, altri ne ho e alcuni titoli li sto ancora cercando, non avrei mai detto che i cartoni animati giapponesi avessero attirato tanta attenzioni sui libri. Probabilmente l'interesse di quotidiani, settimanali, mensili, stampa specializzata varia fu così alta, che giocoforza si riverberò anche nella saggistica.





Ma quale era il tono verso l'animazione giapponese?
Prendo ad esempio un film di fantascienza giapponese arrivato nelle sale italiane con l'orrido titolo di "Il ritorno di Diavolik":
"In seguito queste storie saranno realizzate a cartoni animati e, trasmesse in televisione, otterranno successo strepitoso"

Senza saperlo ci avevano azzeccato alla grande, visto che Diavolik non era altri che Fantaman!  ^_^
I comenti sui film animati nipponici erano quelli classici che si potevano leggere sulla carta stampata:
noioso, ripetitivo, lacrimoso.
L'arrivo degli anime era sempre "invasione, sommerso, ondata"   :]

Si potrà notare che nessuno dei 26 film animati giapponesi si meritò una terza stella, 25 film hanno due stelle ed uno addirittura una sola stella. Questo era il valore del giudizio:
"Un asterisco (stella) indica quei film il cui standard è nettamente sotto la media.
Due asterischi (stelle) significa che il film non è bello ma comunque lo si può guardare e, forse, divertirsi."

Per gli estensori della critica non c'era neppure un film di "ottimo livello", cioè da tre stelle, erano tutti nettamente sotto la media o non belli...
Purtroppo per chi appioppò a "La grande avventura del piccolo principe Valiant" di Isao Takahato solo due stelle resta la figuraccia di non aver minimamente compreso che quello fu il primo film d'animazione non dedicato espressamente ai bambini.
Inutile dire che per i film d'animazione della Disney i giudizi furono migliori, considerati "autorevoli modelli" per l'animazione giapponese (cosa anche vera).



Almeno le sinossi erano corrette?
Non è che si potesse pretendere che gli autori si fossero andati a vedere migliaia di film, ai tempi sarebbe stato impossibile, ma magari chiedere ad un bambino non sarebbe stata una cattiva idea  ^_^
Probabile che si affidarono anche alle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche" linkata sopra.
Belli i soliti registi con nomi a caso.

lunedì 7 giugno 2021

Toys - 100 years of all american toy ads


TITOLO: Toys - 100 years of all american toy ads
AUTORE: Jim Heimann e Steven Heller
CASA EDITRICE: Tashen
PAGINE: 528
COSTO: 30€
ANNO: 2021
FORMATO: 26 cm X 20 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9783836566551



Tornando a frequentare la classica libreria si scoprono libri che magari online non si sarebbero comprati, evitando l'acquisto compulsivo  :]
Devo dire che i primi 40 dei 100 anni di pubblicità di giocattoli mostrati nel catologone Tashen non erano interessantissimi, se non per il fatto che comprendevi quanto ricca fosse già in quella prima metà del 900 la società statunitense. Chiaramente i ricchi hanno sempre comprato giocattoli ai figli, ma potevano benissimo servirsi da artigiani o da negozi che vendevano solo alle élite, la presenza di pubblicità implica una vendita più allargata, quindi una ricchezza più spalmata su tutta la popolazione.
In Italia eravamo così poveri da seminare la popolazione in tutto il mondo, certo le famiglie di allora non si mettevano a spendere soldi in giocattoli...
Quindi, anche se fino agli anni 60 le immagini mi dicevano poco, sono state istruttive, ma dagli anni 60/70 in poi ho trovato numerose chicche, alcune delle quali le si possono ammirare in questo post.
Di norma non sono molto incline a comprare i libri della Tashen, specialmente se sono multilingue e non c'è l'italiano, come questo... probabilmente il fatto che fossi andato in libreria per altri tre titoli e che nessuno di questo fosse disponibile, mi ha fatto virare sull'acquisto compulsivo...
Non è comunque la prima volta che mi occupo di giocattoli non italiani:

Di tutti quelli linkati qui sopra mi colpirono in assoluto di più i due libricini "Children's Advertising in the Showa Era", pieni di giocattoli e non solo che noi in Italia ci sognavamo, uno spettacolo per gli occhi, che i due post illustrano solo in parte.

Non comprendo (sinceramente) il perché per l'indice del libro siano stati scelti i Masters, c'era Big Jim...


RUBBER MASK 1948

In precedente post avevo trovato una pubblicità su delle maschere di gomma presenti in una rivista di fantascienza del 1979, pensavo fosse qualcosa di unico ed originale, invece negli Usa pare fosse un articolo preesistente, fina dal 1948!!!

domenica 6 giugno 2021

Manga "Shingo Tamai - Arrivano i Superboys" n° 1 (Dynit)


Come si sarà notato raramente mi concentro su materiale nuovo, fanno eccezione la saggistica e in qualche caso i DVD, o Shingo Tamai  ^_^
I siti che recensiscono novità manga non mancano, e di certo tutti quelli che ne scrivono sono più ferrati di me in materia, ma il primo numero (di 6 totali) dei "Superboys" non potevo esimermi dal commentarlo, non dopo aver recensito per immagini tutte le 52 puntate dell'anime!



Inizialmente volevo riportare come e in che punto il manga e l'anime differissero, ma sarebbe stato uno spoilerare continuo del fumetto... anche perché certe scene della serie televisiva compaiono prima rispetto all'edizione cartacea, altre dopo, sarebbe venuto fuori solo un guazzabuglio, più di quelli che faccio normalmente   :]
Anche rivelare in che punto si conclude questo primo numero mi è sembrato rovinare la sorpresa a chi è intenzionato ad acquistarlo.
Dopo aver visto (e recensito) 52 episodi adattati e doppiati molto a caso, con la scusante che ai tempi nulla si conosceva di questi prodotti nipponici, volevo leggere i veri dialoghi, capire la vera atmosfera della storia. 
Comprendere se nella "Scuola Prefetturale Shinsei" inaugurata nel 1967 (che è quindi l'anno in cui si svolge tutto) vigeva la legge del più forte, dove i bulli come Shingo ed Ohira avevano la meglio sugli studenti più miti. 
Scoprire eventuali differenza rispetto all'anime, magari nel linguaggio degli studenti, ma anche capire meglio le dinamiche tra i vari personaggi.
La serie animata meriterebbe una edizione ufficiale, preferibilmente con i sottotitoli fedeli ai dialoghi originali, ma visto che dubito verrà mai messa in commercio (a quanti interesserebbe?), l'unica possibilità di sciogliere tutti questi miei dubbi è il manga.
In questo post e nei successivi mi limiterò mostrare le differenze grafiche tra i personaggi dell'anime e quelli del manga, che in alcuni casi differiscono parecchio.
Poi, magari, ogni tanto metterò qualche curiosità, tipo quella sotto. 



Nel vedere l'anime mi chiedevo quale fosse la traduzione dell'insegna del ristorante dei genitori adottivi di Shingo, il manga ne riporta il significato, ma gli ideogrammi non sono proprio i medesimi tra manga ed anime.

Edit dell'8 giugno 2021
Mi è stato spiegato che in entrambi i cartelli (manga ed anime) vi è scritta la medesima cosa:
solo che nel manga è scritto con caratteri "tipografici" mentre nell'anime è scritto "imitando" una bella calligrafia a mano.
Inoltre l'ultimo ideogramma nel manga è un kanji 


In questo caso la lettura  è "shi".

Mentre nell'anime è l'hiragana "shi"


Varia la grafia.
Ringrazio Valentina ed Andrea per aver fugato il mio dubbio  



Superfluo dire che ogni ideogramma presente nelle tavole del manga è tradotto.

sabato 5 giugno 2021

"Future, the magazine of science adventure" (rivista di fantascienza statunitense) - numeri gennaio (7) - febbraio (8) - marzo (9) 1979


Con questi tre numeri concludo, per esaurimento materiale, la panoramica sui primi nove numeri (gennaio 1978/marzo 1979) della rivista statunitense "Future, the magazine of science adventure":


Come per gli altri due post ho scelto un po' arbitrariamente il materiale da mostrare, ma ho comunque inserito il sommario di ogni numero.
Ribadisco ciò che ho già scritto precedentemente, cioè che l'editoria di fantascienza statunitense era di vedute molto più larghe rispetto a quella italiana, che nelle sue pubblicazioni del medesimo periodo un po' schifava la fantascienza televisiva e quella cinematografica giapponese, per non parlare dei cartoni animati giapponese mai considerati, eppure era tutta fantascienza!
Sfogliando e leggendo a distanza di tanti anni riviste di fantascienza italiane mi è paso che fossero parecchio snob, esisteva solo la fantascienza "alta"... telefilm e cartoni animati erano così di scarso valore da non essere neppure prese in considerazione...
Negli Usa, invece, assieme ad articoli su autori ed illustratori importanti, c'era anche l'articolo sul telefilm di Buck Roger (molto lungo), Galactica e pure sul giapponesissimo film "Message from Space", da noi purtroppo mai arrivato...
Chiaramente, visto l'anno, si dava largo spazio al film di Superman, ma si annunciavano già i sequel!!!   ^_^
Ad averne le capacità di lettura penso troverei particolarmente interessante l'articolo sui giochi di guerra simulati fatti con fucili a raggi e corpetti riceventi, che immagino nel 1979 fosse una novità.
Nel numero di febbraio 1979 c'è uno scritto di ben sei pagine a firma Luigi Cozzi!

Buona lettura per chi potrà   :]

Da un film che si dimostrò tanto deludente, visto che aveva l'ardire di rivaleggiare con "Guerre Stellari", nacque una serie tv mitica, Meteora e Fantasma restano ancora oggi insuperati   ^_^

mercoledì 2 giugno 2021

Megaloman (1979) - puntata 27

 


Proprio nella precedente puntata avevo sentenziato che in Megaloman i combattimenti si svolgevano in campagna, comunque non in piena città, probabilmente per un discorso di riduzione dei costi inerente alla distruzione dei modellini degli edifici. 
Infatti nel 27esimo episodio lo scontro è tutto tra i palazzi!
Non solo, largo spazio viene dato ai modellini, sia come location (case, edifici, strade, arredamenti cittadini etc. etc.) che in quanto ad aerei e carrarmati. 
Il kaiju di turno verrà affrontato per una corposa parte dello scontro solo dalle forze militari nipponiche, in quanto Megaloman sarà messo momentaneamente fuori combattimento.
Ho notato un particolare che immagino ci fosse fin dalla prima puntata, cioè in che modo venivano allestiti i modellini del centro abitato. 



Prima annotazione: bidoni ovunque!
Lo si nota solo fermando l'immagine, ma quasi in ogni scenario ci sono dei bidoni!
Si vede che erano facili da preparare, oppure erano avanzati chissà da quale precedente produzione. 
Il problema è che sono troppo grandi!
Nel riquadro in basso a sinistra si vede un camion con di fianco dei bidoni, che sono più grandi del camioncino.



Seconda annotazione: per creare nuove location spostavano i vari modellini, tipo Lego o Playmobil.
Nelle due immagini qui sopra si vede uno stabile con l'insegna rossa, ma tutto attorno cambia lo scenario, tranne che per gli immancabili bidoni   ^_^
L'immagine di sinistra e di destra sono di momenti differenti della puntata.
Questo fatto, a mio avviso, è indice di grossa professionalità da parte della produzione. Infatti ai tempi nessuno aveva uno strumento casalingo come il videoregistratore per eseguire un fermo immagine delle scene e valutare come era strutturata la location. Nessuno si sarebbe mai accorto che attorno al locale con l'insegna rossa era tutto uguale in entrambe le scene, ma si vede che gli incaricati delle riprese ci tenevano a variare il paesaggio.
Inoltre la medesima scena veniva ripresa da un paio di cineprese, in modo da riutilizzarla almeno due volte nel medesimo episodio, lo si può notare nel momento in cui Megaloman viene scagliato sopra un palazzo, che si frantuma sotto il suo peso.