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giovedì 30 settembre 2021

"Sesamo Apriti", di Paolo Cucco - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 22 al 28 gennaio 1978 + esordio del 23 gennaio


Adoravo "Sesamo Apriti", anche se forse era un pelino fuori target, infatti mi si addiceva di più il "Muppets Show", Ernesto e Berto erano i mattatori del programma, assieme ai loro doppiatori, ovviamente.
Da notare che anche questo programma arrivò nel 1978, il "Muppets Show" a fine 1977, il secondo "Supergulp!" a primavera 1977, Heidi a febbraio 1978 e "Atlas Ufo Robot" ad aprile. 
Nell'arco di un anno vedemmo numerose trasmissioni per bambini/ragazzi che nulla avevano a che fare con quelle precedenti, ci fu veramente una mezza rivoluzione per quanto riguarda l'intrattenimento per la fascia di età più giovane.
Mi capita di farlo notare sovente, ed il mio non vuol essere snobismo del classico "ai miei tempi...", ma la nostra generazione vide veramente una rivoluzione dell'immaginario giovanile rispetto al passato e pure al futuro. Vanno aggiunti i primi film spettacolari al cinema, tipo "Guerre Stellari", i videogiochi alla portata di tutti (dai bar alle prime console), la televisione a colori (per chi l'aveva), le tv private locali, i fumetti, i telefilm etc. etc. etc., in pratica quello che mostro nel blog.
A mio avviso l'unica generazione che può in qualche modo paragonarsi alla nostra, dal punto di vista del cambiamento tra il prima e il dopo, è quella che è cresciuta con il web.
Sto divagando...
Paolo Cucco ci illustra il nuovo programma della Rete Due, la più innovativa della Rai, viene spiegata l'origine statunitense dello show, il suo lungo successo internazionale e i protagonisti.
Dato che a casa mia ogni settimana si comprava "TV Sorrisi", lo avrò letto di certo ai tempi, non mi scappavano programmi così!

Chiedo venia per le immagini non perfette, ma nell'emeroteca dove ho consultato la rivista si possono fare solo foto...
Cerco di mettere sempre il box dei programmi in cui la redazione appioppava al programma nuovo il quadrifoglio verde, simbolo che attirava indelebilmente la nostra attenzione, così non ci saranno più questioni sulla data della prima trasmissione italica   ^_^

mercoledì 29 settembre 2021

"Paperopoli il grande gioco degli affari d'oro" - Mondadori (1973?)


Quante volte ho visto questa pubblicità sui Topolino, sbavavo per averlo, ma era destinato solo agli abbonati... uno dei primi casi di classismo in cui mi sono imbattuto...
Abitando io in palazzoni popolari, la possibilità di sottoscrivere un abbonamento ad una rivista non era neppure contemplata, la spedizione sarebbe stata asportata dalla casella, figuriamoci i Topolino!
Anche perché nella casella della posta non ci sarebbe entrato, ergo il postino avrebbe dovuto lasciarlo appoggiato sopra di essa, e sappiamo che ai tempi l'occasione faceva l'uomo craxiano o andreottiano, oggi forzaitaliota o leghista... i soggetti cambiano, le tentazioni no, ed intanto i Topolino scompaiono.

Da notare Paperone de' Paperoni che fuma il sigaro!
Prima di Lupin III a pubblicizzare il vizio del fumo ci furono i personaggi Disney, ma nessuno ebbe nulla da eccepire. Comunque io non mi feci influenzare né dagli americani né dai giapponesi  ^_^



Un'altra pubblicità in cui ci si imbatteva era quella che ti permetteva di scegliere tra il cartonato "I clamorosi colpi della banda Bassotto" e Paperopoli, a me è sempre sembrato che non ci fosse nulla da scegliere... era il gioco in scatola Mondadori ciò che si bramava. 
Non mi è chiaro se il regalo lo si riceveva al primo abbonamento o anche ad ogni rinnovo, nel qual caso avrebbe avuto senso scegliere il cartonato, ma solo alla quarta sottoscrizione  ^_^
Il testo ti allettava:
"Ecco l'ultimo, originale e impegnativo gioco che s'ispira a Paperon de' Paperoni, l'affarista per eccellenza. Paperopoli è il gioco della Borsa e degli investimenti. A ciascun giocatore vengono distribuiti soldi, schede e titoli azionari dei sei principali settori degli affari:
petrolio, industria, commercio, trasporti, credito, edilizia. 
Il gioco si sviluppa su una grande plancia illustrata da divertenti vignette disneyane: 
vincerà chi riuscirà per primo ad accumulare il capitale stabilito all'inizio della partita."

Da notare il termine "affarista" virgolettato, infatti non era propriamente un complimento, in Italia tali tipologie sono sempre abbondate, ma Paperone era un "affarista" accettabile, più o meno  ^_^
Guardando i pezzi visibili nella pubblicità qui sopra si può notare delle differenze rispetto al gioco reale, per esempio i titoli azionari erano diversificati da colori, mentre nella prima immagine sono tutti della stessa tonalità, come nel gioco che presento.
Anche i gettoni in plastica sono diversi, qui sopra si presentano rettangolari, mentre nella pima immagine e nel gioco sono quadrati. Magari era la versione del gioco solo per fare la pubblicità.
Come suggerisce il testo uno dei punti forti erano le vignette del tabellone (che mostro appena poco più sotto), peccato che la Mondadori non inserì anche le pedine con i personaggi della Disney, come, invece, faceva la Clementoni.


Quindi Paperopoli è sempre stato un gioco che desiderai molto, e quando in un paio di occasioni ebbi la possibilità di giocarci, divenne ancor più anelato. Non rammento molto, ma era divertente!
Dal nome lo si poteva confondere con un simil Monopoli, ma era nel contempo più tecnico, grazie alle azioni e ai movimenti di Borsa, e più "familiare", raccontava dinamiche della città dei paperi, che per noi era parte del vissuto quotidiano a fumetti.
Quando ho aperto la confezione in cui c'era Paperopoli sono rimasto sorpreso da quanto fosse piccolo, non rammentavo questo particolare: solo 40 cm X 25,5 cm!

Immagino che fosse stato pensato di questa grandezza limitata, rispetto alla media dei giochi in scatola del periodo, proprio per il fatto che sarebbe stato spedito all'abbonato, più compatto era, meno problemi avresti avuto con le poste italiche.

venerdì 24 settembre 2021

Qualità del segnale di Globo TV (1986) - TSI (1986) - Pan TV (1987) - TV7 Lombardia (1993): ovvero come vedevamo gli anime


              


Da quando ho recuperato qualche mia vecchia VHS con dentro registrazioni di anime risalenti al periodo dal 1986 ai primi anni 90, sono sempre più convinto che le pretese degli appassionati di animazione giapponese di avere edizioni in super mega HD faccia a pugni con quello che realmente vedevamo ai tempi.
Ribadisco ogni volta che la qualità di una nuova edizione in DVD o BR deve essere ottima, con sempre il doppiaggio originale e i sottotitoli fedeli al giapponese, ma oltre ad un certo limite di pulizia video ed audio non ha senso avere pretese. 
C'è da dire che talvolta sono le stesse aziende a stuzzicare gli appassionati spingendo sulla questione iper qualità video, 4K etc. etc. 
Ne è un esempio l'ultima edizione Dynit di "Conan il ragazzo del futuro", che non manca di rimarcare il "nuovo master HD (2020) da scansione 4K dei negativi originali", inseriti, però, in un cofanetto da veri collezionisti, più unico che raro.



Per conto mio ho saltato l'acquisto perché ho già le VHS e i DVD singoli della Yamato, il primo cofanetto Dynit, non è che posso passare la vita a comprare Conan ogni volta che ne pubblicano una edizione nuova  ^_^
Oltre alle versioni succitate lo registrai su VHS da una emittente lombarda che lo trasmise nel maggio/giungo del 1993, a riprova della mia passione per questa serie.
Sono certo che lo registrai nel maggio/giugno 1993 perché in più puntate l'emittente "TV7 Lombardia" faceva scorre un avviso che promuoveva i dibattiti politici per l'elezione del sindaco di Milano, ed uno dei candidati era Formentini.
Quella trasmissione su "TV7 Lombardia" fu la mia seconda visione di "Conan il ragazzo del futuro", quindi a distanza di più di 10 anni da quella su "Rete 4".
E come vidi Conan nel 1993 lo si può ammirare dai quattro video che posto, e fu la prima volta che lo vidi a colori, perché per la visione su "Rete 4" avevamo in casa la tv in bianco e nero...
Nel primo spezzone, oltre ad una strisciata in basso che modifica il colore, manca l'audio per qualche secondo, e non credo che i due difetti fossero causati dalla ricezione, parrebbe proprio una mancanza dell'originale.

In questo post inserisco altri quattro spezzoni di cartoni animati su altre emittenti negli anni 1986 e 1987 (meno lontani dal quinquennio dell'epopea 1978/1982), tanto per far capire che il problema della ricezione non era un aspetto raro, seppur in una zona di pianura come Milano. Figuriamoci quale poteva essere la ricezione dei segnali tv in zone collinari o un po' isolate...
Ho inserito uno spezzone de "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" su "Pan TV" del 1987, su cui avevo già fatto un post inerente i credit iniziali in olandese:

Gli altri tre spezzoni non sono di anime, ma cartoni statunitensi, rimasti intrappolati in qualche registrazione di altro:
Gatto Silvestro e Titti su "Globo TV" del 1986;
Duffy Duck sulla Svizzera Italiana (TSI) del 1986 (due spezzoni).

Il caso della gloriosa TSI è deprimente, fino a qualche anno prima il segnale della televisione della Svizzera Italiana era ottimo, poi man mano peggiorò. Ho scoperto anni dopo che la causa furono le lamentele delle emittenti nazionali italiane (Rai e Fininvest) per il segnale che arrivava troppo oltre il confine della Svizzera. Secondo me avevano paura che i telespettatori italiani potessero confrontare la qualità dei programmi nostrani con quelli svizzeri, sobri, interessanti, non gridati e, soprattutto, con poca pubblicità!

lunedì 20 settembre 2021

"Che baby-sitter modello! Ha 26 pollici e 100 canali", di Luciana Sauli - Grand Hotel 8 febbraio 1981


La rivista "Grand Hotel" conteneva fotoromanzi e pettegolezzi, questi ultimi per lo più di matrice televisiva, quindi uno dei temi che le permetteva di vendere copie era anche poter commentare cosa la era trasmesso in tv. Ne consegue che l'argomento "televisione come baby-sitter" era un classico, all'interno di questo filone la sottocategoria della pericolosità di pubblicità e cartoni animati giapponesi era il passo successivo. 
Specialmente perché tramite gli anime ci vendettero obiettivamente la qualsiasi...
In verità i giornalisti e gli esperti avrebbero potuto far notare che la consuetudine "programma di successo" = "vendere prodotti ai bambini/ragazzi" iniziò ad essere commercialmente pianificata dal Sandokan della Rai in poi, ma dare addosso a dei cartoni stranieri non statunitensi era più facile.
Il titolo dell'articolo è un po' fuorviante, perché se è vero che numericamente i canali disponibili su un nuovo televisore a colori del periodo erano 100 (in realtà 99, visto che c'erano solo due display, ma loro contavano anche lo zero!), nella realtà le emittenti private ricevibili saranno state una ventina circa (in città grandi come Milano), indipendentemente dalla qualità del segnale. Non poche, ma se poi ci si concentrava su quelle con una ricezione decente, forse si scendeva ad una decina o poco più, a cui sommare i due canali Rai, Telemontecarlo, la Svizzera Italiana e Capodistria (inguardabile...). 
Quindi non è che chi aveva una tv con il telecomando passava il pomeriggio a fare dal canale 1 al 99 e poi ricominciava...
Io avevo un Grundig (o era Telefunken?) con i tasti a tocco (era una specie di touch screen ante litteram), ed erano 9 tasti, poi dovevi girare le rotelline per cercare le altre frequenze, che magari un giorno erano captabili ed un altro ti mostravano solo nebbia. 
Tutta questa enfasi sui bambini che saltavano da un canale altro, se non dotati di telecomando, era una bufala...
Piccola chiosa sul Remi a colori che si vede nella pagina di sinistra: 
mi pare un po' lontano dalle pretese di full HD, 5K, BR etc etc che si hanno oggi su una qualsiasi serie animata giapponese degli anni 70 messa in vendita. 
Remi lo si guardava a colori, se uno era fortunato, e già pareva il top, lo schermo era così curvato che se se ti posizionavi troppo di lato, non vedevi cosa succedeva sull'altro lato  ^_^

Rifacendomi al trafiletto a sinistra posso tranquillamente ammettere che per colpa della pubblicità molti giocattoli entrarono in casa mia, ma non ricordo avessi questa passione per gli spot, anzi, tendevo a cambiare canale per evitare la pubblicità, ostacolato dall'assenza di un televisore con il telecomando, che mi obbligava ad alzare le chiappe per cambiare canale. 
Al titolo dell'articolo e ai temi trattati basterebbe sostituire i cartoni animati giapponesi e la pubblicità con i videogiochi, You Tube, Twich, i social e i device utilizzati (smartphone, tablet etc), per a vere un articolo da pubblicare oggi.
Non è cambiato nulla, se non il soggetto della lamentela (anche legittima) da parte degli adulti, che si sono dimenticati che da bambini gli veniva rinfacciata la medesima cosa per altri strumenti/programmi. 
La giornalista se la prende anche con la pubblicità, ma poi di pubblicità campavano anche le riviste, quindi alla fine dell'articolo raddrizza un po' il tiro, ricordandone l'importanza come fonte economica per la carta stampata (e quindi anche per le televisioni private, aggiungo io) e mezzo per creare commercio e lavoro.
Ovvio che i catoni animati giapponesi non svolgevano neppure questa opera meritoria  :]


Vorrei tanto sapere com'è cresciuta questa mia coetanea, da come la immortalarono, direi che sarà diventata una serie killer oppure un politico che un giorno vota contro il green pass e il giorno dopo a favore, pretendendo di aver ragione entrambe le volte.
In fondo chi erano i suoi eroi?
Harlock e Goldrake, poveraccia   :]

sabato 18 settembre 2021

L'uomo dei sogni, intervista a Mario Clementoni


TITOLO: L'uomo dei sogni, intervista a Mario Clementoni
AUTORE: Luciana Saetti
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 143
COSTO: 5 
ANNO: 1994
FORMATO: 20 cm x 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788845056055


Ho scoperto dell'esistenza di questo libro leggendo una bibliografia di un altro, l'acquisto era quindi obbligato. 
La lettura è stata piacevole, ma non molto interessante, nel senso che speravo di scoprire più aneddoti sulla storia della Clementoni, particolari sulle licenze, spiegazioni del processo produttivo, magari un elenco dei giochi in scatola messi in commercio, di tutto questo ci sono accenni, ma sparsi per il libro, e poco dettagliati.
Come è riportato sulla copertina è questa una intervista, una lunga intervista di 140 pagine, seppur con un carattere di scrittura non piccolo, in cui le risposte di Clementoni quasi mai si soffermano su quello che sarebbe interessato a me. 
Molte pagine sono dedicate al presente dell'azienda nel 1994, mentre io, come si capisce dalle recensioni dei giochi in scatola, ho come interesse gli anni 70 ed i primi anni 80.
Ribadisco che il libro è comunque da leggere, anche visto il costo irrisorio a cui lo si può trovare, ma non è ciò che mi sarebbe piaciuto leggere... chissà se esiste un libro con la storia dei giochi della Clementoni.





Speravo di leggere qualcosa sulle licenze dei cartoni animati giapponesi, visto che la Clementoni produsse parecchi giochi in scatola degli anime, ma in tutto il saggio si può leggere solo un accenno a pagina 49.
E' un'intervista, immagino che Clementoni andasse più o meno a memoria, non credo si fosse preparato con date, titoli dei giochi in scatola e anime da cui furono tratti, quindi c'è un po' di confusione in quelle poche righe dove si tocca l'argomento.
Peccato... scopriamo solo che a Mario Clementoni non garbavano molto i cartoni animati giapponesi, ma mica gliene faccio una colpa   ^_^
Il tema successivo era la collaborazione con la Disney, ma non è che ci sia scritto questo granché, si passa dal 1971 a "Topomistery" in poche righe...
La speranza che qualche appassionato faccia una bella ricerca alla "Massimo Nicora" sulla Clementoni.

venerdì 17 settembre 2021

Megaloman (1979) - puntata 30 (penultimo episodio)




Essendo arrivata la fine della serie, è questa una puntata pregna di avvenimenti, anche drammatici. Non mancano i momenti esilaranti, i colpi di scena, gli effetti speciali e i misteri della sceneggiatura, oltre ai dubbi nati per l'adattamento/doppiaggio. Il tutto crea un mix al fulmicotone!
Vabbè, forse sto esagerando... comunque bella puntata, e nonostante sia per me la terza visione della serie (una da bambino e due da adulto) proprio non rammentavo questo dipanarsi della trama, pare che ogni volta che guardo Megaloman sia per la prima volta. 
Non so se questo sia un complimento o meno...   >_<


Capitan Delitto è al contrattacco relativamente, in quanto lo si vede poco, tocca a Bairok condurre i cattivi, e per i fan di questo personaggio ci sarà una sorpresa.
Tra i buoni il protagonista sarà Takamine, seguito da Ran, e alla fine della puntata prende la scena Mari, Takashi resta presente, ma la sua parte è accessoria e scontata, lui combatte i kaiju.


Come prima scena si vede un'astronave nella classica visuale da "Guerre Stellari", ma questa non è infinita come un incrociatore dell'Impero.

sabato 11 settembre 2021

"Kate" di Netflix con mini mega citazione di "Guerra fra galassie"


Come sempre non starò qui a recensire il nuovo action-movie di Netflix, ci sono tonnellate di siti e blog più preparati di me per queste cose, mi limiterò ad un aspetto di nicchia, molto di nicchia, una mini nicchia:
i 9 secondi in cui il regista ha deciso di far apparire qualche scena di "Guerra fra galassie!

Il film non mi è dispiaciuto, ho letto delle critiche sul web, ma quando si guarda un prodotto del genere, più o meno si è consci di quello che si vedrà, non puoi pretendere una trama alla Kurosawa, altrimenti guardati Rashomon... 
Detto che il film è piacevole, il livello di apprezzamento aumenta esponenzialmente quando il regista ti fa l'occhiolino buttandoci dentro qualche spezzone di "Guerra fra galassie":
"Ehi amico/a che stati guardando il mio film, ci siamo intesi? 
Noi due da bambini abbiamo guardato gli stessi programmi, benché vivessimo in nazioni differenti, magari in continenti differenti!"

Il passo successivo è stato andarmi a cercare il nome del regista, Cedric Nicolas-Troyan, mio coetaneo e francese, ergo mentre io guardavo "Guerra fra galassie" lui guardava "San Ku Kaï", il cerchio si chiude.
Chiaramente ogni generazione ha le sue citazioni trans-geografiche e talvolta trans-generazionali, ma i prodotti televisivi nipponici degli anni 70 e primi anni 80 mi pare abbiano generato un effetto maggiore rispetto ad altri fenomeni simili.
Qualche anno fa mi sono comprato il cofanetto DVD della "Yamato Video" di "Guerra fra galassie", nonostante che da bambino lo adorassi (era pur sempre un "Guerre Stellari"!) e non fossi mai riuscito a vederne il finale causa segnale dell'emittente privata troppo scarso, ho impiegato settimane a terminarlo, difficile da digerire da adulto... diciamo che è un telefilm invecchiato male, a differenza di "Megaloman", che risulta ancora guardabile.

Adoravo Fantasma e Meteora, ma il top del trash è Baru, il Chube nipponico per la televisione  ^_^
Da bambino ti esaltava, da adulto ti fa scompisciare, infatti...

venerdì 10 settembre 2021

"Onda TV" dal 26 marzo al 1 aprile 1978 - terzo numero della rivista


I primi numeri di "Onda TV" (o "Onda Tivù") erano antenna3lombardiacentrici, le copertine erano dedicati a conduttori e programmi dell'emittente lombarda. Il primo articolo a pagina 2 era appannaggio di "Antenna 3 Lombardia", seguivano un altro paio di scritti, ma le pagine erano poche e si concentravano sui programmi.
In questa copertina si vede Ettore Andenna con alla sua sinistra la bellissima Diana Scapolan e a destra Liana, purtroppo nell'articolo le due vallette non sono neppure nominate per cognome, solo che la prima ha proseguito la carriere televisiva, l'altra evidentemente no, ergo non se ne trova traccia sul web.

Sul versante dei palinsesti televisivi c'è una sola traccia di animazione giapponese seriale, a parte Heidi sulla Rete 1 Rai, il 28 marzo su "Bergamo TV" c'è "Kimba il leone bianco", che era trasmesso almeno dal settembre 1977 nella sua versione importata dagli USA, con sigla in inglese.
Per il resto i cartoni animati quasi sempre non recano il titolo, quindi resta il mistero su cosa venisse trasmesso.
Il canale della Svizzera Italiana gode sempre di una colonna intera, quindi i suoi programmi erano ben illustrati, anche perché, a differenza delle tv locali, venivano comunicate con dovizia di particolari.



Due pagine in cui Ettore Andenna si racconta.

mercoledì 8 settembre 2021

Soffioplà - Gig 1979

Non sono il primo sul web che rievoca questo giocattolo messo in vendita a cavallo tra gli anni 70 ed 80, non ho informazioni sconvolgenti da rivelare, non posterò immagini o video mai viste prima, semplicemente, quando qualche mese fa lo trovai su una bancarella di un mercatino, visto il prezzo esiguo e il suo essere ancora confezionato, me lo sono accattato subito   ^_^
La cosa bella è che sul web molti ne parlano, anche con dovizia di particolari, è citato in libri, ma spesso da persone che non ci giocarono mai, vuoi perché troppo grandi, vuoi perché manco erano nate nel 1979 (oppure troppo piccole).
Quindi ho semplicemente pensato che, se loro che non si erano mai arroventati i polmoni per far agganciare quella maledetta pallina di polistirolo a quello stramaledetto gancino di plastica, potevano discettarne, io che avevo sprecato centinaia di metri cubi di H2O ne avevo ben diritto  :]
Al "Soffioplà" della Gig penso una volta all'anno, quando debbo fare la spirometria, stesso sforzo sovrumano, spesso vano a causa di malfunzionamenti dello strumento di diagnosi, ma con la differenza che ai tempi mi ci divertivo!
L'acquisto di questo satanico giocattolo avvenne a causa (o merito) dei martellanti (MARTELLANTI) spot pubblicitari che giravano sulle tv private locali del milanese... 
Una quantità annichilente di réclame che oggi chiamerebbero Garanti di qualsiasi entità, i pompieri, l'associazione psichiatri e pure la Digos... 
Poi te lo compravano, lo scartavi, manco davi una pulita al beccuccio in plastica, tanto il Covid era ben lontano da venire ed igienizzare qualsiasi cosa non era una priorità, infine iniziavi a pomparci bar e bar di aria... Il problema è che in carenza di ossigeno o in iperventilazione la prima cosa che viene meno è proprio la capacità di fare quello che il gioco prevedeva.
Senza contare l'effetto "salica in eccesso" che fuoriusciva da ogni dove   >_<
Ho memoria di momenti passati sul divano del soggiorno mezzo esausto, come neppure due partite consecutive di pallone in cortile potevano ridurmi... e quella cavolo di pallina non si agganciava... la vista si annebbiava, il gancino diventava doppio o triplo, la frustrazione cresceva, infine abbandonavo il gioco un po' incavolato.
Il bello è che, al contrario, quando riuscivo ad agganciare la pallina al cappio plastico, smettevo di giocarci perché avevo vinto, che gioco del cavolo...   ^_^


Non credo di aver mai letto il retro della confezioni fino a questo momento, non è che il gioco necessitasse di molte spiegazioni.
Mi pare che lo scritto fosse abbastanza campato in aria, tanto per usare un termine congruo  :]
Leggendolo oggi, se le informazioni non erano veritiere, anche abbastanza truffaldino per un bambino, ma tanto io non le lessi mai, quindi non sono adirato  ^_^

lunedì 6 settembre 2021

"Italian kidvid: UFO Robot is a Bonanza" - Variety 18 aprile 1979


L'impatto dei cartoni animati giapponesi in Italia risuonò fino a New York, quando mercoledì' 18 aprile 1979 apparve un articolo che riepilogava il clamore che Goldrake ebbe sulla carta stampata, oltre al suo successo televisivo ed economico.
Avevo già postato un articolo in lingua straniera, il famoso "La folie Goldorak" (di Guy Lagorce - Paris Match 19 gennaio 1979), poi ad inizio estate mi sono imbattuto su un certo numero di articoli della stampa svizzera in lingua italiana.
Dagli USA ci arrivarono i giocattoli degli "Shogun Warriors", ma credo dopo questo articolo, oppure l'estensore nulla sapeva della loro esistenza, in quanto non nomina mai il fenomeno televisivo dei robottoni giapponesi negli Stati Uniti.
Sfogliando la rivista ho notato che era veramente corposa, ben 189 pagine, e l'articolo che ci riguarda lo si leggeva a pagina 99, quindi non proprio prioritario per la redazione. Variety prestava attenzione al mondo televisivo delle altre nazioni, non solo europee, non mi pare ci sia stato un corrispettivo simile in Italia.
Ovviamente non ho tradotto io l'articolo, mi sono affidato a siti appositi, limitandomi ad aggiustare le frasi che risultavano tradotte in maniera un po' curiosa.
Ringrazio Andrea per l'impegno ^_^  Guido e Massimo Nicora per avermi evitato di tradurre malamente il titolo dell'articolo. Infatti ad una mia prima traduzione avevo scambiato "Bonanza" per il telefilm western, mentre risulta essere un termine preesistente, usato nei paesi di lingua spagnola e proprio negli Usa:

Io avevo pensato che il titolo volesse equiparare il successo televisivo italiano di Goldrake a quello statunitense di Bonanza, mentre "Bonanza" stava per "grande affare economico", alludendo alla montagna di soldini che la Sacis lucrò da "Atlas Ufo Robot" a nostre spese  :]
Altra puntualizzazione sulla parola "kidvid", che Google Translate traduce con "ragazzino, mentre ha un significato televisivo:

Non è facile tradurre un semplice titolo in inglese di un quotidiano del 1979, figuriamoci una serie animata...

Ad inizio articolo si cita un articolo dai toni abbastanza negativi su Goldrake pubblicato in prima pagina sul "Corriere della Sera" a firma Leonardo Vergani, fino a d'ora pensavo che la disinformazione del periodo sull'animazione giapponese, essendo un tema minore, influenzava solo altri giornalisti ed esperti italici, mentre, in realtà, varcò l'oceano... 

Tocca quindi all'immancabile Silverio Corvisieri, che grazie a Goldrake giunse sul quotidiano capitalista statunitense, chissà se la Pravda lo citò mai.
L'ex Onorevole Corvisieri nella sua attività parlamentare avrà fatto anche tante cose meritorie, ma alla fine deve la sua fama imperitura a Goldrake, com'è strano il mondo dei media:





Buona lettura della traduzione, comunque alla fine c'è l'articolo originale  ^_^



Qui sotto la stessa immagine è divisa in tre, ergo più grande  ;)

sabato 4 settembre 2021

"Speciale Videogiochi: Giochiamo col futuro", di Riccardo Albini - "Tutto Musica e Spettacolo" novembre 1982


Mi è capitato di notare che talvolta gli articoli sui videogiochi, ma anche su altri prodotti, fossero mere marchette per pubblicizzare una o più console, specialmente sotto Natale.
Questo articolo, invece, si concentra sui cabinati da bar, quindi non acquistabili, benché ripensando alla rivista che ho consultata in emeroteca, mi pare di ricordare che presentasse parecchie pubblicità di console  ^_^
Le cinque pagine, oltre ad un pelino di storia, esaltano l'esperienza videoludica, considerandola migliore rispetto a guardare un film al cinema, la televisione oppure ascoltare musica.
Riccardo Albini scrive:
"I denigratori dei videogiochi affermano che sono uno spreco di tempo e denaro, esaltano la violenza, incoraggiano le scommesse e sono un modo per sfuggire dalla realtà."

"In realtà, i videogiochi hanno molti più aspetti positivi di quanti ne abbiano di negativi. Tanto per cominciare, sono uno spasso."

"A differenza della televisione, dei film e dei dischi, che si guardano e si ascoltano passivamente, i videogiochi sono un divertimento attivo. Non c'è niente di male nello stare a guardare e ascoltare, ma i giochi elettronici ci offrono qualcosa con cui interagire.
Dunque, i videogiochi sono certamente un divertimento più salutare e meno dannoso di molte altre attività del tempo libero che si praticano oggi."

Da Wikipedia scopro che nel 1982 (in realtà da gennaio 1983) Riccardo Albini fondò la prima rivista sui videogiochi in Italia, quindi era una fonte forse un po' interessata, ma va bene comunque  :]

L'accusa che i videogiochi incitassero a scommettere mi risulta nuova, ma plausibile, vista la disinformazione che esisteva su videogames e cartoni animati giapponesi, ed i primi sovente erano di matrice nipponica... 
Dall'articolo e dai box informativi ho appreso notizie che non conoscevo, tipo quella che Spielberg avesse la casa piena di cabinati (beato lui...), ed immagino che la casa non fosse un bilocale...
Viene spiegata la prassi per mettere in commercio un cabinato, dallo studio alla produzione.
Infine ho scoperto i trucchi per vincere a Pac Man! 
Purtroppo con 40 anni di ritardo...   T_T

Articolo molto bello ed interessante, pubblicato a fine 1982, quindi nel primo periodo del boom dei videogiochi.

Buona lettura.

venerdì 3 settembre 2021

Per vedere la prima TV di "Guerre Stellari" il 13 dicembre 1983 su "Rete 4" ci sorbimmo 10 spot pubblicitari!!! - "TV Video" dicembre 1983



Ho già toccato l'argomento della prima trasmissione televisiva di "Guerre Stellari" su "Rete 4" il 13 dicembre 1983, di cui mostro la relativa pagina su "TV Sorrisi", nel post sulla prima edizione delle VHS italiane:

Lo ritiro fuori perché nella rivista "TV Video" ho trovato, all'interno della rubrica che informava cosa valesse la pena videoregistrare, un trafiletto che annunciando la prima tv di "Guerre Stellari" ci avvisava per quante volte il mio amato film sarebbe stato interrotto dagli spot pubblicitari:
10 volte!

Per fortuna ai tempi il "prime time" iniziava alle 20,25 e quindi comunque il film probabilmente sarà terminato dopo le 23,00. Oggi, con i film che iniziano dopo le 21,00 (uno dei motivi che mi ha fatto cancellare la televisione come opzione per vedere film), "Guerre Stellari" sarebbe terminato dopo mezzanotte...
Non rammento bene quanto durasse uno spot pubblicitario in prima serata, ma non erano pochi secondi, si trattava di alcuni minuti (anche più di 5 minuti, visto che c'era chi usava questo tempo per espletare funzioni fisiologiche), moltiplicato per 10...
Nel 1983 non esisteva l'alternativa ai film in televisione infarciti di spot, ergo era la normalità, ma se la rivista riporta nell'ultima riga l'avviso "Attenzione agli spot", queste 10 interruzioni pubblicitario dovettero essere molte di più di quelle usuale. D'altro canto, sempre nel trafiletto, si apprende che l'acquisizione della prima tv del più bel film di fantascienza della storia del cinema costo parecchio a "Rete 4", ergo dovevano rientrare nei costi.
Sempre sia lodato lo streaming, se a prezzi ragionevoli e con una larga disponibilità di film e serie  ^_^

Da notare anche l'avviso della redazione sui cambiamenti di programmazione delle tv private, che ormai non erano più le piccole tv locali di fine anni 70. 
Era in atto una guerra televisiva (che si combatteva anche tra i partiti in parlamento), che sarà poi vinta a mani bassi dalla Fininvest(...).
Una delle strategie era modificare il palinsesto in modo da non bruciare un film considerato di valore, se al medesimo orario un'altra emittente aveva, magari di sorpresa, piazzato un programma teoricamente più appetibile. Una rivista mensile come "TV Video" ne risultava assai danneggiata, preannunciando programmi che non sarebbero andati in onda.


giovedì 2 settembre 2021

Mi sono reso conto che da alcuni mesi le mail inviatemi tramite il blog finivano nello spam...

Non che io riceva tonnellate di mail inviate tramite il "Modulo di contatto" del blog, era, però, un flusso bassino, ma costante. Da alcuni mesi non ne ricevevo più, ma solo ieri ho controllato gli indirizzi mail che finivano direttamente nello spam, e c'era quello di "blogspot"...  T_T

Non ho ben capito se sia stata colpa mia oppure se Gmail abbia fatto tutto da sola, comunque colgo l'occasione per scusarmi di non aver risposto ed invitare, chi leggesse questo post, a rimandarmi la mail a cui non risposi. Questo perché dopo 30 giorni lo spam viene cancellato automaticamente   >_<



mercoledì 1 settembre 2021

Gli articoli sul Giappone del quotidiano "Libertà" scritti da Antonio Widmar - parte 1 (1977)


Facendo tante ricerche sull'animazione giapponese sia nelle emeroteche reali che virtuali mi è capitato spesso di trovare articoli sul Giappone, quasi mai li ho fotocopiati o salvati perché altrimenti le mie ricerche sarebbero state infinite. Probabilmente un errore, ma non sarebbe stato possibile fare in diverso modo, specialmente se si pensa che per le ricerche negli archivi storici on line il risultato della ricerca per la parola chiave "Giappone" dà come risultato centinaia di pagine. Pagine che spesso erano di articoli economici, di politica estera o di sport, mentre a me sarebbero interessati solo quelli sulla società giapponese.
Ho fatto un'eccezione quando, consultando on line il quotidiano "Libertà", mi sono reso conto che questi articoli sul Giappone avevano spesso lo stesso estensore, cioè Antonio Widmar.
Purtroppo il sito dove ho consultato la "Libertà" non prevede la ricerca per parola chiave, e con il cognome non comune dell'autore si sarebbero potuti selezionare solo i suoi articoli, quindi mi dovetti scorrere pagina per pagina ogni edizione di numerose annate... probabilmente qualcosa mi sarà sfuggito, ma comunque ho sommato undici articoli scritti tra il 1977 e il 1983.
Ho cercato anche informazioni sull'autore, non c'è molto sulla sua biografia, ho trovato un solo link che ne parla. Dallo scritto sembrerebbe lui, in quanto viene riportato che quel Antonio Widmar per 17 anni (dal 1948) fu consigliere addetto stampa culturale in Giappone (immagino per l'ambasciata), solo che morì nel 1980, mentre i miei articoli proseguono fino al 1983... farò altre ricerche.


Gli scritti sul Giappone sono di vario genere, da quello storico alla cronaca, passando per le abitudini dei giapponesi, quindi quello che interesserebbe a me.
Forse la redazione della "Libertà", per alcuni articoli sull'animazione giapponese, avrebbe potuto chiedere a Widmar di telefonare alle sue fonti in Giappone per sapere se, per esempio, i cartoni animati giapponesi fossero fatti al computer:

Il primo articolo (sopra e sotto) è del 10 maggio 1977, dal titolo "L'arrivo di una nave da diporto destò enorme sorpresa in Giappone", e racconta di quanto furono sorprese le autorità giapponesi quando nel 1877 un ricco inglese approdò con il suo panfilo per fare il turista.
Tra l'altro questo racconto storico l'ho ritrovato in uno dei due oppure in entrambi saggi recensititi da poco che trattato quel periodo:







Il secondo articolo (qui sotto) è del 22 giugno 1977 e si intitola "In Giappone il silenzio è d'oro".
Gli adattatori italiani di Heidi non lo sapevano, infatti le ficcarono in bocca frasi anche quando la bambinetta non proferiva parola...