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giovedì 29 novembre 2018

"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 1 (10 settembre 1979)



Il titolo della pubblicazione giapponese l'ho tradotto con il traduttore di Google da un sito giapponese che la vendeva, ovviamente non posso essere certo che sia corretta, a parte il "n° 15"  ^_^
L'anno di pubblicazione mi è oscuro... 
Ringrazio Valentina ed Andrea per avermi tradotto il titolo e rivelato la data di pubblicazione  :]

Come mi è capitato di scrivere negli altri post riguardanti "Conan il ragazzo del futuro", di materiale in italiano non ne esiste, o io non ne ho mai trovato, quindi solo i ragazzini nipponici potevano godere di queste pagine sul nostro eroe dai ditini dei piedi prensili.
Ok, non ci si capisce una mazza, però le immagini sono bellissime  :]
La seconda considerazione è che l'editoria giapponese indirizzata ai giovani e giovanissimi, era avanti un miliardo di anni luce rispetto a quella italica, che pubblicava quasi sempre prodotti di qualità e contenuti scarsissimi...
Guardando queste riviste, art book etc etc, si vede quanto fossero pensate per i giovani fan della serie, sono strapiene di notizie, sia sulla trama che sui disegnatori e doppiatori.
Mica come quelle ciofecazze che in gran parte propinavano a noi... averla avuto una pubblicazione così in Italia quando venne trasmesso Conan...
Essendo presenti 120 e passa pagine, ho deciso di scaglionare la recensione in tre o quattro parti.
Spero che qualcuno che conosca il giapponese ne possa trarre qualche info maggiore  ;)

In apertura ci sono sempre delle doppie (o triple) pagine con una scena importante, tipo quella del "Fantastic Pin Up", dove Conan s appresta a volare con Lana.



Che dire della stupenda mappa a colori con i viaggi di Conan?
I numeri li ho aggiunti io, spero di non aver cannato, sarebbe grave...




La mappa originale.

martedì 27 novembre 2018

"Aliens - Rivista di fantascienza" - Pubblicata dal novembre 1979 al luglio/agosto 1980 (9 numeri totali)




Non essendo un esperto di narrativa di fantascienza, né classica né più o meno recente, non conoscevo il mensile "Aliens- Rivista di fantascienza", che fu pubblicato dal novembre 1979 al luglio/agosto 1980. Ovviamente in quel periodo avevo solo 10 anni, quindi poco mi importava degli articoli che la redazione presentava, mentre oggi una pubblicazione del genere è proprio quello che ricerco per scovare nuovi articoli sugli anime.
Infatti, il breve periodo in cui fu pubblicata (novembre 79/agosto 80), è il medesimo che vide il boom delle polemiche contro i cartoni animati giapponesi:
Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 

Basta controllare le tabelle del 1979 e del 1980 nel post linkato sopra, oppure dare una scorsa all'indice dell'Emeroteca Anime, per appurare come in quei nove mesi di vita della rivista i cartoni animati giapponesi erano uno dei temi cardine dei mass-media (tolte le news realmente gravi).
Mi fa sempre impressione il numero e la varietà di testate che se ne occuparono (e nel frattempo ne ho reperire altre differenti!), e questa rivista cadeva proprio a fagiuolo!
Ma se persino "Intimità della famiglia" o Penthouse, tanto per fare due nomi di testate un pelino agli antipodi, si interessavano a Goldrake e soci, poteva mai una rivista sulla fantascienza ignorare il tema?
Si... lo ignorarono totalmente... ma proprio totalmente   ^_^
Non voglio lanciarmi in analisi troppo ardite, e che vanno ben oltre le mie capacità intellettuali, però sarebbe interessante scoprire il perché nessuno della redazione di "Aliens" pensò mai di inserirsi nel dibattito nazionale (perché fu un dibattito veramente nazionale) su quanto facessero male (o bene) i cartoni animati giapponesi.
"Aliens" avrebbe potuto, magari, dare delle informazioni su quale fosse il metodo di produzione degli anime, smentendo la bufala che venissero fatti con il computer... avrebbe potuto intervistare qualche autore giapponese, avrebbe potuto svelare i meccanismi che stavano dietro alle produzioni nipponiche, analizzarne le tematiche per vedere quale nesso ci fosse con i racconti classici di fantascienza.
Perché non fece nulla di tutto questo?
Forse perché si occupava esclusivamente di narrativa di fantascienza?
No. Sono presenti tantissimi articoli sulla fantascienza al cinema, sia per quanto riguarda film d'autore che B-Movie, ma veramente B-Movie...
Forse perché non si occupava della fantascienza in televisione?
No. Ci sono, per esempio, due articoli (gennaio 1980/aprile1980!) su come la Rai trattasse i programmi di fantascienza: film, sceneggiati, approfondimenti etc etc
E Goldrake? E Capitan Harlock? E Mazinga Z?
Non era fantascienza quella?
La cosa che mi ha colpito molto negli articoli di questa rivista è che erano vari, spaziavano da tematiche assai professionali ad articoli popolari, però sulla fantascienza veicolata dai cartoni animati giapponesi zero spaccato...
Nello scorrere le pagine dei nove numeri di cui è composta la testata mi sono appuntato le tematiche degli articoli:
fantasy (trattato spesso); fumetto di fantascienza (trattato spesso); film di fantascienza (recensioni ed anteprime); scienza; effetti speciali; autori italiani e stranieri (più anglosassoni); colonne sono dei film di fantascienza; film dell'orrore(!!!); articoli sui robot; festival di fantascienza nel mondo.

In tutto questo variegato panorama non sono MAI citati gli anime, ed una sola volta viene citato Godzilla, con un breve accenno per l'anniversario dei 25 anni dal primo film. Non c'è neppure un articolo sui tanti film di fantascienza giapponesi che si potevano vedere in televisione.




"Aliens- Rivista di fantascienza" nasceva sulle ceneri di "Robot - Rivista di fantascienza", come ben spiegato dall'editore nell'editoriale del primo numero. Vi si può leggere che lo scopo della rivista era sondare il mondo della fantascienza da svariati punti di vista, ed in parte lo si può notare dagli indici di ogni numero che mostro più sotto, però da questa notevole varietà di argomenti era esclusa la fantascienza nipponica.
Mentre, per esempio, sul numero 13 (aprile 1977) di "Robot -Rivista di fantascienza" c'era un articolo proprio sui film giapponesi di mostri (lo proporrò più avanti).

domenica 25 novembre 2018

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 6




E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

Una delle caratteristiche del libro sono le illustrazioni, che  paiono quasi foto, e che tecnicamente sono delle "incisioni". In questo sesto capitolo, dedicato più o meni a templi, con dissertazioni varie, si possono ammirare numerose  incisioni, una più bella dell'altra.
Sono poi le piccole informazioni lette qua e là a rendere questo libro così interessante, ed ognuno troverà un aspetto più curioso rispetto ad un altro. Per esempi,o dal mio punto di vista, la lettura delle righe in cui si accenna alle vicende degli eta, è stata particolarmente interessante, seppur breve.



Incredibile immaginare, se non ho travisato lo scritto, che 100 e passa anni fa in un tempio c'era già lo "store" per i turisti!!!

giovedì 22 novembre 2018

Remy n° 2 "Remy commediante", collana "Telefumetto" n° 6




 E' questo il secondo fumetto di Remi, o Remy con la "Y" finale, com'è presentato dalla collana "Telefumetto" della Epierre di Milano.
Dal punto di vista grafico il fumetto non mi dispiace per nulla, molto piacevole.
Evidentemente i disegnatori italiani si trovano più a loro agio con questo tipo di storie rispetto alle (brutte) copie dei robottoni o pirati spaziali giapponesi come Golzinga e Capitan Sherlock.

Le pubblicazioni della collana "Telefumetto":

Capitan Sherlock n° 1 "Il corsaro dello spazio", collana "Telefumetto" n° 1 - aprile 1979
Capitan Sherlock n° 2 "La riscossa di Nefera", collana "Telefumetto" n° 2 - maggio 1979
"Heidi trova un'amica", collana "Telefumetto" n° 3 - luglio/agosto 1979
Capitan Sherlock n° 3 "Viaggio su Algar", collana "Telefumetto" n° 4 - settembre 1979
Golzinga n° 1 "Il pericolo di Morlok", collana "Telefumetto" n° 5 - ottobre 1979
Remy n° 1 "Addio mamma Barberin"- supplemento al n° 5, collana "Telefumetto" - novembre 1979
Remy n° 2 "Remy commediante", collana "Telefumetto" n° 6
Remy n° 3 "Mrs. Milligan, collana", collana "Telefumetto" n° 7
Remy n° 4 "Un nuovo padrone", collana "Telefumetto" n° 8
Golzinga n° 2 "Il mago spaziale", collana "Telefumetto" n° 9 - aprile 1980
Apemia "Addio, sorella pellegrina", collana "Telefumetto" n° 10  (mai pubblicato)

La storia non presenta avvenimenti particolarmente fantasiosi, benché io non abbia letto il romanzo, quindi non posso esserne certo. Comunque procede tutto abbastanza logicamente, senza trovate alla Golzinga o alla Capitan Sherlock  ^_^



L'unica caratteristica strana che ho notato, che vale proprio e solo a titolo di curiosità, e Vitali (Vitalis in questo fumetto) in versione Giuseppe Garibaldi  ^_^
"Qui si fa il fumetto o si muore!"

Ho scannerizzato per intero la rivista, spero che a qualcuno/a possa far tornare in mente bei ricordi.

martedì 20 novembre 2018

Capire il manga, caratteristiche grafiche e narrative del fumetto giapponese




TITOLO: Capire il manga, caratteristiche grafiche e narrative del fumetto giapponese
AUTORE: Davide Sarti
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 182
COSTO: 16,5 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': sul sito della casa editrice
CODICE ISBN: 9788896133347


L'autore, anch'esso grande appassionato di manga, tanto da aver intrapreso la carriere di mangaka ed essere divenuto un traduttore di manga dal giapponese all'italiano, si pone alcune domande:
a cosa è dovuta la popolarità mondiale dei manga? Quali sono le caratteristiche grafiche e narrative che ne permettono tale successo? E' possibile catalogarle?

Erano un po' di anni che non veniva pubblicato un titolo del genere, alla fine degli anni 90 e nei primi anni 2000 erano più comuni. L'utilità di una sua lettura è molteplice. In primis l'autore conosce l'argomento di cui parla (vedi sopra), anche perché si è informato parecchio, leggendo numerosi saggi, non solo italiani. Sotto quest'ultimo aspetto potremo essere informati sui saggi non italiani più recenti che trattano del linguaggio dei manga. Infine, ma in realtà sarebbe per me l'aspetto più importante, tutto lo scritto è comprensibilissimo: divulgativo.

Tanto divulgativo che l'ho capito pure io!

Nel primo capitolo si procede con la "teoria", cioè un po' di storia sul manga, l'etimologia del termine etc etc. Tutte quelle informazioni che sono necessaria per chi si avvicina per la prima volta ad un saggio sul manga, ma che tornano utili anche a chi ne ha letto uno o più di uno.
Ho notato che sulla storia del manga, comunque riportata abbastanza velocemente, non si parla del periodo del militarismo nipponico, di come il fumetto giapponese fu arruolato in guerra. Non è una critica, solo una annotazione per eventuali interessati alla tematica.
Ci si sofferma abbastanza sul linguaggio sia del fumetto occidentale che del manga, paragonando i due stili. Infine si illustrano numerosi studi sul manga, quasi tutti non italiani.

Dal secondo capitolo si passa alla "pratica", e quindi si analizza la struttura del manga dal punto di vista grafico e narrativo:
come sono riportate le emozione; i tratti dei visi; gli sfondi; l'assenza degli sfondi; le onomatopee; i dialoghi; i silenzi; la struttura delle vignette; la trama (plot).
Ribadisco, il tutto scritto in una forma agile e senza paroloni o concetti astrusi.

lunedì 19 novembre 2018

Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni - La fonte travisata di Paolo Cucco sugli anime fatti al computer?




TITOLO: Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni
AUTORE: Giannalberto Bendazzi
CASA EDITRICE: Edizioni il Formichiere
PAGINE: 250
COSTO: 10 €
ANNO: 1978
FORMATO: 21 cm X 11 cm
REPEPRIBILITA': on line
CODICE ISBN:


Nel post precedente (qui sotto) in cui mostro il "Tv Sorrisi e Canzoni" n° 51 dal 17 al 23 dicembre 1978 c'è l'articolo di Paolo Cucco su "Atlas Ufo Robot", in cui il giornalista ribadisce che quei cartoni animati giapponesi erano fatti con l'ausilio del computer.
Fu lo stesso Cucco nell'aprile dello stesso anno ad inserire nel dibattito italico la favola degli anime fatti al computer:
TV Sorrisi e Canzoni N° 14 dal 2 al 8 aprile 1978 - "Atlas Ufo Robot" (genesi della bufala degli anime fatti al computer?), di Paolo Cucco + prima puntata di Goldrake!

Mi son sempre chiesto Paolo Cucco da quale fonte ebbe la notizia.
Perché riporta la fake news appena la serie inizia, il primo giornalista in assoluto (secondo me), e la ripresero su tutte le testate, nonostante che qualche sparuto collega si fosse occasionalmente preso la briga di smentirla, in quanto priva di un qualsivoglia collegamento con la realtà su come lavorassero le case di produzioni nipponiche, che svolgevano tutto il lavoro di disegno e colorazione a mano!
Eravamo negli anni 70, era possibile che venisse usato un fantasmagorico computer per cartoni animati a basso costo?
Era chiaramente un'informazione errata, gravemente errata, che permise ad una larga parte della stampa di criticare ancor di più i cartoni animati giapponesi. Perché, invece, quando la Disney utilizzerà la computer grafica negli anni 90, sarà motivo di sperticate lodi verso gli autori statunitensi e le loro tecnologie all'avanguardia, ma quando i giornalisti pensavano lo facessero i giapponesi negli anni 70, era causa di vergogna e sinonimo di pessima animazione   ^_^

Nel servizio del dicembre 1978 il giornalista riporta la seguente citazione dal saggio di Giannalberto Bendazzi "Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni":
"In Giappone anziché puntare sul grazioso e fondarsi sulla musica e sugli intermezzi cantati e ballati, come quello americano, il lungometraggio preferì in generale un montaggio rapidissimo, un'azione mozzafiato, la descrizione di mondi chimerici, non disdegnando la violenza.".

Una descrizione chiara e corretta di quello che catturò noi tutti.
Ho recuperato il libro in questione, e la citazione è corretta.



Apprendiamo assai tardivamente che Paolo Cucco ebbe come fonte sull'animazione giapponese il saggio di Giannalberto Bendazzi, che non si dilunga moltissimo sugli anime, solo 7 pagine su 250, ma che ai tempi era una delle poche fonti disponibili, o comunque la più recente, essendo il saggio di Bendazzi stato pubblicato proprio in quel 1978. Ergo quelle ivi contenute erano per il giornalista le informazioni più attuali.
Preciso che non ho letto tutte le 250 pagine del saggio di Bendazzi, mi sono limitato alle parti inerenti il Giappone, oltre che a scorrerlo con attenzione, cosa che mi ha permesso di individuare la parte del saggio che posso ipotizzare sia stata la fonte originaria della panzana dei cartoni animati fatti al computer.
Sia chiaro, la mia è solo un'ipotesi, ma partendo dalla considerazione che la falsa notizia sugli anime fatti al computer venne data, e sapendo che Paolo Cucco consultò questo saggio, la mia conclusione logica è che il giornalista, con uno sforzo immane di fantasia, la estrapolò senza motivo da queste righe.
Non essendo riportato il mese di pubblicazione del saggio, ho però il dubbio se Paolo Cucco ebbe già a disposizione il libro di Bendazzi per l'articolo dell'aprile 1978. Sui quotidiani ho trovato notizia del saggio solo dal novembre del 1978, però considerando che la velocità di promozione di un libro nel 1978 non poteva essere quella di oggi, non è da escludere che fosse stato pubblicato all'inizio dell'anno, oppure che Paolo Cucco ne ebbe una qualche anteprima.
E' chiaro che sto facendo delle ipotesi   ^_^

Sono quattro le parti del saggio che ho trovato funzionali alle notizie che ricerco per questo blog.
Due sono inerenti all'animazione giapponese pre e post seconda guerra mondiale, e nella parte del dopo guerra ci sono alcuni accenni agli anime che avremmo visto anche noi successivamente all'aprile 1978.
Una riguarda il crollo della qualità dell'animazione statunitense, non giapponese, ma made in Usa, da quando le produzioni vennero commissionate dalla televisione e non più dal cinema. Quindi meno soldi, un numero maggiore di minuti da produrre, con il risultato finale che la qualità crollò:
"L'animazione parziale diventò la regola, e fu anzi spinta agli estremi limiti del sopportabile. Gli animatori tentarono di risparmiare, riutilizzando di volta in volta gli stessi cicli di disegni usati in precedenza: una camminata, un movimento delle labbra.".

La quarta è inerente l'utilizzo del computer nell'animazione sperimentale statunitense. Bendazzi spiega in modo dettagliato questo aspetto, con tanto di marca dei computer, nomi degli autori e titoli dei cortometraggi.
Ed è a questo punto che ho collegato la fantasia dei cartoni animati giapponesi fatti al computer scritta da Paolo Cucco, con i cortometraggi sperimentali statunitensi fatti realmente al computer riportati nel saggio di Bendazzi.
Chissà, magari il giornalista di TV Sorrisi e Canzoni avrà pensato che se alla fine degli anni 60 gli americani usavano il computer in via sperimentale, i giapponesi con tutta la loro tecnologia miniaturizzata all'avanguardia potevano averli usati per creare così tante scene mozzafiato, innovative e tanto colorate.
E' importante specificare che Bendazzi non afferma mai che l'animazione giapponese usasse il computer, anzi, sottolinea che in Giappone avevano così tante serie da fare per la televisione che appaltavano i lavori a studi coreani, anche per abbassare i costi. Mi pare implicito che tutto il lavoro non fosse fatto al computer.

domenica 18 novembre 2018

Tv Sorrisi e Canzoni n° 51 dal 17 al 23 dicembre 1978 - "Atlas Ufo Robot Goldrake", di Paolo Cucco + 50 anni di Topolino





Questo numero di Tv Sorrisi e Canzoni con Actarus in copertina non è una novità, sul web lo si è già visto, però, considerando che i contenuti su internet hanno la brutta abitudine di non essere eterni, qualche fonte in più non credo faccia male.
E poi una copertina con Actarus che si trasforma in Goldrake fa la sua bella figura sempre   ^_^
Tra l'altro stanno uscendo proprio in questi giorni i primi cofanetti DVD/BR di "Ufo Robot Goldrake" (sono passati solo 40 anni, quasi una prima visione!), e benché sia stato anche giustamente eliminato il controverso ed errato "Atlas" dal titolo, per noi resterà sempre e comunque "Atlas Ufo Robot Goldrake", per quanto la Toei o chi per loro potrà mai fingere che non sia così:
"Atlas Ufo Robot: dal Giappone le nuove avventure spaziali di Actarus e del suo ufo robot"

In questo numero si festeggiava anche il 50esimo compleanno di Topolino, come quest'anno è il 90esimo (corsi e ricorsi storici), ma Goldrake ebbe la potenza di oscurare il diabolico topo a stelle e strisce!
Questo è un aspetto della curva di notorietà della serie robotica nipponica che non bisogna dimenticare, in quanto, in pochi mesi, Goldrake riuscì a monopolizzare l'attenzione di tutta una generazione (e qualcosa in più), tanto da relegare un articolo sul compleanno di Topolino a mero scritto riempitivo della rivista. Uno smacco che i fan adulti della Disney si sarebbero legati al dito...
Curioso l'articolo con Don Lurio e Delia Scala per la trasmissione "Che Combinazione!", che esordiva proprio domenica 17 dicembre, il cui scopo era quello di premiare gli abbonati Rai, estraendone un certo numero. Inutile dire che la mia famiglia non fu mai tra gli estratti... la parte curiosa riguarda la presenza della foto del "Libretto di iscrizione alla televisione", cioè il canone Rai.
Come di consueto non ho inserito nel post tutte le pagine della rivista, cassando le parti che a mio avviso risultano meno interessanti.





L'articolo sulla seconda parte di "Atlas Ufo Robot" è, come al solito, a firma Paolo Cucco, colui a cui, a mio avviso, si può ascrivere in toto l'invenzione della panzana dei cartoni animati giapponesi fatti al computer. Ed infatti, anche in queste poche righe, possiamo rileggere questa paolocuccata.
Per il resto l'articolo sarebbe anche preciso, con tanto di una citazione di un saggio su Topolino in cui si parlava dell'animazione giapponese, c'è una qualche anticipazione sulla nuova serie (i combattimenti in acqua), qualche giudizio di Paolo Cucco sui personaggi, peccato per quel solito finale di fake news sugli anime creati con l'auto dell'elettronica...
Scivolone anche per la notizia terroristica secondo cui, con le 26 puntate di questa seconda tranche, sarebbe terminata la serie... che a uno poi il 12 di gennaio 1979 veniva un colpo:
Goldrake torna in tv (secondi 25 episodi: 12-12-1978/ 12-01-1979), articoli di Repubblica, Corriere della sera, Stampa, l'Unità 

Ancora mi chiedo come mai usarono i bruttissimi disegni dell'album Edierre, invece che dei fotogrammi dell'anime... boh...




"La supremazia del cinema d'animazione giapponese che ha introdotto l'elettronica nel movimento"...

Lo sguuub (detto alla Biscardi) sarebbe scoprire quale fosse la fonte di Paolo Cucco, un animatore della Toei?
Un mangaka tradito?
Uno sceneggiatore licenziato?
Il programmatore del magico software che animava il movimento degli anime?

sabato 17 novembre 2018

Le religioni giapponesi nella società globale: buddhismo, shintoismo e nuovi movimenti religiosi




TITOLO: Le religioni giapponesi nella società globale: buddhismo, shintoismo e nuovi movimenti religiosi
AUTORE: Ugo Dessì
CASA EDITRICE: Guida Editori
PAGINE: 347
COSTO: 16 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': disponibile nelle librerie a Milano
CODICE ISBN: 9788868664305


Il saggio analizza il ruolo che la globalizzazione culturale ha avuto nell'influenzare le religioni giapponesi. Per quanto mi riguarda a me interessava leggere qualcosa di recente sul panorama religioso nipponico, in particolare sulle numerosissime sette, che hanno un ruolo importante per una fetta non irrilevante della popolazione.
Personalmente speravo anche di leggere qualcosina sulla setta Aum Shinrikyo, visto che in italiano c'è disponibile ben poco, purtroppo la mia è rimasta una speranza.
Essendo un saggio indirizzato, a mio avviso, ai colleghi universitari dell'autore, oltre alla terminologia tecnica, sono di continuo citati altri studi e concetti a me sconosciuti. Questo fattore rende la lettura un po' ostica per larga parte del libro.
Per questo motivo, dopo la mia recensione a spanne, mi sono permesso di inserire le due pagine dell'introduzione in cui l'autore spiega il senso di ogni capitolo, nel caso che chi arrivi su questo blog abbia la necessità di avere informazioni più tecniche sul suo contenuto.
Mi ha sempre impressionato leggere della tantissimi sette religiose che in Giappone sono nate al di fuori delle chiese ufficiali di buddismo e shintoismo, ho preso nota dei loro nomi, solo delle sette, non delle varie "branchie" buddiste:
Soka Gakkai; Sekai Kyuseikyo; GLA (God Light Association; Kofuku-no-kagaku; Seicho-no-ie; Rissho Koseikai; Omoto; Sukyo Mahikari; Nipponzan Myohoji; Ittoene; Konkokyo Izuo Kyokai; Sohonzan Shitennoji; Tamamitsu Jinja; Tendaishu; Tenrikyo; Jodo Shinshu; Jodoshu; Shinyoen; Shingoshu.

Magari avrò equivocato, e qualcuno di questi gruppi non è una setta, ma una qualche scuola buddista, però nel saggio solo solo citate occasionalmente per altri scopi, non se ne parla direttamente, ergo non se ne capisce bene l'inquadramento.

giovedì 15 novembre 2018

"Il nuovo Portobello - Il mercatino del venerdì" - Clementoni (1978)



Ai primi di dicembre la Rai ha riesumato (anche) Portobello, affidandolo ad Antonella Clerici. Dopo "Che Tempo che fa" e "Rischiatutto", anche l'amato programma di Enzo Tortora è tornato nei palinsesti degli anni 2000 e passa. Non è mia intenzione fare un raffronto tra le due trasmissioni, sono passati troppi decenni, così tanti che mi pare di aver letto le proteste degli animalisti per il fatto che il pappagallo era legato al trespolo... negli anni 70 non lo si considerava un problema.
L'unica cosa che noto, è che la Rai, tra i format importati dall'estero e le trasmissioni riprese dal dimenticatoio, dimostra veramente poco fantasia produttiva, ma contenti loro, contenti tutti (ed io pago!)   ^_^
Comunque, dopo aver fatto qualche ricerca su YouTube mi sono reso conto che la trasmissione di Tortora, assieme a momenti divertenti (tipo quello del tizio che voleva eliminare la nebbia nella pianura Padana spianando il Turchino), conteneva quella che mi è parsa essere la pre-tv del dolore. Certo, i toni non erano drammatici come quelli di oggi, però si cercava la lacrima: racconti di tragedie mancate e non, persone che si incontravano dopo decenni, gente che andava in televisione per ridicolizzarsi.
Il tutto era fatto con il garbo e l'educazione di Enzo Tortora, però il meccanismo mi è parso il medesimo, quindi non me la sento di tirare la croce addosso alla Clerici, visto che ormai la tv è tutta un pianto...
Detto ciò, vedere che il logo di Portobello era tornato in auge, mi ha ricordato che da qualche parte dovevo avere la seconda versione del gioco in scatola della Clementoni, quella del 1978, mentre la prima è del 1977, e le due confezioni differiscono solo per le cabine di gioco.


                               


Premetto che ai tempi non ho mai giocato a questo gioco in scatola, ergo non posso riportare quanto giocabile fosse. Leggendo il regolamento mi è sembrato abbastanza originale, in quanto la vittoria finale è data dalla somma dei soldi ottenuti dalla vincita di più prove.
Ho trovato scomodo il montaggio delle cabine telefoniche, che per fortuna nella mia confezione sono praticamente nuove, perché penso che non avrebbero retto ad una decina di montaggi e smontaggi da parte di bambini, troppo fragili.
Come al solito la dotazione dei giochi in scatola anni 70 targati Clementoni era corposa, manca il tabellone di gioco (non previsto dal regolamento), ma ci sono le sei cabine telefoniche e il telefono, senza contare i tanti tipi di carte.
Una nota dolente, invece, viene proprio dal regolamento, che mi è parso un poco confusionario, nonostante io non abbia più 10 anni e lo abbia riletto un paio di volte... ci sono punti che mi lasciano un po' perplesso sul come sarebbero stati applicati in una partita con sei bambini/e impegnati a primeggiare.
Lo scopo del gioco era formato da cinque opzioni diverse:
A) acquistare le carte degli "oggetti" al minor prezzo possibile, per poi inserirle nel montepremi personale;
B) completare una o più collezioni, a cui sarebbe stato dato un valore;
C) risolvere il gioco del "Dove Sei";
D) riuscire a far parlare quello strxxxo del pappagallo!
E) avere più soldi in contenti grazie agli scambi.



Dato che la trasmissione di Tortora si basava sulle telefonate, oltre alle sei cabine, c'è anche un telefono, il cui meccanismo di funzionamento mi è parso il punto debole del gioco. Infatti solo se si trovava libera la linea, finestrella verde (col rosso era occupata), si poteva contrattare un articolo con gli altri giocatori. Immagino la frustrazione di dovere ruotare di continuo il disco telefonico  e non vedere mai il verde.
Comunque, dato che, come ho accennato sopra, da bambino non ci ho mai giocato, non posso essere certo che il telefono fosse un Duplex  ^_^  (questa la capiranno in pochi).

martedì 13 novembre 2018

Manga Academica vol. 11, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese




TITOLO: Manga Academica 11, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 164
COSTO: 14,5 €
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': sul sito della casa editrice
CODICE ISBN: 978889613354


E sono undici.
Undici numeri di Manga Academica.
Undici anni in cui la casa editrice Società Editrice La Torre ci propone ai primi di novembre questa rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese composta dai contributi di svariati esperti del settore. 
Mi sono preso la briga di andarmi a vedere quanti autori abbiano dato il loro apporto a Manga Academica (non incluse le recensioni ai libri/siti), e ne ho contati 48 (salvo errori), per un totale complessivo di 59 articoli (sempre senza le recensioni di libri/siti).
Direi decisamente non male per una iniziativa editoriale che quando lessi “Manga Academica 1”, mi venne subito il dubbio se sarebbe arriva al 2, visto lo scarso interesse che la saggistica pare incontri in noi appassionati di manga ed anime... ed invece in quel di Caserta hanno mantenuto l'impegno: 
si possono far loro solo complimenti.
Poi va da sé che dei 59 scritti non tutti io li abbia capiti, ed alcuni non mi saranno piaciuti, però è indubbio l'impegno nella divulgazione ed analisi su manga e anime.
In questo undicesimo numero sono presenti cinque contributi, per un totale di 164 pagine, il prezzo è restato immutato.





Goldrake nel dibattito politico italiano degli anni Ottanta. Silverio Corvisieri, il Movimento Sociale Italiano e la Democrazia Cristiana
Devo fare una premessa, senza la quale il mio giudizio sull'analisi di Massimo Nicora potrebbe sembrare sbilanciato a suo favore.
Io ho sempre letto molto di politica, quella della cronaca dei quotidiani dal 1987 ad oggi (anche se attualmente uso il web), e quella antecedente grazie alla saggistica sui tanti aspetti oscuri della vita politica italiana. Poi sono un appassionato di anime, come si può intuire da questo blog. Quindi lo scritto di Nicora, che mette assieme politica e cartoni animati giapponesi, non poteva che interessarmi.
Direi che Nicora ha scritto qualcosa che avrei voluto scrivere io se ne fossi stato capace ^_^
Benché questo primo contributo occupi 65 pagine su 164 totali, avrei gradito fosse ancor di più approfondito, perché gli spunti su questo versante politico/cartoni animati giapponesi non mancano.
Rimando all'indice per leggere quali aspetti sono stati analizzati dall'autore nei nove paragrafi del suo contributo.

Hideko Mizuno e le origini dell'ongaku manga.
Matteo Giacchè ci fa scoprire la mangaka Hideko Mizuno, ed in particolare il suo manga “Fire!”, in cui venne raccontata in uno shojo manga la storia di una rockstar, con delle tematiche assai adulte per un fumetto della fine degli anni 60, tanto adulte che, se non ho capito male, venne pure interrotto.

domenica 11 novembre 2018

"La mano sinistra della violenza" (The new one-armed swordman) - aprile 1973 (in Italia)


Prima dei cartoni animati giapponesi arrivò in Italia un'ondata di arti marziali orientali grazie ai film asiatici, non solo il mitico Bruce Lee, ma anche una miriade di lungometraggi "minori", ma assai spettacolari.
Questi film, passati nelle sale cinematografiche italiane nei primi anni 70, tornarono utili alle televisioni private locali per rimpinguare i loro palinsesti televisivi dal 1977 in poi.
Ed è in questo contesto televisivo che venni a contatto con il fantasmagorico "La mano sinistra della violenza", che, assieme a "Con una mano ti rompo, con due piedi ti spezzo", sono i due film di arti marziali che preferisco, molto di più dei film di Bruce Lee, che mi sembravano "più convenzionali".
Solo grazie al web potei rivedere questo capolavoro, nella versione che che vedevo in televisione da bambino. Appena venne reso disponibile il DVD di "La mano sinistra della violenza" non me lo sono fatto scappare, ma quando ho iniziai a vederlo fui preso da un profondo sconforto... certo la qualità video non era paragonabile ad una registrazione televisiva scaricata dal web, però era stato ridoppiato... non solo, la bella colonna sonora originale era stata sostituita con delle immonde (mi scuso con chi le ha composte) musiche elettroniche... infine i dialoghi furono rifatti ex novo, facendo perdere completamente l'epica del film.
Non mi considero un fissato dei vecchi doppiaggi, apprezzo anche i ridoppiaggi, se fatti bene e se presente anche la vecchia traccia audio, ma la recitazione per questo DVD è abbastanza penosa, senza contare che chi ha adattato i dialoghi temo non vi abbia prestato molta attenzione.
Intanto mi basta dire che il co-protagonista buono, lo spadaccino Fung, in origine era doppiato da Romano Malaspina, ergo, chiunque altro lo abbia sostituito, non ha potuto doppiarlo al suo livello.
Tutto il nuovo doppiaggio lo posso definire semplicemente senza calore, asettico.
Terribile la scelta di alcuni vocaboli, che non hanno senso per il contesto storico del film, per esempio la base dei cattivi, in cui si svolgeranno dei combattimenti epici, è stata ribattezzata "Villa della Tigre"... quando nel vecchio adattamento era "Castello della Tigre". E' ovvio che, non essendo il film un spot della Tecnocasa, non la si può chiamare "villa"... ma solo castello...
Sulle nuove musiche preferisco stendere un velo pietoso, da delle coinvolgenti composizioni orchestrali si è passati a della musica elettronica, che non sarebbe stata qualitativamente accettabile neppure per un videogioco degli anni 80...
Sul giudizio del nuovo comparto audio del DVD preferisco fermarmi qui... resta il film, un capolavoro unico nel suo genere!   ^_^



I più fortunati poterono vederlo in una sala cinematografica dalla primavera del 1973, noi più piccini dovremo aspettare la fine degli anni 70 per godercelo in televisione.





Il film è spettacolare sia per le stupende scene di combattimento con armi inimmaginabili, che per alcune trovate assolutamente illogiche, ma che restano nella memoria di chi vide il film da bambino o ragazzino.
Quella sopra è una scena che si può ammirare all'inizio del film, quando lo spadaccino Lei Li, il nostro eroe, arriva nella finta foresta allestita in uno studio interno, in cui si svolgeranno ben due scontri all'arma bianca.
Nel bosco si è appena consumato l'assalto ad un carico di oro, i banditi, comandati nell'ombra dallo stimato Maestro Lung, hanno trucidato la scorta. La cosa esilarante è che i trapassati, sia nel senso di deceduti che nel senso di trafitti dalle spade, sono rimasti come ibernati nella posizione in cui sono defunti!!!    ^_^
Il fatto curioso che non la si può ammirare nella sua interezza, ma ci viene mostra con una veloce carrellata, solo qualche secondo dopo se ne può vedere solo una parte da un po' più lontano.
La domanda nasce spontanea:
quale mistero spazio-temporale-gravitazionale poteva giustificare un risultato del genere?

martedì 6 novembre 2018

Catalogo Gig Import 1979 - seconda parte




Seconda (ed ultima) parte del catalogo "Gig Import 1979" che, rispetto alla prima parte, contiene articoli molto più generici, inoltre il target è dedicato più alle femminucce e ai piccini. Quindi, per quanto mi riguarda, non ho moltissimo da commentare, se non per la tipologia di alcuni singoli giocattoli che ricordo di aver posseduto, probabilmente di altre marche. Per esempio i dinosauri, insetti ed animali in gomma, vari tipi di aeroplani da far volare, gli omini col paracadute, le pistole ad acqua, le biglie in vetro(!).
Poi ci sono degli articoli abbastanza curiosi, specialmente sul versante femminile, tipo le "Kola Kid(...), le bamboline in bottiglia, le bamboline Nuvoletta, vari inutili ed insensati portafortuna(...) e le "Bimba Bon Bon". Queste ultime presentavano una bella confezione in metallo completamente coperta di scritte con il logo Gig, il cui gruppo penso completo su Ebay lo si trova a 150€! 
Non mancano alcuni articoli di diretta importazione nipponica, come una macchinina radio comandata (non comune in quel periodo in cui c'erano ancora in commercio quelle filo comandate), i fischietti in metallo, ma soprattutto il Pachinko!



Ho estrapolato 4 articoli che mi hanno incuriosito.
In primis il "Disco volante a pila" che reca la scritta "Ufotab Glider", che assomiglia non poco allo Spacer di Goldrake, e per giunta ha proprio la testa di Goldrake, però non si chiama Goldrake  ^_^
Oggi tutti stanno a farti le pulci se hai o meno i diritti per qualcosa che mostri, benché uno non abbia ritorni economici né danneggi alcuno, ma c'era un tempo in cui la sensibilità era assai minore, con annesso aumento del fatturato.
Poi c'è l'elicottero dei Chips, dove sarebbe stato più sensato vendere le motociclette, se non fosse che il telefilm arrivò, almeno qui a Milano, nella primavera del 1981!
Quindi, come era già capitato coi giocattoli, l'articolo per i bambini anticipava la serie tv, ma in questo caso di più di un anno.
C'è la pistola dei supereroi Marvel, quando solo il Cap ha mai usato un'arma da fuoco, seppure durante la sua epopea nella seconda guerra mondiale.
Infine il Pachinko, che penso sia il primo caso in cui venne stato usato il nome del flipper giapponese. Posso sbagliare, ma nel 1979/80 non rammento anime in cui si vedeva chiaramente giocare al Pachinko.



Una scan parziale del TV Sorrisi e Canzoni del maggio 1981 che mostra il palinsesto di Milano Tv con il telefilm dei Chips. Non ho controllato a tappeto tutte le riviste tv del 1979 ed 80, ma direi che questa è la prima apparizione dei Chips, almeno a Milano.

domenica 4 novembre 2018

Le macchine simulanti: calcolatori, videogiochi, micro e personal computer, telematica (citati Mazinga e Goldrake!)




TITOLO: Le macchine simulanti: calcolatori, videogiochi, micro e personal computer, telematica
AUTORE: Giuseppe Perrella e Raffaele Strino
CASA EDITRICE: Theorema Edizioni
PAGINE: 160
COSTO: 18€
ANNO: 1980
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPEPRIBILITA': Reperibile sul web
CODICE ISBN:


Nello sfogliare vecchie riviste e quotidiani mi sono imbattuto in un articolino che recensiva l'uscita di questo saggio (anche) sui videogiochi nell'ottobre del 1980, ergo sono riuscito a recuperarlo, visto che parrebbe essere il primo scritto che analizzava seriamente i nascenti videogiochi, compresi i cabinati da bar.
Purtroppo, causa la mia ignoranza di base, ho fatto mooooolta fatica a comprenderne i contenuti... sia perché gli scritti fanno spesso riferimento a saggi antecedenti a me totalmente sconosciuti, sia perché è proprio scritto difficile... voto in divulgazione: zero spaccato...
Fa eccezione il contributo Enrico Ghezzi che, a differenza del Ghezzi che ascoltavo a "Fuori Orario", è decisamente comprensibile. La sua analisi ("Il giocatore incantato") è incentrata proprio sui videogiochi da bar, i cabinati, sul rapporto tra videogiocatore e macchina. Non credo che Ghezzi videogiocasse, si limitò ad osservare chi faceva le partite in sala giochi, comunque si possono leggere delle valutazioni, considerando che parliamo dell'alba dei videogiochi in Italia, abbastanza interessanti.
Ho quindi inserito per intero il suo contributo, che consta di sole 9 pagine.
Durante la lettura del libro mi sono imbattuto in due citazioni riguardanti Mazinga e Goldrake, e se il secondo è nominato proprio en passant, il primo è citato in quanto rappresentante dell'animazione giapponese.
Mi pare di notare che gli autori furono abbastanza influenzati dal giudizio negativo della stampa sugli anime.
Mazinga è citato nel contributo di Alessandro Cappabianca e Michele Mancini (appena antecedente a quello di Ghezzi), dal titolo "Scollamenti, pratiche base, servomeccanismi, reverie: i supporti del nuovo standard".
Ammetto che non ho capito neppure il titolo... figuriamoci il suo contenuto... mi son dovuto andare a cercare cosa significasse "reverie"   T_T
Mi pare che Mazinga venga tirato in ballo in senso negativo, però, non ne sono sicuro del tutto.



Inserisco tutto il contributo di Alessandro Cappabianca e Michele Mancini in quanto molto breve, anche per contestualizzare la citazione di Mazinga.




Nel punto in cui si sta trattando dell'animazione, dopo aver parlato della Disney, si può leggere:
"Situazione ribaltata, questa, da quando Mazinga e altri robot irrompono sulla scena dei cartoons, se è vero che una certa rigidezza e discontinuità di movimenti rappresentano proprio la naturalezza del robot, la sua paradossale verosimiglianza. Ecco allora che se qualche lapsus ancora può registrarsi, a livello di rappresentazione, sarà proprio laddove il robot appaia incongruamente umano, piangendo magari lacrime pietrificate... 
Forte della referenza di questi personaggi imbarazzanti, che sembrano dunque trarre la loro maggior vitalità e fascinazione prima che dall'antropomorfismo, soprattutto da un morfismo prevalentemente meccanico (giunture, leve, sganciamenti, prolungamenti, perdite e proliferazione di pezzi e accessori...), il modo di produzione del cartoon si trova finalmente a non dover inseguire la mole e la meticolosità del lavoro che doveva svolgersi alla silenziosa catena dei tavoli da disegno disneyani, ma può sfidare impunemente, con maggiore possibilità di successo di altri cartoons, proprio il rimosso disneyano: la stasi imbarazzante, lo scarto brusco - il altre parole: il risparmio produttivo...
... E dunque, su queste basi e su questi scollamenti, esibiti e addirittura valorizzati, sembra si supporti - problematicamente per noi e per tutti - un nuovo costituendo standard."

Mi pare si stia trattando della fluidità dell'animazione, di quanto fossero fluidi i cartoons disneyani, e di quanto poco lo fossero gli anime, che crearono un "nuovo standard", che dagli autori mi pare fosse poco apprezzato.
Non ho mai visto un Mazinga (né lo zeta né il guretto) "piangere lacrime pietrificate", ma forse gli autori facevano riferimento alle pantomime del Daitarn III  ^_^
Per fortuna, mi pare, non si faccia allusioni ai cartoni animati giaponesi fatti al computer (vista il tema del libro), ma i concetti sono per me così astrusi che magari mi sbaglio  :]
Se avessi compreso male il senso dell'analisi, me lo si faccia notare pure, non mi offenderei  ^_^

sabato 3 novembre 2018

8 articoli di "Paese Sera" (1978/79/80), un quotidiano non avverso ai cartoni animati giapponesi



Il quotidiano "Paese Sera", a differenza di altri quotidiani (o riviste) di sinistra, non si dimostrò per nulla ostile verso i cartoni animati giapponesi, anzi, vi si potevano leggere anche articoli sostanzialmente positivi.
Presento in questo posto otto articoli che vanno dal dicembre 1978 al maggio 1980:
"Gatto Silvestro viene dallo spazio" 11 dicembre 1978;
"Robot è bello" 27 dicembre 1978;
"Pappagone sfida Goldrake per il massimo ascolto"12 dicembre 1979;
"Incontro con Piero Angela tra Mazinga e la scienza"16 aprile 1980;
"Violenza? La colpa non è mia" 16 aprile 1980
"Figlioli mie televisivi spettatori immaginari" 30 aprile 1980;
"E' un terribile strumento di potere ma anche pedagogico (suo malgrado)" 30 aprile 1980;
"Peggiore di Grimm il robot Mazinga?" 7 maggio 1980

In questa panoramica si può vede come inizialmente i giudizi fossero addirittura positivi, sia riguardo al comparto tecnico degli anime (colori, musica, inquadrature) che per le ambientazioni innovative. Si citava anche la questione della violenza, ma era messa in secondo piano, in quanto chiaramente di carattere fantastico, non abbastanza realistica da poter influenzare le giovani menti italiche.
Quando, passando i mesi, le polemiche iniziarono a diventare incandescenti, a "Paese Sera" preferirono puntare l'indice contro l'uso che veniva fatto della televisione (come baby-sitter), piuttosto che accusare i cartoni animati giapponesi di tutti i mali della società italiana presente e futura.
Non così si comporterà la stragrande maggioranza dei giornalisti, che, anche nei casi in cui inizialmente non ravvisarono alcuna pericolosità negli anime, si gettarono a capofitto nello sport nazionale del "tutti contro uno". Attività ludica in cui gli organi informativi del Bel Paese eccellono, specialmente quando "l'uno", in questo caso i nipponici anime, non aveva santi in paradiso   ^_^
"Paese Sera" si accorge di Goldrake nel dicembre del 1978, durante la trasmissione della seconda tranche degli episodi di Atlas Ufo Robot, con due articoli dell'11 (appena sotto) e 27 (sopra), in cui i giornalisti in poche parole riescono a spiegare il grande successo del cartone animati, successo che coinvolgeva ben 3 milioni e mezzo di telespettatori adulti!
Scrive Fausto Cipriani:
"Straordinaria è la fantasia dei disegnatori giapponesi...", la fantasia, pochi adulti notarono questo semplice aspetto che ci catturò tutti. Il giornalista comprese anche che Rigel e Mizar avevano il ruolo di abbassare la tensione, generando siparietti comici. Facile scriverlo oggi, ma ai tempi ci arrivarono in pochi. A quanto pare Cipriani non si limitò a scrivere qualche riga a caso, ma si guardò qualche puntata per comprenderne le dinamiche.




"La serie di questi filmetti animati viene dal Giappone. Il disegno è abbastanza originale, basato com'è sull'uso di un colore violento e su un'animazione frenetica, soprattutto nelle scene, del resto assai frequenti, di battaglie più o meno intergalattiche. La violenza viene elargita a piene mani, ma, trattandosi di una violenza spaziale, è talmente esasperata da apparire ai più parodistica".

L'articolo qua sopra è datato 11 dicembre 1979, ergo il giorno prima dell'inizio della seconda serie di puntate di Goldrake. A mio avviso quel "colore violento" scritto da Alfredo Dondi non voleva essere un giudizio negativo, ma una descrizione di una tecnica di animazione. Oltre al giudizio positivo su cartone animato, il giornalista fa notare che l'invasione del merchandising non era prerogativa di questa serie, ma ormai una consuetudine commerciale.



giovedì 1 novembre 2018

Il fotolibro de "Il ritorno dello Jedi" (novembre 1983) - Differenze con il film



Con questo post termino la presentazione dei tre cartonati che la Sperling & Kupfer dedicò nell'arco di 5 anni alla saga di "Guerre Stellari", qui sotto i primi due:
Il fotolibro di Guerre Stellari (marzo 1978) - Differenze con il film
Il fotolibro de "L'Impero colpisce ancora" (settembre 1980) - Differenze con il film

Rispetto agli altri due ci sono meno foto curiose, cioè non presenti nei film, resta la storia un po' modificata, in fondo si tratta sempre di un adattamento di un film per un cartonato per bambini  :]
A mio avviso la traduzione, come per i due precedenti libri, non colse lo spirito della saga, usando termini abbastanza insensati. Tipo come all'inizio del racconto, dove si può leggere "Molto tempo fa, in una galassia lontana. i dirigenti dell'Alleanza Ribelle..."... DIRIGENTI?!
Cos'era, un sindacato?  >_<
ARI: Alleanza Ribelle Intergalattica, per i neo iscritti la penna e l'agenda in omaggio!

Nel fotolibro già si parla dei Sith, mentre nei primi 3 film non erano mai menzionati, immagino che ciò avrà creato qualche perplessità nel giovane lettore del 1983.
Questo succede quando si traduce un testo senza legarlo al film visto nelle sale, e grazie al quale il bambino richiese questo cartonato...
Rispetto al fotolibro de "L'Impero colpisce ancora" c'è stato un passo indietro rispetto alla presentazione dei personaggi, che di fianco ai nomi originali statunitensi, riportava tra parentesi i nomi dell'adattamento italiano, infatti per l'ultimo cartonato hanno tolto i nomi italiani nelle parentesi, tornando all'impostazione del fotolibro di "Guerre Stellari".
Poi scopro nomi di personaggi che pesnavo fossero anonimi, tipo il servitore di Jabba, che pare si chiamasse Bib Fortuna... italoamericano?
Quello che ho notato, invece, è un finale del cartonato un po' frettoloso, in cui mancano molte immagini fondamentali, tipo quando Anakin scaglia l'Imperatore giù dalla torre per salvare il figlio, come si può non mettere una scena del genere?   >_<
Senza contare che manca la scena di Darth Vader in cui si toglie la maschere e parla col figlio.
Se si può fare una c ritica al cartonato, dal punto di vista qualitativo, è sulle immagini, che non mi paiono il massimo...