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giovedì 30 luglio 2015

Catalogo Polistil 1983




Già nel catalogo "Polistil 1980" l'azienda italiana aveva dovuto differenziare la sua offerta di giocattoli, non limitandosi più ad autopiste elettriche e macchinine, ed inserendo dei simil robottoni e alcuni "videogiochi" per accontentare noi mocciosi, ma è in questo catalogo del 1983 che l'effetto anime e videogames si nota di più. I simil robottoni e le simil astronavi sono sostituiti dalle nuove eroine (proprio nel senso di droghe pesanti...) delle bambine:
Candy Candy e Monciccì ("la fortuna è ammazzarti qui").
I videogiochi, a parte lo stoico Memoquiz, sono meno sui generis rispetto al catalogo del 1980, provenendo direttamente dalle sale giochi, con titoli come Galaga (più o meno), Pacman e Donkey Kong.
Ormai la Polistil doveva affidarsi a tematiche e personaggi televisivi che non erano i suoi abituali, le macchinine e le piste interessavano di meno, tutto per cercare di restare sul mercato. Purtroppo il tentativo alla lunga non ha pagato.
Che senso aveva comprare una pista elettrica quando potevi avere un videogioco di corse?
Il catalogo consta di 155 pagine per un formato A4, io mi sono limitato a 120 scan. Tagliando gran parte delle macchinine in favore di Candy Candy, Baby Candy e Monciccì T_T
Ecco un esempio degli articoli (proposti più dettagliatamente nel proseguo del post) che si trovano in questo sontuoso catalogo Polistil.






mercoledì 29 luglio 2015

Go Nagai Robot Collection 67 Maria Fleed



E' il turno di Maria Grace (ma su Fleed arrivavano i film di Grace Kelly?) Fleed, che ammetto da bambino fosse la mia favorita, preferivo lei a Venusia. Sarà stata la voce, troppo fastidiosa quella di Venusia...
Devo dire che il faccino non è venuto malaccio, sempre considerando che a mio avviso è più difficile proporre un viso umano che una maschera di mostro o il casco di un pilota. Addirittura gli occhi sono molto shojo, direi fatti fin bene. La posa non mi entusiasma molto, forse le hanno fatto una vitina esageratamente stretta...
Ci sono le solite sbavature, però considerando quando sia piccolo il viso da colorare ci può anche stare qualche errore. Poi la curiosità di sapere a chi sia stato commissionato questo lavoro, in quali condizioni e tempi di lavoro lo svolge, penso che sarà una domanda che mi porterò nella tomba :]
Volevo anticipare qualche eventuale lettore che proponesse il nonno adottivo di Maria come ulteriore uscita della GNRC:
NO! Nel modo più assoluto e categorico! ^_^




La cosa curiosa dell'uscita che Maria ha in dotazione il casco, che però non entra in testa, nè si può incastrare sotto al braccio (io non ci sono riuscito), non mi è chiaro dove vada messo...
Così?




Oppure così?
Attendo lumi da altri sfigati...ehm...collezionisti :]


domenica 26 luglio 2015

L'invasione degli Space Invaders




TITOLO: L'invasione degli Space Invaders
AUTORE: Martin Amis
CASA EDITRICE: Isbn Edizioni
PAGINE: 190
COSTO: 25€
ANNO: 2013
FORMATO: 21 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788876384486

E' bene specificare che il libro fu scritto nel lontano 1982, e ripercorre l'esperienza dell'autore coi primi coin-op spaziali dal 1979. E' una piacevole, e spesso divertente, fotografia di ciò che successe non solo in Inghilterra (sua patria), infatti l'autore gioca per la prima volta a Space Invaders a Tolone.
Ai tempi il libro fungeva anche da guida, contenendo i relativi trucchi per i cabinati, in pratica Amis scrisse la recensione di una serie di giochi (li si trova nell'indice). Avrei dovuto leggerlo nel 1982... Ovviamente questa parte è ormai diventata archeologia videoludica.
Da ricordare che Space Invaders cambiò totalmente il mondo dei videogiochi, creando una storia, dando uno scopo al videogiocatore: salvare la Terra.
Non si trattava più solo di far rimbalzare una pallina o giocare ad un improbabile tennis, ma dovevi resistere agli alieni, e battere dei record. Tutto il resto nasce da Space Invaders.
Il libro merita di essere letto, peccato che costi ben 25 euro, un prezzo veramente esagerato. E' vero che ha la copertina rigida ed un bel formato, ma se lo trovate ad un prezzo inferiore è molto meglio.
Io l'avevo comprato appena uscito, quindi nel 2013, però capita che i libri si accumulino, ed alcuni finiscono sotto la pila, perdendosi un po'... meritava una lettura immediata.
C'è da aggiungere che Martin Amis era un esponente del mondo della cultura con la C maiuscola, che si abbassasse a scrivre di videogiochi gli fa onore, nel 1982 non era una scelta semplice.
L'autore racconta senza remore la sua dipendenza verso i videogames, che lo portava a passare intere giornate nelle sale giochi e a spenderci un sacco di monetine.
Martin Amis nel 1979 aveva già 30 anni, quindi la sua dipendenza da videogiochi fu permessa dall'autonomia finanziaria e dal tempo libero disponibile. Magari avrà un po' esagerato in alcuni punti, tanto per rendere più divertente il libro, ma quello che si legge è capitato a tutti noi almeno una volta. beh...forse tre o quattro.
Se è ovvio che il mondo dei videogiochi sia cambiato anni luce dal 1982, lo sono di meno certe dinamiche videoludiche. Scomparse le sale giochi, ogni soggiorno è diventato una sala giochi, l'apoteosi per ogni videogiocatore e per le aziende sviluppatrici di software e hardware.
Tantissime le foto, da cui si desume che nei luoghi fotografati (purtroppo non è specificato in maniera precisa il posto) i cabinati non erano uno svago solo per minorenni, come in Italia. Infatti, oltre al trentenne autore, è pieno di adulti che giocavano a Space Invaders e soci. Nel libro è riportato che c'erano sale giochi aperte 24 ore su 24, fatto che ne precludeva l'accesso ai miei coetanei angolosassoni.

Altre foto mi hanno lasciato qualche dubbio sull'essere coeve della parte scritta, mi sa che la casa editrice italiana, che ha pubblicato per la prima volta nel nostro paese questo libro, ne abbia aggiunte alcune senza considerare il contesto storico.
Per esempio c'è una foto con Wily Smith, che nel 1982 aveva 14 anni. Il principe di Bel-air avrà di certo giocato ai cabinati come lo facevo io, ma non era di certo famoso in quel periodo, in più la foto lo immortala mentre gioca ad un videogames molto successivo.








C'è poi una foto di un coin-op di Terminator, per giunta “Terminantor 2”, ma anche se si riferisse al primo film, sarebbe una foto almeno del 1984...
Sia chiaro, nulla di grave, però non ho capito quante di queste foto facciano parte del libro originale.

Edit del 21 febbraio 2019
Avevo ragione, queste ed altre immagini nel libro originale non erano presenti:
Invasion of the Space Invaders





C'è una foto che mi pare provenga dall'Italia, la divisa del poliziotto parrebbe nostra, però non sempre sono specificati i luoghi. Per 25 euro mi sarei aspettato più precisione...
Il capitolo racconta che le sale giochi erano luoghi un po' malfamati, aggiungendo qualche foto, tra cui quella sotto. Confermo il fatto che fossero posti bruttini, però la foto, se di provenienza italiana, ha mille altre motivazioni. Basta ricordare che avevamo (e abbiamo...) 4 associazioni criminali mafiose, una malavita imperante, e ai tempi c'era anche il terrorismo rosso e nero... che la polizia facesse qualche retata nei bar, e quello mi pare un bar più che una sala giochi, mi sembra il minimo. 

venerdì 24 luglio 2015

Catalogo Grundig 1969/70 - il top della tecnologia di allora T_T


Questo post esula un po' dal consueto, niente recensioni di cartoni animati giapponesi, fumetti farlocchi, giocattoli dimenticati, articoli giornalistici farneticanti, saggistica varia ed eventuale.
Nulla di tutto ciò, ma una recensione di un catalogo di alta tecnologia, dei tempi, che in molte parti, oltre che strapparmi un sorriso, mi ha veramente sorpreso. Principalmente perché alcuni degli articoli che nel 1969 erano già disponibili per chi se li poteva permettere, ovviamente, nella mia famiglia arrivarono solo negli anni 80, talvolta verso la fine degli anni 80... come l'autoradio della seconda auto di mio padre, o la televisione a colori.
E sulle televisioni a colori pubblcizzate su questo catalogo c'è da fare tutto un discorso storico-sociologico particolare, anche perchè gli articoli di questo genere presentati per il 1969/70 non erano supportati dal segnale a colori, visto che le trasmissioni in PAL iniziarono nel 1977 (seppur anticipate da alcune occasionali trasmissioni per eventi importanti).
Quindi, dato che non credo che la Grundig truffasse la clientela, nel 1969 la dirigenza tedesca ipotizzò che anche l'Italia avrebbe iniziato a trasmettere a colori, come già faceva la Germania, e mise in vendita questo catalogo con un sacco di televisori a colori. Peccato che il parlamento decise di vietare il colore fino al 1977, vista la crisi economica.
I prezzi erano stratosferici... e questo può anche far comprendere la scelta politca di rinviare l'avvento del colore, quando era la politca, nel bene e nel male, a dettare le regole alla società, non l'inverso.
Per comprare un tv color erano necessarie dalle 472 mila £ del modello meno costoso (da 23 pollici), fino al milione e 45 mila £ (25 pollici) di quello extra deluxe, Se si pensa che uno stipendio medio base variava dalle 80 mila lire alle 120 mila lire, è facile immaginare il sacrificio che bisognava fare per acquistarne uno.  Per poi vedere tutto in bianco e nero...
Il pezzo forte del catalogo è, a mio avviso, quello che posso immaginare essere uno dei primi videoregistratori messi in commercio, purtroppo manca del prezzo, ma con il "BK 100" si sarebbero potuti registrare un sacco di programmi ormai scomparsi!
Da notare che nel televisore compeggia una bella partita di calcio, le cose non sono poi tanto cambiate :]
Durata massima della registrazione 48 minuti, giusto il primo tempo, poi il cambio del nastro e secondo tempo!
Però, se uno era fuori casa, chi cambiava il nastro? O_o

 
 


Dopo aver mostrato il pezzo da 90, anzi, il pezzo da BK 100, riparto dall'inizio del catalogo, in cui la Grundig ci spiega perché ha senso svenarsi per i suoi prodotti.
Non ho scannerizzato tutte le pagina del catalogo, che ammontano a ben 70, visto che molti articoli sono solo varianti.
Da notare che oggi le funzioni di tutti gli articoli presentati in questo catalogo vengono svolte da un qualsiasi smartphone.


mercoledì 22 luglio 2015

TV Sorrisi e Canzoni n° 50 dal 16 al 22 dicembre 1979 - "Chi ha paura di Goldrake Cattivo?" di Nicoletta Artom


Questo post su un TV Sorrisi e Canzoni, oltre ai classici articoli e ai bellissimi palinsesti televisivi, contiene anche uno degli articoli giornalistici in difesa di Goldrake più citati sul web e dalla saggistica: quello di Nicoletta Artom.

Inutile dire che grazie alla madrina italiana di Goldrake iniziò la paficica invasione dei cartoni animati giapponesi, fu lei a scoprirlo in Francia, e a convincere i burocrati Rai che meritava la trasmissione in una fascia oraria importante.
Talvolta mi chiedo se senza la Artom sarebbero arrivati gli anime in Italia. E' vero che alcuni lungometraggi erano già stati proiettati al cinema prima di Goldrake, come quelli del gatto Pero della Toei, ed in tv avevamo visto i Barbapapò e Vichi il vichingo, che però non avevano caratteristiche "nipponiche".
Di certo primo o poi gli an ime sarebbero sbarcati lo stesso sulla tv italiana, però il merito va tutto alla Artom. Penso che sia la vechia generazione, ma soprattutto quelle a seguire, di fan degli anime dovrebbero ringraziare sempre la Artom dedicandole un pensiero.
Per questo numero di TV Sorrisi e Cazoni ho dedicato più spazio alle pubblicità, visto una richiesta esplicita di un lettore, ma non mancano gli articoli, alcuni, però, li ho dovuti tagliare. Ero già arrivato a 120 scan... ho eliminato un paio di articoli che mi son parsi secondari.
Riparto dall'articolo della Artom, che in realtà appare a pagina 42.



Nicoletta Artom non si nascondeva di certo dietro un dito, il suo scritto parte subito con la replica alle farneticazioni dell'onorevole Silverio Corvisieri scritte nel famigerato articolo de La Repubblica:
"Un ministero per Goldrake" gennaio 1979 

Non commenterò neppure ciò che scrive la Artom, tanto lineare e logico è il suo contenuto.


domenica 19 luglio 2015

I kamikaze (collana “I documenti terribili” Mondadori)


 
TITOLO: I kamikaze (collana “I documenti terribili” Mondadori)
AUTORE: Giorgio Bonacina
CASA EDITRICE: Mondadori Editore
PAGINE: 171
COSTO: 10€
ANNO: 1973
FORMATO: 22 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN:


Libro interamente dedicato ai kamikaze, che vengono analizzati sotto vari punti di vista, principalmente storico, ma anche sociologico.
Gran parte dello scritto riporta la cronaca storica delle missioni dei kamikaze, dalla prima non pianificata, passando dall'istituzione dei corpi suicidi, fino a quelle che non vedevano più solo gli aerei e i piloti come mezzi di attacco, ma i mezzi navali (sommergibili nani e siluri guidati da uno o due piloti).
Pur essendo un po' datato, il libro resta a mio avviso interessante per la cronaca dei singoli episodi, e contiene anche delle interviste ad alcuni kamikaze che non riuscirono a compiere la loro missione suicida. Queste pagine le scannerizzate per intero, dato che le ritengo assai interessanti.
Per quanto mi riguarda considero quei poveri ragazzi dei disgraziati a cui inculcarono fin da bambini un sacco di panzane su concetti come onore, patria e disprezzo della morte. La cui unica colpa, a mio avviso, è che non ebbero il coraggio (incredibile scriverlo per un kamikaze) di non offrirsi volontari. Vittime in primis dei governati nipponici e dell'Imperatore Hirohito che li mandarono a morte, ma anche dei giapponesi e degli stessi genitori che li incitavano alla loro missione suicida. Infine vittime di se stessi, prigionieri di obblighi a cui avrebbero potuto scampare semplicemente dirigendo il proprio velivolo lontano dalla missione, ma il senso dell'onore e quello della vergogna (rispetto alla propria famiglia in patria) glielo impedivano, condannandoli a morte.
Forse un po' meno valida la parte di analisi sociologica e storica sul perché i kamikaze nacquero dalla società nipponica. Questo a causa, a mio avviso, del periodo storico in cui scritto il libro, relativamente ancora vicino ai fatti accaduti. Comunque le spiegazioni sulla nascita del fenomeno kamikaze restano interessanti, ma ritengo che il saggio "La vera storia dei kamikaze giapponesi, la militarizzazione dell'estetica nell'Impero del Sol Levante "  offra un'analisi più attuale e dettagliata.

Come inizio vengono presentati i tragici protagonisti che diedero vita ai kamikaze: Masabumi Arima; Eiichiro Jo; Takijiro Onishi; Kimpei Teraoka; Matome Ugaki.
Segue il racconto storico delle prime missioni di kamikaze, seguito dall'organizzazione dei copri ufficiali, e delle prime missioni pianificate con decine e decine di aerei, che, nei piaci degli alti comandi nipponici, avrebbero dovuto fermare l'avanzata statunitense.
Finita la parte di cronologia storica sui kamikaze inizia un'altra parte anch'essa storica, ma che ha l'obbiettivo di capire come i suicidi in campo militare possano essere nati in Giappone. Partendo dal Giappone antico, si arriva a narrare di quello medioevale e della propaganda militare nipponica prima della seconda guerra mondiale, che rese il suicidio in onore della patria e dell'Imperatore un atto desiderabile da un intero popolo.
Sono proposte anche numerose lettere che i giovani piloti scrissero ai propri cari il giorno prima di partire in missione suicida.
A queste testimonianze postume seguono quelle di tre kamikaze che sopravvissero perché il Giappone accettò la resa prima che loro partissero in missione: Naomichi Jin; Kamuri Ishimoto; Takaiuki Matsuo.
Questa parte è conclusa dalla testimonianza di un kamikaze che partì in missione, ma precipitando in mare con il suo aereo venne fatto prigioniero dagli americani: Yasunori Aoki.
Sono proposte sia le schede tecniche di numerosi aerei nipponici, con tanto di disegno degli aerei, che degli Hellcat e dei Corsair statunitensi, che fecero sterminio dei velivoli giapponesi tecnologicamente più arretrati.
C'è un accenno, comunque interessante, ad alcuni casi sporadici in cui dei piloti americani si lanciarono contro navi giapponesi, ma furono sempre atti volontari e rari, non pianificati dai loro comandanti.
Un interessante capitolo è riservato alle missioni (fallimentari) dei kamikaze marini, che venivano imbarcati in mezzi come i “sommergibili nani”, il Kaiten (siluri guidati da un uomo), lo Shinyo (canotti pieni di esplosivo).
L'ultima parte del libro è composta da articoli giornalistici italiani e stranieri che vanno dal 1942 al 1971.

Il bilancio finale


sabato 18 luglio 2015

"Vai Danguard, avventure nella galassia" - Libreria della famiglia - 1980


Ogni vecchio (o vecchia ^_^) fan dell'animazione giapponese ha qualche fissa riguardo qualche serie televisiva, nel mio caso c'è di certo il Danguard. Questa serie fu tra le prime ad approdare sulle piccole tv locali, ed era unica nel suo genere. Mentre tutti gli altri robottoni erano il fulcro della rispettiva serie, e i combattimenti con i mostri meccanici/guerrieri/spaziali/di roccia erano la parte più importante della storia, in Danguard era l'addestramento il tema principale della trama.
In fondo quanto era verosimile che un bamboccio inesperto potesse salire su Mazinga Z e pilotarlo immediatamente?
Koji Kabuto mica era Peter Rei!!!
Questa serie dimostrava, inoltre, che le polemiche giornalistiche sulla ripetitività (Emeroteca anime) dei cartoni animati giapponesi erano, tanto per cambiare, assai superficiali.
Oltre al fatto che la serie di Leiji Matsumoto venne trasmessa praticamente in contemporanea con il Giappone, da noi nel 1978/79, in patria nel 1977.
Detto tutto ciò, questo corposo cartonato di ben 219 pagine potrà affascinare solo gli estimatori della serie tv, tra i quali il sottoscritto. Non ho letto tutto il libro (solo qualche punto), e non ho visto la serie tv così tante volte da aver memorizzato i particolari. Quindi non so dire se l'adattamento per il libro sia stato fedele al cartone, a me è parso coerente con ciò che vedemmo in tv.

Quanto è poetica questa immagine di padre e figlio fisicamente vicini, ma affettivamente estranei? Visto che il capitano Cosmos indossa ancora la maschera.
Però non ho capito se quella che brilla sul mare sia la luna o il sole, di notte...



Il cartonato è composto da 19 capitoli, i cui titoli, però, non corrispondono a quelli della serie tv. Ergo non saprei dire se vadano di pari passo con le prime 19 puntate.


giovedì 16 luglio 2015

Eureka, "L'Uomo Ragno in strip" - numero 6 giungo 1978



Questo numero di Eureka conteneva tre interventi di Luciano Secchi: uno sulle strip dell'Uomo Ragno, uno sull'Uomo Ragno, e il terzo su Stan Lee.
Purtroppo mi sono reso conto solo nel momento di postare queste scan che due su tre erano scritti già precedentemente pubblicati da Luciano Secchi nel libro "La Marvelstoria dei Supereroi (1974) " ( e in "Io sono l'Uomo Ragno (1978) ").
Il riciclone era di moda anche ai tempi ^_^
Di nuovo resta il primo articolo di Secchi sulle strip dell'Uomo Ragno, che da questo numero sarebbero state pubblicate su Eureka. L'articolo è interessante, pur non essendo io un esperto di fumetti, specialmente del lato tecnico/professionistico.
In concomitanza con questa nuova versione per l'Italia delle avventure dell'arrampicamuri, c'era nelle sale il film del mio eroe a fumetti preferito.
Ricordo ancora con piacere che mia nonna mi portò a vedere il film un pomeriggio di un weekend, quando ancora il we si chiamava "sabato e domenica". Quando giro per Milano e passo davanti a quel cinema (che ora non esiste più) riesco a ricordarmi del luogo grazie alla scalinata, in pratica ricordo la "location", come si direbbe oggi, anche se non rammento il nome del cinema o la via.
Nel primo articolo si accenna a questo film (e di seguito c'è la locandina), che visto con gli occhi di oggi è veramente ridicolo ed infantile, ma visto con gli occhi di un bambino del 1978 era un sogno ^_^


mercoledì 15 luglio 2015

Go Nagai Robot Collection 66 Drill Spacer



Con la Trivella Spaziale si conclude un altro gruppo di mecha/personaggi della Go Nagai Robot Collection, quello dei mezzi ausiliari di Goldrake.
Ovviamente considero scontato che NON pubblichino l'Astrocaccia o JFO, che dir si voglia, ma il timore c'è sempre...
Devo dire che il modellino è fatto bene (tranne una piccola imperfezione sull'ala posteriore destra), ed è colorato bene, comunque meglio della media a cui si è abituati.
Peccato che di questo gruppo il pezzo fatto peggio sia il Goldrake 2 di Alcor/Ryo/Koji, ma forse la cosa non è casuale... perchè Il TFO, il Delfino Spaziale e questa Trivella Spaziale son bei pezzi.




Tra l'altro mi pare che le proporzioni del Delfino e della Trivella siano anche corrette, con la seconda più grande del primo. No comment sul TFO e il Goldrake 2.



domenica 12 luglio 2015

Candy Candy - Clementoni 1980



Superfluo dire che io non ci abbia mai giocato, quindi non saprei quanto fosse divertente. Da quello che posso vedere è un po' più complesso dei giochi in scatola per maschietti, non si limita ad essere un gioco dell'oca modificato (ne ho lungamente argomentato nel post sul gioco de "Il Grande Mazinga"), ma introduce qualche variante che pare simpatica, in particolare la modalità "elettronica". Ai tempi nei giochi in scatola si trovava spesso il puntale alla Sapientino, cioè un meccanismo elettrico, più che elettronico(...), con relativo collegamento a bassa tensione (4,5 volt) per far suonare un cicalino (sempre elettromagnetico, cioè una bobina che ronzava) o illuminare una lampadina.
Per far diventare un gioco "elettronico" ci voleva veramente poco  ^_^




Quando la fortuna assisteva la giocatrice (voglio escludere che qualche bambino ci giocasse, se non obbligato con la forza...), introducendo il puntale nel box preforato, si andava a chiudere il complicato circuito elettrico e la lampadina si illuminava.
E cosa appariva alla sognante bambina?
Ovviamente il principe della collina! 




Guardando l'immagine, che permetteva alla giocatrice di aver acquistato una nuova esperienza emotiva per vincere il gioco, sorge un grosso dubbio rispetto al disegno sulla confezione.
Chi cacchio è quello alle spalle di tutti con la cornamusa, il kilt e i capelli neri?!  O_o
Quando mai lo si è visto nel cartone?
Perché le aziende si inventavano le cose?
Cosa gli sarebbe costato guardarsi 3 puntate di fila?
Almeno chiedere alle proprie figlie...
Non che pretendessi ci mettessero Albert, sarebbe stata una spoilerata sadica, ma almeno uno coi capelli biondi...
Se la parte ludica magari era migliore di altri giochi per maschietti, il pressappochismo sui contenuti e i nomi restava identico.

          

sabato 11 luglio 2015

Contatti con extraterrestri (volume 9, 1976) - collana "Il mondo dell'occulto" Rizzoli



TITOLO: Contatti con extraterrestri  (voulme 9) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Roy Stemman 
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet 
CODICE ISBN:

Questo è uno dei due volumi della collana "Il mondo dell'occullto" in mio possesso fin da bambino, e devo dire che l'avrò letto e sfogliato centinaia di volte.
La fine degli anni 70 e la prima metà degli anni 80 fu l'apoteosi degli UFO e degli extraterrestri, non solo in Italia, la moda partì dagli Usa e dilagò fino al Giappone, per poi tornare indietro in forma di anime robotici e di sci-fi.
Ci fu un momento, i primi anni 80, in cui le tematiche UFO convergevano su noi bambini da svariate angolazioni. Soprattutto il cinema, in primis "Incontri ravvicinati del terzo tipo" e "Guerre Stellari", i programmi televisivi con i telefilm di "Spazio 1999" e "Star Trek" (senza dimenticare l'antesignano "Ufo Shado"), la valanga robotica iniziata con Goldrake, i videogiochi tipo "Space Invaders". Senza contare i fumetti e i giochi in scatola derivati da questi quattro gruppi.
E quando ti ritrovi a riririleggere questo volume nei primi anni 80, nella tua mente di bambino tutto sembra legarsi:
l'UFO venusiano visto da George Adamski che è identico al TFO di Alcor, o viceversa(...);
il telefilm "Projet UFO";
i cartoni animati giapponesi del Gaiking e di Capitan Harlock che ti raccontano di antiche civiltà aliene arrivate sulla terra in epoche antiche;
i fumetti Marvel con tonnellate di alieni invasori, anche se la copertina mostrata nel volume è della DC Comics;
la bellissima doppia pagina (pag 120/121) disegnata in cui pare di vedere una scena di "Incontri ravvicinati del terzo tipo".

Considerando che questa collana fu pubblicata in Italia nel 1976, ma negli Usa (e chissà in quanti altre nazioni) nel 1975, è indubbio che abbia influenzato in qualche modo registi (di film e anime) e fumettisti. Prova ne è, a mio avviso, il cortometraggio Toei "Questo è un UFO! I dischi volanti".

L'introduzione al volume è molto più soft del suo contenuto, in cui alieni ed UFO di tutte le epoche, ma anche contemporanei, faranno capolino da ogni pagina!
Ho preferito concentrarmi sulle immagini e sulle didascalie, perché altrimenti avrei dovuto scannerizzare quasi tutto lo scritto...




venerdì 10 luglio 2015

Clara Serina Story new version



TITOLO: Clara Serina Story new version
AUTORE: Clara Serina
CASA EDITRICE:
PAGINE: 72
COSTO: 20€
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Presso il negozio Yamato di Milano
CODICE ISBN:

Decidere se questa pubblicazione sia un libro accompagnato da un CD, oppure un CD accompagnato da un libro dipende dall'acquirente/fan. Per quanto mi riguarda sono più attirato dalla parte cartacea, non che il CD sia brutto, anzi, ma il libro è la testimonianza di una protagonista di quel magico periodo delle sigle dei cartoni animati giapponesi.
Il libro funge sia da booklet del CD che da libro a sé stante, quindi contiene i testi delle 15 tracce presenti nel CD e i ricordi di Clara Serina.
La lettura del libro è assai piacevole, peccato sia troppo breve e poco organico. Gli aneddoti sono un po' buttati là, e il racconto della nascita dei “Cavalieri del Re” è poco cronologico.
Comunque è in preparazione un secondo libro/CD, spero più corposo.
Questa pubblicazione resta abbastanza unica, in quanto dal punto di vista editoriale le sigle sono poco considerate. L'unico altro libro che parla delle sigle degli anime anni 70/80 è "Cartoon Heroes" , e in due saggi (vado a memoria) sono presenti capitoli sulle sigle:


Mentre sul web ci sono tonnellate di siti/forum/blog che celebrano i cantanti e i gruppi delle sigle tv, le case editrici ignorano il tema. E devo dire che viene ignorato dagli stessi protagonisti.
Cosa ci vuole perché i Superobots/Rocking Horse pubblichino un libro come quello di Clara Serina?
Con CD, o senza CD, penso andrebbe a ruba.
Ed è possibile che nessun cattedratico fan degli anime (non quelli della collana “Ultra Shibuya”...), con un po' di cultura musicale, non riesca a scrivere qualcosa di sostanzioso su almeno tre decenni di sigle?
Sigle che, come scrive Clara Serina, sono ancora oggi cantate dalle generazioni dei 45/50enni fino ai ventenni, basta assistere ad un qualsiasi concerto di sigle.

Il CD dentro la custodia.



mercoledì 8 luglio 2015

"Povero Remi, quant'è disgraziato", di Ugo Buzzolan - La Stampa 25 ottobre 1979



Tralasciando (ma anche no) la didascalia sbagliata al personaggio, questo articolo, seppur breve, reca alcune perle. Specialmente sulla trasmissione in 3D del cartone, che ho già affrontato in altri quattro articoli dell'emeroteca:
"Allegri che c'è da piangere", di Elena Doni - L'Espresso (settimanale) agosto 1979
"Lacrime giapponesi" - articoli de La Stampa (1979 e 1980), l'Unità (1981) e Il Giorno (1979)
Heidi, Goldrake, Mazinga e Remì al cinema - articoli degli anni 1978/79/80
TV Sorrisi e Canzoni n° 42 21-27 ottobre 1979 "Arriva Remì"

Ugo Buzzolan non si limita a dare un giudizio negativo del 3D visibile con Remi più gli occhialini, ma cerca di motivare il suo giudizio, cosa non scontata, che poi avesse ragione o meno è tutto da vedere. Per quanto riguarda la mia memoria direi che non avesse tutti i torti, l'effetto 3D era veramente minimale, a casa mia non funzionava perché avevo la tv in bianco e nero, ma a casa di amici più tecnologici il risultato era poco migliore.
Parto, però, dall'inizio del suo articolo, in cui Buzzolan riesce addirittura ad affermare che i giapponesi usavano i romanzi europei perchè le loro storie non avevano successo in occidente... certo, come no... Goldrake aveva avuto scarso successo, seguito dallo scarsissimo successo di Jeeg e (il Grande) Maznga... ma lo leggeva il suo stesso quotidiano?! O_o
Ancora una volta si afferma che i produttori giapponesi realizzassero questi anime per il mercato estero, quando, invece, erano esclusivamente per quello nipponico. Vennero esportati solo in seguito, ma non creati con quello scopo.



Da questo punto il giornalista si concentra sull'annosa questione del 3D, con tanto di spiegazione para-tecnica e giudizio finale negativo.

domenica 5 luglio 2015

Libro pop-up Banso "Ultraman kaiju on parade" - 1969



Ho fatto un po' di fatica nel cercare di capire a quale serie si riferisse questo libro pop-up, alla fine penso che contenga più mostri di più telefilm.
Edit del 10 luglio:
Un'amica mi ha suggerito un titolo più corretto rispetto a "Ultra grande marcia - mostri in parata".
Non sono un esperto di Ultraman e soci, però in copertina mi pare che ci sia proprio un Ultraman, mentre in seconda pagina si vede Ultraseven, e gran parte dei mostri è del telefilm UltraQ.
La traduzione del titolo l'ho eseguita tramite il traduttore di Google, dopo aver scovato un blog giapponese che posta lo stesso libro pop-up:
Takurama.blog

Non sarà una traduzione perfetta, ma penso che sia a grandi linee corretta.
E poi il bello di questi libri pop-up della Banso è il contenuto, posso non sapere nulla della serie, ma personalmente ne rimango affascinato.
Anche questo libro pop-up proviene dalla spedizione nipponica di Taisen e Cinzia :]
Quindi bancio alle ciance e via col video!


           


Tornando al mio tentativo di individuare a quali serie tv si riferisse, direi che quello della prima figura animata sia proprio Ultraseven, mentre vola in alto a destra..

sabato 4 luglio 2015

Nausicaa della valle del vento, acquerelli di Hayao Miyazaki



TITOLO: Nausicaa della valle del vento, acquerelli di Hayao Miyazaki
AUTORE:
CASA EDITRICE: Planet Manga - Panini Comics
PAGINE: 208
COSTO: 25€
ANNO: 2015
FORMATO: 30 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788891254917

Dopo l'artbook di Kiki e Totoro  ecco giungere sugli scaffali delle librerie e delle fumetterie quello su Nausicaa. L'impostazione è la medesima degli altri due, una traduzione dell'omologo artbook giapponese, lo ipotizzo perchè è in mio possesso quello nipponico su Kiki.
A mio parere fa parte di quelle pubblicazioni che un fan di Miyazaki o dello Studio Ghibli deve possedere, e leggere. Perchè ora, a differenza di quando si avevano a disposizione solo le edizioni nipponiche, oltre che ammirare le immagini, ci si può togliere qualche curiosità leggendo il testo non più scritto in ideogrammi.
Gran parte dello scritto è emanazione diretta di Miyazaki, che commenta le singole tavole disegnate per le copertine (ma non solo) della rivista Animage, dove veniva pubblicato il manga di Nausicaa. E i suoi commenti sono sovente autocritici, non solo per il disegno in se, ma proprio per essere stato obbligato a fare tavole che non voleva disegnare, sia per mancanza di tempo, sia per motivi artistici.
Non mancano altre notizie su come il personaggio ed il manga di Nausicaa si è evoluto nel tempo, da semplice idea a personaggio su carta, il tutto sempre dalla penna di Miyazaki.
La prima parte è occupata dagli acquerelli fatti per Animage, a grandi linee sulla parte destra (talvolta su entrambe le pagine) c'è il disegno, nella parte sinistra della pagina il commento di Miyazaki con in basso tutti i casi in cui è stata utlizzata l'immagine.

Ecco un paio di esempi del commento (sincero) di Miyazaki.

 

venerdì 3 luglio 2015

Catalogo DAG (Distribuzione Associata Giocattoli) 1975 - TERZA ED ULTIMA PARTE




Terza ed ultima parte dello stupendo (misura 34 cm X 24 cm) catalogo DAG del 1975, la prima e la seconda parte ai link sotto:
PRIMA PARTE
SECONDA PARTE

Personalmente considero questa ultima parte la meno interessante delle tre, non fosse altro perchè è piena di bambole, bambolotti ed articoli per femminucce...
Quasi ogni pagine è dedicata ad una marca singola, in alcuni casi non è specificata nessuna marca perchè ipotizzo fossero di produttori differenti o di piccole aziende.
Le marche presenti sono tantissime, in gran parte italiane:
La Fustellatrice; Carl Original; Ledraplastic; Heros; Harbert; Lego; Vi.Pa.; Bral; I.G.C. Giocattoli Max; Editrice Giochi; Clementoni; Isat; Rico; Reel; M5Toy; Mam; Uz; EG Edison; Ginpel; Cromoplasto; Dulcop; La Capanna; Arcofalc; Bontempi; Giordani; Canova; Co-Ma; Mupi; Polistil; Baravelli; Mattel; Sebino; Furga; Fiba; Italo Cremona; Grazioli; Rève; Favit; Frade; Belloni; AM Bologna; Victor Products; La Nuova Faro; S.U.C.I; Jacobucci.
Come per la prima parte ho fatto una grandinata di scan, anche perchè le foto, essendo di grandi dimensioni, permettono un buon ingrandimento, ed i giocattoli presentati sono veramente delle chicche.




La seconda parte era terminata appena prima delle pagine dedicate a Big Jim e Barbie.
Gli articoli di Big Jim mostrati mi sono particolarmente cari, in quanto ne avevo alcuni, e furono tra i giocattoli che utilizzai di più in assoluto, fino al loro pensionamento.
Per la cronaca l'articolo dell'immagine 5 consisteva in una canna di bambù, ovviamente di plastica, che sotto i colpi di karate si spezzava.




giovedì 2 luglio 2015

Giappone anno zero, l'impatto della bomba atomica sull'immaginario nipponico



TITOLO: Giappone anno zero, l'impatto della bomba atomica sull'immaginario nipponico
AUTORE: Marco Pellitteri e Maya Quaianni
CASA EDITRICE: WOW Spazio Fumetto
PAGINE: 14
COSTO: 4€
ANNO: 2015
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': museo del fumetto WOW di Milano
CODICE ISBN:
 

Questa pubblicazione nasce in occasione della mostra per i 70 anni dal bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki “Giappone Anno Zero” al museo del fumetto WOW di Milano :
La mostra è visitabile gratuitamente fino al 2 agosto, ci sono stato, e devo dire che non mi ha colpito molto, direi che questo libricino sia più interessante della mostra. Per esempio mi ha stupito che sotto alcuni bei cell originali di “Conan il ragazzo del futuro” fosse riportata come casa di produzione lo Studio Ghibli... capitano le sviste, però... non so se poi hanno corretto l'errore.
Il contenuto del catalogo legato alla mostra lo si può desumere dall'indice qui sotto.